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Autore: TheDoctor81    11/06/2019    2 recensioni
Albus Silente è un brillante mago fresco di studi e appena diplomato ad Hogwarts. Ma eventi della sua vita, lo costringono a restare imprigionato a casa per prendersi cura della sorella Ariana, una strega totalmente instabile e di suo fratello Aberforth.
Ormai dopo aver rinunciato ai sogni di gloria e ai viaggi alla scoperta di siti magici, Albus si rassegna alla sua vita tra le quattro mura della sua casa a Godric's Hollow.
Ma l'incontro con un giovane mago di nome Gellert Grindelwald, porterà Albus su un pericoloso sentiero della sua vita, ma allo stesso tempo, alla scoperta di un sentimento forte, che lo porterà su sentieri sconosciuti ed oscuri.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto
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Era calata la sera ormai, ed era una fresca sera d’estate. Il venticello faceva muovere le foglie degli alberi nodosi e qualche gnomo girava da una parte all’altra del prato, probabilmente con la speranza di trovare qualche verme con cui cenare.
Albus se ne stava seduto su un masso piuttosto grosso, gli occhi puntanti verso una zona del giardino, ma senza realmente vederla. Perso nei suoi pensieri come quasi sempre succedeva da quando sua madre era morta. Non erano pensieri positivi, anzi, ultimamente si rincorrevano tra di loro diventando sempre più nefasti mano a mano che si facevano più affollati.
Una sottile ruga percorreva la fronte di Albus, le sopracciglia che quasi si univano.
«Dovresti passarci più tempo, lo sai vero?» la voce di Aberforth arrivata tanto all’improvviso, lo fece sussultare e ci mancò pochissimo che cadde dal masso.
Con una mano posata sulla superficie di pietra, Albus si voltò verso il fratello con quell’espressione ancora corrucciata.
Aberforth somigliava moltissimo ad Albus, tanto che ad un occhio poco attento potevano risultare perfettamente uguali, due gemelli.
Aberforth aveva i capelli più corti di Albus e spalle più ampie. Ma erano davvero molto simili. Avevano anche gli stessi penetranti occhi azzurri.
«Per favore, non ricominciare.» Albus non avrebbe voluto che il tono di voce uscisse tanto carico d’astio, ma fatto sta che fu così e nemmeno tentò di aggiustare il tiro.
Provava rabbia nei confronti del fratello, lui e le sue lamentele inutili.
- Vorrei capire di cosa si lamenta. - pensò Albus ben deciso ad ignorare il fratello minore e tornando a fissare lo stesso punto di prima – Lui almeno può tornare ad Hogwarts. Lui non ha sacrificato quello che ho sacrificato io. Lui non è prigioniero di questo posto – questi pensieri lo fecero accigliare ancora di più. 
Ma Aberforth sembrava non voler demordere, tanto che si avvicinò ancora di più al fratello, con le mani affondate nelle tasche.
Aveva il passo pesante quasi strascicato. «Puoi anche ignorarmi Albus, ma lei ha bisogno di te!» anche il tono di Aberforth era carico di risentimento e, nonostante non lo stesse guardando, sapeva benissimo che lo stava fissando con disprezzo. 
Mosse un piede con lentezza alzandosi del tutto dal masso e voltandosi per fronteggiare il fratello. Aveva avuto una percezione esatta, come sempre. 
«Faccio quel che posso Aberforth, non è necessario affrontare questo discorso tutti...»
«Per te fare quel che puoi significa startene tutto il giorno con il naso infilato nei libri? Beh, direi che se è così dovresti rivedere le tue priorità!» lo interruppe Aberforth alzando di parecchio il tono di voce. 
Albus stava per ribattere, anche se il suo istinto era quello di lanciargli una maledizione, magari qualcosa che gli annodasse la lingua ogni volta che decideva di affrontare quel discorso. 
Ma tutto cadde nel nulla, perché un rumore di scoppio e un urlo squarciarono il silenzio serale di Godric’s Hollow.
I due fratelli si fissarono per qualche attimo attoniti.
«Ariana!» esclamarono all’unisono scattando rapidi verso la porta d’ingresso. Albus sfoderò la bacchetta, correndo attraverso il grosso atrio e precipitandosi verso le scale. 
Ma fece appena in tempo a mettere piede sul primo gradino, che ci fu un ennesimo scoppio, talmente potente da far tremare la casa.
Istintivamente Albus portò le dita sul corrimano di legno antico, mentre urla e scoppi più leggeri si susseguirono.
«MUOVIAMOCI!» urlò Aberforth dietro di lui, mentre premeva una mano sulla schiena del fratello spingendolo in avanti.
Albus non si era reso conto di essersi fermato, completamente paralizzato dalla paura.
Ricominciò a salire le scale due a due per poi muoversi di corsa verso la porta della camera di Ariana.
La spalancò e quello che si presentò davanti agli occhi dei due fratelli, fu uno spettacolo terrificante.
Ariana era sospesa sul letto, levitava a parecchi centimetri dal materasso. 
Intorno a lei ad avvolgerla come un sudario c’era del denso fumo nero, tanto che la ragazzina era appena visibile.
Tentacoli di fumo si muovevano nella stanza distruggendo tutto quello che toccavano.
Entrambi i fratelli non poterono far altro che osservare la scena completamente inorriditi. Non era la prima volta che Ariana aveva una crisi simile, ma ogni volta era terribile guardarla.
«ABERFORTH METTITI DIETRO...ATTENTO!» un tentacolo si era mosso verso il fratello e Albus sollevò la bacchetta con un gesto rapido e urlò «PROTEGO!». Una barriera invisibile si erse di fronte ai due fratelli e il tentacolo di fumo ci si scontrò addosso, facendo tremare il pavimento.
«NO! NO! NO!» disperato Aberforth cercò di andare verso la sorella ma l’incantesimo di Albus gli sbarrava la strada. 
«Non puoi aiutarla, deve smettere da sola, non puoi...» ma Albus non riuscì a finire la frase perché Aberforth aveva sfoderato la bacchetta, puntandola contro la barriera invisibile. 
«Finite incantatem!» esclamò Aberforth e Albus con orrore si rese conto che la sua barriera aveva ceduto.
Aberforth si gettò di corsa verso il letto e per quanto lui tentò di afferrarlo fu tutto inutile.
Fece un passo, ma proprio in quel momento venne colpito con forza da un tentacolo che lo fece volare contro il grosso comò di legno massiccio. 
L’urto fu violentissimo, tanto che Albus sbatté la testa contro lo spigolo. Non ricordò altro, perché tutto si fece nero e svenne. 
    
***

Il dolore alla testa, è quello che portò Albus a riemergere dall’oscurità in cui era caduto. Voci lontane e ovattate gli arrivavano con una lentezza innaturale. Ma mano a mano che tornava lucido le voci si facevano sempre più chiare, così come il dolore sempre più presente. 
Con una gran fatica aprì gli occhi ed inizialmente tutto quello che riuscì a vedere  furono solo contorni sfocati. 
Fece una smorfia di dolore portando istintivamente la mano sulla testa. 
Ma come il dolore si faceva più forte, così anche i ricordi tornavano a galla. Ariana, il volo che quel potere gli aveva fatto fare.
Si tirò su di scatto sul letto, ma quel movimento troppo rapido gli fece vorticare in maniera assurda la testa. Percepì una mano sul petto che con un tocco delicato lo spingeva di nuovo verso il cuscino.
«Vacci piano, hai preso una brutta botta.» non conosceva quella voce oltre che aveva uno strano accento, anche se l’inglese era pressoché perfetto.
«Ariana...» biascicò cercando di mettere meglio a fuoco la figura seduta sul letto accanto a lui.
Era un ragazzo molto giovane, probabilmente più giovane di lui. Aveva lunghi capelli biondi a boccoli naturali. Gli occhi erano di un caldo color nocciola.
«Ariana è la ragazzina?» chiese il ragazzo con quel suo insolito accento particolare «Se è lei sta bene, è con tuo fratello.»
«Chi sei?» Albus non potè fare a meno di chiederglielo perché proprio non riusciva a collocare quel volto in nessuno dei suoi ricordi, nemmeno in un compagno di Hogwarts.
Il ragazzo non sembrò offeso da quella domanda e sorrise sollevando solo un angolo della bocca.
«Gellert Grindewald, sono il nipote di Bathilda.» si fermò per un momento, come se volesse lasciare ad Albus il tempo di metabolizzare il tutto «Io e mia zia abbiamo sentito le urla da casa nostra e siamo corsi qua.»
Aveva tutto un senso effettivamente. Nel momento in cui tutto era accaduto era troppo spaventato da immaginare che tutto quel baccano avrebbe attirato sicuramente l’attenzione di qualcuno. 
«Adesso è giù in cucina e mi ha lasciato qui a vegliare su di te. Hai una brutta ferita, ma credo che zia riuscirà a guarirla in fretta.»
Albus sospirò e si abbandonò ancora di più contro il cuscino. Era stata una gran fortuna che fossero stati loro due ad accorrere, perché sarebbe stato difficile dare una spiegazione ad un babbano di quello che era appena accaduto. Gli occhi del ragazzo erano puntati sulla stoffa polverosa del baldacchino e perso nei suoi pensieri, per un momento si dimenticò di Gellert che era seduto così vicino.
«Mia zia diceva che dovevo conoscerti, ma credo che intendesse in una circostanza diversa» disse Gellert con tono divertito.
Albus si voltò di nuovo a guardarlo con un espressione che sembrava dire: ti pare il momento di fare battute?
Ma Gellert non sembrò turbato, anzi. Mantenne quel sorriso sghembo e leggermente furbo. Gli occhi che brillavano di una luce strana, che inizialmente Albus non riuscì a decifrare. 
Si  tirò su seduto premendo con le mani contro il materasso e posando la schiena sul cuscino. 
«Studi ad Hogwarts?» chiese Albus unendo le mani sul grembo. Se dovevano conoscersi tanto valeva iniziare dalle cose più semplici.
Ma Gellert scosse la testa «No, studiavo a Durmstrang.» l’uso del passato non sfuggì ad Albus e a quanto pare, la sua occhiata curiosa non sfuggì a Gellert che distese ancora di più il sorriso. Ovviamente sapeva che la scuola di Durmstrang si trovava all’estremo nord dell’Europa, quindi lo strano accento del ragazzo improvvisamente fu più chiaro.
«Sono stato espulso per aver fatto esperimenti...» si fermò per un attimo, probabilmente alla ricerca di una parola che risultasse più appropriata «...controversi. Ma non credo di aver fatto nulla di male, ma non tutti riescono a  concepire pensieri e creazioni di una mente brillante.»
La mancanza di modestia a quanto pare non infastidì Albus, al contrario, accese in lui una certa curiosità.
Voleva sapere di più di questi esperimenti. In fondo anche lui si considerava una mente al di sopra di chiunque altro. Ma non fece in tempo a chiedere nulla, perché Bathilda tornò nella stanza tenendo un grosso bicchiere fumante e che odorava vagamente di menta piperita.
«Oh Albus, sei sveglio.» esclamò Bathilda avvicinandosi al letto «Ti ho portato un po’ di pozione rimpolpa sangue, ne hai perso parecchio.»
Albus sapeva che la signora Bagshot era una strega eccezionale, quindi non ebbe problemi a bere la pozione. 
«Grazie signora Bagshot.» disse sorridendole, ma proprio in quel momento Gellert si alzò dal letto. 
«Vado a casa zia, intanto posso preparare la cena.» e si avviò verso la porta. Albus rimase a fissarlo con un’espressione delusa. Avrebbe voluto sapere di più di quei famosi esperimenti. 
Ma il pensiero che non sarebbe mancata occasione per parlarne lo fece tranquillizzare, quindi si abbandonò alle cure di Bathilda, senza protestare. 



   
 
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