Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    11/06/2019    1 recensioni
Storia ambientata trent'anni dopo la fine dell'anime, che vede come protagonisti gli eredi dei precedenti predestinati.
-
Un drago, una duellante misteriosa ed una canzone che stordisce chiunque l'ascolti.
Cosa sta succedendo a Nuova Domino? Toccherà a quattro ragazzi ed un pappagallo venire a capo del mistero e scoprire se Stelle Cadenti può essere considerata un'alleata od un temibile nemico.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Altri, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Livello 2

Fiori, calci ed incidenti

 

Quella mattina, aperti gli occhi, non vide assolutamente nulla, se non solo masse informi sfocate.
Andò nel panico, alzandosi di colpo per mettersi a sedere sul divano.
...
Poi, si ricordò che senza le lenti a contatto non vedeva una ceppa.
Oltre all'occhio sinistro grigio, l'unico tratto ereditato dalla madre era il non vedere assolutamente nulla senza lenti a contatto.
Ringraziò mentalmente la donna in modo sarcastico.
Sbadigliò, iniziando a tastare davanti a se con le mani, alla ricerca del tavolino dove le aveva posate la sera prima.
Quando finalmente le trovò e poté indossarle, gli sembrò di rinascere, poter vedere nitido era una sensazione stupenda.
Scese dal divano e si diresse in cucina, ma si bloccò sulla porta nonappena vide Ryoko seduta al tavolo. Indossava un pigiama azzurro con gli arcobaleni e i suoi capelli erano sciolti e spettinati; tra le mani una tazza di the fumante.
-Se stai cercando mio fratello oggi lavora, è uscito stamattina presto.
E smettila di stare lì impalato, siediti.-
Obbedì, andandosi a sedere di fronte a lei, questa volta le loro posizioni erano invertite in confronto a ieri.
Non disse nulla, sorseggiava la bevanda e basta, senza degnare il biondo nemmeno di uno sguardo.
-Ieri ho notato che avevi una carta, ti piacciono i duelli?-
Probabilmente aveva fatto una domanda stupidissima, ma voleva rompere quel silenzio imbarazzante che si era andato a creare.
-Non m'interessa duellare.-
Rimase sorpreso e perplesso dalla sua risposta, perché a giudicare dal suo carattere avrebbe messo la mano sul fuoco che ne fosse patita.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Come mai...?-
-Non mi piace e basta. È un gioco da bambini il Duel Monsters.-
-Se avevi una carta significa che ti interessa, però.-
-È un deck fatto con carte casuali che usavo quando ero piccola, non è niente di che.-
-Non le avresti p--
Venne bloccato dal suo posare la tazza con violenza sul legno del tavolo e subito, il giovane, realizzò di averla sicuramente fatta irritare.
Quella volta non si sarebbe fatto abbindolare da lei solo perchè carina, si sarebbe tenuto a distanza, non voleva un altro morso.
-Vuoi spiegarmi perchè devo sopportarti qui, in casa mia, per giorni?-
Forse non era una buona idea dirle il motivo della visita, ma non aveva il tempo di inventare una scusa.
-Sono qui perchè sono innamorato di Stelle Cadenti e voglio svelare la sua identità!-
La vide alzare un sopracciglio, finalmente lo degnò di uno sguardo.
-... Chi?-
-Non la conosci? È quella duellante che veste di bianco, nasconde la sua identità sotto un casco e non parla mai, se non per cantare il Galdr che evoca il suo mostro migliore.
Ieri ha anche cantato per me, solo per me, quindi sono speciale!-
-Scemenze.-
-Guarda che è vero.-
-Sentiamo, che ti avrebbe detto?-
-Qualcosa tipo "Hu war, hu war opkam har a hit lot".-
Cercò di non cantarlo, sarebbe stato imbarazzante.
-E che vorrebbe dire, scusa?-
-Non ne ho la più pallida idea.-
La rossa si posò una mano sulla fronte, sospirando.
-Allora sei proprio stupido.
Sostieni che ha cantato per te, ma non conosci nemmeno il significato delle sue parole?
E non supponi nulla?-
-Beh...
Qualcosa tipo "accetto la sfida, rivediamoci"?-
Il figlio di Jack Atlas sparò la prima cosa che gli venne in mente, ma a giudicare dall'espressione della ragazza, comprese di aver detto una gran cazzata.
-La loro guerra ha colpito molto.-
-Cosa?-
-La loro guerra, la loro guerra ha colpito molto. Dovrebbe essere questo il significato, o una cosa simile.
È svedese, credo.-
-... E tu perchè sai lo svedese? Mi confondi.-
-Non ho mai detto di saperlo.
E comunque, il tuo fantomatico amore verso di lei è stupido quanto te. Ha preso la prima frase presa da una canzone che le è venuta in mente, te l'ha cantata per imbambolarti e tu ci sei cascato come una pera.
Magari si nasconde sotto il casco perchè è brutta come la morte, morirei dal ridere se, quando vedrai il suo viso, fosse così.-
-La mia amata Stelle Cadenti non potrà mai essere brutta quanto te, dovresti stare zitta.-
-Divertente. Davvero divertente.-
La guardò, mostrando un sorriso sghembo, ma lei non ricambiò.
Lei si alzò dalla sedia, posando la tazza vuota nel lavandino e, con sorpresa del biondo, gli fece una domanda strana.
-La vuoi vedere una cosa divertente?-
-Se non hai intenzione di mordermi di nuovo, volentieri.-
-Allora preparati per uscire ed aspettami qui.-
Una ventina di minuti dopo la ragazza ricomparve dal piano di sopra, indossava ancora una volta quei vestiti larghissimi ed aveva legato i capelli rossi in due codini, mentre la frangia era stata tirata su.
-Stavi meglio in pigiama.-
-Sta zitto, Fighetta.-
Disse, con un tono di voce che pareva essere offeso, mentre si diresse verso una porta; dava sul garage nel quale Yusei stava lavorando il giorno prima.
Quando l'aprì, Håkan notò che non c'era nessuno e realizzò che erano stati soli in casa tutta la mattina.
Portò la mano sul cerotto che gli copriva il naso deturpato, rabbrividendo al solo ricordo di quel morso.
I suoi pensieri vennero interrotti da lei che, voltandosi, fece cenno di seguirla.
-Guarda che ho un nome, io.-
La raggiunse; Ryoko lo guardò con una finta espressione sbalordita.
-Pensavo ti chiamassi "Fighetta"...!-
-Quale persona si chiamerebbe mai con quel nome ridicolo?! Io mi chiamo Håkan!-
-Non che questo non lo sia, Coso.-
-H-å-k-a-n. E comunque, è il nome di un Re.-
-Sinceramente? Chissene frega. È un nome stupido.
Dai, sali sulla moto e vieni con me.-
Prese un casco, se lo mise in testa e salì su una Duel Runner rossa e blu, l'accese ed uscì, aspettandolo in strada.
Il più alto fece la stessa cosa con la sua e la seguì: la direzione era la stessa da cui era venuto il giorno prima, ovvero l'Arena Kaiba.
-Non mi hai ancora detto dove stiamo andando, comunque.-
Accelerò, affiancandosi a lei.
-Ti porto a vedere Yuichi, riderai.-
Quando nominò il fratello, ricordò la sua paura per l'alta velocità. Non si spiegava il perchè di questo suo timore, ricordava che quando erano piccoli desiderava diventare un duellante turbo come il padre.
Decise di chiederlo alla sorella, sperando rispondesse.
-A proposito di tuo fratello...
Ieri mi ha detto di avere una gran paura della velocità, mi diresti il motivo per cui ne ha così timore?-
Rimase zitta per qualche secondo e pensò che non l'avesse sentito, ma voltò il capo verso di lei e notò il suo sguardo rattristarsi.
-Per via dell'incidente.-
-... Incidente?-
Non ne sapeva nulla.
-Successe tre anni fa...
Yuichi stava acquisendo fama nei duelli turbo, vinceva una battaglia dopo l'altra con facilità; ma, un giorno, la sua moto, questa moto, ebbe un malfunzionamento e si schiantò contro il suo avversario.
Da quel che so, lui morì dopo qualche giorno in ospedale.
Mio fratello, seppur vivo, ne uscì malissimo: si ruppe entrambe le gambe, il bacino e, per la botta sull'asfalto, rimase in coma per tre mesi. I medici dissero che non aveva avuto danni cerebrali per un vero e proprio miracolo.
Quando si svegliò, cambiò totalmente:
I suoi occhi erano spenti, non sorrideva più e in lui nacque questa paura immensa della velocità.
Da quel giorno, non ha più duellato, nonostante si porti dietro il suo deck.
Nonappena ho preso la patente, ho deciso che avrei guidato la sua Duel Runner, ancbe se vorrei tanto che tornasse tra le sue mani...-
Rimase completamente senza parole dal racconto di Ryoko, si sentì rabbrividire al pensiero del trauma che era stato capace di provocargli quell'incidente. Se fosse successo a lui di essere in parte responsabile della morte di qualcuno, non sapeva dove si sarebbe trovato.
Probabilmente rinchiuso in una clinica psichiatrica.
-Mi d-dispiace.-
Al biondo tremava la voce e lei se ne accorse.
-Non mi va di parlarne, ormai è successo.
Cambiamo discorso, Coso.-
-Potresti gentilmente chiamarmi con il mio nome?-
-No.-
Sospirò di fronte alla sua cocciutaggine, ma almeno fu sollevato dal fatto che non gli stava più dando della fighetta.
Per il resto del tragitto non parlò più, fino a che non segnalò all'altro un piccolo parcheggio, dove si fermò.
Saltò giù e con un colpo di piede fece scendere il cavalletto, sfilandosi il casco; successivamente si passò una mano tra i capelli per sistemarli. Lui si fermò proprio accanto a lei.
-Hai intenzione di giocare alla parrucchiera ancora un po', oppure ti decidi a dirmi dove siamo?-
Improvvisamente, tirò un pugno verso il suo viso, ma fortunatamente indossava ancora il casco, quindi non sortì alcun effetto.
-Stai ancora cercando di uccidermi?!-
-Mhh.~-
Si tolse quella cupola dalla testa, in modo che potesse sentire meglio l'urlo che le avrebbe rifilato subito dopo.
-NON MUGUGNARE!-
Dopo un risolino furbo, lo afferrò per il polso e prese a trascinarlo con sé. La sua mano era piccola, calda e la pelle morbida. Si chiese se davvero, una ragazza che possedeva mani del genere, potesse essere così rozza.
Almeno duecento metri dopo entrambi si trovarono davanti un piccolo negozio, il marciapiede pieno di fiori di tutti i tipi, evidentemente si trattava della bottega di un fioraio; a confermarne l'ipotesi, l'insegna posta in alto. Accanto la vetrina era posteggiata una bicicletta con il telaio blu, sembrava abbastanza vecchia a giudicare dalle macchie di ruggine.

Ryoko lasciò il polso di Håkan, che nel frattempo si era persino dimenticato di essere tenuto in ostaggio, ed entrò nel negozio. All'apertura della porta risuonò un lieve campanello che segnalò la presenza dei due.
-Benvenu- oh, ehm.-
Dietro al bancone, seminascosto da un computer portatile, si trovava Yuichi, con indosso un grembiule sporco di terra ed un cappello di paglia adagiato sul capo.
Vedendolo così, il biondo aggrottò le sopracciglia, probabilmente l'altro se ne accorse, perché ricominciò a parlare:
-La vecchia proprietaria del negozio è malata e mi sono offerto di aiutarla. Mi piace lavorare qui, inoltre mi paga e posso anche portare il mio computer.-
Effettivamente, il suo ragionamento non faceva una piega; essere pagati per fare poco o niente all'interno di un negozio e con l'aria condizionata poteva essere il lavoro perfetto per alcuni.
-Yuichi, sei ridicolo!-
... Ma non per la Pazza, a quanto pare.
-E perché mai?-
Si avvicinò al bancone, sbattendoci i pugni sopra e sporgendosi verso il fratello, un ghigno rabbioso dipinto sul viso pallido.
-Tu sei un Duellante Turbo, Yuichi! Non puoi ostinarti a passare la tua esistenza sommerso da fiori e piante solamente perché hai fatto un incidente, ti rendi conto?-
Lo vide abbassare lo sguardo, in un'espressione sconsolata.
-È diverso, ho ucciso una persona.-
-NON È COLPA TUA, CAZZO! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO CHE È SUCCESSO TUTTO PER UN MALFUNZIONAMENTO?!-
Alzò decisamente troppo la voce, perché venne zittita da uno schiaffo tiratole sulla guancia, che l'ammutolì all'improvviso, ma al contempo ne aveva alimentato l'ira, stringeva i denti e tratteneva lacrime rabbiose.
Alzò le mani dal bancone ed indietreggiò; lì, il più grande decise di intromettersi e la fermò, appoggiando le mani sulle sue spalle.
-Lasciami, non hai avuto nemmeno l'accortezza di aiutarmi a farlo ragionare. Che ti ho portato a fare?!-
In quel momento poté capire il vero motivo della loro uscita: Ryoko non lo aveva portato lì per prendere in giro il fratello, ma per aiutarla a convincerlo a guidare nuovamente una Duel Runner.
-Non dovresti agitarti in quel modo se Yuichi non ha intenzione di ricominciare a duellare, un trauma non è da prendere alla leggera.-
-Taci.-
Sospirò, del tutto impotente nella situazione; non l'avrebbe mai ascoltato.
Per il lasso di tempo in cui aveva cercato, invano, di parlare con Ryoko, entrambi non avevano fatto caso a Yuichi, che si lo trovarono davanti. In mano aveva una rosellina bianca finta, che intrecciò in uno dei codini della sorella.
-Mi spiace di averti schiaffeggiata, perdonami.-
Concluse dandole un bacio sulla fronte ed accarezzandole la testa. Incredibilmente, la sua risposta fu un sorriso.
La ragazza non disse altro, si voltò di scatto verso il figlio di Jack Atlas e ne afferrò di nuovo il polso per trascinarlo fuori, a malapena ebbe il tempo di girarsi per salutare l'amico con un movimento del braccio. Nel momento stesso in cui varcarono la soglia del negozio, lo lasciò andare ed incrociò le braccia, iniziando poi a camminare.
-Certo che sei proprio inutile.-
-Questo è quello che pensi tu.-
-No, è la verità. Ti avevo portato qui per--
Il suo discorso venne interrotto da un urletto femminile che pareva più il verso di una gallina sgozzata, estremamente fastidioso.
Alzò lo sguardo dalla rossa per poi notare una ragazza davanti a loro: piuttosto alta -probabilmente aiutata dai tacchi alti che portava-, capelli biondissimi probabilmente tinti, chili e chili di trucco, vestiti firmati con i brand in bella vista e unghie coloratissime che potevano far invidia ad un grosso rapace.
Il biondo, confuso, si chiese chi fosse e, soprattutto, cosa volesse.
Prese a girarle attorno, guardandola dall'alto al basso con un sorrisetto compiaciuto stampato sul viso impiastricciato.
-Ma guarda qui chi c'è, Ryoko Fudo! Da quanto tempo non ci vediamo, amica mia?-
A giudicare da come la stava fulminando con lo sguardo, l'interessata non sembrava concordare.
-Dimmi... sei venuta a trovare quello sfigato assassino del tuo fratell-OH!-
Puntò a lui, con quegli occhi spalancati e le ciglia appiccicate l'una all'altra dal mascara.
-Ma io ti conosco! Tu sei il figlio di Jack Atlas, Håkan~! Guardo spesso i tuoi duelli, sei faaantastico.~- Sembrò totalmente dimenticarsi della sua precedente preda, andò verso il ragazzo e gli si appoggiò al petto, con suo grande disappunto. -E anche carino dal vivo, eheh...-
Era allucinato, aveva così tanto profumo addosso che, solo standole accanto, sentiva un principio di soffocamento.
-Tutto quel trucco non ti ha ancora ammazzata, Eiko?-
Nel momento stesso in cui la voce incupita di Ryoko giunse alle sue orecchie, ebbe un brivido di terrore lungo la schiena. Si voltò lentamente in loro direzione, il suo sguardo era così tagliente da farlo star male, contribuendo all'odore di quel profumo vomitevole.
Eiko lo lasciò, tornando, a suo rischio e pericolo, davanti alla rossa, non perdendo mai quell'orribile sorriso pieno di rossetto rosso.
Evidentemente, non sapeva della pericolosità della ragazza.
-Cosa c'è, ti piace il mio- Mio?! -Håkan percaso? Sei invidiosa? Mh?-
In un nanosecondo vide la gamba dell'occhi blu mirare alla testa della bionda, che per miracolo riuscì a schivare, sacrificando unicamente gli occhiali da sole che un attimo prima erano adagiati sulla sua testa, ora spaccati in due sull'asfalto. La malcapitata urlò, per poi correre via.
Ryoko stava per prendere ad inseguirla, ma Håkan riuscì a raggiungerla e la sollevò di peso per bloccarla. La trovò incredibilmente leggera.
-CALMATI, VUOI PASSARE DEI GUAI?!-
Si dimenava, ma non riusciva a liberarsi, fortunatamente.
-LASCIAMI, COGLIONE! DEVO SPACCARE LA FACCIA A QUELLA PUTTANA CHE HA OSATO PARLARE MALE DI MIO FRATELLO, GIURO CHE L'AMMAZZO!-
A quanto pare, urlare non sarebbe servito a nulla contro di lei; avrebbe sforzato inutilmente la voce.
-Non risolverai nulla con questo atteggiamento, devi ignorare commenti del genere e pian piano smetteranno. So che vuoi bene a tuo fratello, ma picchiando quella ragazza non sarebbe successo niente di buono, anzi.
E se ti avesse denunciata per aggressione? Vuoi finire in prigione?-
Con sua grande sorpresa, smise di dimenarsi, zittendosi.
-Lasciami, ti prometto che non la seguirò.-
Decise di fidarsi e la lasciò; nonappena i suoi piedi poggiarono sul marciapiede, corse in direzione della sua moto, parcheggiata qualche metro più in là.
Ci saltò su, indossò il casco e l'accese.
-Se provi a seguirmi ti rompo il culo, intesi?!-
Non si assicurò nemmeno che l'avesse effettivamente sentita, accelerò e sfrecciò via.
-Fantastico, mi tocca tornare da solo. Spero almeno ci sia qualcuno in casa, le chiavi sono rimaste a lei...-

***

Tornato alla sua abitazione, bussò alla porta nella speranza che qualcuno l'aprisse e, fortunatamente, così fu: dall'uscio sbucò Yusei, che quando vide il biondo da solo assunse un'espressione confusa.
Lo fece entrare, per poi chiederne il motivo:
-Credevo fossi con Ryoko.-
-Ero con lei, ma è scappata.-
-Prevedibile. L'hai fatta arrabbiare?-
-Non esattamente.-
Spiegò a suo padre tutto ciò che era accaduto nella mattinata, mentre si mise a preparare del ramen istantaneo per entrambi -Aki lavorava quel giorno, quindi si sarebbero dovuti arrangiare con il cibo-.
Quando finì la storia, il pasto cucinato dal corvino era ormai pronto e lo offrì all'altro.
-Ho capito. Sin da piccola Eiko ha sempre preso in giro Ryoko, influenzando anche gli altri compagni di classe. Da quando Yuichi ha fatto quell'incidente, però, il suo atteggiamento è peggiorato. È figlia di un politico molto influente in città, ma non ha cuore.-
Socchiuse gli occhi blu, per poi prendere dei noodle con le bacchette e mangiarli.
Quasi quasi, si sentì in colpa per aver fermato Ryoko, prima.
Dopo aver ingurgitato il boccone, l'uomo parlò nuovamente.
-Parliamo d'altro... Andrai a vedere Stelle Cadenti, più tardi?-
Nel momento in cui lo sentì proncunciare quel nome, il suo cuore saltò un battito e quasi si strozzò con la pasta.
-S-Si...! Ma ho due biglietti e sono rimasto solo, uno andrà sprecato.-
-Vengo io.-
Aspettò di riprendere a respirare regolarmente prima di parlare.
-Davvero? Non disturbo?-
-Ma quale disturbo? I duelli sono la mia vita, vedere quell'ormai leggendaria duellante dal vivo sarebbe un'esperienza unica!-
Yusei sorrise ampiamente.
-Grazie, allora!-

***

Håkan finì di mangiare in fretta e si preparò altrettanto velocemente per partire alla volta dell'Arena Kaiba, lasciando il biglietto per Yusei sul tavolo.
Aveva riferito che avrebbe prima terminato di sistemare la centralina di una Duel Runner che gli avevano portato, poi l'avrebbe subito raggiunto. Il biondo, con le mani che fremevano, montò in sella alla moto, alla volta del circuito.

 

   
 
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