Cap.17 Il candido drago albino figlio
della magia
Asano allungò le mani
verso il fuoco, sentendo il calore
lambire le sue dita callose, mentre guardava le fiamme avvolgere le
carcasse
dei pesci decapitati, ancora umidi e sporchi di sangue. Socchiuse gli
occhi e
chinò il capo.
“Avrei dovuto fare seppuku
come tutti gli altri. Ora sono un
Ronin a tutti gli effetti” disse con voce roca.
Kai si sedette accanto a lui e
accavallò le gambe.
“Troverai la morte solo
dopo che avremo obbedito agli ultimi
ordini del mio signore” disse secco.
Asano corrugò la fronte e
chiuse gli occhi, chinando il
capo.
“L’unica cosa che
mi rincuora è che mio figlio stia potendo
dire addio alla madre con onore. Quando torneremo, anche lui, come
servo dello
shogun, dovrà trovare la morte”
sussurrò.
Kai si voltò lentamente e
guardò la luce del sole
riflettersi sulle acque scure, che sembravano verdastre, coperte in
molti punti
da uno strato fitto di foglie rosse e arancio cadute. In lontananza,
sulla
montagna, s’intravedevano i tetti spioventi di legno delle
case e dei templi
così lontani da sembrare puntini o minuti tratteggi.
“Non sono riuscito ad
assistere all’esecuzione. Ha
sofferto?” domandò Kai. La sua coda si muoveva sul
terreno sporcandosi di
terra, dando vita a figure sinuose nel terriccio.
“Ha riconosciuto il tuo
ululato di dolore e ha sorriso
pensando a te prima della fine. La serenità non lo ha mai
lasciato, mentre si
toglieva la vita con le sue stesse mani in nome
dell’imperatore. Era così
candido e puro, sotto il ciliegio spoglio, mentre si feriva a morte
salvaguardando
il suo onore e il suo popolo” rispose Asano.
Kai gli avvolse la caviglia con la
coda e gli sfiorò la
mano.
Asano conficcò la spada
per terra e corrugò la fronte.
“Cosa fai?”
domandò, arrossendo. La sua voce roca aveva una
nota acuta di panico.
“Quel corpo è
stato mio prima della fine” rispose Kai.
Asano cadde carponi, ansante.
“Non sei riuscito a
rispettarlo fino alla fine. Lui ci era
superiore…” gemette.
Kai lo guardò negli occhi,
le orecchie da lupo ritte sul
capo e le zanne d’osso che s’intravedevano
attraverso la pelle dei palmi.
“Al contrario, ho eseguito
il suo ordine. Una delle sue
ultime volontà era che tu mi appartenessi, come avresti
fatto con lui” disse.
Asano si slacciò la
cintura, sfilandosi la casacca con le
mani tremanti.
“Se questo era il suo
volere, non posso non concederglielo,
avendo già fallito nella sua protezione. Chiuderò
gli occhi e tu per me sarai
lui fin quando vorrai” giurò. Si
genufletté, posando la fronte sul terreno,
sporcandosi.
Kai gli posò una mano sul
capo.
“Voleva che come demone ti
conducessi a una tentazione che
ti legasse a me pari alla tua devozione per lui, facendoti giacere
più che
lieto tra le mie braccia” spiegò.
< Non c’è
limite che non varcheremmo per il nostro
signore. Fino alla fine del tempo > pensò Asano.
“Allora provaci,
lupo” disse, rialzando il capo.
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Un trillo di campanello
risuonò tutt’intorno.
Asano rotolò e
posò la mano sull’elsa della spada, si
alzò
ancora ignudo, brandendola. Si udì una risatina e
afferrò l’elsa anche con la
seconda mano, facendola roteare.
Un forte odore di ciliegio punse le
narici di entrambi, Kai
si acquattò a terra ringhiando, teneva la spada tra i denti.
“La strega è
qui” ruggì.
“Non
v’è onore ad attaccare due guerrieri privi di
vestiti e
armature” disse secco Asano.
Il fuoco si spense, mentre il ronin
riusciva a coprirsi le
nudità legandosi intorno alla vita uno strofinaccio bianco.
“In quella creatura non
c’è onore” ribatté Kai.
La kyubii fece ondeggiare la
campanella, la sua figura s’intravedeva
in una densa nebbia biancastra che si stava alzando intorno a loro. Si
udì un
ruggito e la creatura si tramutò in un titanico drago
albino, dai lunghi baffi,
zanne acute e scaglie luminose.
La sua figura sinuosa strisciava tra
loro.
Asano schivò un assalto
mortale di una delle zampe della
creatura, mentre Kai lanciava una serie di lame di metallo contro la
bestia.
Quest’ultime s’infransero contro la colossale
dentatura del rettile magico.