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Autore: Kaiyoko Hyorin    14/03/2019    1 recensioni
L'epoca Sengoku ha un fascino tutto suo, ma molte creature di quella stessa epoca non sembrano coglierlo minimamente, troppo impegnate a prevaricare le une sulle altre nella costante lotta per la sopravvivenza. Ma non vi è solo odio, sangue e morte in quel mondo, Inuyasha e i suoi amici lo hanno già capito. E se la storia non si fosse conclusa così come noi la conosciamo? E se il destino dovesse impedire a Koga di ottenere ciò che brama con tutto sé stesso?
TEMPORANEAMENTE SOSPESA!
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Dal testo:
[ L'odio e la rabbia avvamparono dentro di lei. Odio per ogni demone esistente sulla terra, per ciò che le avevano fatto in passato e che le stavano facendo in quel momento. In quel preciso istante, la mente offuscata dal dolore e dall'eco di una crescente disperazione, disprezzò con tutta sé stessa lo stesso sangue che le scorreva nelle vene.
Perché se non fosse stato per quello, non avrebbe mai finito per trovarsi in quella situazione.
]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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.::[. A CACCIA COI LUPI .]::.



Il mattino seguente Juri si svegliò di buon'ora, ristorata e in forze come non le capitava da tempo. Quella piccola pausa dalla sua vita di lotte continue e fughe le aveva fatto bene, questo doveva sicuramente riconoscerlo.
Sgusciando fuori dalle pelli del suo giaciglio arrivò in punta di piedi sulla sporgenza davanti alla propria piccola grotta, guardandosi brevemente intorno. Era l'alba e gli uccellini cinguettavano sui rami degli alberi, annunciando il nuovo giorno.
Non c'era nessuno in vista. Bene.
Più rilassata e a proprio agio si dedicò a stirarsi i muscoli indolenziti, sollevando verso il cielo ambo le braccia e lasciandosi sfuggire un ampio sbadiglio indolente. Era da tempo che non si concedeva una dormita simile: grazie al suo soggiorno presso gli Yoro era riuscita a rilassarsi più del solito, forte della convinzione che i lupi avrebbero fatto la guardia per lei.
Ravviandosi i lunghi capelli con una mano optò per darsi un'altra controllata, prima ispezionando i propri abiti e poi inginocchiandosi sulla riva. Sporgendosi oltre il gradino roccioso scavato dall'acqua, osservò il proprio riflesso sulla superficie del fiume ed anche se questa non era molto statica, non ebbe dubbi: era un vero disastro.
Storse le labbra in una smorfia scontenta, prima di venir distratta dal riflesso di uno di quei lupi accanto al proprio Risollevando il capo, volse il volto verso sinistra, ma in quello stesso momento l'animale spinse il muso contro di lei, iniziando a leccarla allegramente in piena faccia.
– Ehi! Ma.. che diamine! – sbottò la mezzodemone, tentando di spingerlo via con una mano – Bleah!
Che umido, affettuoso buongiorno! Certo, aveva intenzione di lavarsi, ma non a quel modo!
Guadagnatasi di un po' di tregua, immerse ambo le mani a coppa nell'acqua fredda e si sciacquò la faccia più volte, prima di passare ad una sommaria pulizia degli avambracci. Lavò con cura anche i propri polsini, cercando di levare ogni traccia di sangue dal pelo nero, ma dopo un po' dovette desistere. Espirò, svuotando i polmoni nella quiete di quel mattino, la mente già volata per altri lidi.
Le mancava il peso familiare della propria spada.. ma non aveva idea di dove fosse finita. L'aveva persa a causa del demone che le aveva regalato quello squarcio al ventre che aveva rischiato di farla ammazzare. Le aveva dato del filo da torcere, quella lucertola ambulante, ma alla fine aveva avuto ciò che si meritava: non poteva essere altrimenti, avendo osato mettersi contro di lei.
Ancora pensierosa si sfiorò la fasciatura al fianco con le dita della mancina, poco sopra il fodero vuoto, con lo sguardo perso sul pelo dell'acqua.
Un suono improvviso la fece voltare, di scatto, soltanto per posare gli occhi ambrati su Koga. Il demone-lupo svettava in cima alla cascata in una posa tipicamente di superiorità, con le braccia incrociate e quel suo solito sorrisetto in volto.
– Ben svegliata – la salutò, osservandola dall'alto, con quel tono arrogante che gli aveva sentito utilizzare più di una volta. Saltò giù dalla roccia con un balzo, atterrando senza incertezze sul sentiero che collegava il punto in cui lei se ne stava ancora in ginocchio e la caverna oltre la cascata – ..noto che finalmente sei in piedi.
Juri aggrottò la fronte
– Sì, infatti. – gli rispose guardinga, sfoggiando un tono di voce altrettanto saccente.
Come già detto, lei non era un'ingrata, ma i modi di fare del demone-lupo la incitavano a dimostrarsi tutto meno che sottomessa. Risollevandosi in piedi, pose ambo le mani chiuse a pugno sui fianchi.
– Bene, così potrai dare una mano!
– Come? – per un attimo lei perse tutta la sua sicurezza e si ritrovò a bocca aperta a fissare l'espressione sorniona sfoggiata dal capobranco.
– Tieni! – replicò lui in risposta, facendo un paio di passi per avvicinarlesi e lanciarle quello che inizialmente le parve un rotolo di cuoio.
L'ibrida lo afferrò al volo senza indugio, soltanto per scoprirsi a tenere in mano la propria frusta. Spalancando gli occhi dorati dalla sorpresa, fissò di nuovo Koga in volto.
– Ma.. come..?
– L'ho recuperata pochi giorni fa. È tua, no?
– Sì.. sì certo che è mia!
– Bene, allora ti sarà utile – affermò l'altro senza scomporsi, superandola – Finché rimarrai con noi, darai una mano.
– Ma... ma che si fa? – domandò Juri allora, ruotando su sé stessa ed affrettandosi a seguirlo.
– Si va a caccia!


Stavano seguendo la pista da almeno mezz'ora, correndo per la foresta e a tratti facendo una sosta per per controllare le tracce sul terreno. Dall'odore e dalle impronte di zoccoli nel fango, dovevano essere all'inseguimento di un piccolo branco di cervi. Se fosse andato da solo, Koga ci avrebbe impiegato molto meno tempo, ma coi lupi e la ragazza mezzodemone al seguito era stato costretto a diminuire l'andatura per evitare di seminarli. Non avrebbe avuto senso averle detto di dare una mano, se poi fosse arrivata quando ormai era tutto finito.
Anche se, doveva ammetterlo, era più veloce di quel che avrebbe mai creduto. Sembrava di nuovo completamente in forze e le sue falcate erano lunghe e precise, energiche. Non sembrava affatto inesperta nelle battute di caccia e teneva un'andatura regolare, apparentemente senza sforzo. Notevole, per una semplice mezzosangue.
– Sono vicini.
– Quanti ne dobbiamo prendere? – chiese lei.
– Almeno un paio. Meglio tre se piccoli.
– D'accordo.
I loro dialoghi erano tutti lì, niente chiacchiere, niente di superfluo che non riguardasse il loro dovere. Juri si stava dimostrando ai suoi occhi una ragazza pratica, di poche parole, e questo era senz'altro un punto a suo favore. Ma non bastava certo così poco a rendergliela gradevole.
In men che non si dica si ritrovarono in prossimità di una radura, pochi balzi e sarebbero sbucati dal fitto, in mezzo ai cervidi. Fece un cenno alla ragazza lupo di tenersi pronta e lei gli rispose con un'occhiata un po' più incisiva delle precedenti. Evidentemente aveva già capito da sé ciò che bisognava fare.
Un paio di secondi dopo si ritrovarono a correre in mezzo al branco di erbivori, il fragore dei loro zoccoli che copriva ogni altro suono. Koga con un balzo artigliò il fianco di una femmina, ed ancor prima che questa cadesse al suolo stava già sferrando un calcio al collo di un giovane maschio. I cervi rimasti si dispersero in tutte le direzioni, scomparendo oltre il limitare della radura il più velocemente possibile in preda al terrore.
Il demone-lupo si volse, fermo a pochi metri di distanza dal secondo cervo abbattuto, cercando la propria compagna di caccia e la trovò pochi metri più avanti, intenta a caricarsi in spalla un maschio con un considerevole palco di corna. Un sorrisetto sghembo gli affiorò in volto ma non disse niente per commentare la scelta d'ella, bensì tornò sui propri passi per caricarsi le proprie prede in spalla.
– Ci vediamo a destinazione – snocciolò soltanto verso Juri, prima di scattare in un turbinio di vento e scomparire oltre le fronde della vegetazione.
Il peso dei cervi abbattuti non era gravoso per lui, né la loro mole lo impicciava più di tanto. L'unica cosa a cui riusciva a dare importanza era correre, dando sfogo alle proprie energie. Adorava la sensazione liberatoria che gli causava l'aria nello sferzargli il viso, sentire il terreno scivolare sotto i piedi ad una velocità sempre maggiore, l'adrenalina che entrandogli in circoglio acuiva i suoi sensi fino al limite.
Era l'unica cosa che , ormai, lo faceva sentire bene.. lo faceva sentire vivo.
Durò poco, arrivando alla tana degli Yoro dopo nemmeno quindici minuti. Il vortice di vento si dissolse non appena, puntando i piedi, frenò la propria corsa, ma non dovette chiamare a gran voce i suoi due compagni: Ginta e Hakkaku sbucarono all'unisono uno da sopra la cascata e l'altro da dietro l'ansa del torrente.
Koga lasciò cadere la selvaggina al suolo, il loro sangue che iniziava già a imbrattare l'erba su di esso.
– Ecco qua. Scuoiateli, cuocete le carni di uno e mettete ad essiccare quelle dell'altro. Fra un po' dovrebbero tornare anche il resto del branco e la ragazzina con un maschio: conservate le corna, sarà utile lavorarle per fabbricare qualche utensile.
– Sì! – esclamarono come al solito all'unisono, prima di affrettarsi a mettersi all'opera.
– Io vado a darmi una ripulita.
– D'accordo, capo!
Vi era una pozza d'acqua sorgiva più a monte, in un'ansa della montagna, riparata da ogni lato dalla vegetazione circostante, ed era il luogo ideale per ripulirsi in tranquillità. Era un laghetto che nasceva dalle rocce sovrastanti e fluiva fra le rocce, trovando sfogo sottoterra.
Giunto a destinazione Koga si accostò alla riva, inginocchiandosi per immergere le mani nell'acqua fredda. Soddisfatto si sciacquò il volto, prima di guardarsi brevemente intorno. Quel luogo era tale e quale lo ricordava.
Si ritrovò quasi a sorridere mentre si spogliava delle pelli e si tuffava senza troppe cerimonie nella polla d'acqua. Il laghetto non era molto profondo, raggiungendo nella sua parte più distante dalla riva i due metri, ma lo era abbastanza da permettergli di immergersi completamente e farsi anche una piccola nuotata.
Non rammentava nemmeno più l'ultima volta in cui si era lavato in quelle acque, non in maniera chiara almeno.
Terminata la nuotata il demone-lupo tornò verso la riva, grato di quella pausa che s'era concesso. Sedendosi nei pressi della sponda, la schiena appoggiata contro quello che era un grosso masso svettante oltre il pelo dell'acqua, chiuse gli occhi e lasciò la propria mente libera di vagare.
Il filo dei suoi pensieri lo riportava sempre alla questione dei frammenti della Sfera e dello scontro inevitabile con Inuyasha. Non aveva alcuna intenzione di morire, era ovvio, ma sapeva che uccidere il mezzodemone avrebbe fatto soffrire enormemente Kagome.
Certo, se lui fosse morto la ragazza umana avrebbe potuto essere sua... ma non l'avrebbe mai perdonato, figurarsi ricambiare i suoi sentimenti. Sospirò, considerandosi senza alcuna speranza: non gli restava che prendersi cura di quel che rimaneva del suo branco... e vedere di far sloggiare in fretta quella mezzosangue, prima che creasse problemi.
Un suono improvviso lo fece sollevare dalla sua posizione semi-sdraiata, facendolo voltare verso la direzione dalla quale era provenuto il rumore che lo aveva risvegliato bruscamente dai propri pensieri.
Appena ne comprese l'origine, imprecò mentalmente.


Ginta e Hakkaku sembravano due ragazzi a posto in fondo, stava riflettendo Juri.
L'avevano accolta come al solito, l'avevano privata di quel fardello e quando aveva anche chiesto loro di un luogo dove potersi dare una pulita le avevano rivelato la posizione di quella sorgente un poco più a monte. Prima di lasciarla andare le avevano persino offerto dei vestiti puliti: pellicce marroni, gambali, spalline e una cintura. Erano tipicamente Yoro, questo era vero, ma sembravano comodi e lei aveva un bisogno assoluto di  nuovi indumenti.
Stava seguendo il sentiero che le avevano indicato i due demoni-lupo quando, alle orecchie canine, le giunse il tenue zampillio d'acqua della sorgente. Si inoltrò in quello che era un piccolo boschetto, il quale si rivelò ben presto provvidenziale, in quanto era un ottimo riparo da sguardi indiscreti.
Era così assorta nelle proprie fantasticherie, per una volta libera di girovagare senza temere di fare brutti incontri, che non si rese conto della presenza di Koga fino a quando, sbucando nei pressi della polla d'acqua, non se lo ritrovò davanti.
Immobilizzandosi all'istante, la ragazza lupo non poté far a meno di spalancar gli occhi con assoluta sorpresa, andando meccanicamente a tapparsi la bocca con ambo le mani. Tale gesto tuttavia la fece dimenticare delle pelli che stava reggendo sino a quel momento ed il tonfo da esse provocato quando caddero al suolo non passò inosservato. Il capobranco degli Yoro aprì gli occhi proprio in quel momento, perdendo l'espressione rilassata che aveva in viso in favore di una più corrucciata.
– Be', che fai lì imbambolata? Intendi rimanere a fissarmi ancora per molto?
Il tono pesantemente sarcastico del demone-lupo la fece arrossire violentemente e di scatto Juri si volse, dandogli le spalle e stringendosi ambo le braccia al petto.
– Io non me ne stavo imbambolata! – esclamò, al colmo dell'imbarazzo, non riuscendo a trattenersi. Davanti agli occhi, sotto le palpebre, poteva ancora vedere il corpo del demone-lupo in tutto il suo aitante splendore.
– Beh, se vuoi entrare, non fare complimenti!
– Ma sei matto?! – si ritrovò a esclamare lei, girandosi d'impulso per potergli lanciare uno dei suoi sguardi penetranti e carichi di rimprovero. Il sorrisetto vittorioso che vide stampato in pieno volto al demone la fece indispettire ancora di più, ma non appena si rese conto di starlo di nuovo fissando si coprì gli occhi con ambo le mani.
– Perché? Non dirmi che sarebbe la prima volta – ripartì alla carica l'altro, sbeffeggiandola.
Juri avvertiva la pelle del proprio stesso viso scottare e l'imbarazzo le fece venir voglia di correre a seppellirsi in qualche buco, impedendole di rispondere adeguatamente alle provocazioni che lui le stava lanciando senza remore. Il divertimento della sua voce sembrava direttamente proporzionale al disagio di lei.
– Non..non ti deve interessare! – balbettò, girando di nuovo sui talloni e tornando a dargli le spalle – Se hai finito, sbrigati ad uscire!
– Tsk.. quante storie che fai, ragazzina.
Lo sciabordio dell'acqua fu per lei fonte di nuovo imbarazzo e di sollievo insieme, perché voleva dire che finalmente il demone-lupo dietro di lei stava per andarsene. Era così agitata che il cuore non voleva saperne di calmarsi e il motivo era uno solo: non aveva mai sperimentato quel genere di cose, né le era mai passato per l'anticamera del cervello che un giorno sarebbe potuto accadere, non da quando era rimasta sola.
– Ora puoi voltarti – le giunse finalmente alle orecchie.
Quando Juri però, l'attimo seguente, si arrischiò a farlo, la investì un turbinio di vento che la costrinse a proteggersi gli occhi con un braccio. Durò un attimo, quella folata tornò a placarsi: Koga se n'era andato.
– Maledetto lupo pulcioso! – inveì senza riuscire a contenersi.
Trascorsero un paio di minuti prima che la mezzodemone riuscisse a calmarsi abbastanza da tornare a muoversi. Fece in fretta il bagno, dopo aver schiacciato qualche fiore profumato su una roccia ed averne sfregato il ricavato lungo tutto il proprio corpo, compresi capelli, orecchie e coda. Per tutto il tempo non fece che rimuginare sul comportamento del capobranco, inveendo contro di lui e quei suoi modi da sfacciato arrogante. Non lo sopportava proprio!
Suo malgrado, dovette ammettere a sé stessa che non era proprio riuscita a rimanere indifferente di fronte alla sua figura immersa nell'acqua.
Quella sera mangiarono tutti intorno al fuoco.
Juri sfoggiò con una certa soddisfazione i nuovi abiti, scoprendoli più comodi di quanto aveva supposto solo guardandoli. La pelliccia intorno ai fianchi era morbida ed ampia e la lasciava libera di muoversi come meglio credeva, così come era libera d'agitare la propria coda bianca. Aveva tenuto il giustacuore in cuoio che s'era fabbricata tempo addietro, posizionandolo sopra la pelliccia che le fasciava il seno. Spalline e gambali erano perfetti e le fasce che li assicuravano sotto la pianta dei piedi le calzavano a pennello.
Aveva optato per togliersi le bende ed il segno della ferita che l'aveva quasi condotta alla morte spiccava sulla sua pelle chiara, ma a Juri non importava giacché poteva giovare dell'incredibile velocità di guarigione della sua stirpe: grazie al suo sangue demoniaco non sarebbe rimasta nemmeno la cicatrice.
La frusta che Koga le aveva restituito era di nuovo al suo fianco, allacciata in cintura, ma la ragazza non era riuscita comunque ad evitare di rammaricarsi per la perdita della propria spada.
Per l'ennesima volta si passò una mano artigliata sull'avambraccio sinistro, sopra la pelliccia di lupo bruno che le fasciava l'arto, godendosi la sensazione di setosa morbidezza che le scivolava sotto le dita.
– Ne vuoi ancora? – le chiese Ginta, indicando l'ultimo pezzo di carne ancora sul fuoco.
Lei scosse il capo in segno di diniego, facendo ondeggiare la treccia in cui aveva legato i capelli. L'aveva lasciata lenta e gonfia, limitandosi ad assicurarsi che le evitasse di imbrattarsi le ciocche argentee d'unto alla prima occasione.
Il demone-lupo alla sua risposta si allungò per agguantare l'ultima porzione di cervo rimasta.
– Era un po' che non mettevamo un pasto caldo nello stomaco. Mi ero dimenticato di quanto fosse piacevole! – osservò soddisfatto Hakkaku nel massaggiarsi il ventre, guadagnandosi l'approvazione del fratello.
– Durante la nostra assenza la selvaggina è tornata a popolare queste terre. Non dovremo avere problemi in fatto di cibo per un po'... – intervenne Koga, lo sguardo fisso sulle fiamme.
Sino a quel momento il giovane capo era rimasto in disparte, in silenzio, e Juri ora poteva capirne un po' di più i motivi che lo rendevano così diverso dagli altri due demoni-lupo del clan.
Tornata alla tana, approfittando di un momento in cui era rimasta sola con Ginta e Hakkaku, era riuscita a farsi raccontare com'erano andate le cose. I due inizialmente erano stati un po' titubanti, ma poi le avevano detto ciò che voleva sapere. Le avevano narrato di Naraku e della Sfera dei Quattro Spiriti, perfino dell'infatuazione di Koga per quella strana ragazza umana, Kagome. Le avevano parlato del loro viaggio alla ricerca di vendetta per i loro compagni e di come avessero mancato all'appuntamento con la stessa per un soffio. Una sfortuna, senza ombra di dubbio.
Si ritrovò a pensare a quel mezzodemone-cane: Inuyasha. Se doveva prestar fede alle loro parole, lei gli somigliava, ma la cosa certamente non le faceva piacere. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Venir paragonata a un cane... il solo pensiero le faceva rizzare i peli della coda!
Probabilmente era solo per il fattore comune di essere entrambi dei mezzosangue, non ci potevano essere altre spiegazioni.
Alzò di nuovo l'iridi ambrate sul capo del gruppo, dall'altra parte del focolare.
L'infatuazione che doveva aver avuto per quella ragazzina umana doveva essere notevole e il disprezzo verso i mezzodemoni pungente, se era bastato a farlo cambiare agli occhi dei suoi compagni di sempre.
Secondo Ginta e Hakkaku infatti il loro capo era cambiato: era più taciturno, più indisponente e impaziente. Aveva sempre avuto un certo entusiasmo per il combattimento, una cosa tipica di ogni demone, ma ultimamente mostrava una violenza ed un distacco nel modo in cui sferrava ogni singolo colpo che non aveva mai avuto.
Juri ricordava in parte il modo in cui lo aveva visto sgominare quei demoni inferiori al loro primo incontro e adesso riconosceva che nelle sue movenze vi aveva scorto qualcosa: una furia cieca, che era esplosa non appena il primo gli si era avventato contro ma che non sembrava nata in quel momento.
Doveva portarsi davvero molta rabbia nell'animo.
A causa di un mezzodemone aveva perso tutto: il suo clan, la sua vendetta, persino la donna che aveva scelto come compagna. Non poteva dire di essere sorpresa o di biasimarlo.
Senza dubbio, Koga non vedeva l'ora che lei levasse le tende.


Si stava preparando per un giro di perlustrazione dei confini quando i suoi due compagni gli si avvicinarono.
– Koga.
– Sì, cosa c'è? – chiese asciutto.
Sembravano preoccupati, forse era accaduto qualcosa..
– Ecco... lo sappiamo che sei tu il capo e che decidi tu in merito al branco, ma... – iniziò Hakkaku, abbassando lo sguardo a terra.
– Noi ci chiedevamo, se magari.. – proseguì subito dopo il fratello, altrettanto a disagio – ..se quella ragazza non potesse rimanere qui con noi.
Il capobranco li guardò senza battere ciglio.
– Finché si renderà utile e non sarà tornata completamente in forze potrà rimanere qui.
– Lo sappiamo Koga. Intendevamo... se poteva restare per... per sempre.
– Come una di noi.
Lui si irrigidì e immediatamente, al suono di quella richiesta, l'irritazione lo fece corrucciare in volto. Si ritrovò a serrare i pugni lungo i fianchi con rabbia crescente, i muscoli di tutto il corpo sempre più tesi mentre tentava di incenerirli sul posto con il solo sguardo.
– State dicendo che volete che diventi una Yoro?! – più che una domanda, quella frase gli salì alla gola come un ringhio d'accusa.
Davanti a lui, i due sembrarono desiderosi di farsi senore più piccoli, ma non indietreggiarono, rimasero a guardarlo con ostinazione remissiva. Non volevano sfidarlo, questo era ovvio, ma sembravano molto tenaci in merito a quella richiesta.
E tutto per una dannatissima mezzodemone?!
– Lo sappiamo che è una mezzodemone e che ad un primo impatto ricorda un po' Inuyasha capo, ma...
– ...ma nel suo sangue scorre anche quello di un demone-lupo.. e poi è molto carina...
– Quindi vi è venuta la brillante idea di prenderla con noi solo perché ha un bel faccino! – ringhiò di nuovo ai due, con un sorrisetto minaccioso ed uno sguardo omicida.
Quelli si affrettarono a negare, sollevando remissivamente le mani artigliate.
– Ma no capo, certo che no! Però è forte e sarebbe un passo avanti per ricostruire il nostro Clan dell'Ovest della Tribù Yoro... – a parlare per primo fu di nuovo Ginta.
– Naturalmente se non vuoi, non insisteremo. Sei tu il nostro capo, ti abbiamo sempre seguito e lo faremo sempre. – concluse Hakkaku.
– Tsk! – era inutile arrabbiarsi con loro, alla fin fine. Ancora col il sangue ribollente di collera repressa, Koga non aggiunse altro prima di spiccare un balzo che li fece sussultare per l'improvviso spostamento d'aria. Superandoli e lasciandoli accanto al torrente, si fermò solo il tempo necessario a rivolgere loro poche ultime parole in un tono che ancora conservava parte dell'ira repressa di poco prima.
– Vedrò se ascoltare la vostra richiesta. In ogni caso dipenderà da lei.
Un attimo dopo era immerso nella vegetazione, dando sfogo all'adrenalina che gli scorreva nelle vene con una corsa per il bosco, la mente in subbuglio.
Ginta e Hakkaku erano tutto ciò che gli rimaneva della Tribù Yoro dell'Ovest; erano il suo branco e come capo lui ne era responsabile. L'eventualità di dover accettare fra loro una mezzodemone mandava all'aria ogni possibilità di farli unire ad un altro clan: non c'era alcuna possibilità che l'avrebbero accettata fra le loro fila, e gli Yoro non abbandonavano i loro fratelli e sorelle.
E se non lo avessero fatto, se non li avesse condotti in un altro luogo ma fossero rimasti nel territorio che da sempre era appartenuto a loro, avrebbe dovuto iniziare a pensare ad un modo per far prosperare nuovamente il Clan dell'Ovest. Avrebbe dovuto accettare l'idea di mischiare il loro puro sangue di demone-lupo con quello di una meticcia, annacquando la loro discendenza ed indebolendola.
Certo, Juri era un'abile cacciatrice e non aveva creato grossi problemi da quando l'aveva condotta con sé per salvarle la vita, ma era diversa. Diversa da loro, diversa dagli umani, diversa da.. da Kagome. Lui ci aveva pensato seriamente a prendere per compagna la giovane sacerdotessa umana e aveva accettato senza problemi la discendenza che poteva nascerne, perché i poteri della mora sapeva sarebbero passati ai loro cuccioli, rendendoli più forti di comuni mezzodemoni.
Ma Juri quei poteri non li possedeva.
Che fosse carina poteva anche accettarlo, che avesse legato coi suoi compagni anche, ma questo non bastava certo a renderla degna di diventare una Yoro! Perché mai avrebbe dovuto fidarsi di lei? Non sapevano nulla su chi fosse realmente, da dove venisse o su chi fossero i suoi antenati demoniaci.. ammesso che fossero realmente stati dei lupi! C'erano molte più probabilità che fosse una pianta-grane, anziché una risorsa per il loro clan.
La cosa migliore che potesse fare quella ragazzina era andarsene, prima di combinare qualche guaio.
Raggiunto il confine sud-est del loro territorio Koga rallentò progressivamente, sino a procedere camminando sul sentiero tracciato dai lupi. Non ci volle molto prima che un quartetto dei loro servi gli andasse incontro, sbucando dal sottobosco per fornirgli le consuete informazioni sulla situazione.
Tutto tranquillo.
Fece loro un cenno prima di proseguire a sud, verso il prossimo posto di sorveglianza. In quella zona la vegetazione era più fitta, più rigogliosa a causa della topografia  meno impervia e la prossimità dell'altopiano. Il bosco era silenzioso.
All'improvviso gli vennero incontro altri due lupi, sbucando dal fitto con la lingua a penzoloni per la corsa. Gli si fermarono davanti e lui attese con pazienza, ma appena quelli gli fecero rapporto il suo umore peggiorò.
– Cosa? Maledizione! – imprecò a denti stretti.
Secondo i suoi lupi, il demone che si era stabilito nei pressi dell'altopiano aveva iniziato a muoversi verso nord, sino al limitare dei due territori. Non aveva attaccato i lupi di sorveglianza, né aveva dato segni di addentrarsi nelle terre del clan, ma Koga sapeva che sarebbe stata soltanto questione di tempo prima che ciò accadesse. I rettili erano una razza particolarmente stupida e boriosa.
– Tornate di guardia e riferitemi immediatamente nel caso dovesse ricapitare.
Non disse altro, con un balzo e un turbinio di vento si allontanò fra gli alberi. L'odore di quel demone nell'aria era molto debole, a malapena percettibile, ma ora che sapeva come identificarlo non avrebbe più esitato a riconoscerlo. La minaccia da questi costituita era lontana, ma il capobranco decise di effettuare comunque un rapido giro del perimetro.
Non poteva permettere che uno sporco demone di quel calibro facesse i propri comodi nei pressi del sacro territorio degli Yoro.


...continua.



Ciao a tutti!
Eccomi, puntuale, con la pubblicazione del nuovo capitolo! Ma prima, i miei ringraziamenti per coloro che hanno inserito questa storia fra le seguite, per chi ha commentato e chi solo letto! Sono molto contenta di vedere che il numero di visualizzazioni si sussegue di capitolo in capitolo ^^
Ora veniamo a noi: finalmente si iniziano a intuire un po' i crucci del nostro giovane capobranco... e quelli di Juri, costretta ad averci a che fare XD ma sembra anche capirlo, un pochetto, stranamente. Cosa ci riserverà il futuro?
E Ginta e Hakkaku? Quei due lupacchiotti? Io li adoro, modestamente, e mi auguro di non essere l'unica a trovarli simpatici!
Beh, vi auguro buon weekend <3  e spero tanto che possiate dirmi cosa ne pensate in attesa del prossimo capitolo! Ah, tra l'altro, il prossimo giovedì non potrò aggiornare la ff con il nuovo capitolo ma spero di riuscirci entro domenica prossima, ma sarà l'unica volta che sgarrerò (impegni fuori città).

baci e abbracci

Kaiy-chan
   
 
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