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Autore: bik90    16/05/2019    5 recensioni
-Le migliori amiche non fanno sesso!-
Clarke si passò una mano tra i capelli abbassando lo sguardo.
-E' complicato- rispose semplicemente.
-Complicato?- ripeté Sofia.
L'altra non rispose e la ragazza sbuffò allontanandosi da lei. Clarke, allora, le afferrò il braccio per fermarla.
-A te cosa importa di quello che faccio con Diana?- le soffiò a pochi centimetri dalle labbra.
Sofia deglutì a vuoto prima di trovare la forza di divincolarsi dalla sua presa.
-Perché mi piaci, idiota!-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Faceva freddo a scuola nonostante i termosifoni accesi. Clarke starnutì un paio di volte prima di decidersi ad alzarsi dal banco e recarsi nel corridoio. Aveva preso freddo il giorno precedente, anche quando Diana era andata via, ripetendole innumerevoli volte che era tutto a posto, aveva continuato a rimanere per ore ferma a terra mentre pensava alla situazione. Era la prima volta che si fermava e rifletteva, che tutta la rabbia che provava scemava improvvisamente pensando a un solo volto. Quando aveva lasciato Luna e sua madre era morta a distanza di qualche mese, l’unico modo per far tacere la rabbia che le montava dentro era sfogarsi con Diana e il suo corpo. Però con Sofia era tutto cambiato. Quel bisogno ora era diverso. Starnutì ancora mentre osservava i vari studenti che si cercavano tra loro e schiamazzavano e sorrise quando incontrò il verde degli occhi di Sofia. Si erano scritte molto poco, un po’ perché l’altra aveva il compito di fisica  proprio quel giorno, un po’ perché lei era troppo distante per impegnarsi in una vera conversazione. Sofia sorrise felice di vederla. Avrebbe aspettato volentieri Clarke fuori scuola quella mattina, ma la ragazza era costantemente in ritardo e il compito era alla prima ora. Le aveva semplicemente scritto un messaggio ed era entrata. A vederla camminare verso di lei sembrava la cosa più naturale del mondo.
<< Ehi >> la salutò Clarke fermandosi e allungando una mano verso di lei << Mi spiace per stamattina >>.
<< Sei sempre la solita ritardataria >> rispose Sofia lasciando che l’altra la sfiorasse con la punta delle dita. Era una sensazione piacevole << Tutto okay? Hai una faccia >>.
Clarke si limitò ad annuire mentre prendeva una sigaretta.
<< Ho il compito di matematica la settimana prossima e non so dove mettere mano >> mentì << A te invece com’è andata? >>.
Sofia si strinse nelle spalle con fare indifferente e la affiancò sul bordo di una finestra aperta.
<< Penso bene. Fisica è la mia materia preferita, la adoro. Spero solo che Elena sia riuscita a copiare bene gli appunti che le ho passato >>.
<< Addirittura passi gli appunti agli altri? >> la punzecchiò Clarke ridendo.
<< Solo a lei e, credimi, mi basta >>.
Scoppiarono a ridere nello stesso momento mentre una nuvoletta di fumo usciva dalle labbra della più grande. Sofia le osservò sentendo l’irrefrenabile desiderio di sentirne il sapore. Ma erano a scuola e lei era la rappresentante, doveva darsi un contegno.
<< Se hai problemi con matematica, posso darti una mano >> disse cercando di dirottare i suoi pensieri altrove.
Clarke si fermò ad osservarla per una manciata di secondi. Come faceva a dirle che aveva Luna costantemente nella testa e non riusciva a pensare ad altro? Da quando soprattutto le aveva fatto quella scenata fuori casa il giorno precedente.
<< Ha tempo da dedicarmi, rappresentante? >>.
Sofia la spintonò a quella domanda ironica e lasciò che lei la afferrasse per la vita tenendola vicino a sé.
<< Allora? >>.
<< Sei un’idiota, Kent >> rispose infine la ragazza facendo per allontanarsi.
Clarke allora la trattenne intrecciando le sue dita a quelle dell’altra e le sorrise.
<< Oggi pomeriggio a casa mia >> concluse Sofia. Scoppiò a ridere subito dopo nel vedere la faccia della maggiore << Tranquilla, non c’è mai nessuno nel pomeriggio >> fece una pausa per vedere Clarke riprendere a respirare << Forse >>.
<< Cosa?! >> esclamò Clarke mentre Sofia le sfuggiva dalla mano.
La sentì ridere e tutto il mondo parve scomparire. Le piaceva tanto quando era così spontanea.
<< Hai sentito perfettamente >> fece l’altra << Ci vediamo oggi pomeriggio >> aggiunse.
Le si avvicinò, le diede un bacio sulla guancia e corse via, quasi si vergognasse di quello che aveva fatto. Clarke rimase immobile, sbalordita sempre di più da quanto si lasciasse andare Sofia col trascorrere dei giorni e socchiuse gli occhi appoggiandosi al davanzale della finestra. Respirò profondamente e, quando sentì quella sensazione svanire lentamente, di nuovo la voce di Luna tornò a farsi sentire.
Ma io ti amo, le aveva detto. E non stava mentendo, lo aveva avvertito chiaramente dal tono della voce e dall’espressione dei suoi occhi. Perché quella era la vera Luna.
Scosse il capo per evitare di pensarci e prese il cellulare dalla tasca del jeans. Scrisse a Marco, che immediatamente le rispose, e scoppiò in una breve risata. Quasi non si accorse dell’avvicinamento di Alice. Sobbalzò nel sentire che la stava salutando.
<< Ehi, Clarke >> le disse << Oggi pomeriggio hai da fare? >>.
<< Ho appena accettato di andare a suicidarmi >>.
<< Come? >>.
<< Scusa, pensavo a voce alta! >> tentò di riprendersi Clarke << Sì, comunque. Perché? >>.
Alice le percorse il petto scendendo lungo la pancia con un solo dito.
<< Pensavo che avresti potuto finalmente darmi quelle famose ripetizioni di inglese >>.
<< Ma non ne hai bisogno! >> esclamò la ragazza ricordando il loro ultimo compito in classe.
<< Ma io vorrei migliorare, Clarke! >> ribatté prontamente Alice poggiandole una mano sul fianco << Davvero! E credo che da queste ripetizioni potremmo trarne profitto entrambe >>.
Clarke rimase alquanto perplessa e sbigottita dalle parole dell’altra non sapeva cosa dire per venir fuori da quella situazione imbarazzante. La ragazza che le stava di fronte le si era letteralmente dichiarata con una sfacciataggine che lei non avrebbe mai avuto. Sofia l’avrebbe ammazzata se l’avesse saputo. A salvarla fu il suono della campanella. Provò a sorriderle con aria imbarazzata e si ritrasse leggermente spostandosi verso sinistra.
<< E’ suonata >> mormorò appena indicandole la porta della loro aula.
 
Elena era dovuta correre dalla madre che era rimasta in panne con la propria auto fuori il posto di lavoro e non aveva potuto dare il classico passaggio all’amica a casa che si era ritrovata ad aspettare l’autobus insieme a molti altri studenti. Aveva provato a chiamare un paio di volte Clarke, ma non aveva mai risposto. Probabilmente stava guidando e non sentiva il cellulare squillare. Sofia scosse il capo mentre si appoggiava al palo della luce. La fermata era gremita di ragazzi e non c’era un angolo in cui stare tranquilli.
<< Sofy! Che ci fai qui? >>.
La ragazza dovette fare un respiro profondo prima di voltarsi verso Claudio.
<< Aspetto l’autobus >> rispose asciutta.
<< Sì, certo >> disse il ragazzo accostando vicino al marciapiede col motorino << Elena? Perché non sei con lei? >>.
<< E’ dovuta correre dalla madre >>.
<< Dai, monta! Ti offro un passaggio! >>.
<< No, grazie >>.
<< Sofy, su! Ci metto cinque minuti, vieni! >> insistette Claudio.
<< No, preferisco aspettare l’autobus >> ribatté l’altra iniziando ad alterarsi << Ma grazie >>.
Fece per voltarsi, ma Claudio glielo impedì afferrandola per un polso.
<< Ma che ti prende? È solo un passaggio >>.
<< Che io non voglio accettare! >>.
<< Perché no? Qual è il problema? >>.
<< Non ci sono problemi proprio perché non ho nessuna intenzione di sedermi dietro di te! >> esclamò esasperata Sofia.
Claudio serrò la mascella e la guardò seriamente.
<< Eppure mi sembra che non ti dispiacesse quando ti scarrozzavo ovunque volessi >>.
Sofia a stento trattenne una risata isterica. L’aveva davvero detto?
<< Per favore >> rispose tagliente << Abbiamo avuto una specie di relazione per sei mesi e l’unica cosa cui tu puntavi era la copulazione. Cosa che non ti è riuscita e deve aver minato profondamente il tuo orgoglio maschile. Ora, scusami, ma ho un autobus da prendere >>.
Claudio provò a trattenerla ulteriormente, ma l’altra le scivolò tra le mani.
<< Problemi, rappresentante? >> chiese improvvisamente Diego staccandosi dal gruppo col quale stava discorrendo.
<< Tutto a posto >> affermò Sofia decisa. Osservò Claudio allontanarsi prima di tornare a respirare normalmente. Solo allora si accorse che entrambi i gemelli erano fermi alla fermata dell’autobus << Che ci fate voi qui? Non… >>.
Diego si strinse nelle spalle mentre tornava dagli amici. La ragazza lo seguì notando che nel gruppo c’era anche Alice.
<< Il nostro motorino è arrivato al capolinea ormai e papà è stato molto chiaro a riguardo >> disse << “Prima voglio vedere dei risultati altrimenti…” >>.
<< “…altrimenti il motorino nuovo lo vedrete col binocolo!” >> concluse Lorenzo imitando la voce del padre.
I ragazzi scoppiarono a ridere mentre l’autobus rallentava e infine si fermava. Chi con foga, chi lamentandosi e chi urlando, iniziarono a salire. Sofia si mise da parte per permettere agli altri di sistemarsi nei posti più dietro il veicolo, a lei gli schiamazzi non erano mai piaciuti, e notò che Diego la stava guardando. Si voltò appena per poterlo guardare negli occhi e l’altro si chinò leggermente per poter arrivare al suo orecchio.
<< Se posso permettermi, molto meglio Clarke >> le disse facendole l’occhiolino.
Sofia avvampò e abbozzò un ringraziamento balbettante mentre il ragazzo la spingeva verso il gruppo. Anche se avrebbe preferito evitare, fu così costretta a sedersi accanto ad Alice che la degnò a malapena di un saluto. La ragazza notò come l’altra si mordesse freneticamente le unghie e scrivesse nervosamente sul cellulare. Sofia accostò la fronte al vetro e scrisse un messaggio a Elena per sapere se fosse tutto a posto. La macchina della madre era piuttosto vecchia, ma tutta la famiglia ne era affezionata e non si decidevano mai a cambiarla. Forse era arrivato il momento di farlo. Si rigirò il cellulare tra le mani e si voltò quasi di scatto quando Alice iniziò a parlare. Non la guardava, eppure era chiaro che si stava rivolgendo a lei.
<< E così tu e Claudio… >>.
<< Cosa?! >> esclamò Sofia sconvolta << Assolutamente no! Cioè lui… >>.
Alice alzò le mani e scoppiò a ridere.
<< Vi ho visti parlare prima e ho notato che spesso lo fate per i corridoi >> si giustificò.
<< Perché è lui che fa la cozza >> rispose l’amica.
<< Me lo ricordo >> mormorò Alice.
Fu in quel momento che Sofia ricordò che lei e Claudio avevano avuto un breve flirt durante l’estate del terzo anno. Nulla di serio per nessuno dei due, la cosa era finita senza lacrime o urla. La fissò e si domandò se con l’altra il ragazzo avesse concluso qualcosa.
<< Te l’eri dimenticato? >> continuò Alice notando l’espressione del suo viso.
<< No! >> disse di getto Sofia << Veramente… >>.
Si grattò la testa a disagio.
<< Il sesso non è stato niente che mi abbia fatto gridare al miracolo >> affermò l’altra << Ma i ragazzi sono così egocentrici e orgogliosi sotto questo punto che fanno quasi ridere. Le donne sono tutt’altra storia invece >>.
A quell’affermazione Sofia si fece attenta.
<< Vorrei che Clarke facesse la cozza con me! >>.
<< Cosa?! >>.
Non era riuscita a mantenere un tono pacato dopo ciò che aveva detto Alice e adesso tutti i presenti sull’autobus la stavano fissando.
<< Oh, dai So! Non dirmi che ti è indifferente! È bellissima e io mi sto impegnando per mandarle dei segnali, ma pare che ancora non li abbia colti! >>.
Non mi è indifferente per niente, avrebbe voluto risponderle l’altra con una certa arroganza, E nemmeno io lo sono per lei.
Involontariamente serrò la mascella.
<< Hai pensato che forse, e dico forse, è interessata a qualcun altro? >>.
Alice sollevò gli occhi e sbatté le lunghe ciglia.
<< A chi? Da quando si è lasciata, non la vedo gironzolare intorno a nessuno. Tranne gli amici s’intende >>.
Il cuore di Sofia perse un colpo a quelle parole. Non si era mai soffermata a pensare che Clarke avesse avuto una ragazza. Eppure glielo aveva accennato un paio di volte, solo che la sua testa era talmente presa da tutto quello che provava per lei da farlo passare in secondo piano. Non avrebbe mai pensato che Alice fosse così ferrata sull’argomento.
<< Tu cosa ne sai…? >>.
<< Ho chiesto in giro >> si limitò a dire l’amica << Giusto per curiosità, per sapere se era proprio di questa sponda o se avessi preso un abbaglio >>.
<< E? >>.
<< E cosa? >> sbottò Alice prima di guardarsi intorno << Oddio, la mia fermata! >> aggiunse. Afferrò al volo lo zaino che aveva gettato sotto il sedile e si alzò in piedi << Devo andare, ci vediamo domani! >>.
Salutò anche gli altri ragazzi che risposero in coro e corse verso l’uscita. Sofia rimase con la mano alzata diversi istanti prima di decidersi a comportarsi normalmente. La questione l’aveva scossa e non poco soprattutto perché si accorse di non sapere praticamente niente di Clarke. Certo, le aveva confidato di essere stata adottata e suo padre era un famoso musicista, ma in quel momento le pareva che Alice sapesse molte più cose di lei. E questa cosa le dava enormemente fastidio. Guardò il cellulare. Clarke fuori scuola le aveva detto che sarebbe andata da lei, sarebbe stata l’occasione buona per parlare un po’.
 
<< Entra pure, siamo sole >> urlò la voce di Sofia.
Clarke fece un respiro profondo e si rilassò. Per tutto il tragitto aveva temuto di dover essere presentata alla famiglia della ragazza e non era psicologicamente pronta a conoscere i suoi genitori. Chiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno cercando di orientarsi. Sofia abitava all’ultimo piano di una elegante palazzina in via Scarlatti, arrivarci non era stato difficile. Sin dall’ingresso, l’arredo le parlava di ricchezza ed eleganza. Si osservò nell’enorme specchio dalla cornice arzigogolata e subito dopo si voltò di scatto. Sorrise nel vedere Sofia avvicinarsi e scoppiò a ridere nel vedere le pantofole che indossava. La ragazza, infatti, calzava delle elegantissime ciabatte bianche a forma di unicorno.
<< E poi hai da ridire sul mio abbigliamento! >> esclamò.
<< Tutti vorrebbero essere degli unicorni e andare in giro per il mondo a vomitare arcobaleni >> rispose l’altra alzando leggermente il piede per farle vedere la suola variopinta << Vieni, ti devo presentare un paio di persone >>.
<< Ma non eravamo sole? >> domandò Clarke in preda nuovamente all’ansia.
Lasciò il casco per terra vicino allo zaino e si apprestò a seguire Sofia lungo il corridoio.
<< Certo, siamo sole >> ripeté la più piccola << Fatta eccezione per mia madre, mia zia e mia nonna. Sono in salone >>.
<< Che cosa?! >> esclamò Clarke sentendo un vuoto all’altezza dello stomaco << Ma non… >>.
Sofia la osservò con la coda dell’occhio e rise sotto i baffi. Aprì la porta a scomparsa del salone e si fece da parte. Vide Clarke fermarsi un attimo dietro di lei e drizzare la schiena. Superò Sofia ostentando una fintissima sicurezza e si bloccò al centro della stanza nel notare che non c’era nessuno ad accoglierla. La risata dell’altra le arrivò alle orecchie e troppo tardi comprese di essere stata presa in giro.
<< Ti sei presa gioco di me! >> esclamò diventando rossa.
<< Sì, ed è stato meraviglioso farlo! >>.
Sofia continuò a ridere quasi piegata in due per quanto era comica l’espressione sul viso della maggiore e Clarke le si avvicinò.
<< Vediamo quanto è divertente questo allora! >> rispose afferrandola per la vita e gettandola sul divano come se fosse priva di peso. Subito dopo le saltò addosso per impedirle di muoversi e le fermò i polsi sopra la testa.
<< Clarke, liberami! >> urlò Sofia tra le risa << Hai fatto una faccia assurda! >>.
<< Assolutamente no! >> rispose l’altra.
Era la prima volta che i loro corpi erano così vicini, la prima volta che potevano sfiorarsi con naturalezza. Si guardarono negli occhi mentre la voce di Sofia lentamente si spegneva e rimasero in quella posizione per una manciata di secondi. Sofia aveva il cuore che le batteva ad una velocità folle nel petto nell’osservare il corpo di Clarke nascosto da una felpa con la faccia di Joker stampata sopra e un jeans che non lasciava niente all’immaginazione. Arrossì nel pensare a che tipo di intimo indossasse.
<< Dovremmo studiare >> disse con un filo di voce sperando che non tremasse.
<< Lo so >> rispose Clarke << Ma mi piace stare così >>.
Sofia si divincolò dalla sua presa e così facendo strusciò varie volte contro le gambe della più grande. Un brivido la scosse, così forte da farle dilatare le pupille.
<< E poi >> aggiunse distogliendo lo sguardo e allentando la presa << Devi ancora raccontarmi questa storia di Landolfi. Che cazzo vuole? >>
<< Ma niente! >> esclamò Sofia mettendosi a sedere. Fu lieta del cambio di argomento << Voleva darmi un passaggio a casa e gli ho rifilato un due di picche >>.
Fece per alzarsi per prendere i libri nella sua stanza, ma Clarke la afferrò nuovamente per il polso.
<< Ti gira troppo intorno, So >> le disse seriamente.
Sofia rise mentre si appoggiava allo schienale. Le piaceva che l’altra le dimostrasse un po’ di gelosia.
<< So cavarmela perfettamente >>.
<< Certo >> disse ironica alzando il sopracciglio destro << E’ per questo che da quando lo hai lasciato, continua a provarci e riprovarci. Io l’ho sempre detto che è un idiota >>.
<< Guarda che so tenergli testa >> rispose Sofia spintonandola << E vogliamo parlare di te poi? Alice spera sempre che tu le apra uno spiraglio >>.
Clarke la prese per il braccio e le cadde addosso. Ora le posizioni erano invertite. Si guardarono di nuovo negli occhi, annegando nel verde e nell’azzurro l’una dell’altra e per Sofia fu naturale tenere le mani ai lati del viso dell’altra. Respirarono sincronicamente.
<< Alice chi? >> chiese Clarke senza muoversi.
<< Kent! >> la rimproverò Sofia << Possibile che tu non riesca mai a ricordarti chi è? Viene in classe tua! >>.
L’altra scoppiò a ridere trascinando anche lei. Le sue braccia cedettero e cadde letteralmente addosso alla maggiore.
<< Ahio! >> esclamò Clarke.
Sofia invece per qualche attimo non disse niente completamente rapita dalla scarica elettrica che aveva sentito quando il corpo di Clarke aveva accolto il suo. I loro seni, seppur attraverso gli indumenti, si erano toccati e lei aveva sentito distintamente uno strano calore farsi strada tra le sue gambe. Inghiottì a vuoto mentre teneva il viso nascosto tra le pieghe della felpa dell’altra.
<< So, non sei esattamente una piuma… >> disse a un certo punto Clarke << …così mi fai male >>.
La ragazza sollevò di scatto la testa rischiando di colpire con la nuca il naso di Clarke.
<< Scusa! >> esclamò imbarazzata e rossa mentre si alzava in piedi << E’ tutta colpa tua comunque! >> tentò di riprendersi.
<< Guarda che non c’era bisogno di alzarsi, bastava che ti spostassi leggermente >>.
<< Mettiti a studiare, Kent >> ordinò Sofia indicando il tavolo << Sei venuta per questo >>.
Clarke si mise seduta e involontariamente i suoi occhi caddero sul sedere dell’altra stretto nei jeans. E avvampò per i pensieri che le passarono nella testa mentre iniziava a tossire per l’imbarazzo.
<< Tutto okay? >> le chiese la più piccola voltandosi.
<< Certo >> rispose Clarke alzandosi << Dovrei usare il bagno >>.
Sofia glielo indicò e andò a prendere i libri di matematica. Rimasta sola, la ragazza lasciò che l’acqua fredda le accarezzasse le mani e fece un respiro profondo. A parte Luna, non si era mai ritrovata a fare quel genere di pensieri su un’altra ragazza. Diana era la sua migliore amica e aveva sempre apprezzato il corpo che gli allenamenti e le partite di pallavolo avevano modellato. Con Sofia era stato improvviso e irruento. Sorrise l’attimo primo di sciacquarsi il viso. Quando aprì la porta, trovò l’altra ragazza ad aspettarla. Sofia si sistemò gli occhiali sul viso e le sorrise.
<< Caffè? >> le chiese << O preferisci una coca-cola? >>.
<< Leffe piccola e un pezzo di caprese, grazie >> rispose prontamente Clarke guadagnandosi una spallata.
<< Cammina, Kent. Vediamo che sai fare >>.
 
Sofia rimase piacevolmente sorpresa da Clarke. La ragazza era sveglia e intelligente, le mancava un po’ di costanza negli esercizi. Spesso si distraeva e quindi un meno diventava più e viceversa. Ogni tanto dimenticava un passaggio e Sofia era costretta a richiamarla. Per il resto trascorsero un pomeriggio tranquillo. Clarke era seduta a capotavola e l’altra alla sua destra così da tenerla sotto controllo. Quando la maggiore si bloccò non sapendo affrontare il passaggio successivo, Sofia si alzò in piedi sistemandosi dietro di lei. Non le disse niente, limitandosi a osservare come si sarebbe mossa.
<< Mi metti l’ansia così >> mentì Clarke mentre giocherellava con la matita e osservava i numeri, le x e le y messe in fila.
La verità era che poteva sentire distintamente il seno di Sofia premerle sulla schiena e provocarle una piacevole sensazione all’altezza dello stomaco. L’altra probabilmente non se n’era accorta perché perseguiva nella sua posizione senza fiatare. L’unico rumore udibile erano i loro respiri.
<< Kent, concentrati >>.
Ci sto provando!, avrebbe voluto urlarle Clarke rossa in viso.
Voleva essere gentile e pacata con lei, ma la verità era che se non si fosse spostata, sarebbe potuta saltarle addosso in quel momento. Improvvisamente il rumore della serratura che scattava fece alzare la testa a entrambe. Clarke sentì il cuore schizzarle in gola.
Ecco!, pensò in preda a una leggera ansia, Io lo sapevo che dovevo insistere per vederci a casa mia! Lo sapevo! E proprio ora che sono eccitata dovevano presentarsi i…
Sofia si allontanò da lei e si avvicinò alla porta.
<< So? >> si sentì chiamare.
<< Ma non eri all’università, Edo, fino a stasera? >>.
<< Ho un mal di testa assurdo, non riuscivo nemmeno a guardarlo il libro di diritto civile. Mi faccio una doccia e mi butto sul letto fino a quando non torna mamma >>.
Clarke si alzò in piedi a disagio e si avvicinò a Sofia nel momento in cui il ragazzo stava passando.
<< Ma non sei sola! >> esclamò Edoardo vedendo l’altra ragazza.
<< Ehm, no >> rispose Sofia imbarazzata << Lei è… Clarke. Clarke, lui è mio fratello Edoardo. Stavamo studiando >>.
Clarke tese educatamente la mano che subito venne stretta dall’altro.
<< Piacere >> disse la ragazza rigidamente.
<< Clarke, eh? >> ripeté Edoardo con un mezzo sorriso guardando con la coda dell’occhio la sorella << E cosa studiavate? >>.
<< Matematica, ho il compito venerdì mattina e… >>.
<< E adesso dobbiamo proprio riprendere >> si affrettò a chiudere quella conversazione Sofia spingendo Clarke verso il tavolo << Sparisci >> aggiunse con un filo di voce rivolta a Edoardo.
<< E’ stato un vero piacere, Clarke! >> esclamò il ragazzo alzando la mano in segno di saluto << Spero di vederti ancora! >>.
Sofia avrebbe voluto incenerirlo con lo sguardo mentre gli faceva cenno di andarsene.
<< Anche per me >> rispose la ragazza tornando a prestare la sua attenzione alla disequazione.
<< E’ bellissima >> sussurrò Edoardo in modo che solo la sorella potesse sentirlo << Colpisci e affonda >>.
Le fece l’occhiolino e alzò entrambi i pollici verso l’alto mentre Sofia sperava solo che si volatilizzasse il prima possibile. Tornò a respirare normalmente solo quando sentì la porta del bagno chiudersi a chiave.
<< Simpatico tuo fratello >> mormorò Clarke non appena Sofia tornò a sedersi.
<< Come un cetriolo nell’ano >> rispose l’altra.
Clarke rise e la più piccola pensò che avrebbe potuto anche abituarsi a quella quotidianità. La ragazza che girava per casa, lo studiare insieme, il fratello che le punzecchiava. Non era uno scenario così orrendo.
<< Siete solo voi due? >>.
<< Sì, Edo è più grande di me di quattro anni. Mio padre avrebbe anche voluto il terzo, ma mia madre è stata irremovibile. Avevano avuto il maschio e la femmina, la perfezione per lei >>.
<< Anche a me sarebbe piaciuto avere un fratello o una sorella, ma i miei genitori hanno penato così tanto per riuscire ad adottarmi che probabilmente nessuno dei due aveva voglia di rimescolare nuovamente le carte >> rispose Clarke << E poi c’è da dire che non sono stata esattamente una bambina facile >>.
<< Una piccola e pestifera Clarke >> affermò Sofia sorridendo << Chissà perché la cosa non mi sorprende >>.
Allungò una mano per accarezzarle il viso. Era così normale per lei che quasi ne ebbe paura. Con un dito arrivò alle sue labbra e rabbrividì nel notare che l’altra non si stava sottraendo. Anzi, i suoi occhi erano… vogliosi? La sua pupilla era così dilatata. Ingoiò un groppo di saliva prima di ritrarre la mano al suono della maniglia che girava. Suo fratello aveva terminato la doccia. Lo sentì avvicinarsi al salone e non poté impedirsi di arrossire. Riprese a prestare attenzione ai libri di scuola finché non sentì il suo respiro alle spalle. Si voltò quasi di scatto mentre Clarke scoppiava a ridere. Edoardo, in accappatoio, era in piedi dietro la sorella intento a osservare cosa studiasse con un barattolo enorme di nutella in mano e un cucchiaio nell’altra.
<< Edo! >> esclamò Sofia contrariata.
<< Cosa? >> fece il fratello con la bocca piena << Stavo solo vedendo che stavi studiando >>.
<< Ti prego, sei disgustoso >>.
<< Posso avere un cucchiaio anch’io? >> domandò Clarke tra le risa.
<< Clarke! >>.
<< Certo >> rispose Edoardo << Mi piaci, Clarke! >>.
<< Edo, sparisci adesso! >>.
<< E va bene, me ne vado >> disse il ragazzo in segno di resa. Poggiò il barattolo al centro del tavolo << Questo ve lo lascio >>.
Strizzò nuovamente l’occhio alla sorella e sparì nella sua stanza. Di nuovo sole, Clarke allungò un dito verso la nutella e lo intinse prima di portarselo alla bocca. Sofia la osservò sbalordita, ma, invece di rimproverarla, la sensazione di calore che l’aveva invasa quando la ragazza le era salita addosso, si rifece sentire. Dalla bocca dello stomaco si espanse verso il basso e la fece avvampare. Clarke si leccava il dito sporco di nutella con naturalezza, come se fosse normale mentre lei non riusciva a smettere di immaginarla nuda con solo quel dannato barattolo vicino.
<< So, tutto okay? >> le chiese Clarke improvvisamente notando lo sguardo assente che aveva << Dai, è perché ho preso la nutella col dito? È finita, guarda! >>.
Le mostrò il contenitore quasi del tutto vuoto, eppure il suo sguardo non accennava a cambiare. Le passò una mano davanti gli occhi e a quel gesto improvvisamente Sofia scattò in piedi recandosi in bagno senza dire nulla.
Quando si fu calmata, maledisse i suoi ormoni e l’effetto che le faceva l’altra quando le era vicina. Ritornò nel salone dopo esserci sciacquata varie volte il viso.
<< Continuiamo? >>.
  
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