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Autore: Duncneyforever    09/03/2019    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Io separata da Isaac. 

Perché questa prospettiva mi sconvolge tanto? 

In fondo, sono riuscita nel mio intento; lui è salvo, quindi è totalmente insensato rattristarsi per un sacrificio tanto piccolo quanto necessario...

La verità, è che non riesco più a togliermi dalla testa quel ragazzino.

Siamo giovani, di una bellezza fuori schema: sarà stato un mesto colpo di fulmine, una scintilla amorosa ad essermi implosa nel petto? Avrebbe anche senso, se solo non fosse quanto di più distante dalla realtà. 

Non è neanche la compassione a muovermi, ma un legame più sincero e più forte della semplice pietà, qualcosa che io chiamerei " connessione ". 

Avendo avuto la possibilità di sondare il territorio al di fuori della mia gabbia dorata, sono giunta alla conclusione che la sua stessa sorte sarebbe toccata a me, se non mi fossi trovata dall'altra parte del filo spinato. 

Non so davvero cosa significhi sopportare un dolore fisico di quella portata, poichè il destino ha sempre avuto clemenza di me, tuttavia, il sentimento opprimente di vergogna turba il mio sonno e ingrigisce le mie giornate, perciò vivo come una vera crudeltà l'allontanamento forzato da quel ragazzo, una persona con la quale mi sento in simbiosi. 

- Sì, certo - rispondo, infine, condizionata dalla sua insistenza.

- Schneider avrebbe dovuto insegnarti a mentire. - Mi guarda con aria riprovevole, compromettendo il suo buonumore. 

- Ma che hai? Sei anche più ostile del solito con Isaac! È solo un ragazzino; non ti ha fatto niente! - 

- Mi basta sapere che sia ebreo per odiarlo, ti pare? In più, ti prendi la libertà di chiamarlo per nome, nonostante tu l'abbia visto tre volte in vita tua. Quanto ancora potrò tollerare questo comportamento? Non pretendo assoluto distacco da te, però abbi almeno la decenza di non ricercarlo ogni istante come fosse il tuo cazzo di amante! - Si era preso la briga di versarsi un bicchiere di spremuta, il quale, è volato senza troppe pretese dall'altra parte del tavolo, mancando il povero Ariel di pochi centimetri, proprio come accadde quasi due mesi fa con un Rüdiger collerico, che già mostrava i primi segni del disturbo ossessivo che, solo in seguito, avrebbe manifestato. 

Il rosso sarà entusiasta, quando scoprirà del bicchiere in frantumi. 

- Credevo avessi delle motivazioni un po' meno personali... - Ascolto il tintinnio delle schegge di vetro rimbalzare sul pavimento, spargersi ovunque, andando a ricoprire le piastrelle di minuscoli spilli trasparenti. 

- Non sono personali! - Sbraita, interrompendomi con fare brusco. I muscoli delle braccia si sono irrigiditi, mentre le vene sono più evidenti, uno screzio verde-acqua sulle tempie bianche. Levo il braccio verso l'alto, andando a sfiorargli l'avambraccio, il bicipite rigonfio sotto alla camicia leggera. 

- Neanche tu sei bravo a mentire quando si tratta di me. - Statuisco, biasimando questo suo improvviso scatto d'ira. 

Non che non ci sia abituata o che mi spaventi particolarmente: lui non farebbe mai nulla che possa ferirmi e, di certo, non alzerebbe le mani.

Ciò che mi disturba è saperlo invidioso di lui, un'anima in pena che non ha alcun interesse per me. Isaac non richiede le mie attenzioni ( tant'è che sono stata io ad avergli offerto aiuto ) per cui non capisco il motivo di tanto accanimento ed è probabile che non lo capirò mai. 

- Lui non mi piace, a pelle, e poi non ho intenzione di condividerti; nè con Rüdiger, nè con quell'ebreo, nè con nessun altro. - Le sue mani si accostano al mio viso, come se, in questo momento, l'assenza di contatto fisico segnasse un distacco troppo doloroso tra noi. 

- Mi tratti come se fossi un oggetto, adesso? - Tiro una pacca sul suo petto, allontanandomi con stizza. 

- Non come un oggetto. Come se fossi mia. Temo di averti giurato fedeltà ancora prima che tu potessi accettarmi, sempre se mi hai accettato. Ora, ingenuamente, pretendo di farti da marito, dal momento che sono settimane ormai che mi considero tuo. Perdonami, non so più quello che dico, o quello che faccio... Quando il sentimento che ti lega ad una persona è cieco, è difficile riuscire a non fare del male a sè stessi e all'altra persona. - Anche lui mi guarda con vergogna, sebbene abbia motivazioni molto diverse da quelle di Isaac. 

- E tu moriresti piuttosto che farmi del male. - Asserisco, avendo percepito qualcosa di più di una delusione morale dai toni spirituali: di fatto, è evidente che soffra di una frustrazione fisica non indifferente. È rasserenante che un uomo mi guardi spesso negli occhi, ma che mi guardi solo negli occhi... Lo capisco persino io, totalmente priva di esperienze, che sia quantomeno strano. 

- Sì. - Alcune volte, da quella sua bella bocca straniera, fuoriescono parole d'amore che non si addicono nè alla timidezza puerile, tipica delle genti del nord, nè alla sua carica spregevole. 

Sono convinta che Reiner sappia amare, ma il suo amore è circoscritto a concetti astratti e le eccezioni concrete si sprecano, quindi esso stesso è uno spreco, uno spreco di amore ed energie. 

- Ne riparleremo quando sarà opportuno farlo. Piuttosto, dimmi qualcosa a proposito dei Costa... Ricevono cibo e acqua quotidianamente? Non voglio che muoiano di fame, dal momento che non so neppure che ne sarà di loro. Dovrei avvisarli del fatto che Sam, Fede e Naomi siano vivi e che lavorino in questa casa. Vorrei poter aggiungere " sani e salvi ", ma so bene che non ci sono garanzie per dei ragazzi ebrei in un campo di sterminio. Oh cielo! Non so nemmeno più se il mio sia pessimismo o realismo... - Ariel, che si era defilato per discrezione, riappare con lune nuove, informandoci della presenza di Schneider sul patio, evento eccezionale a quest'ora del giorno. - Non sarà già ora di pranzo! - 

- No, non lo è. Non so perché sia qui. Qualcuno lo avrà informato sulla presenza dell'ungherese. Si aspetterà un pulcioso deperito... Sia mai che gli sporchi i pavimenti, o che gli inquini l'aria! - 

Penso " alla larga da quel mostro " ma il mio istinto mi spinge automaticamente alla carica. 

Non c'è più un nesso tra i due, o il mio odio per Rüdiger non ha più una misura? 

- Ferma. - Mi ordina Reiner, notando lo sguardo fisso verso la finestra. - Sta' ferma, per la miseria! Ti occupi di così tante cose, di così tante persone che stai trascurando di nuovo te stessa! Non ti riconosco Sara, sei cambiata... Io... Io non so se sia un bene, ecco. - 

- Non ho tempo, non ho più tempo, lo capisci? Loro non hanno più tempo. Non sono qui in villeggiatura! - Devo raggiungere i Costa, quindi mi serve un passaggio, devo tornare da Isaac e prendermi cura di lui, poi devo passare da Maxim che, involontariamente, ho dovuto trascurare... 

La mia mente è piena, così piena che mi sento esplodere. 

- Perché io sì?! Perché credi che mi trovi a Birkenau... Per te, forse? Avevo previsto la tua presenza io?! Non dimenticare chi sono, le mie responsabilità verso la Germania. Apprezza ciò che ti offro, ma poniti anche un limite. - 

- Io non posso dire di " no " se qualcuno ha bisogno di me. - 

- Vieni. Lui sta arrivando, non fargli vedere che stai piangendo. - Mi accoglie tra le braccia, cullandomi premurosamente. - Sei forte, tesoro mio, ma questa non è una battaglia che puoi vincere sola. Fidati di me, non dare nell'occhio, o i tuoi  buoni propositi andranno in fumo. - 

- Non ci riesco... - Singhiozzo, staccandomi di colpo al sentire il ticchettio degli stivali di Schneider. 

- Ah, l'amore! L'inganno più melenso, più prevedibile in cui si possa incappare! Quando ti sbarazzerai di lei? Mi strugge sapere che la mia prigioniera perduta non giaccia più tra le mie gambe... - Le sue entrate sono memorabili: ha sempre tante parole carine per me! - Dunque - riprende, ricomponendosi. - Il giudeo prodigioso di cui tutti parlano? Se l'udito sopraffino di Sua Eccellenza ha stabilito che quel subumano ha talento, dev'essere senz'altro qualcosa di eccezionale! - Si guarda intorno, credendo di trovarlo nella stanza, ma restando di fatto deluso. - Dove celi il tuo fenomeno? - 

- Der Jude ist nicht bereit. Hast du nicht gehört, was deine Untergebener mit ihm machten? / L'ebreo non è pronto. Non hai saputo cosa gli facevano i tuoi sottoposti? - 

- Leider. / Purtroppo. - Commenta, giocherellando con le unghie. - Wie Sodom und Gomorrah, nicht war? / Come Sodoma e Gomorra, no? - 

Rüdiger è un uomo ragionevolmente intelligente, tuttavia presumo che non conosca le vere ragioni secondo le quali, nel mito biblico, le dette città furono distrutte per mano di Dio, da una pioggia infuocata. 

Di solito, si pensa che Sodoma e Gomorra siano state punite perché peccaminose, per via di una " trasgressione " sessuale, ma ciò è falso, in quanto gli abitanti di Sodoma si macchiarono di un peccato all'epoca ritenuto ancora più grave, ossia l'aver tradito degli ospiti, secondo il racconto, due angeli mandati da Dio stesso. 

Quindi, per quanto possa sembrare un paragone mirato, in realtà, non lo è affatto. 

- Risparmiami le parabole intellettuali, ragazzina. Lo vedo da come storci il naso che vorresti ribattere. Comunque voglio vedere il ragazzetto che ha condannato due dei miei uomini a morte certa. Figuriamoci se quegli inetti saranno capaci di sopravvivere fino ai mesi invernali, oltretutto, in quell'inferno ghiacciato. Bah! Vorrà dire che, d'ora in poi, saranno cazzi loro. - Ride, convinto d'aver fatto chissà quale brillante battuta. 

- Nel sottoscala. - Appena il rosso supera la porta, gli corro dietro, in apprensione per Isaac e per Naomi, incaricata di medicarlo. 

- Paura, Mauschen? - Usa il nomignolo che odio, riservandomi un'occhiata agghiacciante. 

" Aspetta che Von Hebel esca di scena " è questo che mi suggeriscono i suoi occhi plumbei, pur ignorando l'effettiva presenza del Kommandant. 

- Su, Schneider, non vorrai farci credere che la tua parola valga meno di zero! - Gli ricorda il patto di " non aggressione " stipulato stamane, alle prime luci dell'alba, non mancando di elogiare le qualità di Isaac, nel tentativo di farlo ragionare. 

Cane e gatto. 

E non ho idea di chi sia il cane e chi il gatto. 

Ci affacciamo sullo sgabuzzino, ammassandoci sulla porta come anziane vicine ficcanaso. 

Loro non si accorgono di noi, ma Schneider si accorge dello sguardo interessato della giovane, china nell'atto di fasciargli la gamba ferita. 

- Come sei bello, riccio... - Ignara del fatto che possa capirla, Isaac ha assunto per lei le sembianze di una visione onirica, tant'è che la ragazza, una volta finito, appoggia stancamente il viso sul palmo della mano, forse sognando il tempo in cui sarebbe stato possibile l'insorgere di un intreccio amoroso tra loro. 

Vorrei essere contenta, invece sono un groviglio di lenzuola, pallidissima, tremante nei miei goccioloni freddi. 

Rüdiger ha visto tutto e potrebbe ritorcerglielo contro. 

Osservandolo, capisco che abbia dentro il genio della perversione e, per lui, non c'è nulla di più perverso che il veder soffrire due amanti infelici per sua propria mano. 

- Che bel quadretto... Il mio povero cuore non può sopportare una simile commozione! - Esclama il rosso, da bravo attore qual'è, portandosi una mano al petto e fingendosi commosso. 

Entrambi sobbalzano, muti e vicini, anche nella disgrazia. 

- Fuori, Jude. È venuto il momento di cantare. - Il biondo mi trattiene tanto saldamente da farmi provare dolore, chiedendomi, in modo implicito, di non frignare, di trattenere vere lacrime di preoccupazione. 

Lei rimane sola, nella penombra, e assiste pian piano all'affievolirsi del fascio di luce, fino alla sua definitiva scomparsa. 

Non è finita. 

Rüdiger tornerà a tormentarla. 

Ed io dovrò esserci per salvarla dalla crudeltà del colonnello.

- Le giudee non hanno proprio gusto. - Commenta, dopo aver visto il ragazzo da vicino. - Pure zoppo! Devi sperare che guarisca presto, Prinzessin, o dovrò spedirlo alle " docce " così come ho fatto con la zingarella. -

All'interno, grido contro di lui, lo assalgo, lo aggredisco ma, di fatto, non posso far niente, almeno fin quando il suo aiuto non mi tornerà più utile. 

Isaac cammina con i polpacci fasciati e scoperti, i pantaloni mollemente arrotolati sopra il ginocchio che non stanno su, i riccioli mori davanti agli occhi. 

Rüdiger lo scorta nel salone principale, poi si affloscia sul divano in pelle, pretendendo che quel ragazzino terrorizzato si posizioni davanti a lui e lo fissi dritto in quell'abisso blu, paludoso. 

Anche Reiner siede, sul sofà che fa ad angolo, spingendomi nel solco tra i cuscini. 

- Non emettere un fiato. - Biascica, zittendomi. 

- Beh? Prendi quel foglio, per la miseria! Non ho tutta la giornata! - Isaac si piega sul tavolino, tremando come una cannetta fluviale scossa dal vento. Afferra il foglio in questione. Esaminandolo, ha un mancamento. 

- M-ma ma signore, queste sono arie d'opera... Io... Io non sono un tenore. - 

- Oh, ti assicuro che canterai come un fringuello. - Replica il rosso, sorridendo malignamente. - Altrimenti ti strappo le palle e ti faccio diventare un soprano in piena regola, Jude. -  

Ripenso alla sfilza di attrezzi che ho visto nel seminterrato e realizzo che non si tratti di una battuta, ma di una minaccia bella e buona.

È pazzo! 

- Vedi di non farmi fare una brutta figura. - Aggiunge Reiner, nonostante lo stessi pregando di tacere. 

- Che cos'è? - Faccio un cenno verso quel foglio, cosicché lui capisca quale sia il soggetto della frase. 

- Vivaldi: il Giustino, " Vedrò con mio diletto ". - Cosa, cosa?! Rüdiger è veramente un folle, se crede che Isaac sia in grado di raggiungere tonalità così elevate.

Non si parla propriamente di tenore; si parla di controtenore ( nell'originale, di cantante evirato, che poteva raggiungere toni persino più alti del soprano ) e non tutti sanno sfruttare al meglio il registro più acuto della voce, le cosiddette " note di testa ". 

Io, più che altro, l'ho sempre sentito cantare brani a media e bassa intonazione, per cui come farà ad eseguire un pezzo di questo tipo senza brutalizzarlo? 

Sono preoccupata, dal momento che lui stesso sembra non fidarsi nelle sue capacità. 

Rüdiger sogghigna, pregustando il suo fallimento. 

Ma io devo credere in lui, devo convincermi che riuscirà a soddisfare anche questa impossibile richiesta. 

Gli faccio segno di mantenere la calma, di concentrarsi, pregando i due ufficiali di non pressarlo, affinchè prenda il tempo di cui ha bisogno. 

- Non aspettatevi la prestazione di un professionista. - 

Isaac, però, apre bocca, dimostrando fin da subito di possedere una voce bianca, angelica, straordinariamente pura, degna del nome di " contralto ". 

Sono stupefatta. 

Rudy non ride più; entrambi prestano attenzione a lui, riconoscendo apertamente il merito che gli spetta.  

La sua estensione vocale è un miracolo e mi affligge sapere che, nonostante questo, per loro rimarrà sempre e comunque un " aborto della natura ", qualcosa che non dovrebbe esistere. 

Eppure la sua voce ha un che di sublime, una dolcezza, una leggerezza extraterrena, il tutto, senza che essa sembri femminea, ma del tutto particolare, riconoscibilissima. 

La mia commozione è reale. 

- Lo " ingaggerai", vero? - Biascico, alla fine, cercando l'approvazione di Rüdiger. 

Lui non si gira nemmeno verso di me, continuando a fissarlo stralunato. 

Brucia la sconfitta, eh? 

Isaac, sentendosi in soggezione, distoglie lo sguardo, rimirando il pavimento. 

- Quando tornerà ad essere " presentabile ". È mia priorità scongiurare che inciampi prima o dopo l'esibizione. Peter è un fratello per me... Non rovinerà il momento più importante della sua carriera. La sua, è l'occasione della vita. -

Lui deglutisce, mentre io tiro un sospiro di sollievo. 

Schneider, questa volta, tiene veramente ad offrire una serata indimenticabile all'amico, per cui farà il possibile perché tutto vada liscio, a costo di garantire ad un ebreo un trattamento migliore del consueto. 

- Ho del lavoro da svolgere ora. - Sentenzia, alzandosi e uscendo di casa in gran fretta. 

- È andata bene direi. - Reiner annuisce, sebbene Isaac sia ancora teso. 

Ha un'aria impaurita. 

- Sac. - Non avevo mai provato ad abbreviare il suo nome ma, tenendo conto che suoni relativamente bene, penso che questo lo aiuterà a tranquillizzarsi, ad apprezzare una cosa " buona " che gli è capitata. 

- Datti un tono. - Sbotta il comandante, tirandomi indietro. - Lui non è come te. Non è tuo amico. - 

- Reiner, ti prego! - 

- Abbiamo finito qui. - Mi ordina di venir via ed io, a malincuore, gli obbedisco, consigliando ad Isaac di tornare nella stanza, da Naomi. 

- Perché non hai insistito? Se lo avessi fatto, saresti riuscita a persuadermi. - Mi dice, una volta rimasti soli. 

- Perché tu non lo volevi e, penso, nemmeno lui; si sarebbe sentito a disagio con te e questo ero io a non desiderarlo. Così lo scambio è reciproco e vantaggioso per entrambi, no? - 

- Tu sei davvero... - Si delineano due fossette sulle guance, non proprio graziose, ma sincere. La sua risata è argentina, tuttavia, è a me che toglie il fiato. 

- Cosa? - Mi schiaccio contro i suoi addominali, inclinando la testa, corrucciando la fronte per guardarlo doverosamente. 

- Komisch. / Strana. - Mi arruffa i capelli, aggiungendo: - nel senso buono. - Ecco che ci riprova... Si piega, cercando quasi disperatamente di agguantare le mie labbra. 

Appoggio una mano sulla sua bocca, schivandolo. 

- Te lo devi guadagnare. Non lo regalo mica, sai? - Contesto, incrociando le braccia. 

- E, sentiamo, cosa dovrei fare? - 

- Un’opera di bene. - Replico, impuntandomi sul perseguimento di un obbiettivo nobile, piuttosto che su miei capricci adolescenziali. 

- Per un bacio? - Chiosa, scuotendo di già il capo, credendomi una povera ingenua. 

- Per la mia fedeltà e chissà, magari, per il mio cuore. - 

 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

mi scuso infinitamente per il ritardo, per la lunghezza ridotta del capitolo e per il contenuto " scarno ", ma ho voluto pubblicare questa prima parte oggi, poichè nei giorni seguenti sarò impossibilitata a farlo. Mi auguro comunque che risulti scorrevole e, in qualche modo," piacevole ". 

Alla prossima! ( Sperando di riuscire a rendere la seconda parte più movimentata della prima. )

 

 

  
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