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Autore: NyxTNeko    07/04/2019    2 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 11 - La prima impressione spesso inganna -

13 settembre 1784

- State commettendo una follia cavaliere - gli urlò il rettore furibondo - Quel corso non è sufficientemente preparato per la scuola di Parigi, gli servirebbe come minimo un altro anno di studi

- Perché vi scaldate tanto per un ragazzo che ha dimostrato fin da subito delle notevoli capacità?! - chiese con calma il cavaliere osservandolo seduto, di fronte a lui.

- Notevoli? Ma se non conosce perfettamente il latino e ha uno spiccato e sgradevole accento dialettale - sbottò il rettore che stava perdendo la pazienza. Perché il cavaliere si stava interessando principalmente di un corso semisconosciuto, anziché prendere in considerazione il resto composto da ottimi allievi, di buona famiglia e del tutto rispettabili?

- Conosce in maniera sufficiente la storia e la geografia e sa applicare con maestria e velocità una materia complessa come la matematica, dote non certo comune, gli servirà molto di più del bon ton e del latino, quindi ha tutti i requisiti per poter frequentare la scuola di Parigi, dopo aver superato l'esame s'intende - constatò con un sorriso soddisfatto sul viso, aggiunse poi beffardo - Inoltre riguardo al suo accento, non mi farei problemi in quanto, oltre a farsi capire in modo abbastanza chiaro, ha un tono deciso e fermo, una condotta ligia e rispettosa delle norme militari, senza dimenticare la sua espressione seria e matura che lo rende molto più adulto di quanto sembri

Quel ragazzino lo aveva abbagliato fin dalla prima volta in cui lo aveva intravisto: era completamente diverso dagli altri, era convinto di ogni azione compiuta e di ogni parola pronunciata. Non lo aveva mai visto distrarsi dai divertimenti, dagli svaghi come facevano la maggior parte dei suoi compagni di scuola. Aveva notato, fra l'altro, durante le sue perlustrazioni notturne, che soffriva di un'insonnia precoce, placata con profonde letture, a lume di candela, occupando la biblioteca, di drammaturghi come Corneille, Racine e filosofi illuminati come Rousseau quasi idolatrato dal giovane per le idee di libertà e giustizia, che fecero grande presa sul suo spirito ribelle.

Oltre agli immancabili Cesare, Alessandro Magno, persino Carlo Magno, il più recente Federico di Prussia, senza dimenticare la versione Cesarottiana, e quella francese, dei Canti di Ossian di Macpherson dal quale non si sarebbe mai più separato: una raccolta di antiche cantiche gaeliche di un dardo di nome Ossian, in cui si esaltava la virtù guerriera e cavalleresca, le storie di amori appassionati ma infelici, le descrizioni di paesaggi cupi e desolati di una società primitiva, di una natura selvaggia e tempestosa, molto simili a quelli della sua adorata isola, spesso anche notturna e spettrale, che lo rincuoravano e distendevano il suo volto corrucciato, in piccoli e sinceri sorrisi.

Possedeva, in poche parole, una sensibilità e un'intelligenza superiore alla media e il cavaliere l'aveva percepita distintamente, ed era ciò a distinguerlo dai suoi coetanei - So quel che faccio - aggiunse poi - Ho scorto in lui la scintilla di una fiamma che non si coltiverà mai abbastanza... - lo propose per la scuola di Parigi, non tanto, o almeno non solo per i talenti scolastici, quanto per quella determinazione, quell'ambizione, quella volontà che risplendevano nei suoi grandi occhi grigi. "Se non verrà ostacolato nella sua affermazione, sono certo che un giorno sentirò ancora parlare di lui". 

"Scuola di Brienne. Stato degli alunni del re, che sono nel caso, per l'età loro, di entrare al servizio, o di passare alla scuola di Parigi; cioè il sig. di Buonaparte (Napoleone) nato il 15 agosto 1769, statura di quattro piedi, dieci pollici, dieci linee: ha fatto la sua quarta classe. Di buona costituzione; salute eccellente; carattere docile; onesto e riconoscente; condotta regolarissima; si è sempre distinto per la sua applicazione alle matematiche; sa bastantemente la storia e la geografia; è assai debole negli esercizi di piacere, e nel latino, ove non ha fatto che la sua quarta classe: sarà un eccellente ufficiale di mare: merita di passare alla scuola di Parigi."

- Vi ringrazio per la vostra attenta ed esemplare valutazione nei miei confronti, monsieur cavaliere - adulò prontamente con un leggero inchino Napoleone. Gli occhi grigi gli brillavano intensamente.

- Siete davvero un tipo capace, ragazzo - effuse il Cavaliere osservando l'esile ma resistente figura delineata dinanzi a lui - Sono certo che arriverete molto in alto, Buonaparte - gli bisbigliò nelle orecchie il Cavaliere. Gli mise una mano sulla spalla. Il corso gli sorrise maliziosamente: quell'uomo lo aveva compreso.

30 settembre

Passò con facilità l'esame: era l'unico corso dei 136 francesi ad averlo superato, inoltre rientrava tra i 14 destinati all'artiglieria, non poteva desiderare di meglio, al momento. Con il tempo si era reso conto che la carriera d'artigliere sarebbe stata più gratificante rispetto a quella di marina, con gioia di sua madre che temeva per la sua salute. In realtà l'aveva categoricamente esclusa principalmente per non mettere in risalto una delle sue più grandi debolezze: il mal di mare, ricordava ancora nitidamente il disagio che aveva provato durante il viaggio in nave, seppur cercasse di non mostrarlo apertamente, orgoglioso com'era. 

Con il titolo di 'Cadetto Gentiluomo' Napoleone lasciò l'Ecole di Brienne per completare i suoi studi alla Regia Scuola Militare di Parigi. Fondata da Luigi XV su consiglio di Madame de Pompadour, una donna intelligente proveniente dalla borghesia ma educata come un'aristocratica, amante delle arti, della musica, del teatro, fiera sostenitrice dell'illuminismo in particolare del dispotismo illuminato, nonché la favorita del sovrano.

17 ottobre

- Spero che non ti dimenticherai di me, Napoleone - gli disse quasi commosso Louis Antoine trattenendo le lacrime: quel corso diffidente, schivo ed anche un po' rude gli sarebbe davvero mancato tanto, avrebbe lasciato un grande vuoto.

- E come potrei, Louis Antoine, sei stato l'unico che mi ha voluto bene, che mi ha ascoltato, che mi ha consolato, qui - gli ricordò Napoleone e gli diede una pacca sulla spalla per rincuorarlo, era la seconda persona che piangeva per lui - Prega il tuo Dio affinché possa farci rivedere ancora, un giorno - Anch'egli provava una grande commozione, non avrebbe potuto crederci se non lo avesse davvero amato; a quanto pare possedeva ancora un cuore. Si allontanò per raggiungere la carrozza e gli altri ragazzi, che come lui, sarebbero andati a studiare a Parigi. Era il più giovane, aveva 15 anni.

Parigi, 21 ottobre

Quando il gruppo di cadetti arrivò, alle cinque del pomeriggio, nella capitale rimase decisamente deluso dall'aspetto di quella città la quale non aveva nulla che suscitasse ammirazione, potenza, anzi non era molto diversa da Brienne: praticamente era solo più grande della norma. La piccola carrozza attraversava lentamente il lato sinistro della Senna le cui acque erano giallastre, sporche, così come le strade che emanavano una puzza incredibile, ai cui lati erano accumulati rifiuti umani e letame, assieme ai numerosi mendicanti e poveri elemosinanti che si accalcavano al loro passaggio.

Napoleone sentì la nausea salirgli dallo stomaco ed evitò di continuare a guardare il desolante spettacolo emerso al suo orizzonte, spostò la tendina e si appoggiò al sedile troppo morbido. Il paesaggio che gli era apparso davanti, fino a poco prima di entrare nel cuore di Parigi, era stato davvero gradevole, quei paesaggi così pittoreschi, così pianeggianti, che potevano sembrare monotoni e noiosi, avevano tenuto il corso incollato alla finestra, gli avevano trasmesso una sensazione di pace e di calma, provate solamente in Corsica.

"È davvero questa la capitale dello Stato più popoloso d'Europa?" si stava chiedendo amareggiato; quel cambiamento talmente brusco, gli fece tornare in mente la durezza e le fatiche del mondo, che lo stesso mondo tentava di nascondere nei bassifondi e nelle periferie, concentrandosi in inutili questioni. Sospirò e ripensò a quanti anni erano passati da allora, da quando era partito "Chissà quando tornerò nella mia patria?" si domandò emettendo un altro sospiro, nascosto dalle mani, simulando uno sbadiglio, per evitare di mostrare i suoi sentimenti più privati.

Improvvisamente la carrozza si fermò e i ragazzi scesero uno alla volta. Scoprirono che l'edificio apparso dinanzi i loro occhi era l'esclusivo Istituto che avrebbero frequentato: l'Ecole militaire di Parigi nel Campo di Marte. L'esterno non era molto differente dalla scuola di Brienne, se non per le colonne in stile classico che si alternavano sulla facciata e gli conferivano l'aspetto di un pantheon greco-romano. Lo stile Rococò, massima estremizzazione del Barocco, aveva dominato per tutto il settecento con i suoi eccessi, le sue curve e le sue sovrapposizioni, mostrando il lato più sfarzoso, frivolo, opulento, stucchevole e quasi oppressivo di quella società, alla quale il giovane corso non sentiva di appartenere, imbevuto di ideali e canoni classici e cavallereschi, desideroso di eguagliare quegli uomini. Ambiva nel voler diventare un eroe.

Questo caratteristico stile stava lasciando il posto ad uno più sobrio, lineare, regolare, nettamente opposto al precedente, il Neoclassicismo. Tutto ciò stava avvenendo in pieno clima illuminista, il periodo in cui la ragione umana, assieme alla scienza e alla politica, esaltate fino al fanatismo, avrebbero avuto tutto quel valore e quell'importanza come mai in tutta la storia dell'umanità.

Appena furono accolti con tutti gli onori e cerimonie, i cadetti notarono le differenze, evidentissime, con il collegio di Brienne: il personale, composto da insegnanti, servitori e persino parruccai era il doppio degli studenti. Le attrezzature erano all'avanguardia, inoltre lo spazio per le varie esercitazioni militari, come l'equitazione o di tiro, era praticamente quanto l'intera struttura di Brienne.

In cuor suo Napoleone era impaziente di concludere tutti gli studi per poter ottenere finalmente un titolo militare: lo desiderava ardentemente anche per poter aiutare concretamente la sua famiglia che, da quanto aveva potuto constatare da alcune lettere preoccupanti, stava iniziando ad accumulare sempre più debiti, a causa delle continue spese e di alcuni investimenti sbagliati di Carlo. In quel periodo scrisse innumerevoli lettere ai suoi parenti in Corsica, dove si informava della situazione sull'isola, ma nello stesso tempo descriveva la sua, non proprio felice.

27 novembre

Ed anche in questa prestigiosa e ambitissima struttura, le sue doti e capacità intellettuali e matematiche emersero fin da subito con grande stupore da parte dei professori, meravigliati soprattutto per la sua giovane età. Di conseguenza suscitavano astio, odio e disprezzo da parte del suo professore di tedesco, che non vedendo alcun risultato positivo riguardante la sua materia, non lo considerava all'altezza dei suoi compagni, anzi, aveva il dubbio che quel corso fosse lì per via di qualche raccomandazione e non per merito.

Persino gli altri studenti che in quell'istituto vi si trovavano da molto più tempo di lui, lo consideravano oltre che uno squattrinato, pure uno straniero, in quanto era l'unico corso a frequentare quella scuola - Siete solo un provinciale e per di più un corso, e non so quale sia peggio tra i due, e cosa sperate di fare, dunque? Di superare noi - esclamò uno di loro ridendo senza posa - Illudetevi quanto volete, ma non ci riuscirete mai!

Napoleone non li ascoltava nemmeno, non valeva proprio la pena sprecare fiato con gente simile, questa era la lezione più importante che aveva appreso in Francia, lasciare che tutto gli scivolasse addosso, attendendo, però, il giorno della rivincita e della vendetta. Solo allora non avrebbe avuto più alcuno scrupolo nei loro confronti. Perciò preferiva dedicarsi allo studio, l'unica arma che possedeva al momento per dimostrare le sue elevate qualità mentali: stava imparando ad aver un maggiore autocontrollo, senza, tuttavia, eliminare l'energica irrequietezza del suo spirito corso. 

I giorni trascorsi a Parigi furono molto più lieti e Napoleone poté dedicarsi ad un'altra sua grande passione che aveva scoperto e stava coltivando prolificamente: la scrittura. Uno dei suoi più grandi sogni era quello di narrare la storia della Corsica, dalle origini fino ai suoi tempi, esaltando il suo fiero popolo, descrivendone l'aspetto fisico e il carattere battagliero ed estremamente resistente; per poter realizzare questo imponente progetto al quale si stava dedicando nel poco tempo libero a sua disposizione, gli servivano molte informazioni. 

   
 
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