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Autore: Luana89    20/03/2019    0 recensioni
Non fu la sua bellezza a colpirmi: bensì l’assenza d’espressione sul suo viso. Il mio occhio fissava attraverso l’obiettivo, poco prima di scattare la prima foto del mio anno scolastico. Lo sconosciuto sembrò quasi sentire il lavorio dei miei pensieri, sollevò di scattò il capo guardando tra la folla, e i suoi occhi si poggiarono su di me per una manciata di secondi che valsero un’intera vita. C’era qualcosa in lui, qualcosa di assolutamente inspiegabile. Lo capii poco prima che sparisse all’interno della struttura: le persone attorno a quel ragazzo sembravano scostarsi al suo passaggio, come se quel singolo essere umano fosse in grado di domare la forza di gravità e il baricentro spostandoli a suo piacimento. Mi persi per un istante.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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VII.



I bagagliai delle due auto erano pieni di borsoni e tende, mi trovavo sui sedili posteriori in compagnia di Sophia, davanti a me Kevin alla guida e Dexter, il suo migliore amico, nel sedile passeggero. Inutile specificare quanto io non riuscii nemmeno ad avvicinarmi all’altra auto guidata da Enoch. Con lui si erano offerti volontari (per non dire lanciati come razzi) Friedl, William e Jane. Sospirai guardando fuori dal finestrino, il sole stava sorgendo in quel momento, eravamo partiti prima dell’alba in modo tale da arrivare nel bosco dove ci saremmo accampati a un orario decente.  
Cullato dal ronzio del motore e dalla musica bassa che riempiva l’abitacolo sentii le palpebre farsi sempre più pesanti fino ad addormentarmi completamente.
 
Sedevo nella grande cucina di casa Walker, sentivo le gambe anchilosate come se non potessi alzarmi anche volendo, fissavo le pietanze attorno a me con un senso di strisciante disagio che divenne paura quando la voce del signor padre mi ordinò di mangiare. Piansi silenziosamente scuotendo il capo, rifiutandomi categoricamente.
«Mangia. Lo sai che il cibo non può essere sprecato, non è questo ciò che ti abbiamo insegnato.» Infilzai la forchetta con mano tremante.
«Ti prego.. non posso mangiarli.» Le mie lacrime iniziarono a inzuppare il cibo di fronte a me, era come se la mia coscienza fosse dissociata dal mio corpo e urlasse ‘’non mangiare’’.
«Mangia ho detto, o verrai con me nello studio è questo che vuoi Joshua?» Fissai il cibo, e allora li vidi: Shou, Ruth, Enoch e mio fratello Joel. Mangiavo le loro carni servitemi come pietanze pregiate.
«NO.»
«JOSHUA. JOSHUA. JOSHUA.»

 
La voce che mi chiamava insistentemente cambiò il suo tono, mi svegliai annaspando trovando Sophia a fissarmi terrorizzata.
«Che diavolo ti è preso, cristo santo mi hai fatto cagare addosso.» Mi toccai il viso trovandolo umido di lacrime, Dexter e Kevin mi fissavano dallo specchietto preoccupati.
«Scusatemi.. è stato solo un incubo.» Racimolai quel poco di dignità e lo scarto di un sorriso schiarendomi la voce e raddrizzandomi, per quanto ancora sarei stato tormentato da quei sogni? Per quanto ancora mi avrebbe reso la vita impossibile? Persino da morto lui era lì, onnipresente. A volte temevo che mi apparisse nuovamente di fronte, col viso maciullato dal secondo proiettile che avevo sparato, ghignante mentre mi sussurrava ‘’non morirò mai’’. Aveva senso in fondo.. il diavolo non può morire.
La radura si stagliò di fronte a noi poco tempo dopo, a quanto pare non eravamo stati gli unici ad avere quella brillante (per niente) idea del campeggio. Vi erano già alcune tende montate, e dei ragazzi intenti ad accendere falò ridendo tra loro. Sbuffai maledicendo quel vizio che avevo di portarmi sempre mezzo appartamento dietro, che bisogno c’era di riempire così tanto il mio borsone per due miseri giorni? Non avevo una risposta intelligente per giustificarmi, dovevo ammetterlo.
«Chi si occupa delle tende da montare?» La voce di Sophia mi riportò alla realtà, stava ritta con le mani sui fianchi quasi a voler impersonare un soldato che sbraitava ordini. Non potevo biasimarla, era l’unica donna del gruppo insieme a Jane e come tale si sentiva in dovere di prendersi la supremazia.
«Di sicuro non Joshua, ha la faccia di qualcuno completamente incapace.» Da quando lo avevo conosciuto non passava giorno in cui non mi denigrasse, Dexter era il migliore amico di Kevin e se il secondo provava un palese interesse per me il primo sembrava detestarmi. Avevo come l’impressione che fosse geloso, e di solito il mio radar non sbagliava.
«Cosa sei una specie di veggente? Invece del fondo del tè, leggi il fondo del viso?» lo scrutai piccato con le mani sui fianchi.
«Piantatela.» La voce perentoria e scocciata di Enoch troncò immediatamente il diverbio, mi fece cenno di seguirlo dandomi quelli che sembravano dei ‘’paletti’’. «Aiutami a montare le tende, ognuno si occupi della propria mentre io e Josh pensiamo alle nostre e a quella di Sophia e Jane.» Quel ragazzo aveva la classica propensione alla leadership, nessuno lo contrariava, tutti parevano pendere dalle sue labbra ma soprattutto sembrava tenere sempre in mano le redini della situazione. Non ebbi bisogno di voltarmi per sentire gli occhi di William trapassarmi la schiena.
Un’ora dopo avevamo montato tutte le tende e messo al loro interno i bagagli, mancava solo la legna per il fuoco e finalmente avremmo potuto iniziare a goderci quel campeggio.
«Chi va a prendere la legna?»
«Io e Joshua.» Sophia si fece avanti e io provai l’istinto di pestarle con forza il piede, perché diavolo doveva parlare anche per me? Fissai il sole e mi sentii rassicurato, c’era abbastanza legna qui intorno senza che dovessimo allontanarci troppo e di conseguenza perderci. Non avevo un grandioso senso dell’orientamento.. a ripensarci ogni volta che mi descrivevo non mi sentivo così eclatante come persona.
«Finalmente siamo da soli.» La guardai senza capire aggrottando la fronte, mi spintonò con un sospiro. «Vedere la faccia lattiginosa di William e quella del parassita per troppo tempo mi provoca delle bolle su tutto il corpo, quando William parla ho come l’impressione che la faccia gli si potrebbe sciogliere tipo acido corrosivo.»
«Quanto sei scema!» Risi divertito mio malgrado continuando a raccogliere ogni legnetto che trovavo lungo il mio cammino, guardando sempre indietro per assicurarmi di vedere la radura.
«E quindi.. progressi con Enoch?» adesso capivo perché mi aveva portato lì, la furba.
«Che progressi? Siamo amici lo sai.» Scrollai le spalle con noncuranza mostrandomi presissimo nell’osservare delle bacche strane e dal colore bluastro.
«Non toccarle – comunque mi prendi in giro? Mi stai dicendo che non ti piace?» mi lanciò un legnetto addosso.
«Esatto, te lo sto proprio dicendo.. oh andiamo Sophia, con che criterio dovrebbe piacermi?» Mi sentivo come Pietro nella Bibbia che rinnegava Gesù per tre volte.
«Beh, peccato.. perché a lui piaci.» Misi male il piede finendo quasi col sedere per terra, guardandola con occhi inceneritori.
«Potresti dire cose sensate, per favore?» La sua risata mi infastidì ancora peggio.
«Ma guardati, appena si parla di lui non riesci nemmeno a mettere un piede dietro l’altro. Sei adorabile.. e comunque non ho detto una bugia, il mio intuito non sbaglia mai – e adesso andiamo, abbiamo abbastanza legna per dare fuoco a questo fottuto bosco.»
 
La giornata stava scorrendo piacevolmente, continuavo a ridere ascoltando le battute di Kevin e i lamenti di Sophia sull’essersi dimenticata la lima per le unghie. Rovistai dentro il mio zaino prendendo un piccolo cartone di latte, versandone un po’ dentro due bicchieri, uno lo bevvi e l’altro lo passai a Enoch con un sorriso.
«Tieni, è buono davvero.» Lo vidi fissarmi esitante scrutando la bevanda biancastra, era sul punto di afferrarla quando una voce si frappose tra noi.
«Shua ma che fai?» Friedl mi tolse il bicchiere dalle mani scuotendo il capo. «Enoch odia a morte il latte.» Rise divertito bevendo il mio latte senza nemmeno chiedermi il permesso. Guardai il ragazzo accanto a me reclinando il capo.
«E’ vero? Odi il latte?» Non mi rispose annuendo semplicemente e io ricordai quello lasciatogli in biblioteca, chi lo aveva bevuto allora? Gli occhi corsero a William e Dexter che sembravano presissimi in una conversazione segretissima e anche parecchio divertente a giudicare da come ridevano; richiamarono l’attenzione di Enoch che lasciò il posto vuoto accanto a me per raggiungerli, la sedia venne occupata da Kevin.
«Stasera dormi con me?» Sputai quasi il latte che avevo in bocca fissandolo in tralice.
«Ma ti sembra sul serio una proposta sensata?» A giudicare da come mi fissava supponevo che per lui lo fosse.
«Che c’è di male? E poi la tua tenda è un po’..» un po’ cosa? non riuscii a capire bene cosa volesse dire mentre la fissavo alle mie spalle. Era un po’ piccolina ma ci entravo perfettamente e ci stavo pure comodo.
«Che hai contro la mia tenda?»
«Per adesso nulla, ma se ti fidassi di me..» il suo tono evasivo non mi piacque per niente.
Dopo cena Enoch si avvicinò a me chiedendomi di accompagnarlo in auto, aveva scordato le birre dentro al cofano  e voleva compagnia, il fatto che lo avesse chiesto a me mi rese palesemente felice ma cercai di non mostrarlo apertamente seguendolo di buona lena.
«Ci sono troppe ombre.. forse sarebbe stato meglio restare al falò con gli altri.» A causa della scarsa luce non lo vidi stopparsi finendogli addosso, la mia faccia si scontrò con la sua schiena e per un nanosecondo il suo odore mi riempì le narici.
«Dammi la mano.» Lo fissai imbambolato pensando di non aver capito bene, esasperato forse dalla mia immobilità fu lui stesso ad afferrarmela costringendomi a stringere il bordo della sua felpa grigia. «Tieniti, così saprai che ci sono io con te.» Percorsi tutto il tragitto sorridendo nella penombra, e come ogni volta che lui era lì con me la paura non venne a farmi visita.
 
Io e Kevin in comune avevamo la passione per la chitarra, davanti al fuoco mi insegnò alcuni accordi perdendo la pazienza ogni volta che sbagliavo una nota.
«Fai schifo come insegnante.» Uscii fuori la lingua ridandogli la chitarra.
«Sei tu che fai schifo come studente.» In realtà lo strumento che sapevo suonare meglio era il pianoforte, ma non lo toccavo più da quando ero fuggito tre anni prima da Mississipi. Non era stata una mia decisione quella di impararlo, il signor padre voleva che uno dei suoi figli lo suonasse durante le funzioni importanti, e dato che Tj era sempre impegnato con comitati e associazioni, la scelta ricadde su di me. Scacciai quel pensiero guardando attraverso il fuoco del falò, incrociando gli occhi di Enoch che mi fissavano; Friedl accanto a lui continuava a parlargli, non riuscivo a cogliere nemmeno una parola di ciò che diceva e a giudicare dall’espressione di Enoch sembrava lo stesso per lui. Jane stava alla sua sinistra e giocava col cellulare. Trattenni una risatina immotivata forse, sentendo William richiamare la nostra attenzione.
«E’ l’orario perfetto per raccontarci storie del terrore.» La mia mente corse subito alla tenda, quanto scarto avevo per scappare lì dentro?
«No, niente storie del terrore mi annoiano.» Enoch mi salvò, non riuscivo a crederci. Per qualche motivo io ero sicuro che lo avesse fatto per me e mi sentii grato, nascosi un sorriso bevendo un sorso di birra.
«Che rapporto avete con la masturbazione?» Ero sicuro di non aver capito bene mentre guardavo Sophia indeciso se lanciarle in faccia una scarpa, tutti accolsero quella domanda con risate e battute oscene.
«Il dottore mi ha trovato più miope dell’anno scorso.» La battuta di Kevin provocò l’ilarità generale, e un po’ anche la mia. Ricordai il motivo della mia prima punizione corporale, castigato per qualcosa che non avevo mai fatto.
«E tu Joshua?» Mi riscossi quando vidi tutti fissarmi e capii che la domanda di Dexter era riservata a me. Restai in silenzio qualche secondo, che dovevo dire?
«Non l’ho mai fatto.» Per un istante sembrò che nessuno mi avesse sentito.
«Dimentico sempre che Joshua è Maria Vergine.» Il tono beffeggiante di William mi ferì, e mi ferirono ancora peggio le risatine degli altri. Perché dovevo essere giudicato senza sapere neppure le motivazioni dietro i miei gesti? Supponevo non fossero nemmeno interessati, a loro bastava ridere di qualcuno apparentemente ‘’diverso’’. Jane prese le mie difese invitandoli con poca gentilezza a piantarla, la cosa mi pose in difficoltà da un lato sapevo fosse una sorta di ‘’rivale’’, ma dall’altro il suo carattere spigliato e a tratti amichevole non poteva lasciarmi indifferente e freddo.
«Josh se vuoi andiamo in tenda e ti insegno come si fa.» Kevin ruppe quel silenzio e io desiderai sprofondare proprio lì davanti, soprattutto sentendo le battutine di tutti gli altri. I miei occhi cercarono quelli di Enoch, avevo l’ansia che fraintendesse, lo beccai intento a guardare Kevin con disprezzo malcelato evidentemente la battuta di cattivo gusto almeno da lui era stata presa nel modo corretto.
Due ore dopo andammo tutti a dormire nelle nostre tende, mi sentivo stanco nonostante non avessi fatto poi un granché. Sospirai soddisfatto tirandomi addosso il plaid, nonostante il materassino fosse decisamente scomodo per me in quel momento era il paradiso; sentii gli occhi divenire pesanti, gli istanti in cui l’oblio ti trascinava con se erano i miei preferiti, quando il corpo sembra andare alla deriva e non sei né totalmente addormentato né totalmente sveglio. La sensazione di leggerezza simile allo stare sospeso su una nuvola. Quella mia sensazione venne distrutta da un rumore strano dentro la mia tenda, sollevai il viso di scatto tendendo l’orecchio, lo avevo immaginato? Ricaddi sul cuscino richiudendo gli occhi. Due secondi dopo non solo lo stesso rumore ma la sensazione di qualcosa che mi camminava addosso mi fece rizzare ogni pelo sul mio corpo. Mi sedetti accendendo la torcia e ciò che vidi mi fece schizzare fuori in due secondi netti. La mia tenda era piena di grilli. La richiusi fissando con odio la tenda di William, ero sicuro fosse stato lui, dio sarei volentieri entrato dentro a fracassargli la testa con una pietra. Mi tornò in mente la scena a cui avevo assistito nel pomeriggio, quando lo vidi parlottare con Dexter e poi Friedl .. lo avevano fatto insieme. Mi trascinai verso il fuoco ormai quasi spento, sedendomi lì vicino per cercare di assimilare il calore che ormai rimaneva, sarei morto congelato lì fuori ma preferivo ibernarmi piuttosto che tornare lì dentro con quegli schifosi insetti pronti a saltarmi addosso. Sentii le lacrime pungere i miei occhi per la rabbia, e mi mancò da morire Shou. Lui mi avrebbe dato una pacca sulla spalla invitandomi nella sua tenda, e prima mi avrebbe detto di andare a menarli infondendomi la giusta convinzione. Ero seriamente un mezzo uomo, quando mi sarei deciso a crescere? Ero sul serio la stessa persona che aveva sparato a qualcuno?
Enoch apparve mezzora dopo bloccandosi in prossimità della sua tenda, non sapevo dov’era stato e nemmeno mi importava in quel momento troppo impegnato a trattenere il calore dentro al corpo.
«Che ci fai qui fuori?» Non lo guardai limitandomi a scrollare le spalle, tenevo gli occhi fissi sulle braci morenti.
«La mia tenda è invasa di grilli, escludendo una coalizione di questi simpatici animali disgustosi contro di me.. suppongo siano stati William, Dexter e Friedl.»
«Non pensavo avrebbero esagerato quando me l’hanno detto—» non lo feci finire, lo fissai con rabbia.
«C’entri anche tu. Dovevo immaginarlo..» adesso era chiaro perché mi aveva trascinato a prendere la birra in auto, non cambiava mai, un minuto prima mi difendeva davanti al falò e un minuto dopo scoprivo che c’era anche lui dietro quello scherzo pessimo. E io che mi ero persino emozionato come un idiota quando aveva scelto me piuttosto che altri, ma non imparavo proprio mai?
«Vieni a dormire con me nella tenda, dai..» soffiai fuori una risatina tremula, pure quella stava congelando forse.
«Piuttosto muoio qui ibernato e faccio la fine degli ‘’estranei’’ in GOT.» Mi afferrò per il braccio sollevandomi, provai a resistere lasciandomi cadere a peso morto, aggrappandomi con la mano libera allo sgabellino che praticamente venne sollevato assieme a me, fu tutto inutile.
«Senti è tardi e non ho voglia di discutere, quindi fai il bravo e andiamo.» il bravo? Cosa diamine avevo tre anni?
«Ti ho chiesto qualcosa? Non mi risulta. Torna nella tua tenda e non rompere, non ho bisogno del tuo aiuto..» assottigliai lo sguardo fissandolo rabbioso, non disse nulla semplicemente si voltò lasciandomi credere di aver seguito il mio consiglio e quando si rigirò gli bastò flettere le ginocchia caricandomi in spalla come fossi un sacco di patate. Mi sbalzò con talmente tanta irruenza che per un secondo temetti sarei caduto di faccia contro il terriccio.
«MA CHE DIAVOLO FAI.» Mi aggrappai alla sua maglia strattonandola, prendendo a pugni la sua schiena.
«Abbassa la voce cazzo, vuoi che ci sentano tutti?» Doveva fregarmene qualcosa? Pensavo fosse idiota da dire quindi mi concentrai sullo strattonarlo finché il rumore di qualcosa che si lacerava non bloccò entrambi. Oh merda.. «Mi hai strappato la maglia, Josh?» Il suo tono pacato mi terrorizzò peggio dei grilli, delle ombre, di satana e di un outfit abbinato male.
«Non è colpa mia se compri magliette fatte di carta velina.» non cedetti aggrappandomi ai suoi pantaloni da tuta.
«Si dai, strappami anche questi.» Mi lasciò cadere dentro la tenda sbarrandomi l’accesso col suo corpo. Ma come osava fare il prepotente bastardo con me? Il rumore della zip mi confermò che adesso ero sigillato dentro una tenda con lui. La rabbia lasciò il posto all’ansia, mi ritrassi sedendomi nell’angolo più lontano fissandolo nell’ombra.
«Sei inquietante messo lì così, lo sai vero?»
«Se sembro inquietante lasciami uscire fuori..» ‘’ti prego’’ lo pensai ma non lo dissi, avrei dato nell’occhio con quella supplica.
«Ti rendi conto che mi hai distrutto la mia maglietta preferita? Come pensi di ripagarmi?» La mia mente iniziò a elaborare piani di rientro spese, Enoch aveva l’aria di uno che vestiva costoso nonostante la sportività dell’abbigliamento. Mi si seccò la gola quando lo vidi togliere la maglia, la mia mascella non resse al colpo arrivandomi quasi alle ginocchia.
«Cosa diamine stai facendo?» La punta di isteria nella mia voce lo fece ridere, scrollò le spalle iniziando a rovistare dentro al suo borsone, ebbi modo di fissarlo e notai tatuaggi che prima non avevo avuto l’opportunità di vedere. Alle braccia, al petto.. non riuscivo però a distinguerli bene e istintivamente mi avvicinai.
«Cos’è adesso ti piace lo spettacolo?» La sua voce strafottente mi fece battere in ritirata.
«Stronzo …» bofonchiai quell’insulto fissando un punto a caso di fronte a me e solo quando capii che si era rivestito tornai a fissarlo, si era steso e aveva tutta l’aria di uno che sarebbe crollato di lì a poco. Beato lui, invidiavo la sua calma.
«Mi dispiace.. non pensavo ci sarebbero andati giù pesante o non glielo avrei permesso.» Il tono pentito mi addolcì, tanto per cambiare. Ne approfittai per avvicinarmi con cautela, magari potevo stendermi un pochino anch’io.. «Mi sto incazzando.» La voce improvvisamente infastidita mi fece immobilizzare, lo guardai sedersi e fissarmi, i suoi occhi blu nella notte sembravano sfere luminose.
«Cosa succede adesso…» ero sicuro di non aver fatto niente di male.
«Non capisco perché quando mi stai attorno sento sempre questo bisogno di scusarmi, è fastidioso. Ma non posso farne a meno.» si stoppò un secondo grattandosi il mento palesemente contrariato «Io non mi scuso mai Josh, quindi per favore apprezzalo e dormi, porca puttana.» Si stese di nuovo dandomi le spalle, che diamine era appena successo? Restai come paralizzato respirando appena, cercando di capire se si sarebbe rigirato ancora a rimproverarmi per motivi incomprensibili, ma non successe.
«Tanto non dormo, lo vedrai.»

 
*
 
‘’Non dormo, non dormo’’ le ultime parole di Joshua che adesso stava steso supino con un braccio ad artigliare il busto di Enoch. Il tedesco lo fissò trattenendo una risatina che improvvisa com’era nata così morì. Che c’era da ridere? Da quando quel nano era entrato nella sua vita niente sembrava in ordine come prima. Viveva la sua esistenza metodicamente nonostante l’apparente caos di cui si circondava, ogni cosa aveva uno scomparto mentale e lì restava senza contaminare il resto o la sua quotidianità. Viveva la sua vita con la consapevolezza che non sarebbe durata molto, intorno ai venticinque anni sarebbe semplicemente sparito da quel mondo, e lo avrebbe fatto in una maniera eclatante o almeno questo era ciò che si augurava ogni volta che pensava al proprio suicidio. Respirò profondamente fissando il viso del ragazzo attaccato a lui, lo guardò muoversi nel sonno e stringere ancora di più la presa.
E poi che era successo? Non lo sapeva, e lui odiava non sapere. L’incertezza era struggente, lui aveva una risposta per tutto, la logica e la razionalità erano i suoi punti di forza. Ma adesso si ritrovava a fare cose che prima non aveva mai fatto: scusarsi per esempio. O sentire di odiare ferocemente Kevin quando faceva battute ambigue, lui che per primo aveva detto che ‘odiare’ era un dispendio di energia che non gli interessava sprecare. O desiderare la compagnia di Joshua quando sentiva che le ombre nel suo cuore artigliavano ferocemente la propria razionalità. Joshua era un ragazzo, non una ragazza, non poteva essere qualcosa di romantico quindi, no? E se non era quello che altra spiegazione poteva darsi?
 
*
 
Mi svegliò il ciarlare insistente fuori dalla tenda, quando ricordai dove fossi sbarrai gli occhi mettendomi a sedere ma trovai il posto accanto al mio vuoto. Tornai a respirare chiedendomi esattamente come potessi uscire da lì, cosa avrei detto agli altri? Non ero sicuro di poter rispondere alle loro domande senza far passare tutta la tavolozza dei rossi sul mio viso. Quando la luce del sole mi accecò mi ritrovai sette paia d’occhi intenti a fissarmi basiti.
«Buongiorno..?»
«Che cazzo ci facevi lì dentro?» La voce inviperita di Friedl mi paralizzò, ottima domanda ma che risposta voleva che dessi? Enoch spiegò brevemente e con voce alquanto monocorde e annoiata, rimarcando con un piacere quasi sadico l’esagerazione dello scherzo ai miei danni e a fine discorso Sophia si alzò a passo di carica entrando nella tenda di William.
«DOVE DIAVOLO VAI?» Il diretto interessato si alzò provando a scrutare da quell’angolazione finché non la vide uscire con un mucchio di vestiti tra le mani. E quei vestiti finirono tutti nel secchio d’acqua che aveva spento le braci solo poche ore prima. «MA CHE CAZZO FAI, PSICOPATICA.»
«William dovresti ridere, se fai uno scherzo a qualcuno non aspettarti che questo non ricambi. Dovrai tornare in mutande al campus. E tu Dexter.. la vendetta arriva quando meno la si aspetta, ricordati queste parole.» La voce inacidita di Sophia infuriò ancora peggio l’altro che si slanciò nella sua direzione, Enoch si piazzò li davanti bloccandolo.
«Piantala, per colpa del tuo scherzo idiota ho dovuto dividere la tenda con Joshua e ho dormito anche abbastanza di merda essendo stretta.» Dovevo offendermi per quelle parole? Friedl a sua volta cambiò immediatamente la traiettoria della sua rabbia aizzandola contro William, aveva dimenticato che era stato complice di quello scherzo? Il resto del gruppo continuò a mangiare tranquillamente ignorandoli. I miei occhi si poggiarono su Kevin, non aveva detto nulla, persino Jane si era stizzita con Dexter ma lui no. Capii che forse quel ragazzo non rappresentava né il mio prototipo di ‘’compagno’’ come tanto desiderava essere, né tantomeno quello di amico.
 
Kevin alzò la mano facendosi notare, il campeggio era finito e ognuno di noi si accingeva a tornare alle auto. Proprio mentre lo stavo per raggiungere una mano mi afferrò il cappuccio della felpa strattonandolo fino a strozzarmi quasi, infilai le dita dentro al colletto per riprendere aria piegandomi indietro per capire chi stesse attentando alla mia vita: Enoch.
«Tu vieni in auto con me, Friedl andrà con loro.»
«Non credo sia una buona idea, ma poi perché io—mi vuoi mollare porca miseria?» La mia voce gracchiante non lo convinse mentre continuava a tenermi per il cappuccio indirizzandomi alla sua auto.
«William e Friedl non possono stare nello stesso abitacolo, o giuro su dio che alla prima lite li schianto fuori dall’auto in corsa.» Non avevo alcun motivo per non prendere seriamente quelle parole.
«E’ per questo che mi vuoi con te?» Mi resi conto di essere stato azzardoso nella domanda, mi guardò di sbieco mollando appena la presa sul cappuccio.
«Certo, per cosa allora?» appunto, per cosa allora? Non risposi limitandomi a salire in silenzio sui sedili dietro, nonostante Enoch mi avesse indicato quello davanti, lasciando il posto a Jane.
 
 
Il rientro al campus fu accolto da tutti con un lamento, ma da me con profonda gioia silenziosa. Non sapevo chi avesse tolto i grilli dalla mia tenda e nemmeno mi importava, per sicurezza l’avevo smontata e gettata dentro al primo cassonetto incontrato sulla strada. Speravo di non rifare un campeggio simile per molto, moltissimo tempo e anche oltre.
La mia camera era identica a come l’avevo lasciata, il sole ormai al tramonto filtrava colorandola e io mi gettai con un sospiro sul letto e lì mi addormentai.
La mattina successiva andai a lezione come mio solito, e al rientro un tornado coi capelli chiari mi travolse facendomi quasi cadere.
«Friedl dio santo ma che ti prende?» mi strattonò per il braccio infilandomi a forza dentro la sua camera.
«Enoch.» Oddio mio, quando sentivo quel nome pronunciato da lui poteva solo essere una disgrazia imminente, mi preoccupai.
«Cosa…» lo guardai gettarsi sul letto con un lamento.
«E’ andato via..» mi raggelai e sentii le ginocchia tremarmi. «A quanto so è tornato a Stoccarda dal padre per una breve vacanza..» desiderai picchiarlo, poteva essere meno teatrale? Non mi aveva avvisato della sua partenza, e ancora una volta mi ritrovai deluso dal suo modo di trattarmi, ero davvero un amico? Friedl mi fissò aggrottando la fronte. «Ma tu sapevi che i suoi erano divorziati? Io no.. l’ho capito solo adesso quando ho saputo del viaggio.» Restai immobile senza sapere come rispondere e per la prima volta decisi di mentirgli.
«No, non lo sapevo..» come pensavo si mostrò soddisfatto.
«Senti.. sii sincero ti piace Enoch? Se è così devi dirmelo, e mi farò da parte.» Friedl che si faceva da parte? E gli unicorni quindi esistevano? Mi faceva così stupido da non capire il suo piano? Il vittimismo era la cosa che oggettivamente gli riusciva meglio, me lo immaginavo già mentre mi dipingeva come la meretrice infima che gli si era finto amico per rubargli la cotta. Fui tentato di vomitare fuori tutto, mi sentivo come marcire dentro a furia di tenere quel sentimento solo per me. Ma a che pro? Enoch sarebbe stato il primo rifiuto della mia vita, che senso aveva quindi rendere partecipi tutti della mia personale sconfitta? Per farli ridere di me? Alla fine sorrisi.
«Friedl, andiamo a mangiare un gelato?»

 
  
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