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Autore: Daistiny    22/04/2019    0 recensioni
Si racconta fin dai secoli bui del re dinasta Raithwall, il prescelto degli dei, grazie alla spada dei Re e alla magilite donatagli dagli dei unificò sotto un unico regno, i popoli di Ivalice...
Nessuno sapeva che una parte della sua storia era stata nascosta e dimentica... alle genti d'Ivalice.
La storia racconta dell'ultimo compito che gli dei affidarono al re dinasta e a tutti i sui discendenti... di proteggere il Bagliore Bianco, nei secoli avvenire.. fino alla sua nascita.
Note: I GENERI che verranno trattati SONO- Avventura, Azione, Drammatico,Generale, Malinconico, Romantico, Guerra, Sentimentale, Lemon/(Lime a seconda del caso), Erotico.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ashe, Basch, Gabranth, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il vento e la sabbia..'
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CAPITOLO 17 -NON Più UN UOMO NEANCHE LA SUA OMBRA

*Presente*

706 Alto Valendiano -Rabanastre - Palazzo reale 

Dopo un rientro ricco di forti emozioni e di tensione, Chantal poté rilassarsi con bel bagno caldo in uno dei sontuosi bagni del palazzo reale, anche se il luogo non la faceva sentire meglio.
Alcune domestiche le avevano preparato dei vestiti puliti, rigorosamente presi dal suo guardaroba. Lei era infastidita dal fatto che degli estranei potevano aver messo mano alle sue cose, quando si trattava della sua privacy, la ragazza era estremamente gelosa e possessiva.

Aveva notato che le domestiche a lei assegnate non la fissavano mai negli occhi e tenevano lo sguardo basso, avevano molto timore di lei dopo avevano saputo che era l'assistente di un giudice Magister.
Ciò non le importava affatto, da una parte ne gioiva poiché la temevano, dall'altra ciò le avrebbe tenute a debita distanza da lei.

Indossati i propri vestiti Chantal ritornò in camera, quando notò con un certo fastidio che i suoi bagagli erano stati aperti e sistemati in appositi armadi.
Oltre a quello notò di nuovo, la presenza di  nuove casse ed altre domestiche intente a spacchettarle, con voce irritata chiese cosa stesse succedendo.
Una delle domestiche intimorita si fece avanti per dirle che erano arrivate altre cose a suo nome, oltre ai suoi bagagli, e che avevano avuto l'ordine di sistemarne il contenuto.

Chantal ancora più infastidita chiese chi avesse dato tale ordine, la serva le rispose il giudice Magister. Voleva solo dire una cosa, che tutto ciò era opera di Gabranth.
La giovane imperiale si sentì ribollire di rabbia, furiosa chiese cosa contenessero quelle casse. La giovane domestica rispose.

-Ma è il resto del vostro guardaroba.-Come se ciò non era sufficiente, la serva mostrò un sontuoso abito in stile imperiale. La fattura e la qualità erano delle migliori.

Von Rosen domandò se c'erano anche altre cose di cui doveva essere messa al corrente, la serva rispose timidamente si. Era evidente che aveva paura di essere aggredita verbalmente.
Chantal domandò cos'altro le casse contenessero oltre a capi d'abbigliamento, la domestica le disse che oltre agli abiti archadiani, ve ne erano altri di foggia dalmasca che avrebbe dovuto indossare per occasioni formali quali feste di palazzo.

Guardò gli abiti di foggia dalmasca e sbiancò di colpo. Non potevano essere quelli. Non ci voleva credere.

La notizia l'innervosì ancor di più di quanto non lo fosse già, lei aveva portato gran parte del suo guardaroba, abiti di ottima fattura ma molto pratici e nulla per le occasioni formali.

Buona parte del suo tempo lo passava in divisa o in abiti civili poco impegnativi. Tutti gli abiti eleganti erano rimasti ad Archades. Chantal ripensò alle domande che il giudice le aveva fatto poco prima di partire riguardo ai suoi bagagli.
Conoscendola doveva aver intuito che non aveva portato abiti formali, ma solo abiti di altro genere. Ed aveva provveduto lui a risolvere tale situazione.

I vestiti archadiani potevano andare, ma quelli dalmaschi per lei erano il vero problema. 
Da quale dannato baule dei dimenticati erano stati recuperati?

Le stava venendo un grande mal di testa, e di certo non aveva alcuna voglia di mettersi ad urlare. Non le avrebbe fatto bene... doveva sopportare, altre cose richiedevano la sua attenzione ed energia.

Lasciò andare un grande sospiro, non c'era modo di sottrarsi a quella cosa, nel minore dei casi avrebbe dovuto indossare quegli abiti solo per qualche ora e per qualche evento. Poi sarebbero pure potuti tornare nel baule dei dimenticati, insieme a tutto ciò che era il passato.

Chantal ordinò ad una delle altre serve di potarle qualcosa da mangiare,  raccomandò nulla di speziato ma solo un pasto nutriente e leggero, le serve annuirono e fecero quanto era stato detto.

L'assistente di Gabranth consumò il pasto e per finire prese i suoi soliti oggetti curativi per il suo mal di testa. Finalmente si senti stanca e si lasciò andare, le era venuto un gran sonno, si sdraiò sul letto ancora con i vestiti addosso mentre chiuse gli occhi, il sonno la prese in pochi minuti.

Le domestiche guardando tale scena, rimasero senza parole... non riuscivano a capire che tipo di persona fosse Chantal, l'avevano vista fare una certa entrata  tutta impostata e poi l'avevano vista comportarsi in maniera totalmente incurante, dopo nelle sua stanza.

La notte trascorse tranquilla e senza problemi, senza sogni, ma solo incubi. Chantal dormiva ancora sopra le coperte sul letto ancora in ordine, si svegliò l'indomani verso le otto di mattina, guardandosi in torno.

Gli ultimi bagagli dovevano ancora essere sistemati, notò l'ora e decise di farsi un breve giro per i corridoi del palazzo. In giro c'erano poche persone, per lo più qualche guardia e vari domestici che dovevano pulire o occuparsi di varie mansioni.

Tutto ciò fece uno strano effetto a Chantal, che indossava ancora gli abiti della sera precedente, un vestito corto rosa pallido, con gli spacchi sui lati, le maniche lunghe e il classico scollo a barca.
Una cintura dorata, i soliti sandali in cuoio col tacco e i capelli raccolti in una coda di cavallo.

Regnava una tranquillità che aveva dell'incredibile, in quel momento Chantal poteva avere un po' di pace, decise di dirigersi in una parte del palazzo poco frequentata e da quel che poteva vedere in giro in quella zona non c'era nessuno.

Un tempo quella parte del palazzo era stata in ristrutturazione ora invece era stata completamente sistemata. In suoi piedi si mossero in maniera meccanica, Chantal aprì la porta che dava sul terrazzo che sapeva ospitare dei giardini sospesi, molto diversi da quelli al interno del palazzo al piano terra.

Le tende della terrazza svolazzarono, permettendo alla luce del sole di filtrare da dentro le ampie finestre del porticato che faceva ombra sulla terrazza.
La giovane fanciulla sapeva perché aveva deciso di andare proprio lì. Quella grande terrazza le ricordava dei momenti felici. Uno dei pochi luoghi in cui fuggiva oltre l'oasi nel deserto. 

Tutto le ricordava tanto la sua vita precedente. Si sedette su una delle panchine poste vicino ai cornicioni, avvolti da lussureggianti piante dai fiori bianchi. Le conosceva bene quelle piante, due in particolare.

Uno di queste piante erano i gigli del deserto, chiamati volgarmente così dai dalmaschi.
Che crescevano tra la sabbia e il loro profumo era soave. Vicino ad essi si trovavano invece altri fiori bianchi di cui quasi nessuno a Rabanastre ne conosceva la provenienza. 

-Siete ancora qui... dopo tutto questo tempo.- Pensò Chantal avvicinandosi con estrema cura alle due piante, era da tanto che non vedeva quelle piante li. Ad Archades era stato impossibile coltivare i gigli del deserto, discorso che non si era applicato per gli altri fiori bianchi.  Adorava il loro profumo molto dolce ed intenso, raccolse qualche fiore tra le mani, osservandolo come se la sola vista l'avesse rapita.

Era immersa nei suoi pensieri, quando una voce che conosceva bene ruppe quel momento, riportandola alla realtà.

- Nereis Landis non immaginavo che tu conoscessi quel fiore. Non è originario di qui.- Gabranth avanzò da dietro una delle tende della terra, vicino alla porta.

-Ti sorprende davvero che io conosca le Nereidis? - disse ironica Chantal vedendo la figura del giudice.

Gabranth si voltò a guardare i fiori e l'intera terrazza su cui si trovava, non aveva mai visto nulla del genere. 

-A dire il vero, si. Direi che non mi aspettavo di vedere questa pianta qui.- rispose lui.

-Ah.. il palazzo ne è pieno.- Il silenzio scese tra i due, Chantal non poteva di certo spiegargli perché quella particolare pianta si trovava li. Non poteva proprio, non avrebbe capito.

- Come mai ti trovi su questa terrazza? Ti senti forse così a disagio qui?- Chiese il giudice improvvissamente cambiando discorso.

Chantal alzò lo sguardo sospirando, dopo aver sentito la domanda. Si ricordò  che lui e lei avrebbero dovuto parlare in merito alla sua stanza e agli abiti che le aveva mandato senza alcun preavviso.
Togliendo anche il fatto che voleva sapere cosa ci facesse lui li su quella terrazza insieme a lei, la stava forse seguendo? 

Chantal convenne che quello forse era il momento adatto per una chiacchierata tra loro, ma non come il giudice e  la sua assistente.

-Oltre al fatto che dovrei chiederti io la stessa cosa.- ribatté Chantal mentre aprì la bocca per parlare.

-Noto in te una certa inquietudine, da quando sei venuta qui, vero?

-Non è qualcosa che tu puoi capire. Mi sembra di averlo fatto presente ieri.- rispose di rimando Chantal.

-Allora cosa c'è che non va questa volta? Non ti piace forse la tua sistemazione?

-Quella gabbia vorrai dire.-Gli fece presente Chantal con una certa irritazione, mostrando tutto il suo mal contento.

-Mi vuoi spiegare cosa significa quella stanza...e quegli abiti? Cos'è un tentativo per rabbonirmi? E poi spiegami infine perché mi hai seguito fin qui.-Sbottò infine Chantal.


I pensieri di Gabranth nelle ultime ore venivano ripetutamente consumati da una cosa, una soltanto, Chantal. Da quando quei due avevano avuto nel arco di due giorni dei continui batti becchi dai toni più o meni accessi.

Il giudice dopo aver costretto la sua assistente a seguirlo a Dalmasca, aveva provato da una parte cercare di seppellire l'ascia di guerra offrendo alla ragazza degli alloggi di tutto rispetto, per il tempo che sarebbero stati li.

Inoltre sapendo che ci sarebbero stati eventi mondani a cui la sua presenza e quella di Chantal sarebbe stata richiesta, aveva provveduto a fornire alla ragazza un guardaroba ricolmo di solendide cose, la dove la divisa  per lei non sarebbe stata necessaria. 

Nonostante ciò, Gabranth conosceva bene cosa sarebbe significato per la sua assistente tornare a Dalmasca, ovvero affrontare l'odio che aveva per la sua patria. E nelle condizioni in cui si trovava, desiderava che ci fosse un modo per renderla felice.

Questo suo desiderio si trasformò rapidamente in rabbia, quando si rese conto che probabilmente poteva essere in parte responsabile del suo attuale stato d'animo. Ciò che lo irritava di più era che Chantal non comprendesse i suoi gesti nei suoi confronti e non li apprezzasse, prendendoli come un qualcosa di fastidioso, la dove lui voleva farle solo un piacere disinteressato.

Il gelo si fece avanti tra loro, quello non era davvero un buon momento per litigare, entrambi si fissarono silenziosamente, Gabranth fu grato al suo elmo per non mostrare la sua faccia indignata, ma poco serviva quando Chantal aveva già intercettato il suo stato d'animo.

Molto freddamente la ragazza salutò l giudice, che le buttò un occhiata quando le passò di fianco, salvo poi borbottare qualcosa quando buttò un ultimo sguardo a quella terrazza. Tutta quella terrazza era ricoperta di Nereidis, Chantal gli e lo aveva fatto presente un momento prima.

L'odore dolce e intenso che quei meravigliosi fiori bianchi sprigionavano riempiva tutta la terrazza, andandosi a mescolare con altri odori misteriosi provenienti dall'intera città di Rabanastre.

Maledizione! Cosa significa tutto ciò?...-Esclamò tra se Gabranth osservando da dietro la sua impenetrabile maschera di acciaio e mithrill, quella visione che quel particolar posto gli offriva. Non si aspettava di trovare proprio li, messo in bella vista, un pezzo della sua terra natia, Landis.

Quel fiore gli ricordava tante cose, non solo la sua patria, ma anche suo fratello ed infine sua madre. Quello era il fiore preferito di sua madre, che cosa ci faceva li?

Poco dopo la discussione con Gabranth, Chantal si diresse a grandi passi in un altra parte del palazzo, non aveva fatto ancora colazione e sinceramente non aveva idea dove avrebbe dovuto farla, probabilmente forse gli avrebbero portato qualcosa in camera o chissà avrebbe mangiato in qualche altra sala.

L'interno del palazzo era veramente fresco mentre fuori iniziavano i primi calori della giornata, mentre lei si domandava anche quali sarebbero stati i suoi incarichi per quella giornata se con Gabranth o Cid, non poté far a meno di notare che il palazzo dalmasco era pieno di soldati imperiali, molti di cui stavano rovistando in alcune sale poco usate, come se fossero alla ricerca di qualcosa.

Ma guarda ancora stanno cercando quella pietra... che guarda caso non c'è.- Pensò Chantal i suoi pensieri erano rapidi e fulminei, mentre ghignava compiaciuta tra se. -Chissà se quei due ci sono riusciti nell'impresa... conoscendoli sicuramente sarà con loro. Ora devo solo trovarli e assicurarmi il tutto.
Voglio vedere mio caro Vayne cosa farai adesso... quale sarà a tua prossima mossa?- Pensò ancora la giovane ragazza allontanandosi per i corridoi del palazzo indisturbata.


Aveva fame così decise di fare un salto in camera per vedere se qualcuna delle domestiche che le erano state assegnate  avesse portato qualcosa, in effetti c'era qualcosa. 
Una serva le aveva portato del tè e della frutta insieme ad alcuni dolci, i suoi preferiti. Chantal non sapeva se sentirsi felice o infastidita ma vista la sua posizione non disse nulla si limitò a consumare il pasto mentre sotto il suo sguardo le domestiche finivano di sistemare le ultime cose.

Ad un certo punto una delle serve avanzò verso Chantal, prese coraggio e si presentò. Disse di chiamarsi Ailysi, era poco più grande di lei, le chiese per il cambio dell'abito visto che l'abito che al momento indossava non andava bene, era tutto stropicciato. Non era un bene che andasse girando con quelle vesti.

Già qui contano le apparenze...- Penso lei, ricordandosi la rigida etichetta di corte.

-Va  bene preparate quando necessario... non importa quale abito sia, lo indosserò lo stesso.  -Disse Chantal rivolgendosi ad Ailysi incurante di sapere quale abito la giovane serva le avrebbe scelto. E abito dalmasco fu.

Chantal si vide costretta ad indossare uno di quegli che definiva obbrobri, non erano dello stesso pare le domestiche che tutte contente sembravano molto soddisfatte del risultato finale. 

Quando la cacciatrice si vide allo specchio voleva morire dalla vergogna, come poteva andare in giro conciata in quel modo. Eppure quel abito sembrava gridare a tutti -Ben tornata a casa.

Non riusciva a riconoscersi, mentre notava dietro di lei i sorrisi compiaciuti delle serve. Quella gli e l'avrebbe fatta pagare molto cara, si disse tra se Chantal, decidendo dopo la colazione di abbandonare la sua gabbia, così ormai aveva definito la sua stanza.

Riemergendo dalle sue stanze,l'assistente di Gabranth non era più se stessa, al meno all'apparenza. Ovunque andasse non poteva far o meno di beccare occhiate da parte di servi e soldati imperiali, e lei odiava avere gli occhi addosso.

Faceva fatica a muoversi con quel vestito dalmasco, troppo scomodo per i suoi gusti fortunatamente aveva evitato i tacchi preferendo dei sandali bassi impreziositi da pietre iridescenti, doveva comunque attenersi all'etichetta quando scoprì i programmi di quel giorno.

Cid aveva richiesto la sua presenza nella biblioteca reale, avrebbe dovuto aiutarlo nelle sue ricerche, più vanti avrebbe dovuto occuparsi di alcune scartoffie di Gabranth quindi avrebbe indossato la sua solita divisa.
Si diresse in biblioteca, dove il Dottor Cid vedendola le fece un ampio sorriso e qualche complimento, ma Chantal non si scompose più di tanto. 

Von Rosen notò vicino a lui la strana ombra dagli occhi gialli che la fissava. Fece finta di non vedere,  sapeva che quella cosa centrava con quello che Cid e Vayne stavano tramando.

-Dottor Cid, so che avete richiesto la mia presenza qui, in cosa posso esservi d' aiuto?

-Beh.. per cominciare mi congratulo con il lavoro che state portando avanti ad Archades è meraviglioso, non ho visto mai tanta dedizione e passione come nel vostro caso.

-Grazie, il merito è soprattutto il vostro. Le vostre ricerche sono uniche nel loro genere, se fosse possibile vorrei propormi anche per qualche ricerca sul campo.- Avanzò Chantal, uno dei suoi desideri più arditi era partecipare a qualche esplorazione di ricerca dei laboratori Draklor, ma fino a quel momento non aveva potuto per via del suo incarico presso Gabranth e la sua inesperienza sul campo.


-Quanta impazienza da parte vostra, Lady Chantal. Apprezzo sempre giovani ambiziosi come voi, ma temo che per quello se ne possa parlare più avanti. Perché non prendete il fatto di ritrovarvi qui, come una ricerca sul campo.- Le disse lo scienziato sfoggiando un ampio sorriso.

Chantal non era molto entusiasta della risposta ricevuta, ma doveva ammettere che quello che le stava offrendo Cid era comunque una grande opportunità che se vista da un altro lato.

La ragazza chiese cosa di cosa dovesse occupasi, Cid le spiegò che si trovavano li nella biblioteca per cercare informazioni su tutto ciò che riguardava la figura del Re Dinasta e l'eredità che aveva lasciato ai suoi eredi.

Von Rosen a quelle parole dentro di se non era per nulla entusiasta, ma dall'altra parte quella ricerca le avrebbe consentito di far luce sulla verità.
Per tanto finse di mostrare grande entusiasmo per tale proposta, Cid non poteva che mostrarsi compiaciuto di fronte a tale manifestazione.

La giovane imperiale però sapeva bene quale squalo si poteva nascondere dietro quell'aria bonaria dello scienziato. Sapeva quanto bugiardo e manipolatore era, ciò non la turbava, aveva capito come sfruttarlo a suo vantaggio.
Prudente come era, con lui, Chantal  teneva un profilo basso.
Sapeva che non poteva fare domande se queste non necessarie. Quell'ombra la fissava, nonostante i due si ignoravano.

Passò tutta la mattinata con il Dottor Cid a fare ricerche e leggere libri e antichi documenti e prendere appunti su un quaderno. Buona parte dei libri e dei documenti antichi furono presi e portati in camera di Chantal, Cid voleva che la ragazza facesse un resoconto di tutti quei volumi.

E di cose ne avrebbe dovuto da leggere, anche da parte di Gabranth, Chantal ricevette l'incarico di leggere ed occuparsi di svariati documenti che andavano inviati con urgenza ad Arcahdes. 

Chantal capiva perché Gabranth si trovava momentaneamente a Dalmasca, doveva stanare e catturare i ribelli. Aveva già sguinzagliato i suoi informatori per l'intera Rabanastre, intensificando i controlli, Chantal ne approfittò di ciò per scoprire la lista delle sue spie in modo tale da poterle neutralizzare se ne avesse l'occasione.

La sera arrivò presto e Chantal era totalmente distrutta durante il suo primo giorno, aveva ricevuto molti incarichi e buona parte doveva ancora terminarli.
L'indomani invece poteva tirare un sospiro di sollievo, non aveva alcun incarico con Cid, salvo dovergli consegnare i resoconti suoi vari documenti. 
Lo scienziato gli aveva fatto presente che quando avrebbe richiesto la sua presenza l'avrebbe fatta chiamare.

Discorso che non valeva con Gabranth il quale aveva degli orari fissi al quale Chantal non poteva sottrarsi a meno che il giudice stesso non l'avesse rinviati, e per alcune cose Gabranth non richiedeva la presenza di Chantal ameno se non lo desiderasse.

L'indomani visto la mattinata libera  decise visto le sue ore libere di fare un giro per il palazzo. 
Cerano alcune zone che voleva assolutamente visitare, ovviamente senza che qualcuno la seguisse, sapeva bene che quel posto aveva occhi e orecchie ovunque. Cosi come alla corte di Archades e ai laboratori.

E visto l'enorme quantitativo di soldati imperiali, Chantal per mettere in atto il raggiungimento dei suoi obbiettivi sapeva che doveva avere alleati, lì avere le persone contro non era una buona scelta.

Sapeva cosa doveva fare e in nome di chi lo stava facendo, anche se tutto ciò non le piaceva e mai l'avrebbe fatto se la ragione che la spingeva non era che lui.




*Nelle cucine del palazzo di Rabanastre*



I domestici si erano tutti ammassati nelle cucine, ascoltando attentamente le parole di Arla. Alcuni, anzi molti stavano parlando tra loro degli eventi riguardanti i due anni passati, altri invece non facevano che parlare del nuovo arrivo a palazzo assieme al Giudice Magister.

Tutti erano scettici riguardo a quella nuova situazione, col Console alle porte e tutte quelle novità riguardo all'Impero.

-Non penso che Lord Vayne possa arrecare a Dalmasca alcun danno.- aveva dato un servo mentre continuava ad esporre il suo pensiero. -Credo che le sue intenzioni siano buone, aiuterà di certo il nostro popolo. Le sue parole erano autentiche, per quanto tutto ciò ci risulti difficile d'accettare.-

Ma qualcuno non era dello stesso pensiero è ribatté con rabbia alle sue parole, mostrandosi del tutto contrariato. - Finché quello è qui possiamo assere certi, che Dalmasca comincerà ad essere un territorio dell'Impero. E non il fiero regno che è sempre stato.

Quelle erano le ex cucine reali, l'unico posto dove qualche pezzo grosso dell'impero non si sarebbe mai sognato di avventurarvi se non in casi veramente estremi. Di solito gran parte della gente che lavorava lì, non aveva mai avuto il piacere di una tale visita e finché i pezzi grossi stavano di sopra, tutti loro erano decisamente più contenti.

Li gran parte dei servi e dei domestici di palazzo potevano parlare liberamente e sfogare il loro mal contento riguardo la situazione con l'Impero, senza essere sentiti dalle guardie.

E recentemente non facevano altro che parlare dell'attacco della Resistenza avvenuto giorni prima, durante il banchetto in onore del Console Vayne.

Si erano posti innumerevoli domande, tra le quali molti si chiedevano di Chantal e la sua sorprendete somiglianza con un ex membro della famiglia reale. Si domandavano che tipo di persona poteva essere  e come fosse la sua vita.

Erano curiosi di sapere che tipo di risposte avrebbe potuto dare quella ragazza, molti avanzarono l'ipotesi che forse non era consigliabile ed opportuno avvicinarsi a lei, visto che era niente meno che l'assistente di un inquietante Giudice Magister. Un carnefice dell'Impero.

-Non tutte le speranze sono perse. Rimane ancora la Luce di Dalmasca. Se sapessimo dove lei si nasconde... potrebbe salire sul trono un giorno, reclamando il suo diritto per nascita?- Qualcuno chiese, è questi non era altro che Arla, che avanzò fra tutti.

La sua domanda colse tutti di sorpresa.

-Temo sia impossibile Lady Arla.- Gli rispose un vecchio cuoco. -Lei non è mai stata nominata come uno degli eredi del re, per sua specifica richiesta. Vi vorrei ricordare mia Signora.-

-Un'idea al quanto pessima.- Protestò Arla, ma un' altro servo anziato, un vecchio consigliere del re le rispose -Lo sapete che non è vero! Lady Arla. Raminas ha sempre pensato a lei come a suo figlio. Nonostante la decisione che avesse preso nei suoi confronti, aveva le sue buoni ragioni per farlo. Nonostante il tradimento subito ad opera di quell'ignobile cane.

Tutti erano commossi nel sentire nominare il loro vecchio sovrano, sapendo l'orribile fine che aveva fatto. A quel punto tutti iniziarono a parlare contemporaneamente facendo sovrapporre le loro voci.

-BASTA!- Urlò Arla sbattendo violentemente un pugno sul tavolo accanto a lei. Il legno scuro tremolò, e il bicchiere di vino cadde, frantumandosi in mille pezzi, vino rosso che schizzava ovunque ricoprendo il pavimento. Una pozza scura simile al sangue versato.

Le cucine che di solito erano vivaci si zittirono. Molti dei domestici sembravano improvvisamente spaventati, un discreto numero di altri fissava il pavimento consapevolmente, vergognandosi del modo in cui si erano comportato e di quello che avevano potuto pensare al riguardo.

-Smettetela di parlare così!- Gli urlò Arla spazientita, la sua voce risuonava per tutta la stanza, iniziava ad incrinarsi. Iniziò a percepire i suoi occhi farsi lucidi, e sentì il disperato bisogno di uscire da lì.

Le riusciva difficile accettare l'idea che la linea di sangue di Dalmasca fosse morta due anni fa. -Faresti bene a ricordartelo!- Pensava costantemente tra se.

Uscì dalle cucine il più rapidamente possibile, aprendo di scatto la porta, tanto da far tremare i cardini. Qualcuno dietro di lei disse - La Dalmasca che conoscevamo è morta due anni fa! Non parliamone più!-

Arla nell'udire quelle parole, sbatté violentemente la porta dietro di se, il rumore fece tremare le pareti.










*Nei corridoi del palazzo reale di Rabanastre *




Chantal camminava lenta tra i corridoi di palazzo, totalmente immersa nei suoi pensieri, cercando di ignorare volutamente il più possibile ciò che la circondava ad eccezione degli imperiali.

Si chiedeva come poteva visitare una particolare zona del castello, che si trovava vicino a quelle che una volta erano le caserme dell'Ordine.
Il solo pensiero che potessero aver violato quella stanza la infastidiva vistosamente.

Sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto parlare con i domestici di quel posto, cercando di portarli dalla sua parte. Il solo pensiero di doversi alleare con loro e scendere a patti, la innervosiva eppure non c'erano altre soluzioni.

Non avrebbe potuto evitare l'inevitabile, ovvero contattare la Resistenza e proporgli un alleanza. Chantal sapeva che più alleati avrebbe avuto dalla sua parte e più avrebbe avuto possibilità di vittoria.
Era consapevole  che la coesione sarebbe stata la carta vincente per sovvertire le sorti di quella guerra e riportare una vittoria sull'Impero. Come diceva un antico proverbio il nemico del mio nemico e mio amico.


Per tanto se Chantal avesse dovuto rintracciare lui, che era il principale motivo per cui si trovava lì, in seguito ad altri obbiettivi. Doveva agire nell'ombra e al più presto.

Completamente assorta dai suoi pensieri ad un certo punto, Chantal non poté far a meno di avvertire tutta una serie di sentimenti negativi, che per gli dei conosceva bene. 

Alzò gli occhi al cielo, l'ultima cosa che voleva era farsi influenzare da quei sentimenti da cui prendeva letteralmente le distanze.
D'avanti a lei si vide comparire Arla, la scena era patetica per lei. Dopo due anni di allenamenti a non mostrare le sue emozioni e nel controllare i suo poteri derivanti da essi, Chantal poteva dirsi di aver raggiunto un buon controllo dei suoi poteri. Ed eccezione di quando si trovava di fronte a cose che la coinvolgevano direttamente ed emotivamente.

Arla era una di queste. Con grande sforzo da parte sua,  la giovane riusciva difficilmente a tenere a bada il puro odio che quella donna le suscitava.


Se non si fosse trattenuta, Chantal, come minimo le avrebbe voluto spezzare il collo con le sue mani, tale era l'odio e il rancore che nutriva nei sui riguardi. Lei però aveva detto che non avrebbe permesso a persone come quella di condizionare la sua vita.


Anzi sarebbe stata lei ad usare loro. Costoro per lei non erano altre che pedine e mezzi per raggiungere i suoi fini, per tanto aveva imparato da Vayne come usarli. Non si sarebbe fatta nessuno scrupolo e non avrebbe avuto esitazioni.


Arla se ne stava lì a qualche metro da lei, con gli occhi rossi e lucidi. Il suo volto era chiaramente sconvolto, Chantal percepiva e sapeva bene per quale motivo, ma finse lo stesso di non sapere nulla decidendo di rimanere stoica.

Il suo sguardo incrociò quello di Chantal, Arla appena la vide sgrano gli occhi per poi abbassarli subito dopo, in segno di sottomissione. Chantal non commentò quella scena, nel suo profondo vedere quel gesto le dava qualche soddisfazione, come se gli fosse dovuto. Dopo tutto era così.

-Vedo ora che vi è chiaro quale è il vostro posto!- Commentò Chantal senza tradire in filo di emozione, scandendo bene le parole a finché Arla potesse sentirla bene.

-Sapete fare altro? O l'unica cosa che sapete fare è piangere?

Le parole dell'imperiale non aiutavano Arla, anzi avevano l'effetto opposto di farla arrabbiare. L'assistente di Gabranth poteva ben percepire l'odio che quella donna stava covando nei suoi riguardi.

-Ah! Vedo che avete la forza per arrabbiarvi! Dopo tutto non siete così debole come pensavo,  avete la forza di reagire. -Un sorriso gelido le si formò sulle labbra.


Arla trovava le parole e i modi di Chantal veramente orrendi e disturbanti, quella donna non poteva essere lei. Lei non sarebbe stata mai così.

-I vostri pensieri riguardo la vostra adorata sono così... non mi viene la parola. Ah! Si... commoventi. A mio dire io definirei una donna come voi, "un'ipocrita". E questo volendo essere buoni.

Che razza di mostro è questa donna!- Pensò Arla inorridita dal comportamento della giovane donna.

-Potete pure pensare di me che sono un orribile mostro, Lady Arla. Ciò non toglie che le mie parole mostrino la verità dei fatti. Struggersi per certi "episodi" accaduti due anni fa, lo trovo veramente patetico. Se preferite esser vittima è una scelta vostra, evidentemente non avete un minimo di amor proprio. Wer auch immer ein Wolf ist, sollte es essen.

Quelle parole facevano veramente male, e Arla non era di certo pronto a parole così velenose e piene di risentimento. Si chiese come poteva esistere persona così crudele.

Chantal a quel punto canticchio qualcosa, sembrava essere stranamente di buon umore fino a qualche momento prima.

-È un lamento continuo di frasi che ormai, sono andate, sparite mai più sentirai. Ti aspettavi di udire "Sei il solo per me". Metti l'anima in pace quei giorni son già... Fumo e cenere.
...Riassaggi i momenti scorrendo i ricordi... Ma solo quelli più dolci, non li cancellerai. Il tuo mondo sta andando a puttane, oramai.  Puoi reagire ma forse non è ciò che vuoi... Preferisci esser vittima non guarirai. Non mollare è un consiglio o ti ridurrai... Fumo e cenere. Non è forse cosi?

-Tu chi diavolo sei...?- Arla le chiese, non avendo mai fatto presente a quella donna il suo nome. Come diavolo faceva a sapere così bene come si sentiva, oltre quello che lei mostrava, oltre al nome.

Non l'aveva mai vista eccetto il giorno in cui era arrivata li e dopo averla scambiata per lei. E lei come altri aveva capito che non era quella persona, ma era solo una che le somigliava.

-Mi pare ti sia stato detto, se non comprendi non è un mio problema. Non si può pretendere che tutti ci arrivino. Forse hai qualche problema nel comprendere. Comunque visto che sono di buon umore... ti farò il favore di ripetertelo. Mi chiamo  Ashanti Amaya Asherah Ashara Aschen Cenere Chantal Von Rosen..... e preferirei che vi rivolgeste a me come "Lady Von Rosen", non siamo così in confidenza da permettervi di chiamarmi con il mio nome. Temo che le vostre labbra, come la vostra inesatta pronuncia, possa rovinare tale nome, che sicuramente uscirà dalle vostre labbra come un suono del tutto sgraziato.

-Sapete dire solo cattiverie.. non avete un briciolo di umanità. - L'accusò Arla oramai stanca di quelle cattiverie gratuite.

Nulla di quello che lei aveva sperava era andata come voleva, quanto erano cattive le cose a Rabanastre, con persone come Chantal? 
La gente era così disperata da bramare disperatamente la normalità del quotidiano, da accettare chiunque sul trono? Anche questi mostri? Con quale faccia l'Impero può avanzare queste pretese, dopo quello che ci... che ha fatto!- Arla si corresse, era un fiume di pensieri ed emozioni.

Era diventata isterica, mentre Chantal compiaciuta ne rideva di quello spettacolo gustandosi ogni suo attimo. Non avrebbe mai voluto essere così, come loro, ma tornare lì aveva capito che avrebbe tirato fuori il suo lato più oscuro.

Non poteva mostrare pietà per persone come Arla, lei non era mai stata una di loro, era sempre stata altro. E loro lo avevano sempre saputo ed ora avrebbero pagato. 

-Umanità... vi piace proprio questa parola. Qui non si tratta di umanità come a voi piace tanto pensare, ma si tratta di politica. Forse dopo due anni ancora non vi è ben chiaro la cosa... non temete io ho già imparato la lezione dal migliore dei maestri. -Sibilò l'assistente del giudice mostrando un assoluta freddezza, mentre nei suoi occhi si poteva scorgere il suo odio.

Arla non la capiva, non capiva il senso delle sue parole a cosa si riferisse. Era chiaro a tutti, che le mire da parte dell'Impero erano soprattutto politiche, vista la sua posizione strategica di Dalmasca in mezzo a due grandi imperi.

Ma le parole di Chantal suggerivano ben altro. A cosa si riferiva con "... non temete io ho già imparato la lezione." Le sue parole non avevano assolutamente senso, e poi lei con Dalmasca che cosa  aveva a che fare?

Quella era la prima volta che si trovava lì.

Chantal la osservava silenziosa, il sorriso sulle labbra non accennava a sparire, con interesse seguiva lo smarrimento generale di Arla alle sue parole. La stava confondendo, insinuando il dubbio... le piaceva torturarla  in quel modo.

Tutta quella sofferenza che aveva provato, la rabbia, il rancore e il risentimento si stavano placando. La sofferenza emotiva e il dolore di quella donna stavano lenendo per quel breve lasso di tempo le sue ferite.

Von Rosen sapeva che quello non le sarebbe bastato come "risarcimento" alla sua brama, lei desiderava mettere le mani su alcune persone in particolare. Solamente allora avrebbe avuto la sua vendetta, avrebbe inflitto loro il più grande dolore che potessero mai desiderare.

Lei voleva la sua vendetta.

Dopo un po' Chantal si stancò presto della presenza di Arla, definendola tra se un inutile lagna. Per lei era solo un'altra delle tante persone in preda a un'isteria di massa riguardo agli ex sovrani di Dalmasca.

Ma quanto posso essere stupidi?- pensò lei sorprendentemente di buon umore. Effettivamente stare con i giudici l'aveva veramente cambiata, gli insegnamenti di Gabranth stavano dando i loro frutti.

Si allontanò lentamente da Arla, che era diventata una pozza di lacrime tanto per quanto stava piangendo. Evidentemente Chantal non si era fatta nessuno scrupolo nel farla a pezzi, e sicuramente sapeva anche che da quel momento in poi ne avrebbe avuto ancor più paura. Voleva crearle quanta più violenza psicologica poteva e lo avrebbe fatto.

Chissà se avrebbe osato denunciare il suo comportamento anche agli altri, della tipa persuasiva che era stata due anni prima non ne restava che l'ombra.

Non si fermò nemmeno una volta a voltarsi di spalle, Chantal proseguì diritto per la sua strada, intenta a pensare a come potersi avvicinare al suo obbiettivo.

Le era chiaro che farsi degli alleati li tra i domestici, le sarebbe risultato molto difficile ora. Far credere di essere un crudele imperiale era facile per lei, visto l'odio che i dalmaschi avevano nei confronti dell'impero, però sarebbe risultato difficile mostrarsi a loro come un alleato.

Le persone per cui lavorava lo sapevano, a breve li avrebbe dovuti anche contattare, se solo uno dei gemelli fosse stato disponibile lo avrebbe fatto immediatamente.

Per come era impegnata, ora lei non poteva farlo di persona. Si sentiva impaziente e questo non le piaceva, sapeva di trovarsi a pochi passi da qualcosa che voleva disperatamente e sapeva anche di aver appena fatto a pezzi un potenziale alleato.

Il suo fastidio per quel posto non accennava a placarsi, non aiutava di certo nemmeno sentire il piagnucolare di Arla. Per quanto il suo dolore le avesse dato una punta di soddisfazione alla lunga il suo pianto l'aveva irritata ulteriormente.

Non riusciva ad ignorarla era più forte di lei, odiava le persone deboli. Ciò che più odiava in assoluto era la debolezza. In quel momento si maledisse per quello che avrebbe fatto.

Ma dato la sua natura e la sua indole, non riusciva ad ignorare certi istinti.

Si voltò di scatto ed ampi passi, si affrettò a raggiungere la figura di Arla ancora in preda alla disperazione, l'afferrò con forza per un avambraccio scuotendola.

-Per quanto intendi piange ancora Arla? Pensi davvero che piangere ti aiuti a risolvere qualcosa? Forse non cogli proprio il significato delle parole che ti sono state dette. Dovete avere proprio qualche problema mentale. Forse siete veramente esaurita oltre che isterica. -La voce di Chantal suonò dura ed autoritaria, mente Arla se la ritrovò di nuovo di fronte. Lei era confusa più che mai.

-Tutto quello che vedi è una questione puramente politica. Pensi davvero che la politica tenga conto dei sentimenti e degli interessi altrui? Non siamo in una repubblica. Quando Dalmasca ha stretto un'alleanza con Nabradia, pensi davvero che abbiano tenuto conto dei desideri dei due eredi? O vuoi forse venirmi a dire che il loro matrimonio è stato puramente un atto d'amore?

Arla si azzittì, i suoi occhi non si staccavano dalla figura di Chantal. Si rese presto conto che aveva smesso di piangere e che quella donna se prima gli faceva paura e la ripugnava, questa volta sembrava farle un altro effetto.

Le parole che aveva detto, le conosceva bene. Fissò ancora la figura della ragazza, non aveva l'aspetto di una persona debole e provata dagli eventi come lo era lei. 

No. Chantal aveva l'aspetto di una persona sicura di se, consapevole di chi era e del rango che ricompariva. Però il suo modo di fare non le piaceva affatto.

-Ah... vedo che ci stai arrivando. Bene, avete smesso di piangere il che è almeno un progresso, è rende il mio mal di testa  decisamente più sopportabile. -Commentò Chantal.

Arlza sbatte le palpebre sbigottita da tale affermazione, quella donna per lei era decisamente pazza, oltre che priva di qualsiasi tatto e buona educazione.

La sua aria di imperturbabilità era solo apparenza- si disse tra se, Arla.

-Voi mancate di qualsiasi buona educazione e... - le gridò poi arrabbiata.

-Io?! -Chantal alzò le sopracciglia alle parole di Arla prima di scoppiare a riderle in faccia, gesto che fece ancor più infuriare la donna.

-Si voi!- disse Arla fortemente indignata.

-Inizio a comprendere quali guai dovevate aver fatto passare a quei due... non aveva torto lui a definirvi tremenda. -Disse maliziosamente Chantal con fare provocatorio.

Arla era sempre più allibita, quelle parole le avevano fatta decisamente sentire a disagio. Von Rosen si stava chiaramente prendendo gioco di lei, furono queste le conclusioni a cui arrivo Arla prendendo le distanze fisiche dall'imperiale.

Chantal non si scompose, anzi lasciò ad Arla tutto il tempo che voleva per fare qualunque cosa avesse in mente. La donna si era decisamente calmata, notò l'archadiana che nell'osservarla dopo quello che era successo era riuscita  a coinvolgerla e stabilire un dialogo se pur non proprio positivo. Era comunque una base di partenza da poter sfruttare in futuro.

-Beh... dato che vi siete ripresa... possiamo dire che avrete il vostro bel da fare. A giudicare dai tanti dubbi ,e domande che vi state ponendo. Chissà che non vi schiarite le idee una buona volta. Io devo lasciarvi, avete già preso buona parte del mio prezioso tempo... -Proferì l'archadiana con la solita ambiguità, e uno strano sorriso sulle labbra.

Arla era sempre più sconcertata da quella donna. Si chiese se ci fosse o ci faceva. Di sicuro sapeva come rendersi memorabile.

Non si era accorta che in tutto quel trambusto che la sua attenzione riguardo la situazione attuale di Dalmasca e alle sfortunate vicende legate alla famiglia reale erano scivolate in secondo piano. In quel momento la sua attenzione si era unicamente concentrata sulla figura di Chantal. 

Presa dalla foga dei suoi sentimenti, mentre l'archadiana era riuscita a coinvolgerla toccandole i suoi nervi scoperti, Arla si rese conto che di fronte a Chantal perdeva il suo solito autocontrollo, mentre lei no. Ciò le fece capire che doveva ben guardarsi da lei.

Riguardo a quel posto in fine Chantal pensò che se ne sarebbe occupata più avanti  quando avrebbe avuto più informazioni, magari una notte mentre tutti avrebbero dormito avrebbe agito indisturbata.

Passò una settimana da quel momento e per l'assistente di Gabranth non ci fu un attimo di tregua, era raro che potesse avere qualche ora libera. La maggior parte del suo tempo si divideva in molte ore passate nella biblioteca reale a studiare antichi documenti e fare ricerche sul Re Dinasta al fianco di Cid, e le restanti  si suddividevano tra i vari incarichi che Gabranth le affidava e gli intensivi allenamenti con lui.

Alla fine della settimana Chantal era fisicamente a pezzi, il suo umore riusciva ad essere stabile ad eccezione del frequente nervosismo che quel posto le procurare. Non aiutava la presenza del giudice Ghis e lo stress che accumulava.

Ciò nonostante si vide costretta a mordersi la lingua e rimanere al suo posto. Con Gabranth i rapporti sembravano migliorati anche se c'era sempre una certa distanza e tensione tra i due.
Da lontano Arla invece si limitava ad osservare Chantal e il suo comportamento, dopo quel terribile incontro le due donne non si erano più parlate.

La donna poté vedere con quanta dedizione l'archadiana si dedicasse ai suoi incarichi. Notava anche il particolare interesse Gabranth mostrava nei riguardi della sua assistente.

Chantal era totalmente assorta da i suoi doveri, tanto da tralasciare tutto il resto.  Finalmente dopo una settimana intensiva, la ragazza ottenne successivamente alcuni giorni di assoluta libertà e la prima cosa che volle fare fu indossare alcuni abiti civili e schizzare fuori dal palazzo reale il prima possibile. Non ne vedeva ora.

Alcuni soldati insistettero a finché qualcuno la scortasse, ma Chantal rifiutò categoricamente la cosa, sostenendo che sapeva badare a se stessa e con tutte le guardie imperiali in giro non avrebbe avuto problemi.

Detto ciò indossò uno dei suoi abiti che si era portata dietro da Archades. Il solito modello di abito corto, con spacchi laterali e scollo a barca, questa volta era di un azzurro polvere abbinato a i sandali in cuoio.

L'unica novità questa volta, fu che al posto dei due stiletti, Chantal decise si portarsi dietro una borsa in pelle e le sue armi di ordinanza. Due armi da fuoco, per la precisione due pistole identiche ed uguali tra loro, le Tiny Bee.

Le preferiva a qualsiasi arma eccetto i rami, i bastoni ed gli archi. Trovava che erano armi rapide ed efficaci, di gran lunga più pratiche della spada.

Ritrovarsi fuori dal palazzo per lei fu un enorme sollievo, soprattutto si sentiva libera di fare quello che voleva, dove, come e quando. Non aveva gli occhi di qualcuno puntati su di lei, ad osservare ogni sua mossa.

La prima cosa che fece Chantal, appena ebbe tempo per se stessa, fu mettersi alla ricerca di Rascha col quale si era data appuntamento.


Rascha era una viera cacciatrice che l'archadiana conosceva bene. La viera aveva la pelle scura e i capelli rossi, come la sua razza indossava vestiti  che lasciavano esposta molta pelle.

Von Rosen aveva provveduto quando si trovava al palazzo ad inviarle un messaggio, avvertendola della sua presenza e chiedendole un incontro. Rivedere Rascha dopo parecchi mesi dal loro ultimo incontro, rendeva Chantal felice come non mai.

-Benvenuta a Rabanstre Chantal, ne è passato di tempo. So che per te qui è la prima volta. - Le disse la viera andandole incontro.

-No, Rascha. L'ultima volta che sono stata qui fu due anni fa... fino a qualche tempo fa, ho sempre cercato di evitare questo posto.

-Perchè?- domandò incuriosita la viera all'huma.

-Brutte esperienze.- rispose seccata Chantal.

-Lo stesso identico discorso lo possiamo applicare ai dalmaschi nei riguardi verso gli imperiali.- concluse annoiata la viera, le faccende degli huma non erano di suo interesse.

-A me delle due fazioni, non interessa. I miei interessi sono altri.-Concluse Chantal.

-Siete saggia. Ma sei qui non solo per le cacce?-

-Beh... mi sono resa conto di aver trascurato un po' troppo le cacce e i mostri sulla Costa Phon, a meno che non siano quelli dell'Olifante, tutti gli altri iniziavano a darmi noia. Mi hanno riferito che qui c'è un clan che ha fama di essere uno dei migliori. Ero curiosa di vede com'è, mi è anche giunta voce che tu sei diventata uno dei suoi membri. Volevo verificare. -Le risorse la giovane cacciatrice.

-Se  ti riferisci al "Clan Centurio" è stato creato da qualche anno. Il suo fondatore e capo, è un  moguri, si chiama  Montbalnc. Per quanto riguarda i ranghi Chantal, al suo interno, posso dirti che io risulto tra quelli intermedi, ma sto ancora accumulando esperienza per salire di livello. -Le spiegò la viera, Chantal ascoltò con grande attenzione ogni sua parola.

-Ti ricordi, Balusta il bangaa del clan della Costa Phon? Mi ha riferito che visto la tua bravura, riuscirai a farti un nome anche qui. A detto la stessa cosa anche Marten quando sono stata a Bhujerba mesi fa, è stato lui che mi ha detto dove trovarti. -Esclamò Chantal, Rascha non si scompose minimamente mantenendo il suo stoicismo.

-Che dire di te, Chantal? Ti sei fatta un nome Princess.

A quel soprannome Chantal non poté che alzare gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un'imprecazione che poco si addiceva alla sua immagine signorile.

-Maledizione a quel pirata! A la lingua lunga più di quanto sembri... ma questa me la paga! O se me la paga!

Sbottò tutta accigliata per quel piccolo episodio, Rascha non si scompose, anzi trovò la reazione dell'huma divertente. L'huma invece si mostrò abbastanza seccata da tutto ciò, non si era mai abituata a tale soprannome e ancor meno le piaceva essere indicata così tra pirati e cacciatori.

La viera le disse che come soprannome quello le calzava a pennello, visto i suoi modi aristocratici che spesso e volentieri ostentava. Non solo nel modo di vestire, ma anche nel lessico.

Comunque Chantal cambiò in fretta argomento, chiedendo se per unirsi al clan di Rabanastre ci fosse qualche prova da superare, Rascha le disse di si e le spiegò in che cosa consisteva la prova.

Doveva recarsi al clan parlare con chi si occupava di ciò e poi doveva catturare il ricercato che le sarebbe stato assegnato per la prova. Sconfitto il ricercato, lei sarebbe diventata automaticamente un membro del clan. Prima però avrebbe dovuto parlare con Monblanc.

Chantal ascoltò con grande attenzione e vivido interesse le parole della sua amica, le due poi si incamminarono verso i quartieri settentrionali, l'archadiana notò che era una delle zone, dove aveva comprato uno dei due appartamenti qualche tempo prima.

E proprio lì vicino la ragazza si accorse che si trovava il Clan Centurio, a diversi isolati dalla porta nord. Ad ogni passo che faceva la ragazza si guardava in torno, si sentiva molto osservata e ciò la infastidiva non poco, lei non si sentiva  parte di quel posto. 

I suoi vestiti di foggia chiaramente imperiale spiccavano tra la folla. La sua statura longilinea risaltava sopra le altre, spiccando anche al di sopra della bella delle viera per via dei tacchi.

I suoi insoliti tratti richiamavano molto l'attenzione, in particolar modo anche quando si trovarono nel Clan Centurio, si ritrovò gli occhi di tutti cacciatori addosso.

Montbalc tra tutti i presenti si fece avanti le si avvicinò, mostrandosi lieto di conoscerla. Vendendo l'intenzione di Chantal di unirsi al suo clan, i due parlarono della prova da superare, la giovane imperiale fu ben lieta di accettare.

Una volta sconfitto il ricercato si sarebbe dovuta tornare da  lui a fare rapporto. Sistemata la questione del clan e della prova di ammissione che la ragazza avrebbe svolto in un secondo momento, a Chantal rimanevano ancora parecchie ore libere della giornata.

Uscita dal sede del clan, salutò Rascha e si diresse a fare un giro per le strade di Rabanastre. Quel posto le riportava alla mente tanti momenti della sua infanzia, si ricordava di quando non poteva in nessun modo visitarla come avrebbe voluto. Ora ne aveva l'occasione.

Passeggiò per qualche ora per la città, guardandosi continuamente in torno, vedeva tante cose che nei suoi viaggi non aveva mai visto. Gente di ogni razza, camminava tranquillamente tra loro, tutte quelle persone da quello che aveva capito dopo la sua prima visita, non erano abitanti originari di Dalmasca.

Allora si ricordò della città bassa, quell'orribile tugurio. Sapeva che doveva ritornarci, iniziò così a cercare uno degli ingressi che aveva usato la volta scorsa. 

Sta volta era libera di girare quel posto, non si rendeva più necessario coprirsi. 

Ogni volta che tornava lì, Chantal non poteva che meravigliarsi, quel posto oltre che essere sempre più brutto alla vista, sembrava pullulare sempre di vita. Come potevano vivere così? Si chiedeva la ragazza.

Fece pochi passi, che  si ritrovò gli occhi di tutti nuovamente su di se. Forse muoversi a volto scoperto li, non era stata una buona idea.

Riusciva a sentire i loro sentimenti come una massa indistinta di emozioni contrastanti. Determinati sentimenti regnavano soprattutti, il sospetto, la diffidenza e una forte angoscia.

Chantal non si sentiva affatto bene, non era mai pronta ad emozioni così intense, sapeva di dover mantenne il controllo come era ormai abituata a fare e prendere le distanze da tutto ciò.
Una parte di lei bramava ardentemente di andarsene via da quel posto, quel luogo non le si addiceva, pensava mentre avanzava con passo incerto.

Uno di loro si scontrò con lei, mentre era intenta ad osservare ciò che la circondava, quando la ragazza si vide portare via la sua borsa dal ladruncolo.

Si girò di scatto in tenta a capire le azioni del ladro, per poi buttarsi immediatamente al suo inseguimento. Il ladro era anche dannatamente veloce ed agile.

Scattò via come una freccia, mentre il borseggiatore cercava in tutti modi di rendere difficile l'inseguimento. Quello che lui non conosceva che Chantal sapeva in anticipo le sue mosse, per via del suo potere.

Ad un certo punto dell'inseguimento, l'archadiana si vide tagliate la strada da alcune persone che stavano portando delle casse, probabilmente complici del ladro. Per evitare uno scontro, Chantal dovette scivolare sotto la gande cassa in  legn che due huma stavano potando,  per poi rialzarsi e riprendere la corsa.

I suoi occhi cercarono il ladro tra la folla di persone che si riversava per quei corridoi sotterranei. Individuato il ladro, Von Rosen riprese il suo inseguimento da brava cacciatrice qual'era, quel ladro non avrebbe avuto scampo.

Finalmente dopo svariati minuti di interminabile corsa Chantal lo raggiunse, è gli lanciò Inerzia in modo da bloccarlo sul posto e rendere vano ogni suo tentativo di fuga.

Lo aveva catturato, ora quel ladro era suo. La gente dei bassi fondi che aveva assistito alla scena si avvicinarono ai due, accerchiandoli, mentre Chantal si apprestava a recuperare la sua borsa dalle mani del giovane ladro.

Il ladro si rivelò essere un ragazzo di qualche anno più piccolo di lei, dai capelli platino e un viso dai lineamenti molto effemminati.

Il ladruncolo iniziò a ribellarsi, urlandole contro di liberarla immediatamente, ma Chantal lo zitti prontamente di fronte a tutti i presenti. Mentre si rivolgeva al ragazzo, percepì addosso a lui qualcosa di molto familiare.

Una presenza primordiale, che in qualche modo sentiva come parte di se, la stessa presenza del Mystes. Era come quando aveva avuto vicino il frammento lunare ai laboratori.

Non poteva essere, quel ragazzo aveva la pietra.  Chantal si domandò come era possibile, fissò il ragazzo... il destino aveva iniziato a muoversi. Era il momento.

Non fece alcuna domanda al riguardo, preferì concentrarsi sul gesto che aveva fatto il ragazzo.

-Poi imprecare quanto vuoi, ma questa magia ti terra inchiodato li dove ti trovi Questa è la giusta punizione che si merita un ladro come te.

-Sono quelli come te ad esserlo! Lasciami andare!- Gli urlò forte contro.

- È tu non sai chi sono io! Visto che non sono un'imperiale ma una dalmasca come te. Sei fortunato che non sia un'altra persona o avresti avuto ben altri problemi. La tua presunta "rivincita" sugli imperiali lascia al quanto a desiderare. Lascia che te lo dica, uno come te non può rivendicare in alcun modo il tesoro di Dalmasca. Manchi di qualità!

Le parole di Chantal suonarono come un avvertimento. Le ultime furono le più misteriose. Che ne poteva sapere lei del tesoro di Dalmasca, si domandava tra sé Vaan, mentre fissava quella strana donna che puzzava di imperiale da almeno un miglio.

Evidentemente quella donna lo stava solamente prendendo in giro, col suo solito atteggiamento ribelle, Vaan, questo il nome del giovane ladro, le rispose a tono.

Il ladro le urlò in modo da farle capire che un giorno lui sarebbe diventato un famoso aviopirata. A quelle parole Chantal gli rise in faccia, sbattendogli poi in faccia  la cruda la verità. 

Lui non era un aviopirata, erano altri gli aviopirati.

-Sei solo un sciocco ragazzino che non sa quello che dice, che sfoga la sua frustrazione lasciandosi andare queste fantasticherie. Non hai una nave, né un equipaggio... dove pensi di volare pirata dei poveri?

Le parole di Chantal erano come uno schiaffo in faccia al giovane rabanastrese, dal suo canto l'archadiana stava perdendo la pazienza e il modo di fare del ragazzo non l'aiutava.

La gente che li guardava, non aveva una gran simpatia per la ragazza. Qualcuno aveva assistito da lontano a tutta scena, per poi scomparire tra la folla.

Chantal pensò che era stato un errore tornare nuovamente lì, decise di tornare in superficie, la c'era un'aria decisamente più vivibile. Vaan invece rimase fisso la dove la ragazza lo aveva bloccato col suo incantesimo, quando un anziano gli si avvicinò.

Questi non era altro che Dalan, che mandando via la folla uso sul ragazzo una panacea per liberarlo dall'incantesimo.

-Dovresti smettere con queste cose Vaan. Non sai chi ti può capitare.- Lo rimproverò il vecchio, ma Vaan non fu affatto felice delle parole dell'anziano. Si giustifico la sua azione come un risarcimento da parte dell'impero nei confronti di Dalmasca.

Il vecchio scosse la testa, non era d'accordo con le parole del giovane huma.

-Gli imperiali ci devono questo dopo quello che hanno fatto!

-Mio caro "Flagello dei topi" le tua azioni sono incoscienti.

-Dalan potresti non usare quel nome, non mi piace.- Gli chiese il giovane ladro.

-Penso invece che ti si addica. Tu sei l'unica persona che conosco che sfoga la sua frustrazione uccidendo Ratti Mannari nelle fogne.

Rispose ironicamente il vecchio, quando finalmente Vaan fu libero dall'incantesimo. In tutta risposta alle parole di Dalan, Vaan ammise che vorrebbe far di più per Dalmasca, ma con la morte del fratello si rendeva conto di non aver fatto nulla.

Dalan a quel punto gli consigliò di cambiare modo di fare, dopo averlo ripreso per bene.

Dopo la visita nella Città Bassa, Chantal ritornò a palazzo. Era esausta, ma sempre piena di dubbi e domande che teneva per se.

Sentiva la disperata voglia di parlare liberamente con qualcuno, sapeva che era impossibile. Per quanto si sentisse vicino a certe persone, non lo era poi così veramente.

Ad esmpio Gabranth, per quanto lei ammirava il giudice, non sempre si fidava di lui. Non voleva che nessuno entrasse nella sua vita privata, ma allo stesso tempo desiderava qualcuno con cui aprirsi e che la sapesse consigliare.

La sua situazione, come la sua storia personale era fin troppo complicata. E Chantal preferiva non toccare nella maniere più assoluta questo argomento.

Preferiva tenerlo fermo lì dove si trovava e non essere più quella persona che era stata in passato. Ora desiderava solo distruggerla.

Una volta tornata a palazzo diede ordine alle sue domestiche di preparare un bagno, voleva rilassarsi e alleviare tensione che il giro in città le aveva causato.

Il caldo torrido ed umido di Dalmasca le dava sempre fastidio, l'unica cosa positiva del palazzo reale e che era molto fresco, diversamente da Archades lì il clima era più temperato.

Dopo il bagno Chantal diede ordine di far preparare alcuni vestiti, questa volta diede specifico ordine di indossare vestiti dalmaschi. E sapeva già quali le sue domestiche avrebbero preparato. Ma tanto che importanza aveva, erano solo dei vestiti e con quelli avrebbe sicuramente sofferto di meno il caldo.
  
Benché in sua assenza i domestici di palazzo avevano pulito la sua camera, cambiando le lenzuola. La sua camera era e rimaneva esattamente come l'ultima volta che l'aveva vista.

Ogni volta poteva solo sperare che d'avanti ai suoi occhi apparisse la sua camera ad Archades e non quell'immensa gabbia per uccelli che i dalmaschi chiamavano stanza.

E mentre desiderava avere più tempo per se stessa e per rimediare ai resti della sua vecchia vita, sembrava che l'ordine di farla vestire in un certo modo dato da Gabranth sembrava avere sempre la precedenza, su quelle che erano le sue scelte.

Nel tempo libero però poteva vestire come voleva e fino a quel momento non c'era recriminazione da parte di qualcuno. Salvo impegni con Cid e gli allenamenti con il giudice che richiedevano un preciso abbigliamento.

Le domestiche nel frattempo avevano preparato un abito che a detta di Chantal era orrendo, su ordine di un certo giudice. Chantal si rifiutò categoricamente di indossarlo, piuttosto scelse un altro tipo di abito.

-Metti quella "cosa" da dove l'hai presa. Piuttosto preferirei che apriate gli armadi e sceglieste uno di quei vestiti, sistematelo poi sul mio letto!.- Disse Chantal ad una delle sue cameriere che si trovava nella sua stanza al suo arrivo.

Le altre cameriere si occuparono di sistemare i lunghi capelli neri che le arrivavano fino a meta coscia, mentre altre si occupavano di scegliere per lei gli accessori da abbinare al vestito.

Una delle cameriere le si avvicinò, dicendo di avere un messaggio da parte del giudice. 

-Chiedo scusa mia Signora...- disse -Ma il giudice Gabranth chiede se siete libera questa sera...e se avete messo il vestito che desiderava che voi indossaste per stasera...- A quel punto Chantal la interruppe, era sbigottita.

Che diavolo gli prende?-Chantal si sentiva molto infastidita.

 -Deve scusarmi... -disse Chantal togliendosi la vestaglia, una volta che le cameriere le finirono di sistemare i capelli. -...ma non mi interessa quello che Gabranth vuole che io indossi stanotte.- Con un evidente allusione a chissà quale cosa, resa non molto esplicita dalle sue parole.

Trovava assolutamente ridicolo che quell'uomo pretendesse anche solo qualcosa da lei, al di fuori dei rispettivi ruoli. Ora non aveva degli impegni con lui, quella era la sua giornata libera ed era decisa a disporne come più voleva.

Sicuramente l'abito, che Gabranth aveva scelto per lei, sarebbe stato qualcosa di sobrio e non troppo appariscente considerato il tipo di persona era il giudice.  Non che questa cortesia le dispiacesse infondo ricevere attenzioni da un uomo nella posizione di Gabranth aveva i suoi vantaggi, e qualunque donna archadiana avrebbe colto al balzo la palla. Ma lei non era un'archadiana, ne vantava una educazione tipica degli imperiali.

Per Chantal, Gabranth era decisamente uno dei pochi uomini da tenere fuori dal suo letto. Ormai rifiutare certe cose, non era per una questione di principio, ma  per ben altre ragioni.

E poi solamente a lei decideva cosa indossare, e non gli altri.

-Sarò pure una dalmasca che lavora per l'Impero... - esclamò rendendo pubblica la sua provenienza, con evidente sgomento delle cameriere. 

-Ma ho pur sempre un orgoglio! E non scendo a patti!- Continuò prendendo tra le mani l'abito che aveva fatto tirare fuori dall'armadio minuti prima, indossandolo.

Poi rivolgendosi alla cameriera che le aveva riferito il messaggio del giudice le disse di portare a questi un messaggio di risposta.

-Tu!... Vorrei che riporti il vestito al giudice Gabranth con un mio messaggio di risposta. Dite -Ha detto Lady Von Rosen...- Specificando bene il suo nome.

-Si vede costretta suo malgrado a rifiutare il "vostro dono e la generosa offerta". In quanto ritiene, che tale offerta risulti inappropriata e fuori luogo, per il posto in cui momentaneamente ci troviamo.

Le domestiche erano sbigottite e al tempo stesso divertite dal modo in cui Chantal aveva declinato l'invito del giudice. Quel vestito che aveva scelto la ragazza, le conferiva ancor più rilievo e forza alle sue parole.

Era un classico vestito due pezzi color lapislazzuli, con ricami in oro, ai bordi del vestito vi era ricamato lo stemma di dalmasca, nella maniera più impercettibile.

Dopo aver dato la risposta al giudice, Chantal decise di uscire dalla sua stanza e di dirigersi verso la terrazza su cui crescevano le bianche Nereidi. Voleva osservare il panorama e starsene da sola con i suoi pensieri.

La vista delle alte torri del palazzo reale le metteva solo un angoscia e una terribile voglia di scappare. 

Lasciò i suoi occhi vagare per quella grande terrazza, si domandava se aveva fatto bene ad indossare quel vestito e andare li. Quei fiori le ricordavano troppe cose.

Quel luogo se pur delimitato, si trovava all'aperto e le faceva prendere un po' d'aria, si sentiva come una prigioniera in quel palazzo.

In passato aveva vissuto una situazione simile, prima della distruzione della sua famiglia. Era fuggita per la disperazione, rinnegando chi era, ed ora si ritrovava ad indossare una maschera. 

Per il mondo era Chantal, per lei non era nessuno.






Bene mia bella gente dopo due mesi di assenza rieccomi a pubblicare un'altro lungo capitolo di TU CHE INARGENTI LE SABBIE DEL DESERTO. Instanto spero abbiate passato una bella Pasqua... a me è stata niosa e pasquetta pure.
Veniamo a noi... e a questo capitolo insolito... abbiamo Chantal che ci mostra il suo risentimento per Dalmasca e per la povera Arla.
Per scriverlo ho ascoltato la canzone dei Finley -Fumo e cenere... non accaso ho deciso di inserire un pezzo nella storia e di farlo canticchiare a Chantal.(Anche se con FFXII non a senso... diciamolo voleva essere un omaggio a questa gruppo che dicamo amo tantissimo).
La strofa della canzone dei Finley... l'ho scelta e l'ho voluta inserire perche rappresenta quello che Arla desidera tanto ovvero....

Il passato della nostra protagonista è un po' più approfondito e si chiariara man mano che si andrà avanti.
Come promesso abbiamo più di due guest star in questo capitolo, il ritorno di Arla e l'apparizione di Vaan.... 
Sappiamo anche qualcosa in più del rapporto tra Chantal e Gabranth... fatto di alti e bassi. Sarò sincera al momento lo voglio tenere il ambiguo possibile... sperò di non passare da un eccesso ad un altro. 
Considerando i caratteri di Chantal e Gabranth non lo so... mi risulta avvolta difficile farli interaggire sensa svelare molto, perchè voglio che sia il più ambiguo possibile e spero di farcela.

Veniamo al titolo di questo capitolo che io amo follemente...Non più un uomo. Neanche la sua ombra
Vediamo quanto si ricordano questa frase, secondo me in pochi... questa è la prima frase che Gabranth che dice a Nalbina quando si rivolge a Basch dopo essere stato imprigionato.
Una farse ricca di  significato... che io ho deciso di usare come titolo per questo capitolo. La frase qui si riferisce a Chantal e al suo passato. Non accasso in questo capitolo Chantal si ritrova spesso a pensare al suo passato... alla persona che era prima di essere la persona che è adesso.
Lei si rende conto di non essere più la persona che era prima... non è più nemmeno la sua ombra. Un po' come è capitato a Basch se non in maniera nettamente diversa.

Detto ciò io vi lascio spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, al prossimo capitolo.

Daistiny








   
 
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