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Autore: Koa__    01/04/2019    7 recensioni
Questa raccolta conterrà storie più o meno brevi, incentrate sulla coppia John Watson e Sherlock Holmes e (anche, ma non soltanto) sul loro ruolo di genitori.
La storia: "La geniale imperfezione di Sherlock Holmes" partecipa al contest "Tante navi per una palma" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP.
Alcune di queste storie partecipano alle Challenge dei gruppi: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart" e "Aspettando Sherlock 5".
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 L’oiseau
 
 




“Je connais les brumes claires
La neige blanche et les matins d'hiver
Je voudrais te retrouver
Le lièvre blanc qu'on ne voit jamais
Mais l'oiseau, l'oiseau s'est envolé
Et moi jamais je ne le trouverais”
 
 



Non aprire gli occhi, non guardarlo. Non annusare l’aria in cerca del suo profumo. Non sorridere, non pensare. Non fantasticare su ciò che potrebbe essere, non ripensare a ciò che è stato. Perché in ogni respiro, in ogni più piccolo frammento di te stesso non esiste nient’altri che lui. E quindi taci, chiudi gli occhi e azzera la mente. Non parlare, non respirare, non fare nulla. Non accennare nemmeno il più piccolo gesto. Non innamorarti perdutamente di lui, non cadere nella tentazione di prendere il violino e metterti a suonare. Perché lo faresti per lui e non devi, lui vive nelle note di una partitura invecchiata e dai bordi ingialliti. Vive negli spazi, sul rigo, sta nell’armonia e lì vi mette le radici. Perché tutte le melodie del mondo assumono la sua forma, sempre. E non sorridere, perché lui vive anche negli echi di quelle risate che, delle volte, ti pare di sentir riverberare nella tua mente distrutta. E non piangere su ciò che non sarà mai, il futuro non esiste ancora e non vale la pena versarci una lacrima. Non farlo. Non innamorarti perdutamente di lui, non giocare con sua figlia. Non pensare a lui mentre bevi il tè, quando mangi cinese o ascolti distrattamente la televisione. E non vedere il suo volto specchiarsi nelle piastre di petri che osservi al microscopio. Non amarlo come invece fai.

 
Jawn!
 

Chiudi gli occhi, chiudili e respira. Fai soltanto questo. E intanto spera, spera che passi. Spera che si cancelli la tua mente e che il tuo palazzo mnemonico sparisca. Spera che John Watson se ne vada e al contempo non farlo. Spera che venga lì da te e ti abbracci, spera che ti baci e ti stringa a sé. Spera che riesca a vedere ciò che si nasconde nel tuo cuore indurito. Spera che veda quei grumi di pensiero che ti nascono e muoiono in una ruga della fronte. Spera che scorga in un qualche modo tutti i sogni che fai. Spera che sappia vivere al tuo fianco per tutta la sua vita. Spera che impari ad amarti, ad accettarti, a conquistarti. Spera che ci sia sempre per te. Che ti ami come vorresti.
 

John.


Apri gli occhi e guardalo. Respiralo, osservalo, deducilo come soltanto tu sai fare. E precedilo, offrendogli il bicchiere di whiskey che vuole, ma che non ha il coraggio di chiederti. Guardarlo, sorridilo, amalo. Bacialo. Fallo, Sherlock, fallo adesso e senza aspettare. Fallo di slancio, imploralo. Lasciati stringere, spogliare, amare. Lasciati prendere. Offriti completamente, come non hai mai fatto con nessuno. Dagli tutto di te stesso. Permettigli di farti suo, di essere geloso e possessivo. Permettigli di corteggiarti e, dolcemente, conquistarti.
 

Jawn, io…
 

Svegliati, Sherlock. Svegliati. Svegliati perché niente di quello che hai pensato sta succedendo davvero. Tutto accade dentro la tua mente, come sempre. No, non ci stai facendo l’amore. Lui non è pronto. Lo sai. Lo vedi dal modo in cui ti guarda, da come tenta di parlarti ma non lo fa. Dalla maniera in cui si tira indietro, cancellando quelle frasi che gli nascono e muoiono sulla punta della lingua. Lui ti vuole, forse ti ama. Ma ha paura. E ormai l’hai capito, perché i segnali del corpo non mentono. Non lo fanno mai. Loro sono onesti, sinceri, vivono di ciò che sono e non si nascondono. È la ragione a celare, lei a camuffare maldestramente un battito del cuore. Sono le parole a dire bugie, a minimizzare una verità scomoda. Ma il corpo, il corpo di John Watson è limpido come una giornata di primavera. Bellissimo come il sole che s’infiltra tra le foglie di un ciliegio e ti accarezza la pelle del viso. È bello, bello e basta. Bello come Londra, come un delitto complicato. Bello come non dovrebbe. Bello come un qualcosa che finisce col farti male. È la tua droga, la tua soluzione al sette percento. È il tuo “ogni cosa” e tu, ormai, hai imparato a conoscere anche le cose che non dice.
 

Amami, John. Quando lo vorrai, quando lo accetterai.
 

Lo aspetterai, aspetterai che sia pronto e lo amerai quando lui lo vorrà. Perché non hai nessuna scelta se non arrenderti a te stesso e sperare che questo dolore che hai al petto passi. E quindi guardalo, fallo adesso e sorridigli. Ma non dire niente, non respirare, non suonare, non pensare. Non fare altro se non startene affossato in quella tua comoda poltrona. Lento, a stuzzicare le corde di un violino che non verrà suonato, non stanotte. Sorridigli e poi abbandonati a ciò che provi, lascia che sia il dolore a cullarti e nient’altro. L’attesa ne verrà la pena, ne vale sempre la pena. Io gli dirò che lo stai aspettando.
 
 
 
 
 
“Je lui dirais que tu l'attendais”
 



 
 
 
 
Fine
 
 
 

Note: La canzone: L’oiseau (da cui ho preso ispirazione per il titolo e a cui appartengono le citazioni), tratta dal film Belle e Sebastien, è una stupenda canzone che ho trovato nella fan fiction: “Così crudele e accecante” di Padme83. Dopo aver letto quella storia me la sono subito salvata perché è stupenda e questa sera, riascoltandola, ho buttato giù di getto questo testo che mi girava in mente già da ieri sera. È stato tutto molto istintivo e veloce. Se vi va vi consiglio d'ascoltarla durante la lettura. Infine, trovate il testo in francese e una traduzione in inglese: qui.
Grazie a tutti coloro che hanno letto fino a qui e chi ha commentato le storie precedenti.
Koa
   
 
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