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Autore: heliodor    21/02/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Lui è il prescelto

 
Joyce scese nei sotterranei per vedere Marq e parlargli. Quella mattina sarebbe stata l'ultima occasione per farlo e non voleva sprecarla. Il giorno dopo lui avrebbe lasciato Malinor in esilio e lei sarebbe partita insieme a Bryce ed Elvana, diretta a nord.
La decisione era stata sofferta. Da una parte voleva andare con sua sorella a nord dove avrebbe ritrovato suo padre. Dall'altra non voleva lasciare Vyncent, anche se questi aveva iniziato a trattarla con più distacco dopo aver scoperto che cosa avesse fatto con Marq.
Si sentiva in colpa e provava vergogna per aver tradito di nuovo la sua fiducia, quando lui l'aveva messa in guardia di non farlo di nuovo.
Era una sensazione spiacevole che le afferrava la bocca dello stomaco e la faceva star male.
E poi c'era Oren.
Doveva abbandonare anche lui o restare lì? Da quando avevano fatto visita a Wei Fu non l'aveva più visto, ma aveva programmato di passare a salutarlo prima di partire.
La cella di Marq era sorvegliata da mezza dozzina di stregoni e altrettante guardie. Era di metallo rinforzato e con le pareti spesse, capaci di resistere a una palla di fuoco.
Marq era forte, l'aveva visto in azione e come tutti quelli che usavano incantesimi di distruzione, solo loro sapevano fin dove potevano spingersi.
Vyncent aveva polverizzato la roccia compatta con un singolo colpo che gli era costato quasi tutta la sua forza.
Dove poteva arrivare Marq?
Non si poteva essere abbastanza prudenti con lui.
Aveva saputo da Elvana che si era svolto un piccolo processo a carico di Marq. Da una parte, Mire e Ronnet, per una volta d'accordo, volevano che fosse giustiziato. Dall'altra, Bryce e Vyncent insistevano per l'esilio.
"È troppo rischioso lasciarlo in vita" sosteneva la reggente.
"Dobbiamo mantenere la parola data" diceva Bryce.
Aveva prevalso lei alla fine e Marq era stato condannato all'esilio.
Brun lo avrebbe seguito.
Joyce era andato a trovarlo la sera prima. Lo stregone era stato trasferito in una cella più larga e confortevole prima di essere esiliato.
"So già che cosa hanno deciso" aveva detto con aria sollevata.
"Mi spiace di non aver potuto fare altro" aveva detto Joyce.
"È giusto così. Forse meritavo la morte. O Krikor."
"Ci hai aiutati. Il minimo che possiamo fare è essere riconoscenti."
"Adesso dove andrai?"
Elvana si era raccomandata con lei di non di non dire niente della loro partenza, ma Joyce non ci vedeva niente di male a parlarne con Brun, anche perché avrebbe capito al volo che stava mentendo.
"Andiamo a nord, verso l'alleanza."
Brun aveva annuito. "Che la tua via sia dritta, allora."
"Tu dovrei andrai?"
"Credo che andrò a oriente."
"C'è la guerra."
Lui aveva sorriso. "L'oriente è grande, Sibyl. Ne ho sempre sentito parlare come un luogo affascinante. E sembra che lì non si combatta come qui. Potrebbe essere un bel posto dove ricominciare. Anche se sarà difficile."
Joyce aveva annuito. "Che la tua via sia dritta, allora."
Una guardia aprì la porta di Marq. Lui sedeva al centro del giaciglio che gli era stato dato, un materasso imbottito di paglia e una coperta per proteggersi dal freddo.
Lì sotto faceva caldo e poteva immaginare che fosse confortevole. Lei stessa aveva dormito in posti peggiori.
Marq era sveglio e appena la porta si aprì si voltò verso di loro.
"Non fare una sola mossa Occhi Blu" lo ammonì lo stregone che accompagnava Joyce. "O entreremo in dodici in questa stanza e ti faremo a pezzi."
Marq scrollò le spalle.
Joyce fece cenno allo stregone di uscire. "Voglio parlare con lui da sola."
"Guarda che è un rinnegato."
"So difendermi" fece lei con una punta di orgoglio. In realtà a malapena poteva reggere due o tre attacchi di Marq prima di soccombere.
Lo stregone scrollò le spalle e uscì, richiudendosi la porta alle spalle.
Rimasti soli, Joyce sospirò. "Oggi è il giorno. Torni libero."
Marq sedeva curvo, come se a stento riuscisse a sostenere il peso delle sue spalle. Lei aveva visto le sue ferite e si sorprese che avesse la forza di reggersi in piedi.
Nelle stesse condizioni Joyce sarebbe rimasta a letto.
Ma che vado a pensare? Si disse. Con quello che ha sofferto Marq, io sarei morta dopo soli due giorni di supplizio.
Lui era sopravvissuto per più di una luna.
"Sei venuta a goderti la vittoria, strega rossa?" fece lui con tono cupo.
"Io non vedo vincitori."
"Ma io sono quello che è stato sconfitto. La strega dorata è riuscita a farmi dire più di quello che dovevo."
Joyce fece spallucce. "Allora la vittoria è di Bryce, non mia."
"Tu hai portato quel tizio che sa leggere la verità."
Si riferiva a Brun. "È vero ma..."
"Avevi in mente di usarlo fin dal primo momento, vero?"
"Questo non..."
"È per questo che hai insistito per liberarmi dalla mia gabbia, non è così?"
"Nessuno merita di..."
"Andiamo" disse Marq esasperato. "Non ho il potere di Brun, ma anche io so scoprire una menzogna quando ne sento una."
Joyce lo fissò in silenzio.
"Visto? Ho ragione io?"
Joyce abbassò gli occhi. "Che male c'è a fare la cosa giusta e allo stesso tempo cercare di salvare un amico?"
Marq rise e Joyce vide balenare qualcosa nei suoi occhi. "Io non credo di essere tuo amico e di nuovo non stai facendo la cosa giusta, come quando non la facesti a Theroda."
"Da allora sono cambiata."
"Come?" fece lui con tono inquisitorio.
"Ho iniziato a farmi delle domande."
"Dimmene una."
"Chi è Malag? Dico sul serio. Che cos'è? Cosa vuole?"
"Lui è il prescelto" disse Marq.
"Queste cose succedono solo nei libri d'avventura" fece lei con tono scettico.
Marq annuì. "Eppure, è così. L'ho detto anche a Bryce. La stregoneria sta per finire e con lei questa lunga e oscura epoca. Ogni volta che finisce un'era, sorge un eroe per guidarci in quella successiva."
"Sono solo storie" disse Joyce. "Non posso credere che tu..."
"Io l'ho visto. Può non sembrare molto e non lo conosco davvero, ma l'ho visto, Sibyl. Ho visto le persone che ha aiutato. Ho visto quelle che ha liberato e salvato dalle persecuzioni."
"Malag non vuole liberarci. Lui sta distruggendo tutto il mondo."
"Il mondo finirà comunque. Lui lotta perché ne sorga uno migliore, quando sarà il momento. Se anche tu potessi vederlo, capiresti."
Joyce scosse la testa. "No, Malag è un demone o un elfo, io non lo so, ma non è l'eroe che ci salverà. Non può essere."
Marq sorrise. "Ora sei tu a parlare di fantasie. Demoni ed elfi esistono solo nelle storie e nelle favole. Malag è reale."
Lui ha attaccato Valonde, voleva gridargli. Ha cercato di rapirmi. Ha fatto uccidere Mythey e mio fratello Razyan. Gli eroi non si comportano così.
Invece disse: "Se incontrerò Malag, lo ucciderò." O almeno proverò a farlo, aggiunse.
Marq sorrise. "Sono sicuro che ci proveresti. Vorrei davvero essere presente quel giorno per vederlo con i miei occhi. E invece..."
"Dove andrai una volta libero?"
"Cercherò i miei amici."
"Spero siano ancora vivi."
Marq sospirò. "Anche io."
Si lasciarono senza salutarsi e senza dirsi addio. Quando Joyce tornò di sopra, trovò Vyncent ad attenderla.
"Socializzi col nemico?"
Joyce arrossì.
"Stavo solo scherzando. Suvvia, Sibyl, non sto mettendo in dubbio la tua lealtà all'alleanza. Non dopo quello che ho sentito da Falgan e sul tuo conto. Ci hai aiutati sia a Nazedir che a Theroda."
Doveva proprio ricordarglielo ogni volta? Joyce voleva dimenticare quell'episodio, ma proprio non ci riusciva. E non gli aveva detto che cosa era accaduto a Luska.
A volte vedeva ancora Fredi ardere su quella dannata pira.
"Ho detto qualcosa che ti ha colpita?"
Scosse la testa. "Mi sono solo ricordata del fatto che devo passare a salutare Oren. Se partissi senza farlo non mi perdonerebbe mai."
"Credo che lo farebbe. In fondo gli hai salvato la vita."
E non ero nemmeno partita con quell'intenzione, si disse.
"Cerca di tornare presto" disse Vyncent. "Domani dovremo svegliarci all'alba. Vi aspetta un lungo viaggio."
"Sicuro di non voler venire?"
Joyce aveva sperato che almeno lui venisse con loro. Non aveva speranza di convincere Oren, ma con Vyncent al suo fianco si sarebbe sentita più sicura.
Lui scrollò le spalle. "Devo restare. Per il momento."
"È per via di Bardhian? Tu sei la sua guida, no?"
Vyncent sembrò sorpreso da quella frase. "Le cose sono più complicate di così."
"Vyncent" fece Joyce cercando di trovare il coraggio. "C'è qualcosa che devo dirti. Avrei dovuto farlo dal primo momento che vi ho ritrovato, ma non sapevo se vi sareste fidati di me."
Vyncent attese che proseguisse.
"Non chiedermi come lo so, ma qualcosa sta arrivando da oriente."
"Lo sappiamo già. È l'esercito di Malag."
"No, è qualcosa di peggio."
Lui si accigliò. "Cosa può esserci di peggio?"
"Non lo so, ma è così."
"Come fai a dirlo? Hai delle informazioni che noi non abbiamo?"
Sì, le ho, ma non posso dirtele, pensò. Per lo stesso motivo per cui non ti fideresti di me se ti dicessi di Robern.
"So solo che sta arrivando."
"Un motivo in più per restare qui a difendere la città. Se ce ne andiamo anche noi, chi lo farà?"
Joyce si trovò ad annuire. "Sii prudente."
Lui le regalò un sorriso. Un magnifico sorriso. Come al solito. Come la prima volta che lo aveva incontrato a Valonde e lui l'aveva salvata da quei due ladruncoli.
"Non è per me che devi essere in pensiero" disse Vyncent un po' imbarazzato.
Ma smettila, si disse Joyce. Così non fai altro che complicare le cose.
"Hai ragione" disse. "Sarà meglio che vada, ora."
"Non fare tardi."
"Me l'hai già detto."
"È per il tuo bene. Elvana ti spellerebbe viva se..."
Joyce annuì. "Lo so, lo so." Si massaggiò il braccio dove c'era ancora un grosso livido, ricordo di un errore che aveva fatto un paio di giorni prima.
"Allora vai" disse Vyncent.
Joyce ubbidì. Lasciò il palazzo marciando decisa, ma prima di andare da Oren doveva passare a far visita a un altro amico e fargli un paio di domande.

Note: capitolo un po' breve, mi farò perdonare con i prossimi ;)
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