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Autore: Saturn_moon    03/05/2019    0 recensioni
Questa storia parla di Sailor Saturn e Sailor Pluto, in ambienti e momenti privo di collegamenti tra loro.
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Sussurrai allungando una mano verso di lei ed allo stesso tempo al vento, come se un'altra, la sua, potesse toccare di nuovo la mia, ma ovviamente l'unica cosa che strinse fu l'impalpabile aria, il niente, lei non aveva mosso la sua verso la mia, non sarebbe stata compassionevole. Non si poteva afferrare il vento, e lei era tale. Era il vento della passione, dell'amore che mi aveva scaldata fino a quel momento. Scesi dalla macchina, mentre le prime gocce d'acqua bagnavano il mio volto ed assieme alle lacrime il primo incerto passo, il secondo, il terzo, acquistai sempre più sicurezza, correndo via, allontanandomi da lei, da quella mano che mai più avrei toccato.
Un suo grido, un urlato dove vai, ma senza il coraggio di seguirmi, o forse non le importava nemmeno, non mi aveva mai seguita dopo un litigio, mai era venuta a riprendermi, forse solo una volta mi aveva stretta a se, impedendomi di
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Hotaru/Ottavia, Setsuna/Sidia
Note: AU | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Un piccolo viaggio
una nuova esperienza
l'andare a trovare un amico.

Non avevo idea
che sarei caduta vittima
di occhi cosi luminosi
da spegnere il mio personale inferno.


 

Ero seduta sull'autobus, diretta al piccolo appartamento di periferia in cui Re Endimion si rifugiava nei periodi in cui voleva stare da solo, in cui poteva essere, senza conseguenze, solo ciò che era in realtà lui era, un ragazzo.
In quell'occasione però, aveva deciso, di non rimanerci del tutto in solitudine , infatti con lui c'era una giovane ragazza che poco tempo prima mi aveva presentato come una delle sue più care amiche, nonché, ex ragazza con cui era stato per anni, prima di conoscere Serenity.
Una volta scesa dal bus, mi ritrovai di fronte il mio migliore amico che subito abbracciai, senza alcuna esitazione ed esclamando con entusiasmo:
<< Ho intenzione di farti i pancake! Ho portato la nutella da un chilo, però dobbiamo comprare il resto, non mi andava di portarli fin qui in borsa. >>
<< Pancake? Per me? >>
<< Ovviamente! Su andiamo al supermercato, ricordo ce ne sia uno qui vicino! >>

Sapevo fosse un periodo duro per il giovane al mio fianco, ed ero davvero preoccupata per Lui, volevo aiutarlo ed essergli vicina, e cercare di risollevargli il morale per quanto possibile, magari un dolce avrebbe potuto aiutare, giusto per iniziare. Camminammo affianco, parlando a bassa voce per non farci udire dagli altri, nonostante per le strade non ci fosse quasi nessuno, dopotutto quella non era una strada molto trafficata. Mi raccontò com'era finito in quella situazione, da cui non vedeva via d'uscita, se non quella di allontanarsi dal regno per un pò. Smettemmo di parlare solo una volta dentro il supermercato, iniziando a comprare quello per cui eravamo andati li, finendo anche piuttosto velocemente, non erano molte le cose che ci servivano, ed alla cassa non trovammo poi molta fila. Decise di prendere Lui le buste, aveva più forza di me, e su questo non potevo contestare, le avessi portate io, ci avremmo messo secoli ad andare a casa sua. Uscimmo in silenzio, per poi bloccarci entrambi per pochi minuti, nel cortile. Chiusi in un dolce abbraccio, che sapeva di amicizia, rassicurazione, preoccupazione, timore, paura, dolcezza. Cercavo di non piangere, stretta a Lui, non lo conoscevo da molto, eravamo usciti insieme davvero poche volte, e se avevo avuto la possibilità di conoscere quel ragazzo meraviglioso, che in poco tempo era entrato nel mio cuore, era solo grazie a chi ci aveva fatto conoscere. Non volevo lasciarlo, non volevo allontanarmici e fare finta di niente. Gli volevo già bene, e sarei sparita volentieri con lui per quel mese e mezzo ma sfortunatamente, non era possibile per me.

<< Non voglio tu te ne vada. >>

<< Sarà solo per un mese, ed ho una richiesta. Prendetevi cura di Setsuna, so che sembra antipatica ma sa comportarsi a modo quando vuole. >>

<< Il problema è quando... lo sai che non ci dirigiamo, le uniche tre o quattro volte che ci siamo viste, abbiamo finito per battibeccare come due pazze. >>

<< Potete farlo per me? Non voglio lasciarla da sola. Saprà comportarsi. >>

<< La tratteremo bene ma spero ancora di trovare una soluzione, non voglio tu te ne vada. E' te che tutti noi vogliamo qui, lei compresa. >>

Ripercorremmo il tragitto, all'inverso fino a quando non raggiungemmo casa sua. Quando entrai, la prima cosa che feci fu guardarmi intorno, non sembrava esserci nessuno a parte noi, almeno a giudicare dai rumori. Ci dirigemmo in cucina, dove posai ciò che mi apparteneva su una sedia prima di mettermi all'opera ai fornelli. Mi aveva appena giusto indicato dove prendere gli strumenti per iniziare a dosare gli ingredienti, quando la ragazza entrò in cucina.

<< Abbiamo ospiti? >>
<< SI, sono venuta a farvi i pancake per oggi.Ti vanno? >>
<< Perché no. >>

Si sedette sulla sedia a capotavola in silenzio, mentre la voce di Endimion che rispondeva ad una chiamata sul suo telefono, riempiva l'abitacolo, tagliando via il silenzio piacevole in cui la sala era scesa.

<< Ragazze, io ho un urgenza. Devo andare, posso lasciarvi qui da sole? Non vi scannate. >>
<< TU COSA? >>
Lo guardai con gli occhi sbarrati, non poteva avermelo fatto apposta vero? Fino a poco prima gli avevo detto che io e lei battibeccavamo ogni volta che ci vedevamo e ora mi lasciava sola con Lei? Ma mi voleva morta per caso? Che razza di persona era il mio migliore amico?
- Sospirai -

<< Se proprio devi. >>
<< Suvvia, ormai è come una sorella per me. Si saprà comportare, vero Setsuna? >>
<< Se proprio devo. >>


Mi fece eco lei, guardandomi divertita, per poi aggiungere in una sorta di rassicurazione
<< Sai il mio amore per il cibo >>

<< Bene, ciao ragazze! Vi voglio trovare vive al mio ritorno. >>

Appena il ragazzo uscii dalla porta, un silenzio innaturale e per nulla rilassante cadde sulla cucina, silenzio che provvidi a cancellare inserendo la musica dal telefono, iniziando a ballare e canticchiare mentre iniziavo a mescolare gli ingredienti che nel frattempo avevo versato nella ciotola.

La relativa "tranquillità" che si era stabilità, venne interrotta, quando ritrovai la ragazza all' in piedi dietro di me, che mi aiutava a volteggiare a ritmo di musica, quando mi muovevo per la cucina per prendere le altre cose.
<< Ti aiuto. >>
<< No grazie. >>
<< Ho detto che ti aiuto. >>
<< Ti ho detto di no Setsuna, ora ti siedi, ti stai ferma, e mangi appena è servito in tavola chiaro? >>
<< Stai dando ordini a me? NESSUNO ha mai osato dare ordini a me, una Dea! Sono io che vengo ascoltata, non il contrario! >>
<< Puoi essere ciò che vuoi, sei una Dea? Bene, per quanto mi riguarda la Dea oggi abbasserà la testa ed ubbidirà ad una mortale CHIARO? >>

<< E sia ma verrai punita per questo. >>
<< Come vuoi, ma prima mi farai cucinare in pace e mangeremo in tale modo. La punizione dopo. >>

Non mi ero messa davvero nei pasticci in modo cosi idiota vero? Ed invece si, se pensavo che la situazione fosse già peggiore prima, ora era mille volte peggio, il suo sguardo mi trucidava la schiena, e si muoveva insieme al mio corpo, lo faceva apposta. La mia tensione ed il mio nervosismo erano alle stelle, mi muovevo impacciata, il suo sguardo mi metteva in imbarazzo misto a timore, non sapevo cosa aspettarmi, insomma, cosa poteva mai farmi? Versavo l'impasto nella padella, iniziando a cuocere i pancake, mentre queste domande volavano nella mia testa, mentre analizzavo i sentimenti e le emozioni che mi attraversavano la testa. Persa com'ero tra i miei pensieri, non mi fui nemmeno accorta che si era alzata e avvicinata alla padella per curiosare, eppure lo aveva fatto. Subito, mi precipitai accanto a lei, malgrado tutto, per farla tornare al suo posto.

<< Permettimi di aiutarti. >>
<< No, ti ho detto di stare seduta. >>
<< Osi ancora darmi ordini? Ti rendi conto che stai aggravando la tua posizione mortale? >>
<< E tu adesso ubbidirai ad uno stupida mortale. Te l'ho già detto mi pare. >>
<< Appena girerai quel pancake a forma di Luna che avevi fatto apposta per me, esso si spezzerà. >>
<< Non dire cosi, disgraziata! >>

Un attimo dopo, mi ritrovavo col mestolo in mano, ed una luna tagliata a metà esattamente come profetizzato da lei in un istante prima. Le mie urla riempirono la cucina abbastanza velocemente, inveendo contro quella ragazza o quella Dea come voleva lei definirsi mentre il sorriso compiaciuto di lei si allargava sul suo viso. Mi avvicinai a lei, quasi senza accorgermene, presa dalla foga, non mi aveva ancora sfiorata, eppure il suo sguardo, le sue parole, erano cosi consistenti da farmi sentire toccata, violata, solo con quelle. Cos'era? Cosa diamine stavo provando?

<< Te l'avevo detto di non sfidarmi. Allora posso almeno mettere la nutella sui pancake? >>
<< Ti ho detto che >>
<< Fammi almeno mettere la nutella sui pancake. >>

Ripeté decisa la giovane, affilando gli occhi. Occhi che mi misero ancora più paura addosso considerando la punizione quasi imminente. Sospirai, dopotutto stavo finendo di fare gli ultimi due, tre pancake, e ci saremmo già portate avanti, in modo da mangiare, quindi a malincuore mi ritrovai ad accettare, rincuorandomi che almeno non si era più mossa dalla sedia da dopo che l'avevo fatta sedere.

<< ..... Va bene.... ma sei antipatica. >>

Finii di cucinare, servendo in tavola gli ultimi pancake, per poi iniziare a spalmare la nutella insieme a lei, mangiando insieme con gusto e battibeccando più o meno amichevolmente, la tensione si era in parte alleggerita, ma non del tutto, non per me. I pancake erano usciti davvero buoni, e la nutella con lo zucchero a velo, mi mise quasi di buon umore, l'unica pecca negativa riguardo al cibo, era quella maledetta luna che si era tagliata a metà, e mi chiedevo ancora come diavolo avesse fatto, visto che non aveva comunque toccato la padella. Finimmo di mangiare e ci guardammo, mentre lei iniziava a sparecchiare la tavola.

<< Siediti sul divano. >>
<< Prima puliamo, non vorrai far trovare questo casino ad Endimion vero? >>
<< Pulisco io, tu siediti. Hai già cucinato, mi occupo io di pulire. Inizio a lavare i piatti >>
<< In due facciamo prima. Prendo la scopa, la cucina è piccola ci metterò poco okay? >>
<< Appena finisci, ti siedi sul divano ed aspetti la tua punizione. >>

Il tempo di risponderle, che lei aveva già iniziato a lavare le stoviglie che avevamo usato durante quella mattina cosi come io avevo già preso a spostare le sedie intorno al tavolo in modo da poter pulire. Pulizia che richiese pochi minuti, fin troppo pochi, per l'ansia che avevo. Decisi di non farla arrabbiare, cosi una volta posate scopa e paletta, mi sedetti sul divano, limitandomi ad osservarla; Le mie mani giocavano sul mio grembo, intrecciavo le dita, per poi tormentarle, spostandole di secondo in secondo in preda all'ansia nonostante l'altra sembrasse tranquilla. Tranquillità che a me veniva sempre in meno quantità di secondo e secondo, che stesse forse passando a lei, a mo di circuito? La guardai spegnere il rubinetto, placando cosi il fruscio dell'acqua, udii i suoi passi e vidi la sua figura avvicinarsi al piccolo divano, sul quale io ero seduta, rannicchiata alla fine di esso. Sorrise dolcemente, le sue mani si avvicinarono alle mie braccia, accarezzandole piano, sfiorandole con lievi tocchi che mi fecero venire fin da subito i brividi. Non permettevo quasi mai a nessuno di toccarmi, ne di farmi massaggi o grattini, per via della pelle sensibile, per via di una pelle non abituata a ricevere determinati gesti. Prese ad accarezzarle lentamente, senza alcuna fretta, mentre il mio corpo tremava leggermente, ma senza opporsi, anzi alle volte, ero io stessa a non sapere se volevo ritrarmi o se volevo che continuasse, la mia unica certezza è che stavo morendo dall'imbarazzo, e che quella punizione era un lento supplizio ed allo stesso tempo un dolce estenuante piacere.

<< No, cosi non va. Siediti qui, proprio sulle mie gambe. >>
<< Ma..io..preferirei di no >>
<< E' la tua punizione. Hai detto che avresti ubbidito ed io ti ho ordinato di venire qui piccolina. >>

Cercai di oppormi, ma dalle mie labbra, uscirono solo brevi balbettii senza un nesso logico, mentre mi spostavo, eseguendo la sua richiesta, quel piccolo ordine, che mi aveva condotta tra le sue braccia.

<< Oh molto meglio. >>

Sussurrò vicino al mio orecchio, lasciando che il fiato caldo s'infrangesse contro la mia pelle, e mandando ancora più in crisi il mio autocontrollo, non sapevo più cosa fare, come reagire, se ciò che stavo provando, era normale, se fosse normale. Continuò cosi a sfiorare le spalle, le braccia, i fianchi, il collo per un tempo relativamente breve secondo l'orologio, eppure, per me fu un tempo infinito. Poi,ad un certo punto, tutte quelle sensazioni cessarono,cessarono di colpo, lasciandomi spaesata,una delusione, che nemmeno io conoscevo mi era esplosa dentro, delusione, sofferenza, bruciore, che non avrei nemmeno mai creduto di provare.

<< Cosa c'è piccola? >>

<< N- nulla. >>

Mi ritrovavo spaesata, con occhi lucidi, prossimi alle lacrime a causa dei brividi che non accennavano a calmarsi. Non seppi esattamente cosa accade ne come, la mia mente non registrò nemmeno l'esserci alzate dal divano o qualsiasi altra cosa, le uniche cose che ricordo erano le nostre mani che frenetiche si muovevano a vicenda sui i nostri corpi, la porta della cucina ed un attimo dopo la camera che sapevo fosse di Endimion, ma in quel momento che fosse la camera di lui e non di lei era l'ultimo dei miei problemi. Ci ritrovammo sul letto nel giro di pochi minuti, con le labbra vicine, più volte avevamo assaporato l'avvicinarsi delle nostre labbra, ma non volevo cedere, non volevo cederle del tutto. I baci erano una cosa importante no? Ma spostare ogni singola volta il viso e sentire le sue labbra poggiarsi su un qualsiasi posto non fossero le mie labbra, per quanto piacevole, iniziava a pesarmi.

<< Non possiamo cedere. Non..non i baci..>>

<< Ma...ti voglio. >>

Incrociai i suoi occhi, lussuria, puro desiderio, lo specchio dei miei. I suoi desideri erano i miei e viceversa.

<< Solo uno. >> dissi io 

<< Solo uno >>

Ripete lei.

 

E poi fu amore puro. Non avevo mai assaggiato nulla di più bello, di più paradisiaco di lei, delle sue labbra. Fu un bacio dolce e passionale allo stesso tempo, un turbinio di colori esplose nella mia testa, per poi divenire solo puro bianco, ogni pensiero si era annullato, l'unica cosa che percepivo era il dolce sapore delle sue labbra, non volevo staccarmici. Quando lo fece, decisi che era troppo presto per i miei gusti, ne volevo ancora, quelle labbra già lo sapevo, sarebbero divenute la mia droga. Mi gettai nuovamente sulle sue labbra baciandole ancora e ancora.

<< Avevi detto uno solo. Cosa ti ha fatto cambiare idea? >>

<< Tu. >>

Sorrise, spostandomi una ciocca di capelli. Mi baciò stavolta più intensamente, spostandosi poi, sul mio collo posandovi un lieve bacio.

<< Ti dispiace se ecco... ho una passione per il seno grande come il tuo >>

Con delicatezza le presi il volto conducendolo sul mio seno, in un tacito consenso, ma lei, per ulteriore conferma, mi guardò prima il viso. Il mio sguardo s'incrociò col suo, sincero e pieno di desiderio per lei, di sentirla su di me e per me, ma non era solo quello, volevo compiacerla. Sentii le sue labbra chiudersi sul capezzzolo succhiandolo dolcemente , i suoi occhi concentrati su di me, attenti ad ogni mia minima reazione. Il mio corpo sussultò, e le mie labbra si schiusero in un sospiro soddisfatto.

Scoppiai quasi a ridere, e lo avrei fatto per la sua frase di prima, se non fosse per il fatto che ero letteralmente in imbarazzo, mi chiedevo perché io, perché stavo cedendo con lei dopo aver rifiutato le avance sia di uomini che donne, anche di quelli e quelle che amavo. Avevo sempre avuto paura, allora perché ora le permettevo tutto quello? E perché lei l'algida ragazza a cui tutti ubbidivano davvero come se fosse una dea, tranne me, che la sfidavo in continuazione, si stava concedendo a me? Perché ci stavamo concedendo a vicenda?

<< Setsuna...? Perché io...? Tu non... nemmeno tu hai mai avuta nessuno prima d'ora...>>

<< Non so dirti perché tu, perché proprio con te ho ceduto anche io >>

<< Setsuna io..ecco...non voglio deluderti ma ecco...non con le dita ti prego...io..non so cosa c'è tra di noi...non voglio..perderla cosi... >>

<< Va bene piccolina. >>

Iniziò a strusciarsi contro di me facendo scontrare i nostri seni ed i nostri corpi a vicenda, facendo scappare mugolii ed ansiti ad entrambe, presto eravamo entrambe a muoverci l' una contro l' altra.

<< Voglio penetrarti con le dita. Lasciamelo fare ti prego. >>

<< P perché? >>

<< V voglio averti solo per mer Saturn. >>

Un bacio più impetuoso degli altri ci travolse entrambe, mentre sentivo la sua mano introfularsi tra i nostri corpi, andando a toccare il mio punto più segreto. Mi staccai, con ancora la saliva che legava le nostre labbra in un bacio che sapeva di volgare, ma questo non m'importava.

<< N- no >>

<< Ti prego...ti ho detto di no!  Io..l' ho conservata... per...per solo una mi avrà completamente... se..mi avrai...>>

Sussurrai appena tremante a  causa del piacere che stavo provando,volevo cedere, volevo dirle di si. I pensieri si mischiarono, mi tormentarono, la volevo. Volevo mi avesse eppure, non volevo perderla, non per una botta e via. 

<< Voglio...voglio avere tutto!>>

<< N- non oggi... però... posso..posso fare questo >>

Tremante, anche se era la mia prima volta, mi spostai da lei, strappandole un gemito di protesta, gemito che si spense, quando mi vede inginocchiare di fronte a lei, in un gesto di totale sottomissione, prima di avvicinarmi alle sue labbra intime, iniziando a leccarla dolcemente all'esterno.

La sentii sorridere e gemere, prima che la sua mano andasse sulla mia testa ad accarezzarmi i capelli

<< Brava piccola, continua, ti guido io. >>

<< Io..ehm...Va bene.. >>

Iniziai a leccarla dolcemente, cercando di abituarmi a quel sapore, a quel gusto nuovo che mai prima avevo assaggiato e presto decisi che mi piaceva, dimostrandoglielo iniziando a leccarla sempre più velocemente alternando il muovere la lingua lungo le labbra intime al succhiarle con più vigore possibile il clitoride.

<< Saturn.. a ancora ah sto per venire. Non osare smettere >>

Nella foga del momento Setsuna mi strinse di più i capelli, ma in quel momento non mi dispiaceva, era cosi bello sentirla cosi a causa mia. Stava concedendo a me di vederla come mai nessuno l'aveva mai vista, senza controllo, senza quell'algidità che la contraddistingueva, eppure riusciva a sembrare fiera anche in quel momento nonostante tutto. Aumentai la velocità dei miei movimenti finché con un urlo non la sentii venire sulla mia bocca. Sorrisi iniziando nuovamente a diminuire il ritm, leccandola più dolcemente possibile, in modo da continuare a darle piacere seppur diminuito, senza interrompermi bruscamente, togliendole tutte quelle sensazioni d'un colpo, e anche, per poterla ripulire.

Appena finito, ci guardammo, per un attimo in imbarazzo, e subito mi alzai da terra. Iniziando a riprendere i vestit in mano, ma la sua mano prese il mio polso, fermandomi. Sentii ancora una volta le sue labbra sulle mie.

 

<< Grazie per aver alleviato la mia solitudine. >>

<< Io..n – nulla. S – scusa tu. Volevi ecco..andare fino in fondo forse ti ho delusa >>

Un bacio dolce come il miele interruppe quelle parole

<< Non importa, ti sei fatta perdonare. E poi...ora tocca a te ve- >>

Sentimmo il rumore inconfondibile della macchina di Endimion entrare nel vicoletto, e ci guardammo in preda al panico, subito raccattammo i nostri vestiti, vestendoci in fretta e furia. Sistemandoci i capelli e vestiti alla " bella e meglio" per cosi dire, facemmo solo in tempo a rivestirci ed io a rispondere alla sua ultima domanda:

<< Ti sei pentita? >>

<< No. E tu? >>

<< Mai. >>

In quel momento la porta si aprii, lasciando entrare un Endimion perplesso in volto per non averci trovate in cucina: 

<< Sono tornato. Siete vive? >>

Il tempo di guardarci scambiandoci un lieve sorriso ed uno sguardo di panico, ma perfortuna, ci eravamo entrambe rivestite in tempo.

<< Si Endimion, siamo qui. >>

<< Okay, com'è andata? Siete vive vedo, contro i tuoi peggiori pronostici Saturn. >>

<< Be..diciamo che con lei bisogna alzare la voce, ma alla fine ascolta. >>

<< Non ti ci abituare, non volevo solo ritrovarmi a pulire tutta la casa a causa degli oggetti che ci saremmo lanciate addosso. >>

<< Si certo, come no. >>

<< Va bene Saturn, mi aspetti in macchina? Non inizierete a litigare proprio ora spero! >>

<< No, certo che no. Bé ci vediamo bisbetica. >>

<< Ancora? SONO UNA DEA . >>

<< Si, va bene come vuoi dea, oh mia dea. Cosi ti piace? >>

<< Tsk, che modi. Prima o poi pagherai questa tua insolenza. >>

<< Non vedo l'ora, perché non me lo fai urlare quel "mia dea" !? >>

Sussurrai tra me e me per poi risponderle un ultima a voce alta

<< Come se io mi facessi piegare da te. >>

 

- In macchina -

<< Sai che so quello che avete fatto vero e che so che mi avete preso per il culo vero? >>

Arrossii in preda all'imbarazzo, trovando interessante il tappetino della macchina a quelle parole.

<< Tu..come...? >>

<< Prima di raggiungerti in macchina ho parlato con lei, sai...hai un succhiotto non indifferente sul collo che stamattina non avevi >>

<< Ehm...era un'alternativa allo scannarci ? >>

Sancii arrossendo, senza guardarlo. 

<< Be..vi siete scannate in altro modo vedo. Sono contento però, per quel poco in cui abbiamo parlato sembrava sinceramente felice. Tu? >>

<< Lo sono anche io ma..non sappiamo esattamente il motivo per cui entrambe abbiamo ceduto..però...credo che lei mi piaccia...ma dobbiamo prima capirci bene credo...non..ecco non dirlo a nessuno. >>

<< Manterrò il vostro segreto. E vi farò rivedere. Avete il mio appoggio >>

<< Grazie Endimion >>

Sorrisi di cuore, dandogli un dolce bacio sulla guancia.

Non era esattamente vero, o almeno cosi credevo,dopotutto era stato tutto cosi nuovo per me, e lo stesso valeva per lei. Nessuna delle due, aveva premeditato quel che quella mattina era accaduto, non avevamo idea di quel che era successo o precisamente quale gesto aveva scatenato quella reazione e del significato di quei gesti. Non sapevo nemmeno cosa significava tutto quello per me, ne cos'era stato esattamente, non pensavo nemmeno che sarebbe riaccaduto o se fosse successo, lo sarebbe stato per involontarie reazioni esattamente come quella mattina, non avevo idea dell'importanza che invece lei avrebbe avuto nella mia esistenza. Non pensavo nemmeno che per lei avrebbe avuto un grande valore eppure quando il mio migliore amico mi aveva comunicato che desiderio di lei era quello di rivedermi, di assecondare l'istinto di conoscermi, di provare un qualcosa per me, il mio cuore e la mia mente si chiesero il perché, ed allo stesso tempo, non indugiò. Il desiderio di lei era contraccambiato. Volevo sprofondare di nuovo nei suoi occhi, volevo di nuovo sentire le sue labbra sulle mie, volevo intrecciare le mie dita alle sue e stringermi a lei, volevo conoscere ogni aspetto di quell'incantevole ragazza, volevo renderla mia ed io sua. Quella piccola e dolce dea mi aveva stregata senza che nemmeno me ne accorgessi, mi aveva resa sua, schiava di quei dolci occhi e se il nostro amato Re ci aveva dato la sua benedizione oltre al mantenere il segreto, finché non avremmo deciso di renderlo pubblico, cosa c'era di male ? L'importante era che ci fossimo trovate, l'importante era restare unite, specchiandoci l'una degli occhi dell'altra, chiuse nella nostra bolla di dolce magia e amore, finché non saremmo state pronte a condividerci col mondo.

 

   
 
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