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Autore: EcateC    09/06/2019    2 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mihael Kheel, in arte Mello, non aveva la genialità eclatante e poderosa di L e Near, e non era neanche un genio dell’informatica come Matt.
Pur avendo un quoziente intellettivo ben più alto della media, la sua plusdotazione non era raffinata. Tuttavia questo suo essere più vicino alla normalità lo rendeva più pragmatico e gli permetteva di comprendere meglio certe dinamiche che, nella loro banalità, sfuggivano al genio di L.
Il detective infatti non aveva considerato un dato molto delicato e allo stesso tempo palese e semplice, che avrebbe potuto avere delle conseguenze significative sull’esito del caso Kira.
Mello li aveva osservati entrambi, aveva scorto la rigidità con cui L e Light si muovevano e il tunnel di distanza che lasciavano tra i loro corpi mentre camminavano.
I due avversari trasudavano tensione.
Tensione sessuale.
In altri casi Mello lo avrebbe trovato davvero esilarante, si sarebbe fatto una fragorosa risata con Matt e avrebbe preso in giro L a vita, ma questa volta no, non avrebbe potuto.
Il caso Kira era forse il più pericoloso e cervellotico che avessero mai affrontato, e c’era poco da ridere perchè L poteva morire o, peggio, innamorarsi di Kira seriamente.
E in quel caso sarebbe stata la fine, perché l’amore rende stupidi, ciechi e irrazionali, e privare L della sua razionalità equivaleva a vincerlo.
Doveva solo sperare che Light Yagami non se ne accorgesse, non capisse questa ovvietà.
Ma, forse, anche lui era troppo intelligente per fare caso all'ovvio.


 

 
 
Due giorni passarono dall’invio di quel messaggio a Misa, due giorni di pieni tensione e turbamento.
Ogni volta che L tossiva, si massaggiava la testa o dava altri segni di insofferenza fisica, Light si voltava a guardarlo col cuore che batteva all’impazzata, come se fosse lui quello che stava per avere un arresto cardiaco. Contava dentro di sé i quaranta secondi e ogni volta l’angoscia lo attanagliava, gli toglieva il fiato. L poteva morire da un momento all’altro e lui non riusciva a convivere con questo senso di pericolo e aleatorietà, in bilico tra il parlargli normalmente e il dirgli addio per sempre. Era esasperante, perché ogni suo gesto poteva essere l’ultimo e ogni suo sorriso lo colpevolizzava. Aveva preventivato che ci sarebbero state delle vittime innocenti e che non sarebbero stati tutti criminali, ma per la prima volta titubava nel commettere un omicidio. Dentro di lui, nelle profonde cavità del suo cuore, sapere che L sarebbe morto lo amareggiava.
-Sei preoccupato, Light-Kun?- gli domandò L, sfiorandogli una spalla. A quel contatto, il giovane sussultò e si scansò.
-Non mi toccare!- esclamò d’impulso, turbandolo. L ritrasse subito la mano e se la portò istintivamente dietro la schiena.
-Scusa- gli disse, teso -E comunque sì, sei preoccupato-
Dire che fosse preoccupato era minimizzare: Light era un fascio di nervi.
-Invece no, visto che non sono Kira- gli rispose, spiccio.
-Infatti sei preoccupato per qualcos’altro- continuò il detective, con la sua maschera di cera -Qual è il problema?-
Quanto tempo rimaneva prima che Rem lo uccidesse? Un giorno? Un’ora? Un minuto? In fondo, Misa era sempre stata molto celere nell’obbedirgli, avrebbe invocato Rem anche alle tre del mattino, se fosse stato necessario. Strano infatti che non l’avesse ancora fatto.
-Ryuzaki, se ora dovessi esprimere un ultimo desiderio quale sarebbe?-
Quella fu una delle rare volte in cui L lo guardò negli occhi.
-Sto per morire?- intuì, lesto ma calmo.
-No, certo che no- rispose prontamente Light, sulle spine -La mia è solo curiosità… Macabra, me ne rendo conto, ma curiosità. Puoi rispondermi?-
-Vorrei avere altri cinquant’anni di vita-
Light gli sorrise -Dai, sono serio-
L esitò. La parte più stimolante della loro guerra fredda era proprio il fatto loro che giocassero a carte scoperte. L gli rivelava i propri sospetti e forse era questo che lo avrebbe portato a perdere. Il confine tra incoscienza e spavalderia, dopotutto, era sottile.
-Desidero fare ciò che vorresti anche tu-
Eppure, se lo faceva, doveva esserci un motivo.
Light sgranò gli occhi.
-Non capisco cosa intendi- mentì, irrequieto.
-È questo il tuo problema- gli sorrise L, mettendo una manciata di dolciumi sopra la sua coperta -Tu capisci solo ciò che vuoi capire-
Light guardò il proprio letto, L stava creando una parola con i biscottini e le caramelle gommose.
Se
Gli sembrava di sentire la risata di scherno di Ryuk -Ti sei preso una cotta per L! Sei proprio una femminuccia!-
Light si voltò come una furia -NON MI SONO…!-
-Oh, suvvia ammettilo- gli sospirò L sulla nuca, le sue mani bianche e affusolate gli cinsero i fianchi -Ti sei preso una cotta per me, Kira?-
Sex.


 
Light si svegliò di soprassalto, con la frangia castana chiara appiccicata alla fronte.
Era ancora buio, fuori pioveva e L lo stava fissando dalla consueta sedia con un cucchiaino in bocca e una pila di giornalini Sudoku tutti compilati.
-Brutto sogno?- biascicò, senza togliersi il cucchiaino dalle labbra.
Light si alzò a sedere e si nascose la testa tra le braccia.
Io non sono come lui. Io sono normale, non sono gay, cazzo”
Ma appena percepì la leggera e timida pressione del suo dito indice sulla spalla, sbottò di nuovo.
-Ti ho detto che non devi toccarmi!- strillò esasperato, spaventandolo -Io non sono come te, d’accordo!? NON SONO COME TE!-
-Di cosa stai parlando?- gli domandò L, sinceramente confuso. Assottigliò gli occhi scuri e Light sentì le proprie le guance scaldarsi.
-Sei abbastanza intelligente per capirlo da solo- gli sibilò.
Istintivamente fece per andare in bagno e chiudersi dentro, ma naturalmente la catena trascinò anche il suo inconsapevole tormentatore, che per poco non inciampò per terra.
-Light, devi dirmi quando ti alzi così all’improvviso, altrimenti…-
-Sta zitto! Voglio andarmene da qui, non ne posso più di stare attaccato a te!- sbottò, spingendolo via -Stammi lontano!-
Light allora cercò di sfilarsi violentemente la manetta dalla mano e arrivò perfino a procurarsi un’escoriazione, ma fu tutto inutile, avrebbe dovuto spezzarsi il metacarpo per riuscirci.
-Ehi, smettila- L cercò di fermarlo, intimidito dal suo improvviso sfogo -Ti farai male-
Ormai Light era prossimo a una crisi di nervi, ma quando la mano bianca di L si posò sulla propria, egli si fermò. Lo guardò e tornò in sé.
-Ti sei fatto male?- gli disse L, sfiorandogli quei graffi superficiali.
-No, non è niente- borbottò senza guardarlo, ritraendo subito la mano -È solo un graffio. Basta metterlo sotto l’acqua-
-Light-Kun?-
-Cosa vuoi?- gli rispose brusco, dirigendosi verso il bagno.
-Scusami, io… Non mentivo la volta che ti ho detto che per me sei il mio migliore amico. Mi dispiace che questa situazione ti sia così insopportabile-
Light non gli rispose e continuò a lavarsi la mano in modo esasperato.
Tutto, si disse, qualunque cosa ma non lasciarsi intenerire da Ryuzaki. Non doveva provare pena per lui o affezionarsi, d’altronde il suo destino era segnato e la sua morte era imminente. Il detective era come un paziente terminale, destinato a morire a momenti, in ogni istante, perfino adesso. Affezionarsi sarebbe stato devastante.
E poi Ryuzaki era L.
“È L, devo svegliarmi da questo torpore” si disse Light, continuando a tenere il dorso della mano sotto l’acqua “È come se non mi rendessi conto che Ryuzaki sia effettivamente L, il mio nemico più pericoloso”
Alzò lo sguardo, incontrando il riflesso del suo viso pallido e stanco nello specchio.
-Ryuzaki?- lo chiamò, esigente, attirando subito i suoi occhi.
-Sì?-
-Posso chiamarti col tuo vero nome? O meglio, col tuo vero pseudonimo, L?-
-Vuoi ricordati chi sono per mantenere la mente lucida?- indovinò L, azzeccandoci come sempre.
Light incassò il colpo ma non si fece scalfire -No. Trovo semplicemente che Ryuzaki sia un nome orribile, tutto qui-
-Forse hai ragione-
Aveva uno sguardo dolce, L, era tenero. Sembrava proprio… Un cucciolo sul patibolo.
-Posso chiamarti, vediamo, Lawrence?-
-Bel tentativo- soggiunse L.
-Lucien?-
-Non sono francese-
-Larry? Leroy? Lloyd?-
-Acqua, Light- esclamò il detective, pescando una gelatina di frutta dalla tasca -Arrenditi, tanto non te lo dirò mai-
-Come vuoi- gli rispose Light, cercando di essere gentile -Sopravviverò-
-Light-Kun?-
-Cosa c’è?-
-Hai la cerniera aperta-
 
 

 
 
 
Nemmeno Mello e Near dormivano.
Mello era al cellulare con Matt da circa venti minuti e Near sfogliava attentamente il Death Note sopra una coperta appoggiata al pavimento. Era sdraiato prono e circondato dai suoi giocattoli.
Avendo tra le mani il Death Note, la Shinigami Rem era lì con lui.
Inutile descrivere gli attimi di panico che assalirono i due giovani e i proiettili sparati a vuoto da Mello, gli Shinigami hanno la capacità di terrorizzare chiunque all’inizio.
Attualmente i due ragazzini ci avevano fatto l’abitudine, erano infatti trascorsi ben due giorni da quando Rem viveva lì con loro in pianta stabile. D’altronde gli Shinigami non si separano mai dai loro Death Note: pur perdendone occasionalmente la detenzione, ne restano i primi proprietari e responsabili.
E Mello e Near avevano giocato d’astuzia, non avevano neanche nominato L, Misa o Light, sembravano proprio due ragazzini completamente estranei alla vicenda, che erano incappati per puro caso nel quaderno. Rem si era chiesta per quale motivo Light Yagami si fosse -evidentemente- sbarazzato del Death Note, ma non aveva neanche preso in considerazione l’eventualità che fosse stato L a disfarsene.
 
 
-Quindi hai detto che tutte le regole sono uguali in ogni Death Note?- le chiese, arricciandosi un ciuffo argentato tra le dita.
-Sì- rispose Rem, seria e contegnosa come al solito.
-Puoi provarlo?-
-Non sono tenuta a provarti nulla- gli rispose Rem.
Near assottigliò lo sguardo. Come a L, anche a lui la regola dei tredici giorni pareva sospetta. Era scritta quasi in disparte, insieme a quella che decretava la morte per chiunque avesse tentato di distruggere il quaderno, in una posizione strana rispetto alle altre.
Forse per enfatizzare il fatto che fosse importante?
No, convenne Near. Le regole principali erano le prime, e a rigor di logica anche queste sarebbero dovute stare all’inizio. La pagina dove erano state scritte queste ultime due, poi, era più chiara e sottile, sembrava quasi la classica pagina bianca di disimpegno presente all’inizio e alla fine di tutti i quaderni.
-Eppure, c’è qualcosa che non mi convince- sussurrò Near, concentrato.
-Faresti bene a pensare alle cose adatte alla tua età, Nate River-
Near sgranò gli occhi, anche Mello si voltò di scatto.
-Matt, ti devo lasciare- esclamò colpito, interrompendo subito la chiamata -Come fai a sapere il suo nome!?- le domandò con irruenza, precipitandosi da loro.
Rem si voltò lentamente verso di lui.
-Sono uno Shinigami, un dio della morte. I miei occhi vedono i vostri nomi aleggiare sopra le vostre teste, Mihael Keehl-
Mello si bloccò e guardò subito Near, angustiato. Il bambino ricambiò il suo sguardo e poi si rivolse nuovamente a Rem.
-Quante altre cose siete in grado di fare?-
-Cose che voi umani non siete tenuti a sapere- gli rispose, secca e misteriosa.
-Se sai i nostri nomi e sei un dio della morte, perché non ci uccidi?- la provocò Mello.
-Perché non sono tenuta a farlo. Gli Shinigami non uccidono gli umani prima del tempo, di solito-
“Di solito…” pensò Near, attento. Guardò Mello, certo che anche lui stesse pensando la stessa cosa.
-Capisco- le disse, arricciandosi i capelli coll’indice -E solo tu sei autorizzata a venire qui sulla Terra?-
-Qualunque Shinigami può scendere sul pianeta Terra, ma deve avere un motivo per farlo-
-E il tuo motivo qual è stato?-
-Il mio Death Note, che si trova qui-
-Il tuo? Quindi ogni Shinigami ha un proprio Death Note?-
-Uno Shinigami può possedere un numero illimitato di Death Note- gli rispose astutamente lei, sostenuta.
-Ciò che il mio amico chiedeva- si intromise Mello, col suo tipico sguardo cattivo -È se ci sei solo tu o se ci sono altri come te, qui, in questo momento-
-Non lo so e se anche lo sapessi, non sono tenuta a dirvelo- mentì Rem, tacendo la presenza ingombrante di quel chiacchierone di Ryuk.
-Va bene, intanto grazie per averci schiarito le idee, Shinigami Rem, il tuo contributo è stato illuminante-
Rem guardò con scetticismo quel piccolo umano, circondato da puzzle e da giocattoli. Il suo aspetto era quello di un bambino, ma lo sguardo serio e calcolatore era quello di un adulto.
-Prego, Nate River-
-Ti prego, chiamami N. Non vorrei che Kira ti sentisse, visto che potrebbe essere ovunque-
-Non è qui-
-Perché? Lo conosci?- domandò Near, con finta nonchalance.
-Lo conosco- confermò Rem -E faresti bene a stargli lontano-
-È proprio ciò che ho intenzione di fare. Sono solo un bambino, in fondo-
Rem assottigliò lo sguardo e sotto gli occhi attenti dei due ragazzi se ne andò, attraversando il muro come un fantasma.
-Hai avuto anche tu la sensazione che fosse reticente?- gli sussurrò Mello, sedendosi sul bracciolo del divano.
-Sì, decisamente- rispose Near, mettendo l’ultima tessera del suo puzzle bianco -Sembrava quasi che volesse proteggere qualcuno. E questo qualcuno non può essere altro che Kira-
Mello sorrise, malvagio -Light Yagami-
-O Misa Amane- specificò Near, girandosi verso di lui -Essendoci due Kira, i Death Note non possono che essere due. Ma lo Shinigami ha detto di trovarsi qui perché il suo Death Note era qui, ha parlato al singolare, di un singolo quaderno-
-Quindi tu credi che ci sia un altro Shinigami?- gli domandò Mello
-È altamente probabile- confermò Near, guardandolo negli occhi. Si aspettava già una replica, ma questa volta Mello lo sorprese.
-Sono d’accordo con te- disse semplicemente.
Near alzò le sopracciglia, stupito -Tu sei d’accordo con me? Sei impazzito, Mello?-
-Guarda che non sono un moccioso come te- gli rispose, con un sorriso malevolo -So riconoscere quando un ragionamento è giusto e non ho problemi ad ammetterlo. L’essere bianco parteggia per Kira, e probabilmente non vuole che entriamo in contatto con l’altra creatura proprio perché potremmo ricavare informazioni più precise e scottanti. E ti dirò di più, non mi stupirei se il secondo Shinigami fosse proprio qui e ci stesse ascoltando-
Near aprì la bocca ma Mello si alzò in piedi con la tipica irruenza che lo contraddistingueva, appoggiando la fidata barretta di cioccolata sul tavolo.
-Secondo Shinigami!- esclamò a voce alta, col naso rivolto all’insù -So che puoi sentirmi! Palesati o permettici di vederti, dobbiamo parlare con te!-
Near si guardò intorno, serio e silenzioso, senza alcuna traccia di paura nel bel viso. Anche Mello rimase in agitata attesa di un segno o di un rumore, ma nulla accade.
-SHINIGAMI!- gridò spazientito -So che sei qui! Ti sto invocando!-
-È inutile, non funziona così- lo interruppe Near, disincantato -Chiama L e digli tutto-
Il giovane tedesco strinse i pugni guantati senza smettere di osservare il soffitto e i muri, sentendosi fastidiosamente impotente.
-È qui, deve essere qui- ringhiò -Abbiamo un Death Note-
-Ma non è il suo, Mello. Piantala di provocarlo, potresti farlo arrabbiare-
Mello imprecò e afferrò il cellulare per aggiornare L. Non poteva immaginare che in realtà il secondo Shinigami era proprio dietro di lui e aveva sentito la sua invocazione forte e chiara.
Ryuk aveva riso sommessamente per tutto il tempo, divertito.
Quei due mocciosi lo avrebbero riempito di mele.
 
 

 
 
 
Light sentì la vibrazione sorda di un cellulare. Aprì un occhio e guardò il suo fidato orologio: era ancora piena notte.
Si voltò sul fianco, quel tanto che bastava per vedere L che afferrava con due dita il cellulare e se lo metteva goffamente vicino alle orecchie.
Non disse nemmeno “pronto”, rimase in silenzio ad ascoltare, con la solita espressione indecifrabile e priva di emozioni.
Light rimise la testa sul cuscino, iniziando ad avvertire una brutta sensazione.
Chi poteva chiamare L alle tre del mattino? E perché lui non diceva niente?
Questi e tanti altri sospetti iniziarono ad annidarsi nella mente dello spietato Kira. Sentì poi finalmente lo squillo del tasto che chiudeva la chiamata.
-Chi era?- gli domandò Light, cercando di risultare più casuale e disinteressato possibile.
-Quel collaboratore tedesco dell’altra volta- rispose furbamente L -Mi ha dato qualche aggiornamento-
-Ah- sillabò Light, per nulla convinto -Informazioni importanti?-
-Questo devo ancora deciderlo- esclamò L, voltandosi verso di lui. Si guardarono in silenzio.
-Perché non dormi ancora, Light-Kun?-
-Potrei farti la stessa domanda-
-Io dormo solo quando ne ho estrema necessità. E poi mi vedi, sono seduto in una sedia- esclamò L, indicandosi -Non è una posizione che concilia il sonno-
Light rimase sorpreso e si sollevò su un gomito -Pensavo che tu dormissi sempre in questo modo-
-In verità amo dormire sdraiato in un letto come te. Si sta davvero comodi, anche se…-
-Anche se?- lo imboccò Light
-Anche se, quando mi sdraio e spengo la luce, i miei occhi iniziano a vedere cose strane. È come se una parte quiescente del mio cervello si risvegliasse quando è buio- Light lo guardò abbassare tristemente lo sguardo -Rivedo immagini, risento il rintocco malinconico delle campane, voci, singhiozzi, pianti… E poi…- si bloccò, a disagio -No, non importa. Scusa, forse mi prenderai per matto-
-Ma tu sei matto, Ryuzaki- gli sorrise Light, senza rendersene conto -E comunque è vero, quando ci si sta per addormentare, vengono sempre in mente cose assurde-
L ricambiò il suo sorriso -Grazie. Ti va di fare quella partita a scacchi?-
Light si sollevò, appoggiandosi sui gomiti -Scherzi? Non mi va di passare tutta la notte in bianco a torturarmi il cervello-
Già se lo immaginava, avrebbero impiegato quaranta minuti a testa solo per muovere un semplice pedone… Sorrise all’idea.
-Va bene, ma mi devi comunque una partita- gli disse L, acciambellandosi scomodamente sulla sedia -Sperando che io sia ancora qui per poter giocare con te-
Light smise di sorridere e lo guardò, cupo -Ma certo che sarai vivo, dai smettila con questa storia-
Il detective annuì e si afferrò le ginocchia. Light guardò il soffitto, avvertendo ancora quella spiacevole sensazione di tristezza, quel dispiacere di fondo che gli appesantiva il respiro all’altezza dello sterno.
-Scusa se prima ho perso le staffe, i sogni giocano brutti scherzi-
-Watari mi ha sempre detto che i sogni sono lo specchio dei desideri reconditi nell’inconscio- esclamò L.
Light si irrigidì, imbarazzato -Beh, non sempre. Se uno sogna di precipitare da un burrone, non si può certo dire che lo desideri-
-Sì invece, perché significa che ha bisogno di lasciarsi andare- gli rispose prontamente L.
-E se sogna di essere spinto giù?- replicò subito Light, polemico.
-Desidera essere salvato da qualcuno- gli rispose tranquillamente il detective.
-Sei anche psicologo, adesso?-
-No, ma ho l’Asperger. Non hai idea di quanti psicologi ho frequentato prima di ricevere una diagnosi definitiva-
Light distolse lo sguardo, infastidito. Odiava perdere un confronto verbale, ma allo stesso tempo il fatto che L vivesse con la consapevolezza di avere un disturbo mentale lo interessava. Di solito, le persone che ne hanno uno, o sono menomate o non se ne rendono conto. Doveva essere dura per lui accettarlo, ma doveva essere ancora più dura accettarsi..
-Ma sei consapevole di avere dei comportamenti strani?-
-Certo- gli rispose L pacatamente.
-E allora perché non cerchi di correggerti e di comportarti come gli altri?- gli rispose, facendo sfoggio della sua gelida razionalità -Sarebbe tutto più semplice, no?-
-Perché recitare non fa per me- gli accennò un sorriso -Non tutti riescono a vivere nella falsità e nell’ipocrisia-
-Certo. E io invece sì, scommetto- esclamò Light sulle difensive.
-Non volevo insinuarlo… Però, sì, in effetti. Tu reciti la parte del figlio perfetto, del bravo fidanzato e del migliore amico, quando invece non sei niente di tutto questo- gli disse L con estrema semplicità, come se fosse una verità assodata -Non stimi tuo padre, odi Misa e probabilmente odi anche me. Perché lo fai, se non per nascondere qualcosa?-
-Le persone indossano maschere per proteggersi, mentono per sopravvivere, non per nascondere qualcosa- gli rispose Light, innervosito -Non tutti hanno il coraggio di essere se stessi come fai tu. Detto questo, scoprirai che non sono così falso o anaffettivo come mi reputi, anzi-
-Ti ho conosciuto, so che non lo sei- gli disse pacato -Hai la luce dentro di te, Light. Lasciala risplendere, illuminerai la notte-
Light lo guardò, meravigliato. L aveva pronunciato quella frase con la sua tipica semplicità stoica, eppure lo aveva colpito dentro come nessuno era mai riuscito. Il suo cuore iniziò a battere velocemente, più di quanto volesse. Deglutì, accorgendosi di avere le mani sudate.
-Ryuzaki, se tu dovessi…- si schiarì la voce, cercando di mantenere fermo il tono -Se qualcuno ora ti dicesse di esprimere un desiderio, che cosa chiederesti?-
L lo guardò con occhi interrogativi, quel tanto che bastava per fargli pentire amaramente di averglielo chiesto.
-Chiederei se ho ragione riguardo a te, se è vero che sei Kira- lo deluse con un’ovvietà, mentre scartava un biscotto della fortuna -Sarebbe davvero soddisfacente sapere di esserci arrivato. Tu invece?-
Light cercò di pensare, ma per quanto si sforzasse, tutto ciò che gli veniva in mente era quella parola colorata e storta, disegnata nel suo inconscio con biscotti e caramelle.
“Sex” aveva scritto il detective nel suo sogno e “Sex”  era la parola che il suo cervello continuava a presentargli.
-Non lo so- rispose infine, a disagio -Davvero non lo so-
-Hai già tutto, per questo non lo sai- osservò L, srotolando con curiosità il bigliettino dentro il biscotto. Lesse e assunse un’espressione dubbiosa e buffa.
-Cosa dice?- gli domandò Light per cambiare discorso. Non era mai stato interessato agli oroscopi, alla chiromanzia o in generale alla preveggenza, ma quella volta il turbamento lo indusse a fare un’eccezione.
-Tra l’amicizia e l’amore c’è la distanza di un bacio- L lesse a voce alta, ignaro del meccanismo che era andato a innescare -Che dire. Non capisco mai se sono banalità o pensieri profondi-
-Banalità- gli sussurrò Light in risposta -Vuoi venire qui?- aggiunse, indicandogli il letto.
L spalancò gli occhi e lo guardò, Light corresse subito il tiro.
-Al mio posto, intendo- esclamò, rigido -Tu vieni sul letto e io vado sulla sedia-
-Oh… No, figurati- sussurrò L, leggermente imbarazzato -Non ce n’è bisogno-
-Non è giusto che ci stia sempre io- gli disse, scoprendosi e alzandosi in piedi -Dai, vacci tu. Sempre che non ti disturbi il fatto che abbia usato io le lenzuola-
-No, non mi disturba- gli rispose, sedendosi sul materasso caldo in modo piuttosto goffo -Grazie, Light Yagami-
-Prego, L… L-
-Lawliet-
Light lo guardò con fare incredulo, il suo cuore perse un battito. L appoggiò semplicemente la testa sul cuscino e chiuse gli occhi
-Ora puoi anche uccidermi tu, Kira- sussurrò.
 
 
Eppure, se lo faceva, doveva esserci un motivo.

 

 

 

 

 

Note

Ciao ragazzi! :)
Come vi sembra finora? Sdolcinata? Sarà che io ho bisogno di un sacco di romanticismo per compensare la fine triste dell’originale… (Quel damerino di Light deve pagare e prendersi una cotta stratosferica, così impara u_u)
   
 
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