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Autore: queenjane    25/03/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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L’estate del 1894  ebbe il suo culmine per Nicky quando poté raggiungere la sua promessa in Scozia, ove faceva le vacanze, studiando nel contempo il russo ed il credo ortodosso in vista della conversione.
Le recò i doni ufficiali per il fidanzamento, un anello con una grande perla rosa,  una collana con grandi perle, una spilla di zaffiri e brillanti, oltre a un bracciale con un enorme smeraldo, cui si aggiunse il presente del futuro suocero, un sautoir di perle creato dal gioielliere Fabergè, valutato 250.000 rubli.
Apparivano innamorati, affettuosi, molto presi l’uno dall’altra, una rivista inglese per signore “The Lady” del  luglio 1894 riferì che il loro comportamento era tale che la sola conclusione possibile era che la loro unione era basata sull’amore.
Nicky raccontò alla sua fidanzata della relazione intrattenuta con la ballerina, stette muto della SUA principessa, per tutela di entrambi.
Alix era ferrea nel senso della morale, non tollerava che una donna sposata avesse relazioni, mentre una etoile era ammissibile che fosse di facili costumi, uno scapolo doveva pur sfogarsi, lo perdonò che diamine!!, pur ammonendolo sulla tentazione e l’incapacità dei giovani di resistervi, che lo ringraziava per la fiducia che le aveva dimostrato.
Ella sarebbe sempre stata una sottile  ombra, una eclissi nel loro rapporto e mai Nicola l’avrebbe obliata, a suo modo l’avrebbe amata per sempre.
 Comunque, trascorse sei settimane Nicola rientrò in Russia per le nozze di sua sorella Xenia, Alix salutò il suo fidanzato stringendo tra le dita una spilla di brillanti che lui le aveva donato, con la dedica “La  lacrima d’addio di Nicky”.
Si era in agosto, finalmente le nausee erano cessate ed Ella riprese un poco di appetito e a fare qualche passeggiata,  mentre il ventre si arrotondava dolcemente, dentro di lei cresceva un segreto, un pegno, un regalo.  I mesi trascorsero, finalmente aveva qualcuno da aspettare, che si muoveva dentro di lei, che avrebbe amato per sempre e da sempre, appena si era palesato, il vomito e lo stordimento erano cominciati un paio di settimane dopo l’ultimo convegno con Nicholas.
Alix era bella e fredda e timida, così timida che il suo disagio e la sua goffaggine passavano per alterigia e freddezza e noncuranza.
Intanto, lo zar Alessandro III peggiorava di ora in ora, scriveva Aleksander, fratello di Ella a Livadja, in Crimea, i medici erano costernati, incerti i ministri, lo zarevic in attesa dell’arrivo della fidanzata, cui aveva chiesto di raggiungerlo, vista la delicatezza dell’occasione. Nessuno sapeva quali pesci prendere, la situazione era grave, pesante.

Non sono pronto, disse Nicholas, al principe Rostov-Raulov, nella camera ardente, lo zar suo padre spirato da poche ore, era il 10 novembre 1894 e adesso era lui lo ZAR, supremo autocrate di tutte le Russie, e si chiedeva cosa sarebbe stato di tutti loro, non sapeva governare o parlare con i ministri, diceva,sono il sovrano ma senza idea di come agire.
Rostov-Raulov tacque, per lealtà ma i dubbi erano leciti, se entrava in crisi per organizzare i funerali del padre, come se la sarebbe cavata a governare la nazione?
Alla fine la salma del defunto giunse, dopo un lungo viaggio, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, dopo un trasporto in ferrovia, i funerali si tennero tra incenso, preghiere e centinaia di candele e canti ..
 
Lei si convertì alla religione ortodossa, assumendo il nome di Alessandra Feodorovna, devota credente.  Era vestita di nero e Maria, la zarina vedova, pianse per tutta la cerimonia, mentre la convertita leggeva il libro di preghiere e ripeteva il credo ortodosso. Abiurò la fede precedente e le sue “eresie”, peraltro la chiesa ortodossa riconosceva la validità del battesimo luterano,  venendo quindi unta  con l’olio santo su fronte, occhi, collo, gola e mani e polsi. Con il nuovo nome, acquisì il rango di granduchessa imperiale, entrando negli elenchi della Chiesa Ortodossa che la incluse nelle preghiere per la famiglia imperiale.
 
 
Non fu a favore di Alessandra giungere dietro a una bara, quella dello zar Alessandro III, e sposarsi pochi giorni dopo, la chiamavano per quello la sposa in lutto. Per i più, avrebbe portato solo lutti e devastazione, appunto, con il senno di poi siamo tutti dei maghi, rilevava Ella molti anni dopo.
 

Il 26 novembre 1894 lo zar Nicola II sposò Alix, pardon Alessandra, ornata di seta candida, pizzo antico  e oro e diamanti e piume.
 
Ella ascoltava le cronache da suo fratello e suo marito, che non rispondevano  a dettagli curiosi e femminili che potevano essere la foggia delle balze o dei riccioli,la misura del velo da sposa e  i preziosi indossati, non capivano una gestante di sette mesi circa..
Suo fratello Ernie l’aveva accompagnata all’altare, scortandola attraverso una galleria umana di uniformi e abiti di lusso inaudito, che la scrutavano in ogni minimo particolare.
Prima della vestizione aveva pianto, per la tensione, la stanchezza, il nervosismo, ma era orgogliosa e felice mentre si avvicinava all’altare, un mazzo di rose e mirto tra le dita, sorrideva a Nicola che ricambiava di rimando, erano una coppia innamorata e felice, la loro gioia  evidente e palese.
La  cerimonia si tenne nel primo pomeriggio, seguì un lungo banchetto e poi gli sposi si ritirarono, che lei aveva il  mal di testa... La mattina dopo lei scrisse sul diario che mai avrebbe creduto che ci potesse  essere una felicità così completa al mondo, un tale senso di armonia tra esseri mortali, lo amava, quelle parole raccoglievano in sé tutta la sua vita.
 
Ella non aveva partecipato, in via ufficiale alle cerimonie, la sua gravidanza era troppo avanzata, il bambino fuor di misura agitato nel suo seno, scalciava a spron battuto nel suo ventre, tranne che la principessa si era recata a pregare per Alessandro III, spandendo molto tempo e riflessioni presso la sua bara,parata di viola,  un velo nero sul viso, il ventre occultato dal busto, il bambino che si muoveva, innocente, ignaro, e l’amore portava amore, la vita continuava. E nella splendida chiesa, la bara posata su un catafalco circondato da ceri, sotto a un baldacchino con l’aquila dei Romanov stavano quattro guardie a vegliare, si levavano canti e incenso.  E la folla rendeva omaggio, parte del rituale consisteva nel baciare le labbra del defunto, peraltro imbalsamato, l’odore non era dei migliori e Ella dovette ricacciare i conati di vomito
 
Con il matrimonio Alessandra Fëdorovna rinunciò al suo titolo di principessa d'Assia e Renania e assunse, invece, un nuovo e prestigioso rango. Nelle cerimonie solenni le spettava l'appellativo di: Sua Maestà Imperiale la zarina Aleksandra Fëdorovna, imperatrice di Russia, granduchessa di Smolensk, di Lituania, Volinia, Podolia e Finlandia, principessa di Estonia, Livonia, Curlandia e Semgalia, Bialystock, Carelia, Tver, Juguria, Perm', Vjatka, Bulgaria e altri Paesi; granduchessa del Basso Novgorod, di Černigov, Rjazan', Polotsk, Rostov, Jaroslavl', Belozersk, Oudoria, Obdoria, Condja, Vitebsk, Mstislav' e del Nord; Augusta consorte del sovrano di Cartalinia, Iveria, Kabardinia, Armenia, Turkestan; erede al trono di Norvegia, duchessa di Schleswig-Holstein, Stormarn, Ditmars e Oldenburg, della dinastia dei Romanov-Holstein-Gottorp
Era molto decisa, anche troppo, rispetto allo zar .. che chiamava Nicola in pubblico, non badando alle apparenze, in teoria doveva essere la prima dei suoi sudditi a mostragli rispetto e così non era, le sue caricature, fatte nei primi mesi di matrimonio, rimasero una leggenda ..
Nicola era ritratto come un bambino recalcitrante che non voleva mangiare la minestra, la zarina madre come una mamma severa e brontolona, la principessa Ella poi ebbe il dubbio onore di essere ritratta con un lungo collo di cigno e piccoli piedi di danzatrice, ne rise, una tra le poche.
Forse era un modo di reagire alla tensione, che avere come suocera la zarina madre, che non intendeva ritirarsi a vita privata era un duro compito.  Per tradizione, l’imperatrice madre aveva la precedenza sulla regnante, quando finì il lutto, era Maria a entrare al braccio del figlio, Alessandra a quello del cognato Michele, la giovane lo viveva come un affronto.
Forse un modo per segnare il territorio, ma le sue prese di posizione le alienavano simpatie.  Memorabile fu la diatriba per i gioielli della corona, Maria, che per tradizione doveva passarli alla nuora, non ne voleva sapere, sebbene, secondo il protocollo appartenessero alla zarina regnante, cui cedette alcuni monili, di minor pregio,  che non aveva mai portato.  Alessandra si offese, lo zar chiese alla madre di cedere  i pezzi più importanti, ricevendone un rifiuto, che offese a morte la nuora. Alessandra dichiarò che non aveva più alcun interesse in merito, che poteva tenere tutto, Nicola fece, paziente, da portavoce. Maria si rese conto di essersi spinta troppo oltre, per tradizione la zarina regnante doveva indossare determinati preziosi nelle occasioni ufficiali, per evitare uno scandalo gliele feci recapitare. Alessandra li indossò, ma tutti seppero, passò da avida e la suocera da vittima.
Intanto, il tempo del parto si avvicinava ed Ella non vedeva l’ora.
Fu il 27 gennaio 1895.
Nicola fu tra suoi padrini di battesimo, annotava che la neonata somigliava alla madre, nei lineamenti  e nei colori, scure le ciocche, di onice le iridi, il visino ben fatto, non aveva pianto né si era agitata quando le veniva imposto il crisma battesimale.
La chiamarono poi Catherine, alla francese, in luogo di Ekaterina Petrovna RAULOVA.
Quella bambina ero io. Je suis ici.
   
 
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