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Autore: Evola Who    31/05/2019    1 recensioni
Se c’era una cosa che Abby Stiller poteva dire di conoscere molto bene, era la pazienza...
“Sì!” Si sfogò per qualche istante: “Volevo vedere Bennie And The Jets! Volevo vedere lei, con i suoi stivali elettrici ed il completo di mohair!”
“Sì… l’ho presente” rispose il ragazzo. “L’ho vista in una rivista.”
“Oooooh… Bennie And The Jets.”
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando il concerto fu finito, Abby si sentì carica e divertita come mai prima d'allora.
Era al bancone del pub con Bernie, a bere una soda e parlando di quanto le fosse piaciuto lo spettacolo.

Ad un certo punto, però, venne chiamata da un musicista biondo - lei non avrebbe saputo dire se fosse il chitarrista o il bassista - che le disse: “Elton ti vuol parlare.”

Non fu sorpresa da quella richiesta, dato che sapeva benissimo di che cosa volesse parlare il pianista. Lanciò un'occhiata di finto stupore a Bernie e seguì il ragazzo biondo.

Fattale attraversare una porta, la condusse in uno stanzino dietro il locale, illuminato a malapena da una lampadina che pendeva dal soffitto, da dove si passava in un vicolo. E, lì, c'era Elton che aspettava.

Abby fu alquanto confusa per la scelta di quel luogo, ma fece finta di niente. Quando uscì dalla porta, rimasero praticamente da soli. Lei si accostò alla porta, un po’ preoccupata per quello che sarebbe successo di lì a breve.

“Innanzitutto…” iniziò a dire il cantante, con gli occhi bassi, “mi dispiace di averti portata qui. In un vicolo.”

Lei lo guardò con interesse, quasi come se fosse stato più lui che lei a disagio, in un posto come quello.

“Avrei voluto portarti nel mio camerino ma, in realtà, è soltanto il piccolo ufficio senza finestre del proletario. E già non ci stavamo io e il mio gruppo…. Quindi, ho pensato che, qui, sarebbe stato un po' più comodo…” e fece un timido sorriso.

Abby iniziava a trovare davvero strano l’atteggiamento di Elton. Timido fin da quando si erano incontrati, poi sicuro di sé quando si parlava di musica e convinto ed eccentrico quando iniziava a suonare.

Ora, non riusciva nemmeno a guadarla negli occhi, proprio come prima; e, oltretutto, quello che avevo detto non nascondeva nessun tipo di doppio senso o di malizia. E, a questo punto, iniziò a farsi delle domande.

“Ma ho visto come ti sei divertita tra il pubblico e, allora, penso che ti sia piaciuto il concerto.”

Abby abbassò la testa, ma con un sorriso divertito, perciò Elton la guardò con aria vittoriosa.

“Che cosa avevi detto? Che 'il piano non può essere considerato rock’? Eppure, mi sembra proprio che tu ti sia divertita.”

Elton la fissò con aria felice, mentre Abby alzò gli occhi su di lui, ammettendo: “Va bene. Lo ammetto, avevo torto e sono stata troppo frettolosa nel giudicare.”

Alzò tutta la testa con aria sicura: “Il pianoforte può essere considerato rock ancora oggi. Mi sbagliavo e tu sei stato dannatamente bravo a dimostrarmelo. E sì, tu hai vinto mentre io ho perso.”

I due si guardarono con sguardi di complicità.
“Ma… non devi convincere me del tuo talento. Semmai, devi esserne convinto prima di tutto te stesso e, a quel punto, riuscirai a convincere il mondo intero.”

I sorrisi svanirono. Abby fece un'espressione seria, pur con gli occhi dolci, mentre Elton, per un attimo, trattenne il respiro, nell'udire quelle parole e nel vedere quello sguardo.

Infine, abbassata di nuovo la testa, si strofinò con la mano il collo, con aria nervosa. Poi, le lanciò un'occhiata.

“Beh… io e Bernie siamo veramente conviti del nostro talento ma… è molto difficile sfondare in questo campo.” E fissò il suo piede che diede un calcio ad un sassolino.

“Capisco” rispose lei. “Ma, si sa, la strada del successo è difficile e in salita. Alcuni ce la fanno ed altri no.”

“Lo so” ammise il cantante, con un sospiro. “Ma, a volte, penso di essere uno destinato a niente altro che al fallimento.”

Abby fu dispiaciuta di sentire pronunciare tali parole, ma continuò ad ascoltarlo.

“A quanto pare, il mondo ha già troppi musicisti e cantanti da ascoltare. E, forse, il mondo ha più bisogno di lavoratori o… di banchieri” disse le ultime parole con rabbia e disgusto, continuando a fissarsi i piedi.

“Però, non ti stai arrendendo.”

Elton alzò gli occhi, vedendo lo sguardo rassicurante di lei.

 “In fondo, sei riuscito a dimostrare a me, una scettica che non credeva che un pianoforte potesse essere ancora rock, che cosa si possa tirare fuori da uno strumento del genere. E hai fatto impazzire tutte quelle persone, me compresa. Vuol dire che farai colpo sulle presone giuste.”

Lui si sentì un po’ più rassicurato per quelle parole, sorrise e cercò di fare una battuta per stemperare la tensione: “Beh, ora che ho vinto la scommessa, tu dovrai farmi pubblicità per le mie prossime serata e portami pubblico.” Ed alzò la testa, facendo un mezzo sorriso.

Abby rise divertita, rispondendo: “Credimi, faccio prima a sabotare tutti gli altri concerti, che ha portati il pubblico.” E rise ancora di più, pensando alle parole di Bernie.

Elton, pur senza aver capito la battuta, si fece contagiare della sua risata, rispondendo: “Ma, almeno, è già qualcosa.”

La risata si spense pian piano, finché tra loro calò di nuovo il silenzio. Abby fissò Elton, che ritornò a guardarsi i piedi con le mani in tasca.

Notò che non si stava né avvicinando a lei, né lanciando delle occhiate ammiccanti nella sua direzione o dicendo frasi a doppio senso.
Lo trovò un po’ anomalo, come atteggiamento. D'accordo essere timidi, ma in quel caso sembrava perfino un po’ troppo. E, quindi, iniziò a guardarlo con aria insolita, facendosi qualche domanda.

Si mise a braccia conserte, fece un cenno con la testa e chiese: “Elton, posso farti una domanda?”
Il cantante alzò la testa verso di lei, guardandola.

“Tu, da me, che cosa vuoi?

Abby lo fissò, incuriosita dalla risposta che il cantante le avrebbe dato.

Lui parve non capire la sua domanda, dicendo: “Cosa?”

“Nel senso…” iniziò ad elencare, con tono calmo, “Incontri una ragazza con gli occhi lucidi per la rabbia, che si scontra con te, tu ti scusi per una cosa che non hai fatto, lei ti spiega il perché della sua rabbia, ti vomita addosso tutta la sua frustrazione, tu la ascolti…”

A passi lenti, lo raggiunse, fino a fermarsi a pochi centimetri da lui, mentre il musicista la seguì con lo sguardo con aria evidentemente nervosa.

“E, allora, cerchi di consolarla e di tirala su di morale invitandola ad un tuo concerto e facendo pure una stupida scommessa con lei.”

Fissò il suo suo sguardo in quello di Elton, che stava sforzandosi di nascondere un'espressione inquieta.

“Ti dimostri gentile, disponibile e simpatico, senza mostrare nessun tipo di doppio senso, doppio fine o sperando di ricevere qualcosa in cambio.”

In che senso?” chiese lui, confuso.

Abby fu veramente sorpresa da quelle parole e dal suo tono così naturale ed ingenuo. Com'era possibile che, un ragazzo più grande di lei, non avesse compreso il senso di quell'affermazione?
La ragazza aveva capito che avesse un interesse romantico per lei, sebbene fosse troppo impacciato per dirlo; ma non poteva essere così ingenuo da non capire quelle parole.

Finalmente, Elton capì il vero significato di quelle affermazioni, esclamando: “Oh!” poi, abbassando lo sguardo, ripeté ancora, con tono più basso: “Oh…”

“Già” commentò lei, sarcasticamente.

Il cantante era chiaramente nervoso da quella ‘rivelazione’ e, ora, aveva gli occhi decisamente puntati a terra.

“Abby…” iniziò a parlare con aria nervosa. “Sono veramente lusingato da quello che mi hai detto, ma… tu non mi piaci.

Abby inarcò un sopracciglio con aria stupita per quelle parole; capì subito che cosa intendesse dire, ma continuò ad ascoltarlo.

Elton si rese conto delle sue affermazione non troppo gentili e cercò subito di rimediare: “Oddio! Non che tu non mi piaccia come persona! Anzi, sei una persona davvero deliziosa! Sei alla mano, simpatica, gentile e hai apprezzato in un modo sincero la mia musica. E te ne sono davvero grato! Davvero!”

Cercò di sorridere forzatamente, tentando di trattenere il suo sguardo, anche se con molta fatica: “Ma non sei il mio tipo.”

Lei non rispose e lo fissò con espressione neutra. Il cantante lo percepì come un segno di offesa da parte sua.

Dunque, provò ad aggiustare la situazione: “Non che tu sia brutta! Anzi, sei una ragazza veramente molto carina! Hai… dei bei capelli neri, due stupendi occhi castani, un bel paio di occhiali alla John Lennon che ti circondano bene il tuo volto rotondo, e non ti manca proprio nulla... insomma sei molto carina. Ma… ecco… io…”

Abby cercò di trattenere una risata divertita, davanti a quella scena super impaccata da parte di Elton. E con vero cinismo, si stava godendo un mondo. Ma capì che, adesso, era venuto il momento di fermalo.

“Elton” lo richiamò con tono dolce. “Ho capito quello che volevi dire.”

Il musicista la fissò negli occhi preoccupato per la sua reazione, nonostante il suo sorriso.

“Mi trovi simpatica, ma non sono il tuo tipo ed è completamente normale.”

A quel punto, rassicurato da quelle parole, Elton sopirò con sollievo.

“E, se ti consola, ti trovo una persona straordinaria e con un ottimo talento. Ma neppure tu sei il mio tipo.”

Il musicista fu alquanto sorpreso e colpito da quella confessione, mentre lei sorrise compiaciuta, prima di scoppiare a ridere insieme un’altra volta.

Quando ebbero finito, Elton spiegò con un po’ più di serietà e meno nervosismo, che non si sentiva ancora pronto per avere una relazione, e che voleva concentrarsi soprattutto sulla sua musica e sulla sua carriera. Anzi, ora come ora, lui dava molta più importanza alla musica, piuttosto che ad una storia d’amore.

Abby fu sorpresa da quella dichiarazione, come dal suo atteggiamento all'improvviso più serio e meno impaccato. Ma lo comprese.

“Capisco. Amore e passione... non puoi coltivarne uno, senza per forza trascurare l'altro.”

Elton non si aspettava tali parole, ma le apprezzò e rispose: “Già. La dura vita dell'artista. E, in più, cerco la persona giusta.”

“Già” rispose Abby, divertita. “Anche io.”

Calò di nuovo il silenzio, mentre si fissavano con aria seria.

“Ma, allora, perché sei stato così gentile con me?”

Abby lo fissò con aria interrogativa. Era il suo ultimo dubbio e, ora che lui sembrava in vena di risposte, voleva togliersi quest’ultimo sfizio.

“Perché hai ascoltato, rassicurato ed invitato una completa sconosciuta a venire con te, ad un tuo concerto, consapevole di non riceverne nulla in cambio? Perché?”

Lui sbatté le palpebre per un paio di volte, fissandola con la bocca semiaperta, come se, dentro di sé, cercasse di riformulare la domanda e capirla, prima di dare una risposta.

“Beh…” iniziò a dire, con tono incerto. “La verità è che… volevo solo farti felice.” 

Lei non credeva che quella potesse essere la risposta, quindi strabuzzò gli occhi per l'incredulità e continuò ad ascoltarlo.

“Nel senso… ti ho vista con quegli occhi lucidi, l'espressione arrabbiata e… pensavo che qualcuno ti avesse fatto del male. Così, nel dubbio, mi sono scusato.” E ridacchiò, facendola sorridere per un breve istante.

“Ma poi ti sei sfogata e mi hai spiegato la verità. E so che cosa voglia dire essere tristi o arrabbiati perché si ha l'impressione che il mondo sia contro ti te. E so anche che cosa significhi essere frustrati perché non riusciamo a dare o ad avere qualcosa che vorremmo... ed anche perché non sempre c'è qualcuno ad ascoltarci. E quando ci settiamo così… vogliamo qualcuno che ci rende felice per un momento. E io, volevo essere quel qualcuno che ti renda felice.” Il suo sguardo era basso, triste.

“Elton, è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me” rispose lei con tono sincero, guardandolo con dolcezza.

“Ed è stata una delle serata più bella mia vita. E sono davvero felice che tu me l'abbia donata. Quindi, davvero, grazie per avermi dato questa possibilità.”

Finalmente, gli occhi del cantante si alzarono e i due si poterono guardare con aria raggiante e soddisfatta.

“E, come ho già detto, hai davvero talento e spero che il mondo ti noti il più presto possibile” aggiunse Abby, sincera.

Il musicista si sentì veramente grato per le sue parole, ma poi il suo viso si fece stupito, mentre diceva: “Ah! C’è un altro motivo per cui volevo che tu fossi qui…” continuò, con aria oltremodo incerta.

Abby lo guardò incuriosita.

“In effetti, c’è una cosa che vorrei da te, ed è la amicizia.”

Fu stupefatta per quella dichiarazione e, in un certo senso, anche un po’ onorata.

“Sai… se un giorno avrò veramente successo e sarò famoso beh… mi ritroverò in un ambiente in cui trovare un’amicizia vera sarà una cosa più unica che rara. E… pensare di avere un amico in più, sarebbe rassicurante…”

Abby continuò a sorridergli: lo trovava molto dolce e non poteva fare a meno di essere intenerita dei suoi modi e dai suoi atteggiamenti. Ma capì anche il suo desiderio ed il suo bisogno di una vera amicizia.

“Vedremo” rispose. “Abbi un po’ di pazienza e vedrai che tutto si sistemerà e, soprattutto, si realizzerà.” E lo fissò con aria rassicurante.
Elton capì che la sua era una conferma e gliene fu davvero molto grato.

“Allora, se un giorno andrò in America alla ricerca del successo… vorresti venire insieme a me ed a Bernie?”

Lei rise per quelle parole, pensando che non stesse dicendo sul serio, e rispose: “Vedremo…” e risero di nuovo insieme, e si guardarono con la medesima complicità e simpatia, come se si conoscessero da sempre.

Ma, in realtà, era appena nata una bella amicizia.

“Senti…” ruppe il silenzio Abby.

“Per me è già tardi e, quindi, dovrei ritornare a casa. Ma, prima, mi piacerebbe prendere un’altra bibita con te e Bernie. Quindi…” con aria di finto atteggiamento altezzoso, continuò: “Hai tempo per bere qualcosa con me, signor Elton John?”
Lui rise divertito da quella scena, rispondendo, con finta sicurezza: “Per te? Avrò sempre tempo. Promesso.”

Risero e si incamminarono verso la porta, godendosi quell'ultimo momento di quella serata indimenticabile, che aveva visto nascere una lunga amicizia, che avrebbe resistito ai futuri eccessi e vizzi causati dalla fama e dal successo…

Ma, questa, è un’altra storia.


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Note:
Ecco!
L'utimo capitolo di questa piccola storia! :D
Volevo pubblicarla domani.
Ma visto che, sarò al cinema ad vedere
"Rocketman"! :D Finalmente! 
(volevo andare vederlo oggi, 
ma oggi ero al lavoro, se
dovevo andare al cinema 
dovevo aspettare un'ora per
entrare al cineima... qundi
ho rimandato ad domani)
E niente,
spero che questa piccola storia
vi sia piacuto e... non so
se diventerà una serie... 
vedremo che cosa nascerà, dopo
il film ;)
Qundi, grazie mille ad
tutti quelli che hanno letto
spero che vi sia piacuto
e grazie ancora per aver letto
questa storia di una grande
amicizia!
Evola 


 
   
 
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