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Autore: paige95    15/06/2019    3 recensioni
Un amore travagliato quello tra Rose Weasley e Scorpius Malfoy. Le loro due famiglie, come i Capuleti e i Montecchi (per citare una famosa opera di Shakespeare), non accetteranno il repentino avvicinamento tra i due giovani.
Ma chissà se qualcosa prima o poi possa far cambiare loro idea ... senza arrivare al famoso tragico epilogo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Fino all’ultimo respiro

 

 
Hermione tentò di alzarsi, non poteva rimanere inerme, mentre il Ministero veniva messo a ferro e fuoco. Sapeva perfettamente che non sarebbe stato semplice riscoprire quel poco di forza che ancora le era rimasta, la Maledizione le aveva provocato un grave stato di malessere e non riusciva a muoversi senza un supporto dal punto in cui Ron l’aveva adagiata. Isolata tra le mura di quell’ufficio non sapeva nemmeno come stesse suo marito e se fosse riuscito a fermare quella minaccia che incombeva su di loro. Non era certa che l’avrebbe ascoltata, avrebbe senza alcun dubbio mosso montagne pur di impedire che il Ministero cadesse in mani sbagliate o che qualcuno uccidesse il Ministro per assumere potere sulla Comunità Magica. Rose capì subito le intenzioni della madre, sapeva che niente l’avrebbe potuta fermare, così si abbassò alla sua altezza, ma l'intento non era quello di aiutarla a combattere, infondo Ron non le aveva raccomandato altro che riposo e sperò che lei seguisse quell’amorevole consiglio.
 
«Mamma, no. Sei troppo debole e papà non vorrebbe che ti sforzassi»
 
Non le diede retta e allungando una mano verso la scrivania, tentò di aggrapparsi al bordo per darsi la spinta giusta. Rose le afferrò il polso, sperando di trattenerla in ufficio con lei, ma non riuscì a stringere la presa quel tanto che bastasse per contrastare le poche forze che ad Hermione erano rimaste, temette di arrecarle un nuovo dolore. Ron l’avrebbe sicuramente costretta con la forza a non muoversi, ma Rose non era lui.
 
«Mamma, ti prego, se esci di qui e li affronti di nuovo, ti farai ammazzare e papà mi sgriderà per non avergli ubbidito nemmeno stavolta»
 
La ragazza era disperata, Hermione non le consentiva di ascoltare le raccomandazioni di Ron e di fermarla prima che potesse mettersi nuovamente in pericolo. Rose continuava a pensare sempre e solo che quella fosse sua madre e non ai terribili risvolti che la sua morte potesse avere su tutta la Comunità Magica.
 
«Sono già terrorizzata per papà e lo zio, mamma, non voglio perdere anche te»
 
Con grande sorpresa di Rose non imboccò l’uscita, ma si limitò ad accomodarsi sulla sedia di suo marito. Le speranze della giovane rinvigorirono, in quell’ufficio, con gli incantesimi protettivi di Ron, era più al sicuro rispetto a qualsiasi altra ala del Minstero. Hermione dovette, prima di qualsiasi altra cosa, riprendere fiato, per lei quello spostamento fu uno sforzo immane. La testa sopportava un incessante picchiettio e non sapeva come evitarlo. Avrebbe volentieri chiuso gli occhi, visto che le palpebre le sembravano più simili a dei macigni, ma non era ancora giunto il tempo per abbandonarsi alla stanchezza. Si voltò di sottecchi verso la figlia, la luce della stanza la infastidiva.
 
«Non posso riposare, Rose. È anche mio compito proteggere il Ministero e la Comunità Magica, non solo degli Auror»
 
Cercando di resistere all’intensità della luce che per la sua retina era raddoppiata, iniziò a rovistare con urgenza nei cassetti della scrivania, appoggiandosi prudentemente al ripiano per non perdere l’equilibrio. Persino quel semplice gesto le provocò dei capogiri, ma non poteva esimersi dai suoi compiti solo per aver ricevuto delle torture.
 
«Mamma, cosa fai?»
 
«Mi serve un foglio per spedire un gufo alla McGranitt, deve essere preparata al peggio. Ti va di aiutarmi? Non credo di essere particolarmente lucida in questo momento»
 
«Sì, certo. Trovi i fogli nel primo cassetto. Ho sistemato i cassetti di papà prima di partorire, a meno che non abbia creato ancora confusione»
 
Hermione si fidò del suo suggerimento, ma prima di chiudere l’ultimo cassetto e aprire il primo, trovò un foglio inaspettato. Non si sentiva per nulla bene, ma capì facilmente di cosa si potesse trattare. Rimase per un istante a leggere quelle righe un po’ tremolanti e comprese subito lo stato d’animo con cui Ron aveva scritto nero su bianco le sue dimissioni. Notò però che non era ancora apposta alcuna firma da parte sua, forse desiderava prima parlarne con lei e spiegarle il motivo per il quale, dopo anni che gli chiedeva di preferire un lavoro meno pericoloso per un padre di famiglia, avesse deciso all’improvviso di ascoltare le sue suppliche. A Rose, che seguiva con trepidazione i suoi gesti, non sfuggì affatto la titubanza della madre.
 
«Mamma, tutto bene?»
 
«Sì, tesoro»
 
La voce della figlia l’aiutò a riemergere dai pensieri, ricordandosi che non era il momento per simili questioni, così aprì l’altro cassetto, prese un foglio bianco e lo mise sulla scrivania davanti alla ragazza.
 
«Per favore, scrivi quello che ti detto»
 
Rose afferrò una penna abbandonata sulla scrivania e appoggiandosi al legno si preparò a seguire attentamente Hermione. La ragazza attese qualche secondo, ma la madre non si decideva a suggerirle le parole.
 
«Mamma? Sono pronta, dimmi»
 
«Prof …»
 
Non fece in tempo nemmeno a pronunciare la prima parola, la luce si staccò all’improvviso, lasciandole nella penombra. Rose, che conosceva bene le risorse del Deluminatore, lo afferrò prontamente dalla tasca dove lo aveva riposto qualche ora prima e lo fece scattare nella stanza. Lasciò la madre stupita, in procinto di afferrare la bacchetta per rischiarare l’ufficio, ma la ragazza l’aveva prontamente anticipata.
 
«Come mai hai il Deluminatore di tuo padre?»
 
«Me lo ha dato lui. Mi ha detto di usarlo nei momenti di difficoltà e credo che questo lo sia»
 
Si ricordò solo in quel momento che le aveva restituito il ciondolo, nell’esatto istante in cui avvertì la sua presenza sul petto. Lo afferrò tra le mani tremanti e un moto di malinconia la travolse più del malessere.
 
«Chissà dov’è … chissà se sta bene»
 
«Secondo me sta meglio di te»
 
Le sorrise, pentendosi di aver perso fiducia nel marito davanti alla figlia e di averle infuso timore per le sorti di Ron.
 
«Mamma, hai bisogno di un Medimago»
 
«Non c’è modo di uscire e, Rose, sinceramente, non me ne voglio andare sapendo che tuo padre e tuo zio stanno rischiando la vita»
 
«Mamma …»
 
«Tesoro, ti prego, scrivi. Avvisa la Preside del pericolo a nome mio»
 
Indugiò, conosceva bene le Maledizione Senza Perdono e non se la sentiva di sottovalutarne gli effetti, come invece Hermione sembrava fare senza alcuna prudenza.
 
«Ma sei pallida»
 
«Me la caverò, te lo prometto»
 
Le afferrò dolcemente la mano, incentivandola a spedire quel gufo ad Hogwarts.
 
∞∞∞
 
Quando le luci si spensero anche all’ultimo piano del Ministero, Ron stava attendendo impaziente il momento giusto per attaccare. Si era nascosto nei pressi di un angolo che la congiunzione di due pareti formava. Sapeva di non poter fallire, avrebbe avuto troppo da perdere e servirsi della magia per rischiarare l’ambiente avrebbe rivelato troppo facilmente la sua posizione a quei criminali. Rimase così alla luce soffusa che le enormi finestre incantate decidevano di filtrare tra quelle mura. Rovistò in tasca convinto di trovare il suo Deluminatore, ma nella concitazione del momento si era dimenticato di averlo consegnato alla figlia. Non aveva potuto spendere nemmeno un secondo di più accanto a sua moglie e non aveva la più pallida idea di come potesse stare. Era grato però a Rose di non avergli ubbidito e di essere rimasta accanto a sua madre. Stava stringendo più forte la bacchetta e si stava accertando che fosse il momento giusto per prenderli alla sprovvista, quando un rumore di passi al suo fianco lo mise d’impulso in posizione di difesa voltandosi verso quel potenziale nemico. Intravide il volto del cognato illuminato dalla punta della bacchetta e prese un sospiro di sollievo.
 
«Harry! Che spavento. Sono oltre la parete, spegni la luce, altrimenti ci scoprono»
 
Ascoltò il suo suggerimento e sussurrò prudentemente il controincantesimo.
 
«Nox. Scusami, non volevo spaventarti, ma ti stavo cercando per tutto il Ministero e non riuscivo a trovarti. Non capisco per quale ragione ci sia improvvisamente il blackout»
 
Una strana sensazione di infelicità pervase entrambi, proprio quando nessuno riusciva a spiegarsi il motivo di quel fenomeno. Insieme alle tenebre, il gelo scese su di loro, a tal punto da perdere persino la sensibilità della mano che stringeva la bacchetta.
 
«Harry, dimmi che non è quello che penso che sia»
 
«Ron, temo sia esattamente quello a cui stai pensando»
 
«Oh, no, Rose ed Hermione sono chiuse nel mio ufficio. Credevo di proteggerle ed invece le ho intrappolate»
 
Non attese le logiche richieste di chiarimento di Harry, non indugiò ad uscire dal nascondiglio al solo vago timore che la sua famiglia potesse essere in pericolo. Era stato troppo impulsivo però, perché dovette affrontare uno scontro diretto, lo stesso che stava cercando di evitare cogliendo quei Mangiamorte alla sprovvista. Uno di loro si frappose sulla sua strada.
 
«Siete delle carogne, avete condotto i Dissennatori al Ministero»
 
La disapprovazione di Ron alimentò solo il divertimento del Mangiamorte che credeva forse di aver vinto, ma lui non si sarebbe arreso tanto facilmente. Gli puntò contro la bacchetta in attesa dell’attacco del nemico che presto o tardi sarebbe arrivato. Non aveva tempo per un duello all’ultimo sangue, quel luogo era infestato da esseri pericolosi e non era certo che Hermione in quelle condizioni riuscisse a difendere se stessa e la figlia.
 
«Expelliarmus!»
 
Con un semplice Protego il Mangiamorte si difese senza il minimo sforzo, lasciando Ron spiazzato. Non era nelle condizioni migliori per duellare al massimo delle sue potenzialità, il morale peggiorato da quell’atmosfera tetra non consentiva ai suoi riflessi di essere pronti e nemmeno di essere abbastanza abile da sferrare un colpo decisivo.
 
«Sono questi gli Auror incaricati a proteggere il Ministero?»
 
Quel maledetto lo provocava, sfidando la sua poca pazienza.
 
«Ron, uccidilo!»
 
Era assurdo che proprio Harry lo stesse invitando a compiere quel gesto estremo, ciò poteva solo significare quanto quella situazione potesse drammaticamente precipitare, se non avessero preso una decisione drastica. Ron indugiò qualche secondo, sapeva che ciò avrebbe potuto costargli caro, ma non fu facile nemmeno sulla scia del suo carattere impulsivo prendere velocemente la decisione di uccidere qualcuno. Harry stava duellando contro un altro Mangiamorte ed era piuttosto impegnato a non farsi colpire da qualche Anatema che veniva scagliato con fin troppa leggerezza. Anche il cognato faceva di tutto per difendersi e non metteva in pratica i suoi stessi consigli. Ron tornò a concentrarsi sul nemico che lo fissava minacciosamente, confuso sulla titubanza dell’Auror.
 
«Se vi aspettate che Lucius Malfoy vi conceda potere, state perdendo tempo. Gli servite solo per rovesciare il Ministero e uccidere il Ministro … ma non ve lo consentirò»
 
Il nemico per tutta risposta gli scagliò contro un Anatema che Ron riuscì prontamente a respingere. Il Mangiamorte però, non soddisfatto di averlo messo alla prova, infierì subito dopo con un attacco inaspettato che lo colpì al braccio.
 
«Sectumsempra»
 
Gli fece perdere quella poca sensibilità rimasta alla mano che impugnava la bacchetta, tanto da non riuscire a contrattaccare. Arrivò per Ron un aiuto inaspettato alle spalle del Mangiamorte. I Dissennatori non erano creature leali e quei nemici erano ingenui a credere che avrebbero lottato dalla loro parte. Ron stava per invocare il suo Patronus, quando il Dissennatore si scagliò sul Mangiamorte, ma Harry impedì all’amico di perdere altro tempo.
 
«Ron, no! Corri da Hermione, porta lei e Rose via di qui»
 
«Harry, ma …»
 
«Me la cavo, sbrigati!»
 
∞∞∞
 
Non appena Draco fece il suo ingresso nella stanza di sua moglie, non gli venne riservata una buona accoglienza. Gradì che fosse seduta e non sdraiata, come l’aveva vista nelle ultime settimane, ma non accennava ad alcun sorriso, nonostante la lunga separazione che avevano avuto. Attese il rimprovero per quei giorni di lontananza, aveva capito da Ron che sua moglie fosse a conoscenza delle decisioni, chiaramente discutibili, che aveva preso, perciò cercò di anticiparla e attutire la sua evidente rabbia.
 
«Astoria, posso immaginare cosa ti avranno detto, ma posso anche spiegarti che …»
 
Spostò le coperte dalle sue gambe con uno scatto e si alzò, incurante della sua instabilità fisica. Si avvicinò a lui con aria minacciosa, ma Draco non osò indietreggiare, incassando un forte schiaffo sulla guancia sinistra. Astoria aveva compiuto un gesto che richiedeva più energie di quelle che possedesse, così rischiò seriamente di perdere l’equilibrio, ma lui la prese al volo prima che potesse ricadere sul letto. Lo scostò decisa da lei, allontanando le sue mani e invitandolo a lasciarla, non gradiva affatto la sua presenza.
 
«Non mi toccare, Draco! Osi anche trovare delle giustificazioni?! Ma come hai potuto credere che potesse essere la soluzione?? Il Ministero è stato attaccato per colpa tua! Hai venduto la tua famiglia in cambio di cosa?! Perché, che ti piaccia o no, Ron ed Hermione sono entrati a far parte della nostra famiglia»
 
«Astoria, mio padre li avrebbe attaccati comunque, con o senza il mio aiuto, anzi li ho avvertiti»
 
Nonostante gli avesse espressamente chiesto di non rincarare la dose dei suoi gesti, lui lo fece con le parole e lei non aveva più voglia di ascoltarlo, la delusione nei suoi confronti era troppa.
 
«Non ti riconosco più, Draco. Vattene, per favore»
 
«Astoria, ti prego, non mandarmi via. L'ho fatto solo per te e nostro figlio. Mi sei mancata in questi giorni. A differenza di quello che potresti pensare, ero seriamente preoccupato per te e appena ho potuto sono tornato»
 
«Non te l'abbiamo chiesto noi. Non ti avrei mai chiesto di dare credito alle follie di un criminale solo per salvarci»
 
Draco aveva gli occhi lucidi al solo pensiero di perdere la sua famiglia, eppure la moglie non riusciva a comprendere quanto fosse per lui essenziale proteggerli, Comprese che era troppo arrabbiata per leggere, come era sempre stata in grado di fare, cosa suo marito serbasse davvero nel cuore. Lei era l’unica che avesse davvero capito che lui possedeva ancora un cuore in grado di amare. Gli era parso d’aver capito dalle parole di Ron che lei avesse compreso le sue ragioni ed invece anche sua moglie era delusa da lui e non sembrava voler appoggiarlo.                                                                                                      
«Solo? Astoria, siete tutto quello che ho. Se perdo voi, non ho più niente»
 
«Allora avresti dovuto pensarci prima, fare tesoro di tutto quello che ti ho detto in questi anni»
 
«Ricordo tutto quello che mi hai detto dall’esatto istante in cui ti ho incontrata, ma non posso sopportare di perderti, sei insieme a Scorpius il più bel regalo che io abbia mai ricevuto dalla vita. Non chiedermi di non provare a salvarti, ti prego. Sto facendo solo ciò che posso, se ci fosse una strada più semplice o più onesta, non credi che l’avrei presa? Amore, fidati di me»
 
Era diffidente verso di lui, le aveva appena confessato che avrebbe commesso qualsiasi reato pur di salvarla, non riusciva più a credere in suo marito e nella bontà delle sue azioni. Draco lo aveva capito, lui per primo coglieva facilmente i sentimenti di Astoria.
 
«Come sta, Hermione? Il loro obiettivo era il Ministro, vero?»
 
Indugiò a risponderle, sapeva già che il responso non le avrebbe fatto piacere e di sicuro avrebbe attribuito a lui una nuova colpa.
 
«Non lo so, sono corso da te, ma non era sola, c'erano Ron e Rose con lei. Senti, mio padre voleva ucciderla, ma non è riuscito, l’ha solo torturata, si riprenderà … non sta peggio di te»
 
Lo guardò ironica, la leggerezza con cui suo marito le raccontava un simile episodio la disgustò. Le parve di vivere un incubo dal quale presto o tardi si sarebbe svegliata e tutto sarebbe tornato alla normalità. Per la piega che gli eventi avevano preso, temette persino di scoprire dal braccio Draco che, per qualche assurda ragione, lui era tornato ad essere uno spietato Mangiamorte.
 
«Astoria, cosa avrei dovuto fare, secondo te? Rischiare la tua vita per salvare loro?»
 
«Era esattamente ciò che avrei voluto tu facessi. Non è colpa loro se sono malata, Draco. Avrei voluto che per una volta facessi l’eroe e non il menefreghista. Mentre lei veniva torturata, tu sei rimasto a guardare??»
 
Si stava arrabbiando anche lui per la poca comprensione di Astoria. Lo sguardo con cui lo fissava era peggio di una raffica di coltellate dritte al cuore. Non desiderava nel modo più assoluto che lei fosse scostate nei suoi confronti, non voleva perderla pur cercando di salvare la loro vita insieme.
 
«Sei troppa buona, Astoria. Sei ingenua da credere che io sia come te, non lo sono mai stato e credevo che quando ti sei imputata per sposarmi sapessi molto bene a chi ti stavi legando per sempre. Mi sembra che a loro sia stato concesso fin troppo e a me mai niente e dovrei anche sacrificarmi per preservare la loro felicità?! Se il destino mi rema contro in continuazione, mi dispiace, ma io non lo assecondo più restando inerme e aspettando che tu muoia. Sto solo cercando di difendere ciò che mi è rimasto e non me ne frega niente se loro non avrebbero agito allo stesso modo, io non solo loro, è bene che tu ne renda conto»
 
L’avevano stupita quelle parole, ma non abbastanza da credere che avesse preso la scelta migliore, anzi i suoi fini non avevano affatto giustificato i discutibili mezzi utilizzati per raggiungerli.
 
«Vattene, Draco, è chiaro che non ragioni più, ammesso che tu lo abbia mai fatto. Non sempre la scelta giusta è anche la più facile e sì, sapevo perfettamente com’eri quando ti ho sposato, ma mi sono fidata che avessi un buon cuore lì nascosto da qualche parte e che nessuno ti avesse dato la possibilità di mostrarlo, ho creduto persino che potessi insegnare a nostro figlio ad averlo. Sono stata davvero così ingenua, secondo te?»
 
Non riuscì a ricevere una risposta, una forte fitta al ventre le mozzò il fiato e la fece ricadere sul letto con le lacrime agli occhi per le sofferenze morali che lui le aveva inferto. Draco non riuscì ad evitarle la caduta, aveva preso alla sprovvista anche lui, era concentrato sulle parole della moglie. Lo rincuorò solo il fatto che fosse atterrata sul materasso morbido.
 
«Astoria!»
 
«I-il bambino»
 
Era piegata in due dal dolore e Draco disperato non sapeva come aiutarla. Poteva solo fissarla preoccupato, cercando di capire cosa stesse succedendo a sua moglie e suo figlio.
 
«È troppo presto»
 
«Mi tira dei calci, ma io sono troppo debole per sopportarli. Spero nasca presto, prima che le mie energie esauriscano del tutto»
 
Si inginocchiò davanti a lei, incurante delle sue continue richieste di uscire da quella stanza, e le afferrò la mano per mostrarle la sua vicinanza, rischiando anche di guadagnarsi un altro schiaffo.
 
«Draco, non riuscirò a reggere un parto in questo stato. Ti prego, in qualsiasi modo e in qualsiasi situazione, fallo nascere ugualmente»
 
«O ce la fate entrambi o nessuno»
 
«Draco, hai dei doveri nei suoi confronti, ti prego, mi fai stare più tranquilla se so che nascerà. Mi dispiace per lo schiaffo, non credo di avertene mai tirato uno»
 
«Non credo di aver mai fatto tanto l'idiota … con te»
 
«Allora lo ammetti»
 
«Ho altra scelta?»
 
«Direi di no»
 
Riuscì a strappare ad Astoria qualche sorriso e a modo suo a comunicarle il suo dispiacere. Le era mancato, per quanto fosse arrabbiata, non riusciva a negarlo. Sentì altri chiari movimenti che le mozzarono il fiato.
 
«Sicura che non nasca prima?»
 
«Sì, non sono contrazioni da parto, le riconoscerei»
 
«Come posso aiutarti?»
 
«Lasciando che Ron arresti Lucius. Consegnalo al Ministero, Draco. Voglio tornare ad essere felice con te, non voglio saperti ad Azkaban, non rovinare tutto»
 
Tentennò a quella richiesta, ma non riusciva a negarla davanti a quelle sofferenze. Come faceva sua moglie a credere che ciò sarebbe bastato per riscoprire la loro serenità?
 
«Astoria, non puoi chiedermelo»
 
«Draco, ma tu pensi davvero che tuo padre ti darà qualcosa in cambio aiutandolo? Non gli importa nulla di me, vuole solo la sua vendetta per gli anni che ha dovuto sopportare ad Azkaban. Ti ha trascinato sul fondo in passato, non lasciare che lo faccia ancora»
 
«Ricordo di averlo denunciato a Potter solo per avere delle attenuanti e risparmiarmi la prigione»
 
«Ti sei solo dato la possibilità di un futuro e hai assicurato alla giustizia un criminale, cosa c’è di sbagliato in questo?»
 
«Era mio padre, Astoria. Forse se non ha mai osato ribellarsi a Voldemort, è stato anche per proteggere me»
 
Iniziava davvero a non riconoscerlo, pochi giorni lontani e quell’uomo gli aveva insinuato dubbi insensati.
 
«Tu stai scherzando, vero? Ha permesso che diventassi un Mangiamorte. Porti ancora i segni sul braccio. Non ti lasciare abbindolare di nuovo, ti prego. Non sei più solo, Draco»
 
Gli scoprì il braccio sperando assurdamente che non lo fosse nuovamente. Tirò un sospiro di sollievo, quando scorse quella vecchia cicatrice. Lui capì, seguì i suoi gesti, ma non le disse nulla a riguardo.
 
«Sto per essere di nuovo solo, se ti perdo»
 
«Sono qui, tesoro. Io e tuo figlio siamo qui. Regna finalmente la pace tra le nostre famiglie, non roviniamo tutto»
 
«Perché non riesci a pensare per una volta prima alla tua salute?»
 
Lei pensava a suo figlio e alla sua famiglia, non pensava ad altro da quando aveva scoperto di essere incinta, ma non avrebbe mai barattato la sua felicità con quella di altri.
 
«Come chiamiamo il nostro bambino?»
 
«Astoria, mi stai ascoltando?»
 
«Sì, penso a nostro figlio, penso a voler essere solo due persone che si amano e attendono con ansia il loro secondogenito, come una famiglia normale. Mi hai detto mesi fa che hai sempre desiderato questo bambino, cos’è cambiato ora?»
 
«Un dettaglio non irrilevante è che tu sei malata»
 
«Come lo chiamiamo?»
 
«Non lo so, non sono nelle condizioni per pensarci»
 
«Draco»
 
Tentò di stringergli la mano, ma lui la fece scivolare via prima che Astoria riuscisse. Si avvicinò seria con il volto a lui, sporgendosi in avanti nonostante l’ingombro della pancia.
 
«Che intenzioni hai ora?»
 
Non le rispose e abbassò lo sguardo vergognandosi davanti a lei di ciò che continuava a pensare fosse la scelta più saggia per loro, ma senza il suo appoggio si sentì un uomo sbagliato come al solito. Astoria alzò dolcemente lo sguardo del marito su di lei posandogli una mano sotto il mento.
 
«No, Draco, guardami. Non mi fido più del tuo buon senso, ti stai facendo accecare dal dolore e l’ansia di perdermi ti sta portando a commettere atti scorretti»
 
Era deluso per quelle parole, non avrebbe mai voluto sentirle dalla sua bocca, ma forse era più deluso di se stesso e ciò non era nemmeno una novità.
 
«Ok, ho capito, non ti fidi di me e non posso obbligarti. Accetto la tua volontà, vuoi rimanere sola, quindi vado e ti lascio riposare in pace. Non hai bisogno di ulteriore agitazione ed io ti porto solo altro stress»
 
Si era alzato davvero, aveva solo voglia di andarsene e di allontanarsi dallo sguardo accusatore della moglie, uno sguardo che mai aveva visto sul suo viso. Proprio lei che lo aveva aiutato ad uscire dal suo oscuro passato gli stava negando la sua fiducia, l’unico motivo che gli aveva dato la forza di riscoprire quel poco di amore che poteva ancora offrire. Lei era l’unica che non lo avesse mai guardato come un criminale fino ad allora.
 
«Draco»
 
«Non sparisco, tranquilla»
 
«Aspetta»
 
Fece appena in tempo a voltarsi a quella preghiera per poterla accogliere tra le sue braccia. Si resse a lui, invitandolo a stringerla.
 
«Non te ne andare, ti prego. Aiutami ad avere di nuovo fiducia in te. Sto male, Draco, non riesco ad essere forte. Stavolta dovrai essere tu ad aiutarmi a riscoprire un po’ di ottimismo nel futuro»
 
L’abbracciò e la strinse forte, esattamente come lei gli aveva disperatamente chiesto di fare. Gli era mancata, stringerla a sé era esattamente ciò che desiderava da quando era entrato in quella stanza. Affondò il viso tra i suoi lunghi capelli e provò a riscoprire un po’ di serenità lasciandosi cullare dal dolce profumo di sua moglie.
 
«Sono qui … sono qui con te»
 
«Draco»
 
Era sicuro di essere lui il più bisogno di quell’abbraccio, almeno fino a quando non sentì più flebile la voce della moglie ed anche la stretta su di lui allentò, diventando sempre più debole. Non era intenzionato a lasciarla scivolare dalle sue braccia, ma la sensazione che lui ebbe non fu affatto piacevole.
 
«Astoria»
 
Provò a sollevarle il volto per tenerla sveglia, ma stava perdendo i sensi senza che lui potesse evitarlo in alcun modo.
 
«Non svenire»
 
Le sfiorò la guancia, sperando che il suo tocco la rianimasse, ma non sembrava bastare come avrebbe sperato.
 
«Il nostro bambino, qualunque cosa mi succeda, pensa a lui»
 
«Penso ad entrambi. Amore, dai resisti, chiamo aiuto»
 
«Non ho più tempo, Draco»
 
«Non dire sciocchezze, stai dicendo assurdità»
 
Non era intenzionato ad arrendersi, la sollevò afferrando le sue gambe e l’aiutò delicatamente a stendersi. Si stava per allontanare da lei, ma Astoria lo bloccò stringendo la sua maglietta.
 
«Resta con me. Fai nascere il bambino»
 
«Astoria, mi stai spaventando. Ascoltami, io non posso far nascere nostro figlio, cerco un Medimago che possa aiutarti meglio di me»
 
«Non riesco più a stare sveglia, non può nascere naturalmente così, ma non può nemmeno più aspettare»
 
«Torno subito da te, i medici sapranno cosa sia meglio fare»
 
Le afferrò la mano con cui lo stava tenendo, invitandola a mollare la presa e le accarezzò la fronte imperlata di sudore, sperando di tranquillizzarla.
 
«Non voglio morire da sola e non voglio nemmeno che muoia il mio bambino»
 
Draco non riuscì a trattenere le lacrime al solo pensiero che ciò potesse accadere, ma si sforzò di ingoiare il dolore, a costo di sentire un forte bruciore alla gola per la sofferenza repressa con la forza.
 
«T-tu non morirai, non ora. Aspettami, concedimi solo un minuto»
 
Le porse un bacio tra i capelli e si allontanò da lei. Fece esattamente ciò che aveva promesso ad Astoria, informò i Medimaghi del suo stato, ma dovette attendere fuori dalla porta notizie, sperando che gliene portassero di buone. Era assolutamente stanco di inseguire una pace che sembrava non raggiungere mai. Astoria aveva ragione, era egoista, non aveva la più pallida idea delle condizioni in cui riversasse il Ministero, se fosse ancora in piedi o se la Comunità Magica avesse una nuova guida tra le fila dei Mangiamorte come in passato. L’unica cosa che sapeva era che il suo mondo sarebbe ugualmente crollato quel giorno senza Astoria, quindi non era egoismo, era semplice sopravvivenza e lui non aveva mai ammesso di essere un eroe, non era nella sua indole sacrificarsi per chi non amava ma tollerava solo per necessità. Li aveva avvertiti e per lui era stato un gesto fin troppo generoso, infondo non aveva fatto evadere lui suo padre, Draco aveva solo sfruttato l’occasione a suo vantaggio. Si sedette, sfinito dai pensieri. Si portò persino le mani al volto per contenersi, ma una voce interruppe il suo raccoglimento.
 
«Signor Malfoy»
 
All’udire finalmente il suo nome, si alzò con uno scatto nella disperata attesa di una svolta positiva.
 
«Come sta mia moglie? Posso vederla?»
 
Il Medimago gli rivolse un’espressione dispiaciuta e solo dopo, comprendendo il dolore che gli avrebbe inferto, decise di accompagnarla con prudenti parole.
 
«Temo non si possa fare più molto per lei, signor Malfoy. Mi dispiace tanto»
 
«Sta scherzando, vero?»
 
«Si è aggravata negli ultimi mesi, contiamo di far nascere il piccolo, ma per la madre non …»
 
«È assurdo, voi non la lascerete morire!»
 
Si avviò arrabbiato verso la porta ed entrò incurante del modo in cui si era rivolto medico e del fatto che lui cercasse in tutti i modi di dirgli che sua moglie necessitava di riposo. Si sedette accanto a lei e notò che aveva gli occhi semichiusi. Mai come in quei momenti non riusciva a pentirsi delle decisioni che aveva preso, lei era più importante di chiunque e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea a riguardo.
 
«Astoria, sono qui»
 
Gli sfiorò debolmente la guancia, contenta di rivederlo, sapeva che non l’avrebbe abbandonata in quel momento. Si accorse che la sua pelle umida appena sotto gli occhi.
 
«Hai pianto»
 
Le diede un bacio sul palmo, allontanando la sua mano e la sua attenzione dalle lacrime che aveva versato. Non se la sentì di dirle la verità, lui per primo non riusciva ad accettarla e comunicargliela l’avrebbe resa troppo drammaticamente reale.
 
«Sono lacrime di gioia, il Medimago mi ha detto che guarirai»
 
«Davvero? Anche se sto così male?»
 
«Sì … è-è un malessere temporaneo»
 
Non riusciva a guardarla negli occhi, anche se sapeva quanto fosse importante farlo in quegli attimi, ma la bugia che le aveva raccontato era talmente grande e dolorosa che le lacrime gli avrebbero impedito di parlare un’ultima volta con lei.
 
«Mi stai mentendo. Draco, non voglio che ci lasciamo con una menzogna, ti prego, dimmi la verità»
 
«Ti amo, Astoria. È l’unica verità che devi sapere»
 
Si chinò verso di lei solo per poterla abbracciare senza che lei dovesse sforzarsi, prendendola delicatamente tra le sue braccia. Astoria lo strinse e si lasciò pervadere dalla dolcezza che le infuse.
 
«Ti amo anch’io»
 
Glielo sussurrò con il respiro pesante e Draco si spaventò, iniziò a sentirla drammaticamente lontana. Le sussurrò a sua volta, facendo restare le sue parole tra loro.
 
«Amore, devi resistere, ti prego. Non riesco più a soffrire e perdere te equivale a morire per me»
 
Gli accarezzò debolmente la guancia, sperando di infondergli quel poco coraggio che le era rimasto, nonostante sentisse che la fine per lei si stesse avvicinando.
 
«Draco, ce la farai. Mi sento debole, non riesco più a resistere, scusami, non posso accontentarti. Dai un bacio a Scorpius, digli che sarò comunque al suo fianco e digli anche che sono orgogliosa dell’uomo che è diventato»
 
Stava minacciando di chiudere gli occhi e lui non poteva permetterglielo, non era pronto a dirle addio e non lo sarebbe mai stato.
 
«Astoria, guardami»
 
«Ti vedo, amore»
 
Le scese una scia salmastra lungo la guancia, che andò subito dopo a posarsi sulle lenzuola. Il suo ultimo pensiero si posò sulla creatura che portava in grembo e che non avrebbe mai abbracciato, prima che le palpebre si chiudessero.
 
«Devi essere forte per il nostro bambino»
 
«Astoria, non lasciarmi»
 
Era troppo inverosimile che lei fosse morta, non riusciva ad accettarlo. Prese al volo la mano della moglie che stava ricadendo di peso sul letto e sentì che il suo polso era ancora presente anche se molto flebile. Davanti a quella tangibile certezza a Draco tornò all’improvviso il fiato nei polmoni.
 
«Torno con una soluzione. Astoria, tu continua a respirare»
 
Le adagiò delicatamente la mano sul ventre e allontanò le braccia da lei. Una nuova speranza lo pervase e la determinazione del Serpeverde bussò nuovamente al suo cuore. Corse verso il corridoio disposto a oltrepassare ogni ostacolo pur di salvarle la vita che attualmente era appesa ad un filo. Aprì la porta della camera e per poco non la sbatté addosso a Ron che era di passaggio lungo il corridoio. Nonostante la fretta, gli venne spontaneo appurare le sue condizioni e notò che il suo braccio era fasciato all’altezza della spalla. Infondo non se l’era cavata nemmeno male, sarebbe potuta andare peggio.
 
«Weasley. Cosa ci fai qui? Il Ministero è caduto?»
 
Aveva proprio una bella faccia tosta a domandargli con tanta leggerezza se quei bastardi fossero riusciti a vincere su loro.
 
«Me lo chiedi anche? Sei scappato dal Ministero come un vigliacco! E vogliamo parlare dei Dissennatori?! Mi spieghi per quale ragione hai omesso un dettaglio simile?»
 
«Dissenatori? Non ne sapevo nulla. Senti, Astoria …»
 
«Ora, se permetti, penso ad Hermione. Credo di essere stato fin troppo generoso con te e non ti meritavi tanta fiducia»
 
Si stava avviando verso la camera di sua moglie, stanco di non riuscire a riscoprire un po’ di serenità. Draco stava perdendo minuti preziosi, ma gli venne spontaneo provare a chiarire.
 
«Non hai capito»
 
«Cosa non ho capito? Mi risulta che a non capire sia tu. Abbiamo rischiato la vita oggi e a te non è importato niente, ma infondo perché te ne dovrebbe fregare qualcosa … non avresti guadagnato nulla a schierarti dalla nostra parte. Ho sempre detto ad Hermione di avere seria difficoltà a fidarmi di te, penserai sempre e solo a te stesso e non andrai mai oltre Astoria e Scorpius, loro saranno sempre la tua priorità, gli altri possono anche morire, vero?»
 
«Vuoi davvero confrontare me con te? Vuoi davvero che ti dica che se perdo Astoria non ho più niente? Ed è lei che in questi anni mi ha fatto tornare la voglia di vivere. Quindi sì, hai ragione, sono stato per l’ennesima volta egoista, ma ora sai anche il perché»
 
Chiuse con uno scatto la porta della stanza di Astoria e ignorando Ron si avviò verso l'uscita del San Mungo, intenzionato a salvarla con qualcuno mezzo, legale o non legale, Azkaban infondo sarebbe stato nulla in confronto alla morte di sua moglie. Ron non aveva compreso il motivo della sua fretta e si preoccupò solo di far valere le sue ragioni.
 
«Pensi davvero di essere l’unico ad avere subìto dei lutti? Nella guerra dove tu sfoggiavi il Marchio Nero, io ho perso un fratello, cari amici e mi è passata più volte la falce della morte davanti. Quindi, no, non capisco il tuo egoismo, visto che non ti abbiamo mai negato aiuto se potevano dartelo»
 
«E allora dimmi, saresti così pronto a lasciar morire Hermione?» non ricevette alcuna risposta «Già, come pensavo. Mi stai facendo perdere tempo prezioso e Astoria sta morendo proprio in questo momento»
 
Quella notizia inaspettata scioccò Ron più di quanto avrebbe pensato.
 
«Che significa che sta morendo? L’ho accompagnata poco fa in camera»
 
«È svenuta e i medici non mi hanno dato alcuna speranza»
 
∞∞∞
 
 
Non era stata una giornata semplice per nessuno e non sembrava volesse terminare nel migliore dei modi in quei corridoi del San Mungo. Era riuscito a compiere il suo lavoro, aveva protetto meglio che potesse il Ministro e aveva condotto alla prima occasione possibile lontano dal pericolo sua moglie e sua figlia. Nessun membro del Ministero rischiava la vita, persino i Dissenatori erano stati egregiamente domati dagli Auror, ma i responsabili di tutto quello scompiglio non erano purtroppo stati ancora arrestati. Non aveva osato chiedere a Draco che fine avesse fatto Lucius, per quanto gli riguardava poteva averlo spedito anche all’inferno dopo il male che aveva inferto a sua moglie. Dallo stato però in cui riversava Astoria comprese che quel delinquente non era ancora stato utile in nulla al suo consuocero. Quando raggiunse la stanza in cui Hermione era stata fatta accomodare per accertassi che stesse bene, indugiò ad entrare, iniziava a credere di non riuscire a dare una svolta al destino. Per quanto si sforzasse la sua famiglia, compresi i parenti acquisiti, non riusciva a riscoprire un po’ di serenità e lui, a differenza di Draco, non aveva alcuna intenzione di ignorare che Weasley e Malfoy fossero diventati un’unica famiglia, lo aveva infondo dimostrato sostenendolo in quella folle idea. Non appena si affacciò, intravide la barella su cui Hermione era stata fatta sdraiare per riprendere fiato. Era indeciso se disturbarla oppure attendere fuori, ma si convinse che una visita anche veloce le avrebbe risollevato il pessimo umore per non essere riusciti ad arrestare quei criminali. Sforzò il suo sorriso migliore per non angustiarla e attirò pacatamente la sua attenzione, facendola riemergere dai pensieri che quasi sicuramente erano oscuri.
 
«Tesoro, posso? O hai bisogno di riposo?»
 
Hermione distolse lo sguardo affaticato dal soffitto e si voltò verso la voce del marito. Fu rincuorata nel vedere che il suo stato di salute fosse buono.
 
«Entra pure. Tanto Harry mi ha detto che non ti sei allontanato di molto»
 
«Sto solo facendo il mio lavoro, nulla di più. Sono ancora in servizio, me lo hai assegnato tu questo turno infinito, ricordi? Dici sempre che preferisci affidare i turni più lunghi agli Auror di cui ti fidi, quindi, Ministro, mi dispiace, ma tocca a me farti la guardia. Avresti forse gradito qualcun altro?»
 
Si avvicinò a lei con un sorriso, gettando un’occhiata all’orologio che portava al polso per avvalorare la sua considerazione. Si sedette al suo fianco sulla barella, cercando di occupare il minor spazio possibile. Hermione seguì i suoi movimenti, contraccambiando il sorriso sovrappensiero. Si era soffermata sulle parole di Ron ed anche se forse non era il momento più opportuno per affrontare quell’argomento, non riuscì a trattenersi.
 
«Quindi è il lavoro che vuoi continuare a fare?»
 
«Hermione, non ti capisco»
 
Lo prese in contropiede, lui voleva solo smorzare la tensione con qualche battuta, non avviare una qualsiasi conversazione su chissà cosa poi. Vide sua moglie sedersi con qualche difficoltà per poter affrontare meglio quel discorso e ne comprese la serietà.
 
«Tesoro, aspetta, non ti sforzare, sei ancora deb …»
 
«Ron, non è più necessario che mi menti, ho trovato le tue dimissioni nel cassetto della scrivania»
 
Non si sarebbe mai aspettato di essere scoperto, contava di parlarne a lei in un momento più tranquillo e, prima ancora, di avere più tempo per rifletterci, per capire se fosse veramente un’eventualità che desiderava prendere in considerazione oppure se fosse solo il pensiero di un istante che presto sarebbe mutato.
 
«Pensavo che l’unico ostacolo fosse la mia titubanza e che tu saresti stata contenta, infondo dopo anni avrei seguito il tuo consiglio. Anche se, Hermione, sinceramente, più che un consiglio da parte tua, diverse volte abbiamo litigato per questa questione e avresti fatto qualsiasi cosa pur di avere la possibilità di firmare quelle dimissioni, quindi ora non ti capisco. Cos’è cambiato? Non mi risulta che il mio lavoro sia meno rischioso»
 
«Non è ciò che vuoi, lo sappiamo entrambi, anzi, se sono stata io a … obbligarti in qualche modo, mi dispiace. Non è mai stata mia intenzione importi qualcosa. Era la preoccupazione a parlare al posto mio, è per quello che risultavo essere un po’ dura, perché se ti fosse capitato qualcosa o se ti capitasse qualcosa io …»
 
Non riuscì a proseguire, la sola eventualità le provocava un nodo in gola tale da non consentirle di terminare. Ron andò in suo aiuto e cercò di allontanare quei pensieri dalla mente della moglie.
 
«Non sei stata tu, cioè, voglio dire, non che la tua opinione non mi importi, ma … ecco, diciamo che ho pensato prima a Rose e forse è l’unico modo per farle capire che non è la strada giusta, soprattutto per lei. È per questo che proprio ora ho pensato alle mie dimissioni, mia figlia mi ha dato un’importante ragione per farlo e riflettere maggiormente. È molto brava, Hermione, e questo mi spaventa ancora di più, temo possa essere la sua vocazione, ha troppo coraggio per non essere un buon Auror, ma lei ha una famiglia a cui pensare, no? Come mi ripeti sempre tu, non ha senso rischiare così tanto quando ci sono dei figli a casa che ti aspettano»
 
«Rinunceresti a te stesso per tua figlia, cos’altro potrei chiederti? Ma, Ron, io non ti firmerò quelle dimissioni e senza non puoi lasciare il Ministero, sei infondo uno dei miei migliori Auror e non posso proprio permettermi di fare a meno delle tue capacità»
 
«Rifiuti le mie dimissioni?? Sei forse impazzita? Quella Maledizione ti ha per caso provocato danni permanenti? Lo sai che questo è abuso di potere, vero? E ne abusi un po’ troppo spesso ultimamente. Dovrei segnalarti al Wizengamot. Questo è un sequestro in piena regola! E la scusa che sono il tuo migliore Auror non funziona, assomiglia tanto ad una sviolinata»
 
Le strappò un sorriso, adorava soggiogarlo alla sua autorità e assistere alle sue inutili lamentele.
 
«Veramente, ho detto che sei tra i miei migliori Auror, non il migliore, non montarti la testa, Ronald, non sei l’unico a svolgere un buon lavoro. E poi so già che Rose non rinuncerà ai suoi sogni, non la convincerai in questo modo, le abbiamo ereditato troppa testardaggine, quindi è inutile che ti licenzi. Anzi, stalle accanto ed io avrò meno paura per lei. Provo anche ad avere fiducia nelle tue capacità e a non temere troppo per te»
 
Le afferrò la mano con cui lei reggeva le gambe, rannicchiandosi per lasciare più spazio al marito accanto a sé e le porse con un sorriso un bacio sul dorso.
 
«Ti lascio riposare. Se dovessi avere bisogno, chiamami, sono appena fuori dalla porta. Non hai nulla da temere, nessuno ti farà più del male»
 
Si stava alzando, ma lei lo bloccò impedendogli di lasciarle la mano.
 
«Aspetta. Cos’hai fatto al braccio?»
 
Si era persino dimenticato di quella ferita che una Guaritrice dell’ospedale gli aveva medicato diverse ore prima e che poi aveva coperto infilandosi nuovamente la divisa strappata. Proprio attraverso lo strappo ad Hermione non era sfuggita la fasciatura.
 
«È solo un graffio, nulla di grave. Piuttosto, la mia divisa non sta altrettanto bene»
 
«Mi ripeti sempre nulla di grave. Ti resterà un’ennesima cicatrice, ma non preoccuparti per la divisa, te la sistemo»
 
«Non vedo il problema, anzi stavolta me la sono procurata per proteggere mia moglie e mia figlia»
 
Gli porse sovrappensiero una delicata carezza sulla fasciatura, così Ron per disincantarla le lasciò un bacio sulla guancia.
 
«Stai meglio, ma hai comunque bisogno di riposo, Hermione, non è il caso di sottovalutare la Maledizione Cruciatus»
 
«Li avete almeno arrestati?»
 
Non desiderava che lei si preoccupasse, preferì non rispondere piuttosto che riferirle brutte notizie, nonostante sapesse di dover tenere costantemente informato il Ministro. Hermione però colse dall’espressione di Ron la gravità della situazione, uno sguardo del marito fu molto più eloquente delle parole.
 
«Ron, i ragazzi sono ad Hogwarts. Ho avvisato la McGranitt, ma non so quanto possa essere sufficiente»
 
«Io ed Harry sappiamo bene che Hogwarts è in pericolo, ma cosa dovremmo fare, presidiare i cancelli fino a che qualcuno non decida di farsi vivo?»
 
«Se necessario, è esattamente ciò che voi due farete. I confini del Castello non sono più protetti da incantesimi da diverso tempo ormai, quindi mi spieghi cosa stai aspettando?! Vai ad Hogwarts subito!»
 
«Hermione, non ti posso lasciare da sola proprio ora, tenteranno nuovamente di ucciderti e l’ultima volta non ci sono riusciti solo per un soffio»
 
«Ronald, è un ordine, vai immediatamente ad Hogwarts, non ho bisogno di alcuna protezione» gli indicò persino la porta per essere maggiormente esplicita e la sua solita grinta riuscì a sopraffare le conseguenze della Maledizione «Non sto scherzando, ci sono tuo figlio e i tuoi nipoti in quella Scuola, non ho intenzione di perdere qualcuno per colpa della tua negligenza!»
 
Non si erano minimamente accorti che Rose era rimasta sulla porta da chissà quanto tempo e probabilmente aveva sentito ogni cosa. Ron ed Hermione percepirono la presenza della figlia solo quando richiuse spaventata la porta con uno scatto e corse via, non preoccupandosi più di rimanere nell’ombra. I genitori capirono le sue intenzioni, ma l’unico che poteva evitare qualche follia da parte di quella ragazza era il padre.
 
«Oh no! Ron, per carità, fermala»
 
Non se lo fece ripetere e cercò di raggiungerla il prima possibile. Gridò persino il suo nome, incurante che rimbombasse tra le mura dell’edificio.
 
«Rose!»
 
Continuò a correrle dietro, non si arrese, benché fosse più veloce. L’attacco al Ministero lo aveva stancato e anche lui avrebbe necessitato di un po’ di riposo, che allo stato attuale della situazione non poteva proprio permettersi. Dovette perciò ignorare la sua spossatezza e con uno sforzo riuscì finalmente a raggiungerla. La afferrò con forza per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui. Incontrò il viso stanco di suo padre e poté facilmente notare il suo affanno.
 
«C-che cosa pensavi di fare?!»
 
«Astoria sta morendo, papà, non voglio perdere nessun altro. Ti prego, lasciami»
 
Si divincolò disperata, ma, anche a costo di procurarle un livido, Ron non accennava a lasciare che la figlia corresse quel pericolo. Rose aveva le lacrime agli occhi, si sentiva terribilmente impotente, infondo voleva solo aiutare la sua famiglia.
 
«Rose, non puoi fare nulla ad Hogwarts. Ora calmati!»
 
«Hai detto che sarei brava come Auror, mi hai addirittura detto che la mia presenza è stata indispensabile al Ministero ed ora mi metti da parte quando non ti faccio più comodo?»
 
«Non usare le mie parole contro di me, signorina, e non ti avrei mai coinvolta in un attacco al Ministero, mettendo a rischio la tua vita. Sei in gamba, ma non abbastanza da fronteggiare quei criminali senza un minimo di preparazione. Senza contare che mi hai spudoratamente disubbidito»
 
«Signorina? Papà, non sono più una bambina. Data la mia posizione, ho la facoltà di prendere le mie decisioni»
 
Non sapeva come fermarla, sua figlia non aveva del tutto torto, eppure era ancora sotto la sua tutela e non avrebbe comunque mai smesso di provare a proteggerla.
 
«Rose, ti prego, so che non lo sei più, ma non metterti contro di loro, non ne uscirai viva. Tesoro, ti faranno del male senza alcuna pietà. Hai troppo da perdere e sono riusciti a ferire persino me che sono un Auror da prima che tu nascessi»
 
Avrebbe potuto notare chiunque la testardaggine di quella ragazza, ma era rischioso il fatto di non riuscire a tenerla a bada in alcun modo. Le sfuggì dalle mani, cogliendo un istante di incertezza da parte del padre. Si Smaterializzarono insieme nei pressi di Hogwarts, Ron non fece fatica ad intuire la sua destinazione e la seguì senza alcun indugio. Le fiamme luminose attirarono la loro attenzione sulla Torre di Astronomia e lui riconobbe facilmente il pericolo che il Castello stava correndo.
 
«Dannazione, quello è Ardemonio»
 
Rose si voltò spaventata verso il padre, conosceva l’esistenza di quel fuoco maledetto, ma per sua fortuna non aveva mai avuto l’occasione di assistere a quello spettacolo terrificante. Era rimasta spiazzata, a tal punto da non notare che Ron si era avviato rapidamente verso i territori di Hogwarts, dove un gruppo di studenti era stato condotto fuori dai docenti e dalla Preside. Rose lo seguì, contando, dopo un momento di spaesamento, di essergli d’aiuto in qualche modo, così sfoderò la bacchetta e prestò attenzione ad ogni spostamento di Ron.
 
«W-weasley»
 
La McGranitt fu grata della presenza di Ron, ma era particolarmente sconvolta per quello che stava accadendo.
 
«Preside, chi è rimasto nel Castello?»
 
«Non sono usciti tutti. Non capisco cosa sia successo, ho visto una luce strana provenire dalla Torre di Astronomia. Avevo appena ricevuto la lettera di Hermione, quando è successo. Stavo rientrando, quando sei arrivato»
 
«No, professoressa, resti con gli studenti, penso io a spegnerlo»
 
Ron sfoderò la bacchetta, convinto di dover fare presto se voleva evitare che qualche studente rischiasse la vita. La figlia cercò di bloccarlo, incurante del pericolo che avrebbe potuto correre.
 
«Papà, vengo con te»
 
«Non pensarci nemmeno, tu resti con la professoressa e avvisi lo zio Harry. Rose, spero di essere stato chiaro. Non mi importa nulla se sei sposata, giuro che stavolta in qualche modo ti punisco se non mi ascolti»
 
Non attese la replica della ragazza a quella minaccia, entrò dall’ampio ingresso e salì rapidamente le scale. Non si premurò di guardarsi le spalle, probabilmente quei Mangiamorte si trovavano ancora tra quelle mura, ma il suo unico obiettivo era quella lontanissima torre che lui però avrebbe dovuto raggiungere nel minor tempo possibile. Attraversare sette piani di scale, affidandosi solo alle ultime energie che gli erano rimaste non fu semplice. Svoltò l’angolo, facendo mente locale sulla strada da percorrere, ma i suoi passi furono interrotti da una presenza inaspettata.
 
«Malfoy … e tu cosa …»
 
«Sono rimasti alcuni Grifondoro nella Sala Comune, io per ovvie ragioni non posso entrare. Avvertili, penso io all’Ardemonio»
 
Rimase scioccato dal comportamento del consuocero, tanto da perdere per un attimo di vista il suo scopo.
 
«Malfoy, aspetta, come facevi a sapere che …»
 
«Te l’ho già detto, Weasley, e non ho tempo per ripetermi. Mio padre cerca in tutti i modi di colpirvi, ma non ho più intenzione di deludere Astoria. Porta via gli studenti ancora dentro, è bene che siano fuori se io non dovessi riuscire a domare l’Ardemonio. Sbrigati, anche Hugo è in Sala Comune»
 
All’udire il nome del figlio, non indugiò e lasciò che Draco raggiungesse la Torre di Astronomia senza porgergli ulteriori domande. Come Draco aveva previsto, non aveva la più pallida idea di come evitare che quel fuoco avvolgesse tutta la Scuola. Stava andando con coraggio direttamente incontro a quella minaccia, ma nel raggiungerla continuava a ripetersi che se era scampato una volta a quel fuoco avrebbe potuto anche replicare. Peccato che l’ultima volta lo avessero salvato e non si fosse salvato da solo. Da vicino era ancora più minaccioso, occupava tutto lo spazio a disposizione quelle creature demoniache che lo accompagnavano lo rendevano ancora più spaventoso. Cercò di pensare rapidamente ad una soluzione, ma i suoi pensieri furono interrotti da alcuni passi concitati alle sue spalle che lo spaventarono non appena vide a chi appartenevano.
 
«Rose, no, vattene!»
 
Non ascoltò il suocero e pensò velocemente ad un incantesimo che avrebbe potuto salvarli. Puntò la bacchetta contro l’Ardemonio, in impaziente attesa di un’illuminazione. Quella ragazza era addirittura più temeraria di lui e sperò che fosse anche più preparata.
 
«Rose, lascia perdere»
 
«Ma certo, a lezione di Difesa contro le Arti Oscure ci hanno insegnato l’incantesimo generico contro i malefici oscuri. Protego Horribilis!»
 
«Rose, è un incantesimo troppo potente non …»
 
Lo lasciò spiazzato, dalla bacchetta di Rose uscirono scintille, segno che l’incantesimo stava riuscendo. Il fuoco si stava ritirando lasciando libera la Torre, evitando così che si potesse espandere ulteriormente. A Rose sfuggì un sorriso per quel successo e si voltò per condividerlo con Draco. Ciò che però vide le spense la gioia.
 
«Signor Malfoy»
 
Si era accasciato nell’esatto istante in cui si accorse di essere rimasto vittima di quel fuoco. Rose tentò di correre in suo soccorso, si gettò disperata al suo fianco.
 
«Signor Malfoy, deve resistere, chiamo papà, lui saprà come aiutarla»
 
«N-no, Rose, tuo padre non può fare nulla»
 
«Ma io non voglio che …»
 
Le venne da piangere, quando vide un copioso fiotto di sangue uscire dalla ferita al fianco. Si era avvicinato troppo, era stato imprudente pur di vincere su quel fuoco maledetto ed ora ne pagava le conseguenze. Intravide gli occhi lucidi della ragazza ed ebbe per lei un moto di affetto scorgendo quanto si stesse preoccupando per lui.
 
«T-tranquilla, non succede nulla»
 
Sentiva le forze abbandonarlo rapidamente e non riusciva più a rimanere sveglio. Udì solo la nuora urlare, prima di accasciarsi esausto.
 
«Draco! Papà, ti prego, aiutalo»
 
Fu vinto da un pesante sonno, si addormentò con il costante pensiero di Astoria nella mente e con la speranza che lei potesse essere finalmente orgogliosa di lui. Rimbombò nelle sue orecchie solo una lontanissima voce soffusa che lo chiamava, apparteneva forse a Ron, ma lui non era più sicuro di nulla.
 
 
∞∞∞
 
Non c'era una sola volta in cui Scorpius riuscisse a calmare l'irruenza di Rose e nemmeno in quell’occasione si era smentita, aveva seguito suo suocero senza considerare minimamente suo marito. Era preoccupato, non aveva la più pallida idea di dove si fossero Materializzati e l'unico posto che gli venne in mente fu il San Mungo. Colse l'occasione, dopo essere riuscito a far addormentare anche Severus, per gettarsi alla ricerca di quella ragazza. Sperò che fossero entrambi lì e di non ricevere brutte notizie nemmeno su sua madre. Era ancora arrabbiato con suo padre per il comportamento che aveva avuto e si augurò che non facesse nulla di avventato, facendo correre un inutile pericolo a Rose, ma faticava particolarmente in quel periodo a fidarsi di lui. Quando raggiunse la stanza di sua madre, trovò, contro ogni desiderio, una pessima sorpresa. Non gli avevano dato il tempo di raggiungere Astoria, la porta si era spalancata all’improvviso e stavano portando urgentemente fuori il suo letto.
 
«Mamma»
 
Rimase scioccato, era svenuta, non lo avrebbe mai potuto sentire, ma il suo era solo un filo di voce che faticava ad uscire dalla sua gola. Fece per seguire i Medimaghi, ma una mano si intrecciò dolcemente alla sua per fermarlo. Si voltò e incontrò lo sguardo mortificato della suocera.
 
«Dove la stanno portando?»
 
«Devono far nascere il tuo fratellino con un cesareo, non vogliono rischiare la vita di entrambi. La gravidanza non è stata portata a termine e tua madre è troppo debole per affrontare un parto o altri mesi di gravidanza»
 
«Lei ce la farà, vero?»
 
Non sapeva cosa rispondergli, ma proprio Hermione, che cercava sempre di tranquillizzare ogni malessere, era rimasta senza parole confortanti.
 
«Signora Weasley?»
 
«Astoria è forte, andrà tutto bene»
 
Era incerta e lui lo avvertì, quella donna era trasparente. Non le restò che attirarlo a sé e abbracciarlo per evitare che potesse cogliere dalla sua espressione mortificata la verità. Scorpius indugiò ad abbandonarsi tra le sue braccia, ma sentì troppo grande il bisogno di quel conforto per rifiutarlo.
 
«Ho paura di perderla, Hermione»
 
«Non la perderai, non ti lascerà, stai tranquillo»
 
Lo trattava come un figlio, gli accarezzava i capelli e lo sentiva tremare come un bambino.
 
«Se perdo lei, non ho più nessuno»
 
«Scorpius, questo non è vero, Draco ti vuole bene, non devi dubitarne»
 
Si sciolse dal suo abbraccio con gli occhi lucidi, non del tutto convinto che ciò fosse vero, eppure dal volto di Hermione scorse convinzione nell’affermare la lealtà di suo padre.
 
«Lo sta dimostrando nel modo sbagliato»
 
«No, Scorpius, è il suo modo per dirvi che ama la sua famiglia e per voi darebbe la sua vita»
 
 

Continua …


 
 
Ciao ragazzi!
 
Scusate come sempre per il mega ritardo 😔
 
La situazione può sembrare molto drammatica, ma in realtà qualche questione si sta sistemando😉
 
Vi ringrazio di cuore per continuare a seguire questa storia infinita, ma ho aperto davvero tante questioni che a loro volta aprono mille porte XD <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
   
 
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