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Autore: unforgivensoul    26/05/2019    4 recensioni
Diciannove agosto 1970: John Deacon compie diciotto anni e i suoi compagni di band gli organizzano una festa a sorpresa. Brian fa colpo, Freddie sembra introvabile, Roger perde di vista la sua gemella e si concede al divertimento più sfrenato. Il bassista, nel frattempo, si ritrova a dover condividere il proprio nascondiglio con una sconosciuta che, forse a causa dei troppi Martini bevuti, gli ricorda vagamente il suo compagno di band.
#Maylor
- Sequel della mia os Deaky-
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota autore

Di nuovo, un enorme grazie a chi legge, recensisce e apprezza la mia storia. Ecco il penultimo capitolo. L'ultimo conterrà una piccola sorpresa...gioite, fan della coppia Maylor! 


Ore 3:15

 

“Ti prego, non ridere!” pregò il bassista, più che imbarazzato. 

“Oh beh, lo prenderò come un complimento. Di nuovo” rise V., tamponandosi il ventre con un asciugamano per eliminare le prove del piacere che avevano condiviso.

“Sono un disastro. È che sei così…perfetta!” mormorò John, nascondendo il viso tra le mani. “Non riesco a resistere”.

La bionda gliele scostò, dolcemente. “Smettila di dire così!”.

John non riusciva ancora a capacitarsene: avevano fatto l’amore. E non assomigliava a nulla di ciò che aveva immaginato, visto o ascoltato. L’atto stesso non era durato che pochi minuti ma l’intimità che lo aveva accompagnato, insieme alle scie di baci bagnati e alle carezze delicate, lo avevano reso un infinito attimo di tenerezza. Certo la sua performance non era stata delle migliori ma V. era stata paziente e lo aveva guidato alla scoperta del proprio corpo, permettendogli di esplorarlo e conquistarlo. Persino quando il bassista era stato travolto dal piacere troppo presto, per la seconda volta, quella notte, la giovane non ne aveva fatto un dramma.

 “Non sei un disastro, J.! Al contrario, un paio di iniziative che hai avuto mi fanno pensare che tu abbia fantasie molto più piccanti di quanto si possa credere. Devi solo farci l’abitudine…è un po’ come imparare ad andare in bicicletta!” gli assicurò, mettendosi a sedere sul letto a gambe incrociate. Mostrava il proprio corpo con sicurezza e sembrava che niente potesse metterla in imbarazzo. Il diciottenne non aveva mai conosciuto nessuno che si trovasse così a suo agio con il proprio aspetto o con il sesso opposto. A parte Roger, forse.

Scosse la testa, allontanando l’amico dalla mente: non era certo il momento di pensarlo!

“Come andare in bicicletta, eh?” sorrise.

“Esatto!”. V. ricambiò il sorriso, premiandolo con un casto bacio sulle labbra.

 

Ore 4:00

 

“Prima di dormire, ti va di rispondere alla mia domanda?” biascicò la ragazza, stringendosi maggiormente al corpo del bassista.

“Quale domanda, V.?” domandò quest’ultimo, già ad occhi chiusi.

“Perché ti sei nascosto qui?”.

Seguì una lunga pausa di silenzio. Ore dopo, con una buona dose di rum in corpo ed una nuova esperienza alle spalle, quella domanda non sembrava più tanto spaventosa.

“Scappavo dalla gente. O, meglio, dalle ansie e dalle insicurezze che mi assalgono quando sto in mezzo alla gente” sospirò il diciottenne. “E tu?”

Avevano evitato di porsi domande personali per tutta la notte, lasciando insicurezze, paure e problemi fuori dalla stanza che li aveva accolti e nascosti. Adesso, tuttavia, la festa era finita, i rumori cessati e il mattino imminente, il che significava che presto avrebbero dovuto tornare ad essere John e Veronica, lasciando per sempre J. e V. in quel rifugio. La magia di quell’incontro proibito stava svanendo lentamente e la realtà si apprestava a calare su di loro.

“Anche io scappavo dalle persone”

“Da chi?”. Si era lasciato ammaliare dalla grinta della giovane, ora era curioso di conoscere la sua parte più fragile.

“Da quelle che non hanno un animo buono come il tuo, J.”                                                                                                 

“Ti va di spiegarmi?” chiese John, stringendola. In risposta ebbe solo un borbottio privo di senso e un respiro pesante.

“Buonanotte V.”. Sorrise, posandole un bacio tra i capelli. Avrebbe dovuto attendere se desiderava sapere.

Poco prima che si addormentasse, un senso di inquietudine lo pervase: chiunque fosse V., gli aveva sfiorato il cuore, e l’idea di lasciarla andare la mattina seguente sembrava intollerabile.

 

Ore 10:00

 

Il telefono squillò, rompendo il silenzio in cui era immersa la residenza May. Il suono riecheggiò nel salotto e destò i pochi invitati che, incapaci di rincasare la notte, erano caduti addormentati sul pavimento o, se erano stati fortunati, sul costoso tappeto persiano che dominava la stanza.  Alcuni si stropicciarono gli occhi e, alzatisi in piedi, straniti, si dileguarono nel giro di pochi minuti. Altri non diedero segno di volersi muovere.

Roger, riverso sul divano, aprì gli occhi solamente al terzo squillo, imprecando contro Brian.

“Perché quel cazzone non risponde?!” rantolò, sollevando il capo per dare un’occhiata alla stanza. Subito, venne travolto dai postumi della sera prima. Innervosito, afferrò i suoi jeans, frugando nelle tasche. Ne estrasse un pacchetto di sigarette, se lo avvicinò alla bocca e ne afferrò una con le labbra, accendendosela poco dopo. Nel frattempo, il telefono aveva smesso di squillare.

Il batterista si alzò in piedi e sorrise soddisfatto alla vista delle due ragazze nude che giacevano sui cuscini accanto a lui. Era stata una nottata piuttosto divertente. Senza curarsi di coprirsi, si diresse verso la cucina, lasciando una scia di cenere sul pavimento.  

Giunto a destinazione, trovò un Freddie riposato e raggiante che chiacchierava amabilmente al telefono con la signora May, inventando una bugia dopo l’altra per spiegare la sua presenza in quella casa e per rassicurare la donna sullo stato del figlio. Brian gli stava accanto, pallido e con l’espressione allucinata di chi ha dormito a malapena.

“Certo signora, a presto!” esclamò il cantante, riagganciando. “Mi devi un favore, tesoro! Oh, buongiorno bell’addormentato! Le vestaglie sono passate di moda?”. Freddie ridacchiò, squadrando il batterista, poi riempì una tazza di thè bollente e la posò di fronte a Brian.

Roger aspirò un po’ di fumo, appoggiandosi al tavolo. “Divertente. Com’è che non sei messo male come noi?”

“Diciamo che ho trovato altre distrazioni e l’alcol è passato in secondo piano. A giudicare dal vostro stato, ho preso la decisione migliore. Il povero riccio, qui, ha passato le ultime due ore in bagno a rimettere!”. Il cantante passò una mano tra i capelli dell’amico, cercando di sistemarli. Si arrese poco dopo.

Nel frattempo, questi aveva borbottato qualcosa.

“Che?” chiese il biondo, confuso.

“Ho detto: butta subito quella cosa. Lo sai che non puoi fumare in casa!” ripeté l’altro, con voce sofferente.

Roger spense la sigaretta in un bicchiere abbandonato sul tavolo, lasciando che il mozzicone galleggiasse in un liquido non ben precisato.

“Non sei messo poi così male, dopo tutto: ancora mi rimproveri!” lo punzecchiò, alzando gli occhi al cielo. “Vado a prendere un paio di boxer, poi ci facciamo una passeggiata in giardino, eh Bri? Devi prendere un po’ d’aria!”

Il chitarrista annuì, appoggiando la fronte sul tavolo.

Freddie, seduto accanto a quest’ultimo, accavallò le gambe e si morse un labbro, pensieroso. Si chiese come avrebbe dovuto comportarsi con Deaky quando lo avesse incontrato. Ormai, era questione di ore. Fingere indifferenza? Funzionale, ma sciocco. Parlargli? Sì, ma per dirgli cosa, esattamente?  John, mi piace il cazzo. Oh, le prove di domani sono fissate per le 15:00!  Si maledisse mentalmente per essersi cacciato in una situazione così scomoda, per aver tergiversato così a lungo, per non essere stato onesto fin dall’inizio, per essere chi era. In un secondo, gli occhi gli si velarono di lacrime e quasi non si accorse di Roger che rientrava in cucina per condurre Brian in giardino.

“Tutto bene?” domandò il batterista.

“Certo, caro”. La risposta giunse tanto affrettata quanto forzata.

“Uhm, d’accordo. Porto Bri a fare un giro… poi potrai raccontarmi cosa ti turba, Freddie Mercury” chiarì il biondo, che ormai lo conosceva bene.

Freddie cercò di opporsi ma l’altro non sentì ragioni, trascinando il chitarrista verso la porta a vetri della cucina.

Proprio in quel momento, una voce timida e impastata dal sonno lo chiamò. Sulla soglia della stanza, con indosso un paio di slip neri e una maglia di Mickey Mouse presa in prestito da Brian, era apparso John.

“Buongiorno” mormorò, sorridendo.

Il frontman lo fissò, cercando di ricacciare indietro le lacrime che gli offuscavano la vista. Prima che riuscisse a fermarle, una gli bagnò la guancia.

“Oh…” fu la reazione sorpresa del bassista.

Il cantante si affrettò a spazzare via la traditrice, sfoggiando un sorriso. “Non far caso a me, caro. Credo di aver bevuto troppo, ieri sera. Tu come stai? Mal di testa?”.

“Un po’”

“Vieni, su, siedi qui accanto a me. Beviamo una tazza di thè”.

John lo accontentò, incerto sul da farsi. La tensione era palpabile e Fred stava chiaramente cercando di riempire ogni momento di silenzio.  Vedere l’amico in quello stato lo intristiva ma non riusciva a decidersi a parlare per paura di forzarlo con domande inopportune.

“Non mi piace il thè” sussurrò poi, prima che il cantante riempisse la tazza davanti a lui.  D’un tratto, un’idea sciocca quanto efficace per un timido del suo calibro gli balenò in mente.

“Certo, certo, tesoro! Che stupido” si scusò l’altro, scuotendo il capo e rimettendo la teiera al suo posto. “Allora, so che non è bene parlare di lavoro di prima mattina ma per le prove di domani pensavo-“

“In effetti, preferisco il caffè…” continuò John, interrompendo l’amico che, in un secondo, si zittì e, irrigiditosi, sfuggì al suo sguardo.

  “Questo non significa che uno di noi sia sbagliato. O che non possiamo essere amici…” concluse il bassista, in un soffio.  Con ritrovata sicurezza, posò le dita magre e callose sulla mano del cantante, che aveva preso a tremare impercettibilmente. “Io…ti voglio bene. Sul serio!”.

Ci fu una lunga pausa di silenzio. Poi, prima che potesse accorgersene, si ritrovò stretto in un abbraccio, le braccia del cantante al collo, lacrime calde che gli bagnavano una spalla.

“Oh, Deaky! Volevo dirtelo ma non ne sono ancora del tutto certo. Capisci, caro? Insomma, sto cercando chi sono! Ho conosciuto questa ragazza, Mary, è carina e forse potrei…ma non lo so. Magari serve solo la donna giusta. Però quando vedo un ragazzo io…” cercò di spiegare Freddie, singhiozzando una frase sconnessa dopo l’altra.

John lo strinse, sollevato che la situazione si fosse sbloccata. Sorrise, rassicurato. “No, no. Non voglio sentire spiegazioni o giustificazioni…non servono! È questo che cercavo di dirti, okay? Ti voglio bene, Fred, e spero che tu possa far chiarezza dentro di te il prima possibile ma per me non fa alcuna differenza”.

Due occhi scuri incontrarono i suoi. “Grazie. Solo…grazie, caro, va bene? Non ne parliamo più”

“Parliamone tutte le volte che vuoi, invece. Tanto quanto parliamo delle mille conquiste di Rog o degli appuntamenti di Brian” obbiettò il diciottenne.

Lo sguardo di Freddie si rasserenò, emanando calore e gratitudine. Annuì, si asciugò le lacrime e, in un attimo, tornò ad essere gioviale come sempre. Ecco l’attore che indossa nuovamente la maschera e si prepara per tornare in scena. Ecco il grande commediante.

 “Siediti! Ti preparo una tazza di caffè, allora!” sentenziò, mettendosi ai fornelli.

“Credo si averne bisogno, sì. Ti ringrazio” sorrise John.

L’equilibrio, almeno per ora, sembrava essersi ristabilito.

 

Ore 11:00

 

“Quindi chi era il tipo di ieri sera?” domandò il diciottenne, sorseggiando il suo caffè.

“Uhm, non lo so caro. A dire il vero, è un po’ strano parlarne…ma è piacevole smettere di fingere che le mie conquiste abbiamo le tette” rise l’altro.

“Suppongo di sì”. Il bassista si strinse nelle spalle, la mente impegnata a ricordare la nottata trascorsa.

“Quanto a te...devi dirmi qualcosa?” ammiccò il cantante.

“Ho conosciuto una ragazza. Una tipa piuttosto interessante, a dire il vero. Sai, ti cercavo ma non riuscivo a trovarti da nessuna parte. Così, sono salito al piano di sopra e lei era lì” spiegò, insolitamente in vena di confidenze.

“Oh, tesoro! Hai passato la notte con lei, vero?” sospirò Freddie, un’espressione a metà tra il divertito e il preoccupato dipinta in volto.

Il bassista arrossì, imbarazzato. “Beh, sì. So che sembra strano. Lei è bellissima e io inve-“

“No, Deaky. Non si tratta di questo. Tu sei uno splendore. È che… hai almeno una vaga idea di chi sia quella ragazza?” domandò il frontman, trattenendo le risate.

John si passò una mano tra i capelli, confuso. In effetti, V. gli aveva detto di conoscere bene sia Freddie che Brian, la sera precedente. Che fosse la fidanzata di qualche loro conoscente o, peggio, l’ex fiamma di un membro della band?

“Oh, mio Dio! È una delle ragazze di Roger, vero?! O forse una vecchia cotta di Brian? Ti prego, dimmi che non è una tua ex!” si preoccupò il bassista, spostandosi un ciuffo dagli occhi con uno scatto nervoso.

“Temo sia qualcosa di peggio, caro. Ecco, non so come dirtelo…” rise il cantante.

Le risa cessarono non appena una ragazza bionda fece capolino in cucina, scherzando allegramente con Roger e Brian che, nel frattempo, aveva riacquistato un colorito sano.

Eccola, pensò John. La giovane che aveva lasciato ancora dormiente nel letto del chitarrista si era fatta una doccia, apparentemente. Il trucco sbavato della notte prima era svanito per lasciare il posto a gote rosee e ciglia lunghe e i capelli spettinati erano stati sostituiti da onde ordinate che le ricadevano sulle spalle. Il sorriso era lo stesso, le sensazioni che suscitava a John le medesime.

“Non ho idea di chi fosse ma era così dolce ed impacciato che non ho saputo resistere!” stava raccontando agli altri due.

Roger fece finta di coprirsi le orecchie con le mani. “Smettila di raccontarmi le tue scopate! Non ce la faccio! Mi rifiuto di ascoltare!”.

Lei fece una smorfia, lui la ricambiò prontamente. Poi, entrambi scoppiarono a ridere. 

Guardandoli, si potrebbe scambiarli per fratelli. Gemelli, persino. Stessi occhi, stessa bocca, stesso modo di arricciare il naso…

Fu un attimo. In un secondo, John capì. Ma era già troppo tardi.

“J.!” esclamò la bionda, piacevolmente sorpresa. “Sono felice che tu sia qui. Ho pensato che…te ne fossi andato” mormorò, stringendosi nelle spalle.

 “V.” sussurrò John, più a se stesso che agli altri. “Veronica, certo”.  Veronica, la sorella di Roger. L’adorata gemella dell’iperprotettivo Roger. Il bassista ebbe la sensazione che la situazione gli stesse per sfuggire di mano.

“Hai scoperto il mio nome, alla fine! Te lo ha detto Fred?” domandò la ragazza, sedendosi al tavolo.

“Lo sapeva già” intervenne il fratello. “Io parlo sempre della mia disastrata sorellina. Mi aiuta a sembrare quello normale della famiglia!” scherzò, accomodandosi sulla sedia accanto. “Comunque, Ronnie, ti presento John, il nostro nuovo bassista. Anche se credo che vi siate già incrociati ieri sera!”

Brian e Freddie notarono John irrigidirsi e si scambiarono uno sguardo di intesa, il primo con un’espressione interrogativa, il secondo fin troppo consapevole.

Il bassista, ormai un fascio di nervi, guardò prima Roger e poi Veronica, pregando silenziosamente che questa non esplicitasse il modo in cui avevano trascorso la serata. Infine, lanciò un’occhiata allarmata a Fred. Questi, impossibilitato ad aiutare l’amico, si limitò a scrollare le spalle.

“Oh, cazzo!” esclamò la bionda, sgranando gli occhi.

“Fine come sempre, Ronnie” commentò Brian, divertito.

La giovane non gli diede retta, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, l’attenzione rivolta unicamente al diciottenne.  “Tu sei il loro nuovo bassista?!  La festa era la tua e l’hai passata chiuso in una camera con me! Aspetta, quanti anni hai compiuto?  Roger dice che sei un ragazzino e…sei maggiorenne, vero? Cavolo, non di nuovo il bassista!” farneticò, dando voce ai propri pensieri.

“Uhm, sì, un minuto di silenzio in ricordo del povero Dean” sospirò il frontman, con fare scherzoso.

Uno sonoro sbuffo giunse dal chitarrista, insieme ad un rassegnato mormorio: “Ci siamo…”.

“Certo che sono maggiorenne! E sì, ero io il festeggiato. Per questo non volevo dirti il mio nome, avevo paura che…” cercò di spiegare John, in quel momento dimentico del batterista e preoccupato solo di rassicurare Veronica.

“John, cortesemente, potresti spiegarmi che cosa hai fatto per tutta la notte con la mia sorellina?” lo interruppe la richiesta di Roger, tanto gentile da suonare inquietante. Il biondo stava evidentemente cercando di mantenere la calma e di ricordare tutti i consigli per la gestione della rabbia offertigli da Brian nel corso degli anni.

Il diretto interessato avvampò, torturandosi le mani. “Noi..., voglio dire, io…” tentò, senza successo.

“JOHN!” lo richiamò il batterista, gli occhi chiari infiammati di rabbia.

“Roger mi dispiace tanto, non sapevo che fosse tua sorella!” confessò infine il bassista, con un sospiro nervoso.

“No, non devi scusarti, J.” cercò di intervenire Veronica.

“Non ci posso credere!” gridò il biondo, battendo un pugno sul tavolo. “Tre bassisti, tre amici a cui do la mia completa fiducia e che si rivelano tre cazzo di traditori! Ci sono dei limiti, d’accordo?! Dei fottuti limiti, John! Non tocchiamo le sorelle degli altri!”

“Tesoro, tu ci provi con la mia ogni volta che ne hai modo!” gli ricordò il cantante, con tono pacato.

“Questo non c’entra, ora!” sbraitò il batterista. “Come hai potuto?! Scommetto che lo hai fatto apposta a confonderci con quella tua finta aria da santarellino! Lo sapevo! Non mi sei mai stato simpatico”

Brian alzò gli occhi al cielo, un sorrisino ad incurvargli le labbra. “Due giorni fa parlava di quanto ti adorasse!”.

“Non è quello che sto cercando di dire, May! Ciò che intendo è che dovremmo tutti diffidare di lui! È come Doug e Dean, due bassisti decenti ma due persone di merda!”

“Le esatte parole sono state: un bassista fantastico ed una brava persona” proseguì il chitarrista, ostentando indifferenza.

“Siete dalla sua parte! Bene! Beh io invece credo che questa cosa non possa più funzionare. Sapete che vi dico?! John, sei fuori dalla band!” dichiarò Roger, furibondo, afferrando un frullatore da una delle mensole.

“Non lo sei” gli sussurrò Freddie, assaporando un sorso di thè.

“Posa subito quel frullatore!” si affrettò a dire Brian ma fu preceduto dal biondo che, in preda ad uno scatto di rabbia, scagliò l’elettrodomestico oltre il tavolo e dall’altra parte della cucina.

John aveva assistito alla scena senza emettere alcun suono, avendo optato per un silenzio sospeso tra il colpevole e l’esterrefatto. Apparentemente, tuttavia, era stato l’unico ad avere una simile reazione. I suoi compagni di band non sembravano turbati dalla sfuriata dell’amico e, anzi, si erano mostrati quasi indifferenti, come se vi fossero abituati. A tratti, gli erano parsi persino divertiti.  Dall’altra parte del tavolo, Veronica se ne stava seduta con le braccia incrociate, anch’essa incurante dell’atteggiamento del fratello. Piuttosto, sembrava attendere pazientemente che le fosse data la parola.

Poco dopo, il peggio sembrava passato. Roger, le mani sui fianchi e lo sguardo basso, respirava profondamente, calmandosi ad ogni espirazione.

“Hai finito?” domandò la gemella, con una punta di acidità nella voce.

“Credo di sì” mormorò Roger. “Ehm, Bri, te lo ricompro quello”.

Il chitarrista lo fulminò con uno sguardo. “Che avevamo detto, Rog? Niente più lanci di oggetti vari! Non sono utili!”

“A me sembra che lo facciano calmare!” esclamò il frontman, guadagnandosi una spinta non del tutto scherzosa da parte del riccio. “Va meglio, caro?”

Il batterista lanciò un’occhiata a John che, sentendosi a disagio, si alzò dal tavolo. “Ho fatto uno sbaglio, mi dispiace. Se non mi volete più nella band lo capisco. Non sarebbe nulla di nuovo per me, davvero. Forse è meglio che vi lasci, così potete parlare”.

“Sì, meglio” non riuscì a trattenersi Roger, pentendosi subito dopo.

Il diciottenne annuì, frastornato e rattristito, e si dileguò nel giro di pochi secondi, liberandosi dalla presa di Freddie che lo incitava, inutilmente, a rimanere.

“Oh, ma bravo!” sbottò Veronica.

“Ronnie, per favore, non essere arrabbiata. Lo sai che...”

“No. Hai già detto troppo. Ora tocca a me parlare. Premesso che non è affar tuo, o vostro, con chi vado a letto, mi dispiace se il mio frequentare Doug e Dean ha portato a delle tensioni all’interno della band. Ma ormai è passato e non posso più farci niente. In quanto a John, non sapevo chi fosse e lui non sapeva chi fossi io. Abbiamo lasciato entrambi la festa, ci siamo incontrati casualmente nella stanza di Brian e, Dio, sarà anche l’antitesi degli uomini che mi attraggono di solito ma mi ha fatto passare una notte meravigliosa” spiegò Veronica con un tono deciso, che non ammetteva repliche o interruzioni.

Il batterista fece una smorfia alle parole notte e meravigliosa.

“No” la sorella scosse la testa. “No, non sto parlando di una scopata fantastica. Diamine, quello no!”

Brian si lasciò scappare una risata, ricomponendosi immediatamente.

 La ragazza proseguì: “Mi riferisco alla sintonia che si è creata tra noi. Nemmeno ricordo l’ultima volta che un ragazzo mi ha trattata con tanta dolcezza, toccata con tanto rispetto, guardata con tanta tenerezza…”

Roger sospirò, scuotendo la testa. Come aveva potuto dimenticare la differenza tra John e Doug o Dean? Probabilmente il bassista era l’unico ragazzo per bene che la sorella avesse mai lasciato avvicinare. Non meritava quella reazione.

“Vieni qui” sussurrò, stringendola a sé. “Sì, lo so. È un buon amico e suppongo che potrebbe essere un bravo fidanzato o qualunque cosa vogliate l’uno dall’altra. Mi dispiace, Ronnie.”

“Sei il solito stupido” lo rimproverò lei, stretta tra le sue braccia. “E so che ti preoccupi per me ma sono una tipa tosta, Rog. So badare a me stessa” lo rassicurò, poi.

Il biondo annuì. “Mi scuserò. Hai ragione, ogni tanto lo dimentico…”

“Beh, non farlo!” rise Ronnie, sferrandogli un pugno sul braccio.

“Ahia! Hey! E questo per cos’era?” chiese il batterista, massaggiandosi il punto colpito.

“Per aver fatto scappare l’unico ragazzo ben dotato e dolce al contempo che io abbia mai conosciuto!” rispose Veronica, con ovvietà. “Sono combinazioni che capitano raramente, sapete? Dunque ora, se volete scusarmi, credo che andrò a riprendermelo.”

“Ci sono cose di cui preferisco non essere a conoscenza, Ronnie” si lamentò Roger, massaggiandosi le tempie. “Dio, ho bisogno di una birra!”

La bionda rise, abbandonando la cucina.

“Birra…” rantolò Brian, mentre i crampi della nausea tornavano a farsi sentire.

“Va tutto bene, Bri. Niente più alcol per te. E nemmeno per te, Rog, finché non ti sarai scusato con Deaky” sentenziò Fred.

“Cos’è, il tuo pupillo?!” domandò il batterista, scocciato.

“Oserei dire il mio prediletto. Troppo puro per questo mondo!” sospirò il frontman, sorridendo. Poi, per istigare il biondo, aggiunse: “O forse no, dopo tutto…”.

“FREDDIE!”. La risposta esasperata del diretto interessato non si fece attendere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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