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Autore: Luinloth    21/05/2019    2 recensioni
What If tra la terza e la quarta stagione.
Dopo aver salvato l’Uomo Giusto dall’Inferno, Castiel viene a conoscenza dei piani di Michael per scatenare l’Apocalisse e decide di ribellarsi. A causa della sua disobbedienza, privato per sempre delle sue ali e della sua grazia, viene scaraventato sulla terra dove, per sopravvivere, inizia a vendersi lungo la statale. I Winchester, ignari delle sorti decise per loro dal Paradiso e di come Dean sia stato riportato in vita, hanno abbandonato la vita da cacciatori e vivono in una palazzina anonima alla periferia di Lawrence. Una notte di pioggia Dean incrocia Castiel sulla sua strada e l’Inferno riemerge prepotentemente dai suoi ricordi sotto forma di due occhi blu.
Dal testo:
“Volevi parlare” – il moro lo interruppe, serafico – “Parla”
Ero all’Inferno e ho visto i tuoi occhi.
Non era decisamente un buon modo di intraprendere una conversazione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




“Posso?”

Zaccaria oltrepassò Sam ed entrò in casa.

“Siete sempre così disordinati voi umani?” – commentò scalciando via una delle bambole di Olivia, accidentalmente finita accanto al suo piede.

Dean si irrigidì.

“Andiamo, non c’è motivo di usare la violenza. Sono soltanto venuto a scusarmi per il comportamento deplorevole tenuto dai miei fratelli durante il vostro ultimo incontro” – l’angelo provò a smorzare i toni, sorridendo rilassato.

“Scusarti?” – il cacciatore inarcò un sopracciglio – “Quegli angeli ci hanno quasi uccisi”

“Sì, beh…Raphael esagera sempre, è fatto così. E Uriel purtroppo sa essere così impulsivo…per questo oggi Michael ha voluto che venissi io”

“Ti ha mandato Michael?” – s’intromise Ellie.

“Che intuito piccola umana…” – Zaccaria lanciò alla ragazza un’occhiata infastidita e tornò a rivolgersi al cacciatore – “Dean, perché io e te adesso non andiamo via e teniamo una bella conversazione a quattr’occhi? Tutta questa storia è cominciata con il piede sbagliato ma vedi, siamo ancora in tempo per rimediare” – inclinò la testa da un lato – “Non sei tu il fratello cattivo…”

Zaccaria si girò verso Sam, con un sorrisetto a metà tra il sardonico e l’enigmatico stampato in viso. Dean vide suo fratello sussultare e poi chinare lo sguardo, mentre l’angelo lo squadrava dall’alto in basso con aria di sufficienza.

“Sam, che cosa…”

“Oh, segretucci tra fratelli Dean! Chi non ne ha?” – lo interruppe Zaccaria, ridacchiando – “Avrete tutto il tempo per chiarire dopo. Ora dobbiamo parlare io e te”

L’angelo si avvicinò al cacciatore, ma prima che riuscisse a toccarlo qualcosa attirò la sua attenzione e la mano che stava per poggiare sul braccio di Dean si mosse invece nella direzione opposta: dall’altra parte del corridoio si sentirono un tonfo e un lamento soffocato.

“Uriel mi ha detto di quanto accaduto a Janesville. I tuoi trucchetti non funzioneranno una seconda volta, fratello

Castiel era crollato sul pavimento come se l’avessero colpito con una mazza da baseball. Il sigillo anti-angelo, incompleto e oramai inservibile, si era disfatto sulla moquette in una pozzanghera insanguinata.

D’un tratto Dean afferrò il braccio di Zaccaria e glielo torse violentemente dietro la schiena. Si sentì un raccapricciante crack, uno schiocco da far accapponare la pelle, poi l’angelo si divincolò dalla stretta del cacciatore e, come se nulla fosse, con il braccio sano lo spinse contro la parete opposta.
I piedi di Dean si sollevarono di qualche centimetro dal pavimento, mentre Zaccaria gli stringeva il collo, premendogli la testa contro il muro.

“Tutti uguali voi umani” – sibilò tra i denti, prima di lasciare la presa – “Così…mediocri”

Il cacciatore si accasciò lungo la parete, tossendo.

“Io sono venuto qui con le migliori intenzioni sapete?” – continuò l’angelo in tono stridulo – “La venuta di Michael non si può arrestare, le vostre armi, i vostri libri, sono completamente inutili. La mia è un’offerta più che generosa, Dean. Devi soltanto dire di sì, e nessuno di voi si farà del male. La tua famiglia, le persone a cui tieni...hai la mia parola che sopravvivranno”

“E tutto il resto del mondo?” – biascicò Dean in risposta. Avrebbe dato qualsiasi cosa per un po’ d’acqua, aveva l’impressione che la sua trachea fosse in fiamme – “Cosa accadrà all’umanità?”
Zaccaria inarcò un sopracciglio – “Quello che merita da fin troppo tempo, immagino. Una gloriosa purificazione

“Allora no grazie. Dì a Michael che può andare a cercare qualcun altro per i suoi grandiosi progetti. O che vada pure a farsi fottere”

L’angelo strinse le labbra; la sua palpebra sinistra iniziò a contrarsi a intermittenza e per un attimo la sua espressione, più che minacciosa o inquieta, risultò soltanto estremamente ridicola. La testolina bruna di Olivia, nascosta dietro il divano, cominciò a fare capolino da dietro al bracciolo azzurro.

“Mi era stato detto che probabilmente avresti reagito così” – Zaccaria si risistemò la spalla slogata senza emettere un gemito e si aggiustò i gemelli della camicia – “Ma io speravo che ci fosse ancora un po’ di buonsenso, in quella tua testa vuota” – sospirò – “Che delusione...”

L’angelo schioccò le dita e tutti i presenti si immobilizzarono; Dean si sentiva come se al posto dell’aria, intorno a lui, ora ci fosse della melassa, densa e pesante, che opponeva resistenza ad ogni suo tentativo di movimento.

Zaccaria fece scorrere lo sguardo su ognuno di loro, lentamente, come fosse alla ricerca di un taglio di carne particolarmente succulento al banco di una macelleria. I suoi occhi incrociarono quelli di Ellie e poi quelli di Olivia, la quale si ritrasse immediatamente dietro il divano.

“Questo è solo un piccolo avvertimento Dean” – mormorò infine – “Di ciò che potrebbe succedere se continuerai ad essere così inutilmente ostinato” – l’angelo schioccò di nuovo le dita e quella melassa invisibile e viscosa intorno ai loro corpi si dissolse.

“Aspetta, cosa…” – Sam provò a raggiungere Zaccaria ma l’angelo era già sparito.

Dean aiutò Castiel a rimettersi in piedi.
L’ex-angelo si aggrappò al suo braccio, lasciandogli un’impronta insanguinata sulla manica della camicia – “Mi dispiace, non sono riuscito a fermarlo stavolta”

Il cacciatore scosse la testa – “Fammi vedere la mano piuttosto”

Sul palmo destro di Castiel rosseggiava un taglio slabbrato e ancora sanguinante, mentre dall’altra parte, la ferita che si era inflitto a Janesville, quando aveva usato il sigillo anti-angelo per scacciare via Rapahel e i suoi angelici scagnozzi, non si era ancora rimarginata.

“Beh, la buona notizia è che per almeno due settimane sarai esentato dal dover lavare i piatti. Senza contare che questo tipo di suture sono la mia specialità!” – provò a sdrammatizzare Dean – “Ora cerco del whisky e poi ci occupiamo di questa”

Il moro si sedette – piombò – sul divano e gli sorrise, stremato. A volte il cacciatore dimenticava quanto bassa fosse, per Castiel, la soglia del dolore.

Nel frattempo, Olivia aveva raggiunto la madre e si era aggrappata alle sue ginocchia, stropicciandosi gli occhi – “Chi era quello mamma?” – domandò con voce tremolante.

“Una persona cattiva tesoro mio, ma non devi avere paura, l’abbiamo cacciata via e non tornerà più te lo prometto. Adesso Sam ti porta in cameretta ok? La mamma arriva subito, intanto puoi scegliere la storia della buonanotte va bene?” – la bambina annuì.
La ragazza si avvicinò a Sam – “Do una mano a Dean e vengo su. I libri sono nella libreria di fronte al letto, nello scaffale in alto; a Olivia piace arrampicarsi sulle mensole ma cerca di non farglielo fare, l’ultima volta si è quasi rotta una gamba”

“Non preoccuparti” – il cacciatore prese Olivia in braccio e si avviò verso il piano di sopra, canticchiando una canzoncina per bambini; a metà della scala si fermò – “Ellie, il pigiama di Olivia, dove…”

“MAMMA!”

Ellie era ai piedi della scala, in ginocchio in un lago di sangue. Ogni volta che tossiva, la sua bocca vomitava fiotti scuri, rossastri, come se si stesse dissanguando dall’interno.

“MAMMA!” – Olivia si divincolò e si attaccò al corrimano della scala, cercando disperatamente di sfuggire alla presa del cacciatore e di raggiungere la madre, qualche metro più in basso. Richiamato dalle urla, Dean si precipitò in soggiorno, ma tutto ciò che poté fare fu constatare che le condizioni della ragazza si facevano più critiche ogni secondo che passava.
Olivia strillava così forte che dovette tapparsi le orecchie.

“Dobbiamo andare in ospedale. Subito!”

Ellie era diventata cianotica.
Quando la trasportarono nell’Impala non si muoveva quasi più, soltanto il petto – squassato dalle convulsioni – si alzava e si abbassava freneticamente, in un delirante tentativo di incamerare ossigeno attraverso tutto quel sangue che continuava a sgorgarle dalla bocca.






La sala d’aspetto dell’ospedale di Lancaster era stata arredata con molta cura: c’erano divanetti verdi, alcune poltrone dall’aria davvero comoda, svariati distributori di caffè e panini, e un’intera libreria a muro fornita di riviste di ogni genere. In un angolo, c’era anche una cassetta di plastica piena di giocattoli.

Sam camminava avanti e indietro da ormai più di due ore ed era ormai sul punto di scavare un solco nel pavimento. Olivia dormiva su una delle poltrone e nel sonno ancora singhiozzava: non aveva smesso di piangere nemmeno per un secondo, da quando l’Impala era partita sgommando alla volta del pronto soccorso, e alla fine, esausta, era crollata tra le sue braccia.

La stanza era deserta, Castiel era andato a farsi medicare il taglio sulla mano e Dean lo aveva accompagnato. Non che potessero fare molto, in quel momento, i medici avevano trasportato d’urgenza Ellie in sala operatoria e a loro era stato soltanto detto di allontanarsi e di aspettare.
E Sam aspettava, il suono dei suoi stessi passi rimbombava sulle pareti.
I minuti passavano con una lentezza terrificante, sospesi come granelli di sabbia in una clessidra priva di gravità.

“Brutta giornata eh, Sammy?”

Lucifero era appena comparso su uno dei divanetti verdi, le gambe accavallate e un bicchiere di carta in mano, pieno fino all’orlo di un liquido scuro – “Niente male questo caffè, proprio niente male” – commentò sorseggiando amabilmente la bevanda fumante.

“Ti prego, vattene via” – mormorò il cacciatore. Si sentiva talmente stanco e preoccupato da non avere nemmeno la forza di parlare.

Lucifero ridacchiò – “Cos’è quest’arrendevolezza? L’ultima volta volevi spararmi e adesso mi preghi!” – poggiò i piedi sul tavolino di fronte al divano – “Così mi togli tutto il divertimento!”

Sam si limitò a sospirare, passandosi una mano sul viso.

L’Arcangelo posò il bicchiere di carta e alzò le mani, in una specie di blando segno di resa – “È davvero un momento difficile, capisco” – sibilò mellifluo; gli angoli della sua bocca si sollevarono appena.

“Ti avevo detto che mio fratello ottiene sempre quello che vuole Sam” – proseguì – “Ma non temere la tua umana sopravvivrà, Zaccaria ci è andato leggero…questa volta. Certo, tutto questo si sarebbe potuto evitare se solo tu mi avessi dato ascolto prima…”

Sam trattenne il fiato. Lucifero riprese a sorseggiare il suo caffè con noncuranza, scrutando di sottecchi il ragazzo da sopra il bordo del bicchiere.

“E cosa mi assicura che tu invece non farai a pezzi mio fratello, Ellie, e tutti gli altri, semmai…semmai io ti dirò di sì?”

Lucifero finse una smorfia di risentimento – “Così mi offendi Sam! Sarò anche il Diavolo ma so onorare un contratto. Un patto è un patto dopotutto, e credimi, non c’è nulla che desideri di più del togliere di mezzo Michael una volta per tutte” – il viso gli si tramutò in una maschera di rabbia e le sue pupille si accesero come fiamme nere – “Dopo quello che mi ha fatto…dopo avermi scaraventato nelle viscere della terra, deriso, ingabbiato, neanche sbatterlo all’Inferno sarebbe abbastanza”

Le luci della stanza iniziarono a sfarfallare e a ronzare, mentre Sam percepiva la furia dell’Arcangelo aumentare a dismisura, rendendo l’aria elettrica e a tratti quasi irrespirabile.
Poi – rapidamente come era comparsa, l’ira di Lucifero si dissolse e tutto ritornò alla normalità. Il Diavolo svuotò in un ultimo sorso il bicchiere di caffè e con un lancio da professionisti, senza nemmeno guardare, centrò il cestino della spazzatura alle sue spalle.

“Tuo fratello sta arrivando” – gli comunicò serafico – “Direi che è ora di salutarci, due Winchester nella stessa stanza sono decisamente troppo per i miei gusti” – commentò roteando gli occhi.

“Faresti meglio a deciderti in fretta Sammy, o altrimenti la prossima volta anziché in una sala d’aspetto potremmo incontrarci in un obitorio” – Lucifero fece finta di asciugarsi una lacrima con il dorso della mano e sparì, proprio nell’istante in cui Dean spalancava la porta.

“Ho appena parlato con i medici!” – esordì il maggiore, trafelato – “L’intervento è riuscito, Ellie è fuori pericolo”

Sam cadde a peso morto sulla poltrona accanto ad Olivia, la quale mormorò qualcosa, nel sonno, e continuò a dormire.

“È stato Zaccaria, vero?” – un’affermazione la sua, più che una domanda.

Dean annuì – “I dottori non sono stati in grado di spiegare perché una donna in perfetta salute abbia improvvisamente avuto un’emorragia potenzialmente mortale. Il chirurgo che l’ha operata ha detto di non aver mai visto né sentito parlare di un caso del genere”
Sbuffò una risata amara – “Potrebbero addirittura pubblicare un articolo scientifico su questo caso, dice”

Per un po’ nessuno parlò. Il minore sprofondò un po’ di più nella poltrona, tenendosi la testa fra le mani e tradendo un fremito incontrollato che ormai non riusciva più a dissimulare.

“Sam che cosa sta succedendo?” – gli domandò d’un tratto Dean, a bruciapelo – “E non provare a rispondermi niente, ti conosco da quando portavi ancora il pannolino e lo so quando menti”

Suo fratello sospirò: in quel momento avrebbe soltanto voluto addormentarsi lì, in quella sala d’aspetto ben riscaldata, e non risvegliarsi mai più. Inghiottì a vuoto e ripensò a tutte le volte che aveva deluso la propria famiglia, a tutte le volte che aveva deluso Dean, e ora stava per farlo di nuovo.
Loro padre aveva ragione, lui era stato maledetto che era ancora nella culla e sarebbe stato meglio se l’avesse ammazzato subito, se non avesse permesso ai demoni di vederlo crescere per poi usarlo come una marionetta per i loro piani di devastazione. Ma ormai era troppo tardi.

“Ho incontrato Lucifero. È venuto da me mentre voi eravate a Lancaster, e di nuovo stanotte, poco fa. Ha bisogno di un tramite, esattamente come Michael e il tramite…” – esitò – “…sono io” – concluse con un filo di voce – “Dice che ucciderà Michael, se io acconsentirò a farmi possedere. Che nessuno farà più del male a Ellie, o a te”

Dean schiuse le labbra ma non proferì parola; si sedette e poi si rialzò subito dopo; fece due volte il giro della stanza, con Sam che lo guardava ma non osava intervenire.

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Non ne avevo il coraggio” – ammise il minore – “Dopo tutto quello che hai fatto per me io non potevo, non riuscivo a non pensare che mi avresti odiato, per quello che – a quanto pare – sono”

“Non è colpa tua” – Dean gli mise una mano sulla spalla – “Non sei un mostro Sammy, non lo sei mai stato, chissenefrega di quello che credeva papà o quello schifosissimo Occhi Gialli. Io ti conosco meglio di chiunque altro e non avrei mai accettato di trascorrere quarant’anni all’Inferno se l’avessi pensata come loro”

I loro occhi s’incrociarono, e Sam si sentì come se avesse di nuovo sette anni, quando lo sguardo verdissimo di suo fratello bastava a scacciare via gli incubi, a farlo sentire a casa, nonostante stessero dormendo in un’automobile ai margini di una strada senza illuminazione.
Ma fu una sensazione che durò poco.

“Michael non si fermerà” – ora una consapevolezza angosciante gravava sopra la sua testa.

“Lo fermeremo noi allora” – Dean rafforzò la presa sulla spalla – “Abbiamo ancora la Lama, possiamo ucciderlo prima che faccia ancora del male a qualcuno, ma ti prego Sammy…promettimi… promettimi che non gli dirai di sì”

“Io…”

Olivia si svegliò in quell’istante, nonostante avesse dormito parecchie ore aveva ancora le guance rosse e l’espressione esausta di chi ha appena smesso di piangere.

La prossima volta anziché in una sala d’aspetto potremmo incontrarci in un obitorio, Sammy.

“Promettimelo!”

“Va bene” – Sam abbassò lo sguardo – “Lo prometto”

Da qualche parte, a centinaia di chilometri di distanza, davanti ad un attonito e alquanto preoccupato gruppo di demoni, Lucifero iniziò a ridere.
E la sua risata si propagò come un tuono attraverso i campi, disturbando le linee telefoniche e le connessioni internet, tant’è che qualcuno pensò ad un’improvvisa tempesta elettromagnetica, originatasi chissà dove, chissà come, nella notte di pece in cui annegava l’America.





   
 
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