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Autore: Redferne    03/05/2019    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 59

 

 

 

 

 

L' ARRIVO DEL MOSTRO (PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo che si era voltato a rivolgere quella sorta di invocazione mista a uno scongiuro, Nick prese di nuovo a guardare dritto davanti a sé. E non si girò più.

Aveva deciso di non si girarsi più.

Non gli ci vollero che una decina di passi per giungere fin quasi sul centro del piazzale. Dove lo stavano attendendo i suoi misteriosi anfitrioni. Se non fosse che, a differenza di qualunque padrone di casa che si rispetti, non l'avevano certo invitato all'interno di alcuna oscura dimora o castello.

Si poteva piuttosto affermare, e senza alcuna ombra di dubbio, che ciò che stava succedendo contravveniva a qualunque convenzione o principio cardine su cui si fonda praticamente ogni buon romanzo di mistero o di suspence che si rispetti.

Quei tizi non lo stavano costringendo ad ENTRARE, ma ad USCIRE.

Non DENTRO, ma FUORI.

Ma, fatta eccezione per quel piccolo dettaglio...l'atmosfera era pressoché la stessa. Si respirava la stessa aria greve di tensione e di ansia, come la quiete assoluta che precede una tempesta di forza e dimensioni a dir poco terrificanti.

Maggie e Finnick lo stavano osservando da una delle finestre poste alla destra del locale.

Non poteva vederli, in quel momento. E nemmeno voleva. Ma in quanto predatore, e come ogni membro di quella categoria che si rispetti, riusciva a percepire chiaramente l'odore di entrambi provenire da quella direzione.

I suoi due compagni di squadra lo stavano osservando. Gli erano vicini, in quel momento così delicato. Era l'unico modo in cui potevano, e lo sapeva bene.

Gli bastava. E se lo sarebbe fatto bastare.

Non aveva una sola oncia di tempo né di attenzione in più da dedicar loro, in un simile frangente.

Doveva rimanersene totalmente attento e concentrato su tutto ciò che sarebbe accaduto da lì a poco. E che avrebbe fatto.

Non poteva concedersi il lusso di sbagliare nemmeno una singola mossa.

Non poteva continuare a guardarsi indietro, adesso. Non DOVEVA.

L'unica cosa che doveva veramente fare, che gli era RIMASTA da fare, era...GUARDARE AVANTI.

Doveva badare solo ai precetti che gli aveva inculcato una coniglietta coraggiosa di sua conoscenza.

DOVEVA ANDARE AVANTI.

AVANTI. SEMPRE AVANTI.

SENZA VOLTARSI MAI.

Non c'era più niente per lui, alle sue spalle. E allora...non gli restava altro che proseguire. Anche se la strada si faceva sempre più scura, buia e minacciosa. Anche se si era accorto di essere finito dentro ad un TUNNEL. Talmente lungo e stretto da non vederne nemmeno l'uscita.

Doveva esserci ancora qualcosa per lui, là avanti. Da qualche parte di questo mondo.

OLTRE TUTTO. Oltre TUTTO QUESTO.

Ma la cosa più importante, quel che contava davvero...era NON ARRESTARSI.

Se lo avesse fatto...allora si, che sarebbe stato PERDUTO. PER SEMPRE.

Non doveva cedere. Mai. Per nessun motivo. E doveva credere.

CREDERCI, in quelle parole che gli aveva detto Judy. Indipendentemente dalla situazione. Indipendentemente da ogni situazione in cui si sarebbe venuto a trovare.

Di insegnanti, o di presunti tali, se ne trovano a bizzeffe. Un tanto al chilo, e all'angolo di qualunque strada. Ma di MAESTRI, di MAESTRI VERI, se ne trovano ben pochi nel corso della vita.

Vanno cercati. Con estrema calma, costanza e pazienza. Perché non amano la pubblicità, e a loro sia il guadagno che il profitto non interessano. Sono cose che li lasciano indifferenti. Non cercano fama, gloria o ricchezza. Si limitano a fare quello che sanno fare meglio. INSEGNARE, senza porsi troppi problemi. A tutti coloro che, prima o poi, finiscono col presentarsi davanti alla loro porta. E senza fare distinzioni di sorta. Lo ACCOLGONO, così come accettano qualunque cosa possa capitargli nell'arco della loro esistenza. Qualunque cosa il destino decida di mettere sulla loro strada, bella o brutta che sia.

Per questo vanno TROVATI. BISOGNA trovarli, ad ogni costo. E una volta che li si é trovati...vanno tenuti BEN STRETTI. Perché non ci abbandonino mai. Ed é proprio quel che fanno. Non ci abbandoneranno più. MAI PIU'. Anche quando, per un motivo o per un altro, non staranno al nostro fianco per correggerci ed aiutarci...continueranno a guidarci. Ci guarderanno dall'alto, come hanno sempre fatto. Ed i loro consigli arriveranno al momento giusto, ogni volta, per cavarci e tirarci fuori dagli impicci e dai guai.

Impicci e guai. Che nella vita non mancano mai. E si perdoni la rima sciocca.

Carotina era così. Da quando l'aveva conosciuta, da quel preciso momento...era rimasta sempre con lui. Non lo aveva mai più lasciato solo. Nemmeno adesso che non c'era. Lui, piuttosto...avrebbe fatto meglio a tenersela stretta. BEN STRETTA. Ed il più a lungo possibile, anche.

Non avrebbe mai dovuto lasciarla andare. Non avrebbe mai dovuto permetterle di farlo.

Che gran pezzo di imbecille, che era stato. Un vero idiota.

Maestri. Carotina lo era. Ma non era stata certo l'unica.

C'era un'altra persona che era subentrata in sua vece.

Un nuovo, grande e grosso punto di riferimento. E GRANDE e GROSSO erano le parole più che adatte per definirlo, vista la stazza e la mole che lo contraddistinguevano.

Era arrivato un nuovo maestro. Un altro era giunto in suo soccorso al posto della coniglietta.

Specie nell'ultimo periodo, quando cause di forza maggiore ed indipendenti dalla sua volontà...o meglio, dipendenti dalla sua volontà fino ad un certo punto l'avevano costretta ad un'assenza prolungata e forse definitiva da Zootropolis. E dalle sue giornate. Cause da cui, comunque, andavano esclusi gli ultimi quanto tragici risvolti. E che, se c'era davvero una volontà di cui non avevano minimamente tenuto conto, beh...quella era stata di sicuro LA SUA.

Sua nel senso di LUI.

Si dice che un maestro va abbandonato non appena ci si rende conto che non ha più nulla da insegnarci. E che il tempo speso alla ricerca di uno nuovo, che la si effettui in maniera inconsapevole oppure no, non sia mai tempo sprecato.

Perché si tratta di tempo impiegato per LAVORARE SU SE' STESSI. E nel momento stesso in cui si decide di intraprendere questo cammino di crescita, di sviluppo interiore, ebbene...NON SI E' MAI PIU' SOLI. O non lo si resta mai TROPPO A LUNGO.

Presto o tardi, un altro maestro arriverà. E deciderà di rimanere con noi, per accompagnarci. Arriveranno tutti quelli di cui si ha bisogno, fino a che se ne sentirà il bisogno. E fino a che NON SE NE AVRA' PIU' BISOGNO.

Un momento.

Quindi...se Carotina si era allontanata dalla sua vita...era forse perché NON AVEVA PIU' BISOGNO DI LEI, forse?

Ma non diciamo sciocchezze, per favore.

Avrebbe sempre avuto bisogno di Judy. In ogni istante e momento. Perché la...

Già. Proprio così. Peccato solo che non si fosse mai premunito o preso la briga di metterla al corrente di ciò che provava nei suoi confronti. In tal modo, la coniglietta non doveva aver visto altro che un collega, davanti ai suoi occhietti color dell'ametista. Un collega e un allievo.

Il loro rapporto era rimasto a quello stadio. Semplice amicizia, rispetto e devozione, almeno da parte sua. Quando invece era qualcosa di più. DI MOLTO DI PIU'. Ed invece...

Invece aveva finito col mettersi alla pari, sullo stesso piano di tutti gli altri. Un vero peccato.

Davvero UN GRAN PECCATO. Visto che non lo era affatto, come gli altri.

In quel caso vi erano delle COMPLICAZIONI. PARECCHIE COMPLICAZIONI.

Complicanze di tipo affettivo, sentimentale. Che coinvolgevano la parte di cervello, di cuore e di animo più fragile e delicata. Quella adibita alle sensazioni e agli stati più nobili e puri. Tutto il contrario degli altri dove invece il rapporto era senza dubbio più schietto, rozzo e grezzo. Ma anche più semplice e diretto, senza ombra di dubbio.

VERACE, si sarebbe potuto affermare. Un rapporto fatto di spinte sulle spalle, colpi e colpetti alla base dello sterno, sberle e scappellotti. Robe giusto buone PER MASCHI, DA MASCHI E FRA MASCHI.

Maestri.

F. J. B. B.

E non si trattava certo della sigla di qualche CASA o STUDIO DISCOGRAFICO, che fosse rinomato o meno. E nemmeno dell'abbreviazione di qualche SOCIETA' SPORTIVA. Professionista o dilettantistica.

Erano semplicemente le persone che in un modo o nell'altro, volente o nolente, che lo ammettesse oppure no, avevano segnato in qualche modo la sua esistenza.

FINNICK. JUDY. BUTCH. BOGO.

Ed era perfettamente inutile specificare chi costituisse L' ECCEZIONE, in mezzo a quell'insolito quanto inusitato quartetto. La nota stonata. Ma proprio perché così fuori luogo e fuori posto aveva finito col diventare l'elemento più IMPORTANTE, più DETERMINANTE. Di tutti e tra tutti.

ALMENO PER LUI.

E non solo perché gli aveva CATTURATO IL CUORE. Ma anche per un altro motivo. Ancora più fondamentale.

Carotina aveva rappresentato una CESURA. IL PUNTO DI ROTTURA. LA SVOLTA.

Fino al momento, all'istante prima di incontrarla vi era un certo tipo di Nick. E poi...poi, in un semplice soffio di fiato e battito di ciglia...il vecchio Nick aveva CESSATO DI ESISTERE.

Puf. Sparito. Arioso. Volatilizzato. Smammato.

Il vecchio Nick non c'era più. Lui stesso NON ERA PIU', ormai. Anche se, da brava VOLPE OTTUSA quale era, ci aveva messo un po' a capirlo. A capirlo bene e del tutto.

Tanto era bravo, sveglio e svelto a capire le cose quando si trattava di GIOCARE e TURLUPINARE il malcapitato di turno, tanto era tardo, lento e fesso con tutto il resto. Specialmente quando si trattava di qualcosa che lo riguardasse DA VICINO E A FONDO.

Conosceva e sapeva TUTTO, DI TUTTI. Ma così poco di SE' STESSO...

Un nuovo Nick aveva preso il posto di quello vecchio. Un Nick diverso. MIGLIORE. E TUTTO DA SCOPRIRE.

E si sarebbe senz'altro DIVERTITO UN MONDO, a farlo. Ad imparare ogni piega e risvolto più intimo.

Ed il merito era tutto di Carotina. Gli aveva davvero CAMBIATO LA VITA.

Alt. Stop. Fermi tutti. Ancora un momento.

Cos'é che aveva appena detto? Chi é che aveva appena nominato?

No, non la sua ex – partner. Lei stava benissimo dove stava in quella sorta di lista improvvisata, pur con tutte le cautele e distinzioni del caso. Piuttosto...

Era L' ULTIMO NOME, a lasciarlo alquanto perplesso.

Il VECCHIO BUFALO MUSCHIATO UN MAESTRO? Beh...parliamone.

Era piuttosto restio ed alquanto incerto sul poter affermare che il capitano Bogo gli avesse mai insegnato davvero qualcosa. Per tutto il tempo che lo aveva sottoposto ai suoi addestramenti non aveva fatto altro che usarlo come SACCO DA ALLENAMENTO. Lo aveva sbattuto, battuto e pure ri – battuto peggio di uno stuoino. Lo aveva usato come fantoccio su cui scaricare senza alcun ritegno e controllo tutto lo stress, le frustrazioni, il nervoso ed il veleno accumulato dopo una dura giornata di lavoro. Praticamente dopo OGNI GIORNATA DI LAVORO, sempre alle prese con un intero distretto da mandare avanti, decine di agenti di cui occuparsi e grattacapi di ogni sorta. Compresa la grana più recente. Quella dei famigerati DARDI VENEFICI, che tanto li avevano fatti disperare. E di cui non si riusciva a svelare né risolvere nulla. Ma proprio nulla di nulla.

Tsk. Il capitano Bogo. E Ben. E tutti gli altri. Chissà come se la stavano passando. E chissà se erano finalmente riusciti a giungere ad una soluzione, con quel caso spinosissimo...

Era da un pezzo che non li sentiva più, e che non aveva più loro notizie.

E la faccenda poteva benissimo continuare anche così, da par suo. Poteva seguitare a rimanersene com'era, per quel che gli riguardava.

Non era il momento di pensarci, adesso. E nemmeno gli interessava. Non voleva saperne più nulla, di quella gente.

Non ave va potuto impedire ed impedirsi di tornare a fare lo sbirro visto che, a quanto pareva, quella cosa gli era ormai entrata sottopelle e pelliccia. E nel sangue. Ma...con QUEGLI SBIRRI, non voleva e non avrebbe mai voluto più averci nulla che fare. Mai più, per il resto della sua permanenza su questa terra.

Gli avevano fatto troppo male. Gli avevano portato via la cosa che più contava per lui. La SOLA cosa che contava e che avesse mai contato.

Non li avrebbe mai potuti perdonare. MAI.

Loro avrebbero continuato a vivere benissimo senza la sua presenza, e lui, dal suo canto...avrebbe fatto altrettanto.

IDEM CON PATATE per due. Se la sarebbe cavata a meraviglia anche senza di loro. Poteva farne a meno.

Ora non era proprio il caso di pensarci. Meglio cambiare discorso. E argomento. Anche se, visto che si stava parlando di INCERTEZZE...

C'era stato un tempo in cui non avrebbe mai nutrito dubbi sul suo operato. E nemmeno messo in dubbio i suoi precetti ed insegnamenti. Perché tutto quello che pensava, diceva e che faceva era ed era risultato sempre, invariabilmente GIUSTO. Ma ora, adesso come adesso, e alla luce degli avvenimenti più recenti nonché degli ultimi anni...non ne era più così tanto convinto, di ciò.

Le risposte che gli aveva sempre fornito con puntualità e perizia non riuscivano più a soddisfarlo.

Insomma, per farla breve...lo poteva ancora considerare un maestro, IL BUON VECCHIO FINN? Lo si poteva ancora considerare tale? Ma, fattore ancora più decisivo...

Lo ERA DAVVERO STATO, un maestro?

O gli aveva insegnato tutto quel che sapeva al solo scopo di trovare un valido complice con cui arricchirsi e scalare i vertici dell'impresa criminale, salendo in tal modo di livello e guadagnando sempre più notorietà e rilevanza agli occhi dei boss?

Lo aveva allevato solo per SFRUTTARLO e basta, dunque? I veri maestri...NON FANNO IN QUESTO MODO. Nossignore.

Però era molto probabile che fosse così. Non era stato il suo primo allievo, glielo aveva sempre detto. E non sarebbe stato nemmeno l'ultimo. Anche se gli aveva sempre confidato di essere IL MIGLIORE, tra i tanti che gli si erano avvicinati e conseguiti. E che non aveva mai più trovato uno all'altezza con cui rimpiazzarlo. Inoltre...quel che aveva imparato dal piccolo folletto del deserto gli era davvero servito, per sopravvivere in mezzo alla strada. E alla grande, pure.

E se quel periodo turbolento e oscuro gli aveva permesso di incamminarsi in una certa direzione...e alla fine gli aveva permesso di incrociare il suo destino con quello di una certa coniglietta dal pelo biancastro e grigio, allora...forse quel che aveva appreso gli era servito per davvero.

Se al termine di un certo percorso vien fuori qualcosa di BUONO, o comunque QUALCOSA...allora può essere vero quando si afferma che NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE.

Erano domande a cui avrebbe dovuto dare una risposta, prima o poi. Ma non ora.

Quello non era il momento di pensarci. Così come non era nemmeno il momento di pensare a Carotina.

Era piuttosto il momento di accantonare tutto. Compresa LEI.

Bisognava accantonare ogni cosa. Ogni cosa che non serviva.

Via, largo a tutto quello che non può risultare utile.

E' così che funziona, IN BATTAGLIA.

Perché se é vero e sacrosanto che i maestri sono e rimangono tutti a completa disposizione, é anche vero che CE N'E' UNO SOLO PER OGNI OCCASIONE. E quindi...ci si può rivolgere ad UNO SOLO DI LORO, PER VOLTA.

Si tratta solamente di scegliere solo QULLO GIUSTO, PER LA GIUSTA OCCASIONE.

E Nick, grazie al cielo...SAPEVA BENE A CHI VOTARSI.

Finn e Judy non potevano aiutarlo a fare ciò che stava per fare. Gliene rimaneva uno solo, a disposizione. Che, guarda caso...era giunto subito dopo la sua ex – partner ed aveva finito col rimpiazzarla, proprio come si era detto poc'anzi. E al momento giusto, si sarebbe potuto aggiungere. Anche se non l'avrebbe mai sostituita. NESSUNO, E NESSUNA, avrebbe mai potuto prenderne il posto o ricoprirne il ruolo.

Perché il suo compito, in quel preciso frangente, non era di RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE.

O, meglio...lo era. Lo era ancora. Ma dal punto di vista diametralmente opposto.

Questa volta, per rendere il mondo un posto migliore era necessario levare di mezzo degli individui PEGGIORI.

I PIU' PEGGIORI TRA I PEGGIORI, con ogni probabilità.

Per fare pulizia bisogna prima di ogni cosa ELIMINARE LO SPORCO. Da cima a fondo. Solo allora si può passare a lucidare.

E quelli davano tutta l'aria di essere SPORCHI. PIENI DI SOZZURA FINO AL MIDOLLO.

Ma qui non servivano strofinaccio, secchio e spazzolone, come quelli adoperati da Finn per rendere accettabile il localaccio di Tobey.

Occorreva LA RUDE FORZA DELLE MANI.

Servivano I PUGNI. E chi meglio del vecchio e rugoso rinoceronte, allora?

Si mise a ripensare alle dritte che Butch gli aveva fornito, ripassandole mentalmente una dopo l'altra, mentre si dirigeva senza la benché minima esitazione verso quel branco di teppisti.

Quale, tra le tante?

Quale le sarebbe risultata all'uopo?

Non aveva molto tempo. Rallentò ulteriormente il passo, come se si mettesse a camminare in pieno deserto e non dovesse consumare inutilmente energie. E magari, già che c'era...giocare a fare il ritardatario nei confronti di chi lo stava aspettando con così tanta impazienza. Ottenendo così di fargli incrementare solo il nervoso.

Perché l'ira, come la vanità, é un PECCATO. UN PECCATO CAPITALE. O più semplicemente, senza tirare in ballo tante iperboli ed esagerazioni a sfondo biblico...una DEBOLEZZA.

E le debolezze SI POSSONO SFRUTTARE. Anzi...VANNO SFRUTTATE. Specie se si ha la scalogna di partire già in posizione di evidente svantaggio.

 

Dunque, vediamo...

Cosa mi direbbe il vecchio Butch, in mezzo ad una grana bella e buona come questa?

Hmm...vediamo un po'...questa no...quest'altra no...quest'altra ancora nemmeno...

Ah, ecco.

Trovato. Ci siamo.

 

Ti capiterà di poterti ritrovare da solo contro tanti, Rosso. Ma questo é niente.

Il peggio sarà quando decideranno di ATTACCARTI TUTTI INSIEME.

In quel caso...non ti rimane che una sola possibilità.

Quando finirai accerchiato, ebbene...COSTRINGI IL PIU' FORTE AD USCIRE ALLO SCOPERTO. E POI ATTACCALO.

MIRA DIRETTAMENTE A LUI. ATTACCA IL PIU' FORTE, DA SUBITO.

E' una grossa scommessa, Rosso. Devi essere pronto a puntare tutto quello che hai nel piatto, e a giocarti il tutto per tutto. Ma se LO STENDI... se riesci davvero a farlo...

Se ci riesci TI SBARAZZERAI DELL' AVVERSARIO PIU' PERICOLOSO. ELIMINERAI LA MINACCIA PIU' GRANDE. E gli altri PERDERANNO FIDUCIA.

Se poi la tua sorte decide di essere particolarmente in buona...i suoi compari potrebbero decidere di DARSELA PURE A GAMBE LEVATE. Lasciandoti PADRONE DEL CAMPO.

Ricordatelo sempre, Rosso. Tienilo bene a mente. Perché potrebbe addirittura SALVARTI LA VITA, un giorno.

IL PIU' FORTE, Rosso.

IL PIU' FORTE.

COLPISCI IL PIU' FORTE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Decise di arrestarsi a poco meno di una decina di metri di distanza dal quintetto di macchine posteggiate in perfetta fila orizzontale, e proprio di fronte al veicolo centrale.

Quello PRINCIPALE. Quello che, secondo i suoi calcoli, doveva ospitare il capo dell'allegra combriccola.

Ormai si era abituato agli anabbaglianti. Aveva avuto tutto il tempo per farlo mentre li raggiungeva, al punto che adesso non gli procuravano più il minimo fastidio. Pareva proprio che il suo incedere oltremodo rallentato e flemmatico avesse avuto ben altri motivi, oltre a quello della guerra psicologica. E in tal proposito...

Si accorse che lo stavano osservando. Tutti quanti, immobili ed in silenzio. Pareva proprio che stessero cercando di valutarlo a loro volta. Ignorò le loro fredde occhiate e si mise scrutarli uno ad uno, uno alla volta e con estrema calma, alla ricerca di quello che corrispondesse e calzasse alla perfezione ai connotati evidenziati dal discorso del rinoceronte riaffiorato dai profondi recessi della sua memoria in tutta la sua originaria freschezza.

Niente. Non c'era nessuno che combaciasse con quei tratti. Nemmeno il tizio che aveva deciso di aggiungersi ai suoi cari compagni di brigata. E di bravate, c'era da scommetterci.

Lo stesso tizio che, qualche istante prima, gli aveva intimato di uscire allo scoperto e dal locale. Facendo intendere senza tanti arzigogoli e giri di parole che non avrebbe accettato un rifiuto. E che, in caso di risposta negativa o sgradita, avrebbe iniziato a prendersela con chiunque malcapitato appartenente al paese avesse avuto la sfortuna di capitargli a tiro. E che avrebbe invitato i suoi degni compari a fare altrettanto.

Già. Il tizio di destra del veicolo centrale aveva deciso di uscire dall'abitacolo, e di degnare della sua onorata presenza sia lui che tutti gli altri. Doveva averlo fatto subito dopo la sparata emessa in precedenza tramite bocca.

Era un leopardo nebuloso. Riconoscibilissimo dalle nere macchie oblunghe e di forma ellittica che ricoprivano e spezzavano la continuità del manto giallastro e fulvo del suo dorso, che ricordavano vagamente le nuvole a cui si riferiva il suo nome scientifico.

Anche lui portava un giubbotto nero. Ma a differenza di tutti gli altri componenti della gang non portava alcuna maglietta. Si presentava a torso nudo e doveva aver deciso di mettere in bella mostra il suo ventre, interamente bianco. Ma non era un gran bello spettacolo, a dirla tutta.

La sua pancia era piuttosto vasta e prominente, probabile frutto e risultato di ripetute e pessime libagioni e bevute a base di birra e altre schifezze alcooliche ancor più pessime. E minacciava di esplodere da un momento all'altro sotto la pressione dei pantaloni, tenuti su da una cintura tirata sino all'ultimo buco disponibile. E talmente stretta da essere sul punto di mettersi a gridare ed implorare pietà. C'era da poterci scommettere senza alcun timore, a riguardo.

Se non fosse appartenuto ad una specie similare, eppure del tutto diversa...Nick avrebbe giurato di scorgere qualche somiglianza con il paffuto Ben. Giusto perché prima lo aveva tirato in ballo, anche se solo con il pensiero. Il lardoso, querulo e ciarliero receptionist del primo distretto di Zootropolis, per la precisione nel quartiere Downtown. Ma, stazza a parte...fatta eccezione per quell'unico particolare, i due non avrebbero potuto essere più diversi. Quel felino che era appena apparso sulla scena non aveva davvero nulla dell'aria rassicurante e bonaria di Clawhauser. Disponeva piuttosto di un aspetto particolarmente feroce e di un modo di fare alquanto intimidatorio.

Aveva decisamente la grinta del duro. E doveva possedere anche una discreta dose di vigore, pur se mezza seppellita dalla trippa e dal fisico alquanto trascurato, sfatto e decadente. I muscoli degli arti superiori si potevano ancora notare, sotto i vari strati di adipe.

Era anche orbo ad un occhio. Una toppa scura lo copriva, con due fibbie agganciate alle estremità da cui partiva un laccio di cuoio che avvolgeva e circumnavigava per intero il grosso cranio, tenendolo ben saldo sul posto e a protezione dell'orbita sicuramente vuota. Con il buio ed il contrasto dei fari spianati era difficile stabilire il colore.

A rifletterci bene sopra...c'era un'altra differenza sostanziale tra quel tale e Benjamin. Valeva a dire il tipo di dieta che li aveva ridotti nel medesimo modo. Ciambelle, dolci e bibite da una parte, abuso di liquidi dall'elevata gradazione dall'altra. E poi...

E poi la scelta discutibile da parte del leopardo di differenziarsi col vestiario in modo da evidenziare le già fin troppo evidenti imperfezioni estetiche, e fornendo in tal modo un'immagine totalmente negativa di sé stesso, non era l'unica nota stonata da parte dell'orchestra.

C'era un altro particolare decisamente fuori posto. Nonostante quel tizio avesse deciso di scendere dalla propria vettura, quest'ultima non si era affatto alleggerita. Lo si notava perché i centimetri di distanza che separavano l'altezza cui si trovava il suo tettuccio da quella a cui si trovavano gli altri quattro era rimasta pressoché invariata. Nonostante avesse perso un passeggero, nonché un peso di meno. UN GROSSO PESO, tra l'altro.

No. C'era qualcosa che decisamente non tornava. E proprio per questo, la stranezza gli risultava ancora più inquietante. La PIU' INQUIETANTE, tra le tutte.

Ma una cosa tornava senz'altro. Su questo era più che certo. Ed era stata proprio l'ultimo dettaglio che aveva notato a dargli la conferma di ciò, sebbene avesse scelto un sistema alquanto sinistro.

Gli tornarono alla mente le parole di Butch.

 

IL PIU' FORTE, Rosso.

Concentrati su di lui.

Attacca IL PIU' FORTE.

 

E le caratteristiche distintive, se tanto gli dava tanto...dovevano appartenere tutte quante al tipo che se ne era rimasto ancora in vettura, e sulle sue. E che osservava con estremo quanto disinteressato distacco tutta quanta la situazione. Il tizio che se ne era rimasto tutto solo soletto nella parte destra della macchina centrale, come se le lamiere potessero separarlo da quanto stava accadendo fuori. Come se potessero davvero isolarlo addirittura dal mondo esterno. Che teneva ancora la parte superiore a cappuccio di quella che doveva essere una felpa calata sulla testa, e che con la complicità degli interni semi – oscuri dell'abitacolo riusciva a restare una figura vaga ed indefinita, dai contorni appena accennati.

No. Il più forte non si era ancora deciso a far parte della festa.

Per il resto...anche il leopardo, una volta lanciata la frase di avvertimento non aveva detto più una sola parola. Ed aveva preso da subito a seguire l'esempio di tutti i suoi degni compari, rimanendosene in silenzio pressoché tombale.

Clientela difficile, quella sera. Ed alquanto esigente. Ma la cosa, almeno quella, non lo preoccupava minimamente. Perché rappresentava IL SUO PANE.

Costituiva IL SUO PANE QUOTIDIANO, da sempre.

Uno SHOWMAMMAL navigato quale era lui non poteva desiderare altro.

Date a SLICK NICK WILDE una qualsivoglia persona da intortare e lo farete FELICE, signori. Se poi deciderete di giocare al rialzo e di dargli UN INTERO PUBBLICO, beh...meglio ancora. Perché lo farete felice IL DOPPIO.

Alla fine...per truffare non bisogna fare altro che SCEGLIERE UNA PARTE. Per poi...CALARSI COMPLETAMENTE IN ESSA.

Già. Non poteva proprio chiedere di meglio di UNA BELLA PLATEA PRONTA A PENDERE DALLE SUE LABBRA. E se non avevano la benché minima intenzione di pendere...gli avrebbe fatto CAMBIARE BEN PRESTO IDEA. A costo di dare fondo a tutte le sue risorse ed alla sua inventiva.

Quel branco di tangheri non voleva lasciarsi ABBINDOLARE? Credevano davvero di non essere disposti a cascarci? Si stavano SBAGLIANDO, invece. ED ANCHE DI GROSSO, per giunta.

Lo avrebbero fatto. ECCOME se lo avrebbero fatto. Gli dava al massimo DIECI MINUTI, non di più.

Uno spettacolo ben congegnato o una farsa altrettanto riuscita si ottengono quando, al termine della recita, tutti si mettono a ridere o ad applaudire. Oppure entrambe le cose. Ma la RAPPRESENTAZIONE PERFETTA avviene quando parte da una SFIDA. E cioé quando gli astanti o l'uditorio NON CONOSCONO L' ARTISTA CHE SI ESIBISCE. E che adottano quindi un approccio esitante, recalcitrante e poco convinto solo per il fatto che non sanno cosa aspettarsi. Magari partono pure dal presupposto di NON VEDERE L' ORA CHE QUELLA NOIA FINISCA. Si immagini dunque la loro reazione, quando le loro difese si abbassano e decidono finalmente di lasciarsi trasportare e condurre per mano dal comico!

Il loro giubilo si sprigiona cento volte più forte del consueto. Perché é SPONTANEO, e sgorga direttamente DAL CUORE. E DALL' INCONSCIO.

Si verifica una CATARSI. Ed é come venire travolti da UN' ONDA. Un onda IMPETUOSA, a cui non si può resistere, e a cui si rimane AVVINTI.

Uno solo può arrivare ad aver ragione DI CENTO E PIU', in tal modo.

Non vi era molta differenza tra il RECITARE ed il COMBATTERE, dopotutto. E lui era piuttosto abile IN ENTRAMBE LE COSE, ormai.

Riuscire a rigirarsi quella marmaglia costituiva LA CHIAVE. Per costringere IL PEZZO GROSSO ad uscire dal pick – up in cui se ne stava rintanato. E allo scoperto.

Non erano QUELLI, che voleva davvero.

Nick voleva IL CAPO.

 

IL PIU' FORTE, Rosso.

COLPISCI IL PIU' FORTE.

 

Nick fece ondeggiare il proprio capo a destra e a sinistra, quasi come a voler far sfiorare ad ognuna delle orecchie la spalla corrispondente, e facendo scrocchiare i tendini alla base del collo. Poi intrecciò le dita e le stiracchiò allungandole dapprima in avanti, e successivamente verso l'alto.

 

CRICK – CROCK, fece mentalmente.

Ook, prepariamoci. SI VA IN SCENA.

 

“Sono qui” urlò loro, allargando le braccia e rivolgendo quindi le punte delle falangi verso la sua persona. Come a voler rimarcare la propria presenza, nel caso non se ne fossero accorti.

“Chiedo scusa per il ritardo” proseguì. “Piccoli e trascurabili problemi di organizzazione e di logistica. Ma piuttosto fastidiosi. COSE DEL GENERE, sapete com'é. Ma ora, come si suol dire...SONO TUTTO PER VOI. Sappiate però che mi considero UN MAMMIFERO DI MONDO, e voglio avere la buona creanza di dare per scontato che anche voi lo siate, nonostante L' ASPETTO ALQUANTO POCO RACCOMANDABILE. Senza offesa, s'intende. Ma ritengo che le MANIERE CIVILI siano la BASE PORTANTE di qualunque struttura comunicativa. La ritengo una questione di EDUCAZIONE, CORTESIA e RISPETTO RECIPROCO. Perciò...che ne direste di procedere con le DOVUTE PRESENTAZIONI DI RITO, prima di INIZIARE A TIRARCI PER LE ORECCHIE?”

Niente. Nessuna risposta, da parte dei malviventi. Il vento che soffia avrebbe potuto fare più rumore di loro. Ed infatti fu proprio quel che fece, visto che non li si sentiva nemmeno respirare.

Pubblico TOSTO, accidenti. Ma non si scoraggiò di certo. Lo interpretò semplicemente come un chiaro segnale ed invito ad ALZARE IL TIRO.

Buttarla sul SIMPATICO non funzionava? Ottimo. Stava a significare che si poteva iniziare A PROVOCARE.

“Dite un po', gente” gli fece. “Avete mai sentito parlare delle OLIMPIADI ESKIMO – INDIANE? Beh, per quel che mi riguarda siete più che liberissimi di non crederci, ma...sono delle competizioni tra due popoli diversi e confinanti, gli INUIT e i NATIVI, e che si svolgono due volte l'anno all'inizio di ogni equinozio di Primavera e di Autunno. E una delle discipline contemplate consiste proprio nel mettersi uno di fronte all'altro e di mettersi proprio a TIRARE LE ORECCHIE ALL' AVVERSARIO, una volta a testa. Lo ammetto, detto così parrebbe UN' IDIOZIA BELLA E BUONA. E forse lo é pure, ma...AVETE IDEA DI COSA SIGNIFICHI METTERSI A TIRARE LE ORECCHIE A NON SO QUANTI GRADI SOTTO ALLO ZERO? IN MEZZO A TUTTO QUEL GELO? FARA' UN MALE CANIDE, NON LO POSSO NEANCHE IMMAGINARE!! Nonostante le apparenze...é una gara che mette davvero a dura prova le capacità psico – fisiche di un individuo.”

Ancora nulla. Nemmeno stavolta. Forse occorreva provare a PUNZECCHIARLI e a PUNGERLI SUL VIVO UNO ALLA VOLTA, anziché continuare a MIRARE SUUL' INTERO MUCCHIO.

 

E sia, si disse. Tentiamo anche questa.

 

Qualcosa avrebbe dovuto pur funzionare, prima o poi. Da qualche parte si sarebbe dovuto pur cominciare. In caso contrario...che diavolo avevano intenzione di fare, quei ceffi? Rimanersene lì a GIOCARE A FARE LE BELLE STATUINE E A GUARDARSI ADDOSSO, forse?

Avevano in mente da andare avanti ancora per molto, con quella sorta di STALLO VOLONTARIO?

Meglio SMUOVERE LE ACQUE. Ed in fretta, anche.

“Allora?” Li sollecitò. “E' davvero possibile non le abbiate mai sentite nominare? Male, ragazzi. Davvero molto, molto male. Dovreste leggere, anche se a prima vista non mi sembrate affatto i tipi. Se cominciaste a documentarvi, potreste scoprirne davvero delle belle. Persino sul vostro conto. Potreste persino scoprire qualche talento di cui non sapevate assolutamente nulla. Sapete come si dice...se si impara a CONOSCERE, si finisce anche col CONOSCERE SE' STESSI.”

“Tu, ad esempio” buttò lì poi, indicando il panciuto leopardo che, nel frattempo, non aveva mai smesso di tenergli piazzati gli occhi addosso. Come tutti gli altri lestofanti, del resto. Anzi...L' OCCHIO, nel suo caso e a voler essere precisi e puntigliosi sino all'eccesso.

“Si, proprio tu” ribadì, abbassando il dito indice fino al punto del torace in cui il vasto ventre cominciava a gonfiarsi e sporgersi in avanti. “Giusto per tornare sull'argomento espresso in precedenza...con una SILHOUETTE del genere potresti dire la tua nella gara dei MANGIATORI DI MUK – TUK. Secondo me non sfigureresti affatto, dico sul serio.”

Alla faccia dell' ALLUSIONE VELATA. E comunque...la frecciata funziono'. Funzionò alla grande.

L'altro sorrise. E Nick tirò finalmente un sospiro di sollievo. Anche se si limitò a farlo dentro di sé, per non voler dare eccessivo risalto al fatto che si stava preoccupando.

Finalemente una reazione. Almeno da parte di uno di loro.

Non per dire, ma...fino aquel momento aveva avuto l'impressione di aver a che fare con UNA PROCESSIONE DI FRATI CENOBITI DI UN INTERO ORDINE VOTATO AL SILENZIO. O, per usare un paragone più prosaico...UNA RIVENDITA DI PARACARRI.

“Bravo” commentò il grassone. “Davvero divertente. Ti trovo spiritoso. E anche piuttosto buffo. MI PIACE.”

Nick si ritrovò quasi preso in contropiede, da una simile affermazione. Ma decise di tenersi per sé anche quello, e di non darlo a vedere.

“Oh, beh...” fece, ricambiando il sorriso. “Che posso dire...GRAZIE. Grazie davvero. Di solito con le mie battute non faccio ridere nessuno.”

“Sono sincero” ribadì il ghepardo. “Penso che sarai un'ottima VITTIMA SACRIFICALE, per LUI.”

Il sorriso svanì di colpo dal muso della volpe.

“...Prego?” chiese, mentre drizzava le orecchie.

Che diavolo aveva detto, quel tale?

La frase che aveva appena espresso era totalmente fuori contesto e fuori luogo. Ma proprio per questo lo aveva messo in allarme. Gli aveva fatto affiorare alla mente immagini da vecchi film di avventura o dell'orrore, dove sette di pazzi scatenati e vestiti di tuniche tenevano per le mani e per i piedi un poveretto urlante e scalciante, mentre un gran sacerdote alzava sopra di lui un pugnale dalla lama ondulata. Per poi immergerglielo nel petto e cavargli il cuore.

Ma perché diamine se n'era uscito con una cosa del genere? Cosa stava a voler significare?

Le parole che aveva pronunciato il suo interlocutore erano state sufficientemente sibilline da causargli un evidente disagio. Al punto che doveva essergli sfuggito qualcosa. Una smorfia, un'espressione strana, chissà. Fatto sta che l'altro se ne doveva essere accorto. Ed in pieno, anche.

“E sei anche piuttosto SPAVALDO, a quanto posso vedere” lo apostrofò quest'ultimo. “Anche se ti nascondi dietro ad un bel mucchio di FALSA MODESTIA. Bene. Tra non molto scopriremo se il POSSENTE DRAGO é davvero tale o é solo una misera LUCERTOLA.”

Nick era sempre più allibito, a fronte di tali vocaboli.

Draghi? Lucertole?Quello stava alludendo ad esseri viventi estinti DA SECOLI, nel caso dei secondi. E per quel che concerneva la PRIMA CATEGORIA...di esseri su cui non si poteva nemmeno assicurare con certezza che fossero MAI ESISTITI. Al punto che avevano finito col tramutarsi in vere e proprie FIGURE MITICHE. Buone giusto per per le LEGGENDE e per le FAVOLETTE raccontate stretti stretti attorno ad un CAMINO o ad un FOCOLARE.

“Tsk. Spavaldo io?” disse. “Senti un po' chi parla. No, dico. Senti senti da che PULPITO. E visto che stiamo PARLANDO DI PARLARE...”

Doveva proprio essere in vena di GIOCHI DI PAROLE PENOSI, quella sera. Poggiò quindi il palmo sinistro sopra le nocche della mano destra, e le strinse fino a farle scricchiolare un paio di volte-

“...Fossi in te la pianterei con questo tuo fastidioso vezzo di seguitare a farlo TRA I DENTI” continuò, mentre provvedeva a cambiare impugnatura per poi eseguire la stessa manovra fatta in precedenza. Questa volta con la fila di nocche appartenenti alla zampa anteriore opposta. Quella con cui aveva cominciato.

“Ma forse...” lo avvertì, “...una volta che la tua BOCCACCIA se li ritroverà tutti quanti ROTTI, o ne rimarrà addirittura SENZA...chissà, forse non ti verrà più così tanto facile farlo come stai facendo adesso.”

“Tu...tu hai per caso la più pallida idea di chi hai di fronte, volpe?” Lo incalzò il leopardo.. “Ne hai anche solo un sentore? Azzarda un'ipotesi, forza.”

“Non so...” fece Nick, recuperando prontamente la propria nonchalance. “Ad OCCHIO E CROCE o A PRIMA VISTA, come preferisci...direi con un bella carrellata di RESIDUATI DA MANICOMIO.”

Nell'esprimere le due precedenti terminologie di stampo vagamente OFTALMICO aveva pure poggiato una mano sull'orbita che. Con chiaro riferimento a quella che, nel corpaccione del suo antagonista, conteneva il suo occhio ATTUALMENTE GUERCIO.

“Ora...” proseguì, “...personalmente ritengo che gli ISTITUTI DI CURA fossero strutture quantomeno VETUSTE, DECADENTI e MALMESSE. Dove i lungodegenti al loro interno venivano ospitati e tenuti in condizioni a dir poco UMILIANTI E MISEREVOLI. Da come LA VEDO IO...hanno fatto bene a chiuderli. Hanno fatto benissimo. Ma per gente come voi...forse qualcuno lo dovrebbero RIAPRIRE. O almeno...avrebbero dovuto TENERNE OPERATIVI ALMENO UN PAIO. Insomma...siamo onesti. Non si possono lasciare degli INDIVIDUI COME VOI liberi di scorrazzare in giro per la società. SI VEDE BENISSIMO che non conoscete nemmeno le più elementari norme della convivenza. E' troppo pericoloso. Per gli altri ma soprattutto per VOI. Sarete senz'altro d'accordo con me che SI VEDE LONTANO UN MIGLIO ch...”

Si interruppe. Per il semplice fatto che si era accorto che l'altro non stava prestando la benché minima attenzione. Non più. Ne a lui, ne alle sue parole. Non doveva nemmeno aver ascoltato le continue quanto insistite FRECCIATE al suo bulbo oculare che aveva ormai smesso di funzionare correttamente. Se non del tutto.

Il leopardo si era girato verso la portiera di destra del suo stesso pick – up. Quella che si ostinava a rimanersene ancora chiusa, per altrettanto ostinata scelta del suo passeggero.

E non solo. Una delle due donnole era balzata sul tettuccio della vettura che l'aveva accolta ed ospitata fino ad un attimo prima, e stava...

Per quanto fosse incredibile a dirsi...aveva preso a FILMARE.

Proprio così. Stava imbracciando una videocamera digitale, con tutta probabilità rimediata all'interno dell'abitacolo, e la stava puntando proprio nella sua direzione. Il cicalino rosso vivo posto a fianco dell'obiettivo era acceso, segnale fin troppo inequivocabile che stava funzionando a pieno regime.

Quel branco di balordi doveva aver deciso di IMMORTALARE LO SPETTACOLO, a quanto pare. E la volpe immaginò anche per conto DI CHI. Era fin troppo facile, intuirlo.

Bene. Gliene avrebbe fornito uno memorabile, se era davvero ciò che volevano. E se era davvero ciò che desiderava il loro MANDANTE.

Ma ci avrebbe pensato tra poco. Ora c'era da rimanere concentrati, perché...

Perché dopo tutto quell'assembramento di BUFFONI, era giunto il momento del CAPO – PAGLIACCIO.

Esatto. Era il turno del CAPO – CLOWN.

Pochi istanti dopo la portiera di destra si aprì. O, meglio...si spalancò di colpo. Come se si fosse SPAVENTATA. Come se fosse venuta a contatto con qualcosa di ORRIBILE.

Di sicuro a quella gente gli si poteva rimproverare tutto...tranne che non sapessero organizzare UN' ENTRATA AD EFFETTO.

L'incappucciato scese lentamente, con estrema calma, e un passo alla volta finì col piazzarsi davanti al cofano proprio un attimo prima che Nick potesse metterlo bene a fuoco. Ciò non gli impedì comunque di osservarlo attentamente, e di carpire così qualche preziosa ed ulteriore informazione sul suo conto dal punto di vista visivo. Anche se ormai aveva finito, con le battutine.

Almeno per il momento.

A causa degli anabbaglianti spianati non gli riusciva di nuovo di mettere in risalto i particolari, ma per quel che riguardava il resto...era proprio tutto come aveva notato in precedenza.

Il cappuccio che ancora lo celava alla sua vista acuta faceva parte di una felpa del medesimo color rosso sangue delle T – shirts dei suoi scagnozzi. Era senza le maniche, e le braccia che sbucavano dai due monconi frastagliati di stoffa erano ben definite e tornite. Gli enormi muscoli antagonisti guizzavano sotto la luce artificiale, come attraversati da una breve ma consistente tensione elettrica.

Pareva piuttosto sicuro di sé. E sembrava animato da una cauta aggressività che attendeva solo di manifestarsi.

Per lo meno era ciò che il suo comportamento lasciava presagire. Non percepì in pieno le sue intenzioni, ed ebbe di nuovo una sensazione alquanto sgradevole.

Il tizio misterioso sembrava veramente forte.

MOLTO, MOLTO, MOLTO, MOLTO, MOLTO, MOLTO, MOLTO FORTE, a dirla tutta.

Ok. Nessun problema. Poteva gestirla. Dopotutto...com'é che gli aveva sempre detto, il vecchio Butch?

 

Più sono grossi, più fanno rumore quando CADONO.

E tu assicurati che facciano TANTO MA TANTO RUMORE, Rosso.

 

Tempo di scoprire se fosse vero per davvero. E si consenta di sorvolare anche su questo ennesimo, squallidissimo quanto infantile giuochetto di parole.

Non c'era proprio niente da fare. Era decisamente la serata, per sputare baggianate simili. E a quanto pareva...non era solo IL PROTAGONISTA ad essere particolarmente ispirato, in tal senso.

“Ehi, tu” gli fece Nick, sfoderando il più beffardo dei ghigni. “Se hai deciso di PRIVILEGIARCI con la tua ONORATA PRESENZA...immagino sia perché tu voglia AFFRONTARMI DI PERSONA, no? Solo IO E TE, dico bene?”

“Dici bene.” rispose l'incappucciato. Aveva una voce monotona, che contrastava decisamente con le sue dimensioni. Persino rilassante si sarebbe potuto dire. E comunque, era un tono talmente indifferente ed impersonale che risultò più che bastante ad indisporlo ed infastidirlo.

Sembrava...sembrava ANNOIATO. Si, annoiato. Così come sembrava che non lo stesse minimamente tenendo in considerazione. A malapena lo stava guardando, anche se era difficile comprendere in che modo stesse tenendo la testa. Se alzata, abbassata oppure semplicemente dritta.

La felpa che gli copriva torace e spalle era aperta completamente aperta sul davanti, proprio come il giubbotto del leopardo. Che doveva rappresentare a tutti gli effetti IL SUO VICE. Ma anche così...non si riusciva a scorgere eventuali ed ulteriori indizi o illazioni sulla sua corporatura ma sopratutto sulla muscolatura del suo busto. Quella che di norma definisce LA FORZA DI UN INDIVIDUO.

Quel che era certo era il colore del suo pelo, guardando le braccia. Lo stesso del giubbotto dei suoi accoliti, con riflessi bluastri e tendenti allo scuro. A giudicare da quello, e dalla porzione della lunga quanto affusolata coda che gli spuntava da dietro le zampe posteriori doveva trattarsi...

Doveva trattarsi di UNA PANTERA.

UNA PANTERA NERA.

Ma non era certo quel fato, ad impressionare. Quel che risaltava maggiormente era il suo atteggiamento.

Dava proprio l'impressione di uno che, dopo aver rilevato la presenza di un GROSSO INSETTO spiaccicato di botto sul parabrezza ma ancora vivo ed agonizzante...come prima reazione non facesse altro che azionare LAVAVETRI e TERGICRISTALLI, in modo da completare al più presto l'opera.

Non stava badando pressoché A NULLA.

NON GLI STAVA IMPORTANDO DI NULLA. Non doveva esserci niente che giustificasse in qualche modo lo spreco della sua attenzione.

Stava pensando che era tutto INUTILE. Compreso chi aveva di fronte.

COMPRESO LUI.

Proprio una roba da gran CAFONI, davvero.

Nick decise che non gli interessava se quell'armadio fosse davvero più forte di lui.

Decise che gliele avrebbe SUONATE. E a qualunque costo.

Gli avrebbe cacciato via tutta quella boria a suon di pugni.

“Oook” gli fece. “Sentiamo. Con...con chi avrei IL DISONORE, di grazia?”

“Non ti serve a nulla sapere il mio nome.” gli rispose la pantera. “Non ne hai bisogno, visto che stai per MORIRE. Tra non molto di te non rimarrà nemmeno IL RICORDO.”

“Mh. Molto CARINA come presentazione, non c'é che dire” fece la volpe, mettendosi l'indice destro sulla punta del mento ed assumendo una posa riflessiva.

“Oh, beh...non che mi importi, a dirla tutta” proseguì. “Tanto...lo so benissimo che vi ha mandati, a te e ai tuoi scagnozzi. Un certo maiale di mia conoscenza. Sia di nome, di specie che di fatto. Il cui nome mi fa istintivamente pensare ad una MONTAGNA DI QUATTRINI CON UN CUORE PICCOLO COSI'.”

Gli mostrò le prime due dita della zampa anteriore sinistra. Con i polpastrelli piazzati a distanza infinitesimale l'uno dall'altro, a voler rappresentare una quantità a dir poco MISERRIMA. E poi rise.

“Ah, ah, ah!! E tu pensa che ho voluto essere persino di MANICA LARGA, quando ho affermato che un cuore CE LO HA ANCORA. Quel che so di certo é che il caro, vecchio Carrington ha una MONTAGNA DI SOLDI. Ed evidentemente...non si deve essere ancora SCOCCIATO DI BUTTARLI, A QUANTO VEDO.”

L'altro non si scompose minimamente. Nemmeno a sentire il nome del suino.

“Anche se fosse, COSA CAMBIA?” Gli rispose. “NULLA. ASSOLUTAMENTE NIENTE, nel tuo caso. La tua sorte E' SEGNATA. LO E' STATA DAL PRECISO MOMENTO IN CUI SONO SCESO DALLA MIA AUTO. DAL PRECISO MOMENTO IN CUI HO MESSO PIEDE QUI. DAL PRECISO MOMENTO IN CUI HANNO DECISO DI INGAGGIARE ME. Sappi che é ARRIVATA LA TUA ORA. Questo é quanto. Non c'é più bisogno di aggiungere altro.”

“Oh...” fece Nick. “...Deve piacerti proprio RIEMPIRTI LA BOCCA DI PAROLONI, eh? Ci provi gusto, non é vero? Beh...devono essere davvero SQUISITI, allora. E si dà il caso che anche il sottoscritto sia UN AUTENTICO BUONGUSTAIO, in tal senso.”

Gusto, buongustaio...e dagli. Era una fissa, quella sera.

“E comunque...fai bene” lo apostrofò, mentre si dirigeva verso di lui con fare deciso. “Visto che ti piace così tanto, amico...ti conviene approfittarne. Finché CE L' HAI ANCORA, una bocca per poter parlare.”

Avanzò ancora più velocemente. Aveva ritenuto che tanto dovesse valere accorciare sia la distanza che i tempi, andandogli direttamente incontro. Un'altra delle dritte di Butch per sminuire l'ardore e lo spirito combattivo dell'avversario.

Per fargli perdere fiducia.

Aveva proprio ragione, il vecchio rinoceronte rugoso.

Poteva darsi che alcune cose che gli spiegava non le avesse capite da subito, oppure al volo. Ma adesso...adesso tutto stava prendendo pian piano forma. Tutti i pezzi, OGNI SINGOLO PEZZO, stava andando ad incastrarsi al posto giusto.

Così. Senza che dovesse fare alcuno sforzo, a riguardo.

NATURALMENTE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggie stava osservando la scena, completamente attonita.

Avrebbe voluto tanto andare lì, in mezzo a quei due. Al fianco di Nick, soprattutto.

Per dargli manforte, certo. Ma non prima di aver detto, da brava femmina giudiziosa e matura, la sua sul classico quanto ridicolo atteggiamento tipico DEI DUE MASCHI CHE SI CREDONO DOMINANTI QUANDO VENGONO RINCHIUSI DENTRO ALLO STESSO SERRAGLIO.

Che si mettono a STARNAZZARE e ad AGITARE LE ZAMPE ed a BALLARSI INTORNO, mostrando le rispettive LIVREE E COLORI AGGRESSIVI, e gonfiando tutti tronfi ed orgogliosi i loro toraci. E che devono invariabilmente mettersi a fare a PETTATE per una buona mezz'ora almeno, prima di iniziare a muovere mani. Farcendo il tutto con quelli che considerano TERRIBILI SCAMBI DI INSULTI rivolti all'altrui persona, come l'atteggiamento indisponente ed inutilmente rancoroso. O il fatto che il problema di ALITOSI che affligge il concorrente risulta oltremodo peggiorato. Magari perché ha preso la discutibile abitudine di fare i GARGARISMI CON L' ACQUA DELLA FOGNA OGNI MATTINA APPENA ALZATO DAL LETTO.

Avrebbe voluto tanto farlo, almeno per il gran gusto di provvedere a SMONTARE IL LORO ORGOGLIO VIRILE. Per fargliela piantare di giocare a fare i duri. Solo per quello.

Si sarebbe anche accontentata di fare un commento da lì dove si trovava.

Anche solo col pensiero sarebbe andato più che benone. Ma...non le veniva nulla.

Non le riusciva di riflettere, in alcun modo. Quel tizio grosso quanto misterioso la TERRORIZZAVA, ecco la verità.

Si. LE DAVA I BRIVIDI, solamente e vederlo.

Guardò Finnick, sperando che almeno lui contribuisse . Che almeno lui facesse qualche battuta completamente fuori luogo e fuori posto per alleggerire e stemperare la tensione.

Niente. Anche il piccoletto se ne stava rimanendo il totale ed assorto silenzio. E alla pari di lei teneva gli occhietti fissi sul bestione, e non accennava minimamente a volerglieli levare di dosso. Nemmeno per un solo istante. Ma, a differenza sua, non pareva che lo stesse scrutando per valutare le sue capacità o le sue reazioni.

Sembrava piuttosto che stesse...che stesse RIMUGINANDO SU QUALCOSA.

Era come se si stesse sforzando a tutti i costi di voler mettere a fuoco un particolare che fino a quel momento gli era clamorosamente sfuggito. Un piccolo ma significativo dettaglio nascosto in qualche vetusto, polveroso e dimenticato cassetto situato nei neuroni e nei più profondi meandri del proprio passato encefalico, alla voce ARCHIVIO PRATICHE INEVASE.

Proprio come stava facendo il suo socio da qualche minuto. Pur se per tutt'altro motivo, visto che nel suo specifico caso si trattava degli insegnamenti di Pugilato del suo allenatore di fiducia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche la pantera decise di seguire il suo esempio, e gli si avvicinò.

Mentre procedevano l'uno verso l'altro e si facevano sotto, lentamente ma inesorabilmente, Nick poté constatare un altro curioso particolare mano a mano che la distanza reciproca diminuiva. E man mano che, gradatamente, il corpulento felino stava uscendo dal cono di luce e dal raggio di azione dei bianchi fanali appartenenti al mezzo che lo aveva scarrozzato in giro fino ad adesso.

I bicipiti non erano solo torniti. Sarebbe stato alquanto RIDUTTIVO, definirli così.

Erano a dir poco IPERTROFICI. Avevano una circonferenza e delle dimensioni addirittura esagerate. Ed inoltre...vi erano DELLE SCRITTE, sopra.

Messe in verticale e con il senso di lettura dall'alto verso il basso avevano un aspetto alquanto rozzo e si presentavano in stampatello maiuscolo, entrambe di colore bianco. Quel pazzo doveva essersele fatte realizzare lettera dopo lettera con un AEROGRAFO. E a VERNICE INDELEBILE.

DEATH.

DESTRUCTION.

La prima su quello di sinistra, la seconda su quello di destra. E le medesime, di dimensioni più minuscole al punto da poter passare per una versione ridotta e miniaturizzata delle precedenti, le si poteva notare mentre spuntavano da sopra le nocche corrispondenti. Sistemate in orizzontale, questa volta.

MORTE E DISTRUZIONE. E sia le sue braccia che le sue mani dovevano essere gli attrezzi adibiti a tali scopi, ognuno col suo ruolo ben preciso e determinato. Quei due termini, piazzati lì quasi a voler rappresentare una SPIETATA SENTENZA, rappresentavano una CHIARA DICHIARAZIONE DI INTENTI.

FIN TROPPO CHIARA. Volevano simboleggiare il destino del malcapitato su cui avrebbe deciso di abbatterle.

Deglutì.

Calma. Non era il caso di allarmarsi. E di trarre conclusioni affrettate. Dopotutto...poteva essere solo TUTTA SCENA, no?

PIU' SONO GROSSI...PIU' FANNO RUMORE QUANDO CADONO.

Facile a dirsi, dannazione. Ma non doveva dimenticarselo. Anche se, a fronte di una simile scena, risultava alquanto facile farselo passare di mente.

Ma non poteva. Non gli era RIMASTO ALTRO, per evitare di TELARE E DI MOLLARE TUTTO.

Il bestione gli si fermò a pochi passi di distanza, riprendendo a parlare. Sempre con lo stesso timbro di voce. Svogliato e monocorde.

“Ora te la metterò giù semplice.” gli annunciò. “E ti dirò brevemente come andranno le cose. Adesso io e te combatteremo. Nel senso che io inizierò a colpirti e tu non potrai far altro che prenderle. E sappi che, una volta che avrò iniziato...NON SMETTERO' FINO A QUANDO TU NON AVRAI CESSATO DI RESPIRARE. FINO A QUANDO DI TE NON SARA' AVANZATO PIU' NULLA. NEMMENO IL PIU' MICROSCOPICO BRANDELLO DI CARNE E LA PIU' PICCOLA GOCCIA DI SANGUE PROVENIENTE DAL TUO CORPO. Potrai tentare di ribattere, di reagire, di difenderti...ma sarà DEL TUTTO INUTILE. Potrai resistere QUALCHE MINUTO, o anche MEZZ' ORA. Al massimo POCO PIU' DI UN' ORA, se sarai abbastanza abile e fortunato. Ma ti avverto. In questo modo otterrai solo di SOFFRIRE PIU' A LUNGO. Ed il risultato NON CAMBIERA', IN NESSUN CASO. Perché alla fine...inizierai a STANCARTI. Finirai con L' ESAURIRE LE ENERGIE, prima poi. Comincerai a diventare LENTO, DEBOLE, IMPRECISO. Mentre io NON MI FERMO. NON PERDO LE FORZE. NON MOLLO. E NON MI ARRENDO. E sarà proprio a quel punto che tu...MORIRAI. E nel caso tu decida di DARTELA A GAMBE, ad un certo punto...ti informo che HO GIA' FIUTATO E MEMORIZZATO IL TUO ODORE. Ora che lo conosco , saprò sempre dove scovarti. E non sperare di farla franca, perché sono PARECCHIO PIU' VELOCE E RAPIDO DI TE. Puoi provare a FUGGIRE, ma non puoi NASCONDERTI. NON ESISTE PIU' UN POSTO DOVE TU POSSA RIUSCIRE A FARLO. E anche ammesso che tu ci riesca...sappi che inizierò a MASSACRARE TUTTI QUELLI CHE MI CAPITERANNO A TIRO, fino a che non ti avrò COSTRETTO A TORNARE.INDIETRO. NON SI PUO' PATTEGGIARE, CON ME. E NON SI PUO' NEMMENO PARLARE O RAGIONARE, UNA VOLTA CHE SONO ENTRATO IN AZIONE. NON CONOSCO NE' PIETA', NE' RIMORSO. Devi sapere che quando ho individuato una preda, LA MIA PREDA...NON ME LA LASCIO PIU' SCAPPARE. E non mi blocco più fino a che non l'ho UCCISA CON LE MIE STESSE ZAMPE.”

Nick si arrestò a sua volta, a quelle parole allucinanti. Fece tanto d'occhi.

Non ci poteva credere. Era semplicemente pazzesco.

“Aspetta un attimo” gli disse, inclinando il collo leggermente di lato ed assumendo un espressione che stava tra lo stupito ed il perplesso. A dirla tutta provava SGOMENTO, ma non gli sembrava fosse il caso di farlo trapelare.

MAI RIVELARE I PROPRI PUNTI DEBOLI, amava dire sia lui che un certo tale che gli aveva fatto da tutore.

Punto per Finn.

“No, aspetta...” continuò. “...Solo un attimo. Fammi capire. Ma fammi CAPIRE BENE. Mi stai dicendo...mi hai appena detto che MI AMMAZZERAI e che farei meglio a FARMENE UNA RAGIONE e a RASSEGNARMI? E questo quello che intendi dire? Ho capito bene?”

“Lo hai CAPITO BENISSIMO, quello che intendo dire.” tagliò corto l'altro.

“Ah, é così?” Gli rispose prontamente Nick. “Beh...sai quel che ti dico, bello? SCORDATELO. TE LO PUOI SCORDARE, mi hai sentito? LEVATELO COMPLETAMENTE DALLA TESTA, E' CHIARO?!”

“Sai...” gli confidò subito dopo. “In tutta onestà voglio rivelarti una cosa. Nel corso della mia vita ne ho incontrati tanti, di STRAMBOIDI. Ma proprio TANTI. Al punto che potrei scriverci un libro, o un trattato medico. E sarebbe UN BEST – SELLER, credimi. E ti assicuro che non ci crederai, ma...la maggior parte erano MOLTO, MA MOLTO PEGGIO DI TE. Ma tu...tu SEI IL PRIMO CHE STA RIUSCENDO A DARMI VERAMENTE SUI NERVI. Congratulazioni. Consideralo UN RECORD. UN ASSOLUTO PRIMATO. Non é da tutti.”

L'altro non fece una sola piega.

“Mmh...ma guarda un pò” gli fece la volpe. “Di botto, da gran chiacchierone che eri ti sei fatto di poche parole, eh? Della serie...IO TI SPIEZZO IN DUE, proprio! I MUST BREAK YOU, dico bene? A quanto pare...ti devi essere messo in testa di volermi PESTARE DI SANTA RAGIONE, amico? Beh...non posso che dirti una cosa. PROVACI, BELLO. Non hai che da tentarci. E non mi devi venire a cercare. SONO QUI, MI VEDI. MI HAI DAVANTI AGLI OCCHI. Provaci. E stiamo a vedere se ci riesci. Perché prima...MI DEVI RIUSCIRE A PRENDERE. ED AUGURATI DI FARLO PRIMA CHE TI BECCHI IO. Ma fino a che andrai avanti a CIARLARE e basta...non porterai a casa questo gran risultato. FATTI AVANTI, forza. Sono qui che ti aspetto.”

Mentre discorrevano, i due erano arrivati alla perfetta DISTANZA DI COLPO. AI LIMITI DI QUELLA CORTA, in pieno raggio di CORPO A CORPO.

Ed infatti la cosa terminò lì. Quelle furono le loro ultime parole, quelle che diedero la conclusione al discorso.

Stop. Basta. Finito. Non vi era bisogno di aggiungere altro. Non con LE FRASI O LA LINGUA, almeno. Ma con i pugni, i nervi, i tendini, i muscoli, la carne e le ossa. Ed IL SANGUE, naturalmente. Facendoli SCORRERE, SCONTRARE, INCROCIARE E MISCHIARE tra loro.

Partirono entrambi all'attacco.

L'incappucciato sferro un pugno, piuttosto lento. Nick lo evitò senza smettere di avanzargli contro. Gli fu sufficiente schivare di tronco, piegandosi leggermente sulla ginocchia ed abbassando il busto per poi rialzarlo di scatto, con un movimento che poteva ricordare un'onda. Fece poi un ultimo mezzo passo di lato, in obliquo e verso sinistra, e lo centrò con un diretto destro al fegato.

Un colpo d'incontro, in piena regola e realizzato ad arte. Il suo marchio di fabbrica, ormai. Ma, questa volta...

Questa volta non era accaduto nulla. Il tipo non si era piegato in due. Non si era accasciato o inarcato in avanti, in preda ad un dolore fulminante. Niente di niente.

Il dolore se mai, lo aveva sentito Nick. Al polso, immediatamente in seguito all'impatto.

“Ow...”

Fece una smorfia di disappunto, mentre si era messo ad agitare vorticosamente la mano per disperdere le fitte. Il tutto con un atroce dubbio che aveva finito con l'insinuarglisi nella testa. E cioé che quel dannato gli avesse slogato la mano. Pregò che non fosse così.

Afferrò il polso con la mano opposta, stringendolo forte, e fece una serie di movimenti circolare piuttosto ampi ed al contempo veloci, in entrambe le direzioni consentite.

Sembrava a posto. Sia le ossa che le giunture parevano intatte.

L'aveva scampata, anche se di poco. Meno male. Ma da ora in poi avrebbe dovuto stare attento. MOLTO ATTENTO. E scegliere con cura il suo bersaglio.

Guardò il suo avversario che, per contro, si limitava ad osservarlo impassibile. Forse la puntura di una zanzara lo avrebbe infastidito di più.

Nick aveva percepito una strana sensazione, al momento del contatto tra le sue nocche ed il corpo di quello. Gli era sembrato che i muscoli di quel bestione avessero assorbito la potenza del suo attacco, per poi disperderla.

Come se avesse colpito un blocco di gomma dura. Glielo aveva rimbalzato e rimandato indietro. Forse avrebbe potuto fare danni maggiori ad un statua di marmo. Un pezzo di cemento ne avrebbe risentito di più.

Ma, fortunatamente...il bello di certe discipline e che non ti lasciano MAI a zampe vuote. Ti rimane sempre qualcosa, con cui combattere. E ti lasciano sempre qualche soluzione alternativa. Così come esistono altrettanti modi per demolire un edificio e raderlo al suolo.

Ci sono punti del corpo che NON SI POSSONO INDURIRE, per quanto ci si possa addestrare ed allenare. E mediante i quali é possibile spegnere le lampadine anche ad un colosso. Per poi mandarlo a nanna in men che non si dica.

La pantera lanciò quindi una sorta di largo gancio tentando di artigliarlo. Nick fece un balzo all'indietro, mettendo la gamba sinistra in posizione arretrata.

Aveva cambiato guarda, mettendosi sulla mancina. Doveva dare i tempo al suo braccio più forte di riprendersi dalla botta. In questo modo il suo braccio sinistro avrebbe potuto contare sull'intero peso del corpo, ed aumentare la propria forza.

Sfruttò l'attimo e la breccia creatasi, passando in mezzo e compiendo subito un salto in avanti e verso l'alto.

 

Ok, si disse. Le fondamenta sono troppo toste. Meglio passare subito al sodo.

Proviamo direttamente al PRIMO PIANO, e vediamo che succede.

 

Lo raggiunse con un altro diretto incrociato, questa volta in pieno muso. Ed anche questa volta non gli aveva fatto pressoché nulla.

L'unico a spostarsi fu il cappuccio che lo nascondeva, che per effetto della mazzata scivolò all'indietro e verso il basso, toccando il terreno e rivelando così sia il suo aspetto che le sue fattezze.

Ora non vi potevano essere più dubbi, né in merito né di sorta.

Era davvero una pantera nera. Ma non era certo quello, il particolare a destare maggior scalpore. E sconcerto.

Faceva davvero impressione. Di più...SPAVENTO.

Il suo corpo era interamente costellato di cicatrici tra le più disparate. Ve n'erano di ogni foggia, forma e natura. Alcune corte e piccole, altre lunghe ed enormi. A forma di mezzaluna, diritte oppure sbilenche. Sopra ed intorno ad esse non vi era più una sola ciocca di pelliccia: porzioni, brandelli, isole di nuda epidermide sbucavano e spuntavano tra quel che rimaneva del suo manto. Pelle talmente secca, bruna e brulla da sembrare PURA CROSTA. Quasi come se quelle ferite non gli fossero nemmeno guarite del tutto. O che non si fosse nemmeno preso la briga ed il disturbo di curarsele, disinfettarsele e curarsele a dovere.

Era uno spettacolo davvero ripugnante. Causava veramente RIBREZZO.

Sembrava l'avesse INGOIATO UN GIGANTE, per poi masticarlo e risputarlo fuori. Come il ciclope Polifemo con gli sventurati compagni di viaggio di un tale Ulisse. Uno che si godeva il viaggio e che non aveva alcuna fretta di tornare a casa dalla moglie e dal figlio, a costo di rimetterci l'intera truppa tra peripezie assortite.

Doveva aver sostenuto decine, centinaia di combattimenti. Probabilmente mortali. Ma ciò non bastava a spiegare un simile scempio.

Due, in particolare, erano quelle che risaltavano maggiormente. Una gli attraversava l'intero busto dalla spalla sinistra fino all'anca destra. Quattro solchi causati da altrettante unghie, affilate e taglienti come rasoi. Che doveva avergli inflitto qualche predatore ancora più grosso, imponente, forte e feroce di lui.

L'altra, invece...pareva la versione miniaturizzata e speculare della precedente. Altre quattro fenditure che gli attraversavano trasversalmente il volto, e che questa volta gli partivano tra la tempia destra e la parte vicina della fronte fino alla mascella, sul lato opposto. A giudicare dallo stile, si poteva giurare che l'autore fosse il medesimo di quella mirabile opera d'arte che gli era stata realizzata ad altezza torace.

Chiunque fosse stato a fargliela...doveva aver evidentemente ritenuto di non essersi spiegato abbastanza bene. Ed aveva deciso di infierire ulteriormente sul suo corpo.

Così. Giusto per ribadire il concetto. Giusto per stare sicuri che avesse IMPARATO COME SI DEVE LA LEZIONE.

Gli occhi erano giallognoli, con due iridi di differente colore. Nero il destro ed indaco sporco il sinistro. Ma vedendo il tragitto compiuto da quell'orrido ricamo che gli scavava la faccia, e considerando che la traiettoria che percorreva finiva per pigliare dentro anche la palpebra...era piuttosto facile intuire che, almeno in principio, dovevano avere entrambi la stessa tonalità.

Doveva essere così. Il sinistro, almeno all'inizio, doveva avere la stessa sfumatura del vicino collega. Così come si capiva che doveva aver subito una REPENTINA DECOLORAZIONE, in seguito al trauma ricevuto. Una decolorazione di tipo PERMANENTE.

Chi lo aveva sfregiato a quella maniera doveva avergli preso dentro anche l'occhio, facendogli fuoriuscire un bel po' di liquido dalla cornea e rendendolo sicuramente mezzo cieco per un bel pezzo.

La pantera ondeggiò il collo da un lato e poi dall'altro, come se niente fosse. Proprio come aveva fatto la volpe all'inizio. Chissà...forse lo aveva visto, e se n'era ben ricordato. E adesso aveva preso pure a scimmiottarlo. Ma con quell'espressione impassibile che teneva...era difficile interpretare sia le sue mosse che i suoi pensieri.

“Se é davvero tutto qui...” gli annunciò, “...se questo é il massimo che puoi riuscire a a fare, e a FARMI...allora preparati a diventare CARNE MORTA.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Oh, MADRE DE DIOS...” esclamò Finnick non appena vide il suo volto, ormai interamente scoperto.

Si mise una mano davanti alla bocca, mentre mormorava e scuoteva la testa. Come a non voler fare vedere e capire quel che stava bofonchiando. Probabilmente scongiuri.

Era davvero sconvolto.

“Madre de Dios...” ripeté, come in una litania. “Lo sapevo, maldiciòn...me lo sentivo, que era LUI, ma...NO PUEDE!! Non può essere... NO ES POSIBLE, NON E' POSSIBILE!! Decevano que era MUERTO, dicevano que era MORTO!! ERO SEGURO QUE LO FOSSE!! DOVEVA ESSERE MORTO!! Non può essere...m – ma como...como es? COMO ES POSIBLE?! COME E' POSSIBILE?! Non può essere...non può essere...”

“Finn!!” Fece Maggie, avvicinandoglisi. “T – tu...tu LO CONOSCI?!”

Il tappo non rispondeva. Pareva non udirla nemmeno. Continuava solo a ribadire meccanicamente e a macchinetta, come un ossesso, gli stessi concetti espressi un attimo prima.

“No es posible...non può essere vero...”

La daina perse la pazienza e si abbassò, afferrandolo al girocollo della T – shirt con un braccio e tirandogli il muso a poca distanza dal suo.

“Rispondimi, quando ti parlo!!” Gli gridò. “Sei PREGATO di farlo, intesi?! LO CONOSCI, SI O NO?!”

Il fennec la osservò con occhi spiritati. Poi, approfittando del fatto che si trovava in prossimità, la agguantò a sua volta per il bavero ma con entrambe le zampine anteriori e la fissò dritta dritta nelle pupille nocciola.

“MA NON CAPISCI, MAGDA?!” Le disse. “QUELLO...QUELLO E' ZED!!”

“...Chi?!” fece lei, incredula.

Ma lui non aveva replicato più nulla. Se ne era rimasto muto, in completo e totale silenzio.

Anche la vice, notandolo così, sgranò gli occhi.

“Finn, ma t- tu...tu stai TREMANDO, per caso?” Gli chiese, attonita.

Non lo aveva mai visto ridotto a quel modo, ed in quello stato. Gli aveva sempre dato l'impressione che NESSUN MAMMIFERO ESISTENTE SULLA FACCIA DELLA TERRA potesse generargli paura o timore. E invece...

“Esta vuelta el mio socio é finito davvero NELLE ROGNE” si limitò a rispondere la piccola volpe dalle grandi orecchie, riprendendo a scuotere sconsolato il capo mentre i brividi lo scuotevano ripetutamente.

“Cosa...che cosa intendi dir...” gli fece ancora Maggie, ma si bloccò all'istante.

Non gli riusciva di proseguire, con i quesiti.

Sul serio, non lo aveva mai visto così da quando, se per disgrazia o per fortuna ancora non era chiaro, lo aveva conosciuto ed aveva cominciato ad averci a che fare tutti i giorni.

Era SBIANCATO. Di colpo e per intero. Persino il suo pelo appariva più chiaro del consueto.

Gli si era IMPALLIDITO persino quello.

“Il mio socio é nelle rogne” ribadì. “Nelle ROGNE SERIE, questa volta. FINO AL COLLO.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick, di fronte a quello spettacolo a dir poco inquietante, non sapeva davvero che fare. Tranne che una cosa.

Buttarla in BURLA. Almeno avrebbe contribuito a farla vedere MENO NERA. Meno nera di come appariva. O di come realmente doveva essere.

Forse.

Come da sempre insegna la legge della strada, ma non solo quella...quando ti ritrovi in una situazione senza via di uscita e non puoi proprio fare più nulla per evitarla...vai avanti ed affrontala A TESTA ALTA. E non scordarti mai...

Non dimenticarti mai di SORRIDERE.

Perché C' E' SEMPRE UNA VIA DI USCITA. Se non davanti, o intorno, o fuori di te...allora devi provare a guardare DENTRO. A GUARDARTI DENTRO.

Perché se non la trovi al di fuori...non può che trovarsi NELLA DIREZIONE OPPOSTA E CONTRARIA.

DENTRO DI NOI, per l'appunto.

 

E' solo UN ALTRO MIGLIO, Nick.

Un miglio in più.

Solo UN ALTRO MIGLIO IN PIU'.

Và avanti, Nick. E senza paura.

Avanti, Nick. SEMPRE AVANTI.

SENZA VOLTARTI MAI.

Seguimi, Nick. CORAGGIO.

 

Aveva ragione lei. Aveva SEMPRE avuto ragione lei. Su tutto.

Carotina vedeva sempre più lungo di chiunque altro. E più lontano.

“Wow, davvero UN BEL COMPLETINO...” commentò ironico all'indirizzo del suo contendente, puntandogli il dito contro. “Me lo dici, IL NOME DEL TUO SARTO? Giusto per sapere QUALE DEVO EVITARE, la prossima volta che decido di farmi UN VESTITO NUOVO. Sai com'é...non ci tengo a RITROVARMI NELLE TUE STESSE CONDIZIONI...”

Fece per farsi sotto nuovamente, ma Zed lo bloccò con un solo gesto della mano.

“Un attimo.” proclamò.

Detto questo, da quella stessa mano alzò l'indice e, dopo averlo osservato per qualche istante, da esso fece fuoriuscire la punta dell'artiglio. Poi...

Poi se lo rivolse contro sé stesso, immergendolo in uno degli sfregi del torso, all'altezza del pettorale sinistro. Lo ripercorse per intero, dall'inizio alla fine, e durante tutta l'operazione non emise un solo fiato. E neanche un gemito. E nemmeno il più minuscolo sospiro.

Non aveva provato NULLA.

Non appena il dito fuoriuscì, fu possibile vedere la ferita. Era un foro NETTO, E PULITO. Non una goccia di sangue era fuoriuscita dallo squarcio che aveva appena riaperto. Ci si poteva vedere DENTRO ed ATTRAVERSO, in quella fenditura. Scorgerne i vari tessuti e fasci di fibre rossastre.

A Nick la cosa in questione riuscì ancora più facile grazie alla sua eccellente vista notturna. PURTROPPO PER lui, si sarebbe potuto aggiungere. Perché diede CORPO e SOSTANZA alle sue previsioni più nefaste.

Le sue peggiori previsioni avevano avuto piena conferma.

Doveva aver combattuto tanto, quel tizio. Ma nemmeno UN MILIONE DI AVVERSARI INFEROCITI poteva giustificare un simile semi – distruzione di un organismo, anche se solo a livello puramente epidermico.

La maggior parte di quella roba...se la doveva essere PROCURATA AUTONOMAMENTE.

DI PROPRIA VOLONTA'.

Se le doveva essere AUTO – INFLITTE. DA SOLO. PER CONTO SUO.

E lo stesso discorso valeva per le scritte sulle braccia e sulle mani. ANCHE QUELLI.

Anche quelli ERANO TAGLI. Tagli i cui rilievi, una volta rinchiusi e seccati, erano stati ricoperti di tempera fino ad ottenere quei macabri messaggi.

Ma per quale motivo?

Forse...per DE – SENSIBILIZZARE IL CORPO AL DOLORE. Per trasformarlo in una SCORZA DURA ed INSENSIBILE, che non era in grado di provare PIU' NIENTE.

Certo...occorreva una costanza davvero FUORI DAL COMUNE, per giungere ad un simile risultato.

Di più. Qui si trattava di OSSESSIONE.

OSSESSIONE PURA.

Vi era solo un dubbio, ancora.

E cioé quanto tempo doveva averci messo.

Quanto tempo doveva aver impiegato quel MANIACO per conciare il suo corpo a quella maniera.

Preferiva non saperlo. Non voleva ASSOLUTAMENTE SAPERLO.

La voce dello squilibrato in questione lo distolse dai suoi foschi pensieri.

“Ecco fatto.” gli disse. “Il PRIMO SANGUE é tuo. Dato che con la tua RIDICOLA ABILITA' non sarai mai in grado di procurarmi dei DANNI SERI...ho provveduto io. Ti ho voluto ugualmente RENDERE ONORE, nonostante la palese distanza che ci separa. Nonostante la tua PIU' CHE EVIDENTE INFERIORITA'. Accettalo come un SEGNO DI RISPETTO DA PARTE MIA. E adesso, con questo...ho aggiunto UN NUOVO TROFEO ALLA MIA COLLEZIONE.”

“Ora possiamo cominciare.” aggiunse. “E non mi fermerò più fino a che non ti avrò RIDOTTO A BRANDELLI. Preparati.”

“Ehm, senti...” rispose la volpe. “...Non per sbilanciarmi, ma...devi aver avuto UN' INFANZIA BEN PEGGIORE DELLA MIA, mi sa. Di che cosa TI DEVI PUNIRE, di grazia? Non so cosa ti sia capitato di preciso, per aver deciso di agire così e di conciarti in quella maniera. Ma...che ne diresti di PARLARNE, frattanto che saremo impegnati a PRENDERCI A SVENTOLE A VICENDA? Ti posso promettere che MANTERRO' IL SEGRETO. NON SPICCICHERO' UNA SOLA PAROLA, a tal proposito. Ti giuro sin da ora che rimarrà un faccenda STRETTAMENTE PERSONALE. TRA NOI TRE. Tra ME, TE...e LO SPECIALISTA DI PSICHIATRIA CRIMINALE CHE AVRA' LA SCALOGNA DI AVER A CHE FARE CON TE. LO STRIZZACERVELLI DEL CARCERE DOVE LE AUTORITA' COMPETENTI DECIDERANNO DI SPEDIRTI DOPO AVERTI PRESO IN CONSEGNA, UNA VOLTA CHE TI AVRO' ARRESTATO.”

La pantera non commentò più, e riprese ad avanzare.

Gli si fece di nuovo addosso nel tentativo di afferrarlo ma Nick, con un rapido spostamento a semicerchio, lo evitò ancora e gli piombò alle spalle dove provò un gancio basso di destro ai reni rimasti sguarniti.

Ormai la sua mano prediletta aveva riottenuto la piena funzionalità e potenza. La portò fin dietro la testa e sferrò l'attacco. Ma...

Ma proprio un attimo prima che riuscisse a metterlo a segno, accadde una cosa inaspettata. Che non aveva minimamente calcolato.

Zed, mediante una fulminea rotazione su sé stesso di centoottanta gradi esatti, gli si era piazzato proprio di fronte.

A momenti non se ne era nemmeno accorto. Era dotato di una velocità impressionante, a dispetto della stazza.

Gli ghermì e gli afferrò saldamente l'avambraccio, appena sopra al polso.

Pareva...no, era sicuramente peggio di una morsa di ferro. Nick iniziò a divincolarsi nel disperato tentativo di sgusciare e liberarsi, ma non vi riuscì. Non vi era verso di farlo.

“Troppo tardi.” Sentenziò il bestione. “L'hai avuta. Ti ho dato UNA CHANCE, e hai fallito. Non sperare che te ne conceda un'altra. Ora TOCCA A ME.”

Sollevò la volpe di peso, CON UN SOLO BRACCIO. Per poi SCAGLIARLA IN ARIA E VERSO L'ALTO, oltre le sue spalle.

“AAAAHH!!”

Nick emise un grido soffocato.

Attraversò in volo l'intero piazzale ed atterrò di schiena sul cofano di una station – wagon piazzata sul versante opposto, al seguito di una serie di ribaltamenti su sé stesso mezzi scomposti. Che non gli sarebbero valsi neanche la stiracchiata sufficienza da parte della più scalcinata giuria messa a valutare una gara dilettantistica di tuffi dal trampolino.

Lo schianto fu a dir poco terrificante. Subito dopo il rumore metallico partì la sirena dell'antifurto.

Quell'assordante frastuono lo costrinse a rimanere cosciente.

Scosse violentemente il capo per un paio di volte, come a voler riprendere lucidità il più in fretta possibile, ed aprì gli occhi. Giusto in tempo per rendersi conto, con estremo terrore, di avere la sagoma gigantesca di Zed proprio sopra la sua.

Era su di lui, con il pugno destro alzato come un martello in procinto di abbattersi e ridurre in frantumi. Qualunque cosa si trovasse sotto alla sua portata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Dopo un mese esatto dalla pubblicazione.

Prima di tutto, un doveroso quanto sentito GRAZIE. A tutti quanti.

Avevo detto che mi sarebbe piaciuto molto, in vista del terzo anniversario della pubblicazione della mia long, raggiungere le 500 recensioni.

Sarebbe stato davvero un regalo gradito. E molto, anche.

Beh, che dire se non...DETTO, FATTO!!

Ed in men che non si dica.

Grazie davvero. A tutti. Mi avete reso felice.

E adesso? Quale sarà il prossimo traguardo?

Beh, io direi...ARRIVARE A MILLE RECENSIONI, forse?

Beh...perché no? La storia é ancora bella lunga. Ci si può provare.

Intanto...mi accontento.

Ma ora occupiamoci del tema del giorno. Del tema portante di questo episodio.

ZED.

E' arrivato, finalmente.

Lo abbiamo atteso, temuto capitolo dopo capitolo (un po' come Thanos con gli Avengers, ma ne riparleremo) e adesso...eccolo qui.

Pensate che, almeno all'inizio, questo avrebbe dovuto essere l'ottava puntata di Hell's Fangs. Ed invece...ho preferito chiudere e ricominciare con una nuova parte.

Un po' perché stava davvero diventando troppo lunga, eravamo già a sette. La più lunga che abbia mai fatto. E come dice il proverbio...se tieni lo stesso pesce troppo a lungo, anche in freezer...inevitabilmente finirà col PUZZARE.

Ho preferito quindi tirare una riga e re – iniziare da capo. Anche se...di norma, alla fine di una parte, nel mio racconto quando si restarta (marò, che termine astruso...però ci sta, dai) con un nuovo episodio si cambia totalmente scena e posto. Invece qui...i nostri personaggi riprendono esattamente da dove li avevamo lasciati.

E' la prima volta che opto per una decisione simile. Spero non crei confusione.

Ma c'era un altro motivo. Ho preferito fare così così anche per dare maggior risalto all'entrata in scena di quello che, nel bene e nel male (ma soprattutto nel male) sarà un elemento chiave per lo sviluppo della storia.

Qui, ragazzi...abbiamo un CATTIVO VERO. E COI CONTROCAZZI (scusate il termine). Mica come Carrington, che é buono solo a tramare e a sputare rancore. Ma che sotto sotto é un codardo e non ha il fegato di tentare niente, almeno di suo.

Sì, lo ammetto. Zed é uno PSICOPATICO, senza tanti giri di parole.

Sembra uscito dritto dritto da uno Slasher. Dal peggiore dei film horror.

Ma, come dicevo...adesso non é il momento di parlarne. Almeno da parte mia. Le mie impressioni me le tengo per quando sarà finita questa battaglia. Ne riparlerò quando la notte sarà giunta al termine. Anche se, viste le premesse...ha tutta l'aria di essere sul punto di tramutarsi in un autentico MASSACRO. PER NICK.

Temo che stavolta ne uscirà davvero male...

Ma ciò, naturalmente...non vale per voi, ragazzi. Ditemi cosa ne pensate, di questa new – entry. Non abbiate timore, che sono davvero curioso di sentire il vostro parere.

Proseguiamo con l'angolo della colonna sonora:

Dal momento in cui Zed scende dalla macchina in poi, sparatevi a palla e a nastro POISON del leggendario Alice Cooper (NON SONO DEGNO! NON SONO DEEGNO!!).

E veniamo al consueto angolo dei ringraziamenti, prima di chiudere.

Un grazie di cuore a hera85, zamy88, Devilangel476, Plando, Sir Joseph Conrard, Lord_Fener e DANYDHALIA per le recensioni all'ultimo capitolo.

Poi ad amy_lee91 per le recensioni ai capitoli 44 e 45. E complimenti per SECRETS, mi é piaciuta molto.

E anche ad EnZo89 per le recensioni ai capitoli 55 e 56. Ed anche a lui...complimenti per COPS. Promette davvero bene. Semplice e veloce da leggere, ma molto coinvolgente.

Da una parte lo invidio. Non mi riesce di scrivere short e drabble, al momento. Ogni cosa su cui mi ci metto...finisce sempre per diventare una pappardella.

Si vede che é un momento così. Pazienza.

Ed infine...un grazie al collega della “vecchia guardia” Freez shad per la recensione al capitolo 47.

Bene, credo di aver messo tutti.

E, come sempre...un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

So di essere ripetitivo, con questa frase...ma ormai ho deciso che la metterò sempre. Ho l'impressione che mi porti buon auspicio! D'altra parte...dicono che é la COSTANZA, la chiave di tutte le cose. Mai cambiare le buone abitudini.

Grazie a tutti, di nuovo. E...alla prossima!!

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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