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Autore: queenjane    24/03/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Colei che faceva battere il cuore del giovane zarevic era nata come Alix d’Assia e del Reno, sestogenita del granduca Luigi e di Alice d’Inghilterra, figlia di Vittoria, Regina di Gran Bretagna e Irlanda, poi imperatrice delle Indie. Vantava illustri ascendenze e tale retaggio sarebbe sempre stata orgogliosa.
 
 
La regina Vittoria, detta Granny, o Gangan, si occupò sia da vicino che da lontano dell’educazione della bambina, rimasta orfana a sei anni di madre e ne  lodava lo splendido aspetto. E  cercava di indurla ad acquisire maggiore fiducia in sé stessa, invitandola a fare discorsi dinanzi a un circolo di sedie vuote, o suonare il pianoforte dinanzi a più di due persone.
Cardini educativi della giovane furono l’impegno, il ferreo senso della morale, l’abnegazione, l’imperativo che non bisognava mai cedere né moralmente né spiritualmente.
 
La sua bionda avvenenza e la sua incantevole timidezza colpirono il giovane zarevic, come riportato.
Dopo il soggiorno di Alix in Russia nel 1889, i due giovani svilupparono una corrispondenza per il tramite della granduchessa Ella, sorella di Alix e zia acquisita di Nicola, che divenne sempre più appassionata negli anni.
 
Il matrimonio del futuro zar di Russia non era solo un affair di cuore, sottolineava lo zar Alessandro III, occorreva che la sposa portasse un ottimo nome, una buona dote e ricche alleanze.
Per quanto nipote della regina Vittoria, dal 1876 imperatrice delle Indie, la giovane era  solo la figlia di un piccolo granduca, di scarsi mezzi e fortuna.
Per quanto avvenente, la sua timidezza poteva essere un freno nella vita dell’alta società, considerato l’impegno mondano in cui si erano profuse le ultime imperatrici russe.
Che la giovane fosse colta, educata, pia e di inoppugnabili costumi non pareva interessare nessuno tranne che Nicola.
Principe cui erano proposte varie candidate, possibili unioni che per un motivo o l’altro non si completavano, come la principessa Elena di Orleans o Margaret di Prussia.
Verso la metà del 1893 la salute di Alessandro III cominciò a declinare e le lettere tra i giovani conobbero un nuovo slancio.
Tuttavia vi era una questione, la sposa dello zar doveva essere di credo ortodosso  ma Alix era di fede luterana, occorreva che si convertisse, come avevano fatto tante altre principesse prima di lei, il trono e l’amore valevano certa quel mutamento.
 

“.. Mio caro Nicky, cerca di capirmi, sai quello che provo per te.. ma questo fatto mi tormenta e mi rende infelice …. Non posso agire contro la mia coscienza e mutare credo religioso, sarei afflitta per tutta la vita. Come potrebbe essere felice una unione che inizia senza la benedizione di Dio? È unpeccato cambiare la religione in cui sono cresciuta e che amo, perderei la pace e sarei una compagna indegna, di nessun aiuto nelle difficoltà della vita…”
 
Quando la principessa Ella lesse quelle parole comprese perché le fosse piombato in casa, triste e ubriaco, quella era l'ultima lettera di Alix a Nicola.
Suo marito era assente, via con la guarnigione, erano loro due soli, tranne la servitù e l’attendente dello zarevic e la sua guardia del corpo .
Altre parole, altro alcol, la corazza della principessa Ella si andava sfaldando, collera e gelosia verso chi buttava via la speranza, lei avrebbe barattato il suo titolo, il suo matrimonio disgraziato per avere quella possibilità che Alix andava calpestando.
Erano insieme e, nel contempo, Nicky pensava a quella sciocca colma di scrupoli, Ella la riteneva così e non si curava delle ragioni sottese dell’altra ragazza.
Lei era libera di scegliere e rifiutava Nicholas per scrupoli religiosi, lui l’amava e pareva non importare, invece di prendere a sua occasione lo respingeva.
Che ironia, lei era sposata, in metaforiche catene e non aveva potuto scegliere. E con Nicky poteva addentrarsi in un posto in cui non era mai stata, potevano condursi oltre l’abisso.

Mio principe, lo appellò, lui rispose pronunciando il suo appellativo, Ella, percependo le mani di lei ferme sulle sue clavicole, la sua voce di seta, olio e miele, già una carezza.
Rimani con me, stanotte, a posteriori nessuno dei due ricordava chi avesse detto quelle parole.

La loro attrazione era lì, palese, evidente, in tutta la sua nuda forza,almeno in quel momento non avevano il cuore di occultarla,  furono leali verso loro stessi e un sogno che sarebbe durato appena un battito di cuore.
Che sarebbe stato solo allora e mai più.
Qualunque cosa significasse, era la verità, già a quei tempi Ella sapeva che si può amare  per un momento o per sempre, una sorta di presciente condanna
O così credevano, ignorando che sarebbero stati legati per la vita e per la morte, fine e principio dell'altra l'uno.

La principessa Ella fece preparare la stanza azzurra per l’augusto ospite, poi si congedarono, formali, l’uno dall’altra, due guardie avrebbero vigilato la porta della stanza ove dormiva lo zarevic, Ella si era ritirata.
Un quarto d’ora dopo, emerse da un passaggio segreto, annuì quando lui le chiese se era sicura, lo aveva desiderato per tutta la vita.
I suoi capelli scuri piovevano come una pioggia oscura sulle spalle e la schiena, Nicola strinse una ciocca, il desiderio lo percuoteva come una febbre.
In quel momento, a Ella importava poco se era lì per lei o per chi…
Lo aveva sognato per tutta la vita.
Era invitante, teso e allusivo, saggiava la sua pelle e i suoi seni come un cartografo, un navigante che conosce nuove rotte, dentro lei era fuoco e potenza, veloci e furiosi nel rapido amore dei giovani amanti, profumava di arancia amara e bergamotto, le sue spezie preferite, gli occhi scuri di lei che naufragavano nei suoi, una due, dieci vote, all’infinito.
 La storia tra lo zarevic e la principessa principiò nel mese di novembre 1893, entrambi si sentivano due bari, due giocolieri, due maestri di sotterfugi.  .
Il marito di Ella le badava poco, in verità, come al solito, sperso tra le sue turpitudini, ubriachezza, violenza, gioco d’azzardo e peggio ancora, Nicky mantenne pro forma la sua relazione con la ballerina  Matilde K. (che non raccontava a nessuno come non avessero più rapporti, lui da lei dormiva e basta, pur accordandole i segni del suo favore, con elargizioni di soldi e protezione nel balletto imperiale) e cercava il modo di sposare Alix, cercando di vincere la ritrosia degli imperiali genitori.

Il rapporto con Ella era cosa a parte, sapevano che era a tempo determinato, per lei era una parentesi in un matrimonio che faceva acqua da tutte le parti, per lui una stagione prima delle nozze e della definitiva fedeltà.
 

Lo zar Alessandro III si ammalò sempre di più, occorreva che lo zarevic si sposasse, a quel punto meglio Alix che nessuna.
 E la stagione di Nicola e Ella andava  avanti, Ha bisogno di me e io ho bisogno di lei, ci ritagliamo momenti insieme, in cui siamo soli, null’altro che noi, al diavolo il resto, una semplicità solo apparente, pensava lui, arreso tra le sue braccia, se ma il suo cuore tremava, rifletteva, parafrasando Baudelaire era tra le braccia di Ella.

Nel mese di aprile 1894 Nicola si recò a Coburgo per le nozze di Ernesto, il nuovo Granduca di Assia, amato fratello di Alix,  essendo il loro padre Luigi morto nel 1892, dopo una vita di scandali e illusioni mancate.
Nicholas aveva il permesso di proporsi, tuttavia, ove lei lo avesse rifiutato, si sarebbe messo l’anima in pace e avrebbe cercato altrove.
La sposa, Vittoria Melita di Edimburgo, era molto graziosa, faceva una splendida figura con Ernie, era un accordo, non un amore, lui era omosessuale, lei era innamorata di un altro, tranne che le attenzioni erano rivolte a Alix e a Nicola.
Lui si propose e lei rifiutò, in lacrime.
 
Tuttavia, il loro comune cugino, Guglielmo, detto Willy, imperatore di Germania dai folti baffi e dalla radiosa risata, si mise in mezzo, come la granduchessa Elisabetta, sorella di Alix e zia acquisita di Nicola, che aveva sposato uno dei fratelli dello zar Alessandro III, ovvero Sergio.
Il cugino Willy convinse Nicola a riprovare, poi parlò alla “cara Alix”, rilevando che era una grande occasione e Elisabetta rincarò la dose, evidenziando i punti di contatto tra il credo luterano e quello ortodosso.
Era inutile che facesse la martire, la vita era già un duro affare e ormai aveva quasi 22 anni, rischiava di rimanere zitella, la assediarono con quei discorsi e la ragazza un poco piangeva e un poco rideva.. Si voleva solo far convincere e recitare la martire.


Non era affatto una stupida e comprese che quella era davvero la sua ultima occasione.
Il giorno dopo, Nicky si propose di nuovo e lei accettò,tra lacrime e preghiere,  cosi che furono fidanzati, in modo ufficiale,  la sua felicità era palese, era vestita di grigio fumo e tra rose e lillà Nicola la baciava, si sarebbero sposati, aveva il suo lieto fine, al dito il suo anello di fidanzamento con le perle rosa e in testa un suntuoso elenco di gioielli da chiedere. Amava sia perle e zaffiri come rubini e smeraldi e ametiste, la futura suocera chiedeva di scegliere tra una di quelle gemme, la cara Alix precisò di non avere preferenze, che tutte erano gradire, fin da principio apparve avida e smaniosa.
Molti anni dopo, Alix rievocava quei giorni di primavera, i lillà e i baci di Nicola.
Da figlia di una nullità o quasi in termini araldici, dopo avere rifiutato proposte più o meno prestigiose, sarebbe divenuta imperatrice di Russia, signora di un sesto delle terre emerse, ricca, riverita e potente, sposata all’uomo che amava.
 

Ella accettò di incontrarlo in una piccola dacha del parco imperiale di Carskoe Selo, ovvero il villaggio degli zar, cittadina a 20 chilometri da San Pietroburgo.
In quella piccola casa di campagna, intima e lussuosa, si erano spesso dati convegno, attardandosi nelle lunghe ore buie tra le lenzuola e le rispettive strette, riposando e poi iniziando il gioco della passione, spartendo una merenda e un bagno. 
 
Quel giorno piovigginava e aveva stille di pioggia sul viso e i capelli, le gocce battevano sui muri di legno, era finita.
A congratularsi non ce la fece, non era così ipocrita, lui la strinse, neanche lui se la sentiva di parlare, e celebrarono un addio carnale, era l’ultima volta, l’estremo regalo.
Quando si riversò dentro di lei, Ella lo cinse con le braccia e le gambe, in quel momento era suo soltanto.
Tra loro avevano sempre parlato molto poco a parole, si erano guardati in un milione di modi,negli anni, avevano fatto l’amore infinite volte in quei mesi, si erano scritti lettere appassionate, quello era un addio perfetto.
O parve sul momento.
La gente guarda ma pochi vedono davvero quello che  hai dentro, sfumature di parole ma non di sentimento, non dovevano badare alla gente, solo occuparsi di loro due.
Forse non era amore eterno ma era amore vero. Una specie di attesa  e credito contro la sorte, amore, appunto, e attenzione e cura..
Ignoravano gli anni seguenti.
                                                      
Che di nuovo si sarebbero assaggiati  la pelle e le anime e le ossa.
Ah Ella, ti accarezzavo, pezzo su pezzo, le mie mani bramavano i tuoi fianchi, il seno e la schiena… Sottili le caviglie e i polpacci, delicate le ginocchia, sotto la mia lingua le tue cosce erano seta e fumo..
Il tuo ventre, accogliente e tiepido, mi rovesciai dentro come un conquistatore. Ero a casa, al sicuro.
Come scriveva Apollodoro, la regina dette alla luce un figlio e lo chiamò Asterione.

Nel mese di maggio 1894 Ella dedusse di essere incinta, tra mal di testa e nausea e un ciclo mancato.
Suo marito impazzì di gioia, in quel periodo frequentava il suo letto ma… da settimane non compiva l’atto - collassava ubriaco ma non ricordava che NON faceva e .. pensava di adempiere.
Una mossa pragmatica, un segreto che ora era incinta, dopo tre anni di matrimonio circa e altrettanti anni di rimbrotti su una sua presunta sterilità, che gli uomini mai hanno colpa.
Quando Alexander, fratello di Ella, lo disse a Nicky, in via informale, dato che Ella non era nemmeno di due mesi, il principe si congratulò, un sorriso radioso per mascherare altri pensieri (Andava con me e suo marito? Che posso fare? Sarebbe uno scandalo senza pari, fosse figlio mio che potrei fare? Non siamo ai tempi del 1700, sto per sposarmi e.. ) .
Quella sera prese una sbronza solenne, era giovane ma non stupido, poteva essere suo come di Pietr, evitò indagini..
Le volle evitare di proposito, la domanda precisa gliela fece molto dopo.
 
Gli venne chiesto di essere padrino della creatura e suggerì il nome di Alessandro per un maschio, Catherine per una femmina, alla francese, come la zarina sua grande antenata.
Catherine, Cat, Kitty Cat, Catalina in spagnolo, Phoenix..
Ero in divenire..
   
 
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