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Autore: F_Glitt    02/06/2019    0 recensioni
Peter Kane ha diciassette anni, una grande passione per l’arte ed è il bersaglio preferito dei bulli locali. Il fatto che il suo migliore amico sia uno dei ragazzi più popolari della scuola non sembra essere un vantaggio, e quando Peter si dichiarerà alla ragazza che gli piace, le cose non faranno altro che peggiorare. La sua vita avrà una svolta quando vivrà la prima storia d’amore della sua vita, ma le complicazioni, che si presentano con l’aspetto della bella supplente d’inglese, sono dietro l’angolo…
Storia liberamente ispirata alle canzoni dei Busted.
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO.



Rilasciò un lungo sospiro, ponendosi nuovamente la domanda che frullava nella sua testa dall'inizio di quel viaggio: sarebbe riuscito a riposare?
Per l'ennesima volta, non fu in grado di darsi una risposta. Percorso da un brivido di freddo, si spostò i capelli dagli occhi e sollevò il cappuccio della felpa – decisamente troppo leggera per quella stagione, ed ancora meno consigliata per affrontare l'aria condizionata dell'aereo – che aveva indossato sbadatamente per via della fretta.
Facendo un rapido calcolo mentale, concluse di avere dormito per un totale di circa un paio d'ore nel giro di tre giorni, a causa dell'eccessiva agitazione. Ora che lo shock era passato, decise che poteva arrischiarsi a concedersi qualche altra ora di sonno, unica alternativa alla prospettiva di un volo lungo e noioso.
Spostò ben presto l'attenzione dai piccoli cristalli di ghiaccio che stavano cominciando a formarsi sul bordo del finestrino, per osservare un ben più interessante sole che ormai tramontando oltre le nuvole. Gli era sempre piaciuto volare, assistere a spettacoli come quello che si trovava in quel momento all'esterno dell'aereo gli dava l'impressione di essere lontano anni luce da tutti i problemi.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da una gomitata alle costole, accompagnata dalle voci di John e Mike, che avevano appena cominciato a battibeccare per la quinta volta da quando avevano messo piede sul velivolo. Li osservò con la coda dell'occhio per qualche istante, scuotendo la testa, per poi appoggiare la fronte contro il finestrino, facendo il possibile per ignorare la discussione dei suoi migliori amici. Pensò, invece, che la sua decisione improvvisa di partire per Londra senza dare alcuna spiegazione era stata troppo per i suoi nervi. Si era lasciato prendere dal panico all'ultimo momento, e questo non aveva giovato alla situazione, al contrario, gli avrebbe probabilmente causato milioni di guai una volta rimesso piede sul suolo conosciuto della sua amata e piccola città.
Con orrore, immaginò che sua madre si sarebbe certamente presentata all'aeroporto, e che sarebbe stata furibonda. Dopo diciotto anni passati sotto lo stesso tetto, poteva dire di conoscere ogni genere di reazione che lei avrebbe avuto, non era difficile immaginare quello che avrebbe dovuto subire, una volta tornato a casa. Non gli era difficile ammettere che capiva la donna, nessuno vorrebbe vedere il proprio figlio minorenne scomparire nel nulla da un giorno all'altro, per poi ricevere notizie due giorni dopo e scoprire che è volato in un'altra città per un motivo apparentemente ridicolo.
Per Peter, ovviamente, la motivazione era stata tutt'altro che ridicola, ma sarebbe stato molto difficile spiegare le ragioni che l'avevano spinto a prendere una decisione così avventata.
Lanciò un altro sguardo di sbieco ai due amici, che sedevano nelle poltroncine accanto alla sua, decidendo che sarebbero stati in grado di risolvere i loro screzi da soli. Sbadigliò vistosamente. Forse non era davvero una brutta idea dormire un po'...

Ogni preoccupazione che l'aveva condotto ad intraprendere quel viaggio, era nata circa un anno prima. Per lui non era possibile definire il giorno esatto in cui i suoi problemi ebbero inizio, era più semplice dire che durante il suo penultimo anno di scuola, molte cose erano cambiate. Ad inizio settembre, Peter non aveva alcuna idea che quella che aveva appena vissuto sarebbe stata l'ultima estate della sua vita durante la quale avrebbe avuto il diritto di sentirsi ancora 'piccolo' ed indifeso, con la mente libera di essere piena di sciocchezze.
Aveva passato le vacanze estive nella splendida casa al mare del suo migliore amico, Michael – o, come lui preferiva essere chiamato, Mike – Walpole, ed ora che entrambi erano tornati a casa per prepararsi al primo giorno di scuola, tutta l'euforia estiva era svanita.
Il giorno dopo, sarebbero tornati a camminare per i corridoi di quella gabbia di matti, come Peter amava definire la scuola, con i pensieri rivolti solamente a compiti e voti, a vivere giornate tutte uguali e grigie. Ciò che innervosiva maggiormente Peter era la consapevolezza che, anche quell'anno, non sarebbe riuscito a sfuggire alle cattiverie dei suoi compagni di classe.
In particolare, lo preoccupava uno di loro: William Wood.
Ciò che lo legava a William Wood era così classico e scontato che, ogni volta che Peter ci pensava, quasi scoppiava a ridere. Si trattava di risate amare, tristi, tipiche di quello dei due che viene preso di mira e che progressivamente è costretto a rendere la propria pelle più dura.
Wood era quello che se l'era presa con lui, apparentemente senza alcuna ragione, fin dalla seconda elementare, e Peter lo detestava e temeva al tempo stesso. Purtroppo, anno dopo anno si erano ritrovati sempre nella stessa classe, ed i ricordi di tutte le volte in cui era tornato a casa in condizioni pietose dopo essere stato affrontato da Wood, erano ciò che più terrorizzava Peter riguardo la scuola. L'unico lato positivo della faccenda era che, una volta fuori dall'edificio scolastico, non erano costretti ad incrociarsi, perché Wood viveva dalla parte opposta della città.

Peter scosse la testa, tentando di concentrarsi su pensieri positivi. Il bello del penultimo anno era potersi concedere ancora pessimi voti, perché in caso di bisogno avrebbe ancora avuto un anno per recuperare. Mike, invece, era più grande di lui di un anno, e nonostante fosse un ottimo studente, durante l'estate era diventato un po' paranoico al pensiero di dover avere voti eccellenti per poter essere ammesso all'università a cui aspirava. Peter, dal canto suo, invidiava l'amico, che aveva già programmi per il futuro. A differenza di Mike, a lui non piaceva farsi riconoscere. Non era affatto stupido, ma la scuola non gli interessava, così si manteneva su una media appena accettabile in tutte le materie, tranne che in inglese ed arte.

Arte era l'unica materia in cui i suoi voti sfioravano il massimo, grazie al suo talento naturale per il disegno. Con le immagini riusciva ad esprimere pensieri e sensazioni che non era in grado di descrivere a parole. In inglese, invece, era a dir poco un caso perso, la materia non gli piaceva e faceva di tutto per evitare di studiarla.
Con questi pensieri per la testa, sentendosi quasi troppo filosofico e sentimentale, si alzò dal letto su cui era stato disteso fino a poco prima, e cominciò a gironzolare per la stanza, lamentandosi per il caldo. Accese il ventilatore, poi lo sguardo andò al progetto estivo di arte, ben protetto dentro una cartellina di plastica sulla scrivania e pronto ad essere consegnato all'insegnante il giorno seguente. Aveva lavorato a quel disegno per quasi tutta l'estate, impegnandosi per eseguire un perfetto ritratto del suo migliore amico.
Non era stato affatto difficile convincere Mike a fargli da modello. Essendo molto vanitoso, il ragazzo aveva accettato di buon grado. L'unica cosa che gli premeva era fare bella figura, e sapendo che Peter aveva l'abilità adatta a farlo apparire al meglio, aveva avuto solamente una piccola obiezione.
«Niente caricature, o ti ammazzo» gli aveva detto, scatenando l'ilarità di Peter. Non era la prima volta che Peter, per noia, gli faceva una caricatura, ma la velata minaccia non lo aveva spaventato minimamente, perché conosceva Mike praticamente da sempre, e sapeva benissimo che, per quanto potesse sembrare imponente, il suo amico aveva un animo gentile.
In realtà, quando le loro madri, amiche di vecchia data, li avevano fatti conoscere da bambini, inizialmente era stato molto difficile trovare dei punti di accordo: Peter, che era un tipo semplice e riflessivo, si trovava spesso in imbarazzo davanti alla forte personalità di Mike. Anche il fisico non lo aiutava, perché Peter era piccolo, basso e ossuto, mentre Mike era molto alto e atletico. Insomma, erano due opposti, ma forse era proprio per questo che la loro amicizia era così solida.


«Hai preparato tutto per domani?» gli chiese sua madre entrando nella stanza senza bussare, abitudine che Peter non sopportava. Il ragazzo si guardò attorno: la sua camera da letto aveva l'aspetto di un campo di battaglia, con vestiti sparsi in giro senza alcuna logica, fogli strappati che coprivano il pavimento e qualche residuo di biscotti al cioccolato sulla scrivania.
«Più o meno» rispose negando l'evidenza, sfoderando il più ampio e falso dei sorrisi.
«Rimetti tutto in ordine e cerca quello che ti serve. Oppure vuoi fare tardi già il primo giorno di scuola?»
Peter si limitò a mugugnare una risposta seccata, e quando sua madre uscì dalla stanza, iniziò a raccogliere cose a caso e buttarle alla rinfusa sulla scrivania.
Quando ebbe finito, si guardò velocemente allo specchio, come per salutare l'ultima immagine di se stesso durante l'estate. Il suo riflesso molto magro, spettinato e sudato gli restituì lo sguardo, non c'era niente di nuovo. I vestiti, addosso a lui, sembravano sempre due taglie più grandi, ed i capelli color sabbia non stavano mai in ordine, non importava in che modo cercasse di domarli. Adesso, per esempio, ricadevano fino alle orecchie, ed una sottospecie di frangetta spettinata copriva in parte i suoi occhi azzurri. Passò entrambe le mani tra la chioma ribelle, scompigliandola energicamente. Era il suo modo per togliere i capelli dagli occhi, non gli importava se questo lo faceva sembrare disordinato.
Dopo un ultimo sguardo alla stanza, andò a farsi una doccia ed infine riuscì a mettersi a letto, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a prendere sonno, visto che la sua stanza era così calda da sembrare una sauna.
Sentì suo fratello sbattere la porta della stanza nel lato opposto del corridoio, segno che anche lui era andato a dormire.
Spense la luce, e una volta al buio, i pensieri sulla scuola iniziarono a vorticargli in testa.

  
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