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Autore: Sinden    19/05/2019    0 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Te lo dissi un giorno. Posso andare contro i miei stessi giuramenti, se voglio." furono le parole del Re, una volta entrato di prepotenza in casa Monrose.

Thranduil quasi non riusciva a credere di essere lì con lei. Dopo trent'anni, trenta, dolorosi anni di distanza.

"É la cosa più sbagliata che potessi fare! Non dovevi infrangere la promessa." rispose Roswehn. Era ancora girata di spalle. Guardare Thranduil, e farsi guardare da lui, era decisamente uno sforzo che le sue coronarie non potevano reggere.

"Hai ragione. Ma troppe cose sono successe negli ultimi giorni. Fatti, che mi hanno spinto qui." replicò l'Elfo.

"La Roswehn che hai conosciuto non c'é più...ora, non resta che un'ombra di me." disse l'anziana, coprendosi la bocca con lo scialle.

"Temevo troppo per la tua vita. Ti ha cercata una donna chiamata Goneril. Vi siete parlate?" volle sapere Thranduil.

"Sì. Una reietta, una povera anima perduta. É stata qui. Sa di nostro figlio." rispose Roswehn.

"Purtroppo il segreto é stato svelato." fece il Re.

"Amon...Te l'avevo detto di non fidarti di lui, ti avevo detto che era falso..." si lamentò la donna. "...prego che non l'abbia raccontato ad altri."

L'Elfo si guardó attorno. Paragonato al suo palazzo, casa Monrose sembrava una stamberga. Ma come poteva Roswehn vivere lí?

"Ormai l'esistenza di tutti noi é in pericolo, non solo quella di Haldir. Sauron si é risvegliato, l'Anello é in mano a una piccola creatura che non può custodirlo a lungo."

"Un Hobbit?" chiese Roswehn. "Bilbo!!"

"Non lui. Un altro della sua specie. Avevi ragione ad aver sospetti su quel piccolo popolo, lo nascondevano loro. Tutta la Terra é sotto attacco. Non ci resta che sperare negli Uomini. Théoden e la sua armata sono partiti verso Gondor. La grande battaglia si combatterà laggiù. Altri eserciti di orchi sono in marcia verso il mio regno, e verso il Lothlórien." rispose Thranduil.

"Quella Goneril mi ha informata, prima di fuggire. Voleva farmi fuori, é vero. Ma poi si é fermata, la magia di voi Elfi mi ha protetta." disse Roswehn, stringendo la stella del vespro fra le dita. "Fosti lungimirante a lasciarmi questo gioiello."

"La ragazza é figlia di Théoden." disse Thranduil. "Una figlia sbucata fuori dopo decenni, che si é smarrita sul sentiero del male. Una principessa senza corona che vive come un soldato. É davvero incredibile questo mondo: cosí tante storie, vite, destini che si incrociano."

"E destini che non avrebbero dovuto incrociarsi più. Ti chiedo ancora perché sei qui. Per ammirare il volto sfiorito di una vecchietta?" chiese Roswehn.

"Ti ho vista nella mia mente, ti ho immaginata fatta a pezzi da quell'assassina randagia. Non ho potuto restare a Boscoverde dopo aver saputo della sua fuga dalle mie prigioni. Haldir l'ha liberata. Lei gli ha promesso di consegnarti un suo messaggio." rivelò Thranduil.

"So che gli hai vietato di venirmi a trovare. Lo capisco, e capisco la sua disperazione." rispose Roswehn. "Tu l'hai spinto a odiarti..."

"Attraversare il bosco é troppo rischioso, ormai. Specie per lui. Ho dovuto impedirglielo. Ma sapevo avrebbe trovato il modo di disubbidirmi. É testardo come te." disse il Re.

Roswehn sorrise sotto lo scialle. "Lo so. Il mio caro, ribelle figliolo. Thranduil, le tue paure non hanno senso. Temi per la mia incolumità...ma io morirò, lo sai. Se non uccisa da qualcuno, me ne andrò a causa della vecchiaia o per qualche malattia che potrebbe colpirmi anche domani. Elrond disse che la stella del vespro avrebbe contrastato un po' la marea del tempo, ma non può arginarla. Tra non molto salperó per la Valinor dei mortali...quel grande mistero che c'é oltre il buio. Che ti importa di me, allora?"

"Ho riflettuto. Vedendo il dolore sul viso di nostro figlio, quando gli ho detto che non poteva più incontrarti, ho riconsiderato la situazione. Non posso separarti da lui. Sei viva. Anziana, ma viva. E lui ha diritto di stare con te." disse l'Elfo.

Roswehn non capí. 
"Cosa intendi dire?" chiese.

"Voglio che torni a Boscoverde con me. Dove posso proteggerti, fino alla fine. Abbiamo perso trent'anni di felicità insieme. Inoltre, qui sei circondata da malelingue e cattiveria. La tua gente mormora dietro alla nostra storia, lo so. Da noi, fra noi Elfi, tutto questo finirà. Te ne andrai serenamente, circondata dall'amore mio e di Haldir. Oppure, se Sauron avrá la meglio, lasceremo insieme questo mondo. Legolas é lontano, sta combattendo per la pace, con molti altri. Ma noi tre, dobbiamo stare uniti. Siamo una famiglia, non ti lascerò qui sola." spiegò il Re, avvicinandosi a lei.

Roswehn si girò a guardarlo e infine aprí lo scialle. Le costó uno sforzo enorme, ma era necessario che l'Elfo realizzasse. "Vuoi questo nella tua vita? Di questo vuoi che siano fatti i tuoi ricordi in futuro? Guardami, allora. Ecco, qual'é il destino dei mortali." riuscí a mormorare.

Ma Thranduil non ebbe la reazione che lei aveva temuto. Era sereno, perso nei suoi occhi come al solito, del tutto rapito da lei. Come non vedesse neanche quelle rughe, quella pelle sottile e flaccida, e il bianco dei capelli.

Era sempre la sua rosa.

"Nulla vedo di cosí terribile da obbligarci a stare separati. Trent'anni. Ci siamo persi per trent'anni. E per un motivo stupido, Roswehn." disse il Re. "Come abbiamo potuto, dimmi?"

L'umana sentí un groppo in gola. Deglutí per ricacciare giù i singhiozzi. "Questa piccola villa é mia. Era di Edith, me l'ha lasciata. Sono tornata a vivere qui quando i miei genitori erano già morti, ricordi? Ti chiesi di lasciarmi venire a Dale per  i loro funerali. Questa é la mia terra. E qui devo morire. Boscoverde e la vita con te sono state meravigliose parentesi. Io sono umana, Thranduil. C'é un abisso fra le nostre stirpi, lo sai meglio di me. Se tornassi da te, non sarà come prima."

"Haldir non é una parentesi, però. Non lo lascerò venire a Dale ora che la mia foresta sta per essere accerchiata dagli Orchi. Tu devi tornare da noi. Da lui." continuò il Re.

"No, amore mio. Non puoi chiedermi più niente. Ti ho già dato tutto." disse Roswehn. "E Haldir ha un padre che può insegnargli molto. Ma devi stargli vicino: non fare come con Legolas, non ignorare anche il tuo figlio più giovane."

Thranduil le posò le mani sulle spalle. Sembrava non accettare quelle risposte: "Sono pronto ad accoglierti di nuovo nel mio palazzo. Non mi importa quanto tu sia cambiata. Morath e Nim ti aspettano. Caleth é cresciuto, é un arciere del mio esercito, adesso. Si ricorda bene di te. Sarà una gioia per tutti." le disse. "Hai fatto una scelta moltissimi anni fa. Scegliesti di unirti a me, a noi Elfi. Quello é il tuo mondo. Questo...sporco, misero paese non é mai stata la tua patria."

"La mia patria, dici? Conosco un motto: la nostra casa é dove il cuore vive. La mia casa é Boscoverde, perché lì ho lasciato i miei affetti. Ma la mia razza, è qui. Io non sono un Elfo. Per quanto abbia tentato di integrarmi nel vostro mondo, non ci sono riuscita. Tu, nostro figlio, Morath, Nim, Caleth...certo, mi volete bene. Ma gli altri? Hai idea di cosa significhi vivere in un mondo di immortali, che ti osservano perdere la bellezza, e incurvarti e sfiorire? No, non puoi saperlo. Ma io sì. I tuoi sudditi già cominciavano a guardarmi con occhi pieni di pietà... Io non lo sopporterei più." ribatté lei, allontanandosi dal Re.

"Chi ti ha mancato di rispetto fra i miei Elfi? Dimmelo, e lo puniró." sbottò il Re.

"Non é questo il punto. E poi, i pettegolezzi non ci sono solo a Dale. Cosa credi che dicessero gli Elfi su di me e su di te? Mentre Haldir cresceva, mi ero accorta dei loro mormorii alle mie spalle. L'amante del Re...l'intrusa umana...Non sono mai stata veramente accettata dalla tua gente. Questa é la verità. Qui almeno ho una tana, un rifugio. Il mio piccolo mondo. Credimi, sto molto meglio in questa situazione." ribatté Roswehn. "Non rivedró più il nostro Haldir, lo so. Ma così doveva andare."

"Mi ami ancora?" chiese improvvisamente Thranduil.

"Certo, sempre." rispose lei. "Come puoi chiedermelo?"

"Vieni con me, allora." disse Thranduil. "Fallo per nostro figlio. Ti aspetta."

"No." ripeté Roswehn.

I due rimasero in silenzio a guardarsi. 
L'anziana osservava il suo vecchio amante, che aveva ancora l'aspetto di un uomo di quarant'anni...mentre lei, lei sembrava sua nonna.

"É tutto cosí assurdo." commentò lei. "Cosí sbagliato."

Qualcuno bussò alla porta.

Thranduil si girò. "Chi osa disturbare?"

"Perdonate. C'é una donna qui. Ha una lettera per la signora Roswehn. C'é il sigillo del vostro regno, Lord Thranduil." disse la voce di Elias.

Il Re aprí la porta. Il nipote di Sigrid era lí, con accanto una donna allampanata dall'espressione stupida. Appena vide Thranduil la sua bocca si spalancò in una grande O di stupore. "Il re dei folletti....é il re dei folletti della foresta!!" esclamò.

"Sta' buona, Ester." le intimò Elias.

Thranduil rimase interdetto per qualche attimo, prima di realizzare che in quella signora dovevano esserci un bel po' di rotelle fuori posto. Fece cadere su di lei uno sguardo carico di compassione.

"Ester..." disse Roswehn, che aveva raggiunto il Re sulla soglia di casa. "...Ester Hockstetter..." 
L'aveva sentita già nominare da Bettie. Le aveva raccontato delle due sorelle che vivevano sul lago, una delle quali soffriva di una strana malattia della mente. Aveva anche saputo che l'altra sorella, Flora, la picchiava quasi ogni giorno e che il comitato cittadino stava pensando di chiedere a Sigrid di firmare un ordine di arresto.

"Lettera per Roswehn!!" gridò Ester. "Per la signora degli elfi!!!"

Thranduil sorrise. "Soprannome appropriato."

Roswehn prese la busta dalle mani di Ester, che applaudì e poi si allontanò. "Le rose...dove sono le rose??" chiese.

"Non ci sono ancora, é presto. Dovrai aspettare la primavera, cara." disse Roswehn. "Elias, sii gentile. Sta' con lei. Dov'é Bettie?"

"Ho detto alla gente di andarsene. Forse si é allontanata anche la ragazza." disse Elias. "Sembrava spaventata a morte."

"Che stupida." commentò Roswehn. Poi guardò la lettera. "Quella dovrebbe essere messa a curare un pollaio, non me."

"É di Haldir." disse il Re. "Quell'assassina deve averla perduta mentre veniva qui."

"La mia vista non é più quella di una volta. Leggila tu, ti prego." disse Roswehn, allungando il pezzo di carta al suo amato.

Thranduil aprì la busta ed estrasse il foglio. Inizió a leggere.

"Qui dice: Madre mia adorata, devo darti una notizia dolorosa. Mio padre mi impedisce di venirti a trovare. Non vuole che io attraversi il bosco, teme la presenza di Orchi. Sono disperato.
Thranduil si fermó. Parlava di lui.

"Continua, coraggio." lo esortó Roswehn.

"...vorrei fargli capire che non puó separarmi da te. É come se nella mia vita mancasse una parte importante, una parte di me che é legata a te, e non posso dimenticarla. Comprendo le sue paure, ma é una decisione crudele. Inoltre non mi é ancora chiaro perché non voglia che io combatta con lui. Ha chiesto ai nostri soldati di istruirmi all'uso delle armi, ma non vuole che io mi muova da palazzo. Sto iniziando a odiare questa stanza in cui trascorro quasi tutte le mie giornate. Detesto questi libri, che mi costringe a studiare. Ieri ho passato la notte a piangere.
Thranduil si fermó ancora. Quelle parole scritte dal figlio lo ferivano. Fino a quel momento aveva agito per il suo bene, era convinto che la severità delle sue decisioni fosse giusta, e opportuna.

"Cosa dice ancora?... prosegui, Thranduil." lo incoraggió Roswehn.

"...ma ieri ho preso una decisione. Fuggiró."

Thranduil impallidì. Roswehn si portó le mani al viso e soffocó un grido.

"...andró a cercare mio fratello. Legolas é in un grande pericolo, lo sento dentro di me. Io non lo lasceró da solo. Scapperó di notte, col favore del buio. Mio padre deve capire che sono adulto, e sono pronto ad affrontare la vita. Verró anche da te, te lo prometto. Perció rimani viva, e pensami. Ti amo immensamente."

Il Re Elfo abbassó la mano che reggeva il foglio di carta. Lui e Roswehn si guardarono.

"Devi impedirglielo! Devi fermarlo, ti prego!" gridó lei.

"Ti prego!! Ti prego!!" ripeté Ester, come un pappagallo. Stava buttando all'aria tutte le foglie secche del giardino.

"Come te...proprio come te." mormoró Thranduil. "Usa le tue stesse frasi. Sono pronto ad affrontare la vita. Lo dicesti anche tu, quando ti interrogai quel giorno...sotto al mio trono. Ti chiesi perché avevi lasciato la casa dei tuoi...anche tu eri fuggita."

"Mi hai sentito? Devi tornare a Boscoverde, fermarlo! Lui non può girovagare per la Terra di Mezzo!" urlò Roswehn. "Se lo trovano, oh Thranduil, se lo trovano sarà la sua fine."

Il Re si giró verso le finestre, che davano sul giardino. "Ho incaricato Feren di sorvegliarlo, non se ne andrá da nessuna parte. Io tornerò nel nostro territorio....ma tu verrai con me. Ho detto che non morirai in questo luogo dimenticato da Eru. Starai bene con noi, vedrai."

Roswehn conosceva quell'espressione risoluta negli occhi del Re. Non avrebbe sentito ragioni. "...e questa casa, il roseto, le mie altre proprietà...cosa dovrei farne?"

"Lasciale a qualcuno. Dimenticati di tutto. Non avrai più bisogno di nulla a Boscoverde." rispose il Re. "Prendi le tue cose, quelle a cui sei più affezionata. E andiamocene."

"É uno sbaglio, Thranduil." disse lei, sospirando. "Ce ne pentiremo."

"Non sarebbe il primo, né l'ultimo della mia vita." sorrise il Re. "Attenderemo la notte prima di muoverci, saremo protetti dagli sguardi della gente. Non voglio che questi paesani ci osservino come fossimo fenomeni da baraccone. Tu intanto raccogli le tue cose."

Roswehn osservò la sua casa. Certo, non era un granché, ma era grande e tenuta con cura, perlomeno. Le dispiaceva abbandonarla, con quel favoloso giardino che in primavera sarebbe stato un trionfo di profumi.

"Qualcuno dovrebbe continuare ad abitare qui." mormorò Roswehn. "Qualcuno a cui serve un'abitazione."

Si sentí una risata fragorosa provenire da fuori. Nello stesso istante, Elias imprecò ad alta voce. Ester doveva aver combinato qualcosa.

Thranduil disse: "È davvero una povera sventurata, quella donna là fuori. Qual'é il suo male?"

"Non si sa. Sono persone che nascono cosí. É come se il loro cervello fosse consumato da qualcosa. É un mistero che Eru metta al mondo simili disgraziati." rispose Roswehn. "Poveretta...non ha nemmeno più un affetto. Sua sorella la tratta come un animale." disse. "Dovrebbero toglierle la custodia."

Poi si avvicinò anche lei alla finestra per sbirciare fuori.

Ester Hockstetter stava guardando i rovi che si sarebbero riempiti di rose bianche di lí a qualche mese. Roswehn notò la delicatezza con cui toccava quei rampicanti, neanche fossero stati di cristallo.

"Ama molto il tuo giardino." commentò Thranduil.

"Sí. Per lei deve essere una specie di paradiso, immagino." rispose l'anziana donna.

"E questo...non ti fa venire un'idea?" chiese il Re.

   
 
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