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Autore: Emmastory    12/04/2019    3 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
Capitolo XXI
 
Febbre natalizia
 
Febbre. Sveglia da poco, Kaleia aveva identificato in sè stessa i sintomi della comune febbre. Di notte la tosse la debilitava, e al mattino non si sentiva certo meglio. La testa le faceva male, il mondo attorno a lei ruotava vorticosamente, e ogni movimento era incredibilmente doloroso. Silenziosa, evitata di lamentarsi, ma dato il pietoso stato in cui versava, perfino rigirarsi fra le coperte non era più un piacere. Stando alla posizione delle lancette sulla sua sveglia e del sole in cielo, era ancora mattina presto, e placidamente addormentato al suo fianco, Christopher riposava beato, meglio di quanto avesse mai fatto. Senza volerlo, lei tossì di nuovo, e tanto veloce quanto agile, Bucky si inerpicò sul letto, portando con sè un fazzoletto di carta. Accettandolo con un sorriso stanco, la ragazza si soffiò il naso cercando di fare meno rumore possibile, ottenendo come unico risultato un'ennesima ondata di dolore alle tempie. Il naso chiuso non era certo d'aiuto per il suo respiro già compromesso dall'aria fredda, e disturbato dal suo continuo muoversi fra le coperte, il suo fidanzato aprì gli occhi con non poca fatica, mugolando nel farlo parole prive di senso. "Chris, amore, scusa, non volevo..." biascicò lei, sentendosi improvvisamente in colpa per averlo svegliato in quel modo. "Non fa niente, fatina, non fa niente. Non avrei dormito, essendo così preoccupato per te." Le rispose lui, reprimendo uno sbadiglio e sfilando una mano da sotto la coperta per accarezzarle la schiena. Colpita e innamorata, lei non mosse foglia, e colta dal freddo, si lasciò scuotere da un brivido. "Dannazione, non ci voleva, e non certo oggi." Sussurrò, parlando più con sè stessa che con l'ora sveglio fidanzato, preoccupato per lei. "Fa schifo, vero? Io ne so qualcosa, ma forse tua madre può prepararti una tisana o qualcosa del genere." Le rispose Christopher, sentendola nonostante la voce appositamente bassa. "Dici che funzionerà? Per come mi sento, perfino la mia magia non collabora. Maledetti germi." Replicò a quel punto la fata, innervosita dal suo stesso stato di salute. "Che c'è? Ti spaventano?" azzardò Christopher, prendendola amorevolmente in giro e sfiorandole una guancia calda. "Cosa? N-No, è... è solo che..." balbettò lei in risposta, incespicando sulle proprie parole in un attimo di timida incertezza. "Sei adorabile." Commentò il fidanzato, non riuscendo ad astenersi dal sorridere. Nel farlo, le prese la mano, e avvicinandosi, le sfiorò la fronte con le labbra. A quelle parole, Kaleia ricambiò il suo sorriso, e leggermente rinfrancata, si sporse per afferrare il bicchiere d'acqua lasciato sul comodino accanto al letto. Premuroso come sempre, Christopher l'aveva preparato per lei prima di andare a dormire, ma lo zucchero che vi aveva mischiato doveva ormai essersi sciolto. Bevendo a piccoli sorsi, Kaleia riuscì comunque a sentirne il sapore, e incuriosito, Bucky provò a bere a sua volta. "Bucky, va via!" quasi urlò la fata alla sua vista, scacciandolo con un gesto della mano e sentendo la gola pizzicare e bruciare oltre che dolere. Colto alla sprovvista, il piccolo roditore si dileguò, e nel silenzio, si rintanò sotto le coperte con la padrona, squittendo per lo spavento. "Scusa, topolino, ma lo zucchero non è per gli animaletti come te." Gli sussurrò lei, sinceramente dispiaciuta ma sempre allerta quando si trattava della sua salute. Essendo soltanto uno scoiattolo, non possedeva certo poteri speciali come la fata, ma a quest'ultima non importava. Per lei Bucky era un amico, e quella era l'unica cosa a contare. Sempre in silenzio, questo restava a guardarla con gli occhietti lucidi e il nasino arricciato, la coda folta nascosta sotto la coperta. Lento e incerto, si avvicinò con cautela, e volendo imitare Christopher, sfiorò la sua mano con una minuscola zampina. "Sono qui anch'io, finchè non starai meglio." Sembrava voler dire, preoccupato quanto e forse più dell'umano. Poco dopo, un ennesimo colpo di tosse della ragazza ruppe il silenzio, e la gola le si asciugò di nuovo. "C-Chris... posso avere un altro pò d'acqua?" chiese, faticando a parlare a causa del pizzicore che sentiva in gola. "Subito, tesoro. Tu non muoverti." Le rispose il ragazzo, annuendo e sparendo dalla stanza per il tempo necessario. Fu quindi questione di attimi, e tornando nella stanza, Christopher offrì all'amata ciò che aveva chiesto. Acqua secondo il suo pensiero, ma in realtà, la tisana su cui avevano scherzato appena prima. "È dolce, che ci hai messo dentro?" azzardò, bevendo lentamente e sorridendo nel sentirne il sapore, in qualche modo simile a frutta mista a cannella. "Dovrai indovinarlo tu, amore, sappi solo che non è acqua." Scherzò il ragazzo in risposta, divertendosi con lei nel restare enigmatico. Annuendo e prendendo quelle parole come una sorta di sfida, Kaleia non se lo fece ripetere, e in silenzio, annusò il liquido, sentendo la risposta esatta apparirle in mente. "Mi hai mentito, ed è una tisana." Disse infatti, posando il bicchiere ormai vuoto sul comodino lì accanto e provando ad assestare un finto pugno sul braccio del ragazzo, ma fallendo a causa della sua distanza dal letto. Ridacchiando divertito, Christopher si avvicinò fino a sedersi sul bordo, e sorridendole forse per l'ennesima volta, posò una mano sulle sue gambe avvolte nella coperta. "Sì, ho mentito, ma l'avresti bevuta se non l'avessi fatto?" le chiese, abbassando la voce e facendosi improvvisamente serio. "Certo, in fondo mi fido di te, e lo sai." Rispose subito lei, non riuscendo a restare seria e quasi scoppiando a ridere di fronte a quello sguardo fin troppo sostenuto. "In fondo, fatina? Quanto in fondo?" replicò in fretta il ragazzo, avvicinando pericolosamente le labbra alle sue e non attendendo altro che una risposta. Mantenendo il silenzio, Kaleia non resistette alla tentazione di baciarlo, e annullando la distanza fra di loro con un solo movimento del polso, lasciò che le loro labbra si unissero. Farlo ammalare era l'ultimo dei suoi pensieri, ma a quanto sembrava, lui l'aveva già avuta qualche mese prima, ragion per cui, forse, il contagio era fuori discussione. "Non così in fondo, custode mio. Infatti... appena sotto la superficie." Sussurrò in risposta alla sua domanda, parlando non appena si staccò dalle sue dolcissime labbra. Felice, Christopher si limitò a guardarla, e con occhi sognanti, la baciò ancora, avvicinandosi ancora di più e ignorando la sua malattia. In fin dei conti non era nulla di grave, e tisane o meno, ben presto sarebbe guarita. In cuor suo, lui non aspettava altro. Nel silenzio di quel momento così perfetto, Kaleia trattenne il respiro, e ormai stanca e con la testa che girava, ma almeno allora non per via della febbre, si sdraiò fra le coperte, posando la testa sul cuscino fresco. Non avendo alcuna intenzione di disturbarla, Christopher lasciò la fidanzata sola con i propri pensieri, guardandola scivolare nell'incoscienza mentre si allontanava. Appena fuori dalla stanza, il miagolio di Willow raggiunse le sue orecchie, e attraversando il corridoio, il ragazzo la raggiunse. "Micia! Preoccupata anche tu per la padroncina? Non preoccuparti, starà bene." Le disse, abbassandosi al suo livello e accarezzandola con dolcezza. Per tutta risposta, la gatta strusciò piano la testa contro il suo palmo aperto, osando perfino leccargli le dita. Quieto, un secondo miagolio sfuggì al suo controllo, e quasi leggendole nel pensiero, Christopher non smise di coccolarla. Giunto in salotto, si imbattè in Sky, che pigramente seduta sul divano di casa, osservava il panorama visibile appena fuori dalla finestra. Calmo come l'ormai gelata acqua del lago là fuori, era coperto di neve che intanto continuava a cadere e scendere lieta, per la gioia di tutti i bambini umani e magici del villaggio poco distante. "Ciao Chris! Allora? Come sta Kaleia?" chiese, distraendosi per un attimo da quell'algido spettacolo e voltandosi a guardarla, tranquilla ma preoccupata al tempo stesso. Le due discutevano, si prendevano in giro anche se bonariamente, e a volte litigavano, ma chi non lo faceva? E soprattutto, cosa importava se alla fine facevano pace? Nulla, semplice. "Meglio, o almeno così sembra. Per ora sta riposando. La tisana l'ha aiutata." Spiegò il ragazzo, parlando con la sincerità di chi amava. "Tisana, hai detto? Da quando sei una specie di mago delle bevande?" azzardò la fata, sorpresa. "Praticamente da sempre. Ho imparato a prepararle dai miei genitori." Rispose appena Christopher, non potendo evitare di pensare allo stato in cui la fidanzata versava, fortunatamente migliore rispetto all'inizio della giornata. "Buono a sapersi. Noah non se la cava così bene, quindi chiamerò te se mai mi servirà qualcosa di simile." Commentò la ragazza, stranamente divertita e sorpresa dalla sua abilità. "Sul serio?" chiese allora Christopher, sinceramente curioso. "Certo. Pensa, l'ultima volta che ha cercato di prepararmi una cioccolata calda, dalla tazza usciva altro che fumo." Spiegò Sky, ridendo nel ricordare quell'occasione, che appena qualche giorno prima l'aveva fatta ridere a crepapelle, e con lei anche il fidanzato, che morendo dall'imbarazzo, si era dato da fare per preparare quella delizia al meglio. Svariati tentativi più tardi, la bevanda gli riuscì perfettamente, e comodamente seduti sul divano di casa, la gustarono insieme. A quel solo ricordo, Sky sorrise, e spostando lo sguardo dal caro protettore della sorella al panorama appena fuori dalla finestra, fu pervasa da una sensazione strana e mai provata prima. Non era freddo, i suoi poteri le impedivano in parte di provarlo, ma di vuoto. Stando al calendario appeso al muro della cucina con un minuscolo chiodo, il Natale si stava avvicinando, e l'intero salotto era ancora spoglio. Gli allenamenti, le compere natalizie e altri mille impegni avevano tenuto occupata Kaleia per così tanto tempo da stancarla fino a farla ammalare, e malgrado una semplice febbre non fosse nulla di grave, per come stava non riusciva davvero ad alzarsi dal letto, anche dopo la tisana. Per fortuna almeno ora riposava, e nel silenzio di quel pomeriggio, la sorella maggiore si alzò dal divano. "Vuoto, il salottino, vedo." Commentò, sorpresa. Per quanto ne sapeva, in quel periodo di festa la stanza era sempre abbellita e decorata in ogni modo possibile dalla sorella minore, ma ora che questa era fuori combattimento, la stanza era rimasta spoglia e uguale a come tutti la ricordavano, con il divano, il caminetto, lo scaffale e il tavolo in legno come uniche decorazioni. "Lo so, si nota così tanto. Kia ed io avremmo voluto, ma non ne abbiamo avuto tempo, e sai che oggi non è certo al massimo della forma. A quelle parole, Sky sentì forse per la prima volta una stranissima stretta al petto, simile a quella che le aveva scosso il corpo fra una passeggiata per il villaggio umano e l'altra aveva finito per innamorarsi del suo Noah. Lontano da lei, nella sua casa al villaggio, aveva deciso di passare del tempo con la propria famiglia, e tutt'altro che amareggiata dalla solitudine, lei l'aveva lasciato fare, rispettando i suoi spazi come di consueto. A quelle parole, la ragazza si fermò a pensare, e chiudendo il pugno, si decise. "Non preoccuparti. Ora riposa, e lo sappiamo, ma quando si sveglierà, questa stanza risplenderà di luce propria." Dichiarò, seria. "Come lo sai?" le chiese Christopher, incredulo. "Lo so perchè farò tutto io, quest'anno." Si limitò a rispondergli Sky, tenendo lo sguardo fisso sul punto più desolato del salotto, proprio dove l'albero avrebbe dovuto essere. "Dove tenete l'occorrente, tu e Kia?" chiese poi, ponendo enfasi su quel nomignolo al solo scopo di prenderlo in giro. "Dovrebbe essere su in soffitta, e sì, hai sentito bene." replicò il ragazzo, dovendo sforzarsi per non dire altro. Conoscendosi, sapeva di non essere iroso o collerico, ma volendo essere sincero con sè stesso, doveva ammettere che a volte la ragazza riuscisse a dargli sui nervi. Stringendosi nelle spalle, Sky annuì, e sparendo dalla stanza, tornò presto indietro con una miriade di scatoloni fra le braccia. Certo, miriade non era il termine adatto da usare in quel contesto, ma a giudicare dalle sottili imprecazioni della stessa Sky, attutite solo dall'abitudine che aveva di tener bassa la voce per non farsi sentire in momenti come quello, allo stesso tempo non ne esisteva uno più indicato. Con quel pensiero in testa, Christopher rise, poi decise di aiutarla. "Lascia, faccio io." Disse soltanto, sorridendo leggermente e liberandola da uno di quei pesi. "Grazie." Sussurrò l'altra in risposta, grata. Mantenendo il silenzio, il ragazzo si limitò ad annuire, e posando la scatola sul tavolo in legno poco distante, l'aprì. Solo allora, scoprì che conteneva decine o forse centinaia di decorazioni. Palline, statuette e stringhe di luci annodate, tutta roba accumulata negli anni dalla sua famiglia, e solo in seguito da quella della sua ragazza. Una volta fatto, si voltò verso l'amica, e spronandola con un gesto della mano, indicò lo scatolone davanti agli occhi di entrambi. "Su, aprila. Lo monteremo insieme." Le disse, incoraggiandola. Annuendo in silenzio, Sky non se lo fece ripetere, e ben presto, ognuno dei rami fu al suo posto e in perfetto ordine. Sfruttando le ali di fata, Sky non ebbe problemi a posizionare quelli più alti, ma data la sua scarsa abilità, uno non fece che cadere, toccando il pavimento con un tonfo più e più volte. Per tutta risposta, Willow provava a giocarci, ottenendo come unico risultato quello di essere scacciata via dal padrone. "No, Willow. Non è un giocattolo, e lo sai." Gli disse, puntandole un dito contro il muso color carbone. Incuriosita, la gatta gli si avvicinò, e facendo le fusa, strusciò piano la testa contro le gambe del ragazzo. Calmo, Christopher le indicò il divano, e scivolando nel silenzio a sua volta, la gatta finalmente gli obbedì, sistemandosi su uno dei cuscini con quattro cerchi sulla stoffa e un miagolio sommesso. "Brava, brava micetta." Commentò, orgoglioso. Era strano a dirsi e anche a vedersi, ma a quanto sembrava, la cara Willow riusciva a capire ogni parola proferita dai padroni, ma come ogni gatto che meritasse anche un pizzico di rispetto, solo quando e se voleva. Tornando al lavoro senza la gatta a distrarli, i due continuarono senza posa, e fra un addobbo e l'altro, scambiarono qualche parola. "Chris?" chiamò Sky, impegnata con una statuetta raffigurante un pupazzo di neve. "Sì?" rispose il ragazzo, che al contrario dell'amica armeggiava con una stringa luminosa incastrata in un ramo. "Grazie." Continuò Sky abbozzando un sorriso, che data la freddezza del suo carattere era a dir poco inusuale. Non che non avesse un cuore, anzi, ma i suoi sorrisi e la sua felicità sbocciavano quasi esclusivamente in presenza di Noah. Fermandosi a pensare, capiva la sorella e la vera forza dei suoi sentimenti, nonostante un muro di ghiaccio sembrasse avvolgerla completamente. Confuso, Cristopher la guardò senza capire, e riflettendo, comprese all'istante. Si riferiva alla sorella e alla sua febbre, ovvio, ma anche a tutto il tempo che da innamorati avevano passato insieme. Si amavano, si amavano davvero, e ogni giorno, la loro dolcezza e il calore del loro affetto sembravano spandersi per l'intera foresta. Una vista che avrebbe fatto sognare anche la più seria delle persone, e che nonostante non lo dicesse, rendeva la stessa Sky orgogliosa come pochi. Le liti fra di loro non erano mancate, specialmente durante il periodo in cui Kaleia e il suo amato protettore si erano separati, ma per loro fortuna, ora tutto apparteneva al passato. "Prego, e anzi, grazie a te. Quest'albero non sarebbe qui se tu non avessi avuto quest'idea, e a dirla tutta, neanche lei." Le rispose poi, sempre sfoggiando quel sorriso pieno di luce e amore per la sua fidanzata. Senza una parola, Sky non fece che annuire, e dopo un tempo che nessuno dei due riuscì a definire, l'albero fu pronto, e con loro grande sorpresa, perfino più bello di quanto si aspettassero. Soddisfatto del suo lavoro, Christopher fissò lo sguardo sul puntale in cima, sorridendo nel notare che aveva la forma di una stella. Non sapeva perchè, ma gli ricordava la magnifica sera del suo primo bacio. Allora non c'era che uno spettacolo di centinaia o forse migliaia di piccole lucciole alle loro spalle, e sentendo il cuore battere furioso nel petto, il ragazzo sospirò, emozionato come e forse più di allora, come un ragazzino alla prima cotta. Non ne avevamo mai parlato, e Kaleia non aveva modo di saperlo, ma come per lei, era la prima volta anche per lui. Il solo pensiero lo rendeva felice. Felice di aver davvero trovato la ragazza della sua vita, di averla aiutata a realizzarsi e di continuare a farlo anche nel presente, di sapere che fossero fatti l'uno per l'altra. Quei pensieri lo svegliavano al mattino e lo cullavano di notte, e ogni volta che si addormentavano, lui la stringeva forte a sè, come a non volerla lasciar andare. Scuotendo la testa, il ragazzo tornò ad essere sè stesso, e in quel momento, un suono lo distrasse. La porta della loro stanza cigolò debolmente, e attimi dopo, la figura di Kaleia apparve nel salotto. Stanca e confusa dalla febbre, camminava lentamente, come a voler evitare di perdere l'equilibrio, e nello spazio di un momento, quello spettacolo di luci e addobbi entrò nel suo campo visivo. Sorpresa, non seppe cosa dire, e coprendosi la bocca con la mano, spostò lo sguardo sul ragazzo, poi sulla sorella. "R-Ragazzi... non riesco a crederci, avete... fatto tutto questo... per me?" balbettò, non riuscendo a credere ai propri occhi. Silenzioso, Christopher le fu subito accanto, e cingendole un braccio attorno alle spalle, la strinse dolcemente a sè, posando poi le labbra sulla fronte finalmente fresca. "Sì, amore. Io e tua sorella, e tutto in onore della festa." Le disse in un sussurro innamorato, seguito da  un bacio che tolse il respiro ad entrambi. Emozionata, Sky restò a guardarli con mille stelle negli occhi, e quella sera, con il cielo scuro ma pieno di tanti pezzetti di luna, rimase in piedi di fronte al davanzale della finestra chiusa, osservandolo mentre il fuoco crepitava e l'albero brillava. Per quell'intera giornata, Kaleia aveva sofferto la febbre, e anche lei era stata contagiata, in quanto positivamente infettata da quella natalizia. 
 
 
Buonasera, cari lettori miei. Stasera, la ventunesima storia della raccolta, iniziata ieri e finita oggi. Conta quasi tremila parole, e spero proprio che vi sia piaciuta. Ironicamente, anch'io ho avuto la febbre ieri, proprio come Kaleia, che completamente a pezzi, non riesce a decorare la casa come vorrebbe in tempo per il Natale. Sky non è mai stata una gran festaiola, ma mettendo da parte i suoi sentimenti per la magia delle feste, ha lavorato accanto al ragazzo della sorella per regalarle un sogno e non rovinare l'atmosfera. Grazie del supporto, a ognuno di voi indistintamente, e al prossimo scritto,
 
 
Emmastory :)
   
 
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