Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Adele Emmeti    06/06/2019    1 recensioni
In un mondo apocalittico, dove gli umani sopravvissuti all'avvento dei sanguinari Succhiatori cercano di armarsi per reagire all'assalto, la piccola Carey viene ritrovata allo stremo delle forze, sfatta e affamata, ancora sconvolta dallo straziante omicidio del padre.
In grembo all'umana che la soccorre, la bambina non può immaginare che da lì a breve diventerà una delle combattenti più temute e che proprio tra coloro che odia e che caccia con violenza, si nasconde quel qualcuno che ha sempre cercato, fin dalla nascita...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Carey arrivò a Newborn poco prima che il buio ingoiasse del tutto la vegetazione.

Sudata e zoppicante, con un'ansia feroce e gli occhi grondanti di palpitante terrore, giunse ai cancelli di ingresso e batté su di essi con foga. I guardiani nelle torri di controllo la riconobbero subito e la fecero passare. Una volta dentro, vide immediatamente un ammasso di gente intorno al centro di ricovero e soccorso, e una fitta soffocante le divise in due il ventre. Corse col cuore in gola fino al centro, arrivò nei pressi della folla e si fece spazio con le braccia. Entrò nella struttura sotto gli sguardi stupiti di tutti e, mangiando i metri, arrivò in fondo a un corridoio dal quale provenivano le voci più incalzanti. Il cuore le batteva a mille e l'eco dei suoi rimbombi le riempiva la testa. Si infilò tra i presenti, scostò gli ultimi con le mani e finalmente arrivò nel mezzo. Nello spazio circolare, illuminato da una luce bianca, fredda e asettica, Sally giaceva su una sedia e si lasciava andare a un pianto tremulo e doloroso.

«Mamma... » sussurrò la ragazza.

La donna sollevò gli occhi gonfi e arrossati. La riconobbe e sbandò per lo stupore. Scattò in piedi e le andò incontro, per stringerla con forza tra le braccia.

«Oh mio Dio... sei viva... Carey... sei viva.» Farfugliò tra le lacrime.

La ragazza accolse la madre e la rassicurò con poche parole distratte.

«Dove sono gli altri? Dov'è Duncan?» Le chiese scrutando il fondo del corridoio.

Sally si scostò e le prese la testa tra le mani. Carey aveva il respiro alterato, le gambe tremule e un sudore freddo addosso che mai aveva sperimentato prima.

«Duncan …» Sally deglutì, cercando di attirare il suo sguardo su di sé.

«Dov’è?» Le chiese ancora sommessamente. La donna le accarezzò il viso, scostandole i capelli dalla bocca.

«Non ce l'ha fatta.» Le rispose infine, con la voce spezzata.

Carey rimase impietrita. Il suo peggior timore si era appena concretizzato.

«Non... non è possibile.»

«I ragazzi sono riusciti a riportarlo a casa... »

Carey iniziò a piangere. Le lacrime le si affollarono agli angoli degli occhi e poi le colarono lungo il viso smunto e sbiancato.

«Dov'è? Dove l'avete messo?»

La donna le indicò una porta dischiusa alla sua destra, così Carey si liberò lentamente dalla sua presa e si avvicinò ad essa. Afferrò la maniglia e l'aprì.

Un odore pungente di morte le arrivò nitido come un colpo possente nello stomaco, o una ferita lacerante nel petto. Se la sentì accanto, la morte: la percepì viva, come se stesse ansimando affianco al corpo morto, sul letto imbrattato di sangue e terriccio, placida e silenziosa, in attesa di riscuotere il pegno. E l’aveva riscosso, avanzando la scheletrica mano e impugnando il soldo pesante, che avrebbe subito perso in una delle sue tante tasche.

Carey entrò nella stanza debolmente illuminata. Si avvicinò al corpo e sollevò una mano per sfiorare quella livida del suo capitano. Con estrema drammaticità, vide che la testa gli mancava, strappata via da una mano potente.

«Organizzeremo una spedizione per cercare la testa... » le sussurrò Sally avvicinatasi alle sue spalle.

La tristezza per la sua perdita si sommò alla rabbia per non averlo soccorso. Si rivide cadere nei tunnel sotterranei della tenuta, perdersi nei suoi cunicoli e lottare con quel Succhiatore sconosciuto e si sentì profondamente stupida. Se soltanto fosse stata più attenta e avesse evitato quella botola, probabilmente avrebbe salvato Duncan. O sarebbe morta con lui.

I pensieri la percossero così violentemente che non riuscì a permanere oltre in quella stanza. Uscì dalla camera, si precipitò a passi svelti verso l'uscita e si allontanò dal centro, piangendo lacrime dense di amarezza e frustrazione. In vent'anni di vita aveva assistito prima alla morte prematura della madre, poi allo scempio del corpo del padre; ora doveva dire addio al suo maestro, a colui che più di tutti credette nel suo potenziale, nella sua intelligenza e capacità di reagire e sostenere la loro battaglia inumana. Giunta nel mezzo di una piccola pineta, retrostante l'armeria, crollò sulle ginocchia e urlò al silenzio con tutta la forza che le era rimasta.

Insieme al comandante Duncan, altri Rubini persero la vita quel giorno, compreso il secondo comandante Ferguson. I funerali vennero organizzati sotto la piramide di vetro che conservava il corpo della progenitrice dei Rubini: la piccola bambina dai capelli rossi, uccisa dai Livellatori, in uno dei primi scontri rimasti immemori nella storia del nuovo mondo.

Le bare vennero sepolte nel grande cimitero dei caduti. Mentre umani e Rubini riempivano il prato con le teste basse e gli sguardi affranti, il sacerdote si avvicinò alla tomba aperta del comandante Duncan e gettò della terra sulla sua bara di legno.

«Per quanto gli angeli splendenti riescano a rafforzare i nostri corpi, a renderli più resistenti, vigorosi e prestanti, la nostra carne resta umana. Le nostre ossa possono spezzarsi, il nostro sangue può colare e disperdersi, i nostri arti possono essere spezzati o frantumati. Noi possiamo morire, esattamente come tutte le altre creature di Dio. E questo dobbiamo accettarlo. Dobbiamo accettare di non essere della stessa materia del cielo, di non vivere d'aria e preghiera. Dobbiamo renderci conto che non esisteremo per sempre, che lì fuori qualcuno può uccide noi o le persone che amiamo e che dobbiamo essere in grado di sopportarlo. Dobbiamo avere la forza di resistere, di continuare ad alzarci. Di non cedere allo sconforto. Di non lasciare che i nostri nemici prendano il sopravvento e facciano di noi cenere da disperdere al vento.

Il comandante Duncan ci ha istruiti tutti a questo. Ci ha insegnato come risollevarci e tenerci in piedi, più forti di prima. Non trascurate le sue parole, non dimenticate i sui consigli e ammonimenti, perché vi saranno sempre utili. Fidato condottiero: guidaci, ovunque tu sia, e fa che la tua assenza, per quanto straziante e dolorosa, non ci trascini nell'oblio.»

 

***

 

Quella stessa notte, un’assemblea venne organizzata nella sala delle riunioni. A questa parteciparono soltanto i Rubini sopravvissuti, nonché Tyler, Carey e Sally. In passato avevano affrontato diverse perdite e sconfitte, avevano ricevuto molti colpi bassi e si erano ritrovati nelle condizioni di dover reimpostare tutto il loro assetto organico, ma non avevano mai subito un crollo morale di quella portata.

In silenzio, entrarono nella sala e si sedettero, chi al tavolo centrale, chi sugli scanni di legno negli angoli. Carey rimase in piedi, accanto al caminetto acceso.

«Non mi importa di diventare primo capitano. Non mi importa di come deciderete di procedere. Quello che dobbiamo fare, prima di tutto e di ogni altra cosa... è di trovare questa talpa bastarda che ci sta distruggendo. Non avremo più pace e non potremo più muovere un passo al di fuori di Newborn se questa talpa continuerà a mandarci i Succhiatori addosso.» Tyler prese parola, spezzando il pesante silenzio in cui galleggiavano.

«Lo so bene. È per questo che ho convocato solo i sopravvissuti dell'ultima spedizione. Per quanto mi riguarda, gli altri sono tutti sospettabili in egual modo.» Rispose Sally.

«Tu non eri con noi.» Tyler le rivolse uno sguardo carico di sfida.

«Non fare l'idiota, Tyler. Mia madre è meno sospettabile persino di te.» Carey lo aggredì sbraitando.

«Stiamo calmi. Se vuoi che non partecipi alla riunione, mi allontanerò subito.» Rispose Sally a Tyler.

«Non vai da nessuna parte. Tu hai combattuto e combatti per Newborn da quando era soltanto un presidio di cento anime. Se esci tu, allora esco anche io e le decisioni prese in questa riunione varranno meno di zero.»

«Carey stai calma... » le chiese la madre con tono affettuoso.

«Non agitarti. Ho fatto solo una costatazione. I motivi per cui qualcuno decide di tradire la propria bandiera possono essere tanti.» Proseguì Tyler.

Fu allora che Carey gli si scagliò contro e lo prese per l'attaccatura della felpa.

«Perché non l'hanno staccata a te la testa? Eh? Perché sono sempre i peggiori a rimanere?»

Sally le corse incontro e cercò di tirarla a sé. Altri due si avvicinarono e presero Tyler per le braccia. Nel frattempo qualcuno bussò alla porta e subito dopo un Rubino in addestramento apparve affannato.

«Perdonate l'intrusione! Ai cancelli è appena arrivato il comandante Foster con un gruppo dei suoi!»

I Rubini rimasero immobili a fissarlo. Poi smisero di tirarsi e strattonarsi e raggiunsero tutti gli altri ai cancelli. Quando questi vennero aperti, il comandante Foster apparve alla luce aranciata del tramonto, con la felpa e la lama sporche di sangue, gli stivali intrisi di fango e gli occhi pieni di evidente rammarico. Anche i cinque Rubini della sua scorta erano feriti e sanguinanti; dalla loro camionetta pendevano le mani abbandonate di due corpi morti e coperti con un panno scuro.

Costui fece un passo in avanti e si rivolse a Sally, che nel frattempo aveva attraversato la folla accalcatasi.

«Sono ancora sconvolto e costernato... »

«Abbiamo avvertito tutte le cittadine, ma non volevamo che rischiaste la vita per partecipare ai suoi funerali.» Gli rispose la donna con le lacrime agli occhi.

«Non potevo non venire... Duncan è stato più che un fratello per me. Ho radunato i migliori dei miei ma... abbiamo incrociato tre gruppi di Succhiatori, poco prima di entrare nei confini, e ci hanno colpiti duramente. Due dei più giovani hanno perso la vita... i Succhiatori erano insolitamente forti e preparati. Come se ci stessero aspettando.»

Sally chinò il capo e si passò una mano sulla fronte sudata. La talpa infiltratasi sembrava molto più furba di quanto potessero immaginare, e aveva intuito che qualcuno degli alleati si sarebbe recato a Newborn per manifestare il proprio cordoglio. 

«Mi spiace immensamente... ti parlerò di questo più tardi. Ora venite dentro e riposatevi.»

«Vorrei prima passare da lui... e salutarlo per l'ultima volta.»

«Purtroppo... abbiamo dovuto seppellirlo subito... i funerali sono stati celebrati stamattina.»

Foster aggrottò le sopracciglia, dispiaciuto. Poi le prese le mani.

«Non importa. Mi basterà sedere accanto alla sua tomba e pregare per lui...»

Detto questo, Sally condusse gli ospiti verso la casa di accoglienza e Carey rimase a fissarli in disparte. Di Foster aveva soltanto dei vaghi ricordi. Quando arrivò a Newborn da piccola, lui e Duncan gestivano la cittadina insieme e affrontavano le spedizioni spalleggiandosi a vicenda. All'epoca non esisteva una gerarchia militare, per cui non v'erano primi o secondi capitani. I due amici si limitavano a essere i capi del piccolo gruppo di Rubini e dei pochi sopravvissuti raccolti. Quando Newborn crebbe e si espanse, vi fu la necessità di creare degli ulteriori avamposti di controllo oltre i confini, così Foster fu costretto a separarsi da Duncan per presidiare in modo costante un'altra piccola cittadina nascente, ovvero Tomville. Per anni i due continuarono a organizzare spedizioni e assedi insieme, a programmare piani d'attacco e di espansione delle piccole colonie, ma col passare del tempo, sia la distanza, che la tangibile difficoltà di comunicare in tempi brevi, li portò a separarsi e a diventare indipendenti.

Da una decina di anni, ormai, Duncan e Foster si incontravano soltanto alle grandi riunioni tra i capitani delle colonie più vicine o in quelle sporadiche spedizioni massive, dove fosse necessaria la presenza di un gran numero di Rubini.

Improvvisamente una voce la raggiunse da dietro le spalle e la distrasse dalle sue riflessioni.

«Ah, sei qui.»

Carey si voltò e vide Max, scuro in volto.

«Non ti ho visto alla riunione prima.» Disse lei, chiudendosi la cerniera della felpa fino al mento, per il vento freddo che si era appena sollevato.

«Non sono venuto. Non ero nemmeno al funerale. Sono rimasto chiuso in camera.»

Carey gli chiese spiegazioni con lo sguardo.

«Volevo... restare da solo.»

Max aveva partecipato alla spedizione alla tenuta, ed era rimasto tra quelli posti di vedetta all'esterno. Dalla cima degli alberi, aveva visto i suoi compagni morire sventrati dai Livellatori. Le loro urla l'avevano raggelato nelle ossa e gli avevano lasciato un tremore che faticava a placarsi.

«Nessuno avrebbe mai immaginato che potesse finire in quel modo. A volte le spedizioni vanno lisce come l'olio, non si vede un Succhiatore a pagarlo. Altre vanno male... e ci lasciamo la pelle. Bisogna esserne consapevoli e accettarlo.»

«Lo so. Perdona il mio essere ancora tanto debole... »

Carey avrebbe voluto rimproverarlo del fatto che si fosse estraniato e sottratto ai suoi doveri comunitari, ma il dolore che covava nel cuore la rendeva così fragile e sensibile da impedirle di infierire su di lui.

«Non importa... fa' quello pensi ti faccia stare meglio.» Gli sussurrò, e si voltò per andarsene.

«Sarò più forte la prossima volta. Lo prometto.» Le disse di straforo, mentre la vedeva allontanarsi.

La verità era che Max avrebbe dato l'anima per riuscire a impressionarla, a stupirla e a convincerla che anche lui fosse forte, che fosse alla sua altezza. Che fosse degno di starle accanto, in tutti i sensi.

 

In tarda serata, dopo la cena commemorativa con gli abitanti di Newborn, insieme al comandante Foster e ai Rubini della sua scorta, Sally raggiunse Carey nel retro della grande mensa, dove era uscita a prendere aria, e le chiese di recarsi nella sala delle assemblee.

Qui vi trovò Tyler e i Rubini sopravvissuti, compreso Max. Dopo poco, anche Sally e Foster si presentarono e la donna li contò con una rapida occhiata. Poi chiuse la porta.

«Ascoltatemi bene... durante la visita al cimitero e la cena in memoria dei caduti, il comandante Foster mi ha raccontato di alcuni eventi accaduti a Tomville e mi ha fatto riflettere su alcune cose.»

Fatto un passo indietro, lasciò posto al capitano, che si avvicinò al grande tavolo centrale.

«Sally mi ha parlato del grosso problema che vi è piombato addosso, ovvero... della sicura presenza di una talpa all'interno di Newborn. Ecco, in altri contesti non mi sarei intromesso, ma l'enorme attaccamento che ho nei confronti della vostra cittadina, essendone stato uno dei fondatori, non mi permette di soprassedere. Per di più... esco appena da una situazione identica alla vostra. Anche noi abbiamo avuto una talpa nella colonia, che ci tradiva sistematicamente, portandoci a morte sicura ogni volta che uscivamo all'esterno. La sua ricerca e le energie perse per stanarla ci sono costate molto... in termini di risorse e di soldati. Gestire un problema simile senza allarmare i sopravvissuti e creare scompiglio non è cosa da poco... è per questo che sarei molto onorato se mi permetteste di aiutarvi a gestire la situazione.»

«Come avete stanato la vostra talpa?» Chiese Tyler incuriosito.

«Addestrando un gruppo ristretto e fidato dei nostri, che osservasse gli abitanti di Tomville da vicino e segnalasse ogni minimo sospetto.»

«In questo caso il gruppo scelto siamo noi... » Aggiunse Carey.

«Suppongo di sì. Deduco che Duncan avesse avuto la mia stessa pensata. Per essere sicuri che un gruppo di prescelti sia pulito al cento per cento, è necessario portarlo all'estremo. Avrà organizzato quella spedizione quasi esclusivamente per capire se poteva fidarsi di voi... »

Carey abbassò lo sguardo, presa da un forte senso di colpevolezza. Di certo non aveva tradito il suo capitano, ma l'aveva lasciato da solo a morire, e questo l'avrebbe tormentata in eterno.

«E alla fine chi era?» Chiese ancora Tyler

«Era un umano. Uno che raccattammo insieme ad altri superstiti qualche settimana prima che iniziasse a fare la spia. Era stato appositamente addestrato dai Succhiatori a farsi accettare dal gruppo di umani prima, e da noi dopo. La probabilità che sia un umano, anche in questo caso, è molto alta. Un Rubino non avrebbe alcun motivo per favorire i Succhiatori, poiché questi non scenderebbero mai a patti con lui. Mentre un umano è facilmente corruttibile, la paura stessa o la voglia di ottenere un qualche tipo di privilegio li spinge ad accettare l'inaccettabile.»

I Rubini presenti nella stanza iniziarono a parlottare tra di loro. Tyler rimase abbagliato da un'osservazione simile e il volto gli si illuminò di una nuova luce. Carey, invece, si rannicchiò in un angolo con le braccia conserte e rimase a riflettere.

«Domani dovrò ripartire, perché ho lasciato alcune questioni aperte a Tomville, ma appena avrò finito lì, potrò tornare e organizzare un piano ben fatto, che vi permetta di stanare la talpa e riprendere la vita che avete lasciato.»

«Ti saremmo molto grati se tu riuscissi davvero a tornare.» Disse Sally alle sue spalle.

«Ci sarebbe di grandissimo aiuto.» Aggiunse Tyler.

«Anzi... penso di parlare a nome di tutti dicendo che per noi sarebbe un onore se tu accettassi di affiancarci nel comando dell'intera cittadina.»

Carey sobbalzò.

«Di questo dovremmo parlarne in privato, prima. Non credi?» Gli suggerì a denti stretti.

«Perché mai? Foster ha fondato Newborn insieme a Duncan quasi vent'anni fa. È stato al fianco del nostro capitano come mai nessun altro, ragiona e agisce esattamente come avrebbe fatto lui. Nessuno potrebbe essere più adatto di Foster nel sostituirlo. Non lo sono io e non lo sei tu, Carey, che hai ancora la bocca sporca di latte.»

La ragazza si incupì e strinse i pugni per frenare l'impeto di saltargli addosso e picchiarlo.

«Sono passati troppi anni da quando Foster governava Newborn e tante cose sono cambiate. Ad ogni modo, credo che certe scelte vadano prese con calma e non di impulso.» Rispose con tono fermo e controllato.

«La ragazza ha ragione. Apprezzo molto la sua cautela. Sono onorato della proposta avanzatami e non escludo affatto l'ipotesi di accettarla. Ma voglio che ne siate tutti profondamente convinti.» Affermò Foster sorridendo a Carey con dolcezza. I suoi occhi color ghiaccio, sotto i capelli brizzolati, in contrasto con la pelle scurita dal sole, gli conferivano un'aria severa ma a tratti rassicurante.

«Durante la tua assenza ci consulteremo e ti comunicheremo la nostra decisione appena sarai di ritorno.» Gli disse Sally, per porre fine all'incontro.

«Perfetto... adesso, se non vi dispiace, andrei a riposare perché domani mattina vorremmo partire presto.»

«Sarebbe meglio diffondere una notizia erronea, ovvero che partirete in tarda mattinata o addirittura dopodomani, nel caso in cui la talpa facesse la spia.» Aggiunse Tyler.

«Mi sembra un'ottima idea. Torniamo alla mensa e riferiamo ai più che il comandante partirà dopodomani.» Concordò Sally.

«Molto bene. Partiremo prima dell'alba.»

Tutti annuirono concordi. Sally indicò a Foster la porta e Carey intuì che lei non gli avrebbe di certo fatto passare la notte nel dormitorio comune, ma che l'avrebbe ospitato in casa loro.

Nell'uscire, la donna lo fermò per un braccio.

«Dimenticavo che siete a corto di due componenti. Permettimi di prestarti due Rubini, così da ampliare la scorta.»

Il capitano rimase interdetto per la gentile offerta.

«Andremo io e Max.» Affermò Carey con decisione.

«Se la talpa non sarà così furba da prevedere i nostri piani, non dovremmo correre alcun pericolo.»

Sally le rivolse uno sguardo colmo di dissenso. La ragazza la stava palesemente sfidando, contrariata da tutte le particolari attenzioni che lei stava riservando al capitano.

«Io sono già pronto.» Affermò Max, sbucando dalla penombra. I due rimasero a guardare Sally con marcata determinazione.

«Va bene... ma in due siete pochi per tornare da soli. Con voi verranno Grimson, Lopez e Harris.» I tre Rubini, anch'essi sopravvissuti dell'ultima spedizione, dichiararono immediatamente la loro assoluta disponibilità.

A quel punto, Foster e Sally si incamminarono verso casa e tutti gli altri tornarono alla mensa per comunicare gli orari di partenza degli ospiti.

«Grazie per avermi incluso.» Max era rimasto molto colpito dal fatto che avesse scelto proprio la sua compagnia. Carey si strinse nelle spalle e abbassò la testa, soffocata dal peso di quella giornata tanto greve e malinconica. Avrebbe voluto dirgli che in tempi oscuri e sinistri, la cosa più saggia era di farsi degli amici fidati, guadagnarsi il loro incrollabile supporto e assicurarsi il loro perenne rispetto.

«Hai qualche avvertimento o consiglio da darmi?» Le chiese.

«Tieni gli occhi ben aperti e non sottovalutare alcun segnale... la morte è nascosta sotto le foglie più verdi.»

E mentre lo lasciava crogiolarsi in un'ansia crescente, decise che l'indomani sarebbe stato perfetto per fare un qualcosa che aveva in mente. Qualcosa che non l'avrebbe lasciata dormire per chi sa quante notti ancora.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Adele Emmeti