Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: blackjessamine    11/04/2019    9 recensioni
A Natale, nei corridoi di Hogwarts si respira un tipo di magia del tutto particolare. Una magia in grado di scaldare il cuore di tutti coloro che una casa l'hanno trovata solo fra i muri di scuola.
Severus Piton, fra un brindisi e un giro di valzer, si troverà a fronteggiare il suo peggiore incubo fattosi carne.
[La storia, edita, partecipa al contest "Angst, Potter?", indetto da Nemesi01 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Her eyes are as green as a fresh pickeld toad'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Silent Night
 
  
 

Severus, con sua grande soddisfazione, trovò la biblioteca praticamente deserta: la fredda luce di quella mattinata invernale illuminava ordinate file di tavoli e sedie non ancora presi d’assalto dal disordine degli studenti, contrariamente a quanto solitamente accadeva nei pomeriggi che seguivano le lezioni.
Si avviò con passo rapido e sicuro verso gli scaffali dove erano diligentemente sistemati alcuni vecchi tomi sull'alchimia, certo che quasi nessuno lo avrebbe disturbato lì. In realtà, era quasi certo che nessuno studente sano di mente avrebbe messo piede in biblioteca proprio quel giorno: le vacanze di Natale erano ormai a poche ore di distanza, e la mente di ogni abitante del castello era concentrata sui regali dell’ultimo minuto, i bagagli da preparare, gli amici da salutare e i programmi da mettere a punto per le vacanze.
A Severus tutte queste attività non importavano: le sue poche cose erano già ordinatamente riposte all'interno del suo baule, e i festeggiamenti non facevano per lui. Aveva trascorso l’ultima settimana studiando fino a tardi, così da essere certo si volgere per tempo tutti i suoi compiti più complessi, dal momento che aveva il fondato sospetto che durante quelle vacanze avrebbe avuto ben poco tempo da dedicare alla scuola.
Il suo primo Natale lontano da Hogwarts: se lo scorso anno avesse saputo che quello sarebbe stato il suo ultimo Natale trascorso tra le mura dell'antico castello probabilmente avrebbe cercato goderselo maggiormente, invece di passare gran parte del suo tempo rinchiuso in Sala Comune.
Non si era mai reso conto di quanto avesse accolto con gioia la vista della Sala Grande riccamente decorata e priva dei tavoli delle quattro Case, non aveva mai pienamente capito da dove venisse quella sorta di calore nel petto che provava quando sedeva fra i professori e i pochi, intimiditi studenti che decidevano di restare ad Hogwarts per le vacanze, non fino a quando, quell'ultimo anno, si era visto costretto a rinunciare a quei rituali.
Oh, naturalmente non lo avrebbe mai ammesso davanti ad anima viva, ma quando aveva saputo di dover rinunciare al banchetto, alle battute impacciate dei professori che cercavano di mostrarsi amichevoli, alle stramberie di quel pazzo di Silente e a quel senso di accoglienza, era rimasto deluso. Certo, era anche estremamente lusingato di aver ricevuto un invito formale a trascorrere le vacanze come ospite dei Malfoy per poter prendere parte a quello che prometteva di essere il matrimonio del secolo, ma l'idea di non vivere il suo ultimo Natale da studente nel castello che lo aveva ospitato per sette anni lo atterriva un po’.

Si sedette bruscamente sulla sedia che gli avrebbe permesso una migliore illuminazione, aprendo con malagrazia il manuale di Trasfigurazione Avanzata e maledicendosi per quell'attacco di patetico sentimentalismo: doveva essere contento di lasciare finalmente quella stupida scuola, di lanciarsi nel mondo e avere l'opportunità di provare a chiunque ciò di cui era capace, e doveva essere onorato di aver ricevuto un tale invito dalla famiglia di Lucius. Sapeva che durante quelle due settimane avrebbe incontrato le personalità più influenti della comunità magica, o per lo meno quelle che stavano dalla parte giusta.
Avrebbe dovuto cercare di far fruttare al meglio quelle conoscenze: era un'opportunità unica, qualcosa che capita una sola volta nella vita, e che avrebbe potuto rivelarsi la chiave di volta in grado di schiudergli le porte di un brillante futuro.
Con un sospiro, si gettò a capofitto nel lungo e complesso saggio che la McGrannitt aveva assegnato loro proprio il pomeriggio precedente, deciso a terminarlo entro quella sera – o almeno a impostare la maggior parte del lavoro prima di lasciare la scuola.
 
***

“Severus, ragazzo mio, che cosa ci fai ancora qui?”
Severus sobbalzò, facendo cadere una grossa goccia d'inchiostro sulle ultime parole del suo saggio. Alle sue spalle, caldamente illuminato dalla luce del tramonto, il professor Lumacorno si arricciava soddisfatto un baffo, mentre la mano sinistra carezzava distrattamente la stoffa ben tesa del suo panciotto.
“Sto finendo i compiti, professore.”
Che cosa credeva ci facesse uno studente chino sui libri in biblioteca?
“Oh, ma per tutti i Gargoyle, questa serata non è fatta per studiare, avanti! Non vorrei mai che uno dei miei migliori studenti facesse tardi alla mia piccola festicciola, sai che ho invitato anche Blabbers, sono certo che lui sarebbe molto interessato alle tue riflessioni sulla radice di asfodelo...”
Severus cercò di nascondere l'irritazione dietro un sorriso educato: odiava quella stronzata del Lumaclub, con tutti quei palloni gonfiati che si beavano di poter sfoggiare un invito scritto con costoso inchiostro violetto, gente senza un briciolo di cervello che era lì solo per via del proprio cognome o di qualche parente in vista. Severus aveva cominciato ad essere invitato solo nella primavera del suo terzo anno, quando il suo talento per i calderoni aveva messo in ombra la sua provenienza a dir poco modesta. Aveva odiato da subito quegli incontri, sentendosi a disagio fra quelle persone, ma era onorato di avere tutta quella considerazione da parte di Lumacorno.
L'anno precedente era riuscito ad accampare una scusa accettabile per non frequentare la festa di Natale, nonostante sapesse che ci sarebbero stati degli ospiti potenzialmente interessanti, dei contatti importanti che sicuramente gli avrebbero potuto aprire porte interessanti, in futuro.
L'anno precedente avrebbe fatto carte false per un incontro con Blabbers, uno dei pozionisti più apprezzati e noti del continente, ma ora... ora non era certo che nel suo futuro ci fosse spazio per la ricerca e lo studio. E poi, ci si aspettava che a quelle stupide feste lui si presentasse assieme ad un'ospite, e forse, se avesse voluto, sarebbe anche riuscito a convincere qualche ragazza a venire alla festa con lui – non certo perché ci fosse qualcuna interessata a lui, ma il party di Natale di Lumacorno era un evento esclusivo ed estremamente ambito. Era Severus quello che non avrebbe avuto il minimo interesse nel condividere la serata con un bel faccino privo di cervello.
Il suo sorriso si trasformò ben presto in una smorfia di dolore, mentre ripensava alla festa del quarto anno: la prima a cui fosse stato ammesso e l'unica a cui si fosse presentato effettivamente accompagnato da una ragazza.
Un’amica.
Una sporca Sanguemarcio.
Cercò di allontanare rapidamente quel ricordo, che non avrebbe fatto altro che aggiungere dolore e delusione a quella giornata che si stava rivelando già abbastanza malinconica, e cercò una scusa plausibile per sottrarsi alla festa.
Non la trovò.
Del resto, Lumacorno non avrebbe mai mollato la presa, non quell'ultimo anno: il suo migliore studente sarebbe stato presente alla sua stupida festa, anche a costo di andarlo a prendere per le orecchie e trascinarlo a forza fuori dal suo baldacchino.
“Ci sarò, professore. Devo solo completare quest'ultimo paragrafo.”
Lumacorno scosse la testa, con un sorrisetto untuoso stampato in volto: era chiaro che ammirasse la dedizione allo studio di Severus.
In effetti, Severus si era chiesto più volte se davvero avesse senso continuare a sprecare notti insonni su quei libri: tutto quello che bramava di imparare non faceva certo parte dei programmi scolastici, e non era sicuro che, nella vita che gli si spalancava davanti, i suoi voti avrebbero avuto una qualche importanza.
Quando finalmente rimase solo, Severus osservò desolato il tema di Trasfigurazione che giaceva sul suo tavolo: no, non lo avrebbe mai terminato in tempo. Arrotolò distrattamente la pergamena, passando mentalmente in rassegna il suo magro guardaroba: di nuovo, si sarebbe presentato alle feste di Lumacorno indossando qualcosa di completamente inappropriato, ma poco gli importava.
Tanto di guadagnato per le lingue dei pettegoli.
 
***

L'ufficio di Lumacorno, come sempre in quelle occasioni, presentava un'atmosfera calda e invitante: la luce soffusa di decine di piccole lampade di vetro dentro alle quali brillavano delle vere fate creava ombre tremanti sulle pareti rivestite di arazzi preziosi, e il profumo del cibo sofisticato riempiva piacevolmente le narici degli ospiti.
Severus era arrivato leggermente in anticipo per evitare che i bonari rimbrotti di Lumacorno sull’assenza di una dama appesa al suo braccio raggiungessero troppe persone.
Non che gli importasse davvero qualcosa di presentarsi ad una festa senza un'accompagnatrice, però ne aveva abbastanza dei sussurri non troppo velati che si levavano al suo passaggio e delle risatine indirizzate a lui. Certo, quell'ultimo anno le cose erano migliorate – soprattutto perché lui aveva iniziato a passare molto tempo con Mulciber e Rosier, e nessuno aveva davvero voglia di mettersi contro quei due – però i sei anni precedenti erano stati più che sufficienti a convincerlo a cercare di evitare ogni ulteriore fonte di imbarazzo pubblico.
Aveva deciso che si sarebbe trattenuto solamente fino a quando non fossero arrivati quasi tutti gli ospiti, poi avrebbe fatto in modo che Lumacorno lo notasse parlare con Blabbers, e a quel punto avrebbe approfittato della confusione che sicuramente sarebbe regnata al culmine della festa per sgattaiolare fuori dalla porta e rifugiarsi in Sala Comune.

Teneva fra le mani un prezioso calice di cristallo pieno di Idromele – odiava quella bevanda – e credeva di aver trovato un buon posto, abbastanza riparato e tranquillo, vicino al caminetto che scoppiettava allegro. Ben presto, però, si ritrovò fin troppo vicino a Emily Rotherson e Archie Adams, intenti a tenersi la mano e a scambiarsi paroline così sdolcinate che lo avrebbero sicuramente fatto vomitare prima ancora di ingerire uno dei crostini di salmone che viaggiavano rapidi sui pesanti vassoi d'argento retti dagli Elfi Domestici.
Si spostò quindi sul lato opposto della stanza, prendendo posto su una scomoda poltrona dallo schienale troppo rigido e osservando le improbabili coppie di studenti che iniziavano ad affollare la sala: era chiaro che molte di quelle coppie erano tenute insieme solo dalla curiosità di scoprire cosa si celava dietro la tanto chiacchierata porta dello studio di Lumacorno.

Presto il professore gli presentò il direttore di una rivista di divulgazione pozionistica, e Severus si ritrovò ad ascoltare l'ometto piccolo e tarchiato vantarsi di tutti i grandi ricercatori che aveva avuto l'occasione di incontrare negli ultimi anni. Mentre prestava le orecchie e qualche sporadico commento all'uomo, non poté impedirsi di continuare a gettare qualche occhiata alla porta d'ingresso: non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma la verità era che si stava domandando con chi Lily si sarebbe presentata a quella stupida festa.
Sapeva che anche lei detestava quelle sciocchezze di Lumacorno, ma era troppo educata per inventarsi scuse e rifiutare un invito.
Di nuovo, le luci soffuse e la musica elegante non poterono che riportarlo alla festa di Natale del quarto anno: lui e Lily, i migliori studenti del loro anno, erano stati entrambi invitati per la prima volta alla festa, e Lily aveva detto che ci sarebbero potuti andare insieme, come amici. Avevano trascorso la serata ridendo delle coppie improbabili formate dai loro compagni di scuola, scommettendo che il grosso e ingombrante capello di Lumacorno sarebbe caduto nel fuoco entro il suo terzo bicchiere di Whiskey Incendiario e inventando le scuse migliori per salvarsi a vicenda da qualche noioso funzionario ministeriale troppo pieno di sé per comprendere che due quattordicenni non potevano essere interessati ai suoi vaneggiamenti. Alla fine della serata, Lily gli aveva stretto entrambe le mani e lo aveva trascinato in mezzo alle coppie danzanti, muovendo qualche passo fuori tempo insieme a lui. Sicuramente era tutta colpa di quel bicchiere di Vino Elfico che erano riusciti a ottenere assicurando al piccolo Elfo Domestico che frequentavano il settimo anno, e che si erano divisi nascondendo una smorfia davanti al sapore acre e bruciante della bevanda, altrimenti Severus non avrebbe mai avuto il coraggio di danzare insieme a lei. Avrebbe voluto circondarle la vita con le braccia, avrebbe voluto muoversi con più disinvoltura e avere le parole giuste per farle capire quanto quella serata lo avesse reso felice, ma si era limitato a stringerle forte le mani, in silenzio, sperando che i suoi palmi non sudassero troppo.
Quel ballo era tutt'ora uno dei ricordi che Severus riviveva più spesso quando, la notte, non riusciva a prendere sonno.

L'anno successivo a Natale la loro amicizia aveva già cominciato a farsi più fredda, le loro evidenti differenze stavano crescendo e si stavano trasformando negli ostacoli che li avrebbero presto resi poco più di due estranei: Severus era andato alla festa da solo, e Lily ci era andata con Charlie Lewis, un Prefetto Corvonero del sesto anno. A metà della serata, tuttavia, lei aveva perso interesse per il suo accompagnatore – che del resto trovava il Whiskey Incendiario molto più attraente di lei – e così si erano ritrovati seduti vicini su un divanetto, e prima che se ne potessero rendere conto avevano ricominciato a sussurrarsi commenti arguti sulle coppie che danzavano davanti a loro, comprendendosi con uno sguardo e ridendo fino alle lacrime. Non c'erano stati balli, quella sera, ma per un attimo solo era sembrato che tutta la freddezza e la diffidenza degli ultimi mesi fossero semplicemente scomparsi, e per poche, gloriose ore Severus aveva creduto che la loro amicizia sarebbe sopravvissuta alla mareggiata che stava per travolgerli.

Al sesto anno, Severus si era rifiutato di partecipare alla festa, ma aveva saputo che Lily ci era andata con Lupin. Oh, sapeva che i due erano solo amici, lo sapeva da anni ormai, ma l'idea che Lily non riuscisse a capire quello che Severus stava passando, costantemente a contatto con compagni di casa totalmente imbevuti di ideologia Purosangue, ma non avesse il minimo problema ad accompagnarsi con una bestia lo atterriva.
Qualche anno prima, quando Lily aveva iniziato a stingere un buon rapporto con Lupin e Severus le aveva chiesto che cosa ci trovasse di tanto interessante in quel cretino, Lily aveva risposto piccata che, in realtà, lui e Lupin si assomigliavano molto, sotto certi aspetti, e che se solo non fossero stati così testardi sarebbero anche potuti diventare amici. 
Stronzate!
Severus non assomigliava per niente a quell'essere, a quel mostro: era curioso come Lily non avesse problemi a mostrarsi amichevole e accorata all'avvicinarsi di ogni luna piena, come se quella bestia fosse in realtà solo un cucciolo ferito, e si ostinasse a guardare Severus come se il vero mostro fosse lui.
 
***

Severus si accorse troppo tardi che il direttore della rivista di cui non ricordava nemmeno il nome, deluso dalle sue risposte poco interessate, si era diretto verso Amy Goldstein, la Caposcuola Tassorosso, e le parlava animatamente, lanciando occhiate decisamente poco discrete alla sua generosa scollatura. 
Disgustoso.
Oh, be', poco male: a Severus decisamente non interessava scrivere articoli che spiegassero a degli idioti come preparare comodamente nella propria cucina dell'Ossofast per i propri figli, e se la Goldstein si ostinava a vestirsi come una poco di buono, non poteva certo lamentarsi se poi si ritrovava circondata da vecchi bavosi che avrebbero approfittato della prima buona occasione per strapparle una palpatina. Se la cercava, punto.
Si diresse quindi verso un capannello di studenti che faceva circolo attorno a una giovane donna dall'aria molto affascinante: non aveva idea di chi fosse, ma a giudicare dallo sguardo imbambolato della maggior parte dei suoi compagni, gli sarebbe bastato ciondolare lì attorno per non attirare troppo l'attenzione.
 
***

“Lily, mia cara ragazza, eccoti, finalmente! Iniziavo a temere che avresti pugnalato alle spalle il tuo povero vecchio mentore e non saresti venuta!”
La voce allegra di Lily si perse nel chiacchiericcio generale della stanza, che ormai sembrava così piena che, se solo qualcun altro avesse cercato di stiparvisi all'interno, le pareti sarebbero esplose.
Severus si voltò di scatto, cercando di sbirciare oltre la sagoma imponente di Lumacorno, e per un attimo temette che tutti potessero sentire il suo cuore martellare ad un ritmo insostenibile: Lily era a dir poco radiosa, quella sera. Aveva fatto qualcosa ai suoi lunghi capelli, che ora le ricadevano in morbidi boccoli ordinati sulle spalle e sulla schiena sottile, e indossava un abito blu di stoffa leggera che la avvolgeva delicatamente, ondeggiando piano ad ogni suo movimento. La sua pelle chiara sembrava brillare a contrasto con la stoffa scura, e gli occhi erano messi in risalto da un leggero strato di trucco. Era insolito vederla così curata, perché di solito Lily era molto più pratica, preferiva non perdere troppo tempo davanti allo specchio. Non che ne avesse bisogno, del resto, perché Lily era splendida anche con la divisa della scuola e i capelli raccolti in una coda di cavallo disordinata, ma quella sera la ragazza che sorrideva a pochi passi da Severus era semplicemente meravigliosa: improvvisamente, Severus ebbe l'impressione che quella che stava guardando non fosse più una brillante studentessa, ma una giovane, bellissima donna.
Dopo un attimo, Lumacorno si spostò per andare ad accogliere un uomo dall'aria distinta e vagamente annoiata, e Severus poté vedere il viso dell'accompagnatore di Lily.
Se prima aveva temuto che tutti potessero sentire il suo cuore battere all'impazzata, ora era certo che chiunque avrebbe sentito lo sciabordare del sangue che abbandonava il suo viso. Accanto a Lily, con un sorriso smagliante e vagamente incredulo, elegantissimo in un abito fatto sicuramente su misura, se ne stava nientemeno che James Faccia-da-Idiota Potter.
Oh, per Salazar, quella serata doveva essere fatta della stessa sostanza di cui erano composti i suoi incubi peggiori.

Severus non era stupido, non parlava con Lily da mesi, ma si era accorto benissimo che sul finire dello scorso anno la ragazza aveva smesso di litigare ad ogni respiro con quel deficiente di Potter, e con l'inizio del settimo anno li aveva spesso visti chiacchierare insieme tra una lezione e l'altra: all'ultima gita ad Hogsmeade aveva addirittura visto Lily sedere ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa in compagnia di quel pallone gonfiato e i suoi amici, ma Severus si era sempre illuso che si trattasse di una pacificazione di facciata, dal momento che i due erano costretti a collaborare strettamente per i propri doveri da Caposcuola.
Non poteva credere che Lily fosse venuta alla festa di Lumacorno con Mr. Ego-Potter, non era possibile: dovevano averla Confusa, non c'era altra spiegazione. Lei detestava Potter, lo detestava dal primo anno, era sempre in lotta con lui, odiava la sua arroganza e quel suo atteggiamento di costante superiorità sul resto del mondo!
Oh, certo, Potter aveva abbassato la cresta, nell'ultimo periodo, ma non potevano bastare pochi mesi di apparente tranquillità per indurre Lily ad accettare di uscire con lui, Lily era intelligente, per tutti i Gargoyle!
E poi, Lily non poteva davvero aver perso ore del suo tempo ad acconciarsi i capelli, non poteva essersi sottoposta alla tortura del trucco della sua amica Esther Lloyd per uscire con Potter. Questo era fuori discussione, era un chiaro segno che la fine del mondo stava per arrivare.
La fine del mondo di Severus, quantomeno.

Severus avrebbe voluto andarsene all'istante, ma si trattenne: Lumacorno stava guardando proprio nella sua direzione, la festa era appena entrata nel vivo e lui non poteva andarsene proprio in quel momento senza attirare l’attenzione. Si finse molto interessato al voul-evant che un Elfo particolarmente minuto gli aveva offerto, e osservò con la coda dell'occhio Potter, un sorriso ebete dipinto in faccia, allontanarsi per cercare due bicchieri. Lily era stata istantaneamente ghermita da quella pettegola della Goldstein, e Severus riuscì sentire la ragazza domandare, con la sua vocetta estremamente acuta:
“...Potter? Non sapevo che alla fine aveste iniziato ad uscire assieme!”
Lily scosse furiosamente la testa, facendo saltellare in giro i suoi boccoli rossi, e si affrettò a rispondere:
“No, non stiamo uscendo insieme. Siamo qui solo come amici! Nessuno di noi due aveva un accompagnatore, e venire da soli ci sembrava brutto, e insomma, siamo pur sempre i due Caposcuola di Grifondoro, ci è sembrato che avesse senso venire insieme, come amici ovviamente.”
Anche un idiota avrebbe capito che una sfilza di giustificazioni snocciolate rapidamente e con il viso rosso come un pomodoro nascondevano ben altro di un'uscita in amicizia.
Severus marciò risoluto verso il capo opposto della stanza, abbordando deliberatamente Lumacorno: se non poteva fuggire subito da quella stanza, almeno avrebbe fatto attenzione a stare quanto più possibile lontano dal sorriso viscido di Potter e dalle gote rosse di Lily.

Alla fine Lumacorno era riuscito a presentare a Severus Blabbers, il famoso pozionista, e c'era stato un momento terribilmente imbarazzante durante il quale Severus e Lily si erano ritrovati costretti ad ascoltare le vanterie dell'uomo, che raccontava con toni da poema epico di come aveva scoperto anche il sesto uso dell'occhio di coleottero gigante. Lumacorno aveva trascinato Lily per tutta la sala, circondandole risoluto le spalle con un braccio, aveva interrotto Blabbers e presentato la ragazza, poi l'aveva sistemata quasi di peso di fianco a Severus e li aveva indicati, dicendo, orgoglioso:
“Loro sono i miei due migliori studenti del settimo anno, nonché fra i migliori studenti che io abbia avuto nell’ultimo decennio. Sarei molto sorpreso e deluso se i loro nomi non acquisissero una certa fama entro i prossimi cinque anni, Blabbers!”
Lily aveva lanciato un rapido sguardo indecifrabile a Severus, arrossendo fino alla radice dei capelli. Severus si era limitato a distogliere lo sguardo, nervoso. Da più di un anno ormai entrambi evitavano accuratamente di parlare, o anche solo di ritrovarsi soli e troppo vicini. Severus odiava quell'indifferenza, odiava camminarle accanto nei corridoi fra una lezione e l'altra senza poterle parlare, odiava vedere la sua chioma a qualche banco di distanza, voltata ostinatamente in una direzione opposta al suo sguardo, odiava sentire la sua risata e non potersi unire a lei. Più volte era stato tentato di andare da lei e implorarla di perdonarlo: era certo che Lily lo avrebbe fatto, lo avrebbe perdonato e avrebbero provato a ricucire un'amicizia ormai danneggiata irreparabilmente, ma questo non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Se anche avessero trovato il modo di riparare quell'orribile rottura, prima o poi i vecchi elementi di scontro sarebbero tornati a galla: Lily avrebbe preteso che lui abbandonasse le poche amicizie che lo avevano accettato per quello che era, senza pretendere atti eroici o dichiarazioni che non poteva fare, ma lui non ce l'aveva tutta quella forza. La situazione politica era ormai arrivata dentro le mura di Hogwarts, e lui e Lily avevano fatto delle scelte. Entro pochi giorni, lui sarebbe stato a casa Malfoy a intessere relazioni con coloro che davvero contavano, coloro che avrebbero potuto sovvertire quello stato di cose corrotto e lasso, coloro che promettevano di dare nuova gloria ai maghi e alle streghe, purificandoli dalle debolezze che si erano infiltrate nel loro mondo con il contatto troppo stretto con i babbani.
Lily aveva scelto la purezza degli ideali, le cause combattute per un pensiero, le grandi dichiarazioni d'intenti, e Severus, anche volendo, non avrebbe mai potuto seguirla.
Tutto quello non sarebbe mai cambiato: Severus sarebbe sempre stato dalla parte di chi poteva offrirgli un potere maggiore, e Lily si sarebbe sempre aspettata da lui un coraggio e una lealtà che non facevano parte della sua persona. Se anche si fossero riavvicinati, il distacco che sarebbe seguito entro poco tempo sarebbe stato ancora più doloroso, dunque forse era meglio così, era meglio raccontarsi che si erano persi a sedici anni perché crescere è difficile e si finisce per cambiare. Forse, entro una decina d'anni, avrebbero iniziato a credere entrambi a quella storia, avrebbero dimenticato i litigi e tutte le parole di troppo, e a loro sarebbe rimasto solo il ricordo di un'amicizia di gioventù persa nelle strade della vita adulta.
 
***

Blabbers non si era nemmeno accorto che i due ragazzi di fronte a lui non gli stavano prestando la minima attenzione, ma era partito in quarta a raccontare degli ultimi riconoscimenti che aveva ottenuto e dei premi che fioccavano in casa sua come neve a Natale. Se quello voleva dire diventare un pozionista di successo, Severus era ben contento di cambiare strada.

Ben presto, Potter comparve come dal nulla, posando con naturalezza una mano sulla schiena di Lily e lanciando un sorriso ammaliatore a Blabbers:
“Chiedo scusa, ma la presenza di quest'affascinante signorina è richiesta laggiù.”
Fece un cenno vago verso un gruppetto di studenti che chiacchierava ingozzandosi di tartine, e prima che Lily o Blabbers avessero il tempo di dire anche solo mezza parola, aveva trascinato Lily con sé. A Severus non sfuggirono la risatina e lo sguardo colmo di riconoscenza che Lily lanciò a Potter, mentre si allontanava insieme a lui.
 
***
 
Per tutta la sera, Severus non fece che attendere il momento buono per andarsene, ma ogni volta che si trovava vicino alla porta non riusciva a trattenersi dal voltarsi indietro, cercando la chioma fiammeggiante di Lily. Ed ogni volta la trovava vicino a quella specie di porcospino che Potter si teneva in testa, sempre più sorridente, sempre più vicina a lui. E Severus era rimasto, come se guardare la sua Lily farsi sempre più vicina alla persona che più detestava in tutta la scuola fosse uno spettacolo irresistibile, una calamita che lo inchiodava sul posto obbligandolo a osservare i suoi incubi farsi realtà.
Li aveva visti sedere vicinissimi su un divano immerso nella penombra, poco distante dalla piccola orchestra, intenti a chiacchierare sussurrandosi poche parole all'orecchio. Li aveva visti ballare insieme, Potter stranamente serio e impegnato nella danza, intento a contare i passi e a non schiacciarle i piedi: sarebbe stata una visione di cui Severus avrebbe riso per mesi, se solo la vita su cui Potter posava la sua stupida mano non fosse stata quella di Lily. Li aveva visti tenersi per mano osservando un elaborato disegno sull'arazzo vicino al camino, e poi non era più riuscito a trovarli, e quello era stato il momento in cui si era reso conto che non poteva sopportare oltre quella situazione: si era fatto già abbastanza male, l'ultima cosa che voleva era vederli riemergere da dietro il tendaggio in fondo alla sala, capelli arruffati e sorrisi smaglianti.

Severus sgusciò in mezzo alla folla, guadagnando rapidamente il corridoio freddo e silenzioso. Non si guardò indietro nemmeno una volta: tutto quello che voleva era raggiungere il suo dormitorio, e pregare di addormentarsi in fretta, senza dover rivivere all'infinito quelle immagini che ormai sembravano essersi impresse a fuoco sulla sua retina.
Respirava pesantemente: era come se qualcosa di enorme si fosse seduto sul suo petto e gli impedisse di espandere completamente i polmoni. Sapeva di cosa si trattava: era il senso di perdita, il dolore bruciante che lo aveva assalito nel momento in cui era stato chiaro che aveva perso Lily per sempre. Sapeva che sarebbe avvenuto, un giorno: Lily era bella e intelligente, prima o poi sarebbe arrivato qualcuno abbastanza bello e intelligente da portarsela via, e Severus sapeva che sarebbe stato un momento orribile. Ma Potter, Oh, Merlino, Potter! Vedere Lily ballare con lui, vedere le mani di lui posarsi con tanta naturalezza sui suoi fianchi, vederli ridere insieme senza nemmeno accorgersi degli sguardi curiosi che li circondavano era stato come annegare in pozzo gelato e senza fondo.

Severus camminò a passo svelto, gli occhi che non sembravano vedere i corridoi bui che gli si paravano davanti: non gli importava di non fare rumore, era certo che quella sera nessun insegnate sarebbe stato in giro a controllare che non ci fossero studenti fuori dal letto oltre l'ora del coprifuoco. E se anche ci fosse stato qualcuno, aveva ancora da qualche parte in tasca l'invito a quella stupida festa, gli sarebbe bastato mostrarlo e spiegare che se n'era appena andato da lì, e che stava solo cercando di tornare al suo dormitorio.
Non si accorse nemmeno di aver preso la svolta sbagliata, al quarto piano, fino a quando quasi non inciampò in un'armatura addobbata di festoni natalizi. Imprecò, e stava per voltarsi e ripercorrere i suoi passi, quando udì una voce fin troppo familiare giungergli, attutita, dall'angolo in cui il corridoio svoltava e si apriva nell'ala delle aule.
Avrebbe voluto tornare indietro, scappare, tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi, andare a nascondersi sotto le sue coperte e concentrarsi solo sugli obiettivi che si era posto per le imminenti vacanze, ma una forza oscura e malvagia lo costrinse a camminare silenziosamente fino a poter sbirciare oltre la curva del corridoio. Si nascose dietro la grossa statua di una strega dai lunghissimi ricci selvaggi, e si sporse quel tanto che bastava per scorgere due sagome dolcemente illuminate da una mezza dozzina di globi di luce dorata magicamente sospesi attorno alle loro teste.
Potter e Lily se ne stavano vicini, a meno di un respiro di distanza, ma non si stavano sfiorando. Potter, in poco più di un sussurro, disse:
“Se fossi Sirius, in questo momento aprirei la finestra, ti presterei galantemente il mio mantello per non farti congelare e ti mostrerei la stella più luminosa del firmamento, raccontandoti un sacco di stronzate che ti farebbero sciogliere come una ragazzina del secondo anno davanti all'ultimo fotoromanzo del Settimanale delle Streghe.”
Severus trattenne a stento un sospiro esasperato: Potter era un idiota, quello era fuori di dubbio.
Lily, invece, scoppiò inaspettatamente a ridere.
“Cos'è, una specie di tecnica? Il suo modus operandi, il suo marchio di fabbrica, stile serial killer?”
Anche Potter rise fra sé, prima di annuire.
“Già. La sua tecnica infallibile, a quanto pare.”
“La sua tecnica... detta così, è un po' inquietante, lo sai?”
Potter si passò una mano fra i capelli, e aggiunse, serio:
“Be', Sirius a volte è un po' inquietante. Tipo al mattino, se non ha dormito almeno otto ore, ossia sempre... tu non immagini nemmeno cosa abbiamo dovuto passare in quel dormitorio!”
Ci fu un attimo di silenzio, e Severus sapeva che se ne sarebbe dovuto andare all'istante, ma qualcosa lo trattenne al suo posto: voleva sentire la risposta di Lily, voleva sentire il tono esasperato e sprezzante che adottava sempre quando parlava con Potter, voleva...
“E la tua tecnica qual è, invece?”
La voce di Lily era bassa e venata di un misto di divertimento e malizia che Severus non le aveva mai sentito. Quel tono, quell'inflessione apparentemente casuale, fu ciò che lo colpì come un malessere quasi fisico. Sentì il battito del cuore accelerare, e d'istinto strinse le dita attorno all'impugnatura della sua bacchetta nella tasca dei pantaloni. Aveva voglia di Schiantare qualcuno, di veder qualcosa saltare in aria, di lasciar fluire quel malessere e quel dolore oltre i confini del suo petto, fino a concretizzarli in quel crepitio sotto le dita che avvertiva ogni volta che lanciava un incantesimo particolarmente complesso e potente.
“La mia tecnica è semplicemente quella di essere troppo bello per avere bisogno di una tecnica” rispose Potter, atteggiandosi.
Quanto era insopportabile.
E Lily stava ridendo!
Merlino, Lily, la sua Lily, stava ridendo alle battute più scadenti di quel pallone gonfiato!
“Anche la tua una tecnica infallibile, scommetto” rispose Lily, con tutto lo scetticismo e il sarcasmo che aveva sempre utilizzato con Potter. Eppure, Severus lo sapeva, c'era qualcosa di diverso nella sua voce: mancava il disprezzo, e c'era piuttosto una sottile vena divertita.
“C'è un buon margine di miglioramento, in effetti. Comunque, se anche avessi una tecnica infallibile con te non la userei mai, Lily.”
“Ah no?”
C'era davvero quella punta di delusione, nella voce di Lily? Severus temeva che avrebbe semplicemente vomitato.
“No. Non potrei mai. Non potrei mai trattarti come una ragazza qualsiasi, da cui cercare di ottenere qualcosa in ogni modo.”
Lily rise di nuovo, una risata appena un po' più esitante e insicura.
“Detto da quello che per almeno tre anni mi ha tormentata per convincermi ad uscire con lui anche con l'inganno, direi che fa un po' ridere la cosa.”
Severus sapeva che, se solo avesse voluto continuare ad avere la facoltà di dormire, quello era il momento in cui se ne sarebbe dovuto andare. Era chiaro dove sarebbe finita quella stupida conversazione, e lui non aveva bisogno di imprimersi nella mente anche quello.
Eppure rimase ad ascoltare il suono imbarazzato che emise Potter, e poi il silenzio di Lily...
“Sei un idiota, Potter...” sussurrò Lily, dolcemente. Quante volte Lily aveva pronunciato quelle quattro parole? E perché questa volta suonavano così diverse, così... così intime?
“Lo so. Mi dispiace.”
James Potter, il più grande arrogante di tutta la scuola, stava dicendo a qualcuno che era dispiaciuto. E le sue parole sembravano sincere. Severus avrebbe vomitato, quella era ormai una certezza.
“No, dico, sei un idiota adesso, James. Se invece di incartarti in questo discorso stupidissimo sulle vostre tecniche di rimorchio fossi stato zitto e mi avessi semplicemente baciata subito, ora saremmo entrambi molto più felici.”
Severus si voltò di scatto, certo che questa volta tutta la scuola avrebbe sentito lo schiocco secco del suo cuore che si spezzava.
Si allontanò lungo il corridoio buio e deserto, incurante del rumore dei suoi passi, incurante del suo respiro affannato e dei singhiozzi che a stento riusciva a soffocare.
Lily e James, dietro di lui, non si sarebbero accorti di nulla, nemmeno se avesse iniziato ad urlare e a piangere come un bambino.
 
 
 
 
 






 
Note:
Innanzitutto, faccio la mia solita premessa: questa storia faceva parte della mia raccolta “Ogni giorno, ogni respiro” cancellata per sbaglio qualche mese fa.
Volevo tenermela in serbo per il prossimo Natale, ma oggi è una giornata talmente storta che ho sentito il bisogno quasi fisico di immergermi nella disperazione degli amori adolescenziali non corrisposti.
Questa credo sia stata la prima volta in assoluto in cui ho dato spazio ai pensieri di Piton, un personaggio che mi affascina molto, ma che trovo quasi impossibile da interpretare decentemente, quindi abbiate pietà: ho fatto del mio meglio, ma temo che l’IC non sia del tutto centrato.
Inoltre questa storia, edita, partecipa al contest “Angst, Potter?” indetto da Nemesi01 sul forum di EFP, con il pacchetto “Desideri nascosti”: negazione, amore non corrisposto, amore non convenzionale.
 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: blackjessamine