Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lauramelzi    04/03/2019    1 recensioni
Annalì Mensen è in viaggio verso Parigi quando improvvisamente due rapinatori entrano nel vagone e le tolgono tutto ciò che le serviva per ritrovarsi con sua sorella Maresa.
Bastian Lambert è l'uomo più conosciuto di Parigi. Arrogante e cinico, non conosce scrupoli né limiti per ottenere ciò che vuole. Due dei locali più in vista di Parigi gli appartengono, e quando Annalì si imbatte disperatamente in lui, diventa improvvisamente difficile per colui che si è sempre preso tutto, offrire tutto. Bastian è l'ultimo ad aver visto Maresa, l'unico a poter aiutare Annalì a ritrovare sua sorella.
Ma tutto ha un prezzo.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La polizia la interrogò, chiedendole di descrivere tutti i dettagli e i particolari che riuscisse a ricordare.

Ci volle poco, praticamente solo due ore e mezza, tra lei e tutti gli altri passeggeri.

Non avendo carte di credito nel portafoglio derubato, la denuncia non era urgente, per cui la ragazza decise di rimandarla al giorno seguente. La sua necessità più grande era al momento di ritrovare sua sorella, senza di lei, era persa.

Non appena fu libera di aggirarsi in cerca di Maresa per la stazione, si affrettò a perlustrarla tutta, da angolo a angolo, guardando vicino ai tabelloni con gli orari, o sulle panchine. Andò persino nei sottopassaggi bui, reprimendo la paura ma non riuscendo comunque a trovarla.

Con le lacrime agli occhi per la frustazione, le venne improvvisamente voglia di tirare di boxe. Magari contro un viso particolare. Era tutta colpa di quei due idioti, se solo ... se solo non fossero saliti su quel treno.

In preda alla desolazione, il suo viso delicato fu attraversato da un tremito di costernazione.

Si incamminò verso la stazione dei taxi, dopo essersi guardata attorno inutilmente per un'ultima volta.
Notò che il tardo pomeriggio aveva lasciato posto alla freschezza della sera.  Rabbrividendo, si avvicinò ad una macchina parcheggiata.

Chiaramente non poteva permettersi di pagare, quindi chiese solo dove si trovasse rue de la Perle. D'altronde era l'unica via di cui ricordasse il nome. Un vecchietto con naso grande e un paio di occhiali piccoli infilati sopra, le rispose educatamente. Quando intuì che la ragazza faceva fatica a seguirlo, tirò fuorì un taccuino e una penna.

Dopo pochi secondi staccò il foglio con un movimento brusco, e glielo porse con un sorriso. Una piccola mappa era stata approssimata con piccoli tratti di inchiostro ancora non del tutto asciutto.

Annalì gli sorrise di rimando, grata di quell'aiuto. Si sistemò in spalla la borsa vuota, se non per un libro, e si incamminò verso destra, come segnato sul disegno.

Quando si sentiva troppo stanca per proseguire, pensava al volto di sua sorella, a un letto caldo, a una cioccolata bollente e ad un'infinità di cose che la spingevano ad arrancare.

La freschezza della sera aveva ormai lasciato posto al freddo netto della notte quando Annalì giunse in rue de la Perle. Guardando l'orologio nella vetrina di un negozio, si rese conto che erano quasi le dieci. Con i piedi che le facevano male, si sedé per pochi istanti su dei gradini rialzati vicino a un portone.

Si prese la testa tra le mani, cercando di far mente locale. Ovviamente, il numero civico non lo sapeva, quindi le toccava vedere ogni citofono di ogni palazzo e vedere se uno di quei cognomi le avesse ricordato qualcosa.

Costringendosi, si rimise in piedi, e iniziò a leggere i cognomi inscritti nei rettangolini bianchi dei citofoni. Non sentì alcuna familiarità con nessuno di essi, quindi proseguì con il palazzo accanto. Al numero civico 23, un cognome le ricordò qualcuno. "Delmert". Si chiese se per caso fosse stato un fidanzato di sua sorella.

Con qualche esitazione e non poco imbarazzo, vista l'ora e la situazione, premette il pulsante adiacente. Annalì sperò con tutta se stessa che rispondesse una voce maschile e se femminile, solo in caso si fosse trattata di quella di sua sorella.

Nessuno rispose. Forse non avevano sentito il suono, pensò titubante. Stava per risollevare il dito quando una voce roca, sicuramente appartenente ad un esponente dell'altro sesso, colmò il silenzio.

"si?"

"so-sono Annalì" disse deglutendo "Annalì Mensen" specificò.

Per un secondo la voce non replicò, e la ragazza temette di aver sbagliato in pieno. Poi la sentì di nuovo.

"Mensen? Conosco Maresa. Maresa Mensen". Il tono era scettico, quasi scontroso.

Annalì si sentì arrossire, sentendo il cuore cominciare a battere più veloce, un po' per la gioia, un po' per il disagio.

"Sono sua sorella" annunciò lievemente.

La voce non rispose. Nè il portone si aprì.

"Lei è con te?" chiese Annalì con un filo di preoccupazione.

"No."

No?

"è  uscita?"

La voce sembrò esitare, prima di risponderle brevemente.

"Aspetta, scendo un attimo."

Dopo qualche minuto, un giovane varcò la porta. Aveva probabilmente tra il 20 e i 30 anni, un viso tirato, con dei meravigliosi occhi di un colore simile all'ambra colpita dai raggi di sole. Il fisico era slanciato, ma non troppo alto, così come piaceva a sua sorella.

Lo sguardo del giovane si posò sul viso stanco e un po' pallido di Annalì, rimanendo affascinato da quella bellezza quasi irlandese. I capelli rossi furono la prima cosa che intercettò e di cui rimase senza parole, poi l'arco delicato delle sopracciglia, infine gli occhi, di un verde raro, forse non presente in natura.

"...Annalì" assaggiò la dolcezza del nome, ricordandolo improvvisamente.

"Si. Sono io" la sentì dire un poco impacciata. Notò subito il suo sguardo penetrante, intenso. Voleva sicuramente sapere dove si trovava sua sorella, rifletté in un istante.

"Tua sorella non vive più qui."

Quella notizia la sorprese, ed Annalì sentì le ginocchia tremare. Tutta la felicità di aver trovato finalmente un punto fermo, sparì, lasciandola esausta.

"Ha-hai ancora il suo nu-numero?"

Lo sentiva osservarla in viso, e l'orgoglio le impedì di mostrare gli occhi lucidi. Dio! Tutto questo era insostenibile! Quasi inverosimile. La rapina, sua sorella e i suoi cambi di programma, la ricerca della via durata ore, per non parlare di quella dei citofoni...

"Si. Sempre se non l'ha cambiato. Vado a prenderlo." Notando il pallore che il viso della ragazza aveva assunto, di malavoglia aggiunse " Vuoi salire per un thé caldo?"

La vide annuire debolmente, e le fece segno di seguirlo. Annalì si sentì avvolgere dal caldo dell'appartamento e per poco non si lasciò cadere sul divano poco signorilmente. Lui sorrise, notando il suo sguardo di amore incondizionato verso quel soggiorno piccolo ma accogliente.

"Tranquilla, credo che tu passa sederti" scherzò andando in cucina. Di striscio, la vide rifugiarsi in una poltrona e legarsi i capelli ricci in uno chignon disordinato.

Annalì pensò a cosa dirgli, se tutto o niente. Si prese la testa tra le mani, giocando con una ciocca che le era sfuggita dalla crocchia. D'un tratto tutto lo stress, tutta la stanchezza del giorno le piombò addosso, incurvandole le spalle. Si vide porgere una tazza fumante e la prese con dita tremanti. Guardò il viso del giovane e notò che le stava sorridendo, così ricambio fievolmente.

Dopo un sorso esitante, decise di sfogarsi raccontando tutto, a volte guardando le sue reazioni, a volte no. Gli spiegò del treno, della polizia, del vecchietto gentile nel taxi, e con un sorriso imbarazzato anche dei citofoni.

Sentendo lei stessa quanto fosse ridicola in parte quella situazione, si lasciò andare in una risata leggera a cui ben presto si unì anche quella del ragazzo.

"Mi chiamo Alexis, per la cronaca" si strinsero la mano con sguardo amichevole "puoi restare qui per la notte in ogni caso" le indicò il divano, mettendosi in piedi. Le prese la tazza ormai vuota dalle mani, sentendole fredde. Andò in cucina, con l'intento di prepararle qualcosa da mettere sotto i denti.

" Maresa non vive qui, perché ci siamo lasciati. Senza offesa, ma tua sorella è un po' ..."

"uno spirito libero?" gli venne in soccorso lei sorridendo con un'occhiata indagatoria.

Lo vide annuire, con un sorrisetto veloce.

"come mai non hai chiamato tuo padre, e non ti sei fatta dare il numero di tua sorella?" lo sentì chiederle dalla cucina.

Lei riprese ad attorcigliarsi delicatamente un riccio attorno all'indice.

"Ci avevo pensato, sai? Ma subito dopo mi sono data della stupida, visto che lei e papà non si sentono da alcuni anni."

"Per via del trasferimento di Maresa qui a Parigi?" le chiese confuso.

"Si, anche. Maresa ha espresso chiaramente il desiderio di non voler essere condizionata da nessuno. Mio padre è il tipo d'uomo che ti chiede se hai attivato la suoneria del cellulare quando ti sta già chiamando, e mia sorella come forse ... bhe, insomma, non è disposta a sottostare a delle regole."

"Non è proprio tagliata per dei legami fissi, è diverso." ribatté il ragazzo.

Annalì si interruppe un po' a disagio. Istintivamente sentì la naturale spinta a proteggere Maresa da quella accusa, ma cercò di non sembrare scontrosa "Il nostro legame è solido, e dura da una vita. Il fatto è che lei con gli uomini non si lascia troppo andare. Quando sente che qualcosa sta nascendo sul serio, li abbandona." registrando lo sguardo ironico di Alexis, sorrise in difficoltà "è così, non ci puoi fare niente. Lei è fantastica in tutto, ma in questo ha ... qualche problema."

"... qualche." Annalì ammutolì, osservandolo avvicinarsi con un toast tra le mani. La sua espressione lo fece ridere, ed entrambi sentirono la tensione scendere. Parlare di sua sorella non era un buon argomento per conversare con un suo ex.

"Grazie mille, sei davvero gentile." gli sorrise "Domani mattina toglierò subito il disturbo, ma... mi dispiace tornare in argomento, mi sai dire dove si trova Maresa in questo momento?"

Lui alzò lo sguardo verso il soffitto, riflettendo. Si accarezzò il velo di barba scura che gli adombrava le guance. "Mi pare ... dalle parti della Torre Eiffel."

"Ma è un quartiere da ricchi! Non penso si possa permettere..."  sussurrò sorpresa. Alexis la guardò nuovamente ironico, con un sorriso sbieco.

"Infatti non è casa sua. Sta dal nuovo fidanzato. Un fotografo a quanto pare."

Annalì registrò confusamente le sue parole. Perché Maresa non le aveva detto niente? D'un tratto si sentì come esclusa da un capitolo importante della vita di sua sorella. Il senso di colpa per non averla seguita dall'inizio e averla abbandonata in una città grande come Parigi, la scosse nel profondo.

"Bene, domani mattina chiederò in giro, e andrò alla sua vecchia agenzia." pianificò tra se e se, non rendendosi conto di parlare ad alta voce. Alexis dopo averla guardata di striscio, si alzò velocemente.

La delicata e fragile presenza di quella ragazza, stonava con l'immagine impressa nella sua mente di Maresa, così appariscente e sicura di se. Decise di lasciarla da sola per la notte, non prima di averle provvisto delle coperte.

Dopodiché, se ne andò alla svelta a dormire, turbato.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lauramelzi