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Autore: SherlokidAddicted    31/05/2019    5 recensioni
|| AU Destiel ||
Nell'anno 2258 l'aria sulla Terra è ormai irrespirabile, nessuno vive più come decenni fa. La casa del genere umano è un grande bunker sotterraneo, dove i sopravvissuti a una bomba nucleare tossica cercano di andare avanti dopo il disastro che li ha confinati dove la luce del sole non è in grado di raggiungerli.
Castiel e Gabriel Novak sono due fratelli e due elementi di lustro dell'esercito americano, due dei pochi che hanno ancora il permesso di uscire in superficie per le loro missioni.
Un giorno rilevano un'esplosione in un vecchio edificio all'esterno del bunker, a qualche ora di distanza. Lì, sotto le macerie, ci trovano Dean Winchester, ferito, con un'amnesia provocata da un trauma cranico e soprattutto l'unico umano sulla faccia del pianeta senza un tatuaggio identificativo.
Secondo i registri, Dean Winchester non è mai esistito.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Spara al tuo tenente

Gabriel aveva avvertito via radio che stavano tornando con “un bottino consistente”, almeno così aveva detto, facendo roteare gli occhi a suo fratello. La voce dall'altra parte aveva solo detto un veloce “ricevuto”, poi la linea era caduta.

Quando arrivarono, Dean si rese conto che erano proprio nel posto giusto. C’era una grande saracinesca che si azionò con un tasto premuto su un piccolo telecomando. Si alzò con una lentezza disumana, e nel frattempo quello che secondo Dean era il fratello maggiore fra i due soldati, stava tenendo il tempo con le dita sul volante, di una canzone mai sentita prima che stava canticchiando a bassa voce. Quando la saracinesca si fermò, finalmente la jeep entrò in quella che sembrava un’anticamera, perché un’altra enorme saracinesca li divideva da chissà cosa ci fosse dall’altra parte. Ci fu lo stesso procedimento per cui aveva sobbalzato all’interno dell’auto qualche minuto prima, solo che questa volta le ventole dell’anticamera erano più grosse e più rumorose. Finalmente anche ciò che li separava dall’interno del bunker si sollevò, e un gruppo di altri soldati guardarono in loro direzione come se un alieno fosse appena atterrato alla loro base con la sua navicella spaziale.

Gabriel abbassò il finestrino.

- Papino è tornato, bellezze! - Annunciò, sollevando le sopracciglia, poi si sfilò il caschetto e scese dalla macchina.

- Dove cazzo siete stati? - Un uomo alto e biondo si avvicinò, la stessa divisa militare addosso e uno sguardo omicida costantemente dipinto in volto. - Siete stati via un’eternità. - Continuò, mentre dietro di lui si facevano avanti altri due soldati. Uno un po’ più basso di quello che stava parlando, lo stesso colore di capelli e uno sguardo divertito probabilmente dalla reazione del più alto, l’altra invece era una donna con lunghi capelli rossi legati in una coda bassa, ma con un’aria autoritaria che non aveva visto addosso a nessuno di loro.

- Stai calmo, Lucy, non c’è bisogno che ti scaldi così tanto! - Mormorò Gabriel esasperato. Castiel sospirò, era una reazione rassegnata la sua, quasi come se quella non fosse la prima volta a cui assisteva a una scena del genere. Forse non era la prima volta che quei due là fuori litigavano.

- Non chiamarmi Lucy. - Castiel cercò di ignorare il battibecco, poi si voltò verso il povero Dean, ancora dolorante e immobile.

- Credi di riuscire a scendere? - Il biondo balbettò un attimo e provò a muoversi con scarsi risultati.

- Non lo so… - Castiel aprì la portiera e scese dall’auto, non curante degli altri soldati presenti che lo guardavano curiosi, lasciando in secondo piano la discussione che quel “Lucy” stava avendo con Gabriel. Fece il giro della vettura e raggiunse la portiera dal lato in cui era seduto Dean. La aprì e porse una mano al malcapitato. Dean esitò per qualche momento, poi la afferrò con il braccio buono e si fece forza per scivolare sui sedili. Non appena, però, fece un singolo movimento, un dolore allucinante partì dalle ossa fino a farlo mugolare infastidito. Castiel non si perse d’animo e portò un braccio attorno a lui per aiutarlo a scendere con più facilità. Fu comunque un’agonia per Dean, ma alla fine riuscì a mettere i piedi a terra, nonostante zoppicasse maledettamente mentre si allontanavano dalla vettura.

- Tutto bene? - Chiese Castiel mentre richiudeva la portiera.

- Oh, tutto bene, certo… Non vedi? Sto alla grande! - Castiel non rispose e si limitò a camminare al suo fianco, reggendolo per quanto potesse riuscirci. Il suo scopo era raggiungere la porta e il corridoio, poi portarlo in infermeria, che per fortuna non era molto distante dal garage. Il soldato però non ne ebbe il tempo, perché l’interlocutore di Gabriel aveva totalmente perso interesse per lui e adesso stava adocchiando Dean come un lupo affamato adocchierebbe un pezzo di carne fresca.

- Non così in fretta! - Disse, puntando per un attimo l’arma scarica contro Castiel, il quale si fermò con un sospiro esasperato. Dean fece una leggera smorfia di dolore, ma il suo sguardo curioso puntava negli occhi di quel Lucy che aveva tutta un’aria da gradasso, di qualcuno che aveva intenzione di scatenare un putiferio. - Chi diavolo è questo? -

- Lo abbiamo trovato in superficie. - Intervenne Gabriel, come se sapesse che quel tipo non avesse delle buonissime intenzioni, quasi come a calmare le acque. - Qualcuno di bassa categoria uscito senza permesso, Lucifer, non ti preoccupare. - Dean sollevò le sopracciglia sorpreso. Gabe lo stava… coprendo?

L’uomo accennò un sorrisetto quasi diabolico, poi squadrò il nuovo arrivato come se fosse della buona merce in vendita e lui fosse l’acquirente.

- Ha un fisico da operaio dei bassifondi. - E poi rise divertito, anche se Dean non ci trovava nulla di divertente in quell’affermazione. - Da dove viene? -

- Ha un’amnesia. - Disse Castiel, cercando di reggere il peso di Dean meglio che potesse, evitando che scivolasse e peggiorasse quindi le sue già critiche condizioni. Lucifer rimase sovrappensiero e in silenzio per un attimo, poi con un gesto repentino afferrò il polso di Dean e sollevò l’orlo della manica, e accadde tutto così in fretta che Gabriel e Castiel non poterono fare nulla per evitarlo. Dean poté vedere sugli occhi di tutti lo scalpore e lo stupore di quella novità, del fatto che un tizio senza tatuaggio aveva appena fatto il suo ingresso in quel bunker. Lucifer lasciò andare immediatamente il braccio di Dean, poi afferrò la sua arma e la puntò subito verso di lui senza pensarci due volte. Gli altri sussultarono e Dean deglutì rumorosamente.

- Sergente, abbassa subito il fucile! - Esclamò Gabriel allarmato, con un tono di voce diverso, uno che non ammetteva un no come risposta, adesso sembrava un vero e proprio leader.

- Perché non è marchiato? - Chiese Lucifer, tenendo l’arma puntata verso un punto ben preciso della testa di Dean.

- Ci senti, Lucifer? Amnesia. - Intervenne Castiel, la voce incrinata dal nervosismo del momento e dallo sforzo. Dean si sentì quasi in colpa di esserne la causa. Avrebbe voluto intervenire, avrebbe voluto dire qualcosa per calmare le acque, ma non aveva idea di cosa fare. Lui non sapeva nulla di tutta quella storia. La sua testa era come un buco nero in cui tutti i ricordi passati erano stati risucchiati via. Non aveva modo di difendersi. Perché lo consideravano tutti un pericolo? La mancanza di quel misero tatuaggio sembrava identificarlo già come un criminale, senza sapere se in effetti lo fosse davvero.

- Lucifer, forse dovresti abbassare il fucile. - Disse l’altro soldato biondo accanto a lui.

- Sta’ zitto, Balthazar! - Rispose Lucifer con rabbia, facendo indietreggiare di qualche passo il collega che si era azzardato a richiamarlo.

- Sergente, abbassa quel dannato fucile o giuro su Dio che… -

- Cosa, Gabriel? Chiami il generale? Bene, fallo! Questo non può stare qui, è difettoso. - Gabe si impuntò, sul suo viso comparve un ghigno autoritario che Dean non gli aveva ancora visto addosso, sembrava perfino arrabbiato, e anche tanto.

- Sono il capitano, posso darti ordini e faccio le veci di Shurley quando non c’è. Tu sei solo un sergente. Abbassa quel cazzo di fucile prima che ti penta amaramente di aver solo provato a sparare. - Lucifer non parve affatto impressionato da quella minaccia e rimase in silenzio. - Sergente! - Ancora nulla. - Il generale non vorrebbe che morisse, dobbiamo prima capire la situazione, abbassa l’arma. - Nel frattempo Dean notò la donna dai capelli rossi sollevare la pistola verso Lucifer per tenerlo sotto tiro.

- Ascolta il capitano, Lucifer. -

- Non peggiorare la situazione, Anna. - Rispose Lucifer, poi fece ciò per cui Castiel deglutì rumorosamente e per cui tutti gli altri si allarmarono ancora di più. Caricò l’arma e la avvicinò pericolosamente alla fronte di Dean, il quale rimase a fissarlo con occhi sbarrati e confusi, se non terrorizzati a tal punto da pietrificarlo. - E se stesse mentendo per ingannarci? Potrebbe ricordare tutto, potrebbe essere uno sporco trucco, e Shurley a quel punto sarebbe d’accordo con me. -

- Dannazione, Lucifer, abbassa il fucile! - Continuò Gabe a voce più alta. Castiel lanciò uno sguardo omicida al sergente, poi senza distogliere lo sguardo, afferrò il braccio di suo fratello e lo costrinse ad avvicinarsi. - Che stai facendo? - Gli sussurrò confuso il maggiore.

- Reggilo. - Gabe lo guardò confuso, ma non ebbe il tempo di chiedergli a cosa si riferisse, che Castiel lasciò andare la presa su Dean. Crollò addossò a Gabriel come un oggetto inanimato, poi con un gesto repentino Castiel afferrò la canna del fucile di Lucifer e se la puntò contro la fronte. Quest’ultimo lo guardò sorpreso, ma ciò non sembrò bastare per fargli abbassare la guardia, nonostante stesse tenendo sotto tiro questa volta proprio Castiel, che lo guardava con rabbia.

- Avanti, spara! - Gli urlò.

- Castiel, che cazzo stai facendo? - Urlò il maggiore dei Novak, mentre cercava di non far cadere rovinosamente sul pavimento il povero e malandato Dean.

- Spara al tuo tenente, vediamo cosa ne penserà Shurley. - Continuò Castiel, stringendo con forza le dita attorno alla canna del fucile.

- Tirando in ballo i vostri titoli non concluderete nulla. Io sto solo cercando di evitare che questo qui si riveli una minaccia. Capitano, tenente, sergente, chi se ne frega! -

- Guardalo! - Lucifer puntò per un momento lo sguardo su Dean. I suoi occhi erano sbarrati fino all’inverosimile, erano verdi e confusi, vuoti, non capivano cosa stesse succedendo, e soprattutto non capivano del perché Castiel avrebbe rischiato la sua stessa vita per lui, per uno che probabilmente si sarebbe rivelato una minaccia, o che praticamente non conosceva affatto. - Non vedi che non capisce di che cazzo stiamo parlando? Ti sembra una minaccia? Non ricorda nemmeno il suo nome! - Lucifer non distolse lo sguardo dagli occhi di Dean, forse per cercare di individuare qualche piccolo segnale che confermasse le parole del tenente. - Coraggio, spara! Fallo! Ma io, come te, come Balthazar, Anna e Gabriel, facciamo questo lavoro per salvare delle vite e per proteggere chi non può difendersi, quindi se lo fai andrai incontro al tuo dovere e manderai a puttane la tua preziosa carriera. -

Lucifer era entrato nell’esercito insieme a Gabriel, ma le sue azioni irascibili e la sua poca pazienza avevano fatto in modo che quel titolo di sergente gli restasse cucito addosso per anni e anni, mentre Gabriel e perfino Castiel che era arrivato dopo, continuavano la loro scalata ben meritata. Lucifer voleva andare in superficie, le sue azioni avventate e non studiate erano mirate al privilegio che Gabe e Castiel avevano ottenuto con tanto sforzo e lavoro di squadra.

L’invidia stava consumando Lucifer come una suola di scarpa vecchia.

- Vuoi andare in superficie e vedere il sole, sergente? Continua a fare le tue cazzate allora. - Lucifer non si mosse, ma quelle parole lo colpirono come uno schiaffo a palmo aperto. Dean riusciva a vederne l’effetto su quel viso sorpreso e arrabbiato allo stesso tempo. - Spara! -

- Castiel, smettila! - Urlò Gabriel, sopraffatto da quella scena. Il dito di Lucifer sul grilletto tremò appena, ma una voce alle sue spalle sembrò far crollare ogni sua convinzione.

- Qui nessuno sparerà a nessuno. - Lucifer abbassò l’arma lentamente e deglutì. Tutti i presenti si misero sull'attenti. Dean lesse per un momento il terrore negli occhi di Lucifer.
Un uomo in divisa di servizio si avvicinò con le mani dietro la schiena, un portamento sicuro di sé e autoritario. Aveva i capelli e un accenno di barba quasi grigi, ma sul suo viso spiccavano due occhi azzurri come il cielo, contornate da piccole rughe. Non ci volle un genio per capire che quell'uomo, con tutte quelle medagliette appuntate sulla divisa, altri non era che il generale in persona.
Avanzò ancora di qualche passo, finendo con il viso rivolto verso quello teso di Lucifer.

- Chi le ha dato l'ordine di prendere iniziative, sergente Vaught? - Quello deglutì nervosamente, poi si leccò appena le labbra.

- Nessuno. - Shurley stesso si premurò di abbassare del tutto l'arma del sergente e di scaricarla, sotto i suoi occhi quasi mortificati, ma forse era la rabbia repressa che emergeva maggiormente da quello sguardo.

- Quando io non ci sono la parola dei Novak è legge. La loro posizione glielo permette. - Lucifer strinse i pugni come un bambino che stava subendo in silenzio le sgridate del padre, ma non disse nulla. - Se vuole migliorare la sua condotta le converrà ascoltare e tacere. - Dean si girò un attimo a guardare il viso di colui che stava ancora subendo il peso del suo corpo. L'espressione di Gabriel sembrava quella di uno che aveva assistito a scene del genere già un miliardo di volte, mentre quella di Castiel, poco più avanti, dettava un evidente nervosismo. Per poco quella vena sul collo non rischiò di esplodere come in uno di quei vecchi cartoni animati che ormai nessuno produceva più. - Andate via tutti quanti, meno i Novak. - Anna poggiò una mano sulla spalla di un Lucifer ancora pietrificato, poi lo spinse quasi di forza fuori dal garage, seguita da Balthazar, che invece sembrava abbastanza divertito da quella situazione, e dal resto dei soldati.
Il generale attese di sentire il rumore della porta che si chiudeva dietro di loro prima di girarsi verso i protagonisti della vicenda, ignorando completamente la presenza di Dean.

- Rapporto. - Disse semplicemente. Gabriel si schiarì la voce, raddrizzando la schiena nonostante il peso del nuovo arrivato lo mantenesse leggermente curvo.

- L'esplosione proveniva da un edificio, un vecchio bar. Stavamo per rinunciare, la cenere ci aveva offuscato la vista, ma poi abbiamo trovato lui sotto le macerie. - Lo indicò con un cenno della testa. - Ferito e con un'amnesia retrograda totale. - Shurley lo squadrò senza alcuna espressione in volto. - In tasca aveva questo. - Con il braccio libero, Gabriel tirò fuori dalla tasca il braccialetto di plastica e lo porse al generale, che invece di afferrarlo lo guardò come se fosse avvelenato, il tempo necessario per leggervi il nome scritto sopra.

- Che categoria? - La domanda del generale fece irrigidire Gabriel per un momento. Castiel intervenne e scoprì il polso destro di Dean dalla manica della maglietta, e subito dopo fece la stessa cosa anche sull'altro. Shurley cercò di non avere alcuna reazione a ciò che aveva appena "non" visto, ma un barlume di stupore fu inevitabile. Finalmente il suo sguardo celeste incontrò quello di Dean per la prima volta e quest'ultimo non riuscì a non deglutire per il nervosismo.

- Ora capisco perché il sergente Vaught ti teneva sotto tiro. - Mormorò pensieroso.

- Il fatto che io non sia marchiato... è un male? - Fu la prima volta che Dean parlò. Nella sua testa frullavano un sacco di domande, ma quelle che prevalevano di più riguardavano la sua sorte. Cosa accadeva ai non marchiati? E ce n'erano mai stati altri prima di lui? O meglio ancora... perché non aveva anche lui un tatuaggio come tutti gli altri? Cosa lo rendeva diverso e per quale motivo? A nessuna di queste sapeva dare una risposta. La sua mente era un vuoto totale.
Shurley tolse le mani da dietro la schiena e si prestò ad abbassare nuovamente le maniche di Dean. Sapeva non lo stesse facendo per premura, piuttosto sembrava un modo indiretto per studiarlo di più.

- Sei il primo che vedo senza marchio. Non è un male, è strano e inspiegabile. - Dean deglutì quando il generale si prese la libertà di afferrare il suo mento per girare la testa del malcapitato da una parte all'altra, come se stesse analizzando ogni suo particolare. - La diversità spaventa, e Lucifer ha paura che tu possa essere una minaccia. - Gli si avvicinò ancora di più, arrivando a un palmo dal suo naso. - Stai fingendo di non ricordare? - Quel sussurro gli parve perfino minaccioso.

- No... no, io non ricordo... ho battuto la testa e... -

- Chi me lo assicura? - Dean deglutì di nuovo. - Potrebbe essere un tuo piano. - A quel punto il malcapitato emise una leggera risata nervosa e scosse la testa spazientito.

- Andiamo, non vorrà credere davvero che io sia qui per farvi fuori tutti, io non sono un figlio di puttana. - Ci fu un silenzio di tomba che sembrò durare un'infinità. Forse Dean aveva sbagliato qualcosa, magari nel modo in cui si era rivolto a un'autorità come lui? Aveva esagerato e ora che se ne rendeva conto non riusciva nemmeno ad aprire bocca per balbettare delle scuse. Poi però Shurley sollevò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso divertito, infine fece qualche passo indietro.

- Tenente! - Castiel fece un cenno con la testa. - Voglio che porti il signor Winchester dalla dottoressa Masters. Voglio sapere cosa lei abbia da dire riguardo a questa... amnesia, e alle sue condizioni generali. -

- Sì signore. - Disse Castiel, poi Shurley si rivolse a Gabriel, che ancora teneva Dean in modo che non crollasse sul pavimento.

- Capitano, voglio che lei cerchi informazioni sul braccialetto che mi ha mostrato. Voglio sapere ogni schifoso particolare, cerchi delle impronte digitali, confronti la calligrafia, il tipo di inchiostro, ogni maledetta cosa che riesce a trovare. - Gabriel annuì. - E organizzi una squadra per domani. Le ceneri si saranno disperse già al sorgere del sole, voglio indizi. Porti Lucifer con sé, faccia in modo che si renda utile. -

- Sì signore. - Risposero in coro i due fratelli.

- Non lei, tenente. - Castiel si ritrovò a corrugare confuso le sopracciglia.

- Ma... -

- Mi serve qualcuno che lo controlli. - Posò lo sguardo su Dean. - Costantemente, e voglio venire informato se dovesse riacquistare qualche ricordo. Gli trovi una sistemazione e non lo perda di vista. - Castiel sbatté le palpebre per una manciata di secondi, confuso da quel nuovo compito che probabilmente lo avrebbe sottratto dalle sue solite mansioni, quelle per cui lui aveva guadagnato il suo ben meritato titolo. Non voleva occuparsi di lui, voleva fare il suo lavoro, aiutare suo fratello in quella prossima spedizione in superficie.

- Perché proprio io? - Shurley lo guardò per una manciata di secondi prima di rispondergli.

- Si è fatto puntare un fucile alla testa per quell’uomo, Novak. - Castiel lanciò una veloce occhiata a Dean.

- Lucifer non avrebbe mai sparato. -

- Non ne sia troppo sicuro. Mi è bastato averla vista rischiare. Si è dato da solo questo compito. - Il generale non disse altro. Riportò le mani dietro alla schiena, poi si voltò e lasciò il garage così come era arrivato, richiudendosi la pesante porta di metallo alle spalle. Solo dopo, Gabriel si lasciò andare a un sospiro e Dean si ritrovò a fare una leggera smorfia di dolore per via della spalla ancora malandata.

- Senti, Cassie… se vuoi ci scambiamo i ruoli, puoi andarci tu sul luogo dell’esplosione domani. - Castiel fece roteare lo sguardo. Senza degnare il fratello di una risposta, si avvicinò a Dean e fece in modo che si aggrappasse a lui. Gabriel lo osservò con sguardo confuso, e quando fu libero dal peso del suo corpo, sollevò le sopracciglia nel vederlo camminare verso l’uscita, trascinandosi dietro un Dean zoppicante. - Lo dicevo per te, eh! Non mi sembri molto contento. - Castiel non si voltò.

- Non rinuncerò a questa cosa solo perché va contro alle mie volontà. Farò quello che ha detto Shurley. - Castiel si aggrappò alla maniglia con una mano, poi con una spallata la spinse e spalancò letteralmente la porta. - Io non sono come Lucifer. -

- Siete entrambi due enormi teste di cazzo, però. - Disse Gabriel rassegnato, restando fermo sul posto mentre si rigirava il braccialetto di plastica fra le mani. Castiel ignorò le parole di Gabriel, poi la porta si chiuse da sola alle sue spalle.

L’infermeria della dottoressa Masters si trovava qualche piano più in basso. Gli sarebbe bastato prendere l’ascensore più vicino per raggiungerla.

- Non dovevi rischiare di farti sparare in testa per me. - Mugugnò Dean mentre Castiel premeva il tasto per chiamare l’ascensore.

- Lucifer non avrebbe sparato. - Dean lo guardò incerto, perfino il suo tono risultava insicuro, perché Castiel sapeva quante cazzate avesse combinato il suo “amico”, se così lo si poteva chiamare. Si ricordò di quella volta in cui aveva pestato a sangue uno dei caporali perché non lo aveva ascoltato, in quanto fosse di grado superiore a quel povero ragazzo. Ciò non gli dava ovviamente il permesso di arrivare a tanto, ma sapeva che quel caporale non poteva protestare e che doveva subire per via della sua posizione. Lucifer lo aveva fatto senza esitare, probabilmente avrebbe sparato davvero se non avesse tirato in ballo i trascorsi che avevano peggiorato la sua condotta lavorativa.

Dean decise di non insistere su quel discorso. Si poggiò allo specchio che ricopriva una delle pareti dell’ascensore e osservò il soldato che con espressione seria stava dritto sulla schiena e guardava le porte chiudersi.

- Perché l’aria è tossica in superficie? - Castiel si girò a guardare Dean come se quello in ascensore con lui fosse un pazzo, ma poi si ricordò della sua amnesia e deglutì, tornando a fissare le porte ormai chiuse di fronte a sé. - Cosa diavolo è successo in questo dannato pianeta? - Castiel sospirò, poi incrociò le braccia al petto.

- È una storia lunga. -

- Ho tempo. - Castiel si leccò le labbra.

- Prima andiamo dalla dottoressa Masters. -


Note autrice:
So che è passata un'eternità, ma la sessione maggio-giugno in università è da suicidio.
Vi chiedo di perdonarmi. La storia non la abbandono, ma per avere aggiornamenti costanti dovrete aspettare che mi levi di mezzo questi quattro dannatissimi esami.
Sooooooo, che ne pensate di questo capitolo? Qui presentiamo due personaggi che dovrete tenere bene a mente per il resto della storia.
Per chi se lo chiedesse e non lo sapesse, Vaught è il cognome di Nick (il tramite di Lucifer).
Ci vediamo al prossimo capitolo, cercherò di postarvelo quanto prima but... dipende tutto dallo studio.
Baci!

  
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