Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    22/05/2019    2 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ROBIN



D’un tratto l’aria si era fatta densa, tutto si era fermato, a parte Sofocle che cercava di arrampicarsi sulle gambe del padre con gridolini entusiastici. Poi il panico. I regali erano stati dimenticati, Sinbad aveva immediatamente accompagnato Ja’far in camera, per non dire che ce l’aveva praticamente portato in braccio.
Appena aveva adagiato il compagno sul letto aveva iniziato a smaniare, perché come alpha non era in grado di sopportare l’espressione di profondo dolore del compagno, e come uomo ancor meno. Ignorò i generali che battevano alla porta anche loro tesi e nervosi chiedendo istruzioni, aggirandosi intorno al letto con l’espressione di un leone in gabbia.
L’orologio batté le tre di notte. E Sinbad scattò come una molla verso il muro dov’era appeso.
Tre e un quarto. Ancora i generali bussavano alla porta cercando di farsi aprire vanamente.
Tre e mezza. Ora non bussavano. Stanchi dai gemiti sofferenti di Ja’far, cercavano di buttarla giù a spallate. Sinbad spostò i mobili davanti alla porta.
Le quattro. Aveva provato a discutere con Ja’far perché gli permettesse di aiutarlo in qualsiasi modo, ma non aveva funzionato. Semmai le sue continue insistenze lo avevano innervosito.
Le quattro e un quarto. Ricorrendo al teletrasporto, Judal piombò nella stanza. Non riuscì a muovere un passo verso il letto che Sinbad, mosso dall’istinto, lo gettò a terra.
-Levati.-
Gli occhi iniettati di sangue, Sinbad sembrò non udirlo neppure, e probabilmente era davvero così.
-Sinbad, io lo posso aiutare.-
Non ascoltò. Era come parlare a un mulo. Un grosso mulo incredibilmente più forte di lui, determinato a non ascoltare nessuno e ad impedire a chiunque di avvicinarsi al suo compagno, a qualunque costo.
Se si fosse mosso, lo avrebbe attaccato.
Se avesse provato a parlare, forse lo avrebbe fatto lo stesso.
Se avesse mostrato intenti minacciosi o usato la magia, avrebbe cercato di sicuro di fargli del male.
-Judal-
Al magi giunse un rantolo, Sinbad invece pareva troppo concentrato a schiacciarlo a terra per accorgersene.
Inclinò il capo di lato per scorgere Ja’far che si era tirato su e lo guardava da sopra la spalla di Sinbad. Non aveva la forza di parlare, e comunque con Sinbad così aggressivo era pericoloso. “Falli entrare” mimò con le labbra, prima di piegarsi in due dal dolore.
Ci mise un secondo ad elaborare un piano d’azione, e senza soffermarsi a valutare le possibile pecche lo applicò: evocò repentinamente un borg, che costrinse Sinbad ad allontanarsi da lui, e iniziò a spostare i mobili, lottando contro Sinbad che cercava di opporsi.
Tempo pochi minuti e la porta si aprì. E lì, se ancora avesse avuto dubbi sulle seconde nature di qualche generale, li avrebbe saziati tutti.
Perché quando aveva detto loro “io entro” avevano annuito, forse immaginando la reazione di Ja’far o comunque qualche cambiamento, perché gli alpha del gruppo erano in prima fila dinanzi alla porta, pronti a fare irruzione, seguiti poi dai beta, sicché Masrur, Hinahoho e Pisti costituivano l’avanguardia, mentre per chiarire la loro intenzione di non farsi sottomettere ringhiavano all’indirizzo di Sinbad, e Spaltos, Sharrkan e Dracoon li seguivano a breve distanza, pronti a intervenire in caso di necessità. Yamuraiha, forse consapevole di correre un grosso rischio di fronte alla quantità di ormoni che circolavano, doveva essersi allontanata, ma di certo sarebbe tornata.
Nessuno dei generali era tipo da abbandonare un amico.
Appena li vide, come prevedibile, Sinbad attaccò, ma con un grosso impegno Masrur e Hinahoho riuscirono infine a bloccarlo e trascinarlo fuori, andando a chiuderlo in una delle stanza al piano di sopra, lasciandolo solo al buio in una stanza vuota e privo dei suoi strumenti metallici.
Neanche il tempo di riscendere le scale che questa volta fu Ja’far a cercare di cacciarli.
-Ja’far hai visto come operano quelle donne, ti aiuteranno e non andranno certo a dire i fatti tuoi al mondo.-
-Mai.-
Sordo come il proprio alpha, Ja’far si opponeva con forza a chiamare la ginecologa che aveva visitato Judal a palazzo. Volò la minaccia di portarlo da loro in braccio. Alla fine decadde.
-Chiamate anche Yamuraiha. In qualche modo ce la caveremo senza chiamare nessuno.- Judal era teso come una corda di violino, complici lo stress e la carenza di sonno, eppure si dimostrò sufficientemente lucido da riuscire a spiegare brevemente le sue ragioni.
Erano omega, quindi era più facile che la seconda natura di Ja’far li accettasse vicino a lui, ed erano maghi. Non sapevano nulla di parto, ma sapevano almeno come alleviare il dolore.




Quella notte nessuno tornò a casa propria.
Kikiriku, le gemelle ed il “piccolo” di casa Himchak vennero mandati a dormire in una delle quattro grandi stanze al secondo piano, insieme a Sofocle, mentre i generali si accamparono su sedie, divani, tavoli e cuscini, assistendo i due maghi fornendo loro un’abbondante dose di tè ogni mezz’ora.
Sinbad rimase chiuso in un’altra delle stanze al secondo piano per un paio d’ore, quando infine riuscì a buttare giù la porta e liberarsi, ma sceso in salotto venne immediatamente intercettato da Dracoon, e dopo delle sane minacce alla “o stai buono e aspetti o ti rinchiudiamo di nuovo, e stavolta baderemo che tu non riesca a fuggire” non si poteva esattamente dire che si placò, quello naturalmente no, ma quantomeno cessò di essere violento, percorrendo il salotto in ampi cerchi con passo nervoso.
Alle nove dalla stanza uscì Yamuraiha, che richiusa la porta andò a sedersi su un divano, aiutata da Sharrkan, la testa reclinata all’indietro, il respiro lento, esausto.
-Yamu, dicci qualcosa!-
Gli occhi chiusi, si impegnava a riprendere fiato, osservata da tutti.
-Ce l’abbiamo fatta.-
Partirono urla di gioia che terrorizzarono Sofocle facendolo scoppiare a piangere, ma nemmeno i genitori ci dettero troppo peso, tanto che dopo avergli dato un bacio lo lasciarono piangere. Si sarebbe abituato per forza di cose a quel gruppo di matti. Bastava aver pazienza.
Sinbad fu il solo che non partecipò ai festeggiamenti generali, tuffandosi contro la porta e piombando nella stanza, avvicinandosi subito a Ja’far.
-Come stai?- chiese passandogli una mano fra i capelli, la fronte madida di sudore, usando un tono basso per non disturbarlo.
Ja’far aprì un occhio, in un’espressione di mal celato fastidio. Evidentemente stava per “voglio dormire”.
-Va di là da Judal.-
-Per il nome?- chiese continuando ad accarezzargli i capelli.
Ja’far sospirò, non avevano tempo di deciderlo in precedenza, ora dovevano farlo in quattro è quattr’otto.
-Ne discutiamo dopo, ora non ho le forze.-
Lo guardò con tenerezza, non ce la faceva veramente più. Si chinò a baciargli la fronte e, come gli aveva suggerito Ja’far, andò nel bagno padronale, trovando Judal intento a lavare il bimbo nel lavandino.
-È…- chiese sbirciando oltre le esili spalle di Judal, osservandolo prendere un asciugamano per avvolgere il piccino.
-Un maschio. È piccolo, ma pare godere di ottima salute. Agli occhi di due profani come me e Yamuraiha sembra sia tutto a posto e il suo magoi promette bene.- rispose girandosi verso di lui con il piccolo in grembo.
Aveva la pelle di uno splendido colorito roseo, una tonalità a metà fra la sua quella di Ja’far e dei corti capelli bianchi, teneva gli occhi chiusi e sembrava tranquillo.
-Guarda che non è mica figlio mio, se vuoi puoi prenderlo.- commentò Judal senza guardarlo, troppo concentrato ad osservare il piccolo che gli aveva fatto passare una notte in bianco, lo sguardo che tradiva quanto in realtà fosse commosso, ma appena Sinbad tese le braccia gli passò il bambino senza un lamento.
-Se lo fai cadere dopo ciò che mi ha fatto passare sei un uomo morto, sappilo.-
Sorrise Sinbad. Con tutte le difficoltà possibili, ce l’avevano fatta.
-Grazie.- disse chinandosi a baciare Judal, che con sua sorpresa dopo un secondo lo respinse.
-Va a dare a tutti la lieta novella, Yamuraiha ha giurato che dalle sue labbra non sarebbe uscita una parola di più di “ce l’abbiamo fatta”, gli altri si staranno mangiando le mani dalla curiosità.- non capiva l’atteggiamento di Judal, ma eseguì, fermandosi un attimo accanto a Ja’far.
-Robin.- disse soltanto, e Ja’far tirò fuori il viso dalle coperte, sentendo pronunciare il suo preferito.
Sorrise, per quanto esausto. -Te l’avevo detto che avrei scelto io il nome.-
Come avrebbe potuto Sinbad negargli qualcosa, dopo tutta la sofferenza che aveva patito?
-Dormi prima che gli venga fame.- disse fissando Ja’far con complicità e lasciando la stanza per tornare in sala, dove tutti si spostarono verso di lui, ma con una certa attenzione nel non far rumore.
-Principe o principessa?- chiesero in un bisbiglio sbirciando l’asciugamano da cui spuntava giusto il viso del piccolo.
-Vi presento, Robin primo principe di quella che si spera sarà la numerosa famiglia reale.-
 
 








Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte:
capitolo breve, ma che volete, non si può sovraccaricare così un povero bimbo nato ad appena sette mesi. Ha bisogno di tempo per “acclimatarsi”
Attendete il prossimo capitolo per maggiori sviluppi, e auguri Kuro!
Hoshi
   
 
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