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Autore: Mary P_Stark    12/04/2019    2 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Artemide -2-
 
 
 
 
 
La divisa verde oliva di Felipe spiccava evidente, in mezzo alle camice hawaiane di suo padre Carlos e suo zio Ortis, che in quel momento gli stavano porgendo una birra e del mais allo spiedo.

I cugini e le cugine di Felipe, invece, sembravano meno chiassosi quanto ad abbigliamento, ma il loro vociare non aveva nulla da invidiare a quello dei due Rodriguez senior.

Quando Felipe aveva posteggiato il suo Range Rover accanto alla nuova casa di Atena, non si era stupito più di tanto nel sentire già la sua caciarona famigliola alle prese con la festa del Cinco. Per loro, era ancor più importante di Natale, forse.

L’uomo trentaseienne, quindi, si era avventurato lungo il vialetto d’ingresso – abbellito da ginestre e mimose a cespuglio – e si era fatto notare con un saluto a gran voce e un ampio gesto del braccio.

Subito, il nipote Alekos si era presentato al suo fianco tutto sorridente e allegro e, tenendolo per mano, lo aveva scortato da Érebos per fare le presentazioni, avvertendolo nel frattempo circa l’ubicazione di Atena e Anita.

Finalmente, quindi, Felipe aveva conosciuto l’uomo – beh, il dio – di cui tanto la madre gli aveva parlato e, contrariamente a quanto aveva temuto, lo aveva trovato affabile quanto umile nei modi.

In quel momento, notò Felipe scolandosi la sua birra, era impegnato accanto al barbecue, in compagnia di zia Julieta – la sorella gemella di Anita. All’apparenza, sembravano muoversi in perfetta sincronia.

Forse, dopotutto, per quella volta tutto sarebbe andato bene, alla griglia. O almeno così sperava. Sua madre aveva riso un sacco, raccontandogli la precedente esperienza del dio accanto a una piastra da barbecue, ma lui preferiva non esserne testimone.
 
***

Di ritorno assieme ad Anita dalla nuova casa di Artemide, Atena lanciò un’occhiata tutt’attorno, sorrise per la chiassosa allegria che si era già sprigionata tra i partecipanti al Cinco e Maio e chiosò: “Direi che sta procedendo tutto bene, vero?”

La ex suocera annuì con piacere e, divertita, indicò alla dea le imprese del suo compagno, impegnato dinanzi al barbecue insieme a Julieta, che dava l’idea di essere una madre orgogliosa alle prese col suo unico figlio.

Entrambe sorrisero, ricordando bene la prima volta che il dio si era avvicinato a un barbecue. La maggior parte delle verdure avevano fatto una fine miserevole, e anche le bistecche erano risultate immangiabili.

Érebos, però, non si era dato per vinto e si era impegnato nell’imparare, anche grazie alla pazienza di Julieta che, con maestria, lo aveva reso edotto nella tecnica sopraffina del barbecue.

Fu in quel momento che Felipe riuscì finalmente a inquadrare Atena e, oltrepassando la muraglia umana composta dalla sua famiglia, la abbracciò con calore, baciandola poi sulle guance con trasporto.

Atena accettò e ricambiò l’abbraccio, avendo sinceramente sentito la mancanza dell’ex cognato e l’uomo, emozionato, mormorò: “Mi chica… como estas?”

“Ora che ti ho qui, molto meglio. Sono mesi che non ci vediamo!” replicò lei, baciandolo sulle guance con affetto prima di dargli un buffetto sul naso.

Lui rise di quel gesto materno, passandosi una mano sulla zazzera di capelli neri prima di indicare Érebos e dire: “Ho finalmente conosciuto il tuo uomo, mentre tu e mamma eravate nella casa accanto, ed è davvero simpatico. Il tuo ometto, poi… sembra sempre di più la copia sputata di Miguel.”

Alekos sorrise tutto contento, nel sentirglielo dire e, rivolto alla madre, disse: “Lo zio mi ha detto un sacco di cose, su papà, quando aveva la mia età. Sapevi che si era rotto un braccio cadendo da un albero?”

Atena sospirò piena di sorpresa, ma rise. “Oddio, no, non lo sapevo, ma non mi sorprende più di tanto.”

Felipe rise assieme a lei, asserendo: “Io e Micky ci cacciavamo in un sacco di pasticci, da piccoli.”

“Oh, anche Alekos sta recuperando” ammiccò Atena, lanciando un’occhiata significativa al figlio, che arrossì.

“Che hai combinato, mi chico?” si incuriosì Felipe, mentre il resto della famiglia si avvicinava per ascoltare.

Storcendo il naso, Alekos borbottò: “Ho messo una rana nell’armadietto di una mia compagna di classe, e lei ha strillato come un’aquila. Ma io pensavo che le piacessero! Ne ha tante, stampigliate sopra lo zaino!”

Tutti risero di fronte al suo piccato sconcerto e Atena, nel dargli una pacca sulla spalla, disse: “Lascia perdere, tesoro. E’ assai difficile capire le donne.”

“Di certo è una mammoletta, se si è spaventata per una rana” motteggiò Artemide, raggiungendo finalmente la festa e attirando così l’attenzione di tutti i presenti.

“E tu saresti…?” si interessò Felipe, ammiccando malizioso al suo indirizzo.

Arty sorrise con altrettanta malizia e replicò: “La dea della caccia, mortale.”

“Allora dovrò tenerti particolarmente d’occhio, visto che sono un ranger” chiosò lui, sollevando un sopracciglio con evidente interesse, scrutandola poi da capo a piedi con chiaro compiacimento.

Artemide, ovviamente, non ne comprese il doppio senso ma non le importò nulla e, afferrando la birra che Alekos le stava offrendo, celiò: “Non so cosa sia un ranger, ma farmi tenere d’occhio da te potrebbe essere interessante.”

Gli uomini risero di quella battuta volutamente maliziosa e Anita, dando una pacca sul braccio a un’esasperata Atena – che aveva fissato le schermaglie tra i due con qualcosa di simile al disgusto – chiosò: “Te l’ho detto, cara. Ha gusto per gli uomini esattamente come la sorella.”
 
***

Osservando Artemide e Felipe alle prese con una disquisizione sull’importanza dei predatori all’interno del naturale ciclo di vita e morte in un habitat sano, Atena si accostò a Érebos e domandò: “Tutto bene?”

“Ma certo. La famiglia di Miguel è splendida, ma questo già lo sapevo. Inoltre, suo fratello è una persona molto piacevole, e mi ha offerto la possibilità di conoscere tuo marito un po’ meglio” le rispose lui, sorridendole generosamente.

Atena lo prese sottobraccio spontaneamente e, poggiato il capo contro la sua spalla, replicò: “Miguel era mio marito. E’ morto, lo sai.”

“Ciò nondimeno, rimane il tuo amore” sottolineò lui, baciandole teneramente i capelli.

Atena allora si scostò da lui per scrutarlo con espressione dubbiosa e, dopo aver scosso il capo, si allontanò per avviarsi all’interno della casa senza dire nulla.

Non comprendendo quel comportamento, lui fece per seguirla ma Anita lo fermò con gentilezza, mormorando: “Ora deve rimanere un po’ sola.”

“Ho detto qualcosa di male, secondo te?” le domandò allora lui, profondamente turbato all’idea di averla sconvolta inconsapevolmente con il suo dire.

La donna scrutò quegli occhi così singolari e unici, che sapevano racchiudere la bellezza del cielo stellato e dell’universo tutto e, scuotendo la testa, asserì: “Sei la persona più dolce, generosa e paziente di questo mondo, caro, ed è bello che tu ricordi con così grande cuore il mio Miguel, ma così le impedisci di chiudere veramente con il passato.”

“Ma… ma io non desidero che lo dimentichi perché adesso sono al suo fianco!” esalò sgomento Érebos.

“Non si tratterebbe di dimenticarlo, ma di permetterle di crearsi dei nuovi ricordi con te. Quelli di Miguel non spariranno mai ma, finché tu ti tratterrai dall’essere davvero il suo nuovo compagno, lei non potrà mai ricominciare.”

Érebos allora scrutò l’ampolla che aveva sistemato sul davanzale della finestra, tornò a osservare Anita e infine mormorò: “Ho sempre pensato che, se mi fossi limitato ad amarla come la amo, sarebbe bastato. Inoltre, non volevo che Miguel pensasse che stessi usurpando il suo posto.”

Anita a quel punto rise e lo abbracciò con calore, replicando: “Oh, tesoro, ma Miguel sapeva bene che, prima o poi, Atena avrebbe trovato l’amore anche con qualcuno di diverso da lui. Lei è immortale, il mio bambino no. Il fatto che tu sia un dio, credo che lo rassicurerebbe sul fatto che lei non rischierà mai di rimanere da sola. Era questo, a terrorizzarlo più di tutto.”

La divinità lanciò uno sguardo penetrante verso la casa, mentre il rumore dei festeggiamenti proseguiva imperturbato nel giardino, e Artemide e Felipe si stavano giocando l’ultima salsiccia a colpi di morra cinese.

Aveva sempre pensato che, parlando di Miguel e facendo capire ad Atena quanto, l’uomo che lei aveva sposato, non urtasse la sua sensibilità di dio innamorato, potesse essere la carta giusta da usare, ma sembrava aver sbagliato grandemente.

Non che avesse mentito. Miguel era per lui l’esempio di uomo esemplare, e sapere che Atena aveva potuto averlo nella sua vita, lo aveva reso felice.

Evidentemente, però, rammentarglielo così spesso ed esitando nel coltivare il loro rapporto ogni qual volta si erano trovati in prossimità dell’ampolla con le memorie di Miguel, l’aveva in qualche modo ferita.

“Sii il suo uomo in tutti i sensi, chico, e prendi il posto che ora ti spetta di diritto. Non aver paura di ferire la memoria di Miguel, perché non potrai mai farlo. Il tuo cuore è troppo puro, per poter concepire anche solo un pensiero crudele o egoista” lo rincuorò Anita. “Feriresti Miguel se tu non amassi Atena come merita, ma questo dubito potrà mai succedere.”

Érebos allora si chinò per baciarla su una guancia a mo’ di ringraziamento per quelle sagge parole e, dopo un istante, raccolse l’ampolla nella sua mano ed entrò in casa.

Lì, raggiunse la stanza di Alekos, posizionò l’ampolla sul suo comodino e, piano, mormorò: “E’ giusto anche per lei, credo.”

Ciò fatto, uscì per cercare Atena ma, quando udì dei rumori all’altro capo della casa, nei pressi della porta d’ingresso, si insospettì e raggiunse a grandi passi l’entrata per capire cosa stesse succedendo.

Impegnata con uno scatolone e diverse fotografie tra le mani, il dio trovò infine Atena, che sobbalzò nel veder giungere Érebos con espressione determinata. Colpevole, reclinò ciò che ancora teneva in mano e mormorò: “Scusa.”

“Come, prego?” esalò il dio, disorientato dal suo dire.

“Tu sei così gentile, con me, e io non ho mai fatto nulla per meritarmi un simile affetto incondizionato” sussurrò Atena, infilando le fotografie nello scatolone.

Ora più che mai confuso, la divinità replicò: “E questo cosa vorrebbe dire? Pensi di non avermi mai dimostrato il tuo affetto? O il tuo amore?”

“Tenevo quelle nell’entrata di casa!” sbottò Atena, risollevando il viso e fissando ombrosa sia Érebos che le fotografie nello scatolone.

La divinità Ctonia sorrise sensibilmente nel notare quel cipiglio, riconoscendo in quello sguardo acceso le scintille della guerriera che era in lei.

“Ebbene? Se mi avessero dato fastidio, te l’avrei detto” sottolineò lui, facendola però ridere per diretta conseguenza.

“Andiamo, Érebos, sappiamo bene entrambi che non l’avresti mai fatto. Sei buono. Buono al punto tale che non tenteresti mai di ferire nessuno, neppure un’anima che risiede nell’Oltretomba” gli rinfacciò Atena, poggiando le mani sui fianchi con espressione sempre più bellicosa.

Il dio sorrise maggiormente, di fronte a quel progressivo cambiamento e, suo malgrado affascinato da quell’aspetto vagamente feroce e che, solitamente, Atena non mostrava mai, con lui, asserì: “Vuoi forse dirmi che sono un bonaccione? O sto usando male questa terminologia moderna?”

Sbuffando, Atena cominciò a camminare avanti e indietro, chiaramente indispettita, e sbottò dicendo: “Come faccio ad arrabbiarmi con te, se tu sei sempre così gentile con me?!”

“E perché vuoi arrabbiarti?” la irrise gentilmente lui.

“Perché… perché tu non sei mai arrabbiato, mentre a me viene voglia di arrabbiarmi, ogni tanto, e mi trattengo perché mi sento un’idiota a volermi arrabbiare quando ho un compagno come te al fianco” sbuffò contrariata Atena, sbattendo le braccia contro i fianchi al pari di una bambina.

Érebos rimase strabiliato da quella spiegazione apparentemente senza senso e, scoppiando a ridere di gusto, la abbracciò e disse contro i suoi capelli di fiamma: “Ah, mia cara Atena… ti amo. E scusami se ti ricordavo sempre Miguel, e mi sentivo in imbarazzo a baciarti dinanzi all’ampolla, e non ti ho mai detto di togliere le sue foto. Sto imparando anch’io, credimi. Non solo tu. Pensavo che, se ne avessimo parlato, tu ti saresti sentita a disagio avendomi nella tua vita, e invece ho sbagliato tutto.”

Atena ascoltò ogni parola con la meraviglia e la commozione nel cuore e, stringendolo a sé, mormorò: “Quindi… eri geloso?”

“Non geloso. Sono intimorito dall’uomo che è stato per te Miguel, e cerco di essere come lui, ma a quanto pare non lo sto facendo bene” ammise lui, scostandola per darle un bacio sulla fronte.

A quelle ultime ammissioni, Atena rise e replicò: “Ma Érebos, io e Miguel litigavamo, a volte, e a volte ci davamo reciprocamente sui nervi. Non è mai stato tutto rose e fiori, credimi, ma sapevamo che l’amore avrebbe prevalso sulle sfuriate. Pensi davvero che una dea della guerra come me non prenda di petto le cose, ogni tanto, e non si attacchi per le più piccole cose? Hai visto, no, cosa succede con Ares? Siamo sempre ai ferri corti.”

“Quindi… tu e Miguel…?”

“Non hai mai litigato con Nyx, quando stavate insieme?” gli fece notare lei, carezzandogli delicatamente la lunga chioma corvina, che ora gli raggiungeva la vita.

“Beh, a ben pensare, sì” ammise lui, meditabondo. “Ma davo per scontato che, essendo mia sorella e mia compagna da migliaia di anni, fosse il tempo trascorso assieme ad aver logorato reciprocamente i nervi.”

“Può anche essere… ma continuate a volervi bene, no? Anche se ami me, e stai con me.”

“Non potrei mai non amare Nyx” asserì con sicurezza Érebos prima di sospirare di sorpresa e scoppiare in una calda risata.

Atena annuì e mormorò: “Appunto. E’ la stessa cosa per me. Miguel rimarrà nel mio cuore, ma ora amo te, e voglio stare con te. Ma non con una copia di mio marito. Con te, per come sei. Inoltre, so che questo non ferirà Miguel perché, prima di tutto, lui ha sempre voluto il mio bene.”

“E’ quello che mi ha detto anche Anita” assentì lui.

“C’è un motivo se adoro quella donna” ammiccò Atena, sorridendo felice.

Érebos, allora, avvolse la vita della sua amata con le braccia, la strinse a sé dolcemente e mormorò: “Era il nostro primo litigio, questo?”

Ammiccando maliziosa, Atena mormorò di rimando: “Direi di sì.”

“Penso che andrebbe festeggiato in qualche modo” propose quindi la divinità, accentuando la sua stretta.

Ridendo divertita e piena di malizia, la dea replicò: “Ora? Con tutti gli invitati che ci sono fuori?”

Érebos schioccò le dita e, immediatamente, una nebbiolina rilucente li avvolse completamente, oscurando a qualsiasi occhio curioso quell’angolo di casa.

“Se anche tentassero di entrare, non riuscirebbero” la rassicurò lui, calando sulla sua bocca subito dopo.

Atena non si lasciò pregare e, avvolte le gambe attorno alla vita stretta del dio, si lasciò condurre nella loro stanza per festeggiare degnamente la loro prima lite.

Artemide poteva ben reggere la baracca per un po’. Inoltre, glielo doveva, visto che le aveva permesso di diventare la sua vicina di casa.
 
***

Arricciando il naso non appena si rese conto di qualcosa di diverso nell’aria, Arty lanciò un’occhiata incuriosita alla casa, prima di ghignare furba e motteggiare: “Oh, oh… Erry ha sfoderato l’artiglieria pesante.”

“Erry?” ripeté confuso Felipe, sorseggiando una birra.

Artemide indicò la casa con la sua bottiglia di tequila – gentilmente offertale da zio Ortis – e, accentuando il suo sorriso, celiò: “Anche un mortale tuo pari dovrebbe intravedere uno sfrigolio argentato, dietro le finestre di casa.”

Felipe accentuò lo sguardo e chiese con ironia: “Il mortale al tuo fianco riesce a scorgerla. Ma cosa sarebbe?”

“Un modo assai raffinato dell’uomo di casa per tenerci fuori… immagino per fare cosacce con Atena” sghignazzò Artemide, ingollando un altro po’ di tequila. “Erry è un gran signore ma, a volte, ha un bastone infilato nel c…”

Tappandole la bocca per evitare di dire sconcezze, Felipe mormorò: “Non parlare così, quando c’è mio nipote nei paraggi.”

“Alekos ha sentito ben di peggio, quando si trovava nell’Oltretomba. Quando Percy si trova da sua madre, Ade diventa più stizzoso di un cavallo a cui abbiano tirato la coda, perciò non è insolito che smoccoli a gran voce…” scrollò le spalle Artemide, incurante del suo richiamo. “… e nell’Ade c’è un’eco pazzesca.”

Lui allora scosse il capo, rise sommessamente e celiò: “E’ tutto così assurdo… anche se so di Atena da quasi vent’anni. Mi era parso così strano che Miguel si fosse convinto a volerla sposare così presto! Ventidue anni e Boom! Piombò a casa con la notizia che aveva conosciuto la donna della sua vita e che, per niente al mondo, l’avrebbe lasciata andare.”

“Sei più giovane di Miguel?” si informò Artemide.

“Di sei anni circa” assentì Felipe, tornando serio al pari della dea, che stava ascoltando con attenzione. “Mamma volle conoscere questo concentrato di perfezione e, quando Miguel assentì, ci disse che aveva qualcosa di molto speciale, oltre a essere la donna perfetta per lui, e che tutti noi avremmo dovuto aprire al massimo le nostre menti, per poterla apprezzare e vederla come la vedeva lui.”

“Speciale davvero, direi” ammiccò la dea.

“Mamma è molto religiosa, e conosce gli spiriti e il loro regno meglio di chiunque altro, in casa, perciò le parole ispirate di Miguel non la sorpresero più d tanto, quando infine la incontrammo” ammise Felipe, tornando a scrutare la casa. “Anche volendo, non avremmo potuto non credergli. Si sentiva che era una divinità.”

Artemide sollevò un sopracciglio con evidente sorpresa e mormorò: “Oh… e così mia sorella vi ha mostrato il suo vero volto?”

“Se intendi l’iconografia classica di Atena con scudo ed elmo, no…” precisò Felipe. “… ma il suo volto era come illuminato dall’interno, e la sua bellezza travalicava qualsiasi creatura umana avessimo mai visto.”

Artemide assentì pensierosa, mormorando: “Ha lasciato che l’icore risplendesse nel suo sangue.”

“L’icore?” domandò confuso l’uomo.

“L’icore è un minerale divino che ci rende ciò che siamo. Ha effetti diversi su ciascuno di noi, e ci offre poteri diversi in base a ciò che abbiamo acquisito all’atto della nascita” gli spiegò Artemide, sentendosi assai strana nelle parti della maestrina.

Solitamente, lei si divertiva con gli uomini, e li teneva per sé giusto il tempo per una ruzzolata nei boschi, passando poi all’amante successivo, all’avventura successiva.

Con Endimione aveva commesso una sciocchezza, e solo perché infatuata di lui ben più che di chiunque altro.

Confinarlo nel sonno eterno ne aveva preservato la bellezza, certo… ma a discapito di un qualsiasi rapporto umano con lui. E lei si sentiva stranamente intrigata da ciò che stava succedendo in quel momento con Felipe.

Parlare con lui, confrontarsi con le sue idee, ridere e scherzare e sì, bere insieme senza pensare minimamente al sesso come componente primaria, era davvero – e stranamente – piacevole.

“Perciò, quando tuo padre si unì carnalmente a tua madre, tu acquisisti i tratti tipici della notte da tua madre, mentre quelli diurni vennero acquisiti da tuo fratello Apollo?” le domandò Felipe.

“Esattamente. Qualcuno ha studiato, qui” ammiccò la dea, complimentandosi con lui.

“Quando hai una divinità per cognata, due cosucce torni a studiarle. Giusto per sapere se devo evitare qualcosa” chiosò l’uomo, divertito.

“All’epoca, credo che avresti potuto rendere felicissima Atena offrendole la testa di Poseidone su una picca… ma ora vanno abbastanza d’accordo” gli spiegò con naturalezza Artemide, prima di notare il leggero pallore di Felipe. “Che c’è?”

“Beh… l’idea di uccidere un dio non penso mi sia mai passata per la mente. Che poi… è possibile?”

“Forse, Érebos ne sarebbe in grado. Essendo una divinità Ctonia, è più antica rispetto a tutti noi e, grazie al suo legame antitetico tra la vita e la morte, potrebbe essere in grado di scindere anche i legami dell’icore con il corpo immortale di un dio. In via del tutto ipotetica, s’intende, perché non credo che quel ragazzone ci abbia mai anche solo pensato, a un’eventualità simile” gli spiegò Artemide, scrollando divertita le spalle.

“Essendo una persona così mite, non si pensa a quanto, in realtà, sia potente e antico” annuì ammirato Felipe prima di guardare Artemide e domandarle: “E tu? Tu hai mai pensato di fare del male a qualche dio? O qualche dispetto?”

Artemide scoppiò a ridere, a quella domanda e, ripensando alla lite con Afrodite, esalò: “Oh, ci provai, ma con scarso profitto. Ares mi fermò, impedendomi di fare del male alla sua Afrodite.”

“Quindi sei tu che hai sfregiato il lato B di Afrodite?” ironizzò Felipe, ritrovandosi per diretta conseguenza ad ammirare le iridi smeraldine di Artemide riempirsi di sorpresa e malizia.

“Non mi dire che anche tu la segui su Instagram?!” gracchiò la dea, scioccata. “E che lei ha osato lamentarsi di me!”

Felipe sollevò il suo cellulare per mostrarglielo e, ridacchiando, aprì la pagina di Afrodite – conosciuta con il nome di First Goddess – per chiosare: “Sono un uomo sano di mente e di corpo. Come posso non apprezzare una simile visione? Inoltre, contrariamente agli altri, so che sto guardando davvero una dea.”

Artemide storse il naso nello scorgere le ultime foto di Afrodite. A ben vedere – e lasciando perdere il suo desiderio di fare il bastian contrario – le immagini erano davvero eccellenti, eseguite da una mano esperta e con una protagonista assai fotogenica.

Afrodite se ne stava nuda come un verme, sdraiata su uno scoglio dell’isola di Cipro, tenendo una mano pudicamente premuta sui seni, mentre una gamba sollevata ad arte le nascondeva le parti intime.

Splendida sotto qualsiasi aspetto, con le chiome bionde e morbide accarezzate dal vento e le labbra tumide socchiuse, come a sussurrare un segreto, sembrava pronta ad accogliere il suo amante.

La maledetta ci sapeva fare, non si poteva certo dire altro.

“E’ bella” bofonchiò Artemide distogliendo lo sguardo.

Felipe allora mise via il cellulare, si alzò in piedi e, offrendo una mano ad Artemide, celiò: “E’ un po’ troppo perfettina, per i miei gusti, però. E poi, non di solo nudo si ciba l’occhio dell’uomo.”

Ringalluzzita da quelle parole e dalla battutina di Felipe, Artemide accettò la sua mano e, complice una musica latina di sottofondo, iniziò a ballare con l’uomo seguendone i passi cadenzati e veloci.

Fu in quel mentre che, riemergendo dalla casa, appagati e sereni, Érebos e Atena notarono la coppia danzante e quest’ultima, sorridendo indulgente, chiosò: “Che dici? Dovrei avvisare il mio ex cognato della tendenza di Arty a usare gli uomini come stalloni da monta?”

“Lasciali divertire. Penso che Felipe sia abbastanza cosciente di chi ha davanti. E poi, tua sorella non sarebbe la prima a innamorarsi di un Rodriguez.”

“Questo è vero” ammiccò Atena, levandosi in punta di piedi per baciare il suo uomo. “Grazie, per prima.”

“Grazie a te. E’ stato… appagante” mormorò lui, soddisfatto.

Lei ammiccò soddisfatta e, quando Alekos la raggiunse di corsa, Atena lo abbracciò per poi domandargli: “Allora, ti piace la festa?”

Il ragazzo assentì, lanciò un’occhiata ai volti soddisfatti dei due adulti e, malizioso, domandò: “Vi siete divertiti?”

Atena scoppiò a ridere, baciandogli il capo per diretta conseguenza ed Érebos, annuendo con gran diletto, asserì: “Direi che è stata un’esperienza edificante, ragazzo.”

“Bene” ammiccò Alekos, ridacchiando.

Carezzandogli il capo, il dio poi aggiunse: “Ho messo l’ampolla coi ricordi di Miguel nella tua stanza, e ho fatto in modo che tu possa vederli, se vuoi, così potrai conoscerlo al meglio, direttamente dalla sua mente.”

“Grazie, Érebos. Lo farò volentieri” lo abbracciò il ragazzo, prima di correre via quando la cugina Ariana, di tre anni più grande di lui, lo chiamò per giocare alla pignatta.

“E’ stato un bel gesto. Grazie” mormorò Atena.

“E’ suo padre, ed è giusto che lo conosca. Ma farò in modo di farmi conoscere meglio anch’io. Desidero far parte pienamente anche della sua vita, oltre che della tua, perciò domani lo porterò a trovare alcune sue sorellastre.”

Atena levò un sopracciglio con evidente curiosità e lui, ammiccando, aggiunse: “Lo porterò dalle Esperidi, tranquilla. Per i suoi altri fratelli e sorelle c’è tempo. Inoltre, il bosco che governano le Esperidi è splendido, e visto che Alekos ama le passeggiate all’aria aperta, sarà un bel luogo da visitare.”

“Credo che gli piacerà molto” annuì Atena, prima di fare tanto d’occhi quando Artemide scoppiò in una risata così forte da attirare l’attenzione di tutti i presenti.

Persino la musica venne azzittita per capire il perché di cotanta allegria e, mentre gli occhi degli invitati si puntavano sulla dea silvana, Atena borbottò: “Ma che combina, adesso?”

Imperturbabile a qualsiasi cosa, Artemide levò un braccio a salutare la sorella e, a gran voce, esclamò: “Ehi, Atty, Felipe non crede che esistano gli unicorni. Che dici, devo portarlo nel mio giardino sull’Olimpo per dimostrargli che non mento?”

Esasperata, Atena lasciò il fianco di Érebos – ora ridente – per raggiungere la sorella e, quando l’ebbe a tiro, la afferrò per le spalle e bofonchiò: “C’è un motivo se gli umani non sanno della loro effettiva esistenza, e per loro sono solo creature mistiche. O te lo sei dimenticato, sciroccata che non sei altro?!”

Artemide sbatté le palpebre per qualche attimo prima di arrossire copiosamente e mormorare: “Scusa, sorella. L’ho davvero dimenticato.”

“Cugina, ma allora possiamo averne uno?” esalò Ariana, scrutandola con occhi sognanti, mentre le altre giovani fanciulle presenti si facevano sognanti e speranzose. “Ti prego, ti prego! Lo voglio!

“Ecco, brava” mugugnò Atena, prima di lanciare un’occhiata supplichevole a Érebos che, con uno schiocco di dita, avvolse l’intera famiglia in una frizzante nebbiolina argentata.

Mentre le menti dei presenti venivano ripulite di quegli ultimi minuti di conversazione, Artemide sussurrò addolorata: “Scusa, Atena. Mi è proprio sfuggito!”

Sospirando, Atena assentì e replicò: “Lo so, cara, ma ricordalo, se vorrai stare con gli umani. Certe creature dovranno sempre rimanere segrete, per loro, o la conoscenza potrebbe portarli alla pazzia. Hai visto gli occhi di Ariana e le altre, quando ne hai fatto menzione. Era già pronta a qualsiasi cosa, pur di averlo.”

Dandosi una gran manata sulla fronte, Artemide assentì e borbottò: “Ne ho già avuto a sufficienza nei secoli scorsi, delle caccie indiscriminate a quei poveri animali. Solo che, mentre parlavo con Felipe, mi è proprio scappato.”

“Ti trovi bene con lui, vero?” le sorrise allora Atena, vedendola arrossire di puro piacere.

Annuendo, Arty ammise: “E’ davvero piacevole parlare con un uomo senza pensare necessariamente al sesso. O meglio, non è che non ci pensi, ma non è prioritario, ecco.”
Atena scoppiò a ridere e, dandole una pacca sulla spalla, asserì: “Te lo concedo. Felipe è un gran bell’uomo, ma trattalo bene. E’ di famiglia.”

“Non mi permetterei mai di ferire nessuno di loro… anche se sono stata così goffa da commettere questo madornale errore” la rassicurò Artemide, osservando le nebbie che, lentamente, stavano tornando al dio dell’oscurità come fedeli agnellini di ritorno dal loro pastore. “Mi hanno avvolta nel loro abbraccio, come avrebbero fatto con un comune essere umano. Non si sono comportati come postulanti o mitomani, ma come persone cordiali e schiette, e questo mi ha fatto sentire accettata. Forse, neppure sull’Olimpo mi sono mai sentita così pienamente accolta.”

Atena la strinse a sé per un istante, comprendendo bene cosa volesse dire – era andava via dall’Olimpo anche a causa delle beghe familiari, dopotutto – e ammise: “E’ la stessa cosa che provai io quando li conobbi la prima volta. Sanno farti sentire bene qui.”

Nel dirlo, si toccò il cuore, e Artemide assentì con vigore, prima di aggiungere con malizia: “Ciò non toglie che proverò a conquistare Felipe per godermi un po’ di tempo con lui.”

Atena allora scoppiò a ridere di gusto, assentì e chiosò: “Se lui è d’accordo, chi sono io per negartelo?”

A incantesimo ultimato, Érebos raggiunse le due donne e, schioccando nuovamente le dita, permise alle persone di riprendere la festa come se nulla fosse.

Felipe, un po’ confuso, scosse il capo come se si fosse appena risvegliato da un sogno e Artemide, per aiutarlo a riprendersi, lo prese sottobraccio, strizzò l’occhio ad Atena e disse: “Vieni. Voglio mostrarti ciò che intendevo prima con ‘governo degli animali’. Penso potrai trovarlo interessante.”

“Dubito potrei trovare poco interessante qualsiasi cosa tu abbia da dirmi” replicò Felipe, con malizia.

Artemide allora rise e, bloccandosi un attimo per scrutare la sorella, aggiunse: “Lo adoro già, sai?”

“Non avevo dubbi. Ma adesso vai, se vuoi approfittare del buio per fare i tuoi giochetti notturni con uccelli e scoiattoli” la invogliò Atena, vedendola ridere per diretta conseguenza.

La coppia, allora, si defilò dalla festa e Anita, nel raggiungere la ex nuora, sorrise divertita e celiò: “Devo cominciare a preparare una festa di fidanzamento?”

Atena scosse il capo, ridendo, e replicò: “Oh, non credo. Arty è troppo libera e autonoma per legarsi a un solo uomo, ma Felipe le piace, e credo che passeranno un po’ di tempo insieme. Comunque, mi sono raccomandata di essere chiara sulle sue intenzioni. Non voglio che Felipe soffra a causa sua.”

Anita, allora, scoppiò a ridere e replicò: “Ma non dovrebbe essere l’uomo, ad avere simili riguardi?”

Érebos la fissò divertito e, scrollando le spalle, chiosò: “Quando si tratta di Artemide, le precauzioni non sono mai troppe.”


 



N.d.A.: abbiamo finalmente conosciuto il fratello di Miguel, oltre ad alcuni altri membri della famiglia Rodriguez. Erebos è inoltre finalmente riuscito a trovare un equilibrio tra ciò che prova per Atena e il suo rispetto per il defunto Miguel. A sua volta, Atena ha potuto chiarirsi con Erebos e trovare "la quadratura del cerchio" nella loro relazione.
Resta solo da capire come evolverà il nuovo rapporto nato tra Arty e Felipe. Che dite? I due convoleranno a nozze o si limiteranno a divertirsi un po'?
Lo scopriremo con la prossima storia, dove farà la sua comparsa un altro dio: Efesto.
Alla prossima, e grazie per essere passati a dare un'occhiata!
  
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