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Autore: orchidee    20/04/2019    2 recensioni
Dopo una serata a chiacchierare con le mie amiche dei nostri primi amori, sono tornata a casa ed ero così felice, da buttare sulla carta qualche pensiero. Il giorno dopo ho ripreso quei pensieri e ho provato a dar loro una forma... Ho rubato i figli dei protagonisti delle mie precedenti storie e li ho resi i miei nuovi personaggi. Non ho idea di come si evolverà questa Fanfiction. Per ora ho scritto con entusiasmo il primo capitolo e spero di riuscire ad esprimere i sentimenti provati quella sera. Spero di riuscire a dare alla ma protagonista il carattere che ho immaginato per lei. Vorrei fosse una donna solo all'apparenza fragile e insicura. Che con il passare dei capitoli, acquisti sempre di più l'aspetto della donna forte e consapevole.
È una storia che si discosterà completamente dalla serie. Ho solo usato i nomi, i luoghi per dare una scenografia alla mia protagonista.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui... Pur essendomi ripromessa di essere più veloce con gli aggiornamenti, non sono riuscita a fare di meglio.
 So che questo capitolo non è al livello dei precedenti dal punto di vista delle emozioni, è più che altro di passaggio e in un certo senso conduce ad una "fine", non so se dell'intera storia o di una parte di essa... Nel primo caso mancano solo un paio di capitoli, nel secondo si aprirebbero tutta una serie di situazioni che allungherebbero, non so di quanto, le avventure di Chicco e Francesca.
 Sto già scrivendo il capitolo successivo, ma non voglio sbilanciarmi sulla tempistica della pubblicazione. Non sarebbe corretto nei confronti di voi che mi seguite, perché non sono in grado di garantire nessuna puntualità.
 Ora lascia a voi il giudizio di questo capitolo e, nella speranza non vi deluda troppo, aspetto una vostra opinione, sincera.
 Un abbraccio a tutte e a te uno speciale.

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Capitolo 20

 La piccola Anna era la luce degli occhi di suo padre, che passava ogni istante libero dai suoi impegni, a coccolarla, a cantarle canzoncine o semplicemente a guardarla. Francesca sembrava rifiorita. Era tornata bella come quando lavorava con il suo corpo e si occupava della piccola con amore e dedizione. Non era difficile del resto, era una bimba tranquilla e, nonostante Riccardo la viziasse tenendola in braccio praticamente ogni volta che poteva, era dolce e serena. Quella casa sembrava essere un paradiso, il loro paradiso. La camera che Riccardo aveva arredato e sistemato prima che tra loro tornasse tutto come doveva, era ancora più colorata e piena di giochi. La bellissima sedia a dondolo che lui aveva scelto, era comoda e Francesca si sentiva sempre bene quando si accomodava per allattare la bimba.
 Ma fuori da quella casa, sembrava che non avessero pace. I paparazzi non perdevano occasione per scattare loro foto, rubando dei momenti intimi dei tre. Sembrava che la curiosità intorno alla loro famiglia, crescesse giorno dopo giorno.. Era successo anche a Giluio e Camilla, ma in maniera diversa e forse più discreta. Del resto i due non si erano mai nascosti.
 Perché avrebbero dovuto? La loro storia era pulita, senza segreti. Loro due invece erano stati una sorpresa e la loro storia aveva destato interesse fin dall'inizio. Poi le cose erano ovviamente peggiorate con l'assenza di Riccardo e la gravidanza di Francesca. Non avevano mai fatto alcuna dichiarazione per chiarire quello che c'era tra loro o quello che era successo. Quindi i giornali si sprecavano in illazioni sul loro conto.
 Poi la nascita della piccola Anna era diventata una sorta di gioco tra loro, a chi riusciva a rubare l'immagine della bambina da pubblicare in prima pagina.
 Riccardo aveva chiesto al fratello di diffidare i giornali dal continuare ad importunarli, minacciando azioni milionarie nel caso la figlia fosse apparsa, senza il loro permesso, su qualsiasi giornale. Ma erano riusciti solo ad impedire che si avvicinassero troppo.
 Arrivavano quotidianamente richieste di esclusiva, ogni volta rimandate al mittente. Riccardo cominciava a non sopportare quella situazione e si convinceva sempre di più che la soluzione migliore fosse abbandonare quella città e trasferirsi a Houston, dove sarebbero stati solo una coppia di genitori anonimi. Per lui era solo una questione di tempo. Se le cose non fossero migliorate non ci avrebbe impiegato molto a dire addio al suo paese. Del resto anche se con la famiglia, all'apparenza, le cose si erano sistemate, era consapevole che tra loro, il muro che si era eretto, era ben presente e solido. Non poteva dire di non apprezzare gli sforzi dei genitori e dei fratelli che si stavano impegnando a risolvere i problemi che avevano avuto, ma lui li sentiva lontani e non riusciva a perdonarli, nonostante tutto.
 Per lui, quella situazione era diventata insostenibile. Fin da bambino lui e la sua famiglia erano stati oggetto delle attenzioni della stampa. Ricordava che quando la madre lo aveva portato a Bogotà, suo padre faceva di tutto per evitare di venire fotografato. Sua madre era preoccupata e ricordava bene che quel periodo era pieno di tensioni. E ora sua figlia doveva subire lo stesso trattamento. Non lo sopportava. Non sopportava di doversi nascondere per proteggere la loro privacy. E quando uno di quegli idioti, era riuscito a scattare, alla piccola, una foto, gli aveva strappato la macchina delle mani, lo aveva spinto e gli aveva rotto il naso con un pugno. Il paparazzo se n'era andato minacciando di fargliela pagare. Le cose si erano sistemate senza strascichi, perché Edoardo era intervenuto, minacciando a sua volta di fare causa al giornale per invasione della privacy di una bambina, ma Francesca capiva che quella situazione non poteva continuare a lungo. Aveva parlato con il cognato che le aveva consigliato di dare l'esclusiva ad un giornale, una rivista di moda magari, non di pettegolezzi, o direttamente al suo quotidiano che sarebbe stato capace di parlarne con discrezione e gentilezza.
 “Davvero? Davvero vuoi che nostra figlia finisca su un giornale per soddisfare la morbosità di qualche curioso? No! Non ci pensare nemmeno! È ridicolo anche solo discuterne!”
 “Chicco, anche Giulio e Camilla lo hanno fatto. L'articolo era discreto e le foto di Alessandro erano bellissime. Una volta pubblicato, l'attenzione nei loro confronti è scesa e ora possono camminare tranquilli senza paura di essere disturbati. Giulio non deve prendere a pugni nessuno...”
 Gli disse preoccupata.
 “Tuo fratello è sempre stato un signore, io no! Loro sono sempre apparsi sui giornali, non è mai stato un problema! Io le odio quelle sciocchezze!”
 “Anche tu sei stato spesso sulle copertine di quelle stupide riviste! Tutti noi siamo apparsi su quei giornali!”
 “Foto rubate, Francesca! È comunque noi siamo adulti, Anna no! Lei non deve diventare un fenomeno da baraccone! Non pubblicheremo le sue foto per darla in pasto a quella gente! È troppo piccola!”
 Francesca, sospirò stancamente. Era preoccupata per quello che li circondava ed era preoccupata che il suo uomo potesse fare qualche colpo di testa. Riccardo non era mai stato avventato, ma l'istinto di proteggere la sua Anna, era certa, lo avrebbero portato ad andare oltre.
 “E allora vuoi continuare a minacciare quegli idioti? Litigare in mezzo alla strada con chiunque si avvicini a lei?”
 “Anna deve essere protetta!”
 Rispose duro.
 “Lo stiamo facendo! Chicco, non si può andare avanti così! Tra qualche tempo ricomincerò a lavorare e Anna dovrà restare con la tata. Anche lei dovrebbe picchiare i fotografi?”
 Riccardo scosse la testa e cominciò a camminare nervosamente, poi, dopo averci pensato per qualche istante, si voltò verso la sua donna.
 “Una soluzione c'è... Ci sto pensando da tanto..."
 "Di cosa parli?"
 Chiese incuriosita.
 "Andiamo via!"
 "Vuoi partire? Non è una cattiva idea. Potremmo andare a Cartagena, sarebbe bello!"
 Gli rispose sorridendo e lui, la raggiunse, sedendosi accanto a lei.
 "Non intendevo dire questo... Sì, potremmo andare qualche giorno in vacanza, ma pensavo a qualcosa di definitivo... Ci sto pensando da prima che Anna nascesse! Forbes mi vorrebbe a Houston, in pianta stabile! Sarebbe tutto più facile! Per il mio lavoro, per Anna... Potresti uscire di casa serena, senza paura di imbatterti in quegli sciacalli! Saremmo una famiglia come tutti, senza pressioni. Houston è una bella città. Ci sono ottime scuole per Anna."
 Deglutì e lo guardò sgranando i suoi grandi occhi scuri.
 "Chicco, credo di non aver capito..."
 "Penso che sarebbe una soluzione perfetta, piccola! Possiamo partire non appena ti sentirai pronta!"
 Disse ,convinto, sfoderando il suo sorriso più accattivante.
 "Quando sarò pronta?"
 "Quando vuoi, amore mio! Pensaci, non avremmo più alcun problema. Nessuno ci importunerà più e la piccola Anna potrà crescere serena e tranquilla!"
 Francesca cercò di assimilare e comprendere quello che il marito le stava dicendo.
 Si scostò da lui e gli si parò davanti.
 "Quando pensavi di parlarmi della tua decisione?"
 Disse, fingendo di mantenere una tranquillità che sentiva di perdere prendendo consapevolezza delle intenzioni di suo marito.
 "Lo sto facendo ora! Ma non dobbiamo partire domani! Anna è piccola. Tra qualche settimana..."
 "Tra qualche settimana... Ma io... Tra qualche settimana, ricomincerò a lavorare..."
 "Sì, ma puoi dare le dimissioni subito, in modo che quando partiremo avrai espletato tutte le incombenze... Non conosco il contratto che ti tiene legata a quelle persone, ma sono certo che Edoardo potrà tranquillamente sistemare qualsiasi problema..."
 Riccardo aveva già deciso. Lo capiva dal modo in cui parlava, nel modo sicuro in cui spiegava le sue intenzioni.
 "Hai già parlato anche con Edo?"
 "No, no... Ma possiamo chiamarlo anche ora!"
 "Certo, chiaro..."
 Disse prima di voltarsi e allontanarsi di qualche passo.
 "Amore, cosa c'è che non va?"
 Si chiese se davvero glielo stesse domandando, strizzò gli occhi e si diresse verso la cameretta della loro bambina.
 "Cosa c'è che non va? Me lo stai chiedendo davvero? Vado da Anna, penso si sveglierà tra poco!"
 "Piccola..."
 Fece per raggiungerla, ma lei lo fermò con una mano.
 "Puoi lasciarmi un momento sola? Per favore?"
 "Sei arrabbiata?"
 "No... No! Non sono arrabbiata!"
 "Allora dimmi che cos'hai?"
 "È importante? È importante per te sapere che cos'ho?"
 "Farfallina, perché dici queste cose? Tu sei mia moglie, voglio sapere cosa hai!"
 "Non ho nulla! Nulla di importante, ovviamente!"
 Tornò sui suoi passi, lasciandolo solo e confuso.
 Si lasciò cadere sulla sedia e attese pochi istanti perché la bimba si svegliasse. Lui non l'aveva ancora raggiunta e si prese quei momenti per pensare solo alla bimba. Quello che il marito le aveva appena detto era assurdo e proprio non aveva alcuna intenzione di rovinare quel momento.
 Francesca cullava la piccola che dopo la poppata sembrava intenzionata a non addormentarsi.
 "Micina, non vuoi fare la nanna? Hai voglia di tenermi compagnia? Hai voglia di fare una passeggiata? Di prendere un po' di aria? Il tuo papà ti tiene richiusa come se tu fossi una principessa delle fiabe... Che ne dici se ci vestissimo e andassimo un po' al parco? Solo noi due..."
 "Cosa volete fare senza di me?"
 La voce di Riccardo le giunse come uno schiaffo e la fece sussultare. Socchiuse gli occhi e cercando di mantenere la calma gli rispose con freddezza.
 "Una passeggiata! Solo io ed Anna!"
 Si avvicinò alla moglie, perplesso.
 "Farfallina, sei strana... Non vuoi davvero dirmi cosa c'è che non va?"
 Scosse la testa, cercando di sorridere, ma sul suo volto si dipinse qualcosa che parve più una smorfia.
 "No, Chicco, non voglio dirti cosa c'è che non va! Adesso voglio vestire Anna, metterla nella carrozzina e uscire, prendere un po' di aria, fare due passi e voglio farlo sola, con la mia bambina!  Credi sia una cosa che possa fare o pensi sarebbe meglio di no?"
 "Penso che non appena metterai il naso fuori dal palazzo, i tuoi colleghi si butteranno su mia figlia!"
 "Ti ho già detto una volta che non sono i miei colleghi! E Anna sembra una malata! La tratti come se la luce del sole possa incenerirla! Ed è sbagliato!"
 Si inginocchiò accanto alle sue donne e cercò di accarezzare una guancia di Francesca, sorridendo.
 "Le cose cambieranno presto! Ma non voglio che usciate senza di me!"
 "Le cose cambieranno presto!" Lo imitò con stizza.
 "Nel frattempo non siamo libere di goderci una passeggiata..."
 "Andiamo fuori insieme!"
 Insisté lui.
 "No! Lo sai che ti dico? Esco da sola! Farò una lunga passeggiata. Anna ha appena mangiato e presto si addormenterà, ho tutto il tempo di uscire da sola!"
 Disse alzandosi e liberandosi della vicinanza di Riccardo che in quel momento le pesava come un macigno.
 "Piccola..."
 "Non provare ad impedirmelo! Quelli che chiami "miei colleghi", non sono interessati a me! Conoscono ogni centimetro di me! Se sarò sola, potranno scattermi mille foto! E non mi importa nulla! Non ho niente da nascondere. Non ho fatto nulla di male..."
 Strinse la piccola e le diede un bacio sulla fronte.
 "Se dovesse piangere, chiamami!"
 Riccardo provò a replicare qualcosa, ma lei aveva già messo la piccola nella culla ed era uscita dalla cameretta senza ascoltarlo. Lui rimasto solo e guardando la bambina che stendeva le manine, le sorrise e la prese in braccio stringendola a se.
 Francesca uscì dalla loro casa e corse a lungo, senza badare a quegli idioti che cercavano di immortalarla mentre, semplicemente, correva.
 Era arrabbiata. Furiosa! Suo marito sembrava davvero impazzito, quei dannati paparazzi erano diventati la sua ossessione. Sembrava non riuscisse a pensare ad altro. A Riccardo non era mai importato nulla dei pettegolezzi. Non gli piaceva comparire sui giornali, ma non aveva mai dato troppo peso alla morbosità di quelle riviste. Non poteva davvero pensare che scappare fosse la cosa migliore. Non poteva credere che lui ci avesse pensato davvero. Immersa nei suoi pensieri quasi non si accorse del tempo che passava. Si fermò ansimante e guardò l'orologio. Due ore. Aveva corso per due ore e doveva tornare a casa. La piccola aveva bisogno della sua mamma e presto sarebbe stata l'ora della poppata.

 Nel frattempo Riccardo aveva convocato suo fratello per discutere del contratto di lavoro di Francesca.
 "Mi sembra un contratto molto semplice da rescindere. Non ci sono clausole particolari, nessuna esclusiva, nessuna penale..."
 "Meglio così! Non mi aspettavo un contratto diverso da un piccolo giornale come quello!" Disse soddisfatto Riccardo che si chiedeva cosa avesse irritato tanto la sua Farfallina.
 "Beh, devono fidarsi molto di Francesca. A volte questi piccoli editori, vincolano i propri dipendenti per evitare possano mollarli per testate più importanti..."
 "Non è tanto importante. Puoi preparare una lettera di dimissioni?"
 "Ma sì, certo. Non credevo che Francesca volesse andare via da lì, mi è sempre sembrata molto felice di lavorare per loro!"
 Disse un po' confuso Edoardo che continuava a sfogliare il contratto.
 "Infatti Edo!"
 Francesca era rimasta sulla soglia della porta, in silenzio, provando a capire cosa stesse succedendo, se quello che stava guardando e sentendo fosse solo il frutto di un incubo o se davvero suo marito fosse completamente impazzito.
 Richiuse la porta, facendo rumore e si avvicinò ai due che la guardavano con curiosità.
 "Chicco, non hai detto a tuo fratello perché deve preparare una lettera per le mie dimissioni? Edo, non sai che Chicco vuole lasciare la città?"
 Edo sussultò e si voltò vero il fratello, sperando di aver capito male.
 "Vuoi andare via? Volete andare via?"
 "Oh... Non te l'aveva detto..."
 Rise sarcastica.
 "Non è una cosa sicura... Quindi per favore, non dire nulla a mamma e papà! Non ho nessuna intenzione di dare spiegazioni!"
 "Eh già! Edo, mantieni il segreto! Sai bene quanto Chicco ami la teatralità della sorpresa! Lo comunicherà il giorno della partenza. Una volta saliti sull'aereo, prima di spegnere il telefono, manderà un sms a tutti! Non è così, Chicco?"
 Parlava con il cognato, senza smettere di guardare il marito.
 "Forse è meglio che vada... Non dirò nulla! Mi dispiace... Ciao Francesca!"
 "Ciao Edo!"
 Rispose dura, sperando che li lasciasse in fretta.
 Non appena il cognato si richiuse la porta alle spalle, Francesca si avvicinò al marito. Gli strappò dalle mani i fogli che teneva e li buttò sul tavolo.
 "Questo è il mio contratto! Chi ti ha dato il permesso di prenderlo?"
 "Non capisco, credevo fossimo d'accordo!"
 "D'accordo su cosa? Che tu possa frugare tra i miei documenti?"
 "Eravamo d'accordo che mio fratello desse un'occhiata al tuo contratto per poterti dimettere!"
 Eccolo lì, Riccardo Mendoza, l'uomo più egoista che conoscesse. L'uomo che non vedeva altro che se stesso. Che sapeva pensare solo suoi interessi, ai suoi bisogni.
 Lasciò cadere le braccia sui fianchi, sconfitta.
 "Credevo davvero tu avessi più rispetto per me... Ci ho creduto per un momento, che per te fossi qualcosa di più che qualcosa di tuo!"
 Il suo tono era pieno di sconforto, perché si sentiva sconfitta, vinta.
 "Amore... Ma di cosa parli?"
 "Sei un idiota se non lo capisci! Io non posso crederci! Tu mi prendi in giro!"
 Disse con rabbia.
 "Ora basta, piccola! Non ti sto prendendo in giro, ma proprio non ti capisco. Di cosa parli? Perché sei così arrabbiata?"
 "Perché non mi rispetti! Perché prendi le tue decisioni e ti limiti a comunicarmele! Perché dai per scontato che io sia d'accordo! Non pensi che avresti almeno dovuto parlarmene? Non credi che forse avrei potuto non essere d'accordo? Ho un lavoro! Una famiglia! Io amo la nostra città! E credevo tu fossi felice..."
 Rimase ferma, mentre lui la guardava senza davvero comprenderla.
 "Piccola..."
 "Piccola... Io non sono piccola! Sono una donna! E ho un lavoro che mi piace, dei colleghi che rispetto e a cui devo tutto! Sono miei amici! Non voglio rinunciare a quello che ho! Ed è qui che ce l'ho!"
 "Per questo? Per questo sei arrabbiata? Per il lavoro? Potresti trovare mille lavori a Houston! Ci sono tanti giornali, tante riviste importanti che farebbero a gara per averti! Quel piccolo giornale non può essere la tua aspirazione!"
 "È di questo che stiamo parlando? Delle mie aspirazioni? Beh, allora sai che ti dico? Il mio piccolo giornale mi ha permesso di vincere il premio più importante del paese! Ha esaltato sempre le mie foto e il mio lavoro! I miei colleghi mi vogliono bene e mi rispettano! Mi hanno protetta quando la pancia cominciava a vedersi e i paparazzi mi assillavano! Tu dov'eri? Quando perdevo i sensi in mezzo alla strada, erano Bolanos o Guerrero che mi aiutavano ad alzarmi! Quando le mie foto avevano successo, era Suarez a divulgarle e a farle pubblicare anche da altre testate! Avrebbero potuto sbattermi fuori per il caos che hanno subito per colpa mia! Ma mi hanno tenuta in considerazione come donna e professionista! Mi sono sempre stati vicini anche quando non sopportavo nemmeno la mia di presenza! E tu dov'eri? La mia aspirazione è continuare a fare il mio lavoro e farlo con loro! Ma questo a te non importa! Forse credi che sia un gioco... Credi che sia solo il passatempo di una ex modella ricca e viziata! Non è così! Non mi interessa lavorare per giornali importanti! Credi non ne abbia avuto la possibilità? L'unica ragione per cui ti comporti in questo modo è il tuo egoismo! Tutto gira intorno a te! Tu sei l'unico importante! Tu non rinunci a nulla, io sì, ma non è importante, vero?"
 "Non voglio più vivere qui!"
 Si voltò e smise di guardarla. Si sentiva messo alla prova, come se lei non lo capisse più.
 "Tornatene a Houston allora! Vai a Miami, Boston! Vai dove diavolo vuoi, ma non pretendere che io lasci tutto perché tu lo vuoi! E senza nemmeno chiedermelo! Frughi nei miei documenti e nemmeno ti preoccupi che sia d'accordo! Io non sono un giocattolo! Credevo l'avessi capito! Credevo che non mi considerassi più una sciocca bambolina!"
 "Io non l'ho mai pensato!"
 "Sì, invece! E lo pensi anche adesso! Hai solo cambiato il modo di dirlo! Ora sei più diplomatico! Non mi dici più che non valgo nulla, che sono banale, ordinaria! Una stupida semianalfabeta. Ma ti comporti come se non contassi nulla!"
 "Non è così..."
 Fece per raggiungerla e cercò di accarezzarle una guancia, ma lei spinse via la su mano con stizza.
 "Non toccarmi!"
 Proprio in quel momento, la bambina cominciò a piangere e lei ne approfittò per andarsene, corredo in cameretta senza considerarlo più.
 Dopo qualche minuto la raggiunse e sorrise, vedendola cullare la figlia che stringeva il biberon tra le mani.
 "Farfallina..."
 "Non voglio litigare con lei in braccio!"
 "Non voglio litigare..."
 "In questo momento sono arrabbiata. Per favore, lasciaci sole!"
 "Se prometto di non aprire bocca, posso rimanere con voi?"
 La supplicò con un sorriso dolce.
 "No! Non voglio tu stia qui! Ho bisogno di rimanere qui sola con Anna! Ma fai quello che ti pare! Tanto quello che voglio non conta nulla!"
 Voleva solo farsi perdonare e spiegarle perché aveva preso quella decisione. Rimase fermo per qualche minuto mentre lei allattava la piccola Anna, completamente indifferente nei suoi confronti, poi tornò in salotto aspettando che lei si calmasse.
 Quella sera non gli rivolse la parola, nonostante le sue richieste di chiarire prima di dormire. Cercò di abbracciarla ma non si fece toccare. Rimase sveglio a pensare a quello che lei gli aveva quasi gridato, ma non riuscì a capire le sue ragioni. Era sinceramente convinto che il loro trasferimento fosse una soluzione ideale. Anna si svegliò una sola volta e lei, in silenzio, andò dalla bambina.

 "Piccola, vuoi almeno darmi un bacio prima che esca?"
 Anche quella mattina aveva cercato il contatto con la sua donna, ma lei finse di dormire e non gli rispose. Era mortificata e delusa dal suo uomo. La amava ma non era cambiato. Era sempre l'uomo pronto a scappare verso qualcosa di più stimolante, senza mai pensare agli altri. Anche se gli altri erano lei e Anna. Ma lo amava con tutto il cuore e la bimba lo adorava. Pianse, mentre sentiva la porta della loro casa chiudersi, perché non sopportava quello che stava succedendo. Pianse perché alla fine, avrebbe dovuto lasciare tutto quello che aveva costruito e i suoi genitori. Pianse pensando ai suoi affetti e alla sua vita che presto sarebbe cambiata completamente. Lei non poteva fare a meno di lui e lui se ne sarebbe andato, ne era certa. Se avesse deciso di restare a Bogotà, prima o poi l'avrebbe lasciata. Non aveva scelta, doveva accettarlo per quello che era. E quella consapevolezza le fece male, si sentiva tradita, in un certo senso.
 Si fece un bagno caldo, cercando di trovare un senso a tutto. Si chiese cosa facesse più male, se l'idea che il suo uomo, che suo marito non la ritenesse nemmeno degna di discure di una decisione che riguardava la loro famiglia o perché non volesse lasciare ciò che aveva. Era qualcosa che doveva capire. Era forse giusto crogiolarsi nella tranquillità di un lavoro ormai sicuro? Non si riteneva forse un professionista? Non era forse capace di mettersi in gioco un'altra volta? Era la paura a fermarla? No. Non era la paura, non era la sicurezza. Non si trattava di quello. Si trattava di lei. Della sua vita. Chicco decideva da sempre della sua vita. Ecco cosa le faceva male.
 Sospirò. Cosa doveva fare? Accettare una decisione che non aveva preso? Lottare sapendo che comunque avrebbe perso qualcosa?
 E la sua fragilità riemerse, il terrore di perderlo pervase ogni centimetro della sua pelle e sentì quasi il pavimento aprirsi. No, non poteva rischiare di perdere il suo amore. Avrebbe accettato di seguirlo, ovunque.
 Prese il telefono e chiamò la prima persona che le venne in mente.

 "Francesca... Mi dispiace! Mi dispiace davvero! Vuole lasciarci per un altro lavoro? Almeno questo me lo deve!"
 "No, no, signor Suarez! Ecco... Presto lasceremo la città! Ed è inutile tornare al lavoro sapendo che si tratta solo di un impegno momentaneo... Signor Suarez, non ho intenzione di lavorare per nessun altro! Non lo dica a Bolanos..."
 "Mi dispiace, non so davvero che altro dire! Non lo dirò a Bolanos, ma lo faccia lei! Sa che la considera come una di famiglia!"
 "Anche per me è così... Tutti voi siete la mia famiglia..."
 Suarez smise di parlare, sentiva che Francesca piangeva mentre parlava e anche a lui si era stretto un nodo in gola. Quella ragazza, capitata nel suo ufficio senza alcuna esperienza, aveva stregato tutti loro e adesso che se ne sarebbe andata, nulla sarebbe stato come prima.
 "Francesca, se domani le cose cambiassero, un posto per lei ci sarà sempre!"
 "Io... Io le voglio bene, signor Suarez!"
 Il primo passo era fatto. Aveva comunicato le sue dimissione a Suarez, ora avrebbe dovuto parlarne con Alvaro e Carmen e a Bolanos. Con lui sarebbe stato ancora più difficile. E poi c'erano la sua mamma e il suo papà. Era strano, aveva girato il mondo ed era stata lontana da loro per tanto tempo, ma nessuno dei suoi viaggi era un vero e proprio trasferimento. E poi le cose erano cambiate. Non aveva più nessun rancore nei confronti della sua famiglia, soprattutto con la sua mamma.

 Passò quella giornata come in una sorta di bolla, senza nemmeno rispondere ai suoi messaggi e alle sue telefonate.
 Non si accorse del suo arrivo. Aveva appena sistemato il biberon di Anna nello sterilizzatore e sentì le braccia del suo uomo stringerla e il suo respiro accanto all'orecchio.
 "Ehi..."
 "Sei già tornato?"
 Gli disse liberandosi dall'abbraccio e allontanandosi di qualche passo.
 "Ho pensato che avremmo potuto stare un po' insieme..."
 "Non ho voglia di discutere anche stasera!"
 "Non voglio discutere... Vorrei parlare! Se ti va... e darti un bacio! Mi sei mancata... Mi manchi, piccola!"
 "Ti manco? Ma se non esco di casa! Se vivo come se fuori da questo appartamento il mondo fosse finito!"
 Gli disse con tono ironico.
 "È solo per proteggere te e Anna!"
 "Da cosa? Chicco, ti prego, lasciamo perdere!"
 Sospirò sconfitta.
 "Non sopporto tu sia arrabbiata con me! Farfallina, andare a Houston è la miglior soluzione che ci sia!"
 "Per te... Per te lo è sicuramente!"
 "Lo è per tutti e tre!"
 Riccardo cercava di avvicinarsi alla sua donna che però non sembrava intenzionata a lasciarsi toccare.
 "Sai cosa ti dico? È vero! Hai ragione e come ho già detto, non voglio discutere con te!"
 "Ehi, vuoi spiegarmi perché la cosa ti sembra tanto assurda?"
 "Di quello che ho detto ieri, non ricordi nulla vero?"
 Per qualche secondo rimase in silenzio e si immerse nei suoi pensieri.
 "È la prima volta che litighiamo!"
 Disse con un tono triste.
 "Abbiamo passato la vita a litigare!"
 "Non da quando siamo sposati! Non abbiamo mai litigato..."
 "Beh, forse sì. Ma non ci sono vie d'uscita! Ho solo bisogno di accettare chi sei... In fondo l'ho sempre saputo, devo solo ricordarlo!"
 Le si avvicinò sorridendole e stringendola sulla schiena, lei cercò ancora di divincolarsi ma lui non la fece muovere.
 "Io sono tuo marito. Ecco chi sono! E ho bisogno di te! Della mia bellissima, dolce e sexy moglie. Annina dorme?"
 "Sì, si è addormentata poco fa..."
 "Ieri non mi hai nemmeno rivolto la parola... Vuoi coccolarmi?"
 "Non pensare che abbia smesso di essere arrabbiata!"
 "Ricordo molto bene quando facevamo l'amore mentre eri arrabbiata..."
 "Sei un idiota! Ma non sono arrabbiata nello stesso modo!"
 "Andiamo di là? Ho bisogno di te!"
 "No! Non voglio! Non voglio che mi tocchi!"
 "Vuoi farmi del male?"
 Mentre parlavano la spingeva dolcemente verso la loro camera da letto, togliendole la felpa e facendola cadere sul pavimento.
 "Dimmi, amore mio, vuoi farmi impazzire?"
 "Sì, vorrei mandarti al..."
 La baciò senza darle il tempo di finire la frase, vincendo completamente le ultime resistenze che opponeva.
 La stringeva e le baciava una spalla, mentre lei, con gli occhi chiusi, lasciava che le braccia del suo uomo egoista, la accarezzassero.
 "Io ti amo, piccola..."
 "Mi ami ma non mi rispetti!"
 "Io sono un uomo terribile! Ma non penso affatto che il tuo lavoro sia un gioco, non penso sia un capriccio e nemmeno che tu sia una sciocca, vuota e superficiale! Io penso tu sia la donna che ogni uomo sogna di amare. Sei bella, dolce, intelligente e piena di vita! Sei piena di talento e sei capace di raggiungere qualsiasi obiettivo tu ti prefigga. Quando hai vinto quel premio, ero orgoglioso di te, come non lo sono mai stato nemmeno di me stesso! Sei una donna particolare, sei mille donne diverse. Non c'è nulla di ordinario in te! Sai vivere ogni cosa in maniera così profonda, da emozionarmi e, a volte, spaventarmi. Darei qualsiasi cosa perché Anna ti somigliasse anche solo un po'. Perché sarebbe speciale e unica. E ti giuro che temo mi somigli. Ma ha i tuoi occhi e la tua bocca e spero abbia anche il tuo cuore. Io ti amo e non voglio obbligarti a fare nulla! Piccola, sono un idiota! Lo so! Ma hai promesso di amarmi per quello che sono."
 Si voltò verso di lui e gli accarezzò una guancia.
 "Chicco, io andrei in capo al mondo se tu me lo chiedessi!"
 "Sì, lo so! Ma forse non saresti felice e io vivo per il tuo sorriso!"
 "So che se rinunciassi a Houston per colpa mia, non me lo perdoneresti mai! So che prima o poi fuggiresti lontano e io non posso vivere senza di te!"
 E quelle parole furono come un colpo al cuore. Perché lei per lui avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa, anche sacrificarsi per quello che in fondo non era altro che una fuga.
 E lui? Aveva giurato di amarla, di darle ogni cosa, di morire per lei, eppure, ancora una volta, prevaricava i suoi bisogni.
 Sospirò e le diede un bacio sul suo meraviglioso nasino. Le sorrise e la avvolse completamente tra le sue braccia.
 Non avrebbe mai più imposto nulla alla sua donna, non i suoi capricci, i suoi bisogni. Erano una cosa sola e aveva sottovalutato l'unica parte di se stesso che davvero gli importava: lei.
 "Pensiamoci... Abbiamo tutto il tempo che ci serve per decidere. E ti giuro che se avessi anche un solo dubbio, rinuncerò senza alcun rimpianto. Oggi ti ho pensata per tutto il giorno! Non posso obbligarti a scegliere solo per paura di perdermi o perché è quello che voglio io!"
 Appoggiata sul suo petto, ascoltava il battito del cuore del suo uomo e non si stupì sentendolo battere allo stesso ritmo del suo.
 "Chicco... Dimmi la verità, perché vuoi andare via? Non può essere solo per i paparazzi..."
 Francesca lo capiva. Era sempre stato così. Era l'unica che capiva davvero l'uomo che era. Nonostante la sua apparente sicurezza, lei riusciva a vedergli dentro, a leggere attraverso la sua carne. Fin da bambina era l'unica che sapeva sempre come farlo sentire amato. Non l'aveva mai lasciato solo. Succedeva quando i suoi genitori lo sgridavano per qualche motivo e lei lo guardava, sorrideva e gli stringeva la mano. O quando da ragazzino le sue scelte lo allontanavano dalla famiglia, lei era sempre lì, con lui. Le parlava per ore e lei lo ascoltava, sempre.
 "Io... Io non riesco proprio a perdonarli! Non riesco a guardare mia madre senza ricordare quello che mi ha detto! E mio padre mi ha davvero spezzato il cuore! E io lo so che Annina è la loro nipotina, so che hanno il diritto di vederla e di amarla! E so che è la cosa più giusta per lei! Ma io non sopporto la loro presenza!"
 "Amore mio... Vuoi scappare da loro?"
 Scosse la testa e strizzò gli occhi prima di rispondere.
 "Non li voglio nella mia vita!"
 Una cosa sola. Ecco cosa significava amare il suo Chicco, soffrire con lui. Provare lo stesso dolore.
 "Chicco, andiamo via... Per qualche giorno, solo noi tre! Andiamo a Cartagena! Vorrei solo poterti aiutare... Vorrei curare le tue ferite, guarirle! Perché è tutta colpa mia! Se ti avessi dato la possibilità di spiegarti, se avessi deciso di starti vicino... Perché io lo sapevo che stavi male!"
 Aveva alzato il viso su di lui e lo guardava con dolcezza. Le accarezzò i capelli e le diede un bacio sulle labbra e le sorrise.
 "Piccola, tu sei tutto! Senza di te e senza Annina, non vivrei! Per un mio stupido errore hai sofferto e ho rischiato di perdere tutto quello che abbiamo. Non eri tu a dovermi appoggiare. Come avresti potuto? Ma loro... Loro sono i miei genitori!"
 "Ma tu... Tu hai fatto un errore..."
 "Un errore terribile e tu ne hai pagato le conseguenze!"
 Scosse la testa e schiacciò il volto sul suo petto.
 "Non voglio più pensarci! Ma Chicco, perché non riesci a perdonarli?"
 "Io non farei mai mancare il mio sostegno ad Anna!"
 "Hanno sbagliato! Ma..."
 "Già, hanno sbagliato! Non immagini quanto faccia fatica a vederli mentre prendono in braccio mia figlia!"
 "Non devi fingere... Sii te stesso e non reprimere ciò che provi! Devi sfogarti o continuerai a soffrirne! Perché non provi a parlare con loro?"
 "Perché non voglio sentire le loro scuse ipocrite!"
 Lo strinse di più a sé, come se volesse infondergli la sua forza, la sua energia. Come se volesse rubargli la frustrazione e il male.
 "Sei arrabbiato anche con mia madre e mio padre... E con Edo, Claudio, Giulio, Camilla... Ce l'hai con il mondo, Chicco! Non è giusto! Non puoi continuare a tenere tutto dentro!"
 "Per questo credo che andare via sia la cosa migliore. Ma questo non significa che sia tu a doverne pagare le conseguenze. Quindi ti chiedo solo di pensarci! Se vuoi possiamo passare qualche giorno a Cartagena... Sarebbe bello!"
 "Ti amo tanto, Chicco! Io voglio solo tu sia felice e se davvero credi sia l'unica soluzione per stare bene, allora io e Anna saremo con te! In qualunque posto tu decida di andare!"
 "Sei dolce, dolce e meravigliosa, piccola! Ma dobbiamo essere felici tutti e non solo io!" Si scostò leggermente e tese le orecchie, sentendo qualche lamento provenire dalla camera di Anna.
 "Oh... Pare che la micina si sia svegliata... Nooo! Era così bello tenerti stretta!"
 Francesca si alzò in fretta, indossando la maglietta e i pantaloni che lui le aveva tolto prima di farla sua.
 Gli rivolse un sorriso allegro, guardandolo mentre si stiracchiava tra le lenzuola stropicciate.
 "Vieni con me?"
 "Solo se mi permetterai di darle il biberon!"
 Sgranò gli occhi perplessa.
 "Come sei sciocco, non te l'ho mai impedito!"
 "No? Non tenerla così, fai così, prendila così... Mi mortifichi, piccola!"
 La scimmiottò mentre saltava in piedi infilandosi i boxer e una maglia.
 "Davvero? Davvero sono così odiosa? Prometto che non lo farò più! Mi perdoni?"
 Gli disse abbracciandolo con fare da bambina.
 "Forse più tardi dovrai convincermi..."
 Rise divertita e corse dalla bimba che le sorrise e stese le manine per farsi prendere in braccio.
 "Siete così belle!"
 Disse mentre le ammirava appoggiato alla porta.
 "Anche il suo papà lo è!"
 Si avvicinò a loro e si sedette ai piedi della sua donna, appoggiando la testa sulle sue ginocchia e chiudendo gli occhi. In quei momenti si sentiva vivo. Vivo e felice. Completo.
 Francesca quella sera, cercò di non pensare al dolore che aveva nel cuore suo marito. In parte si sentiva responsabile, avrebbe voluto davvero che per lui le cose fossero diverse. Che fosse tutto più semplice. Sperò che andando via qualche giorno le cose potessero almeno apparire un po' meno complicate. Non voleva lasciare la sua città né quello che aveva, ma lei lo amava più di se stessa e non lo avrebbe mai lasciato solo! Mai.

 I giorni passati a Cartagena furono bellissimi e sereni. Riuscire a passeggiare tranquillamente per loro era un ricordo a Bogotà. Ma in quella città nessuno badava a loro ed erano liberi di cenare in graziosi ristoranti sulla spiaggia, con la loro piccola, senza doverla nascondere. Avevano passato delle giornate indimenticabili e Riccardo era riuscito dedicare un po' del tempo alla barca, che lui adorava e che da tanto tempo non si godeva. Francesca era rimasta con la piccola a terra e si era dedicata a fare acquisti nei piccoli e graziosi negozi nel centro storico della città. Poi era tornata al porto ad aspettare suo marito mentre la piccola, stanca per la giornata impegnativa, dormiva tranquilla. Vide la barca avvicinarsi con a bordo l'uomo che amava e pensò che fosse bellissimo. Un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra. Si era abbronzato durante quella giornata e le sembrò di trovarlo ancora più sexy del solito.
 "Buonasera mie adorate principesse!"
 "Bentornato, skipper! Sai che ti trovo più sexy che mai?"
 Gli disse con malizia, alzando un sopracciglio.
 "Nonostante sappia di sale, sia sudato e forse anche un po' scottato?"
 "E sei spettinato e hai la maglietta strappata, proprio qui... Lo vedi?"
 Infilò un dito nello strappo della maglietta fino a toccargli la pelle, facendolo trasalire. Le afferrò la mano e le diede un bacio.
 "Piccola, non fare così! Non qui e non ora... Sei crudele!"
 "Ti toglierei questa brutta maglietta rotta e sudata proprio adesso... Lo sai?"
 "Crudele e eccitante! Sei una strega!"
 "Andiamo a casa?"
 "Direi che dobbiamo!"
 Passavano così quelle giornate, ad amarsi, a giocare e a coccolarsi.
 Erano presi da se stessi e non si erano accorti che in quel paradiso, qualcuno non li aveva mai persi d'occhio.

 "Chicco..."
 Alla fine i paparazzi ce l'avevano fatta. Nonostante la loro discrezione, erano riusciti a immortalarli tutti e tre insieme.
 Erano in spiaggia, durante una di quelle splendide giornate in cui credevano di non essere osservati. Anna era ben in vista in almeno due foto. In una Riccardo la teneva sollevata e la bambina rideva felice, nell'altra era in braccio a Francesca. Avevano rubato dei momenti intimi in cui giocavano con la piccola e si scambiavano baci e carezze. I titoli li descrivevano come una coppia che nonostante tutto, il passato, gli innumerevoli uomini collezionati da Francesca, le donne di Riccardo e la gravidanza di una donna non specificata, resisteva, contro ogni previsione. Ma era chiaro che il tono era di scherno e oltre ai commenti pieni di sarcasmo nei loro confronti, non veniva risparmiata nemmeno la piccola. I giornali si chiedevano chi fosse davvero il padre, perché non somigliava al padre o a chi sarebbe stata affidata quando i genitori, a seguito di qualche colpo di testa di Francesca, qualche amore o qualche avventura più interessante, che la donna non aveva mai disdegnato, si sarebbe liberata dell'ennesimo uomo e si sarebbero lasciati. Sembrava avessero scaricato sulla famiglia e in particolare su di lei, la frustrazione di mesi di appostamenti inutili e deludenti.
 Riccardo era al telefono con il fratello mentre Francesca non riusciva a togliere gli occhi da quelle foto e dalle cattiverie scritte in quelle pagine.
 "Mio Dio, Chicco, sono cose terribili! Non credevo mi odiassero tanto... Chicco..."
 Disse con gli occhi pieni di lacrime e le mani che tremavano.
 Riccardo si avvicinò, le tolse i giornali dalle mani e la obbligò a guardarlo.
 "Piccola, ascoltami! Edo dice che le foto e le sciocchezze riportate sono riprese da un giornale di Miami. Quindi non è possibile agire contro questi idioti! Si occuperà di intentare causa alla prima rivista che ha divulgato queste... Queste cose, ma dubita che si riuscirà a risolvere qualcosa!"
 "Chicco... Mi dispiace! Io non so cosa dire! Cosa... Cosa penserà di me, Anna?"
 "Non è colpa tua! Piccola, tu non sei come ti hanno descritto!"
 "Non avrei dovuto chiederti di andare a Cartagena... Abbiamo abbassato la guardia! Oh, sono una stupida! Avevi ragione!"
 "No! Avremmo dovuto seguire il consiglio di mio fratello! Far pubblicare una dichiarazione, qualcosa che placasse la curiosità di quella gente! Quello che mi fa rabbia è quello che hanno detto di te! È colpa mia! Perché non ti ho dato retta?"
 Cercò di addossarsi la colpa di qualcosa di cui nessuno dei due era responsabile.
 "Io spero solo che ora che hanno quello che volevano, ci lascino in pace!"
 Continuò, cercando di essere convincente.
 "Lo credi davvero? Stanno scommettendo per quanto tempo staremo insieme e chi sarà l'uomo con cui fuggirò..."
 Lui sorrise e le baciò le labbra.
 "E se fossi io a scappare?"
 La vide trasalire e oltre alle lacrime, nei suoi occhi comparve il terrore.
 "Non scappare da me, Chicco!"
 Lo implorò non solo con la voce, ma anche con gli occhi.
 La sua donna, la sua bellissima moglie, sembrava davvero temere la sua fuga. La strinse, guardandola negli occhi.
 "Non succederà mai!"
 "Ho davvero sbagliato tutto! Spero che Anna non legga mai quello che scrivono di me!"
 "Sono degli idioti... Non sanno nulla di noi! Nulla di quello che abbiamo e di quello che siamo!"
 "Chicco, forse hai ragione! Dobbiamo andare via di qui!"
 Scosse la testa e le asciugò una lacrima che era scivolata all'angolo della bocca.
 "Piccola, non è il momento giusto per decidere, sei arrabbiata e i tuoi pensieri non sono lucidi! Promettimi che cercherai di dimenticare le cattiverie che hanno scritto! Conta solo quello che sei davvero!"
 "È cosa sono, Chicco?"
 "Mia moglie, la mia bellissima, dolce e meravigliosa moglie! Nessuno ti conosce quanto me! Nessuno ha questa fortuna. Amore mio, sei tutto... Sei la vita e... Tu lo sai che non sarebbe importante il passato, nessuno dovrebbe giudicare una persona per le sue scelte. Hai capito, piccola? Sei stata solo mia, ma nulla cambierebbe ciò che provo... Lo sai?"
 "Ma loro... E se Anna..."
 "Anna ti ama e ti amerà sempre. Io ti amo e ti amerò sempre! Le chiacchiere e i pettegolezzi possono interessare gli idioti, tu sei la mia vita! Sei la vita di Anna... Te lo giuro, piccola, tutto questo finirà! Nessuno aprirà più la bocca per dire una sola parola negativa su di te... Nessuno."
 Lo baciò e lo abbracciò e fecero l'amore come se fosse un bisogno impossibile da sostenere.
 E poi, i loro corpi, rimasero uniti per tutta la notte.
 Francesca pianse ancora, provando orrore per quello che aveva permesso si pensasse di lei e per la prima volta capì che in fondo, andare via, non sarebbe stato così terribile. Lontani dal loro paese, lei sarebbe stata solo una donna, una fotografa, una moglie e una madre. Non sarebbe stato terribile.
 Riccardo la sentiva piangere in silenzio e odiò con tutto se stesso tutti quelli che la giudicavano, tutti quelli che leggevano quei pezzi di carta e un sospetto doloroso e inquietante, si fece strada nella sua mente.
 Si addormentarono insieme, l'uno addosso all'altra, perché solo così erano forti, solo così erano un cosa sola in due corpi distinti.

 "Francis, è per quello che hanno scritto su di te? Per questo non tornerai al lavoro? Hai paura di loro?"
 "No... Non solo! Io... Io credo che andremo via di qui!"
 "Vuoi andare via dalla città?"
 "Ci sto pensando e credo sarebbe la soluzione migliore per noi! Saremmo lontani da questo circo di pettegolezzi e cattiverie. La mia bambina non dovrebbe mai nascondersi e crescerebbe serena, come tutti i bambini! Io e Riccardo siamo cresciuti sotto i riflettori e non è né bello, né facile! Non voglio che lei subisca lo stesso trattamento. E io ho fatto molti errori che saranno ricordati per troppo tempo! Lei potrebbe pensare che non sono una brava mamma... E poi per mille altre ragioni! Riccardo potrebbe lavorare senza preoccuparsi di spostarsi da qui al Texas."
 Le ultime parole fecero capire a Bolanos che la vera ragione di quella decisione, era lui. Il marito della sua bellissima e dolcissima Francis.
 Sospirò e prima di parlare si presenta qualche secondo.
 "Oh... Allora avete già deciso!"
 "No, non ancora, Riccardo mi ha chiesto di pensarci. Ma so che lui ne sarebbe felice e io sono felice se lo è lui!"
 Ancora una volta l'amore per quell'uomo le impediva di essere davero ciò che era. Non riusciva a sopportare che una donna speciale, piena di talento come lei, potesse annullarsi o limitarsi per un uomo, che a suo avviso, non era nemmeno meritevole.
 E ancora una volta si trovò a convincerla che era lei a dover decidere della sua vita.
 "Ma Francis e il lavoro? La tua vita? I tuoi amici? Non contano nulla? Non credi di dover qualcosa a te stessa e a tutti noi?"
 "La mia vita è lui, è la mia famiglia! E i miei amici siete voi! Tu, Suarez, Maria, Barbara, Alvaro e Carmen! E so che continuerete a volermi bene... Continuerai a volermi bene?"
 Disse cn le lacrime agli occhi.
 "Piccola Francis, lo sai bene che sono innamorato di te!"
 Scherzò l'uomo abbracciandola con dolcezza.
 "Lo sai, anche io ti adoro!"
 Gli sorrise e appoggiò la fronte sulla sua spalla mentre lui la stringeva.
 Bolanos non gli piaceva, non gli era mai piaciuto. E lo infastidiva il modo in cui trattava la sua Farfallina, troppo dolcemente, con una confidenza che trovava sgradevole.
 Li stava osservando da qualche secondo, con ancora la maniglia della porta tra le mani e una sorta di gelosia abbastanza sciocca lo percorreva dalla testa ai piedi.
 "Ehi..."
 Lei si voltò verso l'ingresso e vedendolo gli sorrise. Un sorriso così speciale e unico che lui dimenticò il fastidio che aveva provato.
 "Bentornato, amore mio!"
 "Buonasera, signor Mendoza!"
 Riccardo strinse la mano all'uomo che si era alzato e gliela porgeva con sicurezza.
 "Salve, signor Bolanos... Mi chiami Riccardo... Anna dorme?"
 Disse poi rivolto alla moglie.
 "Sì, ma ora vado a svegliarla, tra poco è l'ora della pappa... Tieni tu compagnia a Bolanos?"
 Disse sorridendo allegra.
 "Sì, certo... Vuole qualcosa da bere?"
 Francesca corse dalla piccola, lasciandoli soli.
 "Allora? Preferisce un bicchiere di vino o qualcosa di diverso?"
 Gli voltò le spalle e cominciò ad armeggiare con bicchieri e bottiglie.
 "Così la vuole portare via?"
 Riccardo inarcò un sopracciglio e alzò il volto, puntando gli occhi sul suo interlocutore.
 "Come? Cosa vuole dire?"
 Bolanos non distolse lo sguardo, continuano a fissarlo con un'aria quasi di sfida.
 Riccardo scosse la testa e sorrise sarcastico, versandosi un bicchiere di vino.
 "Non voglio "portarla via"! Voglio solo che lei sia felice e se non volesse lasciare questa orribile città, non la obbligherei..."
 "Lei non mi piace, lo sa? La trovo troppo pieno di se stesso, convinto che tutto giri intorno a lei. È presuntuoso! La tratta come se fosse sua, ma lei non lo è! È una donna indipendente... Francis è piena di qualità e quella che mi piace di più, è la sua incapacità di vedersi per quello che è!"
 Bevve un sorso del liquido contenuto nel bicchiere e sospirò.
 "Non è una cosa tanto strana che non le piaccia... Non piaccio a nessuno! Nemmeno ai miei genitori! Ma ammetto che anche lei non mi è simpatico! Parla di mia moglie come se fosse qualcosa di più di una collega! Ma lei le vuole bene e io voglio sia felice! E so molto bene quanto sia speciale! Diciamo che la tollero, la sopporto."
 Disse porgendogli un bicchiere che però Bolanos appoggiò subito sul tavolo.
 "Per me non è solo una collega! Le voglio bene, sinceramente. Quando l'ho conosciuta era confusa e piena di dubbi. Ma voleva dimostrare a tutti di essere qualcosa di più di una ex modella ricca e famosa. E ci è riuscita! Perché mette il cuore in ogni cosa che fa! In un paese straniero non sarebbe felice!"
 "Davvero? Davvero pensa di conoscerla? Fa sorridere che abbia giudicato me perché ha la convinzione che sia un arrogante! Io la conosco da sempre e la amo da sempre!"
 "Ma questo non le ha impedito di ferirla, di farle del male... Mi ha raccontato molte cose di voi! Se non vuole farla soffrire ancora, non la obblighi a lasciare tutto quello che ha!"
 Quella frase, in realtà non così incredibile conoscendo il rapporto he università la sua donna quell'uomo, lo irritò. Francesca si era conficcata con lui, evidentemente, e seppur consapevole che non ci fosse nulla di male, quell'intimità lo turbò.
 "È fastidioso essere considerato solo come l'uomo che l'ha fatta soffrire! Non mi riferisco a lei! Lei è solo un amico, diciamo così, ma a tutti quelli che ci circondano! So bene di aver sbagliato molte cose, con lei e anche con me stesso. Ma preferisco vedere qualcosa che tutti voi non vedete o che fingete di non vedere! Lei ora è felice, lo è perché siamo insieme e nonostante sappia molto bene di non essere l'uomo che merita, sono io suo marito, l'uomo che ama e con cui è felice... Non voglio obbligarla a fare nulla!"
 Poi, quasi istintivamente, si voltò e la vide.
 "Piccola, cosa ci fai lì?"
 "Parlavate di me?" Francesca, con la piccola Anna in braccio, era ferma sulla soglia della porta e aveva un'espressione perplessa, quasi preoccupata.
 "Io parlo sempre di te! E della mia micina bellissima! Vieni micina! Eccola qui la mia Annina!"
 Disse Riccardo, avvicinandosi alle sue donne. Prese in braccio la piccola che gli sorrideva felice stendendo le sue manine verso di lui per abbracciarlo. La sollevò e la fece girare mentre la piccola rideva divertita.
 Francesca invece, forse un po' preoccupata per le poche parole sentite, si rivolse all'amico.
 "Bolanos..."
 "Francis, è una favola la tua bimba!"
 Gli sorrise senza convinzione. Lei rispose al sorriso e si rese conto che forse, il suo Chicco, non era stata particolarmente gentile.
 "A volte sa essere odioso, ma lui è solo preoccupato!"
 Le accarezzò un guancia e le sorrise, con sincerità.
 "Sì, piccola! Ma non è stato odioso! Però... Ecco... Pensa molto bene a quello che perderesti!"
 Guardò l'orologio per non sembrare a disagio e finse di accorgersi solo in quel momento dell'ora.
 "Adesso saluto la più bella bambina che ci sia! Devo andare, mia moglie mi starà dando per disperso!"
 Annuì, comprendendo che quella situazione, evidentemente, non era particolarmente rilassante.
 "Per favore, portale i miei saluti! Sarei felice di vederla prima... Ecco, sarei felice di vederla!"
 Mentre lo diceva, l'enormità di quello che stava succedendo la fece sussultare e lui se ne accorse.
 "Anche lei... Ciao Francis!" Dopo averle dato un piccolo bacio e salutato la piccola e il padre, uscì dalla casa lasciandoli soli.
 Riccardo perso nei giochi e nelle coccole con la figlia quasi non se ne accorse.
 "Dimmi, Chicco, di cosa stavate parlando?"
 Si voltò verso la moglie solo qualche istante e sorrise.
 "Del fatto che sono un uomo orribile! Evidentemente è opinione comune che non sia degno di te!"
 "Non dire sciocchezze!"
 "Non le dico! Sono assolutamente consapevole di non meritare né te, né questa micina bellissima e dolce! Vero Annina? Il tuo papà non piace a nessuno! Ma tu mi ami, vero? Micina? Ehi, non prendermi in giro con quel faccino furbo!"
 "Nessuno sa quanto tu sia speciale..."
 "Non quanto lo sia tu! Ma non mi importa! Mi interessa solo che mi ami! Perché mi ami, vero?"
 "Con tutti il cuore, Chicco!"
 "Allora va bene così! Le due donne della mia vita mi amano e mi basta questo!"
 Non era vero, suo marito soffriva. Soffriva perché era convinto di non essere degno di lei. Era buffo, era sempre stata lei a sentirsi inferiore perché sapeva quanto fosse speciale e meraviglioso. Gli sorrise pensando a quanto esteriormente apparisse sicuro e forte. Ma lei lo conosceva forse meglio di chiunque altro, anche di se stesso. E lui era un uomo vero. Lo vedeva quando la accarezzava e quando facevano l'amore, quando le parlava del suo lavoro e dei suoi progetti. Quando scherzavano e anche quando litigavano. Era il punto di riferimento di tutti i colleghi, che lo rispettavano e lo consideravano un genio. E lo era. Il suo lavoro parlava per lui. E riusciva a fare qualsiasi cosa volesse con semplicità. Ma soprattutto lo vedeva quando giocava o cullava Anna. Il suo Chicco era un uomo che sapeva essere il suo uomo. La capiva e la sosteneva, era orgoglioso di lei e la rispettava. In quel momento era l'uomo che aveva sognato da quando era una bambina, quando immaginava di essere la sua fidanzatina e di tenerlo per mano mentre andava a scuola. Quando non la lasciava sola e la faceva sentire bene. Era così dolce... E intelligente! Ma soprattutto era tormentato! Il suo uomo era profondamente tormentato dai sensi di colpa, nei suoi confronti e verso la sua famiglia. Per tanto tempo era riuscito a tenere a bada i suoi sentimenti. Bastava stare lontano da loro. Ma poi, quando aveva scelto lei ed era tornato a casa, aveva sperato che le cose con la sua famiglia cambiassero. Ed era andato tutto storto. Quella donna aveva rischiato di dividerli per sempre, ma la conseguenza più dolorosa era proprio quello che era successo con la madre e il padre. Provò una sorta di rabbia nei confronti degli zii e anche di suo padre, sua madre e i fratelli. Suo marito aveva ragione. Non gli avevano dato nessuna a possibilità, non gli avevano dato fiducia. Ma provò anche odio per se stessa per aver permesso che accadesse. Perché se fosse stata lei la prima a restargli accanto, forse nessuno di loro lo avrebbe allontanato.
 "Chicco, sbagli! Io non avrei mai potuto trovare un uomo migliore di te! La tua micina è fortunata! Sei un padre meraviglioso!"
 Riccardo si distrasse un momento dalla piccola che aveva tra le braccia e la guardò.
 "È vero?"
 "Guarda Anna..." Si girò verso la bambina che lo guardava e gli parlava attraverso i suoi versetti e sorrisi.
 "Lei è come te! So che sarà come te!"
 "Invece io spero sia come te! Intelligente e brillante! Vorrei che riuscisse a fare tutto quello che sei riuscito a fare tu!"
 "Grazie, amore mio!"
Le due, quasi commosso.
 "Se vuoi possiamo andare via anche domani!"
 "Io non ti lascerei comunque, mai!"
 "Lo so, ma io sarei felice ovunque, se stiamo insieme!"
 Quella sera, dopo aver messo a nanna la bambina, mentre facevano l'amore, le chiese un altro figlio e lei, senza dire una parola lo strinse, come non aveva mai fatto. Lui era la sua vita.
 Era decisa a seguirlo. Non era importante se a Houston avrebbe dovuto ricominciare da capo. Anzi, si sarebbe impegnata il doppio. Avrebbe dimostrato di essere davvero una professionista. Sarebbe stato stimolante e ce l'avrebbe fatta. E in caso contrario, avrebbe trovato altri lavori, non era importante. A lei importava solo che il suo uomo fosse sereno e se per esserlo doveva andare via dal suo paese, lei era disposta a farlo. Aveva lottato ogni giorno della sua vita, per averlo, nulla era più importante di loro. Il lavoro era qualcosa che la completava e le dava soddisfazione, ma poteva essere se stessa anche in un'altra città. Sì, ci sarebbe riuscita e forse, entro qualche tempo, anche negli Stati Uniti il suo nome come fotografa sarebbe stato conosciuto. Appoggiata, al petto del suo uomo, organizzava le sue giornate innumerevoli città lontana, come se quello, in fondo, fosse anche il suo sogno. Si vedeva in giro per le strade n cerca di qualcosa che la attirasse, di qualche storia da descrivere... Non sarebbe stato affatto brutto conoscere una nuova realtà. Sorrideva, pensando a come organizzare le giornate di Anna e magari di un altro bimbo... Loro tre, o quattro, un familia come tante, felice e senza pensieri. Lontani dal caos mediatico che nel loro paese erano costretti a subire per via dei loro nomi...
Perché lei soffriva per quello che i giornalisti delle riviste scandalistiche continuavano a scrivere. Sembrava che dopo la pubblicazione di quelle foto, si fossero accaniti in particolare su di lei e sul suo passato. Avevano addirittura ripescato la storia del suo matrimonio a Las Vegas e intervistato alcuni dei suoi ex fidanzati che non erano stati certamente lusinghieri nei suoi confronti. Riccardo era furioso e lei sapeva che se li avesse incontrati, non avrebbe esitato a dare sfogo alla sua rabbia. Edoardo aveva comunque fatto rettificare molte di quelle sciocchezze ed era riuscito anche ad impedire che venisse pubblicata un'intervista al suo primo compagno, quello che avrebbe voluto sposare all'inizio della sua carriera. In qualche modo, Edo era riuscito ad avere tra le mani quell'articolo e aveva fatto intervenire un giudice che ne aveva impedito la divulgazione. Aveva inoltre diffidato quell'idiota dal raccontare menzogne. Era stanca davvero di quello che si diceva su di lei. E Riccardo le stava accanto, senza mai farle mancare il suo sostegno e il suo appoggio. Anche lei aveva fatto tanti sbagli ed ora quelle sciocchezze, avrebbero potuto far del male alla sua bambina. Ed era grata a suo marito, perché la rassicurava e la faceva sentire speciale. Erano davvero una cosa sola.

Riccardo non aveva più smesso di pensare a quel sospetto. Era più di un sospetto. Era un presentimento, un macigno che pesava sul suo stomaco e che lo faceva stare male.
Aveva quindi deciso di parlarne al fratello, nella speranza h le sue conoscenze e capacità, lo aiutassero a dipanare i dubbi che lo perseguitavano.
 "Edo, io credo che questo accanimento non sia normale... Ci sto pensando da qualche giorno."
 "Beh, hanno trovato la loro gallina dalle uova d'oro. Le copie di quei giornalacci, spariscono dalle edicole poco dopo essere state esposte e anche le pagine on line sono sovraccariche! Alla gente piace poter avere qualcuno da biasimare!"
 "Sì, lo so, ma perché solo lei? Perché è lei il loro bersaglio? Prima non era così! Credevamo fossero interessati alla bambina! Invece ora che sono riusciti a rubare le foto di Anna, sembra che siano più interessati a distruggere lei e la sua reputazione!"
 "In effetti tu vieni solo considerato marginalmente... Se escludiamo i dubbi che insinuano sulla paternità di tua figlia..."
 Edo pensò che quanto diceva il fratello non poteva che essere una preoccupazione infondata. Non c'era ragione di drammatizzare un situazione spiacevole, ma, secondo a sua opinione, assolutamente normale.
 "È proprio di questo che parlo! Sembra che vogliano solo screditare Francesca!"
Vedendo il fratello preoccupato come mai, decise di approfondire e si accomodò meglio per ascoltarlo.
 "Quali sono i tuoi dubbi?"
 "Carol! Io credo ci sia lei dietro tutta questa pantomima!"
 L'avvocato guardò il fratello e i timori che teneva nascosti e che gli erano parsi inutili paranoie, cominciarono a diventare più concreti.
 "Carol? Chicco, no! Non è possibile! E poi perché! È tutto finito ormai!"
 Cercò di rassicurarlo.
 "Forse hai ragione... Ma ricordi? I giornali che hanno pubblicato le foto di Anna, hanno riportato la notizia da un giornale di Miami, no? E poi lei odiava Francesca... Pensaci, Edo! Potrebbe essere stata lei ad architettare tutto!"
 "Mi sembra assurdo..."
 Disse con tono pensieroso, forse perché quell'ipotesi non gli pareva più incredibile.
Dopo qualche istante di silenzio, annuì.
 "Chiederò ad un investigatore di fare qualche domanda! Ma Chicco, se fosse davvero come pensi, promettimi di non fare nulla! Nulla, Chicco!"
 Lo implorò preoccupato.
 "Quella donna mi ha rovinato davvero la vita! E se è lei l'artefice di quello che stanno facendo a Francesca... Vorrei ucciderla! Vorrei sparisse dalla faccia della terra!"
 "Per questo devi giurarmi di lasciare che sia io a condurre il gioco! Se le cose stanno come pensi, farò in modo che lei paghi per tutto! Ma tu non farai nulla! Devi solo pensare alla tua famiglia! Siamo d'accordo?"
 "Ma sì, non voglio fare alcuna sciocchezza! Lascerò sia tu a gestire tutto!"
 "Quindi lasciare il paese sarebbe inutile... Se davvero c'è Carol dietro a tutto questo, i giornalisti non smetteranno di assillare Francesca!"
 "Dimmi, Edo, è il tuo modo per dirmi che consideri la nostra decisione sbagliata?"
 Sorrise ironico, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e avvicinandosi al fratello.
 "Sei mio fratello e mi sei sempre mancato! Vorrei tu restassi qui! Ti voglio bene e vorrei davvero ricostruire il nostro rapporto..."
 Riccardo si riappoggiò allo schienale della poltrona e sospirò.
 "Edo... Se abbiamo deciso di andare via da qui non è solo per i giornalisti! Lo sai tu e immagino lo capiranno anche loro..."
 "Sì, lo so! Quella è solo una delle scuse... Ci odi così tanto?"
 "Non vi odio! Non odio nessuno!"
 Disse scuotendo la testa.
 "Perché allora non andiamo a bere qualcosa una di queste sere... Solo noi due, per chiacchierare..."
 Riccardo sorrise sarcastico.
 "Davvero? Hai dimenticato che ho una figlia e che passo le serate a giocare con lei?"
 "Ci ho provato... Avrei bisogno di qualche consiglio e sarebbe bello fossi tu a darmeli..."
 "Consigli? Io? Scherzi, vero? Ho passato la vita a cercare Francesca, senza nemmeno saperlo! Se non vuoi cominciare anche tu a fare i miei stessi errori, chiedi a qualcuno migliore di me! Magari a Giulio! E poi tu? Tu che hai bisogno di consigli? Tu che hai tutte le donne che vuoi! Sei un professionista stimato e alla tua età hai più successo di avvocati di 60anni... Tu hai bisogno di consigli?"
 "Già... Sono bravo nel mio lavoro... Ma per quanto riguarda le donne... Beh, ce n'è una che non posso avere ed è l'unica a cui penso da quando... Da quando mi ha lasciato ad aspettarla per ore!"
 "E vorresti un consiglio su come dimenticarla o su come conquistarla questa donna? Perché vedi, per quanto ci abbia provato, non ho mai trovato il modo per dimenticarmi di Francesca e se lei non fosse una creatura speciale e meravigliosa, dubito sarei riuscito a riconquistarla... Sotto ogni punto di vista, sono la persona meno adatta a dirti quello che dovresti fare!"
 "Sì, beh... Anche solo parlarne mi farebbe piacere!"
 Disse con sconforto. Riccardo se ne accorse e sorrise.
 "Non pensare che non voglia aiutarti, ma non so come si faccia a fare il fratello o l'amico! Parlane a Giulio, o a Claudio!"
 "Non voglio insistere... Ma manchereste a tutti! E Anna ha dei nonni che la adorano..."
 "Edo... Per favore, lascia perdere! Fai le indagini e cerca di capire che diavolo sta succedendo e poi metti in pratica tutte le pratiche legali per fermare questa cosa! Il resto riguarda solo me e la mia famiglia!"
 "Credevo di essere parte della tua famiglia..."
 Capiva che ciò che il fratello diceva era dettato dal suo affetto, ma aveva passato la vita ad ascoltare le stesse frasi, le stesse parole e non ne poteva più. Era esasperato.
 "Aiutami! Francesca deve scegliere di andare via da qui, perché lo vuole davvero e non perché non ha tregua!"
 "E va bene... Ti farò sapere appena avrò qualche informazione in più! Ti saluto... Fratello!"
 Riccardo lo salutò con un cenno della mano e tornò al suo lavoro.

 Sua madre la guardava mentre stringeva la bimba tra le braccia. Quello che la donna le diceva era terribile. Presto sarebbe andata via e non si trattava di un viaggio che prima o poi sarebbe finito. La figlia voleva andare via dalla loro città per vivere la loro vita in un altro posto. Un posto troppo lontano. Aveva ascoltato tutte le sue ragioni e non aveva detto nulla, anche se dentro aveva un mare di parole.
 Francesca si era preparata un discorso ineccepibile e aveva deciso di affrontare prima l sua mamma. Perché sapeva bene il padre avrebbe cercato in tutti i modi di impedirglielo.
 Sua madre invece, anche se non l'avessi capita, avrebbe sicuramente accettato la sua decisione. Non avrebbe mai tentato di impedirle di seguire il suo cuore.
 "Perché?"
 "Mamma, non mi hai ascoltata per nulla?"
 "Ma le cose cambieranno! Presto tutti si dimenticheranno di voi!"
 "Di me, vorrai dire... Perché sono io che su quei giornali vengo dipinta come una poco di buono! Sono arrivati ad insinuare che Anna non sia figlia di Chicco!"
 "Lo so... Deve essere difficile per te! Perché non avete voluto rilasciare una dichiarazione prima che tutto iniziasse?"
 "Quindi sarebbe colpa nostra? Davvero?"
 "No, bambina! Non lo penso... Ma forse..."
 "Forse non voglio parlarne! Comunque presto non avranno più nulla da dire! E se continuassero a farlo non mi importerebbe, perché sarei lontana!"
 "Quindi sei tu ad avere preso questa decisione?"
 "No! L'abbiamo presa insieme!"
 "E non riguarda i problemi che tuo marito ha nei nostri confronti, vero?"
 "Non mi sembra vi impedisca di vedere Anna!"
 "No... Ma lui è sempre scostante, silenzioso, non è difficile capire che ci tollera appena!"
 "Ti stupisce? Comunque se abbiamo deciso di andare via è solo per allontanarci da tutti questi pettegolezzi!"
 "Non ti farò altre domande... Ma voglio dirti che scappare senza affrontare i problemi, non è mai la soluzione giusta!"
 "Nemmeno abbandonare un figlio lo è!"
 "A volte si fanno degli errori... Dovreste capirlo meglio di chiunque altro!"
 "Mamma, non voglio discutere con te di qualcosa che non ti riguarda. Chicco ha un lavoro che potrà svolgere più facilmente a Houston... Saremo liberi di vivere normalmente e Anna non dovrà mai subire quello che sto subendo io! Mamma, per favore, cerca di capirlo... Almeno tu, perché so che non potrò contare sul papà né sui genitori di Chicco!"
 "Sempre, bambina! Qualsiasi cosa decidiate di fare! Anche se questa piccolina, mi mancherà terribilmente!"
 "Ti voglio bene!"
 "Anche io... Non immagini quanto!"
 Marcella abbracciò la figlia che ricambiò.
 "Principessa, sappi solo che qualsiasi osa dicano di te, io sarò sempre fiera di ciò che sei! Sei speciale e... Lo so che potrà sembrarti un modo per convincerti a restare, ma non è così... Bambina, le ragioni per cui avete deciso di andare via, sono sbagliate. Il tuo Chicco deve affrontare Isili fantasmi e tu... Tu devi essere forte e non devi mai lasciare che delle chiacchiere ti portino. Prendere decisioni che forse... Che forse non faresti. Oh, piccola, voi due siete così speciali... Siete due esseri meravigliosi e insieme siete forti e nulla può scalfirvi... In qualsiasi luogo deciderete di vivere, insieme sarete felici, ma oltre a voi c'è un mondo e... E Anna lo deve conoscere questo mondo."
 La liberò dall'abbraccio e si allontanò dalla bambina e dall' figlia perché nessuna delle due potesse vedere le sue lacrime. Perché lei Poteva capire la sua bambina. Poteva capirla meglio di chiunque, perché anche lei per il marito avrebbe fatto qualsiasi cosa. Se Nicola le avesse chiesto di andare via, lo avrebbe fatto. Ma non era quello di cui si preoccupava. Lei sapeva che il risentimento e la paura, la vergogna non avrebbero portato a nulla. Sperava davvero con tutto il cuore, che Riccardo riuscisse a dimenticare quello che era successo e che lei smettesse di incolparsi per un passato strano, che Marcella aveva cominciato a mettere in dubbio, ma che era riemerso con prepotenza, sporcando ciò che davvero era. Se davvero fossero andati lontano, se ne sarebbe fatta una ragione, ma quella scelta doveva essere dettata dalle opportunità non dal passato.
 "Non può portarcele via!"
 Nicola camminava nervoso nel salotto, mettendo e togliendo gli occhiali e torturando si i capelli e le mani.
 "Anche lei vuole andarsene... Quello che i giornali le stanno facendo, è terribile!"
 "Edoardo sta lavorando per fermarli e ho chiesto ad alcuni amici perché facciano pressioni per fermare quelle chiacchiere! Lei non può pensare che andando via le cose cambino!"
 Aveva ragione suo marito. Marcella lo guardava e gli parve un animale in gabbia.
 "Loro sono una famiglia... E se Riccardo avesse dei vantaggi per il suo lavoro, sarebbe inevitabile il loro trasferimento!"
 Si fermò di scatto, rivolgendole un sorriso ironico.
 "Marcella, per favore! Quell'uomo è un genio! Lo dimostra il fatto che abbia successo in qualsiasi campo della meccanica! Per lui è più che altro un divertimento! E può farlo anche qui! E tu lo sai bene! E lo sa anche lui! Ma ci odia e vuole farcela pagare per come lo abbiamo trattato! Vuole punire Armando!"
 Era chiaro che anche Nicola fosse riuscito a vedere la realtà anche se da un punto di vista diverso.
 Per lei i due fuggivano dal dolore, per Nicola, Riccardo voleva solo andarsene per vendetta, per ripicca.
 "Forse... Forse sì... Loro... Betty e Armando non lo sanno ancora!"
 "Forse? È sicuro! Sa che andando via chiuderà loro le porte! È cattivo! Ha perso la testa! L'odio gli annebbia la ragione! E io non voglio perdere mia figlia, la mia unica e meravigliosa bambina e la mia nipotina, perché lui è incapace di accettare che ha sbagliato!"
 "Lui sa bene di avere sbagliato! Sa perfettamente che le sue azioni hanno rischiato di rovinargli la vita. E credo tu abbia ragione quando dici che voglia lasciare il paese per via di quello che prova. E vorrei davvero che riuscisse a perdonare, ma non possiamo fare molto... Se cercassimo di impedirglielo non faremmo altro che peggiorare le cose..."
 "È quindi dobbiamo rassegnarci a non veder crescere Anna?"
 "Non lo so, amore mio! Spero solo che quando Betty e Armando verranno a saperlo, riescano a sistemare le cose con Riccardo. E lo spero sopratutto perché sono sicura che tra loro i rapporti non si potrebbero più sistemare..."
 Poi si alzò e corse tra le braccia del suo uomo perché lui la aiutasse a trovare un po' di serenità, perché quell'abbraccio, alleviasse la sua ansia e la rabbia del marito.

 Riccardo non riusciva a smettere di pensare a quello che gli aveva detto il fratello. Aveva ragione. Dietro tutto quello che i giornali scrivevano di Francesca, c'era sicuramente Carol. Ancora una volta era la sua Farfallina a pagare le conseguenza della sua superficialità. Edoardo aveva scoperto che il paparazzo che aveva scattato le foto a Cartagena, era stato pagato, e anche profumatamente, per seguirli e riuscire a rubare degli scatti chiari di loro tre. L'uomo non sapeva chi fosse stato ad ingaggiarlo, sapeva solo che aveva ricevuto un acconto e il saldo quando aveva consegnato le foto alla rivista scandalistica. Per lui era stato un affare, non solo aveva percepito un onorario dal giornale stesso ma anche dall'ignoto committente. L'editore poi aveva semplicemente pubblicato le foto ottenendo un rientro interessante dai giornali colombiani e anche le visite al sito internet erano state ottime. Aveva poi avuto anche qualche soffiata sul passato di Francesca e cavalcando la morbosità dei lettori, avevano continuato a rendere noti alcuni particolari sui suoi passati fidanzati. Gli altri giornali si erano limitati a seguire la rotta. Edoardo però, non era riuscito a trovare le prove che a manovrare il tutto fosse stata Carol, ma Riccardo non aveva dubbi. Lasciare Bogotà, non avrebbe interrotto la gogna mediatica che subiva la moglie, l'avrebbe solo strappata alla sua famiglia che, ne era certo, avrebbe comunque mercato di proteggerla.
 Edoardo aveva comunque incaricato i legali dell'Ecomoda di Miami perché tenessero d'occhio le pubblicazioni e perché incaricassero un giudice per tutelare la privacy almeno di Anna. Per quanto riguardava invece le testate colombiane, apparentemente non compivano alcun illecito, limitandosi a divulgare chiacchiere ed insinuazioni.
 Era tutta colpa sua. Come aveva fatto a confidare tanti dettagli della sua vita a quella donna? Un brivido gli corse sulla schiena. Lei sapeva dell'aborto. Glielo aveva raccontato lui. Sperò con tutto il cuore che almeno quello restasse nascosto. Si era fidato di lei, la credeva amica.
 Non sapeva come uscirne. Carol si stava dimostrando crudele e qualcosa lo spaventava. Il modo in cui aveva lo manipolato, le menzogne che aveva costruito per conquistarlo... Quando la paternità di quel povero bambino era venuta a galla, sembrava essersi ritirata in sordina, ma evidentemente era solo una tattica. Carol stava, probabilmente, archittando tutto. E questo lo inquietava.
 Non riusciva a capire le sue intenzioni e la mancanza di controllo che aveva in una situazione simile era destabilizzante. Era spaventato e arrabbiato. Con quella donna ma anche con se stesso. Temeva che Carol non si sarebbe fermata e che le avrebbe fatto altro male.
 I brividi gli corsero sulla spina dorsale e insieme ad un gemito, sulle sue labbra affiorò una smorfia dolorosa.
 Senza quasi rendersene conto compose il suo numero di telefono e non dovette aspettare molto prima che Carol rispondesse. Ebbe quasi la sensazione che lei aspettasse quella chiamata.
 "Amore mio... Ti manco?"
 "Carol... Cosa stai facendo?"
 Le chiese cercando di mantenere la calma.
 "In questo momento sto bevendo un bicchiere di champagne e tu? Sei felice?"
 Rispose allegramente.
 "Perché mi stai facendo tutto questo?"
 "A cosa ti riferisci, caro?"
 Si finse stupita, ma il io tono era di scherno.
 "Lo sai... Perché non mi lasci in pace?"
 "Sei tu ad avermi chiamato!"
 Rispose con una punta di sarcasmo.
 "Per favore! Non giocare con me!"
 "Ti sento un po' sconfortato... Perché non mi raggiungi a Miami! Potresti divertirti! Quella città è deprimente, almeno tanto quanto quella ragazzetta con cui hai fatto un figlio... O non è tuo?"
 Puntualizzò, scandendo con cattiveria le ultime parole.
 "Ti credevo un'amica! Perché mi stai facendo tutto questo? Cosa ti ho fatto?"
 La voce di Riccardo era tranquilla ma solo in apparenza. Ringraziò Dio di essere lontano migliaia di chilometri da lei, perché avrebbe potuto davvero farle del male e anche quel pensiero lo spaventò.
 "Nulla di particolare... Ma vedi, caro Riccardo, la tua ragazza non mi è proprio mai piaciuta! La veneri come una santa, ma da quello che leggo sui giornali è solo una sgualdrina da quattro soldi! Quanti uomini si è portata a letto? I giornali avranno materiale per molto tempo!"
 "Se ti ho illuso, ti giuro che non volevo... Lasciala in pace! Ora basta!"
 Quella frase nascondeva una supplica e sperò con tutto il cuore che lei lo capisse.
 "Illuso? Certo che mi hai illuso! Ti ho dato la mia amicizia e come mi hai ripagato? Ma No, caro, non è questo! Il fatto è che io ti amo... Sono disposta a qualsiasi cosa per averti ancora nel mio letto... Quanto tempo pensi riuscirai a sopportare quella moralista ipocrita?"
 "Carol, cosa vuoi?"
 "Seriamente? Me lo stai chiedendo davvero? Voglio te, Mendoza! E se non posso averti, farò in modo che almeno tu non possa vivere felice!"
 Il tono era cambiato. Non c'era più sarcasmo e finta allegria. Nella sua voce c'era rabbia e minacce.
 "Perché fai del male a lei?"
 "Io non le sto facendo nulla..."
 Si finse sorpresa.
 "Sei tu ad aver pagato un fotografo a Cartagena! Sei tu che hai fatto divulgare quelle foto e stai facendo in modo che lei venga dipinta come una poco di buono! Perché le fai del male? La conosci appena!"
 "Sapevo che avresti capito... Sapevo che saresti arrivato a me! Quindi quello che faccio un senso ce l'ha!"
 Rispose con ovvietà.
 "Credi davvero di riuscire a conquistarmi infangando la donna che amo? Lei è mia moglie! La madre di mia figlia."
 Carol rimase in silenzio qualche secondo. Evidentemente non sapeva del loro matrimonio.
 "Tua moglie? Questo non lo sapevo! Interessante..."
 "Io non la lascerò mai!"
 "Sei dolce... Ma vedi, il mio amore per te è grande e posso aspettare! Quello che sta scucendo può finire subito. Basta che tu lo voglia e accetti quello che è giusto per tutti. Io sono qui ad aspettarti!"
 "Sei pazza, Carol!"
 "Sono pazza di te!"
 Disse con tono dolce e teatrale.
 "Te lo chiedo per mia figlia! Lascia stare sua madre!"
 "Non essere patetico..."
 Quelle parole gli facevano ribollire il sangue, ma qualcosa, una sensazione strana, che aveva già provato e che lo terrorizzava, gli intimarono di continuare a pregarla, di non irritarla.
 "Tu lo sei... Carol, tra noi c'era un'amicizia che ho considerato vera, ti ho voluto bene e credevo che tu fossi diversa! Ti prego! Lasciala in pace!"
 "Dolce Riccardo, io non le sto facendo nulla... È lei ad avere un passato da sgualdrina mangia uomini. Tua figlia ha avuto la sfortuna di nascere da una donna che ha avuto più relazioni che cervello! Mi spiace per la piccola e naturalmente per te!"
 Ma Carol lo conosceva e sapeva che quelle parole lo avrebbero fatto impazzire. Quella provocazione lo colse come se avesse toccato un nervo scoperto e sfogò la sua rabbia.
 "Sai una cosa? Fai quello che vuoi! Io ti odio con tutto il cuore e spero solo che un giorno, guardandoti allo specchio, tu riesca a vederti per quello che sei! Una donna vuota e cattiva, talmente triste, da volere l'infelicità degli altri. Mi fai pena, Carol! Sei morta per me! Qualunque cosa deciderai di fare, ti giuro che te lo impedirò! Non le farai mai più del male e anche se ci riuscissi, io sarò con lei. E la amerò di più. Non sei nemmeno il riflesso di quello che è lei. Sei un mostro, Carol e prima o poi la pagherai!"
 Riccardo non aspettò la risposta della donna e riattaccò il telefono.
Dall'altra parte Carol, si morse un labbro e giurò che quello era solo l'inizio.
Lei amava quell'uomo e lo voleva. Era disposta a qualsiasi cosa perché fosse suo. E lo avrebbe fatto: in amore e in guerra, tutto è lecito.
Ed era amore ed era guerra. Era questo che pensò versandosi un bicchiere di champagne mentre guardava il mare.
   
 
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