Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: StarCrossedAyu    18/05/2019    0 recensioni
L'essere umano si è sempre spinto oltre i propri limiti: ha modificato la natura, valicato confini inaspettati, seguito il progresso incessantemente.
Eppure per Hanji Zoë nulla è più interessante delle radici che hanno dato origine alla civiltà odierna e, quando Historia Reiss le offre su un piatto d'argento la possibilità di mostrare al mondo la veridicità delle sue teorie, si butta a capofitto nell'impresa.
Levi Ackerman è un uomo dai saldi principi, dotato di un carattere ruvido e scostante che nasconde innumerevoli ferite e spaccature profonde nel suo animo martoriato.
Insieme, affronteranno uno sconvolgente e pericoloso viaggio all'altro capo dell'universo, dove un antico nemico li attende minacciando ciò che hanno di più prezioso.


|EreRiren||Storia liberamente ispirata al film "Stargate" (1994)|


|¦🏆 Vincitrice del contest Instagram - La Grande Sfida - nella categoria "Undiscovered Gems" indetto dal profilo @AmbassadorsITA¦|
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stargate

 

 

 



- Capitolo 7 -


Petra cadde rovinosamente nella sabbia, il viso arrossato e il fiato corto. Auruo, la mascella serrata, continuò a sparare all'impazzata contro il gigante.

Era inutile, lo sapeva, ma non aveva intenzione di passare a miglior vita senza aver lottato fino all'ultimo secondo.

«Mettetevi al riparo, forza!» gesticolava Erd, sperando che gli indigeni lo ascoltassero nonostante non parlasse la loro lingua.

Un tonfo, l'ennesimo, e il suo corpo venne inesorabilmente spinto in avanti dalla forte corrente alle proprie spalle.

Il gigante pareva sorridere della loro impotenza. Batteva il piede al suolo, creando ogni volta una piccola tormenta sabbiosa che non erano in grado di contrastare.

Gunther ricaricò il mitra con l'ultima cartuccia rimasta. Un respiro profondo, prima di lanciarsi verso il proprio ineluttabile destino.


-


Non si era neanche resa conto di aver toccato terra. Le gambe avevano ceduto sotto il peso del terrore che aveva divorato qualunque altra emozione un essere umano fosse in grado di provare.

Era una scienziata, la sua esistenza era votata alla ricerca e alla scoperta. Il suo scopo era contribuire alla crescita culturale della propria razza, non affrontare alieni megalomani, né tanto meno dei poveri succubi del sopracitato mostro spaziale.

Calde gocce salate solcarono il suo volto, creando scie candide sulla sua pelle, ripulendola inconsapevolmente. In quanti ancora dovevano morire? Il corpo esanime di E'ren le attraversò la mente, mentre indietreggiava fino a toccare con la schiena la fredda parete rocciosa.

Aspettami.

Levi aveva una fievole luce di speranza, negli occhi. Credeva in qualcosa che lei non riusciva minimamente a comprendere e, ovunque fosse andato, non l'avrebbe abbandonata.

Decise di fidarsi. Una volta raggiunto il fondo, si poteva solo risalire, no?

Perciò Hanji si rimise coraggiosamente in piedi, lo sguardo fisso sul nemico di fronte a sé. Nella peggiore delle ipotesi, sarebbe morta comunque. Tanto valeva lottare.

«Ehi, brutto gorilla spelacchiato! Non mi fai alcuna paura!»

Un ringhio, basso e ferale, le diede i brividi. Mossa sbagliata.

 

-


Le suole degli anfibi producevano un fastidioso stridio, a contatto col pavimento lucido. Correva, tentando disperatamente di riconoscere un vaso, un drappeggio, un punto di riferimento qualsiasi il quale gli indicasse che fosse vicino.

Aveva il fiato corto e le braccia gli dolevano, ma non si sarebbe fermato. Non si sarebbe arreso. Non adesso che aveva trovato l'unica persona con cui desiderava condividere il resto dei suoi miseri giorni.

Quando, nel silenzio dei corridoi della navicella, svoltò un angolo a lui familiare, al corvino quasi mancò il respiro tanto era il sollievo di aver finalmente trovato ciò che cercava.

Al centro dell'enorme salone vi era il congegno che Ymir, da millenni, utilizzava per sopravvivere; il medesimo che aveva guarito lui stesso, neanche due giorni prima.

Adagiò E'ren, inerte, sul piedistallo. Non aveva idea sul come accenderlo, ignorandone il funzionamento. Per fortuna, la tecnologia venne in suo aiuto.

Il cristallo, riconoscendo un organismo da rigenerare, prese a formarsi dal basso, sollevando al contempo il corpo del giovane fino a inglobarlo del tutto.

Levi restò lì a fissare il compagno, etereo come un'immagine divina - le braccia aperte come a voler accogliere un peccatore e i palmi rivolti verso l'esterno in segno di perdono -, sperando che anch'egli, come l'alieno, riuscisse a ingannare la morte.

Per la prima volta, l'uomo pregò in un miracolo.

 

-


Lo shifter era a pochi passi dalla bruna quando, con un urlo, Jeañ gli si scagliò contro.

Le sue nocche si scontrarono con la corazza dell'altro, prendendo a sanguinare copiosamente. Il ragazzo si portò una mano al petto, dolorante, fissandolo in cagnesco. Non aveva idea di dove fossero E'ren e quel microbo antipatico che aveva per marito, ma doveva proteggere la sciamana e, soprattutto, Mikąsa.

«Rҽʂƚα ԃιҽƚɾσ ԃι ɱҽ!» intimò alla donna, mentre anche la corvina giungeva in loro aiuto. La ragazza attivò la lancia, pronta a far fuoco sotto lo sguardo allarmato di Hanji.

«Ferma!» si sbracciò forsennatamente, indicando poi la bomba. «Gҽɳυԋ! Aƚαԋʋιҽ!»

Quello! Pericolo!

Mikąsa digrignò i denti, frustrata, stringendo la presa sull'asta e correndo in soccorso dell'amico ferito.

I tre presero a combattere - i nativi in evidente svantaggio dinnanzi la forza erculea del loro avversario - ed Hanji si chinò accanto all'ordigno, rimboccandosi le maniche. Avrebbe tentato il tutto per tutto, provando a disinnescare il dispositivo prossimo all'esplosione.

 

-


All'esterno, la situazione era critica.

I quattro soldati erano stremati: a causa della molta sabbia respirata sentivano i polmoni e la gola bruciare, le munizioni erano terminate e sapevano che correre disordinatamente, nel tentativo di distrarre il gigante, non era altro che un palliativo; ridotti alla stregua di topi, coi quali il grosso gatto si divertiva a giocare in attesa di gustare il delizioso banchetto.

L'enorme figura non si era accorta, quindi, che due nativi si erano distaccati dal piccolo gruppo, appiattitosi alla base delle rovine.

Sa'sha e Connî risalivano, quanto più velocemente possibile, la ripida parete, avvalendosi delle intercapedini che l'usura del tempo e le intemperie avevano creato. Si rannicchiarono in un anfratto grande abbastanza da ospitarli entrambi.

«Cσʂα ʋυσι ϝαɾҽ?» le chiese il ragazzo. L'altra, esperta cacciatrice ed eccellente arciere, sfilò l'arco da sopra la spalla e agguantò una freccia dalla faretra in pelle che indossava.

«Hαι ʋιʂƚσ ƈσʂα è ʂυƈƈҽʂʂσ ιɳ ɱιɳιҽɾα: ʅα ɳυƈα è ιʅ ρυɳƚσ ԃҽႦσʅҽ» rispose, tendendo la corda. «Sҽ ƈι ʋҽԃҽ, ʂιαɱσ ʂραƈƈιαƚι. AႦႦιαɱσ υɳα ʂσʅα ρσʂʂιႦιʅιƚà, ɳσɳ ρσʂʂιαɱσ ʂႦαɠʅιαɾҽ. Tιҽɳιɱι ϝҽɾɱα ριù ƈԋҽ ρυσι!» gli intimò quindi, sporgendosi in avanti.

Il vento, così in alto, disturbava la mira e Sa'sha aveva bisogno di tutta la concentrazione di cui era capace. Si affidò alle braccia di Connî che, da dietro, la strinse saldamente aiutandola per quanto gli fosse possibile. La giovane chiuse un occhio, attendendo l'attimo propizio.

Un unico colpo avrebbe decretato la vittoria o la sconfitta.

 

-


La superficie del cristallo si crepò, una imperfezione che prese a diramarsi, inesorabile, estendendosi fino all'inevitabile punto di rottura.

Il corpo di E'ren precipitò in avanti e Levi lo afferrò, frenandone la caduta, mentre le schegge si spargevano tutt'intorno sul pavimento marmoreo.

Il suo colorito, dapprima spento, era tornato nuovamente alla vivacità originaria; la veste era bruciata nel punto in cui il laser l'aveva oltrepassata ma, al di sotto, il tessuto muscolare era liscio e intatto come se nulla fosse mai accaduto; persino il graffio sulla gota era sparito, la pelle tornata morbida proprio come il corvino la ricordava.

Il Capitano posò un palmo sul petto dell'amato e il proprio cuore prese di nuovo a battere al ritmo del suo. Il nativo espirò: era ancora incosciente, ma innegabilmente vivo. Levi lo cinse a sé - una gioia incontenibile a pervaderlo senza che ne avesse alcun controllo -, consapevole che non era ancora finita: doveva occuparsi della bomba, e alla svelta.

Con E'ren tra le braccia percorse il cammino a ritroso, diretto al punto in cui era posizionato il teletrasporto con l'intenzione di recarsi nuovamente al portale, quando qualcosa lo colpí violentemente alle spalle.

Colto alla sprovvista, venne sbilanciato in avanti e cadde al suolo insieme al ragazzo.

Ymir, magnifica e spietata, troneggiava su di lui armata di lancia. Tra i seni, piccoli e sodi, la stella a sei punte tramandata dalla famiglia Reiss.

Gli occhi dell'uomo si ridussero a due fessure, nell'osservare il perfido sorriso che il nemico sfoggiava apertamente, divertita da tanto affanno.

«È ιɳυƚιʅҽ ʅσƚƚαɾҽ, ɱσɾιɾαɳɳσ ƚυƚƚι. E ʋσι,» fece roteare l'arma, mettendosi in posizione d'attacco, «ʅι ʂҽɠυιɾҽƚҽ.»

Levi, dopo essersi assicurato che il castano fosse incolume, si rialzò in piedi coi pugni stretti di fronte a sé, pronto a scattare.

«Qυҽʂƚσ ʅσ ʋҽԃɾҽɱσ...!»

 

-


Auruo, senza forze, allungò il braccio alla ricerca della mano di Petra, distesa sulla sabbia accanto a lui. Le loro dita si intrecciarono per l'ultima volta.

«Ti amo» le disse, sorridendole mentre il cielo sopra di loro si oscurava. Lei, silenziosamente, pianse, preparata ad affrontare la morte insieme al compagno.

«Anche io.»

Il colosso sollevò la gamba, pronto a schiacciarli sotto il proprio peso, quando un urlo rabbioso, in lontananza, squarciò l'etere distogliendolo da quell'intento.

Sulla cima della duna, Grişha fissava il gigante che lo aveva privato della moglie, dell'affetto del figlio, di qualunque speranza. Strinse, nel palmo, le ossa di colei la quale aveva amato sopra ogni altra cosa, traendone coraggio e ispirazione. Infine, alzò un braccio al cielo, gridando.

«Pҽɾ ʅα ʅιႦҽɾƚà!»

Come un terremoto che, gradualmente, aumenta d'intensità, così il popolo insorse superando il proprio leader e lanciandosi contro il mostro. Le impronte venivano subitaneamente sostituite da nuove, profonde e irregolari, mentre le loro voci si levavano come un unico rombo.

L'enorme essere rimase interdetto, e quello fu il momento della sua disfatta.

Sa'sha rilasciò la freccia che, con un sibilo, andò a conficcarsi nell'esatto punto in cui brillava il dispositivo con cui Ymir lo aveva assoggettato. Questo si sgretolò in mille frammenti, perdendo la sua efficacia e privando il portatore di ogni potere.

Stordito e confuso, Berțhold si guardò attorno e, nell'istante in cui vide centinaia di persone dirigersi scompostamente verso di lui, portò le braccia in avanti nel tentativo di proteggersi dall'inevitabile impatto, strizzando gli occhi.

Invece, la folla lo superò come se nulla fosse: non aveva senso pulirlo per tanta sofferenza, quando era stato prigioniero di sé stesso per chissà quanto tempo.

«Berț! Berț!»

Il moro, a quella voce, sollevò le palpebre e un turbine di capelli biondi gli si gettò addosso, abbracciandolo forte. Il viso di Annię si inondò di lacrime. Erano salvi, ed erano insieme.

Gunther, in procinto di perdere i sensi, con le ultime energie indicò a Grişha l'ingresso bloccato dalle rocce, svenendo un attimo più tardi.

Il capo villaggio, con l'ausilio della sua gente, iniziò a rimuovere i detriti che si frapponevano tra lui ed E'ren, pregando di non essere arrivato troppo tardi.

Fιɠʅισ ɱισ, ԃσʋҽ ʂҽι...?

 

-


Hanji si portò le mani tra i capelli, tirandoli fino a strapparne alcuni nella vana speranza che il suo cervello elaborasse una soluzione efficace.

Solo due minuti alla fine.

Jeañ, bloccato dal peso dello shifter, tentava in tutti i modi di non soccombere. Mikąsa, colpita violentemente allo stomaco, era inconsciente.

Tutto era perduto.

Dall'esterno, delle voci giunsero in loro aiuto mentre i massi venivano spostati, portando nuova aria nel cunicolo. In quell'istante, un'ombra balzò sul corazzato, le iridi che brillavano nell'oscurità della grotta.

Mikąsa, artigliata alle spalle del nemico, lo colpí ripetutamente con una pietra, tentando il tutto per tutto. Avrebbe salvato Jeañ, E'ren e sarebbero tornati tutti insieme a casa, finalmente liberi. Era a questo pensiero che si aggrappava con tutta la sua forza, gridando a squarciagola.

Il piccolo congegno sulla nuca dell'energumeno si distrusse sotto la violenza disperata di quelle percosse, e Reiñer tornò in sé. Sotto di lui, nonostante il volto tumefatto e l'incredibile crescita, riconobbe Jeañ: l'ultima volta che lo aveva visto, era poco più di un bambino.

«Jҽαñ...?»

Il biondo si sentí abbracciare e, calando lo sguardo, trovò Mikąsa che piangeva a dirotto, esausta e provata da tanta tensione.

«Sҽι ʅιႦҽɾσ...!» disse solo, e gli occhi di Reiñer si inumidirono a quel pensiero, tanto lontano quanto atteso.

 

-


Levi si asciugò il sangue dal labbro con un gesto rabbioso. Ymir era agile e, soprattutto, dannatamente scaltra: con l'ausilio della lancia, riusciva a colpirlo senza che lui avesse la possibilità di avvicinarsi.

«Sҽι ʂƚαɳƈσ? Sιҽƚҽ ƈσʂì ϝɾαɠιʅι...!» lo scherní, girandogli attorno come un avvoltoio pronto a dilaniare una carcassa. «Nσɳ ʂιҽƚҽ αʅƚɾσ ƈԋҽ Ⴆҽʂƚιαɱҽ ϝαƈιʅɱҽɳƚҽ ʂσʂƚιƚυιႦιʅҽ. Iσ ʋι ԋσ ԃσɳαƚσ υɳσ ʂƈσρσ: ʂҽɾʋιɾɱι, ƈσɱριαƈҽɾɱι, ʋҽɳҽɾαɾɱι. Dαʋʋҽɾσ ƈɾҽԃҽƚҽ ԃι ρσƚҽɾ ϝαɾҽ αʅƚɾσ? Dι ҽʂʂҽɾҽ ƈσʂì ʂρҽƈιαʅι

Il corvino stava per risponderle, ma qualcosa fu più veloce delle sue parole. Con un luccichio, la lama saettò fuori dall'impugnatura mentre il ragazzo, con un balzo, saltò alle sue spalle pronto ad ucciderla. La donna, sfortunatamente per loro, fu più veloce, riportando solo una ferita superficiale su di un avambraccio, scagliando l'aggressore per terra.

E'ren si mise in ginocchio, le iridi smeraldine che rilucevano della fiamma dell'ira e il coltello a serramanico, donatogli dal marito, nella mancina.

«Nσɳ ιɱρσɾƚα ƈιò ƈԋҽ ƚυ ρҽɳʂι! Sιαɱσ ʂρҽƈιαʅι, ʂí, ρҽɾƈԋé ʂιαɱσ ɳαƚι ιɳ ϙυҽʂƚσ ɱσɳԃσ!»

Sollevò il palmo destro chiuso dal quale, con un sorriso indisponente, fece oscillare il ciondolo dorato che Ymir aveva sottratto al Capitano. L'alieno si toccò il collo, trovandolo nudo. Con un gesto di stizza armò la lancia, pronta a far fuoco.

Le urla provenienti dall'esterno, però, la invogliarono a controllare la situazione. Con malcelato stupore, constatò che il suo gigante era sparito e che la popolazione era insorta, pronta a destituirla dal ruolo di divinità che si era prepotentemente arrogata.

Non aveva intenzione di scoprire quanto avrebbero impiegato a salire sull'astronave: era potente ma, senza gli shifter sotto il suo giogo, sola e vulnerabile. Doveva fuggire.

Si lanciò verso la plancia dei comandi, poco distante, pronta a salpare alla ricerca di un nuovo pianeta da sottomettere.

Levi ed E'ren, di nuovo insieme, si strinsero, mentre il rombo dei motori preannunciava l'imminente decollo.

 

-


La terra e l'intera grotta, posta al di sotto delle mura, presero a tremare. Hanji alzò la testa, le orecchie ben tese.

«Sta scappando... Abbiamo vinto, sta scappando!!» urlò euforica, saltando sotto le sguardo perplesso dei presenti.

Il pericolo, tuttavia, non era passato. La bomba era prossima ad esplodere e sarebbero morti tutti, tranne Ymir. A meno che...

Rivolse la propria attenzione alla pedana del teletrasporto, guardando poi Mikąsa e il suo amico ritrovato.

«Aƈƈҽɳԃҽɾҽ, σɾα!»

Vedi di farcela, nanerottolo...!

 

-


Erano spacciati, Levi lo sapeva. Dalle enormi vetrate, riusciva a scorgere il buio del cosmo e la luce delle stelle in lontananza. Una volta che si fosse portato al sicuro, l'alieno li avrebbe uccisi senza pietà. Non avevano un posto in cui fuggire né i mezzi per difendersi.

Tuttavia, non riusciva a trovarsene scontento: con E'ren accanto, qualunque sarebbe stata una buona morte.

Il ragazzo lo abbracciò, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. L'ultima cosa che ricordava, prima di rinvenire nel palazzo di Ymir, era il desiderio di proteggere il compagno a qualunque costo; un impulso irrefrenabile, al punto da rinunciare alla propria vita. Ed era sicuro di averlo fatto. Eppure eccolo lì, sano e salvo - se tale poteva considerarsi in quella situazione -, incapace di darsi una spiegazione. Alla fine, non aveva importanza.

«Gɾαȥιҽ...»

Il corvino lo tenne stretto, inspirando l'odore della sua pelle che sapeva di spezie e di Sole. Era caldo, E'ren, tanto da scaldargli il cuore con la sua sola presenza. Era tutto ciò che, inconsciamente, aveva sempre cercato. Buffo come il fato li avesse separati alla nascita, dividendoli servendosi di intere galassie, per poi unirli in circostanze così sfavorevoli.

«Pҽɾ ƈσʂα?»

«Iʅ ɱισ ρσρσʅσ è ʂαʅʋσ, ҽԃ è ɱҽɾιƚσ ƚυσ.»

L'ordigno, ancora nel suo mondo, avrebbe spazzato via ogni cosa, ma non voleva togliergli quella convinzione. Decise di non negargli quella consolazione, cingendolo con maggior trasporto.

«Nσι ιɳʋҽƈҽ ɱσɾιɾҽɱσ...»

Il giovane gli sorrise, grato per l'uomo che gli era toccato in sorte: avesse potuto tornare indietro, non avrebbe combattuto il proprio destino ma lo avrebbe altresì assecondato altre mille volte.

«Lσ ϝαɾҽɱσ ιɳʂιҽɱҽ.»

Il fascio luminoso del teletrasporto li distolse da quell'addio, colorandoli delle tinte della speranza.

A quanto pareva, nonostante l'altitudine raggiunta, funzionava ancora.

«Pɾҽʂƚσ!» il Capitano esortò il compagno, trascinandolo con sé. «Pɾιɱα ƈԋҽ ʂι ɾιƈԋιυԃα!»

Ymir li vide svanire, senza curarsene troppo: probabilmente, uno shifter era sopravvissuto alla furia di quei trogloditi e stava facendo ritorno; con lui al suo servizio, ricominciare sarebbe stato certamente più facile.

Al suo posto, invece, comparve la bomba.

Il terrore invase ogni cellula del suo essere, mentre si ritraeva in preda alla paura.


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-


Levi ed E'ren si ritrovarono nella grotta, ai piedi dello Stargate. Non ebbero il tempo di guardarsi attorno che furono stritolati da due paia di braccia.

«Ce l'hai fatta, lo sapevo!» urlò Hanji a un palmo dal naso dell'uomo.

«E'ɾҽɳ...!» singhiozzò Mikąsa, togliendogli il respiro.

I due amanti si sorrisero, complici, consolando le amiche e, mentre l'ingresso veniva definitivamente liberato consentendo loro di uscire, un boato riecheggiò nell'aria.

Il popolo vide il cielo tingersi di centinaia di colori, gli stessi che decretavano la sconfitta del Dio. Gridarono, gioiosi, stringendosi a vicenda e festeggiando il giorno della loro vittoria.

Di nuovo all'esterno, Levi ed E'ren furono accolti con clamore e trasporto: la Squadra Speciale, Sa'sha, Connî, tutti salutarono la giovane coppia e i ribelli che li avevano aiutati. Grişha corse incontro al figlio, abbracciandolo, ringraziando intimamente la defunta moglie per aver ascoltato le sue preghiere ed averlo protetto. Poi, guardò il genero con affetto: se il ragazzo era vivo, certamente il merito era anche suo.

«Gɾαȥιҽ» gli disse e il soldato annuí. Quest'ultimo non si aspettava minimamente che l'uomo afferrasse loro le mani, ancora giunte, sollevandole con entusiasmo. «Aƈƈʅαɱαƚҽ ƈσʅσɾσ ι ϙυαʅι ƈι ɠυιԃҽɾαɳɳσ ƈσɳ ƈσɾαɠɠισ ҽ ʂαɠɠҽȥȥα!»

Un'unica voce si levò in onore dei novelli capi tribù, i quali si guardarono spaesati e incerti sul da farsi. Sentirono fluire nelle rispettive membra il sentimento che era germogliato tra di loro, spingendoli a rischiare tutto ciò che avevano, che conoscevano, in suo nome. Rinsaldarono quindi la presa osservando quella che, ora, era a tutti gli effetti la loro gente.

Era l'alba di un nuovo giorno, in un mondo da scoprire che profumava di libertà.

Insieme, avrebbero spiccato il volo.

   
 
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