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Autore: Nike90Wyatt    28/03/2019    0 recensioni
Una scelta che cambierà la vita di due ragazzi e sconvolgerà la quotidianità della città in cui abitano, facendo di loro due supereroi.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Marinette non aveva mai provato tanta felicità in vita sua: in soli due giorni aveva convinto i suoi genitori ad iscriverla a scuola, la stessa frequentata dalla sua amica d’infanzia, aveva aiutato una persona in difficoltà senza essere assalita da pedanti richieste di foto ed autografi, si era fatta un nuovo amico, seppur non umano ed aveva anche ricevuto dei poteri che la trasformavano in una supereroina; certo, questo aspetto l’avrebbe condotta ad assumersi importanti responsabilità, vitali sotto certi punti di vista, ma, in quel momento, si stava godendo tutta la libertà di cui aveva sentito la necessità in quegli anni soffocata dai suoi impegni in giro per il mondo. Adorava cantare, far felici i suoi fan, visitare paesi esotici, ma a volte le case discografiche erano opprimenti ed asfissianti e le imponevano comportamenti contrastanti con la sua natura socievole, solare, piena di vita.
Aveva appena scoperto che il bastone in dotazione con il costume aveva la particolarità di potersi estendersi a piacimento, consentendole di percorrere decine di metri in pochissimo tempo. Si fermò su un tetto, dal quale poteva osservare in lontananza la Tour Eiffel; il potere del Miraculous le aveva potenziato la capacità sensoriale, così, nonostante la notevole distanza, riuscì a vedere nitidamente il casino che si era creato ai piedi del monumento. L’uomo che precedentemente aveva visto in televisione, e che Plagg aveva subito riconosciuto come una vittima di Papillon, si era creato una sorta di fortino composto da tir di diversa dimensione, bus e fuoristrada; la polizia, guidata dal sergente Roger Raincomprix, era riuscita a stabilire un perimetro tentando di proteggere quante più persone possibile. Purtroppo, i tentativi di liberare le persone intrappolate nelle autovetture controllate da Conducteur si erano rivelati vani, così Raincomprix, su approvazione del sindaco, stava pianificando di attuare una strategia diplomatica con quel folle individuo.
 
Marinette strinse forte nella mano il bastone, corrucciando lo sguardo e pronta a combattere; prima che potesse muovere un muscolo, però, fu travolta da un tornado rosso che la trascinò con sé aldilà della ringhiera del terrazzo sul quale si era fermata e la costrinse a chiudere gli occhi preparandosi all’impatto con il terreno. Impatto che non avvenne mai, poiché la caduta fu stoppata da una forte stretta. La ragazza riaprì gli occhi, ritrovandosi a guardare due iridi smeraldine che la fissavano; spostò lo sguardo sul suo corpo rendendosi conto che era a testa in giù, legata ad un palo della luce da un cavo nero molto resistente, accanto ad un ragazzo biondo vestito di rosso. Nascondendo l’imbarazzo, sfoggiò un sorriso malizioso e strizzò un occhio.
«Sapevo di dover cercare un ragazzo coccinella, ma non pensavo che sarebbe letteralmente piovuto dal cielo, mi avrebbe legata ad un palo insieme a lui e mi avrebbe messo le mani sui fianchi.» disse facendo arrossire vistosamente il biondo.
«Sc-scusa, ho ricevuto i miei poteri praticamente adesso, e non sono ancora pratico.» rispose balbettando cercando di nascondere il palese imbarazzo che lo travolgeva in quell’istante. Con una rotazione del polso, Adrien girò il suo yo-yo riuscendo finalmente a liberare se stesso e la ragazza. «Quindi mi stavi cercando?» chiese.
«Mh, mh» annuì Marinette. «Il mio Kwami ha detto che avrei dovuto trovare il portatore dell’anello della coccinella; mi ha specificato che senza di lui non posso purificare l’akuma e sconfiggere i cattivoni.» proseguì camminando lentamente intorno al giovane che continuava a guardarla con il volto lievemente arrossito.
«Quindi anche tu hai un Miraculous.» esclamò sorpreso. La ragazza non rispose; si limitò a spostare una ciocca di capelli mostrando il lobo sinistro sul quale era applicato un orecchino nero.
«Puoi chiamarmi... LadyNoir, si LadyNoir: la portatrice del Miraculous del Gatto Nero, con il potere della Distruzione, al suo servizio M’Lord» cantilenò Marinette, esibendosi in un lungo inchino, facendo ridacchiare il suo interlocutore che finalmente riuscì a rilassarsi. «E tu bel fusto? Hai un nome oppure devo continuare a chiamarti “ragazzo coccinella”
«Mi chiamo Ad...» si fermò in tempo, prima di rivelare il suo nome da civile. «Ehm, LordBug!»
«LordBug...» disse LadyNoir, portandosi una mano sotto il mento, riflettendo per qualche secondo. Dopo un po’ scrollò le spalle e, con il sorriso sulle labbra si rivolse nuovamente verso il biondo. «Non è il massimo, ma mi accontenterò.»
«Oh, la ringrazio della concessione, Kitty. Ora se non le dispiace avremmo un cattivo da sconfiggere e una città da salvare.»

I due supereroi raggiunsero velocemente la Tour Eiffel, balzando di tetto in tetto utilizzando i loro strumenti da combattimento.
Atterrarono a pochi passi da quel curioso fortino composto da autoveicoli, sotto lo sguardo stupito degli agenti di polizia, ancora ignari di quello che stava succedendo in quel folle giorno. A diversi metri di distanza, precisamente proprio al limite del perimetro stabilito dalle forze dell’ordine, la troupe televisiva capeggiata dalla giornalista Nadja Chamack riprendeva minuziosamente ogni singola scena. Tutta Parigi era incollata agli schermi televisivi; tutti erano interessati allo svolgersi degli eventi, preoccupati e curiosi.
L’arrivo dei supereroi non era certo sfuggito agli occhi di Conducteur: Papillon, in constante contatto telepatico con il suo alleato, esultò nel vedere gli oggetti dei suoi desideri attraverso gli occhi dell’akumizzato. «Lo sapevo che il guardiano dei Miraculous si nascondeva a Parigi: ora mi ha servito l’occasione per impadronirmi dei gioielli su un piatto d’argento. I buoni sono così prevedibili.» esclamò, mentre un ghigno inquietante si formava sulle sue labbra.
 
«Dobbiamo trovare un modo per salvare quelle persone intrappolate.» Esclamò LordBug, indicando il muro di veicoli posto intorno alla figura sinistra che continuava ad osservarli senza battere ciglio.
«Occupati di loro; io resto di guardia nel caso l’autista dal sorriso inquietante dovesse attaccarci.» rispose LadyNoir, assumendo una posizione da battaglia.
L’eroe in rosso iniziò a far roteare il proprio yo-yo e lo lanciò riuscendo ad afferrare la maniglia di una portiera: con un sorriso sghembo sulle labbra, Conducteur agitò la mano destra e premette un tasto sul suo telecomandino. In un attimo tutte le autovetture ferme iniziarono a muoversi velocemente in circolo trascinando con sé anche LordBug che tentò di non perdere la presa sulla sua arma. Con un rapido movimento, riuscì a saltare sul posteriore di un auto: facendo perno sulle gambe iniziò a strattonare con forza il cavo del suo yo-yo, riuscendo, infine, a divergere la portiera. Nel farlo, però, perse aderenza con i piedi e volò via a diversi metri di distanza; come se non bastasse, la portiera divelta scivolò sotto le gomme di una delle vetture in movimento, facendola pericolosamente sbandare.  Si innescò così una pericolosa reazione a catena: quasi tutte le vetture persero il controllo e solo l’intervento dell’akumizzato, più preoccupato per la sua stessa incolumità, evitò il peggio: purtroppo, nel parapiglia generale, due uomini, precedentemente intrappolati nella vettura aperta da LordBug, furono sbalzati fuori rischiando un durissimo impatto con l’asfalto. Fortunatamente, LadyNoir fu lesta a percepire il pericolo e con l’aiuto del suo bastone estendibile saltò, afferrando in tempo i due malcapitati, traendoli in salvo. Dopo essersi sincerata delle loro condizioni, ed averle invitate ad allontanarsi da lì voltò lo sguardo verso il suo compagno di squadra: quest’ultimo sembrava una statua di sale. Completamente pietrificato da ciò che era successo, LordBug guardava le due povere vittime allontanarsi con la bocca semiaperta, la salivazione quasi del tutto assente e il cuore che batteva all’impazzata. Era paralizzato, tanto che non riusciva più nemmeno a sentire la voce della sua partner, che nel frattempo gli si era avvicinato celermente, preoccupata dalle sue condizioni.
«M’Lord!? Stai bene?» chiese agitando una mano davanti allo sguardo perso nel vuoto del biondo.
«È colpa mia.» sussurrò talmente piano da non riuscire a sentire nemmeno lui stesso le sue parole.
«Come dici?»
«È colpa mia!» esclamò, stavolta alzando notevolmente il tono della voce. «Sono stato uno sciocco a pensare di poter essere tagliato per questo ruolo. Quei due potevano morire a causa della mia incapacità. Tikki si sbagliava, non sono la persona giusta.» gli occhi verdi adesso erano lucidi, pronti a versare lacrime. LadyNoir gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla: prima che potesse dire qualcosa, fu interrotta da una voce proveniente da un megafono.
«Ehi voi due!» era il sergente Raincomprix, furioso per quanto accaduto. «Toglietevi di mezzo, lasciate questo lavoro a chi ne è capace. Non abbiamo bisogno di fenomeni da baraccone che si improvvisano supereroi ma che non fanno altro che peggiorare la situazione. Sparite o sarò costretto ad arrestarvi.»
«Ha ragione lui...» mormorò LordBug con il capo rivolto verso il basso.
«Ti sbagli!» esclamò LadyNoir facendolo sussultare. «Senza di te, quelle persone sarebbero ancora intrappolate in quell’inferno a quattro ruote, e senza di noi non potranno mai farcela. È la prima volta che usiamo i nostri poteri, è normale fare errori ed essere spaventati. Lo sono anch’io; ma dobbiamo combattere le nostre paure. Dobbiamo avere fiducia in noi stessi: dimostreremo che chiunque ci abbia fatto questo dono, non ha fatto la scelta sbagliata. Faremo cambiare idea a coloro che non credono in noi. Sei con me?» concluse facendo l’occhiolino.
 Come se si fosse acceso un interruttore nella sua testa, LordBug alzò la testa, stavolta aveva uno sguardo molto più determinato mentre stringeva i pugni così forte da far tremare leggermente le sue braccia. Annuì in direzione della sua collega, e si girò verso il suo avversario, rimasto fermo fino a quel momento con ancora la mano in cui teneva stretta la chiave elettronica alzata verso l’alto, quasi a voler minacciare di usarla ancora.
«Adesso si fa sul serio!» ringhiò LordBug.
Prima che potesse rispondere a tono, l’akumizzato si prese la testa tra le mani, iniziando ad urlare come se stesse subendo un dolore atroce. Una voce inquietante poi si fece strada nella sua mente.
«Conducteur! È ora di mandare un messaggio a tutta Parigi!» comunicò telepaticamente Papillon. Il portatore della spilla della Farfalla alzò in aria lo scettro, la piccola cupola viola posta sulla sommità dell’oggetto si illuminò. Conducteur alzò il capo rivolgendolo verso il cielo, spalancò la bocca e da lì uscì uno stormo di farfalle oscure, che si riunirono in pochi istanti formando una figura che ricordava il volto di una persona mascherata. Tutti i presenti, compresi i due supereroi, erano pietrificati di fronte a quella spaventosa massa oscura.
«Cittadini di Parigi!» una voce tenebrosa si levò minacciosa. «Il mio nome è Papillon. LordBug, LadyNoir! Datemi i vostri Miraculous e tutto tornerà al suo posto. La città ha già sofferto abbastanza per colpa vostra.»
Il silenzio che seguì quelle parole, fu spezzato dal rumore di un applauso: LordBug, infatti, batteva lentamente le mani avvicinandosi all’enorme volto di Papillon senza distogliere lo sguardo da esso.
«Bel tentativo Papillon! Fai leva sulla debolezza delle persone per sottometterle al tuo volere. Se vuoi i Miraculous vieni a prenderli tu stesso, vigliacco!» tuonò l’eroe in rosso.
«Sarai tu a consegnarci il tuo Miraculous.» proseguì LadyNoir affiancando il suo collega.
Senza esitazione, LordBug scagliò prepotentemente il suo yo-yo sull’imponente massa oscura; un’intensa luce bianca fuoriuscì dall’arma ed in poco tempo lo stormo di farfalle svanì.
Furioso, Papillon ordinò al suo adepto di attaccare i due supereroi; ripresosi dal precedente stordimento, Conducteur azionò nuovamente la sua chiave elettronica, direzionando tutte le autovetture nei paraggi in direzione dei portatori dei Miraculous. Con grande agilità i due schivarono gli assalti del loro avversario, tentando di avvicinarsi il più possibile all’akumizzato, ma i suoi continui assalti impedivano qualsiasi mossa offensiva. La situazione era in stallo: LadyNoir provò ad usare il suo bastone per saltare aldilà della barricata di automobili, ma, dopo una rapida rotazione,  la scala in dotazione ad un furgone dei pompieri la colpì duramente. Con incredibili riflessi, LordBug saltò in alto e riuscì ad afferrare la sua partner, garantendole un atterraggio morbido sul terreno.
«Tutto bene, Kitty?» chiese preoccupato.
«Ti ho già detto che mi fai girare la testa, M’Lord?» scherzò la giovane: era sorprendente come quella ragazza riuscisse a non perdere il buonumore nonostante la situazione non proprio idilliaca.
«Ah sei in vena di scherzi?» rispose il biondo poggiandola a terra in piedi. «Ascolta: cercare di tirare fuori tutti gli intrappolati richiederebbe troppo tempo ed abbiamo già visto che è pericoloso per la loro incolumità. Dobbiamo sconfiggere direttamente lui. » disse con espressione seria. «Penso che l’akuma si trovi nella fonte del suo potere: la chiave elettronica che stringe nella sua mano destra.»
«Hai qualche idea?»
«Prima, mentre cercavo di salvare quelle persone, le vetture hanno sbandato paurosamente e lui ci ha messo un po’ per riprendere il controllo. Potremmo sfruttare questa piccola finestra di tempo per attaccarlo ed impadronirci di quella chiave.»
«Credo sia giunto il momento di ricorrere ai nostri poteri.» rispose secca la brunetta, convinta che la scoperta del suo collega potesse volgere a loro favore le sorti dello scontro.
«Se permetti, inizio io.» disse LordBug regalandole un sorriso. «Lucky Charm!»
Lanciò in aria il suo yo-yo: un bagliore rosso rivelò l’oggetto evocato dal supereroe.
«Un tomahawk?» chiese perplesso il ragazzo.
«Vuoi metterti a giocare a indiani e cow-boy, bel fusto?» scherzò LadyNoir, schivando l’ennesima automobile lanciatole contro.
LordBug scrutò attentamente l’ambiente circostante ed in breve tempo una lampadina si accese nella sua mente. «So cosa fare!» esclamò, portandosi l’ascia da battaglia dietro alla testa, pronta a lanciarla. «L’ho già visto fare in un film, spero che funzioni. Tieniti pronta.»
Evitò con un paio di salti alcune autovetture dirette verso di lui, poi attese che una di esse, un fuoristrada, compiesse un  testacoda e si posizionasse con l’anteriore perfettamente rivolto verso Conducteur pronta per essere rispedita verso uno dei due eroi; assottigliò le palpebre, prese le mira e al rombo dell’automobile, che gli segnalava la partenza della stessa, lanciò il tomahawk con tutta la forza che aveva in corpo verso la ruota anteriore destra. La violenza del lancio fu tale da aprire uno squarcio nello pneumatico mentre l’ascia si conficcò nella ruota, facendo perdere, inevitabilmente, aderenza con l’asfalto alla macchina che si avvicinò molto velocemente all’akumizzato. Accortosi dell’imminente pericolo ed incapace di rimediarvi, Conducteur si gettò di lato, interrompendo per qualche secondo il controllo sulle vetture. LadyNoir, che nel frattempo aveva guadagnato una posizione di vantaggio, approfittò della distrazione dell’avversario: piombò su di lui, e lo avvolse in una stretta con l’ausilio delle sue agili gambe, tendendo con forza il braccio destro che impugnava la chiave. La sottomissione ebbe l’effetto sperato: Conducteur lasciò andare la presa sull’oggetto, sul quale si fiondò velocemente l’eroina in nero una volta lasciata la presa sull’akumizzato.
«Cataclisma!» un fascio di luce nera uscì dagli orecchini e raggiunse la mano destra della bruna, che toccò con la stesso arto la chiave elettronica disintegrandola insieme al portachiavi ad essa attaccato.
Una farfalla nera si librò in volo, ma fu subito catturata dallo yo-yo di LordBug.
«Deakumizzazione!» gridò il biondo, liberando la piccola farfalla ritornata ad essere bianca dopo essere stata purificata; dopo afferrò il tomahawk, precedentemente recuperato, e lo lanciò in aria. Numerosi fasci di luce rossa illuminarono la città di Parigi, ristabilendo l’ordine tra le strade. Elettrizzato dall’effetto del suo potere, LordBug salì sulla Tour Eiffel e si rivolse ai cittadini, increduli, stupiti ed anche sollevati.
«Prometto ad ognuno di voi che se qualcuno cercherà di farvi del male, LordBug e LadyNoir faranno tutto ciò che è in loro potere per aiutarvi e proteggervi.» esclamò, ricevendo le acclamazioni dei civili, ormai liberi dalla morsa di Conducteur, che nel frattempo era tornato ad essere un semplice civile ed era stato soccorso dalle forze dell’ordine.
«Wow! Non m’importa chi ci sia sotto quella maschera. Io amo quel ragazzo.» sussurrò LadyNoir, fissando il suo compagno che con un balzo tornò al suo fianco, porgendole il pugno.
«Un lavoro ben fatto, che ne dici Kitty?»
«Proprio ben fatto. » Rispose l’eroina in nero, battendo il pugno.
«Prima di andare, c’è una cosa che devo dirti.» disse LordBug poggiando una mano sulla spalla della partner. «Grazie.»
Era stato grazie a lei che lui aveva ritrovato la fiducia in se stesso; le sue parole gli avevano donato la forza, la determinazione e il coraggio necessari ad affrontare quella battaglia. C’era molto di più di semplice gratitudine in quel grazie: c’era consapevolezza di aver trovato una persona che sarebbe stata sempre al suo fianco, che l’avrebbe sostenuta ed aiutata in qualsiasi modo. Lei si fidava di lui e lui sapeva di poter fare altrettanto. Adesso si era reso conto che non poteva essere stata scelta ragazza migliore per indossare quegli orecchini magici.
LadyNoir non disse niente: si limitò ad esibirsi in un inchino che ricevette come risposta un galante baciamano da parte del supereroe a pois neri e poco dopo entrambi si congedarono, per evitare di svelare le loro identità.
 
"Bro! Hai visto quei due supereroi? Sono stati grandiosi. Alya mi ha telefonato e mi ha chiesto di aiutarla a fondare un blog dedicato a loro e alle loro imprese. Non solo hanno salvato Parigi dalla minaccia dell’invasione delle automobili intelligenti, ma mi hanno appena dato un’occasione per passare del tempo con lei. È il miglior giorno della mia vita!!"
Leggendo il messaggio del suo migliore amico, Adrien sorrise: non poteva ancora credere di essere stato protagonista in prima persona di quelle imprese citate da Nino. Conosceva bene Alya: era una fanatica di supereroi; ogni settimana sfoggiava nuovi gadget e nuovi fumetti. Anche lui condivideva questa passione, ma adesso non si sarebbe più limitato a fantasticare su quelle meravigliose avventure, le avrebbe vissute.
Ed avrebbe sicuramente sostenuto Nino nella conquista della ragazza castana, un’impresa altrettanto grandiosa a suo parere.
 
«Non capisco tutta questa voglia di frequentare la scuola. Potresti startene a casa a goderti le meraviglie della tua camera e magari scendere ogni tanto nella pasticceria di tuo padre a fare incetta di dolci. Invece lì devi sorbirti ore e ore di lezione e, come se non bastasse, dovrai anche fare i compiti a casa.» commentò Plagg, che proprio non riusciva a comprendere l’euforia di Marinette, raggiante per quello che sarebbe stato il suo primo giorno di scuola.
«Non credo tu possa comprendere in fondo quello che provo.» rispose Marinette. «Da quando ho fatto quel provino 2 anni fa, ho dovuto chiudere tutti i ponti con gli amici che avevo. “Non è prudente” mi avevano detto, anche se non ho mai capito queste parole.  Pensavano che potessero, in qualche modo, ostacolare la mia carriera; sono 2 anni che le uniche persone con cui parlo dei miei fatti personali sono i miei genitori e Nathaliè. Sono stanca di essere considerata Marinette Dupain-Cheng, la popstar internazionale. Voglio essere solo Marinette: una ragazza di 16 anni che va a scuola come tutte le altre ragazze della sua età.»
«Eh va bene.» sospirò Plagg; non aveva intenzione di smorzare l’entusiasmo della sua nuova amica. Lei lo aveva accolto come se fosse un amico di vecchia data; nessuna precedente portatrice aveva avuto quel comportamento. Lo aveva ascoltato senza battere ciglio, lo aveva assecondato nelle sue insistenti richieste di formaggio. La conosceva da poco, ma lui già adorava quella ragazza. “È un angelo” aveva pensato la notte precedente, quando gli aveva mostrato il posto che aveva creato appositamente per lui, anche se lui non l’avrebbe ammesso mai, neanche sotto tortura. «Però dovrai trovarmi qualcosa da fare mentre tu ti “diverti” a seguire le lezioni a scuola. Non ho voglia di ripetere cose che ho già sentito in millenni di vita.»
«D’accordo brontolone. Ora sbrighiamoci, ho promesso a Chloè di arrivare in anticipo.»
Finì di prepararsi, raccogliendo i capelli scuri in due codini bassi, come aveva fatto il giorno prima, si legò in vita una felpa azzurra con il cappuccio sopra ad una t-shirt bianca con una fantasia floreale sulla clavicola destra. Si era preparata anche una piccola borsetta a tracolla, ritenendola perfetta come nascondiglio per Plagg; all’interno aveva preparato due piccole porzioni di Camembert, avvolte minuziosamente nella carta argentata ed alcuni cosmetici femminili, più che altro per giustificare l’utilizzo della borsetta. Infilò le due fasce dello zaino rosa e, dopo aver salutato entrambi i genitori impegnati nella preparazione di dolci, entrò nella macchina guidata dalla sua guardia del corpo.
 
Varcata la soglia dell’ingresso scolastico, Adrien si preparò mentalmente al tornado di nome Alya che lo avrebbe assalito in pochi istanti: era certo che l’amica gli avrebbe riempito la testa, fino a farla esplodere, di informazioni che riguardavano il suo blog. Una volta entrato nell’istituto, però, la sua attenzione fu calamitata da altro: al centro del cortile, Chloè era avvinghiata al braccio di una ragazza dai capelli scuri e occhi azzurri la quale reggeva in mano un bicchiere con il succo che la bionda era solita bere la mattina, mentre Nathaniel cercava di allontanare, con parole non proprio garbate, gli studenti che cercavano di avvicinarsi a lei. Adrien la riconobbe subito: era la ragazza che aveva incrociato il giorno prima davanti all’ingresso della scuola e che aveva soccorso, insieme a lui, quell’anziano signore in difficoltà.
«La famosa Marinette...» sbuffò, avvicinandosi a Nino ed Alya, anche loro semi ipnotizzati dalla presenza della star. Salutò i suoi amici, faticando per attirare la loro attenzione, ed insieme si incamminarono verso l’aula dato che a breve la campanella avrebbe sancito l’inizio delle lezioni.
Anche Marinette convenne con Chloè che era meglio avviarsi, ma la confusione intorno a lei era tale che la corvina ricevette una spinta involontaria che le fece perdere l’equilibrio: riuscì, comunque, a restare in piedi, ma non potette evitare di rovesciare il succo che aveva in mano e finì per macchiare completamente la maglia del povero Adrien che si trovava, suo malgrado, in traiettoria.
«Ehi, fa attenzione!» urlò il biondo, visibilmente contrariato per quanto successo.
La ragazza non fece in tempo a scusarsi, che venne subito interrotta dalle risate incessanti di Chloè, Sabrina e Nathaniel.
«Ehi nerd! Quella maglia vai a venderla, magari ci guadagni qualcosa.» lo prese in giro il rosso.
«Di sicuro il succo che beveva Marinette vale più di tutto il suo vestiario.» aggiunse Chloè, quasi in lacrime per le risate.
Adrien li fulminò con lo sguardo, furioso per la situazione creatasi: ogni volta che era entusiasta per qualcosa che aveva fatto, veniva puntualmente bersagliato dai tiri mancini di quei tre, facendogli perdere tutto il buon umore. Come se non bastassero loro, adesso si era aggiunta anche un’altra pedina a quel gruppetto.
«Ho capito.» sibilò in direzione di Marinette, mortificata per ciò che era successo ma incapace di abbozzare delle scuse al ragazzo a causa delle risate dei presenti. «Sei amica di Chloè, vero? Dovevo aspettarmelo che eravate fatte della stessa pasta. Complimenti, un comportamento davvero maturo.» prese Nino per un braccio e lo trascinò via, sotto lo sguardo attonito di Alya che, invece, aveva capito che era stato un incidente e non un atto volontario.
«Non l’ho fatto apposta.» mormorò sconsolata Marinette, mentre saliva le scale che l’avrebbero condotta in classe, accompagnata dalla sua amica bionda, ancora intenta a sghignazzare.

«Bro, ho un cambio. Me l’ero portato per la lezione di ginnastica, ma te lo presto volentieri. Non è il massimo ma per queste poche ore di scuola può andare.»
«Grazie amico. Per fortuna ho te e Alya.»
«Ehi, guarda che, esclusi Chloè, Sabrina e Nathaniel, tutti in classe ti stimano. Sei sempre pronto ad aiutare tutti; sei l’unico che riesce a tenere testa a quell’oca bionda e a quel pomodoro da insalata.»
«Sai che ti dico? Non mi farò mettere i piedi in testa di nuovo da Chloè. Mia madre dice che non dovrei darle soddisfazione e così farò. Vieni con me.» disse Adrien, dopo essersi velocemente cambiato la maglietta in aula, approfittando del fatto che non era ancora arrivata la professoressa. Scambiò un’occhiata complice con Nino, e si accomodò al posto che il giorno precedente Chloè aveva etichettato come suo. Vedendoli seduti lì, Alya, appena entrata in aula, alzò i pollici in segno di approvazione: si sarebbe goduta fino in fondo la reazione della bionda a quello che sembrava a tutti gli effetti un gesto di sfida.
Come prevedibile Chloè, appena scorto il suo posto occupato dai due ragazzi, iniziò a sbraitare.
«Scusa Chloè, ma ho deciso che io e Nino ci siederemo qui per il resto dell’anno; tu puoi anche accomodarti lì.» disse Adrien con un largo sorriso sulle labbra mentre indicava il posto occupato da lui e Nino nella giornata precedente, ottenendo un’ovazione da parte del resto della classe. La bionda batté furiosamente il piede a terra guardando stizzita i suoi compagni di classe.
«È ridicolo! Assolutamente ridicolo!» sbottò, per poi avviarsi verso il banco, seguita da Sabrina. «Questa me la paghi, Agreste.» sibilò a denti stretti.
Nathaniel, intanto affiancò i due, mormorando qualcosa che Adrien riuscì a stento a comprendere: “Brutta mossa nerd.”
Marinette aveva assistito alla scena e si limitò a rivolgere un sorriso compassionevole all’amica bionda; raggiunse la sedia di fianco ad Alya, salutando lei e i due ragazzi seduti dietro con un cenno della mano  ottenendo come risposta un piccolo saluto col capo da parte di Nino ed uno sguardo glaciale da Adrien. Si accomodò con aria mogia al suo posto, sotto lo sguardo di Alya.
«Tu sei amica di Chloè?» chiese la blogger.
«Perché me lo chiedete tutti?» sbottò esasperata la ragazza bruna allargando le braccia. «Sarai la quinta persona che mi fa questa domanda. Perché è così importante per voi?»
«Vedi... Chloè  tratta tutti dall’alto verso il basso: è superba, altezzosa e le piace fare dispetti alle persone oltre che ricattarle quando viene a conoscenza di fatti privati. Gli unici che le vanno dietro sono Sabrina e Kurtzberg.»
«Chloè ha sempre avuto un atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri; la conosco da quando eravamo piccole. Ha sofferto tanto per l’abbandono della madre e reagisce in questo modo come se fosse un meccanismo di difesa. Non è una ragazza cattiva, ha solo paura di essere lasciata sola.»
«Non che faccia molto per evitarlo.» scherzò Alya, iniziando a prendere  confidenza con la nuova compagna di banco.
«Credo di averlo notato. Comunque non voglio perderla, è l’unica amica che ho.»
«Da oggi non più. Io sono Alya, piacere di conoscerti.» le disse porgendole la mano.
«Marinette, piacere mio.» rispose la corvina, stringendole la mano e regalandole un meraviglioso sorriso.
«Perché non spieghi ad Adrien che quello di prima è stato solo un incidente?» chiese poi la ragazza castana.
«Non me ne ha dato l’occasione; hai visto come mi ha guardato prima? Sembrava volesse incenerirmi con lo sguardo.»
«Adrien è la vittima preferita di Chloè, perché è l’unico che le tiene testa in tutta la scuola. Ma ha il cuore d’oro; sono sicura che se gli spiegherai tutto, capirà e diventerà tuo amico.» Concluse strizzando l’occhio all’amica.
 
A dispetto delle previsioni meteo, un violento temporale si era abbattuto su Parigi quel giorno; Adrien, che si era trattenuto per qualche minuto nell’istituto, decise di fermarsi all’ingresso della scuola aspettando che la pioggia diminuisse d’intensità, nonostante abitasse dall’altro lato della strada.
Mentre era in attesa, appoggiato al muro, sentì dei passi provenire dall’interno della scuola; girò la testa e si ritrovò a fissare due enormi occhi azzurri. Riconoscendo subito la nuova compagna di classe, le voltò le spalle, intento a non dare confidenza alla ragazza che qualche ora prima gli aveva tirato, a suo parere, un brutto scherzo.
Marinette, però, non era tipo da arrendersi senza lottare, specialmente se si trattava di un malinteso che poteva stroncare sul nascere una nuova conoscenza: prese un respiro profondo e tentò di richiamare l’attenzione del giovane.
«Adrien vero?» chiese con un tono di voce piuttosto alto in modo da essere sicura che lui la sentisse. Nonostante non ottenne risposta, proseguì ugualmente il discorso. «Non ti ho rovesciato il succo addosso volontariamente; è stato un incidente. Non sono il tipo di persona che ha bisogno di trattare male il prossimo per ottenere l’approvazione degli altri, a maggior ragione se si tratta di Chloè. È mia amica, non lo nego, e le voglio bene, ma non sono come lei. Desidero sinceramente stringere nuove amicizie. Spero tu possa perdonarmi per quel piccolo malinteso. »
Quelle parole, dette con tanta dolcezza e sincerità, ebbero l’effetto sperato: Adrien si girò ed abbassò leggermente la testa in segno di assenso, sorridendo.
Marinette lo osservò per qualche secondo, felice di aver chiarito con lui; capì che il ragazzo era fermo lì a causa della pioggia, quindi aprì la sua cartella e ne estrasse un piccolo ombrellino nero con una piccola scritta dorata sul bordo: Marinette.
«Accetteresti questo come ramoscello d’ulivo?» scherzò, porgendogli gentilmente il parapioggia.
«E tu come farai?»
«Ho una felpa con il cappuccio. E poi ho l’auto che mi aspetta proprio lì» rispose, indicando la vettura ferma davanti alle scale della scuola.
Adrien allungò la mano per prendere l’ombrello e, nel farlo, sfiorò appena la mano della ragazza; avvertì come una scossa che si propagò per il tutto il braccio e il cuore iniziò a battergli talmente forte da sentirlo anche nelle orecchie. Rimase per qualche secondo a fissare gli occhi azzurri di Marinette poi, come risvegliato da uno stato di trance, sciolse il nodo che legava stretto l’ombrello e lo aprì: la sua sbadataggine, però, unita a tutte quelle emozioni provate in quel momento, furono fatali e l’ombrello si richiuse di colpo, intrappolandolo. Dopo un attimo di stupore, Marinette si affrettò ad aiutare il biondo a liberarsi dall’impiccio; osservò il volto imbronciato del ragazzo e scoppiò a ridere, trovando molto buffa quella situazione. Dal canto suo, Adrien rimase incantato al suono di quella risata, tanto da non riuscire a pronunciare nemmeno una sillaba. Il colpo di grazia gli fu dato un secondo dopo, quando Marinette decise di sciogliersi i codini che portava per poter infilare meglio il cappuccio della felpa: scosse leggermente il capo per far cadere meglio i capelli sulle spalle e, in quel preciso istante, Adrien avrebbe affermato con certezza che il tempo scorresse più lentamente poiché vedeva la ragazza come se si muovesse a rallentatore.
Ignara di tutte le emozioni che aveva suscitato nel giovane con quel semplice gesto, Marinette si infilò il cappuccio e si rivolse nuovamente al biondo alzando una mano in segno di saluto.
«Ci vediamo domani a scuola allora.» disse, regalandogli l’ennesimo sorriso.
«A-a dimene... A-a damoni, c-cioè a d-domani... M-ma perché balbetto?» si chiese il ragazzo non accorgendosi che la brunetta si era già allontanata.
«Ehiiii, qui c’è qualcuno che si è preso una bella cotta.» canticchiò Tikki, che, approfittando dell’assenza di persone nei paraggi era uscita dallo zaino a tracolla dove era nascosta. Adrien la guardò con occhi sbarrati ma non disse niente, quasi a voler confermare quanto detto dalla Kwami rossa.
«Primo giorno di scuola e già fai sciogliere il cuore dei tuoi compagni eh, zuccherino?» esclamò Plagg, imitando involontariamente la sua collega magica, una volta che Marinette si avvicinò alla portiera.
«Cosa dici Plagg?» chiese Marinette.
«Lo capirai presto.» rispose il piccolo Kwami nero, ammiccando. Marinette non comprese le parole del suo amico, ma decise di sorvolare, troppo entusiasta di aver finalmente realizzato il suo desiderio di andare a scuola e farsi nuovi amici.
 
Non lontano da lì, sotto un grande ombrello nero, un signore dai tratti orientali osservava compiaciuto la scena.
«Ottima scelta, maestro Fu.» esclamò un Kwami verde sbucato dal taschino della camicia indossata dall’uomo.
«Quei due sono fatti l’uno per l’altra.» rispose serafico Fu, felice di aver fatto la scelta giusta.

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Angolo Autore:
Ehi bella gente
Ecco qui la seconda parte della storia. Ho amato descrivere il primo incontro dei due protagonisti, sia nei loro panni di supereroi sia nei loro panni civili; spero, anzi, di essere riuscito a cogliere tutti i dettagli e le loro sensazioni vissute in quel momento.
Ci tengo, inoltre, a precisare alcune cose riguardanti la storia; dei piccoli dubbi che mi sono stati fatti notare nella prima parte.
-Ho deciso di non scambiare anche i gioielli poiché li ritengo più adatti al loro genere, mentre ci tenevo a scambiare i Kwami perché volevo soffermarmi sulle loro interazioni con i protagonisti (ringrazio anche coloro che mi hanno fatto i complimenti su come ho rappresentato Plagg).
-In una storia in cui è Adrien ad inseguire Marinette nei loro panni civili, avevo bisogno della presenza di un rivale maschile: non mi sembrava il caso di creare un personaggio nuovo, né di introdurre Luka nel contesto scolastico, quindi la scelta per me era tra Nathaniel e Kim. Alla fine ho optato per il rosso perché è colui che comunque ha un interesse per Marinette anche nella serie canonica, anche se ammetto di essere stato un po’ scontato in questa scelta, ma era il più adatto.
-I personaggi di Nathaniel e Chloè sono volutamente negativi in questa storia poiché ripercorre i primi passi che i nostri due protagonisti muovono in un contesto a loro nuovo; qualora dovesse esserci un continuo, non escludo di sviluppare meglio i loro personaggi e svelare un lato del loro carattere più positivo.
-A tal proposito, non so, onestamente, se scrivere un seguito a questa storia. Di materiale per continuare ce ne sarebbe e ho anche avuto qualche idea su come proseguire, ma al momento sono impegnato in altri 2 progetti e sono anche sommerso da vari impegni.
 
Vi ringrazio ancora una volta per aver letto la mia storia, spero che sia stata apprezzata.
Alla prossima.
 
Nike90Wyatt



 
   
 
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