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Autore: queenjane    02/04/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Le figlie dello zar avevano preso molto dal padre, sottili ed eleganti, avevano l’epidermide chiarissima, occhi azzurri e capigliature i cui toni variavano dal biondo al castano, effetto che Catherine trovava delizioso.
Lei assomigliava a sua madre, Ella, principessa di rinomato fascino  e bellezza, anche se i tratti erano più marcati e definiti, a dieci, undici anni era alta, per la sua età, snella, le iridi scure e i capelli castani, che al sole si venavano di riflessi color rame e ambra, la pelle olivastra.
La coppia degli opposti, scherzava Tatiana, Olga è bionda, tu no, e insieme siete tremende, tralasciando che Catherine le strappava sempre un sorriso e le tirava su il morale, la sua turbolenza era solo apparente.
Tra le tante, la nonna paterna, la zarina vedova Marie non perdeva occasione di criticare, con ciclica regolarità riferiva che la nursery imperiale era poco igienica, le bambinaie troppo civettuole con i cosacchi di guardia, le imperiali nipotine una lagna e una delusione, in verità ogni pretesto era buono per attaccare Alessandra.
Nello specifico, affermava che Olga fosse brutta e con la fronte troppo grossa, Tatiana noiosa, Marie un piagnisteo ambulante e Anastasia un terremoto perpetuo. Alla fine, Olenka aveva smesso di misurarsi l’imperiale fronte quando Catherine di sette anni le aveva fatto un saggio discorso, ovvero ..
“ Olga che hai?“Dinanzi a uno specchio si prendeva le misure della famigerata parte del visetto, era triste, corrucciata nel suo abitino alla marinara, uno dei tanti di cui sua madre aveva steso l’inventario, la mania si era estesa anche al guardaroba delle giovani principesse, le sorelle si sarebbero passate poi tra loro i pezzi migliori, dovevano essere “frugali”, parsimoniose (idea buona, eh, tranne che Alix passava da avara per i più, avesse fatto il contrario sarebbe stata una spendacciona, tanto non gliene concedevano una giusta per principio).
“Mi misuro la fronte, è troppo grande.”desolata.
“ E’  tua nonna, ne dice tante, ma non ti conosce sul serio, quando mai sta con voi?” era sempre formidabile, “autocratica”, che lesinava tenerezze e smancerie, tuttavia si contava su una mano il tempo che spendeva e passava con le nipoti, invece la lingua era sempre attiva e tagliente. Mai vi fu uno scontro frontale tra lei e Alessandra, l’educazione formale tra la “cara Mamma” e la nuora era squisita nella forma, sulla sostanza..  stendiamo un velo pietoso.

“Che dici?”
“Che parla a sproposito, mica ti conosce sul serio”
“Sei irriverente.” un parolone che amava usare, almeno con Catherine, lei ascoltava tutto, vedeva tutto e osservava tutto, ben di rado parlava. Salvo spiazzarti con una frase, una osservazione  casuale solo in apparenza, era un portento di ironia.
“Non sa come impari in un battito di ciglia, suoni bene il pianoforte. Che ti piace il rosa e ..”un elenco efficiente ed efficace, io la conoscevo davvero,
SUL SERIO, sapevo cosa contava, le piccole malinconie, il dover essere un esempio continuo e costante, le aspettative e i doveri inderogabili, in combinato con le monellerie, i piccoli scherzi. Sin da infante Olga si era sentita ripetere che doveva essere “ragionevole”, comportarsi come la figlia di un imperatore, come in effetti era, di un soldato, doveva essere un “modello”, misura a cui cercava di parametrarsi, sempre consapevole di essere osservata, giudicata, redarguita, lei ambiva alla stima, all’affetto, all’approvazione dei suoi .. e non era una icona fredda, formale, distante, con me si lasciava andare, almeno un poco. La nostra amicizia era una rara oasi, Olga e le sue sorelle avrebbero frequentato molto poco le ragazze della loro età, che la zarina regnante considerava “corrotta”la corte imperiale e voleva preservare la loro innocenza. E io, oltre a loro, che amiche avevo? Zero, che ero considerata, allora e poi, troppo esotica, diversa, straniera, la bellezza, la posizione e l’intelligenza mi davano privilegi immensi, oltre che a una grande solitudine.
“Non dovresti dirlo.” Ma tanto lo pensavo, sarei stata ipocrita a tacere..
“La bellezza è negli occhi di chi guarda, mia madre almeno dice questo, io pagherei per essere bionda con gli occhi azzurri, come te, invece sembro un corvo..”
“Sei bella così come sei. Un tuo antenato era spagnolo, si vede che hai preso da lui, somigli a tua mamma, la principessa Ella.”
“E tu pure, sei bella come sei e tua nonna, lasciala stare ripeto, è svanita..”
“Sei proprio irriverente ..”E rideva sotto i baffi, come suol dirsi, io, CATHERINE non dicevo quello che voleva sentirsi dire, non la assecondavo in tutto e per tutto.
“A proposito, io ti guardo e vedo una ragazzina che a volte non è molto empatica o gentile, ma ha bei capelli biondi, occhi color zaffiro e un sorriso gentile, questo e non vedo la tua fronte.”
“Stupida che sei, io sono gentile ED empatica. Quando ne ho voglia”
“Olga, non badare a tua nonna, ti dà fastidio, ti ferisce ..lascia stare. E poi se avessi una fronte perfetta, ti brontolerebbe su altro ..”
“Vero ..” e  soffiò in viso lo zucchero a velo di una torta di mele e vaniglia, una fetta che consumavano per merenda.
“COSA fai?”
“Nulla, almeno hai la pelle candida.”
“ Che pazienza, eh, Tata..”

Sbuffai, ridendo tra le labbra, omisi di affermare che le volevo bene, era da sempre poco incline alle manifestazioni di affetto, sia a livello verbale che fisico, un suo tratto di riservatezza, io ero molto più fisica.
Ero stata saggia, diciamo, in quell’occasione e tanto ero un terremoto ambulante, Anastasia la mia degna emula, le mie birichinate erano leggendarie.
Tornando alle mie storie e al mio principe, fu nel 1903.
“C’era una volta…” Una delle storie di mia madre, che io confondevo e assemblavo di nuovo e ancora. Le fiabe le inventavo io, giusto, tranne che all’età di otto anni circa, ignara, conobbi il mio futuro principe.

Si chiamava Andres Fuentes.
 E  aveva gli occhi verdi, occhi che non si dimenticano.
“A Catherine, al mio amore, che sa benissimo che non sono un poeta od un cieco, le parole giuste  non mi appartengono, sono solo un uomo che ti ama. Ti scrivo, per raccapezzarmi e mettere in ordine le idee e le sensazioni. Abbiamo litigato come non mai, facendo poi pace, pure non riesco a dormire e per non disturbarvi, sono venuto a meditare in un’altra stanza. Me lo hai detto per il mio onomastico, che avremmo avuto un figlio, mettendo dentro il portasigarette due scarpine da neonato, o aspiranti tali, che, senza offesa, maglia e ricamo non rientrano tra i tuoi talenti. Ed apprezzo il pensiero, anche se lo avevo già indovinato, in parte ( le  nausee, gli attacchi di sonno e fame, il mettere il palmo sul ventre come se ascoltassi un silenzio o una musica nota solo a te, etc etc..) Per presa di giro, ribatto che saranno due gemelli, la replica è di volta in volta il silenzio o una risata o una battuta. 
Ti ho conosciuto quando eri una bambina di otto anni, dietro a un gatto, che fece cadere una risma di fogli e rise del mio radunarli, invece di scusarsi del pestone. Giusto perché eri la nipote di Rostov-Raulov mi astenni dal riprenderti, sorridevi sghemba con quel felino, finalmente preso, ballando ora su un piede ora sull’altro, poi sparisti, di gran carriera.
Il mitico Sasha R-R, diminutivo di Alexander Rostov-Raulov, conosciuto nel 1896, quando venne in Spagna a cercare notizie per scrivere un libro sul primo principe Rostov-Raulov, al castello di Ahumada, mia casa di nascita, oltre che di Felipe. Personaggio carismatico e complesso, guai a chi osava toccargli la sorella o la nipote, che al tempo eri ancora figlia unica. Cocciuta, viziata e esasperante. E non era timidezza, come appresi poi. 
Nel 1905, eccoci al matrimonio di mia sorella, ad Ahumada rientravo che era quasi l’alba dopo la notte di addio al celibato e mi venne l’idea di fare due parole con Marianna, che conoscendola era in piedi, serena e senza fallo prima del trambusto della giornata. Bussando, trovai Lei e Te che contemplavate l’alba nella sua stanza. “Chi è?” “Fuentes” “Entra, fratellino..” in senso ironico, che la supero abbondantemente di peso e statura “Catherine ..nipote di Rostov-Raulov” Un bagliore indefinito, le iridi color onice che mi soppesavano. “Lo so, chi è” “ E voi siete Andres Fuentes” Mi inchinai, ironico, “Per servirvi, chiedete e obbedirò”mentre il cielo a oriente diventava zaffiro e cobalto, previdi che sarebbe stata una lunga giornata.
Avevi dieci anni, tra le ragazzine più graziose (..e va bene, eri la più bella, contenta, peste?!) che assistettero al matrimonio, ne convengo, tranne che non eri affatto convenzionale, come appresi a mie spese grazie a un calcio e due  pestoni, al momento dei balli, ti appellai chica pestifera, ragazzina malefica,dicesti, è una occasione allegra e voi avete il muso.. Ti avrei torto il collo, fidati.  
Marianna rise di entrambi,falla crescere Andres, e la troverai di tuo gradimento.. 
Comunque, osservasti che, muso o  meno, le cose le sapevo raccontare, su Felipe de Moguer, diventato principe Rostov-Raulov grazie alle sue epiche imprese alla corte di Russia. Già, la mattina successiva alle nozze, mentre tutti dormivano, chi mi ritrovo ?Erano le sette e mezzo, in punto di cronaca, la servitù avrebbe preso servizio dopo un’oretta, che i festeggiamenti erano terminati verso le cinque. Domanda retorica, chi mi ritrovai, definirti curiosa e sfibrante un eufemismo. Ti piacquero i ritratti dei tre fratelli, Felipe, XavierNicolas e Francisco, vicini nella galleria, lui era tornato ad Ahumada verso i 40 anni, sopravissuto alle battaglie e agli ingaggi, onorato e riverito, con la seconda moglie e i figli avuti da lei. “Avevate detto che alle mie richieste avreste obbedito, Fuentes”al mio tentativo di sparire, un sorriso sghembo, avevi grinta, complimenti a te, e lo dicesti in spagnolo, in poco tempo avevi imparato a sufficienza. 
Quando rovesciai il cappello, nell’arena di Granada, cadevano fiori e applausi, tu avevi le braccia lungo i fianchi, alzai la mano e ricambiasti il saluto. .”così tanti anni dopo mi scriveva Andres, era il 1917, ci eravamo sposati nel settembre 1916, i suoi occhi erano sempre indimenticabili e mai dimenticati, come il suo posteriore, fidanzata e poi sposa lo avrei sempre adorato.
   
 
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