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Autore: queenjane    05/04/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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"Anastasia, che brava! Complimenti!”esclamai con estrema convinzione.
“Lo so!” Con una sicurezza superiore alla sua età annaffiava le piante dei giardini imperiali, le piccole dita strette intorno all’annaffiatoio, di un banale color verde acceso, come farfalle vaganti, pareva lei stessa una farfalla insieme alla sorella Maria che svolgeva lo stesso compito, sorrisi in tralice.
Marie, dalla splendente, chiara carnagione, gli occhi così  grandi che in famiglia erano chiamati “i laghetti”, nomignolo più gentile di quello tributato dalle altre sorelle, ovvero “piccola grassa bau-bau”, perché aveva le ossa grandi ed era un poco paffuta. Di indole cos’ buona che si lasciava tiranneggiare da Anastasia, scusandosi dei disastri e malefatte che la sorellina combinava. Folletto, la appellavo tra me,  era una monella, i capelli biondo fragola e gli occhi chiari. Minuta di statura, si arrampicava come una scimmietta sugli alberi del parco imperiale invece che studiare, il suo senso dell’humour era strepitoso e le sue frecciate coglievano quasi sempre il bersaglio.
E Marie era un pezzo avanti, invece.
Alla fine del 1800, l'affaire Dreyfus che aveva messo chiacchiere e radici fino in Russia.Miss Eager, la nanny delle imperiali granduchesse, sosteneva l’innocenza dell’ufficiale, ebreo e francese, come Zola, lo scrittore francese, anche quando faceva il bagnetto a Marie. Così infervorata sul tradimento cui era stata sottoposto l’ufficiale, in una discussione da non badare a che era  schizzata via nuda e gocciolante per i corridoi, fino a incrociare un cosacco  e la zia Olga Alekandrovna.
"Santo cielo! Cara bambina sei tutta bagnata. Su, andiamo ad asciugarci e a metterci dei vestiti!" disse Olga,  mentre  la bimba osservava che il cosacco  aveva riferito che lo zar era impegnato, adorava suo padre e lo vedeva tanto poco. La zietta l’aveva presa in braccio riportandola in bagno, la  tata manco si era accorta che dell’assenza, tale era il fervore a discutere di politica.
Marie, che una volta aveva spolverato un intero piatto dei wafers di sua madre, all’ora del thè, la cena non saltata per l’intervento dello zar, che rilevava che era una bambina, una monella,  non un angelo a cui NON crescevano le ali.

 
Anche con loro si perpetuava il mio rito della principessa narrastorie, raccontavo principi e principesse, descrivevo la valle dei fiori sulle montagne dell’Himalaya, che si apriva ad alta quota ed era colma di gemme. E via così.
I principi, se comparivano, avevano gli occhi verdi, come Andres dei Fuentes, l’eroe, il picador. Il mio Andres.

Ero la figlia di una principessa, la discendente di un glorioso bastardo, Felipe de Moguer, nato fuori legittime nozze che si era reinventato titoli e destino alla corte della grande zarina Caterina II, il figlio del dio della guerra.
Sognava o respirava nelle sue imprese?
Lui era come la fenice multiforme, sempre si reinventava, come io ai miei tempi, avevo poi imparato la sua lezione.

Quando nacque Anastasia lo zar, (che non ne poteva più di quello stillicidio di femmine), dovette passeggiare a lungo nel parco imperiale e poi stamparsi un sorriso di circostanza sulle labbra nel recarsi dalla moglie e congratularsi con lei.
“Ancora una femmina!”la battuta riassuntiva di sua sorella Xenia, che partorì sei maschi e una sola bambina, che poi sposò il principe Jusopov, uno degli uccisori di Rasputin, ma ops.. Vado troppo avanti.
Anastasia non era l’ennesima bambina quanto una forza della natura, un ciclone, un monello.
Arguta e dissacrante, amava le giostre e le mie storie, la valle dei fiori vicina all’Everest, si curava poco dell'etichetta, tanto che una volta, mangiando della cioccolata a una cerimonia ufficiale, cibo che aveva in tasca, e avendo fame, si macchiò i guanti candidi. Risolse la questione rovesciandoli. Più avanti, divenne una campionessa nell'evadere le ore di lezioni, capace di sparire o arrampicarsi sugli alberi, le sue monellerie una leggenda. E tiranneggiava Marie, che era troppo buona e gentile per opporsi al terremoto di cui sopra.
 O forse no.

Ma la preferenza, reciproca e ricambiata, era per Olga, che ricambiò il mio sorriso.
Per il Natale del 1905 mi venne regalata una piccola perla, rotonda e perfetta, montata su una catenina d’oro bianco e sottile, che portavo quasi sempre, un presente di Olga e delle sue sorelle. E tanto, annotavo tra me, lei era felice che fossi ritornata dal lungo viaggio compiuto in Europa in quell’anno di grazia 1905, era un dono di Pasqua, Natale, onomastico e compleanno complessivo.
 Dai quaderni di Olga Romanov” Ho ancora il segnalibro, quello ove è dipinta “La ragazza con il turbante”, ovvero “La ragazza con l’orecchino di perla” , di Vermeer, che mi avevi riportato dal viaggio con i tuoi genitori. Porta un orecchino di perla,appunto, è girata di tre quarti, seduta, in attesa, gli occhi spalancati, tesa verso qualcosa o qualcuno che non sapremo mai. In un certo senso, sono quella ragazza, che aspetta, o si è rassegnata. È tutta luce e desiderio, nella mia personale idea, rassegnazione e attesa, l’attenzione che converge sul piccolo e rotondo globo. Mia madre adorava le perle, i gioiellieri Fabergè, Bolin e Hahn le sottoponevano le loro creazioni e la sua preferenza era per quella gemme, come le ametiste e i diamanti. Uno dei pochi punti di contatto che mai avete avuto in comune, le perle, ti hanno sempre incantato, parevano racchiudere mondi ed universi. Le tue storie incantate, ne inventavi sulle rose e le fenici, raccontavi di draghi e principesse, ardite, ben di rado su principi e maghi. Ammiravi Felipe de Moguer, il tuo grande antenato, che si era inventato una nuova vita nonostante la nascita incertaUno che non mollava mai .. Ed eri stata contenta di essere stata in Spagna, nella favolosa rocca di Ahumada. Io ero felice che fossi tornata.. Davvero e sul serio".
 
Fragile come una rosa di ottobre, che spunta nella notte, resistente nel giorno, splendida come un azzurro mattino, al collo una collana di madreperla che pareva racchiudere e imprigionare i raggi della luna.
 
 
   
 
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