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Autore: Rumaan    10/03/2019    3 recensioni
Come una dei fortunati premi dell’asta per San Valentino di Hogwarts, Hermione si ritrova ad essere vinta, tra tutti i partecipanti, da Draco Malfoy. Riusciranno a dimenticare il passato e godersi una romantica uscita in carrozza?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Valentine's Auction

Attenzione! Questa è una traduzione. La storia originale la potete trovare al seguente link:

https://www.fanfiction.net/s/9111867/1/The-Valentine-s-Auction

 

Note dell’autrice: La storia è stata scritta per il festival DramioneLOve Valentine’s Day di Livejournal. Sono state scritte storie meravigliose, quindi andate a leggerle. Grazie a RZZMG per aver organizzato il festival ed a Captainraychill, non solo per averci regalato delle meravigliose FF, ma anche per aver creato un prompt che non vedevo l’ora di scrivere. Grazie mille anche a Poppyxxxx per aver avermi fatto da Beta, nonostante l’Università.

 

Prompt: in occasione del giorno di San Valentino, sono state allestite romantiche ed incantate carrozze tra Hogwarts ed Hogsmeade. Come ci finiscono assieme Draco ed Hermione, e cosa succede una volta lì?

 

Disclaimer: Harry Potter è proprietà di J.K. Rowling e Warner Bros. Questa storia è stata creata esclusivamente per divertimento, senza scopo di lucro, e senza intenzione di infrangere il copyright.


L’asta di San Valentino

Hermione non si capacitava di come era stata persuasa a farlo. Sbirciò ancora una volta dalla tenda di velluto, e deglutì alla vista della massa di persone già sedute in attesa dell’inizio dell’asta.

“Andrà tutto bene, Hermione, vedrai”.

“Fai presto tu a dirlo, Harry. Lì fuori hai qualcuno pronto a puntare su di te, con la tua Camera blindata ridicolamente grande a sua disposizione per assicurarsi la vittoria”.

Il suo migliore amico non riuscì ad evitare il sorriso che gli apparse sul viso. Non aveva nemmeno il cuore di fargli una colpa per la sua felicità, nemmeno quando doveva affrontare chissà quale diffidente mago (o strega) pronto a puntare Galeoni. Lui aveva già sacrificato così tanto per la comunità magica. Non che anche lei non l’avesse fatto, ma non aveva qualcuno di speciale seduto lì fuori in attesa che si assicurasse di non farla finire in un appuntamento con un libidinoso pervertito.

Quindi invece che guardarlo, mise il broncio. “Non so come mi sono ingrovigliata in tutto questo”.

“Come abbiamo fatto tutti noi. Abbiamo permesso alla Professoressa McGranitt di abbindolarci in questa faccenda”.

Hermione annuì in assenso.

Hogwarts era ufficialmente in bancarotta. Le riparazioni al castello dopo la Grande Battaglia erano state estese, ed avevano prosciugato tutte le riserve che la scuola di solito aveva da parte. Ciò significava che non c’erano più soldi per supportare gli studenti che avevano bisogno di un aiuto economico per andare a scuola, né per sostenere i costi normali della scuola stessa. La Preside stava organizzando raccolte fondi dall’inizio dell’anno scolastico, per incassare denaro, e l’asta di San Valentino era stata la sua ultima trovata. La Professoressa McGranitt era rimasta davvero compiaciuta all’idea, e non aveva avuto scrupoli nell’incastrare malamente chiunque potesse. Anche il Ministro della Magia, Kingsley Shackelbolt, era messo all’asta. Ma il pezzo forte era stato far dire di sì ad Harry, che aveva dato la sua parola anche per Ron ed Hermione.

Beh, ai suoi amici maschi andava bene. Avevano entrambi portato le proprie fidanzate, con istruzione di vincerli a tutti i costi. Ma Hermione era single, e preoccupata che un paio di maghi corrotti puntassero su di lei. Aveva orecchiato un mago sulla cinquantina dire ai suoi amici che stava pianificando di vincere “quella bella e giovane puledra, numero 9”. Nella sua mente sarebbe stato illegale anche solo permettergli di alzare la mano, aveva solo diciannove anni, per la miseria. Ma poi si ricordò di starlo facendo per una buona causa. Hogwarts significava tutto per lei.

“Non preoccuparti, Hermione. Magari c’è un elegante giovane laureato lì fuori, che aspetta solo la sua occasione per conquistarti”.

Lei roteò gli occhi. “Ora sei ridicolo. Cose del genere accadono solo nei romanzi rosa spazzatura”.

L’amico la spinse in disparte per dare un’occhiata alla Sala Grande. “Garda! Dicevo sul serio”.

“Cosa?”, chiese lei, levandolo di mezzo per dare uno sguardo al bel ragazzo che lui aveva visto.

“È arrivato Goyle”, disse lui, ammiccando malvagio.

Lei gli lanciò uno sguardo penetrante. “Non c’è nulla di affascinante in Goyle”.

“Magari è stato maledetto e trasformato in un troll, ed ha bisogno di un bacio dalla sua principessa per ritornare alla sua vera forma di affascinante Principe”.

“Era una rana, Harry. Ed io non sono una principessa”.

“Sei la principessa Grifondoro. O così ho sentito dire”.

Hermione roteò gli occhi. “Se non stai attendo, Confonderò Ginny. Ci sono un sacco di streghe la fuori che vogliono fare una romantica passeggiata in carrozza, al buio, con il grande Harry Potter. Chi lo sa cosa potrebbero pensare di farti in quella situazione?”.

L’amico sbiancò un pochino, mentre soppesava quanto reale fosse la minaccia. Ovviamente arrivò alla conclusione che non fosse seria. “No, non me lo faresti mai! So che ti sei esercitata nelle maledizioni, nel caso ti vincesse quello sporco e vecchio pervertito dell’Ufficio Relazioni con i Folletti. Non mi augureresti lo stesso”.

Prima che riuscisse a dire qualcosa, vennero entrambi sospinti da una frustrata Aurora Sinistra. L’asta stava per iniziare, e dovevano andare a sistemarsi secondo l’ordine del volantino.


Hermione guardò gelosa, mentre Harry e Ron venivano entrambi avvolti dalle loro vittoriose fidanzate. Lei era ancora all’oscuro di chi aveva vinto l’appuntamento con lei, dato che il vincitore era stato nascosto dal pesante mantello di Hagrid. Non era nemmeno riuscita a sbirciare quando tutti si erano girati per vedere chi fosse. Alcune delle facce scioccate non l’aveva rassicurata. Era legata a qualcuno di orribile.

Le carrozze iniziarono a mettersi in fila all’entrata, ed in altre circostanze ne sarebbe rimasta affascinata. Invece dei Thestral, le tiravano un cavallo bianco puro ed uno nero lucente, con le redini di seta incantate per portarli ad Hogsmeade e ritorno per diverse ore. Ogni carrozza aveva un cestino da picnic, con all’interno prodotti offerti da varie compagnie.

La sua carrozza accostò, e lei si guardò attorno, confusa di dove fosse il suo appuntamento per quella notte. Scrollò le spalle, visto che non apparve nessuno, e salì in carrozza. Se non avesse voluto andare, non sarebbe stato un suo problema. Ci sarebbe stato più cibo per lei.

L’interno era adornato con una dozzina o più di fate, che svolazzavano carinamente sul soffitto. C’era un mazzo di fiori profumati che pendeva, e riempiva la carrozza con un profumo intossicante, ma Hermione non fece caso a nulla. Piuttosto, guardava in orrore la persona che l’aveva vinta.

“Tu!”, esclamò sorpresa.

Ci fu uno scrollo di spalle, ed un leggero cenno di assenso.

“Perché?”

“Che posso dire, Granger? Sono profondamente e perdutamente innamorato di quel cespuglio che chiami capelli”.

Lei strinse gli occhi al suo tono sarcastico. Non era sicura di preferire il pervertito dell’ufficio Relazioni con i Folletti a Malfoy.

“Oh, per favore! Non provarci nemmeno”.

Lui rise leggermente. “Vuoi la verità?”.

Lei annuì.

“Mi fa apparire bene. La mia famiglia non è esattamente vista di buon occhio al momento”.

Era capibile. I Malfoy erano alla frutta. Potevano essere riusciti a tenersi fuori da Azkaban grazie alle azioni di Narcissa nella Foresta Proibita, ma non significava che la popolazione fosse volenterosa di perdonarli.

“E credi che puntare su una Nata-Babbana cambierà le cose”.

“Non essere stupida, Granger. Utilizza il cervello che so che possiedi. Certo che no! Ma non fa male, soprattutto quando la Nata-Babbana in questione è la migliore amica di Harry Potter”.

Hermione non sapeva se esserne ferita o meno. Nonostante la sua visione pessimistica dell’evento, aveva segretamente sperato di trovare un po’ di romanticismo. Essere vinta per le sue qualità relazionali non era di certo qualcosa che trovava lusinghiero.

Un silenzio imbarazzante cadde tra i due, finché lei non scoppiò a ridere, il che si intensificò mentre Malfoy aveva uno sguardo leggermente spaventato per la sua reazione.

“Scusa”, disse. “Ma è troppo strano. Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata in un appuntamento in carrozza, romantico ed illuminato da fate, con te”.

“Ha i suoi lati divertenti”.

Lei si chinò e rovistò nel cestino da picnic, disperata nel tentativo di trovare una bevanda che potesse rendere la cosa gradevole. Si alzò trionfante, mentre in un secchiello ghiacciato giaceva una bottiglia di champagne rosa. Vi trovò accanto due bicchieri appositi.

“Ne vuoi un po’?”, chiese, mentre offriva un bicchiere vuoto a Malfoy.

“Perché no? L’alcool potrà solo far passare più velocemente le prossime ore”.

Facendogli una linguaccia, mise il bicchiere tra le gambe ed agitò la bacchetta per aprire la bottiglia. Il vino frizzante spumeggiò su, e lei riuscì appena in tempo a mettere in posizione il bicchiere prima di farlo gocciolare ovunque.

“Sei davvero elegante, Granger”, disse asciutto Malfoy.

“Sta zitto! Vorrei vedere te, in un posto così piccolo ed in movimento”.

“Ecco perché ho gli elfi domestici”, replicò.

Lei roteò gli occhi. Alcune cose sembravano non cambiare mai. Inghiottì almeno mezzo bicchiere, prima di guardarlo ancora una volta. Non lo vedeva davvero dal sesto anno, ma aveva un aspetto migliore dell’epoca. Aveva preso un po’ di peso, ma gli occhi erano rimasti adombrati, come se avesse dei rimpianti. Capì di non sapere assolutamente più nulla di lui.

“Allora, che cosa combini ultimamente?”, chiese, non essendo una che ama il silenzio.

Lui l’adocchiò curioso. “Sei davvero interessata, o vuoi solo passare il tempo?”.

“Un po’ entrambe”, replicò, onesta come sempre.

“Faccio il volontario alla Fondazione Orfani di Guerra”.

Lei sbuffò.

“E questo cosa significa?”, chiese lui.

“É una mossa tipica dei Malfoy. Dovete ricostruire la vostra reputazione, dunque cosa fate? Volontariato ad un’associazione di beneficienza che sapete vi metterà in luce migliore con le persone”.

“Per qualcuno che si vanta di essere di mente aperta e compassionevole, sei davvero veloce a giudicare”.

Prese un altro sorso di champagne. “Credo di avere dei buoni motivi per essere scettica, se riguarda la tua famiglia”.

Lui scrollò le spalle, quasi riconoscendo ciò che aveva detto. “È parte del mio verdetto. Devo ridare qualcosa alla comunità, altrimenti mi ritroverò ad Azkaban per tre anni”.

"Oh!", disse lei.

"Sì, esatto. Oh!”, rispose lui. Ora si era voltato per affrontarla, e lei rimase stupita di vedere le emozioni sul suo viso. In effetti, sembrava appassionato.

“Questo è il problema con te e la vostra allegra banda Grifondoro. Nel vostro mondo tutto è sempre bianco o nero”.

Riusciva a sentirsi la rabbia montare. “È un pregio, detto da te. Tu hai una mente così ristretta che automaticamente pensavi io dovessi essere uccisa, o schiavizzata, o chi lo sa cos’altro, solo per esistere. Per te, il mondo è diviso in indegni come i Sanguesporco, i traditori del proprio sangue, i Mezzosangue, ed i degni Purosangue. Il che è la più grande pila di spazzatura che ho mai sentito, considerato che non ho controllo sulla magia. Lei mi ha scelto, non il contrario”.

Tutto ciò che riusciva a percepire nella quiete seguente allo sfogo, furono i suoi respiri affannati. Lo guardò, e lui non distolse lo sguardo. Si fissarono come se si vedessero davvero per la prima volta. Non c’erano amici, professori, famiglia o colleghi che potevano mettersi in mezzo e distogliere i loro pensieri, e la tensione iniziò ad aumentare nella carrozza.

Venne rotta da una calma parola.

“Era”.

“Cosa?”, chiese lei.

Lui ruppe il contatto visivo e tornò a guardare fuori dalla finestra, nella notte buia. “Quella era la mia visione. Ma credo di avere il permesso di crescere, considerati gli ultimi paio d’anni”.

“Lo sei davvero? Praticamente la prima cosa che mi hai detto stasera è stata che mi hai vinta perché ti faceva fare una bella figura”.

“Non ho detto che sono cambiato completamente”.

“Io dico che non sei cambiato affatto”. Trovava confusionaria l’intera conversazione, ed il fatto di non riuscire a leggere Malfoy si aggiungeva ai motivi di rabbia. Le sue azioni non suggerivano davvero alcun grande cambiamento. Oh, certo, poteva non star proclamando ad alta voce che non poteva respirare la stessa aria di una Sanguesporco, ma sembrava comunque ancora opportunista. In ogni caso, le sue parole indicavano che aveva cambiato opinioni in qualche modo, e sperava di potergli dare il beneficio del dubbio. Ma era Malfoy.

“Allora non c’è molto che possa dire per convincerti del contrario”.

La mossa improvvisa che fece verso di lei la fece stringere nell’angolo, ma invece dell’attacco fisico che si aspettava, lui si abbassò ai suoi piedi e raccolse la bottiglia di champagne, versandone altro in entrambi i bicchieri. Si ritirò di nuovo nel suo angolo di carrozza, e la guardò da vicino. Lei voleva contorcersi per essere sotto scrutinio, ma rifiutò di dargli quella soddisfazione.

“Che ne dici se iniziamo d’accapo?”.

La sua offerta la colse di sorpresa. “D’accapo?”.

“Sì, invece di rievocare vecchi rancori e comportarci come entrambi ci aspettiamo, perché non facciamo a finta di non esserci mai incontrati? Magari ho puntato su di te per puro divertimento, o perché eri la ragazza più attraente in lista. Qualcosa del genere insomma”.

Lei ci pensò per un momento. Sarebbe stato strano, ma era allettante. Non voleva davvero passare la serata a litigare e battibeccare sul passato.

“Ok”, disse.

Lui sogghignò ed allungò la mano. “Draco Malfoy. É un piacere conoscerla, signorina…”

“Hermione Granger", disse lei. “Ma lo sai già dall’asta”.

Il suo ghigno diventò un sorriso. “Non me ne fai passare una”.

“Sono nota per essere piuttosto intelligente”.

Si guardarono, e risero.

“È strano. Intendo, tutto questo sembra venire da un universo alternativo”.

“Uh, uh, uh!”, la riprese lui. “Ricorda, non ci conosciamo”.

Lei roteò gli occhi, ma continuò la farsa. “Ma certo. Allora… Draco, cosa fai?”.

“Faccio il volontario ad un’associazione di beneficienza per gli organi di guerra. Credo sia ciò che i Babbani chiamano anno sabatico”.

Un lampo d’irritazione dardeggiò sul suo volto, e lei si aspettò una battuta cattiva uscirgli dalla bocca, ma lui sembrò capire la sua richiesta, di genuina curiosità e non perché voleva scavare su di lui.

“Partecipo ad un corso del Ministero, il Programma Riabilitazione Purosangue. Praticamente è disegnato per insegnarci tutto sullo stile di vita Babbano”.

Lei si sporse in avanti, interessata. “Ti dispiacerebbe parlarmene? Ricordo che Kingsley me ne aveva accennato. Voleva partecipassi, ma io volevo concentrarmi a prendere i M.A.G.O. e ad essere onesta, cercare di far cambiare idea a bigotti purosangue non mi allettava. Sono stanca di lottare”.

“Va bene, credo. Ci sono cose buone, ma la maggior parte è prosaico e noioso. Sai, il solito: i Babbani sono come noi eccetera”.

“Ma lo sono”, disse lei con un cipiglio.

“Non esattamente. Ci sono grandissime differenze. Pensavo che tu, tra tutti, ne fossi a conoscenza”.

“Beh, sì. Ma è perché siamo rimasti separati da loro per così a lungo che abbiamo affrontato le cose in maniera diversa”.

“Ma il modo in cui le affrontano loro è opposto al nostro. Da come usano un bastone a come sfruttano l’ambiente”.

“Quelle sono le cose principali in cui la magia ci dà un vantaggio, o dove loro hanno sviluppato tecnologie avanzate per aiutarli in cose per cui noi usiamo la bacchetta. Ma in certi aspetti della vita, siamo praticamente uguali. Certo, ci sono differenze culturali dato il fatto che noi usiamo la magia e che la comunità magica è stata tagliata fuori dai Babbani sin dalla firma dello Statuto Internazionale di Segretezza, ma parliamo la stessa lingua dei Babbani, coi quali condividiamo il Paese, abbiamo sistemi educativi simili, condividiamo le vacanze come il Natale, e tendiamo ad innamorarci e sposarci negli stessi modi. Potrei continuare”.

Lui le sorrise. “Sai, Shackelbolt aveva ragione. Dovevi farne parte”.

“È un complimento?”.

“Immagino di sì. Ma tu spieghi le cose in un modo che chi propone il corso non capisce. Molti di loro sono Nati-Babbani, ma nessuno mi ha mai invogliato come hai appena fatto tu. Di solito tendono ad annuire ed essere d’accordo sul fatto che ci sono grandi differenze”.

Hermione grugnì. “È frustrante. L’intero centro del programma è spezzare le barriere, non rinforzarle”.

“No, non credo io gli stia rendendo giustizia. Di certo non ci insegnano che tutto ciò che avevamo imparato sui Babbani era giusto, ma non credo nemmeno abbiano il tuo stesso talento nel mettere in luce le somiglianze”.

Lei arrossì appena, conquistata dalle sue parole gentili. “Ha funzionato nel farti cambiare idea?”.

“Forse. Mi ha dato qualcosa a cui pensare”.

“Bene”, replicò lei. “Pensare da soli è tutto ciò che chiedo. Allora, dimmi qualcosa che ti piace del corso”.

“Mi piace il lato divertente”.

“Davvero?”, chiese stupita. Credeva Malfoy avrebbe fatto lo snob.

“Sì, davvero. Si sono inventati cose davvero belle. All’inizio ero scettico sui programmi televisivi che dobbiamo guardare ogni settimana. Ad essere onesto, pensavo sarebbe stata assoluta spazzatura, ma mi piace davvero guardare le serie che mi danno, e ne guardo anche delle altre, con i miei genitori”.

Il sopracciglio di Hermione si alzò. Faceva fatica ad immaginare la famiglia Malfoy prepararsi la sera di fronte alla tv.

“Fammi capire, vi danno dei programmi da guardare?”.

“Sì, e dobbiamo farne una presentazione, per dimostrare che facciamo davvero i compiti”.

“Che programma ti hanno dato?”.

“Buffy l’Ammazzavampiri”.

Gli lanciò uno sguardo divertito. “Ti fanno guardare Buffy?”.

“Granger", iniziò a dire lui.

“Tut, tut, Draco. Pensavo fossimo nuovi conoscenti”.

Fu il turno di lui di roteare gli occhi. “Scusa, Hermione. Non è così strano mi abbiano dato una serie da guardare. Comunque, sembra la guardi anche tu?”.

“Suppongo di no, ma non riesco ad immaginarti seduto a guardarlo, e che ti piaccia”.

“Perché?”.

Lei ci pensò, e la risposta che le venne in mente non era lusinghiera, ma non avrebbe fatto la timida solo perché poteva ferirlo nei sentimenti. “Non lo so. Non pensavo avessi così tanto senso dell’umorismo, o che lo avresti apprezzato”.

“Vedi, perché conosci solo un lato di me. Mi piace ridere come a tutti. Come mai tu lo guardi?”.

“Una delle prime cose che ho fatto alla fine della guerra è stata contattare alcuni amici Babbani. Ovviamente, guardano sempre la tv, così per non sembrare ancora più strana di quanto fossi, sono andata al negozio locale ed ho noleggiato quante più serie tv possibili. Buffy è uno dei miei preferiti, e dei miei amici”.

“All’inizio non ne sono rimasto gran che impressionato. A Theo hanno dato X-Files, e sembrava molto meglio di un programma per ragazzine, ma l’umorismo e l’introduzione di Spike mi hanno conquistato”.

“Spike?”, disse incuriosita lei, storcendo il naso. “Io preferisco di più Angel”.

Anche pensandoci, poteva capire perché a Malfoy piacesse Spike. Avevano alcune caratteristiche in comune, incluso un umorismo pungente ed una personalità spocchiosa.

“Certo. Anche a Pansy piace. Parla sempre della sua presenza perfetta. Se chiedi a me, è noioso. Troppo angoscioso”.

“Ne fa parte l’intera Casa Serpeverde?”.

Malfoy la guardò con veemenza. “Cosa credi?”.

Lei si morse un labbro. “Ok, era una domanda stupida. Allora, guardi anche altri programmi?”.

“Non quelli di Pansy. Lei guarda alcune stupide soap opera, East Enders o qualcosa del genere. È spazzatura, ma lei ne è presa. A me piace X-Files e la serie di mio padre”.

“Qual è?”

“E.R., è divertente vedere come i Babbani curano le ferite. Ecco perché molti muoiono negli incidenti. È praticamente barbarico”.

“Non sono sicura sia questo che dovresti carpire”.

Malfoy roteò gli occhi ancora una volta. “Lo so, lo so. Mio padre ha già dovuto fare una presentazione su come i Babbani riescono a trattare malattie, incidenti e problemi senza abilità magiche”.

Lei non riuscì a soffocare il sorriso.

“Cosa?”, chiese lui.

“É solo che il corso sembra fatto bene. Mi piace vi abbiano assegnato programmi che vi si addicono, e ciò che potreste carpirne a riguardo”.

“Non sono sicuro abbiano pensato molto ai programmi di Pansy. Hanno semplicemente deciso che essendo una ragazza le piacciono pettegolezzi e dramma, quindi le hanno affibbiato una soap”.

Lei scrollò le spalle. Non le erano mai piaciuti i melodrammi delle soap opera, e non ne avrebbe difeso l’esistenza o lo scopo. Comunque, era affascinata dai suoi ragionamenti. “Perché credi ti abbiano dato Buffy?”.

Lui le lanciò uno sguardo consapevole. “Riguarda il destino ed essere incapaci di sfuggire ad un fardello che ti è stato dato per caso alla nascita o dal destino. È ovvio che stanno cercando di farmi vedere Potter sotto una luce diversa”.

Non aveva mai pensato ad Harry e Buffy come situazioni simili, ma era interessante che lui l’avesse fatto. “Ha funzionato?”.

Lui sogghignò, e riempì di nuovo il bicchiere. “Se fosse bello come lei, allora potrebbe. Ma è un idiota pelle ed ossa con gli occhiali, quindi non proprio”.

Lei rise e lo colpì leggermente al braccio. “Sei incorreggibile! Quindi se Harry fosse, diciamo, Harriet, saresti stato più incline a fartelo piacere”.

“Non andrei così distante, Gran… Hermione. Sarebbe comunque Potter”.

“Harry non è cattivo. Ti piacerebbe, se gli dessi una possibilità”.

Il sopracciglio destro di Malfoy si sollevò, ma lui decise di cambiare argomento. “Allora, Hermione, tu cosa fai?”.

“Lavoro al Ministero…”

“Prevedibile”, disse lui, interrompendola.

Lei stringe se labbra. “Se mi lasciassi finire. Lavoro al Dipartimento per il Controllo e la Regolazione delle Creature Magiche”.

“Come ho detto, prevedibile”.

“Cosa c’è, di prevedibile in tutto questo?”, disse soffiando.

“Avevi creato la società per gli elfi domestici al quarto anno, no?”

“Sì, e allora?”.

“Blateravi sempre su come fossero trattati male, allora è ovvio che avresti sprecato il tuo potenziale per andare a lavorare in quel dipartimento scroccone”.

Hermione si accigliò. Sicuramente non aveva considerato le sue aspirazioni come uno spreco. Faceva esattamente ciò che voleva, ed avrebbe fatto la differenza in come le creature meno fortunate erano trattate dalla comunità magica. Etichettare la sua carriera “fannullona” era irritante, e così da Malfoy da essere infuriante.

“Non c’è nulla di sbagliato nella strada che ho scelto. Farò qualcosa per cui vale la pena, e migliorerò le cose per chi ha bisogno d’aiuto”.

“Ma praticamente fai solo carte. Potevi fare carriera come Indicibile, o Guaritrice, dove potevi passare il tempo a creare nuovi trattamenti o scoprire nuove magie”.

“Ma in questo modo ottengo leggi per un trattamento migliore per le creature magiche. Cambierò le vite anche solo lavorando da dietro una scrivania”.

Lui scosse tristemente la testa. “È un peccato, Hermione”.

“Lo dici solo perché libererò i tuoi elfi domestici”, disse provocatoria.

“Buona fortuna a cambiare centinaia d’anni di tradizione”.

“Oh, li cambierò. Non dubitare di me”.

Lui sorrise, piuttosto ammirato. “Magari non dovrei. Se Hogwarts mi ha insegnato qualcosa, è che tu ed i tuoi due stupidi amici riuscite sempre a fare l’impossibile”.

“No, non l’impossibile, si chiama rifiutarsi di accettare lo status quo”.

Lui riprese la bottiglia e riempì il bicchiere di lei.

“Non abbiamo ancora finito lo champagne?”, chiese.

Malfoy lo alzò, e per la sua sorpresa era ancora quasi pieno.

“È una di quelle bottiglie auto-riempienti”, spiegò. “Paghi per una certa quantità, ma invece che dover andare a prendere le nuove, il liquido riempie quella originare”.

“Come mai non ne ho mai vista una prima d’ora?”.

“Sono costose. La tua esperienza del mondo magico è stata Hogwarts ed i Weasley. Hogwarts è una scuola e non c’è bisogno di bottiglie di alcool simili, ed i Weasley non potrebbero permetterselo”.

“E tu allora come facevi a sapere cos’era?”.

Ghignò. “Non solo sono benestante, ma è stato il mio contributo al cestino da picnic”.

Lei non riuscì a nascondere la sorpresa, anche se lo voleva, sapendo che Malfoy l’aveva detto solo per sconvolgerla.

“La Professoressa McGranitt ti ha chiesto di contribuire all’evento?”.

Lui tossì. “La mia famiglia potrebbe essere persona non grata al momento, ma abbiamo ancora i soldi. Certo che la McGranitt me lo ha chiesto. Mi ha personalmente invitato all’evento, sapendo che avrei scelto una persona all’asta. Dubito pensasse saresti stata tu, comunque”.

“È stata un po’ una sorpresa”.

“Non avevi qualcuno nel pubblico come Potter o Weasley?”.

Sperava di poter rispondere con un sì e non suonare così una triste e sola giovane donna che era stata lasciata in disparte dai suoi due migliori amici, ma poi lui le avrebbe fatto domande imbarazzanti sul perché il tipo non avesse fatto l’offerta vincente ed il fatto che l’unico a fare un’offerta fosse stato l’inquietante Herbert Meldrew dell’ufficio Relazione con i Folletti non era l’ideale. Preferiva fargli sapere che non aveva nessuno, piuttosto che fargli pensare di stare con qualcuno che poteva essere suo nonno.

“No”, disse coraggiosamente.

“Perché no?”

Prese un sorso di champagne, e guardò Malfoy. Lo studiò per qualche momento, dandosi tempo di guardarlo. Era davvero molto più attraente di quanto ricordasse. Il suo ricordo di lui era fatto di angoli appuntiti, che sembravano andare a braccetto con la sua personalità poco piacevole. Ma ora, mentre lo osservava, sembrava essere cresciuto nei lineamenti, lasciandosi alle spalle il ragazzino di un tempo. Il viso era ancora angolato, ma molto più mascolino. La mascella era scolpita e, nonostante il naso fosse ancora appuntito, era meravigliosamente dritto e dava al viso un che di classico.

“Semplicemente non ce l’ho”, disse lei, sulla difensiva.

“Credevo tu e Weasley sareste finiti insieme”.

“Quella nave è salpata tanto tempo fa”.

Davvero. Nonostante aver condiviso quel bacio durante la battaglia, avevano aspettato troppo per fare la mossa e trasformare l’amicizia in qualcosa di più profondo. Si erano scontrati, addolorati durante le settimane seguenti alla caduta di Voldemort, ma una volta sepolti amici e familiari avevano avuto un momento per loro e capito che preferivano l’amicizia sopra qualsiasi cosa. Ron aveva iniziato a lavorare con George, ed Hermione aveva frequentato per sei settimane il corso dei M.A.G.O. ad Hogwarts. Quando aveva superato gli esami, Ron stava già con Padma Patil.

“Trovo difficile credere che da allora non ci sia stato nessun altro”.

Lei scrollò le spalle. “Non c’è stato”.

Lui tossì, e lo sguardo che le lanciò le fece venire i brividi lungo la spina dorsale. Non aveva mai visto i suoi occhi essere nient’altro che freddi ed indifferenti, ma ora erano caldi nel profondo. Le fecero surriscaldare il sangue nel corpo, ed il cuore iniziò a batterle forte.

“I tuoi colleghi sono ciechi?”.

Lei arrossì. Non era abituata a ricevere quel tipo di attenzioni. Beh, non da Cormac McLaggen, che era sinistro e disgustoso. Questo era intrigante ed eccitante, e poteva abituarcisi. Si sentiva come se fosse stata speciale, in qualche modo.

“Oh, beh. La loro perdita è il guadagno di qualcun altro”, disse lui.

Se c’era una cosa che Hermione non era, era il fatto di essere stupida. Stava flirtando con lei, implicando che poteva essere il suo, di guadagno. Non era sicura di come si sentisse a riguardo, ma prima di riuscire ad analizzare la situazione, si trovò a rispondere.

Mise la mano sul suo braccio destro, e mise in gioco le ciglia, cercando di sembrare civettuola. “Forse non ho ancora incontrato l’uomo giusto?”.

Il sopracciglio di lui si alzò alle sue parole, e spuntò un lieve sorriso gli spuntò sulle labbra. Oh Dio, stava davvero flirtando di rimando? Lei ritrasse velocemente la mano come se fosse stata punta, e versò sfiduciata lo champagne nel suo flûte quasi vuoto. Quanto ne aveva bevuto? Doveva centrare per forza quello, per il suo comportamento completamente dissennato e non da lei. Non aveva nemmeno mangiato nulla.

Allungò il proprio bicchiere a Malfoy senza troppe cerimonie. “Ecco, tieni. Guardo che cibo abbiamo. Non ho mangiato molto a pranzo, e non reggo bene l’alcool a stomaco vuoto. Avremo una terribile sbornia domani”, disse nervosamente, confusa dal proprio comportamento precedente.

Lui prese il bicchiere e rimase seduto in silenzio, ancora con il live sorriso, mentre la guardava rovistare nel cestino.

“Ah, perfetto, c’è una baguette. Asciugherà l’alcool. Oooh, c’è una selezione di formaggi francesi. Saranno deliziosi”.

Svelò un paio di piatti ed alcuni coltelli, ed inizi ad organizzare la selezione di prelibatezze su ognuno di essi. Glie ne allungò uno con un falso sorriso, e procedette a prendere un grande morso di pane spalmato con del Roquefort.

“Mmm… proprio quello di cui avevo bisogno”, disse mentre deglutiva.

Il silenzio dell’uomo di fianco a lei continuò. Lo guardò, e vide che non aveva ancora toccato il cibo, semplicemente la guardava.

“Cosa?”, chiese Hermione.

“Non è la fine del mondo se flirti con me”.

Il sangue le andò alle guance. “Non stavo flirtando con te”.

“Ovvio, certo che no”, disse lui in palese incredulità.

“Non è vero”, ribatté.

“Non sarebbe un disastro, se lo avessi fatto”.

“Sì, lo sarebbe. Sei tu. È ridicolo pensare che uno di noi sarebbe attratto dall’altro. Comunque, era solo l’alcool a parlare”.

“Pensavo non avessi flirtato con me. E perché sarebbe strana l’attrazione?”.

“Non l’ho fatto. Ma se erroneamente credi di sì, era l’alcool. E andiamo? Io e te? È da pazzi”.

“Ma io non sono ubriaco. E tu sei una bella strega, perché dovrebbe essere pazzesco se pensassi tu sia attraente?”.

Lei gli lanciò uno sguardo confuso. La cosa le stava sfuggendo di mano. Flirtare grazie all’alcool era divertente, ma altro era troppo. Decise di ignorare la domanda.

“Non ho detto che lo sei, ma io sono un po’ allegra. Troppo champagne e non abbastanza cibo, e dico cose stupide”.

“Allora stavi flirtando con me”.

Non la mise come una domanda, ma lo constatò come un fatto. Lei riusciva a sentirsi il sangue diffondersi dalle guance all’intera faccia e lungo il collo. Aveva rivoltato le sue parole fino a quando lei aveva praticamente ammesso ciò che non voleva. Per un piccolo, insensato momento, aveva davvero flirtato con lui.

“E se lo avessi fatto? Non significa nulla, ed era solo l’alcool a parlare”, mormorò infelice.

Hermione abbassò lo sguardo sul piatto in grembo, ma lo alzò velocemente quando sentì un dito sfiorarle la guancia. Malfoy la stava guardando pieno di significato, e lei non riusciva a distogliere gli occhi.

“È così brutto ammettere di flirtare con me?”.

Lei scosse le spalle, un po’ petulante. “Non lo so. Sei Malfoy. Dovremmo litigare ed odiarci”.

“Tutto questo non ti ha insegnato che se ci lasciamo il passato alle spalle e ci concentriamo su di noi, in realtà andiamo d’accordo piuttosto bene?”.

Lei ripensò alla conversazione. Nonostante i suoi pensieri all’inizio dopo aver visto chi si trovasse nella carrozza, si era divertita. Aveva trovato i suoi punti di vista interessanti, ed era affascinata da come lui analizzava le cose. Non avrebbe mai pensato sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe sentito Malfoy esprimere ammirazione per qualcosa di Babbano, o si sarebbe seduto per un paio d’ore di fianco a lei senza lanciarle orribili insulti.

“Immagino di sì”, disse. “Ma è strano”.

Lui rise. “Sì, lo è. Ma non più degli ultimi anni. In effetti, preferirei questo tipo di strano, piuttosto che il precedente”.

“Oh, sono d’accordo. Almeno questo strano è piacevole”.

E ci cascò di nuovo, aprendo la bocca prima di pensare ed ammettendo sensazioni delle quali non era sicura di essere a proprio agio.

Sussultò appena, mentre Malfoy le rimetteva a posto un riccio dietro l’orecchio.

“Sono più morbidi di quando mi sarei aspettato”, disse pensieroso, giocandoci.

Lei roteò gli occhi. “Cosa? In confronto al cespuglio che prima dicevi di trovare così attraente?”.

Lui sogghignò. “Sì, mi spiace. Le vecchie abitudini sono dure a morire”.

“E quando sei in dubbio, puoi sempre ricadere negli insulti ai capelli”.

Lui la guardò in contemplazione, come se dovesse intuire qualcosa. “Posso dirti una cosa?”.

Hermione strinse le labbra. Sembrava fossero arrivati ad un bivio. Se diceva di sì, qualcosa tra di loro sarebbe cambiato per sempre. “Perché no?”.

“Non voglio spaventarti”.

“Malfoy, sono una ragazza cresciuta che ha affrontato la guerra. Dubito qualsiasi cosa mi dirai possa spaventarmi”.

“Oh, non lo so. Potrebbe farti scappare a gambe levate”.

“Dillo e basta”.

“Ho mentito quando ti ho detto che ho puntato su di te per migliorare la reputazione dei Malfoy”.

“Perché avresti dovuto mentire?”, chiese confusa.

Alzò la mano, bloccando la prossima domanda che stava per fargli. “Per favore, fammi finire”.

Lei annuì e rimase in silenzio.

“Hai presente quando ho detto per prenderti in giro che ho puntato su di te perché eri la strega più attraente in lista?”.

Lei annuì ancora una volta, non volendo disturbarlo nel caso ciò lo bloccasse dall’esprimere qualsiasi cosa stesse per dirle.

“Beh, non era distante dalla verità. In realtà non avevo programmato di puntare nessuna. Volevo dare alla McGranitt una donazione adeguata, ma fine. Poi, mentre aspettavo che l’asta iniziasse, ti ho vista sbirciare dalla tenda, e sono rimasto spiazzato da quanto eri bella. Non avevo mai pensato a te in quel modo, ma era innegabile. Poi sei uscita sul palco e sembravi così in ansia che eri adorabile. Mi aspettavo pienamente che avessi qualcuno in platea pronto a vincerti come Potter e Weasley, ma mentre l’asta diventava sempre più seria ed i tuoi amici se ne sono andati, ho capito che non l’avevi, così ho deciso, per puro capriccio, di rilanciare. Sarebbe stata una farsa farti andare all’appuntamento con quel viscido e vecchio del Ministero. E mi sono sentito premiato quando sei rimasta così sollevata che non avesse vinto. Ma il tuo visto quando sei entrata in carrozza e mi hai visto mi ha fatto capire che non mi avevi ancora visto, così ho inventato la bugia del migliorare il destino dei Malfoy. Eri così ostile nei miei confronti che mi sono trovato ad insultarti ancora una volta”.

Hermione rimase a fissarlo in shock. Non si aspettava niente del genere, ed il suo cuore perse un battito per le implicazioni. Malfoy la trovava attraente, e aveva puntato su di lei nell’impulso di renderla felice.

“Poi però ti sei inventato di fare a finta che non ci conoscessimo”, disse stupidamente.

Lui rise. “Devo ammettere di essere piuttosto orgoglioso di aver avuto quell’idea, e sembrava sarebbe stato l’unico modo per parlare normalmente. Ed ero interessato a cosa stessi facendo. Volevo anche capissi che non sono lo stesso Draco con cui hai frequentato la scuola”.

“Beh, sei riuscito a dimostrarmi che sei cambiato. Mi piace quello che ho visto sta sera, e anche se lo champagne mi ha donato un po’ di coraggio olandese, avrei voluto comunque flirtare con te”, confessò lei. Non c’era più nulla da perdere. Erano passati da un leggero flirt ad ammettere una mutua attrazione, e voleva vedere dove ciò l’avrebbe portata.

“Allora, posso fare ciò che voglio da quando mi hai sventolato le ciglia?”.

“E sarebbe?”.

“Baciarti”.

Sussultò. Forse stava andando un po’ troppo veloce. Solo due ore prima, se qualcuno le avesse chiesto di Malfoy, lo avrebbe chiamato un viziato piccolo spocchioso con un problema di superiorità del sangue, fortunato ad essere fuori da Azkaban. Ma ora le stava chiedendo di baciarla e, nonostante tutto, lei lo voleva.

Annuì un po’ esitante, prima di abbassare gli occhi, timida.

“Non distogliere lo sguardo”, disse lui. “Non lo farò, se non sei sicura”.

Lei alzò ancora una volta la testa, e vide in lui la medesima sua ansia. “No, lo voglio. Ma non lo so, non è un po’ troppo affrettata la cosa?”.

“Probabilmente”, disse lui scrollando le spalle. “Ma se la guerra mi ha insegnato qualcosa, è che dovremmo approfittare dei momenti come questo. Non sprecherò il resto della mia vita a preoccuparmi di ciò che dovrei fare o ciò che si confà al nome dei Malfoy. Quel tipo di pensieri mi hanno fatto seguire uno psicopatico e mi hanno quasi ucciso. Preferisco fare ciò che voglio, ed ora voglio baciarti”.

“Se la metti così, sembra che me ne pentirei se non cogliessi al volo l’occasione”.

Un po’ della vecchia spavalderia ritornò sul viso di lui, ma non era cattiva od irritante. “Che posso dire, Granger? Baciarmi è un’opportunità che solo un’idiota si lascerebbe scappare”.

Lei rise. “Pensavo di essere Hermione ormai”.

Malfoy le prese il viso, accarezzandole lo zigomo con il pollice. “Hermione, ora ti bacerò. Ti suggerisco di spostarti se non vuoi”.

Lei ci pensò un momento, ma l’incertezza mescolata al desiderio nei suoi occhi le fece prendere una decisione. Avrebbe vissuto il momento, al diavolo le conseguenze. Anche se fosse uscito dalla carrozza e fosse tornato il solito idiota che detestava? Almeno non avrebbe continuamente pensati a “e se”.

Hermione annuì, e lui annullò la distanza, toccandole appena le labbra con le sue, dandole l’opportunità di sottrarsi se ci avesse ripensato. Le mani di lei si spostarono sul suo collo, e lo spinse contro la sua bocca con maggior pressione.


Venti minuti dopo, la carrozza rallentò, e Malfoy alzò la testa. Lei si lamentò, alla perdita del contatto.

“Credo che il nostro appuntamento sia finito”, disse.

Lei guardò oltre la sua spalla, fuori dal finestrino, e vide le luci del castello avvicinarsi. “Sì, lo è”, disse, e sospirò delusa.

Si districò dalle sue gambe e lisciò i vestiti. Lo guardò, e rise alla vista dei suoi capelli.

“Credo di averti rovinato i capelli”, disse, strattonandogli per gioco una ciocca.

“Ne è valsa la pena”.

“Non sono sicura lo dirai ancora, quando li vedrai”.

Lui si abbassò e le sussurrò in un orecchio. “Potresti anche avermi staccato tutti i capelli, e ne sarebbe valsa la pena”.

La carrozza si arrestò con uno scossone, e lei rimase un attimo ferma con la mano sulla maniglia.

“Questo ora dove ci porta?”, chiese.

“Sta a te decidere se ti piacerebbe vederci di nuovo, possibilmente in un luogo dove non mi donerai il tuo tempo perché ti ho vinta ad un’asta. Magari a cena, il prossimo fine settimana?”.

Lei si abbassò di nuovo, per dargli un veloce bacio. “Mi piacerebbe”.

Saltò fuori dalla carrozza, e vide i suoi amici aspettarla sulle scale del castello.

“Non serve ti chieda se è stato un bel appuntamento”, disse Ron, aggrottando le sopracciglia alla vista dei suoi capelli arruffati e le labbra gonfie.

“Scommetto che il tuo appuntamento misterioso non era Herbert il Pervertito”, disse sorridente Ginny, alla vista del sorriso di Hermione da gatto che ha preso il canarino.

“A meno che il Signor Meldrew non avesse più doti di quanto ci aspettassimo”, disse Padma con un ghigno.

Hermione soppresse il desiderio di ridere. Baciare Herbert Meldrew non compariva in alcuno dei suoi piani futuri, al contrario di un certo biondo.

“No, ho avuto un appuntamento con qualcuno di infinitamente più attraente di lui”.

Gli amici allungarono intorno la testa, per vedere chi stesse uscendo dalla carrozza, e lei rise per le loro espressioni scioccate quando videro che si trattava di Malfoy.

“Malfoy! Hai sbaciucchiato Malfoy!”, urlò Ron.

Un gruppo di persone si voltò verso di loro, all’udire la voce.

“Ronald! Potevi dirlo un po’ più forte? Non credo ti abbiano sentito ad Hogsmeade”, sbottò.

“Scusa”, disse lui. “Ma Malfoy??”.

“Lo so”, disse lei incredula. “Ma ne è valsa la pena”.

Gli occhi di Ginny si illuminarono. “Voglio i dettagli. Bacia bene? Come hai fatto a metterti in quella situazione? Andiamo, Hermione, parla!”.

Lei guardò ancora una volta oltre la sua spalla, salutando Malfoy con un gesto, prima che Ginny e Padma la prendessero per entrambe le braccia e la trascinassero nel castello.

Harry e Ron si guardarono, prima di scrollare le spalle e seguirle. Non erano troppo contrari al sentire i dettagli e sapere come si era messa in quella situazione.

Alla fine delle scale, Harry si voltò verso la sua nemesi da ragazzino e vide il biondo, mani in tasca, fissare un po’ deluso la bruna cespugliosa, che era già sparita dalla vista. Sbatté gli occhi un paio di volte, alla vista dell’espressione dell’uomo. Era così diversa dalla solita. Era stata una strana svolta degli eventi, ma se Malfoy era ciò che Hermione voleva, allora lui non si sarebbe messo in mezzo. Avevano vinto la guerra perché i pregiudizi fossero estirpati.

  
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