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Autore: SusyCherry    03/03/2019    7 recensioni
«Devi assolutamente imparare a nuotare, è assurdo che un ragazzo della tua età non sia in grado di farlo.»
Così era iniziato tutto, con sua madre che lo ossessionava per convincerlo a iscriversi in piscina e Sherlock che l’aveva ignorata fino a che non era sopraggiunto Mycroft.
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Ed ecco perché si trovava lì, in accappatoio e ciabatte, sul bordo di una piscina invasa da bambini urlanti, con cuffia e occhialini in una mano e nessunissima intenzione di entrare in acqua.
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Storia già terminata.
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[Storia scritta per l’evento "Merry Christmas!" del gruppo facebook "Johnlock is the way... and Freebatch of course!"]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, questa storia è stata scritta per l’evento "Merry Christmas!" del gruppo facebook "Johnlock is the way... and Freebatch of course!". Esatto, è stata scritta per un evento di Natale. E terminata a febbraio. E pubblicata a marzo. Il tempismo è il mio forte! È una teenlock e la ship di riferimento è la Johnlock, ovviamente. La storia è già completa, quindi se temete, come faccio sempre anch’io, che potrebbe non avere una conclusione non preoccupatevi, ci sarà per certo. Non so ancora dirvi quanti capitoli saranno perché non ho finito di suddividerla, ma saranno sicuramente meno di 10 e più di 5. Il primo capitolo è forse un po’ piccolo, prendetelo come un prologo, vi prometto che gli altri saranno più lunghi. La storia è prevalentemente fluff, quindi mi spiace amanti dell’angst ma qui ne vedrete ben poco, sono praticamente incapace a scriverne e spesso scado nello smielato. Non dite che non vi avevo avvisato.

Devo ringraziare delle persone che sempre mi supportano e soprattutto sopportano, specie quando piagnucolo in assenza di idee. Quindi grazie a Vale, mi hai aiutato davvero tanto per questa storia, a Chiara, sempre fonte di idee e a Daniela, che mi viene sempre in soccorso quando ne ho bisogno. E grazie a Betta, che fuga ogni mio dubbio lessicale o di sintassi.

I personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta senza scopo di lucro.

Ora vi lascio alla lettura, spero apprezzerete!




 
Il colore dell'acqua


 
«Devi assolutamente imparare a nuotare, è assurdo che un ragazzo della tua età non sia in grado di farlo.»

Così era iniziato tutto, con sua madre che lo ossessionava per convincerlo a iscriversi in piscina e Sherlock che l’aveva ignorata fino a che non era sopraggiunto Mycroft.

«Andiamo Sherlock, non si è mai sentito di un pirata che non sappia nuotare.»

Sherlock aveva reagito ruotando gli occhi con aria scocciata.

«Non sono più un bambino Mycroft, so che non potrò fare il pirata di lavoro.»

«Beh non potrai fare nemmeno quell’altra cosa di cui ultimamente vai blaterando, cos’era? Consulente investigativo. Già mi immagino “il grande Sherlock Holmes battuto da un uomo che si è lanciato nel Tamigi”. Sarai la barzelletta di Londra!»

Sherlock non aveva risposto alla provocazione, sapeva che non era poi un qualcosa di così raro non saper nuotare, ma c’era una cosa che più di tutte lo irritava: Mycroft sapeva farlo. E non esisteva proprio che quel grassone lo superasse in qualcosa, se quella palla di lardo era in grado di galleggiare lo sarebbe stato anche lui, motivo per cui fece passare sufficiente tempo da quella discussione, in modo tale che la sua scelta non apparisse come una diretta conseguenza di ciò che aveva detto suo fratello, dopodiché acconsentì alla richiesta di sua madre.

Ed ecco perché si trovava lì, in accappatoio e ciabatte, sul bordo di una piscina invasa da bambini urlanti, con cuffia e occhialini in una mano e nessunissima intenzione di entrare in acqua.

Innanzitutto c’era troppa gente, le corsie erano super affollate ed erano tutti eccessivamente rumorosi. Notò poi che si trattava di bambini molto più piccoli di lui e questo lo demoralizzò non poco. Dubitava anche che tutti i suoi ricci sarebbero entrati in quella cuffia, sicuramente da solo non ci sarebbe mai riuscito, ma non avrebbe di certo chiesto aiuto ad un istruttore. E infine c’era la questione che non si sarebbe mai tolto l’accappatoio di fronte a tutta quella gente, ma quello era un qualcosa a cui ora non voleva pensare.

Proprio mentre passava in rassegna almeno sette scenari in cui avrebbe potuto filarsela senza farsi vedere, un insegnante di nuoto si avvicinò a bordo vasca invitandolo ad entrare in acqua. Sherlock lo raggelò con uno sguardo e negò con il capo.

«Sto bene qui. Sto studiando e memorizzando il movimento di chi nuota in maniera da riprodurre in seguito le medesime movenze.»

Sì, si disse, avrebbe imparato così. Si sarebbe fatto bastare una buona preparazione teorica.

«Ma non funziona così. Su non avere paura, entra e mettiti insieme a tutti gli altri.»

Gli aveva parlato con lo stesso tono di accondiscendenza che avrebbe usato con un bambino di quattro anni e questo irritò enormemente Sherlock che in risposta iniziò a fare ciò che meglio gli riusciva.

«Perché non la smette di importunarmi e non dedica tutte le sue energie a quella bambina coi boccoli biondi? È evidente che sta cercando ardentemente di far colpo su sua madre. Magari se è fortunato la prossima volta che il marito sarà fuori per lavoro la inviterà a casa, ma io non ci spererei troppo, alla signora piacciono gli uomini facoltosi e affermati e lei chiaramente non è nessuna delle due cose.»

Seguirono come di rito faccia sgomenta, imprecazioni sottovoce (era pur sempre socialmente sconveniente mandare a quel paese un ragazzino) e volontario allontanamento dell’impiccione. Ciò che Sherlock non si aspettava era la vendetta del suddetto scocciatore che si prese la briga di uscire dall’acqua per chiamare sua madre e avvisarla con un prevedibile “suo figlio non sta facendo nessun progresso e non imparerà mai a nuotare se non si decide a collaborare”. Sherlock dedusse tutto dalla faccia soddisfatta del maledetto una volta che tornò in piscina. Avrebbe trovato il modo di fargliela pagare, ma al momento gli premeva maggiormente pensare ad un escamotage per evitare quella noiosissima discussione che l’avrebbe aspettato a casa.

La notizia positiva era che la lezione era finalmente finita e lui poteva lasciare quel luogo infernale, ma prima preferì far uscire la massa schiamazzante, non voleva trovarsi negli spogliatoi con loro. Fortunatamente gli istruttori avevano capito che dovevano lasciarlo in pace, per cui rimase tranquillo a guardare la stanza lentamente svuotarsi, perdendosi nella calma che la superficie dell’acqua, ora placida grazie all’assenza di nuotatori, gli trasmetteva. Quell’idiota non aveva capito nulla, non era l’acqua a fargli paura. Si azzardò a sedersi a bordo vasca, immergendo le gambe, quando un rumore attirò la sua attenzione. Voltò la testa verso l’ingresso e vide entrare un ragazzo all’incirca della sua età, biondo, di altezza leggermente superiore alla propria. Sherlock non avrebbe saputo spiegare il motivo ma la sua attenzione fu subito calamitata da lui. Forse perché era il primo suo coetaneo che aveva visto quel giorno, tentò di giustificarsi, ma c’era qualcosa di più. Lo osservò spogliarsi dell’accappatoio blu che indossava, infilare cuffia e occhialini ed entrare elegantemente in acqua con un tuffo perfetto. Il ragazzo non gli aveva prestato molta attenzione, sebbene Sherlock avesse dedotto fosse un habitué e quindi doveva aver notato fosse uno nuovo, ma si era semplicemente fatto gli affari suoi, cosa che Sherlock apprezzava parecchio di solito. Eppure quella volta non gli sarebbe dispiaciuto interagire con quel ragazzo. Lo osservò a lungo, rapito dai movimenti aggraziati con i quali si muoveva, dalle bracciate ben calibrate, dalla forza delle sue gambe. Lo vide macinare vasche su vasche, ogni tanto cambiando stile di nuoto seguendo evidentemente un programma predefinito. Quel ragazzo era certamente un ottimo esempio da studiare per imparare a nuotare o almeno questa era la scusa che si diede per continuare a guardarlo. Era talmente assorto nell’assorbire ogni suo piccolo spostamento che quasi rimase deluso quando si fermò per riprendere fiato e recuperare le forze, sfilandosi gli occhialini dalla testa. Sherlock si era ritrovato totalmente rapito dalla sinuosità con la quale quello sconosciuto si spostava in acqua, quasi come fosse in completa sintonia con quell’elemento. Il suo sguardo scivolò sull’intera figura per arrivare al suo volto e a dei bellissimi occhi blu che in quel momento si piantarono nei suoi. Il ragazzo si era evidentemente accorto di essere guardato con tanta determinazione e sicuramente doveva aver trovato strana la cosa, considerando che chi lo fissava era seduto in accappatoio a bordo vasca senza nessun motivo apparente. Così, a malincuore, Sherlock decise di rialzarsi e dirigersi verso lo spogliatoio (aveva calcolato che doveva essere vuoto a quell’ora). Per un attimo aveva valutato l’idea di entrare in acqua e provare a riprodurre i movimenti che aveva osservato quel giorno, ma l’idea di spogliarsi davanti a quel ragazzo lo metteva davvero a disagio, motivo per cui aveva tristemente rinunciato. Prima di lasciare definitivamente quella stanza, però, si avvicinò all’uomo che controllava la piscina domandandogli perché quel ragazzo potesse nuotare da solo e questi gli spiegò che quello era il turno deputato a chi sapeva già nuotare e non aveva bisogno di seguire il corso con gli istruttori e che in quel periodo dell’anno era poco frequentato, motivo per cui era facile trovare la piscina mezza vuota. “Perfetto” pensò Sherlock “ho anche trovato la soluzione alla discussione che seguirà con mia madre.”

Mentre si faceva la doccia e si rivestiva Sherlock ripensò a quel ragazzo, in molti frequentavano la piscina a giorni alterni e considerando l’impegno e la passione con cui stava nuotando si poteva ipotizzare ci andasse almeno tre volte a settimana, tenendo poi in conto un giorno di riposo tra un allenamento e l’altro…sì, forse poteva fare in modo di rincontralo. Certo non poteva esserne sicuro, magari variava i giorni in cui nuotava, oppure ci associava un altro sport. Inoltre la piscina apriva la mattina molto presto e chiudeva la sera tardi, chiaramente gli orari dedicati ai corsi con gli istruttori dovevano essere una minoranza, per cui rimaneva molto tempo nel quale la piscina con tutta probabilità era disponibile per il nuoto libero e non poteva essere sicuro che quel ragazzo scegliesse sempre l’ultimo turno come questa volta. In tutto questo si domandava anche perché fosse interessato a rivederlo, non si erano rivolti nemmeno la parola. Magari era antipatico e stupido esattamente come i suoi compagni di scuola, magari se ci avesse parlato l’avrebbe preso in giro per il suo non saper nuotare. O forse avrebbe semplicemente continuato ad ignorarlo. Stava indossando la sua giacca sportiva, prendendo il borsone con una mano per avviarsi verso l’uscita, quando sentì la porta aprirsi: il ragazzo biondo aveva finito di nuotare. Lo vide avanzare verso le docce, accappatoio aperto, occhialini in tasca e cuffia in mano, mentre si asciugava la fronte con la manica. Gli rivolse uno sguardo rapido e lo salutò con un cenno della testa. Sherlock ricambiò con identico distacco, gli aveva solo concesso un gesto di cortesia che non significava nulla, rammaricandosi ancora una volta della scarsa propensione a socializzare dell’altro. Il che aveva dell’incredibile considerando che lui si definiva un sociopatico ad alta funzionalità. Non aveva mai troppo gradito le altre persone (o almeno di questo si era convinto dopo numerose esperienze sociali fallimentari), eppure la lontananza di questo ragazzo gli dispiaceva. Quasi avrebbe preferito si fosse messo a fare banali conversazioni sul tempo o qualsiasi altro argomento, almeno avrebbe potuto facilmente classificarlo come idiota e andare avanti. Proprio mentre si stava voltando per andarsene il ragazzo biondo si fermò e volse il capo verso di lui.

«Ci vediamo dopodomani.»

La frase aveva un vago tono interrogativo e Sherlock non capì se fosse una domanda o un’affermazione. Nel dubbio annuì. Ciò che era chiaro era che il ragazzo avesse voluto fargli sapere quando lo avrebbe ritrovato. In risposta al suo cenno il biondino fece un timido e quasi impercettibile sorriso, dirigendosi subito dopo verso le docce.

Sherlock uscì quindi da quel posto e si sentì molto più felice rispetto a pochi attimi prima, convincere la madre a fargli cambiare turno non sarebbe stato un grande problema, molto più difficile sarebbe stato infatti comunicarle di non voler mai più andare in quel posto, cosa che voleva fare fino a che non aveva visto quel ragazzo. Adesso non vedeva l’ora che i giorni passassero per poter tornare in piscina.

 
   
 
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