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Autore: RedeNetele    19/02/2019    1 recensioni
Quando rifiuta per l'ennesima volta il corteggiamento di un pretendente sgradito, ad Aneta viene assegnata una punizione esemplare: viene nominata Figlia della Luna. Quello che potrebbe quasi sembrare un titolo onorifico è in realtà una condanna a morte: le Figlie della Luna sono infatti vittime sacrificali, giovani donne che vengono immolate agli Skald, il popolo selvaggio e misterioso che esige un tributo di sangue in tutte le Terre dell'Ovest.
Quando gli uomini-lupo vengono a prenderla, Aneta crede che la sua vita sia finita. Le basta però conoscere Devin, l'arrogante principe degli Skald, per capire che, in realtà, essa è solo agli inizi.
***
ATTENZIONE: non ho ancora deciso quale sarà il "carattere" di questa storia. Non escludo che in futuro ci siano scene di sesso e violenza. Regolatevi di conseguenza.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Dobbiamo capire", continuò il Marchese, "perché ci attaccano. Che cosa vogliono? Perché lasciano i boschi e si spingono fino ai nostri villaggi, pur sapendo che vi troveranno uomini coraggiosi, pronti a combatterli per difendere le proprie case e le proprie famiglie?"

Gli occhi chiari di Lord Gawel scivolarono lenti sulla folla che riempiva la sala, quasi sfidando gli uomini e le donne radunati nel Rifugio a rispondere a quella che era senz'ombra di dubbio una domanda retorica. Perché il Marchese la conosceva, la risposta al quesito che aveva appena posto.

"Che cosa vogliono?" ripeté, scandendo le sillabe, come a suggerire la risposta a chi gli stava davanti. "Per quanto scomoda possa essere, la verità è una soltanto: vogliono che manteniamo la parola data."

Aneta ebbe l'impressione che, con lei, l'intera folla tradisse un sussulto e un brivido silenzioso. La ragazza abbassò nervosamente il capo, fissando con aria vacua la schiena dell'uomo fermo davanti a lei. Anche se il patto a cui alludeva il Marchese era stato stretto parecchi anni prima della sua nascita, era piuttosto certa di aver capito a cosa si stesse riferendo, quando diceva che occorreva rispettare la parola data.

L'accordo era uno di quelli che si facevano nelle leggende o nei racconti dei Barbari dei tempi antichi: gli Skald avrebbero garantito la pace se, in cambio, fosse stata data loro una fanciulla da sacrificare alla Dea Luna. Era stato il terzo Marchese di Piana Bianca a fare quel patto con quello che era all'epoca il Re degli Skald - con il beneplacito, si intende, del Duca dell'intero Distretto dei Tre Fiumi.

Erano ormai quasi due decenni che quella pratica era stata abbandonata: gli ultimi sacrifici erano stati fatti quando Aneta era molto piccola, e anche allora si era trattato di avvenimenti sporadici, che coinvolgevano perlopiù donne che erano state condannate per i crimini commessi. E adesso il Marchese sta dicendo che dovremmo ricominciare a sacrificare delle ragazze? Pensò la giovane, con un moto di sconforto. Non può essere serio!

Non doveva essere l'unica a pensarla in quel modo, perché presto il Rifugio si riempì di un brusio concitato. Lord Gawel lasciò passare qualche istante, poi levò le mani per attirare l'attenzione dei presenti. "È una scelta dolorosa, lo so, ma è l'unica che ci viene concessa" disse. Sebbene le sue parole esprimessero rammarico, Aneta trovò che la sua voce fosse totalmente priva di inflessioni particolari.

Nonostante l'intervento del Marchese, i mormorii non si placarono e un uomo a poco distanza dalla panca d'onore si rivolse direttamente a Lord Gawel. Era Towil, un mercante che grazie ai propri commerci aveva raggiunto una certa agiatezza economica e che aveva certamente particolare interesse che gli attacchi degli Skald tornassero a farsi più radi. "Perché non possiamo continuare a combatterli come abbiamo fatto sin'ora? Sono loro che cercano lo scontro, non noi: non vedo perché dovremmo piegarci al loro volere."

Il Marchese gli rivolse un piccolo sorriso accondiscendente che non ammorbidì i suoi gelidi occhi azzurri. "Capisco i tuoi dubbi. Del resto, sono gli stessi espressi dalla Marchesa pochi giorni fa." Così dicendo, Lord Gawel si voltò per guardare la consorte. Lady Nevena irrigidì la propria postura. Le rughe che le solcavano il volto si fecero più profonde e i suoi occhi scuri e affossati parvero ardere come brace, ma la donna non disse nulla.

"Purtroppo, però, non possiamo ignorare il fatto che questi continui scontri ci stanno logorando lentamente" riprese il Marchese, le labbra strette in una smorfia amareggiata. "Abbiamo sempre respinto gli Skald, è vero, ma il prezzo che abbiamo pagato e che stiamo pagando anche in questo momento non è indifferente: quanti uomini abbiamo già perso? Quanti ne perderemo ancora?"

Aneta chinò il capo, rigirandosi nella mente le parole di Lord Gawel. Per quanto poco le piacesse ammetterlo, non poteva negare che il Marchese avesse ragione: ogni volta che gli Skald si ritiravano, lasciavano sul campo diverse vittime appartenenti a entrambi gli schieramenti.

"E come facciamo a sapere che, una volta che avremo consegnato loro le nostre donne, quelle bestie non ci attaccheranno comunque?" fece ancora Towil, in quello che era un tono apertamente provocatorio.

Il Marchese sostenne lo sguardo del mercante, apparentemente poco turbato dal fatto che un uomo che gli era inferiore per status sociale e lignaggio osasse confrontarlo in maniera tanto diretta. "In passato, gli Skald hanno sempre tenuto fede all'accordo. Lo faranno anche questa volta, ne sono certo: non sono uomini come noi. Sono creature del bosco, fedeli alla loro Dea Luna, che impone loro delle regole diverse da quelle che i Tre Re impongono a noi. Per loro, infrangere un giuramento equivale ad andare incontro a una condanna a morte."

Improvvisamente, il Marchese si interruppe e si voltò bruscamente verso Lady Nevena. "Hai qualcosa da aggiungere in proposito, mia Signora?" le chiese, con una voce che ad Aneta parve tagliente come la lama di un coltello.

La Marchesa incrociò rigidamente le mani in grembo. "Gli Skald sono cambiati, non rispettano più le tradizioni dei loro padri" commentò, asciutta. Aveva una curiosa voce roca, come di chi avesse taciuto a lungo. "Non v'è alcuna garanzia del fatto che diverranno più amichevoli nei nostri confronti."

"Sento la tua voce, mia Signora, ma le parole appartengono a tuo padre" replicò, di rimando, Lord Gawel.

"Mio padre è morto" ribatté la Marchesa. "Temi forse che le parole di un uomo morto possano minare la tua autorità?"

Nel Rifugio si levarono nuovamente dei mormorii, subito soffocati però dall'occhiata del Marchese. Aneta si ritrovò a distogliere lo sguardo dalla panca d'onore, sentendosi decisamente a disagio per avere dovuto assistere a quello che aveva tutta l'aria di essere un litigio tra coniugi. Sapeva, per sentito dire, che i rapporti tra i due non erano esattamente idilliaci, ma era la prima volta che vedeva Lady Nevena tenere testa in quel modo al marito. Ciò che più la turbò, però, fu il retrogusto amaro - quasi pregno d'odio - che le parve di cogliere nel tono della donna.

"Tuo padre è morto", confermò Lord Gawel, "ma tuo fratello gode di ottima salute e si è più volte dimostrato intenzionato a seguire fedelmente le sue tracce. A volte mi chiedo se le idee di Lord Dramir non vivano ancora in entrambi i suoi figli."

La Marchesa inarcò un sopracciglio, nero come la pece malgrado l'età ormai piuttosto avanzata. "Stai forse mettendo in dubbio la mia lealtà nei tuoi confronti e nei confronti di questa terra, mio Signore?"

Prima che il Marchese potesse controbattere, Marek, che fino a quel momento si era limitato a seguire lo scambio in silenzio, allungò un braccio verso i genitori. "Madre, ti prego" fece, parlando con voce calma e morbida, in netto contrasto con quella tesa dei Marchesi. "Non è certo questo il luogo migliore per discutere di questi argomenti. La nostra gente ha bisogno di stabilità e certezze... Non dobbiamo far nascere in loro dei dubbi che non hanno motivo di esistere."

Quali dubbi? Paradossalmente, Aneta non si era mai preoccupata un gran ché delle logiche del potere che governavano la vita nelle Province del Distretto dei Tre Fiumi: del resto, si trattava di una regione piuttosto tranquilla, se si escludevano gli attacchi degli Skald, priva di ricchezze che non fossero quelle che provenivano dai campi coltivati. Quali beghe politiche dovrebbero esserci, in un posto come questo? Eppure, il commento del giovane Lord le faceva ora venire il dubbio che le cose fossero più complesse di ciò che aveva sempre pensato.

"Hai ragione, figlio mio" annuì il Marchese. "È meglio rimandare a un altro momento questi discorsi. Non ne discuteremo oltre, per ora."  Così dicendo, l'uomo tornò ad adagiarsi contro l'alto schienale della panca. Non indirizzò nemmeno uno sguardo alla moglie, ma il cenno che le rivolse fu perfettamente eloquente: non si sarebbe dovuta azzardare a sollevare nuovamente la questione.

Lady Nevena, che durante la discussione si era sporta leggermente verso il marito, tornò ad assumere la posa rigida e composta che aveva tenuto per tutto il resto del tempo. Così, per caso, gli occhi neri della Marchesa incontrarono quelli grigi di Aneta: in essi la giovane vide una fiamma, un bagliore, e provò una scossa alla bocca dello stomaco che la lasciò spiazzata.

Fu allora che si accorse che, sulla scia di quello sguardo, altri occhi la stavano fissando: quelli di Lord Marek, che, notando la sua espressione smarrita, le rivolse un ghigno divertito. 

   
 
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