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Autore: Khailea    19/05/2019    0 recensioni
Dal testo:
"-E un'altra cosa...mi scusi molto per non averla avvertita subito...c'è qualcun'altro a cui ho chiesto aiuto...-
Questo sicuramente era un tasto molto più dolente. Preoccuparsi solo per sé era molto più facile, non conosceva le capacità del collega in questione e nemmeno la sua affidabilità, quindi la cosa iniziava ad esser più rischiosa del previsto.
-Posso sapere chi sia?-
-In verità non ne sono certo, ma ha la mia parola della sua assoluta forza. Non mi ha dato modo di sapere chi fosse, penso un mercenario.-"
(I personaggi usati appartengono al gruppo di role Werewolf's Shadow, si muovono all'interno del continente di Fiore, ambientazione di Fairy Tail, ma in un ambiente rivisitato ed inventato dal gruppo)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati solamente quaranta minuti da quando Ailea aveva accettato l'incarico di recuperare lo scettro di El-mot dal regno del sud, ed in quel poco tempo si era cambiata per poter affrontare il viaggio.
Purtroppo per quanto potesse supporre di conoscere del regno non avendo mai provato un simile viaggio sulla sua pelle non era conscia di quanto avrebbe dovuto sopportare, ed era così andata per supposizioni su ciò che meglio le avrebbe consentito una comodità nel deserto.
Indossava dei leggeri stivali di pelle marrone, dalle punte rivestite che le avrebbero permesso di camminare anche nella sabbia senza dover affondare, ed allo stesso tempo evitando che qualcosa si insinuasse nelle scarpe ferendola o pungendola.
Le gambe erano nascoste poi sotto dei pantaloni neri dal liscio e fine tessuto termica, che le impediva di raggiungere una temperatura eccessiva ed al contempo le avrebbe evitato di soffrire il freddo nei bruschi cambi di temperatura che avvenivano di notte. Per puro fattore estetico i pantaloni erano adornati alla coscia sinistra di due fasce metalliche, l'indumento sembrava essere poi direttamente collegato ad uno stretto bustino color blu, provvisto di varie corde ai lati annodate tra loro, mentre il tessuto che nascondeva il seno era bianco e della stessa tonalità erano anche i tessuti che, partendo dal gomito, arrivavano fino ai sottilissimi polsi. Anche il collo era protetto dallo stesso tipo di tessuto del bustino, chiuso tramite delle cinghie rosse e provvisto di un cappuccio, al momento calato sul pallido volto.
L'abito non nascondeva oltretutto il marchio della sua gilda, il volto di profilo di un lupo completamente nero e dai bordi dorati segnato sulla sua spalla destra.
Sapeva bene che quei generi di colori non erano adatti al deserto e che l'avrebbero fatta subito notare, ma prima d'arrivare al regno del sud avrebbe dovuto viaggiare tra altre città, di conseguenza era insensato prepararsi con così largo anticipo.
Il committente della missione, che non aveva voluto rivelare il proprio nome, avrebbe pagato ogni spesa attraverso una carta che le aveva consegnato, quindi poteva anche comprare delle vesti adatte al luogo direttamente lì.
Non avrebbe però comprato qualcosa se non strettamente necessario, non amava spendere i propri soldi e solo perché con quelli altrui non aveva problemi non significava volesse sperperarli. Soprattutto se potevano essere limitati.
Dopo aver controllato su delle carte presenti nella sua stanza alla gilda, l'ultima tra tutte, aveva scelto come percorso migliore il treno. Sarebbe partita da Rookbow ed avrebbe fatto uno scalo ad Hooftwon, ed infine a Clovertown. Da lì sarebbe stata costretta a procedere con altri mezzi per raggiungere il villaggio del sole.
Quest'ultimo luogo era come un ponte tra il resto di Fiore ed il regno del sud, gli abitanti erano quantomeno un po' più disponibili, ed era l'unico punto di partenza se non si considerava il mare.
Per evitar di perder tempo si era già messa in viaggio, senza portare con sé nulla. Non aveva bisogno d'armi visto possedeva la magia, ed avendole avrebbe attirato l'attenzione. Viveri o simili erano superflui visto poteva comprarli o resistere alla fame ed alla sete fino allo stretto necessario.
Raggiungere la stazione di Rookbow era la prima tappa del suo cammino, ma per farlo avrebbe dovuto superare a piedi la gigantesca foresta che circondava la città, naturalmente però ciò non era un problema per lei, visto non era la prima volta passeggiava in essa.
Gli alberi dai neri tronchi erano troppo spessi per poter esser tagliati, ed a dir la verità nessuno desiderava farlo visto costituivano un'eccellente difesa naturale.
Avrebbe impiegato più o meno un'ora e mezza per raggiungere la stazione poco oltre il limite del bosco, ma si sarebbe presa il suo tempo, non aveva nessuno a seguirla infondo.
Oltretutto...era particolarmente rilassante il bosco quella mattina, non saranno state nemmeno le dieci a ben pensarci.
Gli alberi giganteschi sembravano arrivar a toccare il cielo, e non sarebbero bastati nemmeno sei uomini per abbracciare uno dei tronchi completamente. I rami più alti da terra sembravano così sottili, ma bastava arrampicarsi un poco per scoprire invece avrebbero potuto tener su anche un orso. Le loro proporzioni fortunatamente non impedivano al fogliame di lasciar passare i raggi del sole, anche se solo con deboli spiragli frammentati, i quali davano all'intera area un tono di assoluta pace e distanza da qualsiasi cosa.
Al contrario tuttavia il cielo era quasi impossibile da notare, sia a causa della distanza che degli stessi fasci di luce i pochi punti liberi sembravano aver dall'altra parte solo una distesa di bianco. In verità tuttavia ciò era quasi positivo, perché trascorso vario tempo nella foresta una volta fuori, rivendendo l'azzurro del cielo e le sue nuvole cotonate, si apprezzava ancor di più tale scenario dato sempre per scontato.
Solamente pochi piantati da non molti anni erano di una misura più ridotta, e la maggior parte di questi aveva anche dei frutti tra le chiare foglie.
Il vento era poi così leggero da esser innotabile, eppure nella sua assenza ci si sarebbe resi facilmente conto mancava qualcosa di importante.
Ogni dettaglio era perfetto, dai fiori che sbocciavano in vari colori, i gruppi di funghi accanto alle radici, fino alle ragnatele sulle quali al mattino si potevano vedere delle meravigliose perle di rugiada.
La figura della donna si confondeva tra le ombre della foresta, mentre questa si sentiva in armonia con essa.
Da bambina non si era mai avventurata a lungo tra gli alberi, principalmente perché, contrariamente a quanto si poteva credere, alla nascita lei non possedeva alcun tipo di magia.
Appena nata venne abbandonata dai suoi veri genitori davanti alla porta della Werewolf's Shadow, durante una notte di pioggia, e solo dopo varie ore qualcuno finalmente venne ad aprire attirato dal suo pianto, portandola all'interno.
Chiunque fosse le salvò la vita, convincendo anche i suoi compagni a farla restare con loro nonostante fossero tutti contrari. Al tempo infondo Fiore stava affrontando la crisi nata in seguito alla guerra, ed una bocca in più da sfamare non era il massimo.
Quella persona le salvò la vita, ma per qualche motivo sparì dalla gilda e così Ailea si ritrovò condannata dal suo stesso salvatore, questo perché non potendo ripagare il grande debito che doveva sarebbe stata costretta a vivere a Rookbow per tutta la vita. Anche se avesse voluto far qualcosa non conosceva nemmeno il suo nome o il volto, e tutti coloro che potevano invece saperlo erano ormai morti, quindi non aveva scampo. In ogni caso rimase in quella gilda cercando d'aiutare come poteva, che fosse pulendo o portando da bere e da mangiare, ma non era mai abbastanza. Tutti la vedevano per quel che infondo era, un peso.
Probabilmente se ne sarebbe andata molto presto, se non fosse stato per il secondo Master della gilda, un uomo gentile di cui però non ricordava il volto ma solo i momenti che avevano condiviso.
La sua memoria purtroppo le giocava brutti scherzi, era come se qualcuno l'avesse presa e, con una gomma, avesse rimosso le parti più importanti.
Il Master per molto tempo cercò di convincerla che non c'era nulla di sbagliato nell'essere normali, che anche così si potevano fare grandi cose, ma ciò non poteva toglierle quel senso opprimente di inadeguatezza.
C'erano molti posti a Rookbow dove non poteva andare visto non era una maga, ed il bosco era fra questi visto vi si potevano trovare creature magiche o banditi.
Giorno dopo giorno però lei aveva studiato nei momenti liberi per poter sviluppare anche solo una briciola di magia, non importava quale. Alcune si posseggono fin dalla nascita, come la magia del ghiaccio o del fuoco, mentre altre come il Take Over, che in base alla tipologia modifica il tuo corpo in varie forme, sono apprendibili con il tempo.
Mai aveva perso la speranza, ed a quattordici anni finalmente qualcosa finalmente accadde, e da lì non dovette far altro che sviluppare le sue capacità per diventar più forte.
Peccato che, nonostante tutta la forza che poteva tentar di raggiungere, non era mai stata abbastanza per proteggere chi amava...forse per questo il suo cuore s'era indurito, ed i suoi occhi come uno specchio riflettevano quel dolore passato.
Spesso per il loro stesso colore così inumano aveva cercato di nasconderli sotto delle lenti a contatto nere, ma ultimamente aveva perso tale abitudine, questa tuttavia era un'altra storia.
Muovendosi come un ombra silenziosa nel suo cammino quelle rosse pupille rimanevano fisse su un unico punto, quasi non avesse bisogno di guardarsi attorno per capire dove si trovava, e così proseguì fino a quando i tronchi non iniziarono a diramarsi, ed in lontananza non fu visibile la stazione.
La sua struttura non era particolarmente ampia, principalmente perché era riservata a solo due binari. L'edificio rettangolare, dentro al quale era possibile acquistare i biglietti, era costruito in pietre rosse, dal colore ormai pallido ma non per questo rovinato, e  ciascun lato era sorretto da delle colonne marroni che raggiungevano tuttavia solo la metà dell'altezza delle pareti.
Lungo quest'ultime si potevano trovare varie finestre dalle vetrate abbellite con dei mosaici dai vari colori e dai telai in oro che splendevano nel momento in cui venivano baciati dal sole.
Il piatto tetto era formato invece da delle tegole verdi e si potevano notare un paio di camini in bronzo, i quali già a quell'ora producevano del fumo. A quell'altezza era stato sistemato un grande orologio in bronzo con delle sottili rifiniture in argento, i cui numeri romani erano circondati da dei motivi sottili che variavano di colore dal blu al giallo.
La porta principale, in legno ed a due ante, si trovava nella facciata che dava sui binari, lungo i quali non era stata rimossa l'erba ed infatti di tanto in tanto vi si potevano vedere dei piccolissimi fiori sopravvissuti perfino alle gigantesche ruote di ferro dei mezzi.
I binari erano nascosti al cielo tramite un grande soffitto in ferro a cupola, collegato direttamente all'edificio accanto e sostenuto dall'altro lato da dei pali neri, tramite una grata posta a poco meno di un metro di distanza dalla cima si potevano vedere delle scritte che mostravano le destinazioni e gli orari di partenza ed arrivo.
Prima di avvicinarsi, tuttavia, la ragazza si fermò accanto ad uno degli ultimi alberi, portandosi il pollice alle labbra e mordendo la propria carne fino a far uscire un po' di sangue. Il sapore ferroso al quale era abituata svanì presto, ed allo stesso modo il leggero pizzicore che provava.
Fatto questo appoggiò il dito sulla corteccia di un qualsiasi albero, parlando come se potesse sentirla.
-Un anno.-
Non sembrò accadere nulla, almeno per coloro che avessero visto la scena, in verità ciò che la donna aveva fatto era stabilire una sorta di patto con la foresta stessa.
Se si possedeva un debito si era destinati a restare fino a quando questo non fosse estinto, ma era possibile allontanarsi per brevi periodi, al massimo di un anno, e per farlo bisognava donare il proprio sangue agli alberi.
Sicuramente sarebbe tornata prima, ma preferiva esser previdente in caso qualcosa fosse andato storto.
Naturalmente oltre a lei c'erano molte altre persone, tutte pronte per viaggiare ed allontanarsi dalla città, che fosse per poco o per sempre però a lei non importava, in un modo o nell'altro Rookbow avrebbe sempre attirato le persone.
In lontananza comunque riuscì a vedere facilmente il treno, avente all'incirca sei carrozze dipinte di verde muschio e dai contorni di bordi, finestre e porte, dipinte di giallo, mentre il tetto era completamente marrone. Solamente la locomotiva era completamente nera ed in spesso ferro, dal muso rotondo dal cui caminetto sulla cima usciva un forte getto di vapore, mentre le rosse ruote si muovevano ad una velocità contenuta in vista dell'arrivo.
Stando a quanto era scritto sulla grata il treno avrebbe condotto tutti a Magnolia come prima tappa, e da lì si sarebbe spostato verso altre città principali prima di far ritorno.
Se non voleva rischiare di perderlo doveva sbrigarsi a comprare un biglietto, anche se rimaneva ancora la questione del collega.
Il committente, dopo aver concordato con lei sul prendere il treno, aveva detto che avrebbe comunicato la cosa lui stesso, ma non aveva dato descrizioni o simili, quindi come poteva riconoscerlo?
Proprio mentre era ormai sotto il tetto di ferro, ed il fumo del treno si mischiava all'area circostante nascondendo alcune persone, la risposta le apparve subito chiara.
A pochi metri di distanza da lei, che camminava proprio nella sua direzione, c'era una figura ben nota non solo ad Ailea ma a tutti i presenti, che infatti si allontanavano subito spaventati.
Si trattava di un uomo dai capelli completamente bianchi, rasati al lato sinistro mentre al destro gli ricadevano su una parte del viso in una spettinata frangia, che nascondeva uno dei due occhi di un azzurro talmente glaciale da poter sentir freddo perfino alle ossa.
La sua pallida carnagione era messa in risalto dai vestiti che indossava, tutti quanti completamente neri. Indossava un lungo cappotto chiuso fino alla vita, che sarebbe arrivato facilmente a toccare il terreno e che gli metteva in risalto le spalle robuste. Quasi a malapena si vedevano in quell'unico colore i pantaloni, mentre le scarpe ovviavano al problema tanto erano lucide, ci si sarebbe quasi potuti specchiare.
Da ciò che si vedeva indossava anche un'elegante camicia, ed infine dei guanti di velluto, anche se una delle due mani era tenuta nella tasca della giacca mentre l'altra stava portando via dalle labbra una sigaretta appena accesa.
Aveva all'incirca venticinque anni, ma nonostante l'angelico e meraviglioso viso che poteva incantare  si poteva percepire un forte senso di pericolo standogli anche solo vicino.
Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono il fuoco di questa si rifletté nel ghiaccio degli occhi come una scintilla che aveva bisogno solo di una piccola spinta per diventare un incendio.
 
   
 
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