Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    19/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti!
Eccomi qui in mega ritardo per postare questo nuovo capitolo. Spero possa essere di vostro gradimento e spero di poter tornare quanto prima con il prossimo.
A presto
Patty
 
Capitolo 13
 
Greg fissa attonito il volto pallido dell’uomo che per mesi ha chiamato Andrew Jordan. Giace disteso, nudo ed esposto ad ogni tipo di giudizio dal quale, ormai non potrà più difendersi. Per sua fortuna, il sovrintendente ha espressamente richiesto, data l’importanza della situazione, che la sua autopsia venisse effettuata immediatamente dal responsabile dell’obitorio.
Molly tratta con infinito rispetto i corpi che giungono sul suo tavolo operatorio. Non le importa chi siano stati in vita, né cosa li abbia condotti al suo cospetto e forse per la lista di reati che compongono il curriculum di quest’uomo è un trattamento persino troppo importante.
La patologa sta facendo il suo lavoro, immersa fino ai gomiti nel tronco aperto del killer. È silenziosa, concentrata, impeccabilmente professionale e non c’è alcuna traccia del suo solito imbarazzo, né dell’essere impacciata che le ha sempre visto addosso.
Greg la guarda ammirato, vinto dalla nausea che sempre lo prende dinanzi a un cadavere aperto. Di solito parla del più e del meno, per spezzare la tensione, ma questa volta non ha alcun argomento. O meglio, di cose sulle quali parlare ne avrebbe, ma rischierebbe di metterla a conoscenza di segreti pericolosi.
<< E’ un miracolo che non sia morto a seguito della sparatoria >> dice la ragazza, pronunciando la prima frase dopo più di una mezz’ora di silenzio.
<< E’ possibile, quindi che ne sia morto successivamente, nonostante il medico avesse giudicato l’intervento riuscito? >> le chiede e la ragazza si volta verso di lui. Lo sguardo preoccupato, allontana le mani dal corpo e si toglie i guanti e il camice sporchi di sangue.
<< Quest’uomo >> dice, guardando in viso il cadavere. << Era un killer infiltratosi nella tua squadra >>.
<< Sì >> conferma lui, spezzando il silenzio nel quale si è chiusa, gli occhi ancora puntati sul volto di Jadescu.
<< Nella tua squadra, Greg >> ripete, volgendo i suoi begli occhi a lui. << Non in quella di Dimmock o di Gregson, ma nella tua >>.
<< Sì >> ripete, sostenendo il suo sguardo carico di dubbi e domande. La vede riavviare la ciocca dietro l’orecchio e mordere il labbro, incerta tra il dare voce a questi pensieri o meno.
<< Tutto questo ha a che fare con Moriarty, non è così? >> gli chiede avvicinandosi di qualche passo.
<< Molly, è meglio che tu non mi faccia altre domande >>.
<< Dimmi la verità! >> insiste lei, nonostante il consiglio. Sono determinati i suoi occhi e rivede in loro la stessa sua determinazione nel porre a Mycroft la medesima richiesta.
Si limita ad annuire e la vede impallidire. Volge veloce lo sguardo al corpo per poi posarlo nuovamente su di lui ed è paura quella che vi legge.
<< Un killer… >> sussurra. << Per uccidere… chi? >> gli chiede, sporgendosi appena verso di lui, segno che ha già la risposta a quella domanda.
<< Molly… >>.
<< Chi? >> insiste, portandosi a lui vicina. Greg non riesce a reggere il suo sguardo e quello spostarlo altrove sembra bastarle come risposta. Molly gli afferra entrambe le mani e le stringe forte cogliendolo di sorpresa. << E’ per Sherlock, non è così? >> gli chiede e a quanto pare si è sbagliato. Si è pensato importante per lei al punto da portarla a pensare che possa essere lui il bersaglio di un uomo mandato da Moriarty ad infiltrarsi nella sua squadra .
<< No, Molly, non era lui il suo obiettivo >>.
<< Sì, lo so >> ribatte lei, catturando la sua intenzione. << Intendevo che quest’uomo ha ricevuto l’ordine di infiltrarsi nella tua squadra per… per eliminare te >> dice tutto d’un fiato, facendo perdere un colpo al suo cuore. << Tu sei importante per Sherlock >> aggiunge. Il suo sguardo si addolcisce e il viso si fa rosso, come sempre quando l’argomento ruota attorno al consulente. << Per quale altro motivo, poi, Moriarty potrebbe volerti morto? Sherlock ti ha causato un altro problema e questa volta molto più grave del primo >> sussurra e Greg si rende conto che quella dolcezza e quel rossore sono per lui e non per il consulente.
<< E anche per questo non gli si può dare alcuna colpa, se non quella di ritenermi amico >> dice e la ragazza annuisce, chiudendo gli occhi. Sospira e rinnova la stretta alle sue mani.
<< Come stai? >> gli chiede e a lui viene da ridere. Cerca di soffocare la risata, ma questa non ne vuole sapere. La ragazza resta seria. Lo guarda preoccupata e di unirsi alla sua finta allegria non ne ha alcuna intenzione.
<< Non si può fare nulla, Molly >> gli dice, continuando a ridere. << Quel bastardo è potente. Al punto che persino Mycroft non crede sia possibile liberarsi di lui. Ha le mani ovunque e là dove non le ha può comunque arrivarci senza problemi. Lui non è l’unico infiltrato a Scotland Yard >> dice, volgendo lo sguardo al cadavere. << E non era neppure l’unico a starmi addosso >>.
<< Vuoi dire che ce ne sono altri? >> gli domanda lei, divenendo ancora più pallida. Greg ride ancora più forte, annuendo.
<< E io ho fatto un casino svelando l’identità di questo qui, secondo Mycroft, perché adesso Moriarty li cambierà e se prima lui sapeva chi fossero ora non potrà più aiutarmi. Sono un morto che cammina, Molly. Jadescu lo ha detto prima che venisse ammazzato: siamo morti che camminano, ispettore >> ripete e le risate scemano di colpo. << Morti che camminano >> ripete sospirando.
<< Sei vivo, Greg >> dice Molly, stringendogli le mani. << Sei ancora vivo >> ripete, guardandolo con decisione. << Non vivere come se fossi già morto, anche se tutto ti da da pensare che sia così >>.
Greg annuisce e lo intenerisce la sua determinazione. Si rende conto che ha ragione: è ancora vivo e può ancora fare delle cose prima di ‘essere eseguito’.
<< Posso chiederti una cosa, Molly? >> dice e lei annuisce. << Capisco quel che mi dici e voglio seguire il tuo consiglio. Devo, però, anche tenere presente il fatto che ho questa spada di Damocle sulla testa che non so quando chi la tiene deciderà di lasciarla cadere. Se dovesse succedere >> dice e la sente irrigidirsi attraverso le sue mani che questa volta è lui a stringere. << Voglio che sia tu ad occuparti di me >>.
La ragazza scuote forte il capo.
<< Non puoi chiedermi questo, non potrei mai… >>.
<< Tu rispetti i corpi di cui ti occupi >> la interrompe lui, trattenendo le mani di lei nelle sue. << E io voglio poter sapere che le mani che mi toccheranno per l’ultima volta sappiano essere delicate >>.
La ragazza annuisce, sebbene le si legga chiaro in faccia che non vuole neppure immaginare la possibilità di ritrovarlo privo di vita sul tavolo operatorio. Libera una mano dalla sua stretta e la porta al suo viso accarezzandolo piano.
<< E’ da vivo che potrai apprezzarlo. Non quando sarai… >> dice, scoccando un’occhiata al cadavere alle loro spalle.
<< Di lui cosa sai dirmi? >> le chiede, sentendo il bisogno di ritornare su argomenti più formali.
<< Nulla che possa aiutarti a dichiararlo vittima di omicidio >> sospira lei, scuotendo il capo. << Il cuore si è fermato a seguito di un infarto e anche se dagli esami del sangue che ho consegnato al laboratorio risultassero valori alterati, non potrei dimostrare che gli sia stata iniettato qualcosa per causarlo >>.
<< Come la digitale per Gregson >> dice Greg e la ragazza annuisce. << Io so, però, che è stato ucciso >>.
<< Non ci sono segni di punture recenti al di là di quelle al braccio dove era inserita la flebo >>.
<< Devono essere passati direttamente da lì, allora >>.
<< E’ possibile. Sarà comunque difficile dimostrare qualcosa, Greg >>.
<< L’indagine è orami avviata. Interrogherò il personale e vaglierò i filmati delle telecamere a circuito chiuso. Qualcuno deve essere stato e io lo troverò, e me ne frego di quanto, secondo Mycroft, sia difficile fermare quel criminale >> dice, battendo il pugno contro la sua stessa mano. Molly gli sorride compiaciuta.
<< Questo è lo spirito giusto, ispettore >> gli dice, posando una nuova carezza sulla sua guancia.  La sua mano profuma del borotalco che deve aver messo nei guanti. E’ calda e piacevole da sentire sulla pelle. Questa volta Greg chiude gli occhi per assaporarne meglio la presenza e quando li riapre lei è ancora lì, soddisfatta delle sue idee.
<< Ho scoperto una cosa in questi giorni >> le dice, posando la sua mano su quella di lei, che intuisce l’arrivo di un altro segreto. << Sherlock è gay, Molly >> sussurra, cogliendola di sorpresa.  << Le voci su lui e John… beh, non sono solo voci. Io non credo che lui te lo dirà mai. Non credo lo dirà mai a nessuno. Deve aver sofferto parecchio per aver rivelato questa verità in passato >> gli occhi di Molly si alzano verso di lui colmi di curiosità, ma non chiede nulla di più. << Ma le cose è così che stanno e penso sia meglio per te smettere di sfidarti e andare avanti >>.
<< Grazie, Greg >> gli dice sorridendogli dolcemente. << L’ho sempre saputo, infondo. Ma sai… è difficile digerire il fatto che un così bell’esemplare giochi più a vostro favore che a nostro >>. Ridono di gusto a quella battuta, spezzando la tensione. << E comunque… avevo già deciso di lasciar perdere con quella sfida >> dice arrossendo. << Io qui ho finito. Ci metterò una ventina di minuti a richiuderlo e se ti va di aspettarmi potremmo pranzare insieme >> gli chiede, divenendo audace. Greg prova una insolita soddisfazione al pensiero di aver sconfitto il consulente almeno in questo.
<< Penso che sia pericoloso starmi accanto, Molly >> le dice, allontanandosi da lei che, però, non lo lascia andare.
<< Cosa vorresti fare, allora? Chiuderti in casa e non uscire per il resto dei tuoi giorni, dal momento che mister Holmes pensa che questo pazzo non possa essere debellato? >> incalza lei mostrando un carattere mica male. << John e Sherlock sono partiti per la Spagna insieme. Non si sono separati, e penso che a James roda di più sapere di loro due insieme piuttosto che di noi >> dice e poi arrossisce, come si fosse resa conto di aver detto troppo.
Greg sorride e trova che infondo abbia ragione. Aveva anche pensato di inventare delle scuse per non vedere i suoi figli, ma non potrebbe mai andare avanti a mentire a lungo senza far venire loro dei sospetti o rischiare di perderli del tutto.
Il telefono squilla rimbombando nella sala, come fosse vuota. Il detective fruga nella tasche, preoccupato per un’ennesima brutta notizia. Un numero sconosciuto compare sul display. Greg scambia uno sguardo con Molly, che lo invita a rispondere preoccupata.
<< Il signor Lestrade? >> gli chiede una voce nasale sconosciuta.
<< Sì, sono io. Chi parla? >>.
<< Sono la direttrice della scuola di suo figlio. Le chiedo di venire qui immediatamente >> dice severa.
<< Cosa è successo? >> chiede preoccupato.
<< Ne parleremo nel mio ufficio. La aspetto qui tra un’ora al massimo, non di più. Arrivederci >>.
La telefonata viene bruscamente interrotta e Greg resta a bocca aperta a fissare il cellulare.
<< Vecchia stronza! >> esclama, infastidito dai modi della donna e dal pensiero di tutti i soldi che sta pagando per quella scuola.
<< Penso sia meglio tu non la faccia aspettare >> gli dice Molly, faticando a trattenere una risata dinanzi alle imprecazioni che ancora sta inviando alla direttrice.
<< Temo che dovremo rimandare il nostro pranzo a domani >> le dice, passando nervoso la mano tra i capelli.
<< Metti a posto le tue cose, prima. Io posso aspettare >> gli dice e a Greg non pare vero. Certo non è la strategia migliore da parte di Molly. Porsi già da sè in secondo piano dinanzi a tutto il resto, soprattutto a il tipo di ‘resto’col quale ha a che fare lui, non è il massimo, ma apprezza il fatto che comprenda quali possano essere le priorità in una simile situazione.
<< Ci vediamo domani >> le dice stringendola in un abbraccio. << Se non mi arrestano per aver ucciso la dirigente scolastica della scuola di mio figlio >> le sussurra all’orecchio, facendola ridere. Gli piace il suono della sua risata e il modo in cui vibra contro il suo petto. La stringe ancora più forte e prima di lasciarla andare le posa un bacio sulla guancia. << Buon lavoro, Molly >> dice avviandosi alla porta.
Gli ci vuole un po’ per mettere da parte la soddisfazione per quell’uscita di scena e concentrarsi sul figlio. Prova a chiamarlo al cellulare, ma lo trova spento e pensa che ci possa anche stare, dal momento che, se è stato chiamato dalla direttrice, deve come minimo essere stato messo in punizione. George non ha mai dato alcun tipo di problemi a scuola e che inizi a farlo adesso può essere solo segno della tensione vissuta in famiglia negli ultimi mesi. Margaret non aveva voluto saperne di avvisare i professori dei figli di quanto stava loro accadendo, ribadendo che non voleva che venissero sbandierati i fatti loro ai quattro venti. L’idea di ritrovarla in direzione e dover affrontare con lei accanto quanto può essere successo non lo alletta per nulla.
Giunge a scuola con mezz’ora di anticipo sull’orario richiesto. Chiede del figlio e dopo un giro di telefonate che non si verifica neppure a Scotland Yard, finalmente un operatore scolastico lo accompagna in una piccola aula al secondo piano della struttura.
George siede dando le spalle alla porta. Benchè, dal modo in cui si è messo dritto, abbia sentito arrivare qualcuno non da cenno di volersi voltare.
<< George, cosa è successo?> > gli chiede, ma non risponde.
<< Teste calde i ragazzini di oggi >> dice l’operatore scolastico, scoccando un’occhiataccia verso il ragazzo.
<< Può lasciarmi da solo con mio figlio, per favore? >> gli chiede con un tono che suona più come un ordine. L’uomo fa spallucce ed esce chiudendo la porta.
Greg si avvicina al ragazzo, sempre immobile e quando gli è accanto posa la mano sulla spalla invitandolo a voltarsi. George alza il viso mettendo in mostra un occhio pesto.
<< Ehi, ma cosa ti hanno fatto? >> gli chiede prendendogli il volto tra le mani. << Perché non ti hanno portato in ospedale? >>.
<< Perché io sono quello ridotto meglio, papà >> sussurra George, badando bene a non incrociare il suo sguardo. Greg non crede alle sue orecchie. Sì che suo figlio gioca a rugby, ma mai avrebbe pensato fosse in grado di picchiare un compagno al punto da mandarlo in ospedale.
Prende un profondo respiro e decide di sedersi per ragionare meglio. Posa i gomiti sulle ginocchia e incrocia le mani davanti al viso.
<< Ti va di raccontarmi cosa vi ha portati a questo? >> gli chiede e il ragazzino scuote il capo deciso. << Vuoi davvero che lo venga a scoprire esclusivamente dalla versione che me ne darà la direttrice? >> insiste e George finalmente si volta verso di lui. << Ti ascolterò senza giudicare, lo prometto >> gli dice e il ragazzino sospira e abbassa lo sguardo.
<< Sono stati loro a cominciare >> sussurra, in modo talmente flebile da obbligare Greg a farsi più vicino. << Sono mesi che ci stanno addosso con le loro battutine del cazzo >> dice tra i denti. << Io ci ho provato a tenere, a lasciar correre e tutte quelle altre puttanate che, ti prego, risparmiami! Solo che oggi non ce l’ho fatta >> dice, guardandolo negli occhi.
Non c’è più traccia del bambino che ha cresciuto in quello sguardo. Uno sguardo adulto, arrabbiato e determinato, che spiazza del tutto Greg.
<< Cosa hanno fatto? >> gli chiede e il figlio sospira e ancora una volta abbassa gli occhi.
<< Avevamo ginnastica alla terza ora e come ogni volta in spogliatoio si danno alla pazza gioia >> dice disgustato. << Sempre le solite battutine, sempre i soliti sfottò triti e ritriti da trogloditi microcefali. Questa volta, però, si sono fatti prendere la mano e hanno iniziato a spintonarci, fino a strapparci le maglie di dosso. Uno di loro ha messo le mani addosso a Leslie e lì non ci ho più visto, papà >> dice e il labbro di sotto inizia a tremare, rivelando parte del bambino che ancora è. << Sono saltato al collo di quello stronzo e l’ho riempito di pugni. So che me ne hanno date anche loro, ma io non le ho neppure sentite. Non ci ho più visto. Volevo solo… >> si ferma deglutendo. << Volevo solo che la smettesse una volta per tutte >> .
Le mani di George stringono forte le sue stesse ginocchia. Le nocche sono ferite, segno che ha davvero pestato con forza i pugni contro quel ragazzo.
<< Se c’era anche Leslie e altri due oltre quello che hai aggredito, perché qui ci siamo solo io e te? >> gli chiede Greg mantenendo la calma.
<< Perché quando è arrivato il prof i compari di quel bastardo se la sono data a gambe >> dice, passando la mano sul viso ammaccato.
<< E Leslie? >> gli chiede, vedendolo rabbrividire.
<< Lui non c’entra nulla. Mi sono preso io la colpa di tutto quanto >>.
<< Tu lo hai difeso, George. Non avete alcuna colpa, anzi, se lui potesse dire cosa è successo la situazione sarebbe meno pesante per te >>.
<< Non se ne parla! >> esclama il ragazzo, voltandosi verso di lui. E’ talmente teso da tremare come una foglia.
<< Che ti succede, George? Sembri terrorizzato >> gli chiede cogliendo nel segno, dal momento che il ragazzo si scioglie in un fiume di lacrime.
<< Suo padre lo ammazza se lo scopre >> dice tra i singhiozzi. << Quello non la pensa come te. Per lui dovrebbero morire tutti, perché sono contro natura ed è matto abbastanza da non fermarsi davanti al figlio. Les ha paura persino a respirare quando lui è in casa. Teme che possa rendersene conto da un minimo movimento. Quegli stronzi non capiscono che quello che per loro è un gioco per lui, se la voce gira, può diventare un incubo. Io non voglio che gli faccia del male, papà >>.
Si fionda tra le sue braccia, dando sfogo alle lacrime che chissà da quanto tempo erano lì. Trema ancora, il suo giovane uomo, e Greg lo stringe forte, sentendo il cuore spezzato da quelle paure che temeva potessero ferirlo e che anche troppo presto si sono avverate.
<< Sono fiero di te, George >> sussurra al suo orecchio, placando il pianto. << Hai difeso una persona per te importante, oggi. Certo, mandarne un’altra all’ospedale non è la migliore delle strategie, ma a mali estremi, estremi rimedi >> dice e lo sente ridacchiare mentre tira su col naso.
<< Leslie ha detto di amarmi… io gli voglio bene, ma non so se è la stessa cosa >> sussurra e ancora una volta Greg deve farsi più vicino per sentirlo. << Aveva paura che dicendomelo lo avrei cacciato via. Io, non l’ho fatto, ma gli ho detto che non so e ancora adesso non so. Voglio solo che non rischi la vita per quegli idioti. Io posso fidarmi di te >> gli dice, stringendolo ancora più forte. << So che non mi faresti mai del male, anche se dovessi capire che sono… come Sherlock >>.
<< E perché mai dovrei farti del male nello scoprire la tua intelligenza brillante e superiore alla media? >>. Il ragazzino si scosta da lui e lo osserva, incerto sul fatto che sia serio o se lo stia prendendo in giro. << Sapere che ti fidi di me e che non hai timore nel parlarmi di ciò che provi è un bellissimo regalo per me >> gli dice scompigliandogli piano i capelli. << Immagino che tua madre stia per arrivare >>.
<< Ho dato alla direttrice solo il tuo numero. Le ho detto che mamma a quest’ora non è reperibile >> ammette, distogliendo lo sguardo. << So che non vuoi che dica bugie, ma… di lei non mi fido. Ieri, dopo che Les è andato via, mi ha detto che mi stava troppo addosso e che secondo lei non va bene. Me lo spieghi cosa diavolo ci hai trovato in lei, papà? >> gli chiede, alzando gli occhi al cielo.
<< Non mi piace che parli così di tua madre, George >> lo rimprovera, per quanto lui stesso da non poco tempo si ponga quella stessa domanda. << Io penso che tua madre sia solo preoccupata, come lo sono anche io, del resto. Cose come quelle che hai vissuto oggi accadono ogni giorno, purtroppo. Indipendentemente dall’orientamento sessuale, certo, ma purtroppo le persone hanno ancora una mente piccola e chiusa e pensano che le cose ‘normali’ siano quelle che impongono loro >>.
<< Idioti >> sentenzia George, scuotendo il capo. Porta la mano all’occhio pesto, facendo una smorfia di dolore.
<< Io, però, adesso ti porto all’ospedale e se la direttrice non vuole beccarsi una bella denuncia per omissione di soccorso vedrà bene di non ostacolarmi >> dice alzandosi in piedi.
<< Papà, lascia perdere! Ne ho prese di peggio sul campo a rugby >> sbuffa George .
<< Lo so e me le ricordo bene. Devo comunque chiamare tua madre  >> dice, alzando gli occhi al cielo.
<< E perché? >> gli domanda il ragazzino alzandosi a sua volta.
<< Perché in classe non puoi tornarci, a casa saresti da solo e io devo tornare in ufficio >>.
<< Ma non eri in ferie? >> gli chiede curioso.
<< Hai detto bene, lo ero >> sbuffa prendendo il telefono. << Un agente in forza alla mia squadra è stato ucciso stanotte e io sono stato richiamato per indagare >>.
<< Hanno ucciso Jordan? >> gli chiede e Greg si volta stupito verso di lui.
<< Cosa ne sai tu di questa storia? >> gli chiede e il ragazzino morde il labbro preoccupato di aver parlato troppo.
<< Ecco… diciamo che è possibile che io, come ti avevo proposto, abbia scritto a Sherlock >>.
<< E? >> lo incalza Greg, sentendo la rabbia montare.
<< E che lui mi abbia raccontato qualche cosa >>.
<< Cosa? >> insiste, incrociando le braccia al petto. Il ragazzino sente aria di burrasca e si stringe nelle spalle.
<< Lui non ti rispondeva e allora io ho provato a chiedergli e lui mi ha detto che stava indagando su questo agente che poteva essere una talpa >>.
<< Lui ha condiviso con te informazioni riservate? >> sbotta, portando le mani ai capelli. << Questa è la volta buona che lo uccido con le mie mani! >>.
<< Aspetta, papà, avevi detto che non avresti giudicato >>.
<< Non stiamo più parlando di quanto è accaduto qui, Georgie, ma di cose ben più pericolose >>.
<< Lo so, ed è per questo che gli ho detto quello che ho scoperto >>.
Greg sbatte le palpebre stupito di quanto il ragazzino gli ha appena detto.
<< Tu hai scoperto… cosa? >> gli chiede.
<< Sui Jackson >> risponde lui timoroso. << Quando mi hai raccontato i tuoi dubbi sul caso e poi Lizzy ti ha detto delle voci che giravano sul loro conto… ecco, io mi sono ricordato che avevo salvato parecchi file dalle chat che si erano riversate sull’account di Lizzy. Sono andato a rivederle, perché mi sembrava di ricordare ce ne fosse una che parlava di un uomo capace di far avverare ogni richiesta. Volevo parlartene, ma tu hai detto che avevi passato il caso a Sherlock e allora ho contattato lui >>.
Greg non riesce a credere alle sue parole. Non sa se sgridarlo, complimentarsi con lui o attaccarsi al telefono per caricare di miserie il consulente investigativo. Torna a sedersi, passando le mani sul volto stanco e resta per un lungo istante con entrambe le mani sugli occhi.
<< Non volevo farti arrabbiare >> sussurra George. << Sherlock mi ha detto che sono informazioni importanti >>.
<< E avrà anche ragione, Georgie, ne sono convinto >> sbotta, restando fermo nella posizione. << Solo che è maledettamente pericoloso e già ci sono io dentro fino al collo e non voglio possa finirci anche tu >>.
Greg avverte la mano del figlio posarsi sulla sua testa. Il ragazzino lo accarezza piano e lui solleva il viso a incontrare il suo sguardo ammaccato.
<< Tu fai sempre tutto da solo e io… io volevo solo aiutarti >> gli dice accarezzandogli il viso.
Greg sorride commosso. Sta crescendo bene, il suo ragazzo, nonostante tutto, e si augura che continui così. Che nulla lo distolga da questa passione per la giustizia, neppure una sua possibile morte.
La porta si apre e un donnone dall’espressione corrucciata fa il suo ingresso nella stanza.
<< Signor Lestrade, seguitemi nel mio ufficio >> dice con voce nasale, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.
<< Togliamoci il dente, dai, e poi vedremo come affrontare tua madre >>.
<< Non posso venire in ufficio con te? >> gli domanda George, mettendo sul viso il suo miglior sguardo da cucciolo abbandonato. Greg scuote il capo, convinto che lo uccideranno queste emozioni collaterali prima del killer ingaggiato da Moriarty.
<< Solo se ne usciremo interi dall’incontro con la direttrice >> gli dice e lo vede già ridacchiare felice all’idea di seguirlo a Scotland Yard.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm