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Autore: Alecs Brazz    03/05/2019    0 recensioni
Alla vigilia della leggendaria Battaglia di Endor, una visione della Forza mostra a Luke Skywalker come cambiare le sorti dello scontro finale contro il malvagio imperatore Palpatine e salvare suo padre da morte certa. Il jedi modificherà la storia, con conseguenze inimmaginabili.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Vuoi rispondere, stupida lattina?”. Per l’ennesima volta, Meryl, provò a mettersi in contatto con Zeta, a bordo della Corvus, ma il droide, come le altre volte, non rispose. “Che diavolo gli prende?”, disse più a se stessa che alle sue amiche. Edi provò comunque a calmarla. “Forse è in sala macchine senza il trasmettitore”. Amanita non disse nulla, ma da quanto spingeva la Janeva, la loro nave naboo, probabilmente non condivideva il pensiero ottimistico della Twi’lek. Non era però cosi stupida da esporre le proprie preoccupazioni ad alta voce e scatenare così una delle famose crisi di rabbia di Meryl. Del resto, Ama, era convinta che fosse successo qualcosa. Zeta era un droide programmato per rispettare il rigido protocollo imperiale, ed eseguire i compiti con precisione. Il suo cervello positronico non poteva ammettere le dimenticanze. “Zeta rispondi o ti vendo ai Jawa!”, ma il comunicatore si limitò a riprodurre lo stesso suono distorto degli altri tentativi. Emme si alzò bruscamente dal sedile e senza dire niente si diresse verso la rastrelliera delle armi. “Cosa fai?”, le chiese, allarmata, Edi. Fu Amanita a risponderle mentre si alzava anche lei. “L’abbordiamo, ecco cosa facciamo”. La Twi’lek rimase impietrita, con gli occhi blu sgranati. “Ma... ma. Insomma io...”, Ama la guardò con dolcezza. Sapeva che l’amica era una pilota di navi da trasporto e vascelli commerciali. Non aveva dimestichezza con le armi. “Tu resterai qui. Ci servirà qualcuno a bordo nel caso dovessimo squagliarcela”. Edi sembrò rasserenarsi per un momento, ma la preoccupazione per ciò che stavano facendo le sue amiche prese presto il sopravvento. Fece per dire ancora qualcosa, ma Ama la interruppe mettendole affettuosamente una mano sulla spalla. “Non succederà niente. È solo una precauzione. Torneremo in un baleno”. “E con la carcassa cibernetica di quell’idiota robotico”, aggiunse Meryl, caricando il suo blaster con un rumore secco. Quando la Janeva si avvicinò alla Corvus, il trio notò due piccole navette, incollate alla corvetta. Ama diede ordine di analizzare lo scafo, Edi e la sua voce tremante informò il gruppo. “Due forme di vita rilevate, capitano”. Amanita Carson ebbe la conferma che qualcosa non andava. Con due astronavi incollate allo scafo, sarebbero dovuti esserci sicuramente più uomini a bordo. A meno che non fossero due gruppi rivali e avessero già dato inizio allo scontro. E Zeta? Non osò continuare la riflessione. “Dobbiamo muoverci”, sentenziò, prendendo una sfera dalla rastrelliera delle armi. I boccaporti della Corvus erano tutti chiusi, perciò dovettero farsi strada manualmente. Fortunatamente, essendo state le proprietarie di quella nave per qualche giorno, conoscevano lo scafo abbastanza da individuare il ponte d’accesso della plancia. Se i calcoli di Meryl fosse stati giusti, si sarebbero trovati esattamente sopra. Meryl raccolse i capelli fulvi in una coda e si diede da fare, armeggiando con lo sportello esterno. In breve lo aprì e si intrufolò voracemente. Ama la sgridò, facendo del suo meglio per farsi sentire nonostante il tono di voce necessariamente basso: “Vuoi darti una calmata, Emme? Se ci sentono siamo fritte”. “Se ci sentono, sono fritti loro”. Rispose l’altra, ora armeggiando con l’ultimo sportello appena sopra la sala comandi. Amanita fece per dire ancora qualcosa, piccata, ma qualcosa scattò, ridando energia per tutto il corridoio. La nave era appena stata riattivata. Le due si guardarono negli occhi, allarmate. Chiunque fosse a bordo della nave, ora non era più cieco e ci avrebbe messo poco a individuarle. “Muoviamoci!”. Meryl aprì lo sportello con uno strattone e si calò dabbasso. Atterrò proprio al centro esatto della cabina, in mezzo a due sagome. L’unica cosa che vide prima di essere agguantata da uno dei due, fu Il loro androide, con il dito meccanico su un pulsante di una console. “Zeta?”. “Prendila Phil!”. “Cosa...”. Si sentì strattonare all’indietro e un braccio le portò via il blaster. Subito dopo sentì la canna di un’arma premuta contro la tempia. Fu l’altro uomo a parlare, riferendosi a Zeta. “Togliti da lì e non faremo del male alla tua amica”. L’androide sembrò impiegare diverso tempo a reagire, come se stesse soppesando diverse variabili. Con voce atona, alla fine, rispose: “Amica? Non conosco quella... donna. È una donna tra l’altro? Sembra un maschietto”. Dicker ridacchiò acidamente. “Non fare l’insulso. Ti ha chiamato Zeta”. “E chi sarebbe Zeta?”. “Un droide che vuole essere disintegrato, evidentemente”. Aggiunse Phil. “Non se prima dovessi premere questo pulsante, immagino”. Dicker puntò meglio il suo blaster in direzione della testa di Zeta. Phil dal canto suo, stava facendo una notevole fatica a tenere a bada la ragazzina sua prigioniera. “Vuoi smetterla? Vogliamo solo questa nave”. Tentò di calmarla il suo rapitore. “La mia nave intendi?”. Rispose lei, tentando di mordere la mano del ragazzo. “Basta!”. Decretò Dicker, il blaster ancora puntato contro il droide della sicurezza. “Se premi quel pulsante moriremo tutti”. “Oh, non io. Io sopravvivo allo spazio”. “Ma non ad un colpo in testa”. “Provaci”. “Non sfidarmi, pezzo di latta!”. Erano chiaramente in una situazione di stallo. Seppure a fatica, immerso com’era in una sfida di resistenza contro la ragazza, fu Phil Cogan a provare a ragionare. “Non deve per forza finire così. Lasciateci la nave e vi daremo una parte”. “Che ti salta in testa?”. Gli sbraitò contro il suo capitano. “Meglio metà che niente!”, cercò di mediare Phil. “Che pirati coi fiocchi che siete”, staffilò la ragazza ostaggio, velenosa. Sembrava fossero ancora punto a capo quando fu Zeta a parlare. “Se qualcuno sta aspettando il momento giusto. Potrebbe essere questo”. Disse, criptico. Dicker sgranò gli occhi per l’incomprensione. Fece per parlare quando qualcosa simile ad una sfera di metallo ruzzolò giù dal portello ancora aperto. Dicker comprese troppo tardi di ciò che si trattava e fece appena in tempo a lanciarsi dietro una postazione. La bomba accecante esplose di luce e per alcuni, intensi, secondi si vide solo una accecante luce dorata. Quando Dicker riuscì a mettere a fuoco vide Phil, con l’ostaggio ancora tra le mani, e una ferita sanguinosa in volto, segno di una colluttazione con la ragazza, l’androide vicino alla postazione e... una terza figura, che gli stava puntando il suo fucile contro. “Ciao carino!”. Dicker dovette buttare a terra il suo blaster, ma non rinunciò alla sua ironia tagliente. E nemmeno all’uso di una buona dose di fantasia. “Siamo da capo e fra poco arriveranno i rinforzi”. La nuova arrivata ridacchiò. “Certo. Sai quante ne ho sentite di storie simili? Tutti hanno dei rinforzi in arrivo appena gli punti contro qualcosa”. Taun rispose prontamente. “Ma è vero. Sono in arrivo e se non ci lasciate subito...” Qualcosa interruppe le parole del mercenario. Un’allarme proveniente da una postazione poco lontana. Phil, che era il più vicino, strattonò Meryl e si avvicinò alla console. Lesse dal monitor: “Una nave in arrivo”. “Visto? Fate ancora in tempo ad andare per la vostra strada”, Dicker fece del suo meglio per nascondere la sorpresa, e si dipinse uno sorriso colmo di soddisfazione improvvisata. Per un attimo, Amanita Carson si sentì persa. Durò fino a quando un incrociatore non uscì dall’iperspazio proprio davanti a loro, seguito da diversi caccia ala x. Questa volta fu Amanita a sorridere. “Mi sentite?”, gracchiò il comunicatore. “Navetta Corvus e pirati da strapazzo al suo interno, mi sentite?”, il comunicatore si illuminò e si spense ancora. Nessuno sulla Corvus sembrò propenso ad abbassare le armi per rispondere. “So che mi sentite. Sono Poe Dameron, della flotta della Repubblica. Lasciatevi abbordare e non apriremo il fuoco”. /Spazio autore/ Ciao amici e amiche come va? Vorrei tanto sapere se vi sta piacendo la mia fan fiction. Se vi siete fatti già dei personaggi preferiti o, anche, se ci sono già personaggi che odiate. Ho davvero tanta voglia di leggere i vostri feedback, non fatevi problemi! A presto! Ale.
   
 
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