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Autore: kurojulia_    28/03/2019    1 recensioni
Yuki ringhiò, stringendo i denti in una morsa dolorosa. Dannazione. L'unica cosa che potevano fare – l'unica che avesse un po' di senso, per lo meno – era quella di levare le tende. Eppure, la sola idea di lasciarli continuare a vivere, impuniti, la faceva impazzire come il più spregevole dei demoni. Se fosse dipeso da lei, sarebbe rimasta nella neve fin quando essa non le avesse raggiunto le ginocchia, e avrebbe continuato ad ucciderli. Fino all'ultimo.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20.




L'antica porta si apriva producendo un lungo cigolio. Continuo ed echeggiante.

 

A nulla era valso lo sforzo di richiuderla, appena qualche minuto prima. Ma soprattutto, a nulla era valso lo sforzo di non attirare la sua attenzione, proprio in quel posto, proprio in quella situazione.
Alyon Henrik Akawa aveva afferrato e poi tirato verso l'interno entrambe le ante, con una facilità quasi imbarazzante, e Ryuu e Juri si erano premurati di farle adagiare contro le pareti, per poi posizionarsi poco più indietro rispetto al loro padrone.

 

 

Alyon fece un solo passo in avanti, varcando la soglia.

 

Incrociando le braccia al petto, teneva i suoi occhi neri incollati su Yuki. Pigramente, li spostò su Tetsuya, riconoscendo all'istante il vampiro biondo; si dedicò allora ad Oseroth, sorridendo strafottente.
Solo infine, con tutta la calma del mondo, guardò Takeshi. Lo guardava attentamente, con le sopracciglia basse sugli occhi e le labbra serrate in una linea.

Takeshi non mosse un muscolo. Sotto l'ispezione del vampiro ultra centenario, il ragazzo rimase immobile, ricambiando lo sguardo. Trascorsero una manciata di secondi prima che il ragazzo si voltò verso la mezzosangue, dando le spalle a tre pericolosi vampiri.
«Stai bene?», sussurrò, come se non ci fosse nessun altro, in quel posto. Le toccò le spalle con le mani, stringendola gentilmente. «Non ti hanno fatto del male, vero?». Solo l'umano aveva avuto l'ardire di pronunciare qualche parole, che morirono appena dopo, senza risposta. Tutti gli altri erano ancorati al loro silenzio, rotto solo dallo stillicidio dell'acqua.

 

Yuki sentì le labbra tremare.

 

Non riusciva a guardare Takeshi. Il suo sguardo lo trapassava, vitreo, e arrivava fino ad Alyon.

«Sì, sto... », lei deglutì, sforzandosi di guardare il ragazzo negli occhi. Accennò un sorriso, incerto, e annuì. «Sto bene».

«Per fortuna... », disse lui, sospirando per il sollievo. «Puoi camminare?».

«Sì, poss– ».

«Quale ingenua convinzione». Alyon rise brevemente, una risata bassa ma molto significativa. Attraverso le palpebre strette, il suo sguardo buio si faceva strada come una lama. «Cosa vi fa credere che potrete uscire da qui?». Sciolse le braccia al petto e fece un altro passo, entrando nella fredda cripta. «Nessuno, qua, riuscirà ad uscire vivo».

«Vogliamo scommettere?», ringhiò Yuki. Finalmente, riusciva a parlare.
Appoggiò le mani su quelle di Takeshi, scostandole con gentilezza, e si spostò sulle ginocchia. «Questo tuo gioco è durato anche troppo, Alyon».

Il vampiro chiuse le palpebre.

Per un po' rimase così, cercando di placare il suo sangue – mentre ribolliva e ribolliva. «Gioco?», ripeté, lentamente. «Un gioco... ». Spalancò gli occhi, di scatto, le iridi che brillavano di un rosso vivo. «STUPIDA INGRATA! Dovresti ringraziarmi!».

Yuki schizzò in piedi, flesse le ginocchia e si lanciò con un balzo su Alyon. Il vampiro le afferrò rapido l'avambraccio e ruotando su se stesso, la indirizzò nuovamente verso l'altare come se pesasse nulla. Tetsuya scattò verso di lei, prendendola fra le braccia per un soffio – lei fece per scendere subito, ma Tetsuya continuò a tenerla a sé, intrappolandola con le braccia.

«Dovrei ringraziarti?! Ma cosa diavolo stai dicendo?!», urlò Yuki, stretta nella presa ferrea dell'amico. «Sei solo un pazzo! Un dannato pazzo egocentrico!».

«Smettila!», ringhiò il biondo. «Ti farai ammazzare!».

 

Yuki lo guardò, agitata. Con un colpo di reni, riuscì a liberare le gambe da Tetsuya e a sollevarle in alto – dandosi la spinta, saltò dalle braccia del vampiro e atterrò sui propri piedi, piegandosi sulla schiena.
«Ryuu! Juri!», all'ordine di Alyon, i due vampiri scattarono in avanti, sollevando una grossa folata di polvere; Juri corse in direzione di Tetsuya per scagliargli contro un calcio, nonostante la pesante gonna riusciva ad essere agilissima e velocissima. Tetsuya si scansò di lato, appena in tempo, afferrandola per la caviglia con la mano sinistra e infiammando la destra per colpirla in viso.
Juri inclinò il capo, evitando il palmo di fiamme del biondo, e con una ruota all'indietro si allontanò di due metri.

Ryuu respirava profondamente. Oseroth non sarebbe stato un avversario facile. Il demone lo scrutava, di rimando, senza fare una piega, senza un minimo di esitazione. Ryuu sbatté le ciglia e in quel tempo, brevissimo e quasi nullo, il demone era sparito dal suo campo visivo.

Dove– , Ryuu si guardò velocemente intorno, non trovandolo da nessuna parte. Fu solo il suono dell'aria ad avvertirlo che Oseroth era appena sopra la sua testa.

Dannazione!, il vampiro scattò di lato in una capriola improvvisata e Oseroth atterrò su quel punto – sotto i suoi piedi, la pavimentazione incrinata.

Già, pensò Ryuu, con un misto di ammirazione e sgomento, quello è proprio il “Re”.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

«Perché non mi avete detto nulla di tutto questo?».

Ai sedeva sulla poltrona in biblioteca – dove di solito sua madre si sistemava per leggere per infinite ore –, e il suo viso era marcato da un espressione di disappunto, di fastidio. Tra le braccia, l'immancabile pupazzo. Col passare del tempo, quel pupazzo si stava rimpicciolendo. O almeno così sembrava ad Ai. «Avrei potuto esservi utile. Avrei potuto usare il mio potere per aiutarvi. E non venitemi a dire che non è così, perché lo sappiamo. Persino gli umani lo sanno!», esclamò la secondogenita, indicando con il dito indice la figura di Sayumi, accucciata di fronte al camino – che, alla frase della piccola, aveva sussultato.

«Nessuno lo mette in dubbio, ma tesoro», Kazumi sospirò. «ti sei dimenticata che in te scorre anche sangue di demone?».

«Sì, ma lei... ».

«Tua sorella tornerà da noi. Yuki tornerà, perché a salvarla è andato tuo padre». Ovviamente, Kazumi non stava dimenticando il giovane Tanigawa e nemmeno Takeshi Katugawa. Non aveva dimenticato il loro coraggio. Tuttavia, la donna era quasi certa che, di fronte alla forza matura di Alyon, i due potessero ben poco. Con ogni probabilità... Oseroth era l'unico.

«E Takeshi», bisbigliò Sayumi. «e anche Tetsuya».

Kazumi sorrise e annuì. «Sì, esatto», poi si voltò verso la figlia. «E ti posso assicurare una cosa».

«Cosa?».

«Posso assicurarti che se non tornano con Yuki, possono anche non tornare affatto».

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Yuki raddrizzò la schiena.

Tra lei e suo zio c'erano due metri. Una distanza effimera – che entrambi avrebbero potuto annullare con pochissimo. Una situazione identica a quella che già accaduta nella Stanza delle Mappe: l'albina, tuttavia, non si muoveva più. Un rivolo di sudore le percorse tutta la schiena fredda, toccando la colonna vertebrale come un pianista. Intorno, suo padre e il suo migliore amico stavano combattendo contro Ryuu e Juri e lei, invece, restava lì imbambolata – non poteva muoversi, perché sentiva la presenza di Takeshi alle sue spalle. «Yuki».

Yuki chiuse le palpebre, strizzandole leggermente.

«Non pensare a me. Se devi combattere, allora combatti». Il moro la guardava, trafiggendola con lo sguardo deciso, e sulle sue labbra spuntò un sorriso, abbozzato, un po' stoico, a suo modo. «Tu ne sei capace. Tu puoi farcela».

La mezzosangue sorrise, forse influenzata da lui, ed annuì brevemente.

«Inoltre», aggiunse Takeshi. «ho un'idea, anche se dipende unicamente da loro».

«Un'idea?», ripeté Yuki, voltandosi verso Takeshi.

 

«È coraggio? Oppure, stupidità?». La voce di Alyon aveva lacerato il loro flusso di parole, riportandoli violentemente nella cripta. L'uomo aveva un espressione infastidita, ma il sorriso sornione riusciva a celarla più che bene. «Eh, umano? Qual è la risposta?».

Takeshi non pensava stesse parlando con lui, ma a quanto pare, era così. Contrariamente dal vampiro, il moro stava ostentando un viso fermo, quasi duro. Le sopracciglia basse sui bei occhi scuri, profondi ed emotivi, e la bocca dritta in una linea.
Anche il suo corpo non suggeriva sentimenti. Era controllato e calmo. «Nessuna delle due», rispose. «Ma, in una situazione del genere, questo è tutto ciò che posso fare».

Alyon lo ascoltò in silenzio, come se stesse elaborando ciò che aveva detto – che faccia tosta, quello là... non era per niente male. «Già», disse il vampiro, mentre la sua bocca si squarciava in un grande sorriso, e le sue zanne spuntavano al di sotto. «Ho preso una decisione. Dal momento che mi piaci, ti renderò mio». Sogghignò, lo sguardo vorace. «Ti trasformerò in vampiro».

 

 

Takeshi spalancò gli occhi, sgomento. Yuki ringhiò rumorosamente, furibonda. «Alyon... », soffiò. «Se solo lo sfiori con un dito... se solo tu... », era talmente furiosa da non riuscire a parlare. Le parole le si attorcigliavano sulla lingua e sparivano.

Alyon, tuttavia, sorrise con gaudio. «Tu cosa?».

 

La mezzosangue scattò con le mani sulla pavimentazione e dai palmi esplosero una moltitudine di scariche elettriche, che inondarono tutta la cripta. Takeshi scavalcò l'altare con un salto, evitando l'avanzare dell'elettricità appena in tempo.

«Yu– ».

«Idiota!», esclamò Oseroth mentre schivava con il capo un attacco di Ryuu. «Vuoi farci secchi a tutti e tre?!».

 

Ma Yuki non li ascoltava più. Le onde ricoprirono una buona metà della cripta, riducendo a granelli di polvere le ragnatele che infestavano gli angoli, macinando centimetro dopo centimetro.
Alyon fece un salto indietro uscendo dal raggio d'attacco dell'albina. Quest'ultima scattò in piedi e corse verso l'uomo, scagliandosi immediatamente con un calcio laterale. Alyon si piegò sulla schiena, scansandosi, e contrattaccò afferrandola per il collo – sollevandola da terra.
Ansimando alla ricerca di aria, lei alzò le gambe e con ambi i piedi gli calciò con forza il petto, riuscendo a liberarsi dalla pericolosa stretta. Alyon vacillò per il colpo, inclinando il capo.

Ah, pensò il vampiro, raddrizzando il collo, da quanto tempo.

 

 

 

Takeshi, inginocchio sull'altare, si guardò intorno. Dovunque guardasse, vedeva combattimenti. Oseroth e Ryuu, Tetsuya e Juri; il demone riusciva a tenere testa al vampiro e, piuttosto, Ryuu era in una situazione infelice, mentre tra il biondo e la ragazza lo scontro era quasi alla pari. Juri era più veloce e non poteva usare il suo potere alla leggera, perché aveva bisogno di concentrazione per utilizzarlo senza che fallisse, e Tetsuya si serviva del fuoco abilmente – ma era più lento, non essendo portato per i combattimenti da vicino.
Quando l'elettricità si dissolse, Takeshi scese dall'altare e gettò un'occhiata alla grande porta spalancata.

L'unica idea che gli era venuta. Questo era tutto ciò che poteva fare – concretamente.

 

«Ryuu, Juri!», gridò Takeshi, girandosi di scatto. «Forse non vorrete nemmeno ascoltare, ma in realtà è la cosa migliore che possiate fare! Se continuerete così, finirete per essere uccisi – da loro, oppure da Alyon Akawa! È tutto qui? Aspirate a questo, ad essere brutalmente uccisi dalla vostra stessa specie?».

Tetsuya lo guardò per un istante. Cosa vuole fare?, fu il suo fugace pensiero.

 

«Anche se farete tutto quello che vi dice, non avete nessuna certezza che lui non vi tradirà, un giorno o l'altro. D'altronde, cosa dovrebbe trattenerlo? Di sottoposti ne ha quanti ne vuole e può crearne altrettanti! Siete davvero così ingenui?! Volete davvero scommettere con lui?!». Lui per primo non aveva nessuna certezza che la coppia gli avrebbe dato retta. Lui, per primo, non aveva certezza che sarebbe sopravvissuto in quella fatidica notte. «Voi lo sapete», riprese, il fiato corto. «Sapete che lei vi perdonerebbe senza remore. Lei lo farebbe».

 

Juri rallentò il suo passo scattante – fino a ché non si fu arrestata del tutto, come se l'energia avesse gradualmente lasciato il suo corpo. Tetsuya aprì le labbra stupito, fermando il suo colpo, e guardò prima la vampira e poi Takeshi.

Non riusciva a crederci. Aveva funzionato?

 

Era vero. Juri non ci avrebbe scommesso neanche un pezzo di pane. Alyon si sarebbe stancato di lei e di Ryuu e un giorno si sarebbe disfatto di loro. Alyon non era un demone e tuttavia... la sua testa l'aveva abbandonato a se stesso già da molto tempo.

E la mezzosangue... li avrebbe davvero perdonati?

«Juri!», gridò Ryuu, afferrando l'avambraccio di Oseroth per bloccarlo. «Io mi fido di te! Qualsiasi sia la tua decisione, ti seguirò, anche se essa ci porterà alla morte!».

Juri si voltò con gli occhi lucidi. Ah, era per questo motivo che lei si era innamorata di lui... per questo motivo. Non l'aveva mai lasciata a se stessa. Aveva sempre creduto in lei. Sempre.

 

Si strofinò la manica sugli occhi, cancellando le tracce dell'emozione.

Aveva deciso e non si sarebbe tirata indietro. «Vi aiuteremo a scappare, a patto che voi non ci diate la caccia».

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Yuki rotolò a terra con una capriola, impregnandosi della polvere sul pavimento, e quando cercò di alzarsi in piedi le gambe la tradirono a metà strada, costringendola ad appoggiarsi su un ginocchio. Le faceva male tutto. Riprendere a combattere da un momento all'altro – dopo lo scherzetto di Juri – era stato deleterio; tuttavia, non aveva avuto scelta.
Alyon, invece, era riposato e fresco come una rosa. I suoi eccelsi riflessi, la sua forza fisica senza paragoni e l'assenza di scrupolo lo rendevano un avversario temibile.

Faticosamente, la mezzosangue si sollevò, inspirando.

 

«Già stanca?», cantilenò il vampiro, apparendo fuori dalla cancellata della cripta, ormai lontani dagli altri. «Lo vedi?».

«Vedo cosa?».

Alyon ghignò. «Lo vedi che sei malriuscita?».

 

L'albina serrò i denti, le gengive soffrivano per la sua rabbia. «Sei come tutti gli altri – no, anzi: sei peggio. Molto peggio. Tu sei il mio dannato zio e ciononostante... ».

Alyon stava camminando verso il centro della sala con le mani nelle tasche dei pantaloni. «Non fraintendermi, non ho niente contro i mezzosangue. D'altronde, possiedo sangue demoniaco anch'io. Ormai lo saprai, non è vero?». Dato che la nipote non sembrava voler rispondere, l'uomo proseguì: «Noi siamo strettamente imparentati con quei due. Ragion per cui, ci trascineremo questo sangue misto fino alla fine degli Akawa. Per questo, ho pensato: mi sta bene? È questo che voglio?». Fece una pausa, socchiudendo gli occhi – il rosso brillava ancora. «E sono giunto alla mia conclusione».

«Alla tua conclusione?», ripeté Yuki.

«Già», sibilò Alyon. «Voglio trasformarmi in un vampiro al 100%».

Yuki raddrizzò la schiena e si strattonò il fiocco rosso della divisa, allentandolo. «E questo cos'ha a che fare con me?».

Alyon sollevò la mano sinistra, lentamente, ticchettandosi la tempia. «Semplice. Tu mi servi per non far finire il casato degli Akawa. Tu, che sei l'erede diretta di quella forza della natura di Lilith, sei ciò che mi serve. Ma non così. Così no. Mi servi come vampira».

La mezzosangue, con un brivido sulle braccia, indietreggiò di qualche passo. «Ma... questo è... », balbettò, gli occhi spalancati. «Tu sei completamente andato».

«Ma non capisci?!», urlò l'uomo, di punto in bianco, causando un sussulto nella ragazza. «Vivresti cento volte meglio, saresti cento volte meglio! È un concetto tanto difficile per la tua testa?!».

 


Yuki chiuse le labbra, troppo sconvolta per rispondere a... a quello che ricordava come uno zio. Non l'aveva mai amato, non aveva mai provato niente di simile ad affetto per lui – ma, almeno, credeva che l'uomo possedesse un minimo di buon senso. A quanto pare, non era così.
Yuki temeva che avesse perso quella logica già da molto tempo. Con le mani serrate e la bocca sigillata, non gli schiodava lo sguardo di dosso – circospetto e rosso – per nemmeno un secondo.

Ah, certo. Non riusciva nemmeno a capire qual era il reale problema del suo intento. Ormai, era troppo tardi per lui.

 

L'uomo si passò una mano tra i capelli. Cercava di ritrovare la calma. «Se tu– », riprese, per poi interrompersi di scatto, rimanendo con la bocca schiusa. Spostò lo sguardo verso sinistra, richiudendo le labbra lentamente e, alla fine, fece un sorrisetto. «Non avevo nessun dubbio».

Yuki, confusa, inarcò le sopracciglia. «Ma che stai dicendo?».

Alyon si voltò verso la nipote, con un espressione apparentemente beffarda in volto – ma, proprio lì, in mezzo alle pieghe del sorriso strafottente, c'era... malinconia? Era proprio malinconia, quella lei aveva intravisto?

La sua domanda non riuscì a trovare risposta perché l'uomo fece un balzo, del tutto improvviso, schivando un flutto di fiamme cocenti.

Quelle fiamme sono di Tetsuya, pensò l'albina. Infatti, subito dopo, apparì Tetsuya con le mani pregne del suo fuoco, seguito subito dopo da Oseroth e Takeshi e... .

 

«Ryuu e Juri?!», bisbigliò la ragazza, strabuzzando gli occhi. «Sono... insieme?». Yuki, che li stava fissando con stupore, incrociò lo sguardo con Juri. La vampira le riservò uno sguardo fermo, deciso, eppure un po' colpevole. Fu uno scambio così breve da essere impalpabile, perché il gruppo di vampiri – e Oseroth – si scagliarono contro Alyon, che si trovava al piano superiore della casa.

«Yuki!», esclamò Takeshi mentre correva verso di lei.

«Take... cosa avete combinato?».

«Qualcosa di buono, forse», il moro trasse un profondo respiro, indicando verso il gruppo di creature sovrannaturali, impegnate in uno scontro fuori dal mondo. «Abbiamo convinto Ryuu e Juri a tradire Alyon e a collaborare con noi. Se tutto va come previsto, allora dovrebbero riuscire a eliminarlo una volta per tutte».

Yuki si voltò verso l'umano, incredula. «Come accidenti avete fatto a convincerli? Quei due sono al suo servizio da molto tempo, lo sai?».

«Ah sì?», Takeshi sorrise, inaspettatamente sornione. «Allora posso darmi delle arie. Tutto merito della mia retorica, cherì».

Era incredibile. Quel ragazzo era incredibile – scoppiò a ridere, rilasciando tutta la tensione in un colpo solo. «Non puoi essere uno qualunque».

«Ma va? Non te lo sto dicendo sin dal nostro primo incontro?». Takeshi incrociò le braccia al petto. «Ah, no, forse non l'ho fatto. Ti ho solo dato il tormento».

«Smettila di farmi ridere», lo ammonì l'albina.

 

Si rimboccò le maniche dell'ormai distrutta divisa scolastica e si ravvivò i capelli con le mani, puntando, come un falco, le iridi rubino su Alyon. «Io vado ad aiutarli», poi guardò verso Takeshi, mortificata. «Lo so che la cosa ti fa preoccupare a morte, ma non posso... ».

«Non puoi lasciarli combattere da soli. Lo so. Ti conosco bene», disse. E poi, forse per scongiurare un tragico finale, forse perché non lo faceva da troppo tempo, la strinse fra le braccia più forte che poté, saggiandone il suo inconfondibile profumo. «Vinci». Stretta nel suo abbraccio, la mezzosangue annuì lentamente e quando lui la lasciò, si voltò dall'altra parte.

 

In tempo per vedere il volto dilaniato dal panico di Tetsuya, mentre urlava a pieni polmoni: «TAKESHI!».

 

 

Yuki si voltò.

 

Alyon si era avvinghiato a Takeshi come un avvoltoio, con un braccio a cingergli stretto il collo e l'altro intorno al torso, a bloccargli gli arti.
Impossibilitato a muovere anche un solo muscolo, Takeshi si mordeva forte le labbra, respirando nervosamente.
«Fermo», fu il bisbiglio dell'uomo all'orecchio del ragazzo. «Stai fermo». Lentamente, l'avambraccio che gli serrava il collo si spostò, e la mano salì fino alle labbra tappandole con il palmo. La pelle di Alyon era fredda come il ghiaccio ed era completamente inodore – il respiro di Takeshi, intanto, si faceva sempre più frenetico, mentre un rivolo di sudore gli scendeva lungo la tempia, toccando il pollice dell'uomo.

 

«ALYON!!».

«Ah-ah! No, nipote». Alyon ghignò. «È proprio una pessima idea».

 

Yuki si fermò appena in tempo, impuntandosi con tutte le sue forze, trafiggendosi le labbra con i canini aguzzi.

«È una cattiva idea sotto molti punti di vista», disse Alyon, ruotando il viso verso quello dell'umano. «Vuoi uccidermi? Allora dovrai travolgere tutti e due – perché io non lo lascio». Il suo sorriso, man mano che i secondi passavano, diventava più intenso, più violento. «Te l'avevo detto: questo umano mi piace».

«Tu non puoi– », per quanto urlasse, il vampiro non avrebbe lasciato andare Takeshi. Perché non avrebbe avuto niente in cambio di egual valore. Consapevole di ciò, l'albina si zittì, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Il sapore di sangue persisteva sulle labbra, ferroso. «Okay, Alyon. Okay», sibilò la mezzosangue.

«Yuki», disse tra i denti Oseroth, afferrandole la spalla.

Ma la ragazza aveva già deciso. Avrebbe fatto tutto, qualsiasi cosa in suo potere, pur di salvarlo.
Con lo sguardo fisso su suo zio, la mezzosangue faticava a respirare a causa di un nodo alla gola. Lentamente, gli occhi incrociarono quelli scuri e profondi del ragazzo, e in cuor suo gli sorrise, nel miglior modo possibile. «Volevi trasformarmi in una vampira e continuare il casato degli Akawa, non è così?», chiuse le palpebre e trasse un profondo respiro. Quando li aprì, il colore era tornato di quel caldo dorato. «Sia. Trasformami in una vampira, porta a termine il tuo piano».

Alyon la ascoltava in silenzio, senza l'ombra di un espressione.

 

«In cambio, devi lasciarlo andare. Lui e tutti quanti, compresi Ryuu e Juri».

 

 

 

Il duo si lanciò un'occhiata – colpevole, dolorosa – e si voltarono poi in direzione del loro ex padrone. Lui ricambiò la lunga occhiata. Quel lungo saluto.

«Sei sicura, mia cara nipote?».

«Mai stata così sicura».

L'uomo abbozzò le labbra in una curva. «Capisco. Allora, vieni qui. Vieni da questa parte».
L'albina fece per muoversi, ma la presa alla spalla di Oseroth la trattenne. Lei lo guardò tra le palpebre socchiuse, in un misto di freddezza e calma completa. Oseroth, forse per la prima volta da decenni, era spaventato a morte. «Yu–...», balbettò il demone – ma la figlia, delicatamente, gli prese la mano per spostarla dalla sua spalla, e si voltò verso Alyon.

«Avanti», esclamò. «Non sta certo andando al patibolo. Forza, nipote: non abbiamo tutta la notte».
Yuki fece il primo passo, poi il secondo, con le gambe più pesanti di sempre. Compì il terzo passo e dopo il quarto, infine il quinto ed ultimo passo, trovandosi finalmente di fronte al vampiro. 
«Vedrai», sibilò – con quegli occhi che brillavano. «sarai felice, accanto a me».

L'istante dopo, una folata di polvere e vento si sollevò da terra come un tornado, così violenta da spostare la ragazza di qualche centimetro.

 

«Voi– !», esclamò Alyon mentre il rumore prodotto dal vento gli tappava le orecchie e la vista.

«Adesso!», urlò l'albina.

 

Takeshi strinse i denti dal dolore mentre piegava la mano ed estraeva il pugnale dalla cintura e in un colpo secco trafiggeva l'addome dell'uomo alle sue spalle. Alyon lo liberò all'istante, gettandolo via per premere la mano sulla profonda ferita; la folata di vento e polvere finalmente si assestò ma proprio a quel punto, quando tutto sembrava essersi placato, le figure di Ryuu e Juri apparirono di fronte ai suoi occhi.
Il duo gli si era lanciato, con un urlo agguerrito, pronti a tutto pur di farlo sparire dalla faccia del mondo. Alyon aprì gli occhi e gli specchi scarlatti si riempirono di ira – le pupille guizzarono, deformandosi un paio di volte, e dalle mani dell'uomo dai capelli neri si materializzarono distorte forme di acciaio.

 

In quell'istante, in cui i due vampiri gli andavano incontro, il tempo parve arrestarsi. La polvere che tornava al pavimento, i lunghi capelli di Juri sospesi in aria, un fischio sordo nelle orecchie.

 

Le distorte forme d'acciaio si tramutarono ben presto in pugnali.

 

Il tempo riprese a scorrere e Ryuu e Juri rallentarono, finché non si fermarono del tutto.

Sui loro petti, grandi e frastagliate macchie rosse – il duo cadde a terra, con un tonfo, le palpebre socchiuse. Gli occhi vuoti.

 

 

 

 

Dalla gola di Yuki partì un urlo – un ultimo, violento e distrutto grido, mentre lei e Takeshi venivano trascinati via da quel sepolcro.

 

 

 

 

 

 

 

NOTA:
Cosa posso dire, esattamente?

Non ero granché affezionata a Ryuu e Juri (ai loro personaggi) e non saprei dire per quale motivo, forse perché all'epoca non avevo ancora trattato bene il loro background.
Adesso mi dispiace tantissimo averli uccisi e ho un po' il cuore spezzato.

Con il prossimo capitolo, si chiude un altro ciclo del secondo atto, che penso sia davvero importante. Spero davvero che quei due vampiri scemi vi siano stati a cuore perché, sotto sotto, era ciò che desideravano anche loro. (invece Alyon è uno psicopatico oh yes).

E con questo è tutto! Ci rivediamo al prossimo capitolo! ~

   
 
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