"Dobbiamo
capire", continuò il Marchese,
"perché ci attaccano. Che cosa vogliono? Perché
lasciano i boschi e si
spingono fino ai nostri villaggi, pur sapendo che vi troveranno uomini
coraggiosi, pronti a combatterli per difendere le proprie case e le
proprie
famiglie?"
Gli
occhi chiari di Lord Gawel scivolarono lenti sulla folla che riempiva
la sala,
quasi sfidando gli uomini e le donne radunati nel Rifugio a rispondere
a quella
che era senz'ombra di dubbio una domanda retorica. Perché il
Marchese la conosceva,
la risposta al quesito che aveva appena posto.
"Che
cosa vogliono?" ripeté, scandendo le sillabe, come a
suggerire la risposta
a chi gli stava davanti. "Per quanto scomoda possa essere, la
verità è una
soltanto: vogliono che manteniamo la parola data."
Aneta
ebbe l'impressione che, con lei, l'intera folla tradisse un sussulto e
un
brivido silenzioso. La ragazza abbassò nervosamente il capo,
fissando con aria
vacua la schiena dell'uomo fermo davanti a lei. Anche se il patto a cui
alludeva il Marchese era stato stretto parecchi anni prima della sua
nascita,
era piuttosto certa di aver capito a cosa si stesse riferendo, quando
diceva
che occorreva rispettare la parola data.
L'accordo
era uno di quelli che si facevano nelle leggende o nei racconti dei
Barbari dei
tempi antichi: gli Skald avrebbero garantito la pace se, in cambio,
fosse stata
data loro una fanciulla da sacrificare alla Dea Luna. Era stato il
terzo
Marchese di Piana Bianca a fare quel patto con quello che era all'epoca
il Re
degli Skald - con il beneplacito, si intende, del Duca dell'intero
Distretto
dei Tre Fiumi.
Erano
ormai quasi due decenni che quella pratica era stata abbandonata: gli
ultimi
sacrifici erano stati fatti quando Aneta era molto piccola, e anche
allora si
era trattato di avvenimenti sporadici, che coinvolgevano
perlopiù donne che
erano state condannate per i crimini commessi. E
adesso il Marchese sta dicendo che dovremmo ricominciare a sacrificare
delle
ragazze? Pensò la giovane, con un moto di
sconforto. Non può essere
serio!
Non
doveva essere l'unica a pensarla in quel modo, perché presto
il Rifugio si
riempì di un brusio concitato. Lord Gawel lasciò
passare qualche istante, poi
levò le mani per attirare l'attenzione dei presenti.
"È una scelta
dolorosa, lo so, ma è l'unica che ci viene concessa" disse.
Sebbene le sue
parole esprimessero rammarico, Aneta trovò che la sua voce
fosse totalmente
priva di inflessioni particolari.
Nonostante
l'intervento del Marchese, i mormorii non si placarono e un uomo a poco
distanza dalla panca d'onore si rivolse direttamente a Lord Gawel. Era
Towil,
un mercante che grazie ai propri commerci aveva raggiunto una certa
agiatezza
economica e che aveva certamente particolare interesse che gli attacchi
degli
Skald tornassero a farsi più radi. "Perché non
possiamo continuare a
combatterli come abbiamo fatto sin'ora? Sono loro che cercano lo
scontro, non
noi: non vedo perché dovremmo piegarci al loro volere."
Il
Marchese gli rivolse un piccolo sorriso accondiscendente che non
ammorbidì i
suoi gelidi occhi azzurri. "Capisco i tuoi dubbi. Del resto, sono gli
stessi espressi dalla Marchesa pochi giorni fa." Così
dicendo, Lord Gawel
si voltò per guardare la consorte. Lady Nevena
irrigidì la propria postura. Le
rughe che le solcavano il volto si fecero più profonde e i
suoi occhi scuri e
affossati parvero ardere come brace, ma la donna non disse nulla.
"Purtroppo,
però, non possiamo ignorare il fatto che questi continui
scontri ci stanno
logorando lentamente" riprese il Marchese, le labbra strette in una
smorfia
amareggiata. "Abbiamo sempre respinto gli Skald, è vero, ma
il prezzo che
abbiamo pagato e che stiamo pagando anche in questo momento non
è indifferente:
quanti uomini abbiamo già perso? Quanti ne perderemo ancora?"
Aneta
chinò il capo, rigirandosi nella mente le parole di Lord
Gawel. Per quanto poco
le piacesse ammetterlo, non poteva negare che il Marchese avesse
ragione: ogni
volta che gli Skald si ritiravano, lasciavano sul campo diverse vittime
appartenenti a entrambi gli schieramenti.
"E
come facciamo a sapere che, una volta che avremo consegnato loro le
nostre
donne, quelle bestie non ci attaccheranno comunque?" fece ancora Towil,
in
quello che era un tono apertamente provocatorio.
Il
Marchese sostenne lo sguardo del mercante, apparentemente poco turbato
dal
fatto che un uomo che gli era inferiore per status sociale e lignaggio
osasse
confrontarlo in maniera tanto diretta. "In passato, gli Skald hanno
sempre
tenuto fede all'accordo. Lo faranno anche questa volta, ne sono certo:
non sono
uomini come noi. Sono creature del bosco, fedeli alla loro Dea Luna,
che impone
loro delle regole diverse da quelle che i Tre Re impongono a noi. Per
loro,
infrangere un giuramento equivale ad andare incontro a una condanna a
morte."
Improvvisamente,
il Marchese si interruppe e si voltò bruscamente verso Lady
Nevena. "Hai
qualcosa da aggiungere in proposito, mia Signora?" le chiese, con una
voce
che ad Aneta parve tagliente come la lama di un coltello.
La
Marchesa incrociò rigidamente le mani in grembo. "Gli Skald
sono cambiati,
non rispettano più le tradizioni dei loro padri"
commentò, asciutta. Aveva
una curiosa voce roca, come di chi avesse taciuto a lungo. "Non
v'è alcuna
garanzia del fatto che diverranno più amichevoli nei nostri
confronti."
"Sento
la tua voce, mia Signora, ma le parole appartengono a tuo padre"
replicò,
di rimando, Lord Gawel.
"Mio
padre è morto" ribatté la Marchesa.
"Temi forse che le parole di
un uomo morto possano minare la tua autorità?"
Nel
Rifugio si levarono nuovamente dei mormorii, subito soffocati
però
dall'occhiata del Marchese. Aneta si ritrovò a distogliere
lo sguardo dalla
panca d'onore, sentendosi decisamente a disagio per avere dovuto
assistere a
quello che aveva tutta l'aria di essere un litigio tra coniugi. Sapeva,
per
sentito dire, che i rapporti tra i due non erano esattamente idilliaci,
ma era
la prima volta che vedeva Lady Nevena tenere testa in quel modo al
marito. Ciò
che più la turbò, però, fu il
retrogusto amaro - quasi pregno d'odio - che le
parve di cogliere nel tono della donna.
"Tuo
padre è morto", confermò Lord Gawel, "ma tuo
fratello gode di ottima
salute e si è più volte dimostrato intenzionato a
seguire fedelmente le sue
tracce. A volte mi chiedo se le idee di Lord Dramir non vivano ancora
in
entrambi i suoi figli."
La
Marchesa inarcò un sopracciglio, nero come la pece malgrado
l'età ormai
piuttosto avanzata. "Stai forse mettendo in dubbio la mia
lealtà nei tuoi
confronti e nei confronti di questa terra, mio Signore?"
Prima
che il Marchese potesse controbattere, Marek, che fino a quel momento
si era
limitato a seguire lo scambio in silenzio, allungò un
braccio verso i genitori.
"Madre, ti prego" fece, parlando con voce calma e morbida, in netto
contrasto con quella tesa dei Marchesi. "Non è certo questo
il luogo
migliore per discutere di questi argomenti. La nostra gente ha bisogno
di
stabilità e certezze... Non dobbiamo far nascere in loro dei
dubbi che non
hanno motivo di esistere."
Quali
dubbi?
Paradossalmente, Aneta non si era mai preoccupata un gran
ché delle logiche del
potere che governavano la vita nelle Province del Distretto dei Tre
Fiumi: del
resto, si trattava di una regione piuttosto tranquilla, se si
escludevano gli
attacchi degli Skald, priva di ricchezze che non fossero quelle che
provenivano
dai campi coltivati. Quali beghe
politiche dovrebbero esserci, in un posto come questo? Eppure,
il
commento del giovane Lord le faceva ora venire il dubbio che le cose
fossero
più complesse di ciò che aveva sempre pensato.
"Hai
ragione, figlio mio" annuì il Marchese. "È meglio
rimandare a un
altro momento questi discorsi. Non ne discuteremo oltre, per
ora."
Così dicendo, l'uomo tornò ad adagiarsi contro
l'alto schienale della panca.
Non indirizzò nemmeno uno sguardo alla moglie, ma il cenno
che le rivolse fu perfettamente
eloquente: non si sarebbe dovuta azzardare a sollevare nuovamente la
questione.
Lady
Nevena, che durante la discussione si era sporta leggermente verso il
marito,
tornò ad assumere la posa rigida e composta che aveva tenuto
per tutto il resto
del tempo. Così, per caso, gli occhi neri della Marchesa
incontrarono quelli
grigi di Aneta: in essi la giovane vide una fiamma, un bagliore, e
provò una
scossa alla bocca dello stomaco che la lasciò spiazzata.
Fu
allora che si accorse che, sulla scia di quello sguardo, altri occhi la
stavano
fissando: quelli di Lord Marek, che, notando la sua espressione
smarrita, le
rivolse un ghigno divertito.