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Autore: queenjane    31/03/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Dalle memorie di Ella Rostov-Raulov “ .. alti e bassi, l’inferno in privato, le smaglianti e pubbliche apparenze, vivere separata di fatto da mio marito, ognuno barricato nelle sue stanze, ignorando, volutamente o meno, cosa combinasse l’altro. Ogni chiarimento improbabile, ogni intesa .. se avessi voluto divorziare, avrebbe tenuto la custodia dei bambini, non perché gliene importasse, di loro, quanto per orgoglio, puntiglio, ferirmi a morte.. nell’unica cosa a cui davvero tenessi, i miei figli,  Catherine e Sasha, lei nata nel 1895, lui nel 1907, due figli, due intervalli, specie la prima, un uragano alla conquista del mondo. Ah.. Catherine, quando sei diventata grande, dieci anni o forse prima, per difendermi da quelle mani… contro te e contro me, figlia mia
 
La seconda figli dei sovrani, Tatiana, era nata nel maggio 1897, alle 10.40 di mattina, lo zar lo definì il secondo giorno allegro e luminoso della loro vita famigliare. Alessandra, cui era stato somministrato del cloroformio, riprese i sensi, la stanza era in silenzio, comprese di avere avuto un’altra figlia. I suoi singhiozzi, più forti del  pianto della bambina, durarono fino al tardo pomeriggio.
I rapporti con la suocera si deteriorano ancora più quell’anno, la zarina madre trovava ridicole le sue nuove fissazione sull’ordine, l’economia e la gestione del tempo. Possedeva le chiavi di ogni stipo, baule, armadio e contenitore dei suoi avere e leggendari erano i controlli a sorpresa che faceva, per verificarne il contenuto, più di una volta fece piangere una cameriera per le sue rampogne se qualcosa era fuori posto. Almeno una volta al mese controllava tutto, dai ninnoli ai vestiti, compresi di ogni accessorio e pizzo, aveva steso l’inventario di sua mano, dopo avere scoperto che un set di cristallo e oro, che doveva stare su un certo scaffale, era su un altro non riuscì a trovare il reo o i rei. Tutta la servitù si prese una rampogna, che le cose erano in “totale disordine” e triplicò la sorveglianza. Controllava i conti del palazzo, scorrendo i libri contabili e osservava che gli economi spandevano con troppa liberalità, anche se non sapeva, per sua stessa ammissione, il costo delle materie prime, dei cibi freschi. Ignorava i meccanismi e criticava, una zia dello zar principiò a definirla l’Hausfrau (casalinga in tedesco), che faceva tante storie sul prezzo delle patate. In  terzo luogo, era convinta che ogni cosa dovesse seguire un certo orario, e non oltre, quando scriveva lettere, per esempio, terminava quando l’orologio batteva le cinque, anche se era a mezzo di un discorso, smetteva e riprendeva il giorno successivo, i fogli sparsi sulla scrivania. Non era proprio un bel vivere, rifletteva sarcastica Ella, non poteva comandare la sorte e si arrangiava con quel che poteva, non si poteva certo definire una vita “serena”, anche se aveva sposato Nicola, Alessandra appariva ed era, profondamente infelice, scontenta, dura, criticata a prescindere, suo marito la amava, ovvio, ma tutto il mondo le era avverso.
Maria nacque nel 1899, Anastasia nel 1901.
… la zarina di tutte le Russie aveva un solo compito, ovvero partorire un erede maschio per il trono, ma Alix d’Assia non lo portava a termine.
Si occupava personalmente delle figlie, entusiasta e partecipe come il marito. Non si preoccupava della vita mondana, ogni sua apparizione in pubblico era uno strazio, le chiazze rosse le fiorivano sul volto e il suo disagio erano una tortura per sé e gli altri.
Io avevo l’esempio della principessa Ella, mia madre, che mi seguiva e compariva senza affanni alla vita mondana, compiva opere benefiche e leggeva a dismisura, colta, allegra e spiritosa, amante della Francia, di cui parlava in modo perfetto la lingua... mi chiamava sempre Catherine, alla francese, in luogo del nome e patronimico russo, così che divenni Catherine per tutti.
Che anni furono quelli, rammentava poi Ella, della prima età adulta, densi di sogni e progetti, una figlia, le attività benefiche, mai stava ferma, con piccoli oblii di passaggio, la lussuria degli antenati spagnoli .. pus che sgorgava da una ferita, dietro solide e smaglianti apparenze..
Il marito di Ella perse cifre importanti al tavolo verde, ma saliva nei gradi militari … con Ella non si intendevano né al principio né dopo, nessuno dei due era un martire o un santo, ma erano proprio agli antipodi, ognuno inadatto all’altra, la lettura di “Madame Bovary” non serviva a nessuno dei due, la vita non imitava l’arte e viceversa.
Il fratello di Ella si era accompagnato a una borghese e l’avrebbe sposata, se non fosse stata per la differenza di rango…era ingiusto ma la vita era in quel modo il mondo era in quel modo e non come si voleva fosse giusto .. ma Ella diede più impulso allo studio della figlia che a farle imparare il ricamo.
Sulla carità no, non transigeva verso il 1902-03 fece costruire un orfanotrofio una cui ala era destinata ai bambini difficili, sordomuti.
La direzione nominale era della zarina vedova, Marie, che lasciava carta bianca, Ella la conosceva da quando era una bambina e sapeva come trattarla, mediare con lei, aveva tatto, conoscendo le regole scritte e non per avvicinarsi alla formidabile vedova di Alessandro III.

Spesso, durante la stagione invernale, capitava che dormissi a Carskoe Selo, nel palazzo di Alessandro- la giovane zarina preferiva quella cittadina a venti chilometri circa dalla capitale e il palazzo di cui sopra, più tranquillo e raccolto.. rispetto ai fasti ufficiali del proprio rango
Quel pomeriggio arrivai in anticipo e chiesi di poter fare una piccola improvvisata, corrompendo il valletto di colore che introduceva agli appartamenti imperiali, in questo caso alla nursery, un retaggio dell’imperatrice Elisabetta..
Osservai la scena con tanto di occhi.
Olga e Tatiana avevano costruito una casa delle bambole in un lato, usando sedie e poltrone, Marie era stata esclusa, al solito, anche se la nurse inglese aveva costruito una casa simile per lei sul lato opposto.
“Sei la cameriera e basta”chiosarono le sue gentili sorelle, il gioco le assorbiva e ancora non si erano accorte di me, Anastasia era allora troppo piccola per partecipare e Marie faceva le spese delle trovate delle due più grandi, denominate The big Pair.
“No sono la zia che viene a trovare le nipoti” ribattè Marie, la sua bontà che allora già le lasciava perplesse, poi giunsi io in aiuto..
Dopo il mio soccorso, giocammo insieme, poi il bagno e la cena, io aspettavo con ansia il dopo, quando ci ritirammo.
La tata inglese, Miss Eager, sosteneva la virtù dell’obbedienza e del rispetto degli orari.. tranne che…
“Racconta una storia” Sussurri smorzati, come neve, io e Olga e Tatiana dentro il letto da campo di una delle granduchesse, ove dormivano di solito e che le accompagnava nei loro viaggi e spostamenti, allora ci entravamo in tre in quell’arnese.
“C’era una volta…” Una delle storie di mia madre, che io confondevo e assemblavo di nuovo e ancora. Le fiabe le inventavo io, giusto, tranne che all’età di otto anni circa, ignara, conobbi il mio futuro principe.

Si chiamava Andres Fuentes.
   
 
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