I'll
be lazing on a Sunday
lazing on a Sunday
lazing on a Sunday
Afternoon.
Lazing on a Sunday Afternoon, Queen, 1975
La
domenica pomeriggio non è solo un momento che si ripete puntualmente
ogni settimana.
La
domenica pomeriggio è uno stato d'animo calmo, rilassato e forse
anche un po' annoiato; è il silenzio che regna per le strade sgombre
da auto e mezzi pubblici; è il chiacchiericcio sommesso di chi
passeggia tranquillamente per le vie del centro concedendo ai propri
passi una lentezza impensabile in qualunque altro giorno.
La
domenica pomeriggio è fatta per riposare, perdere tempo in deliziose
futilità e dedicarsi a se stessi e alle persone care.
Questo
aveva pensato Aziraphale quando aveva finalmente proposto a Crowley
quel picnic al quale aveva accennato qualche mese prima ma che, con
l'arrivo del gelo invernale prima e degli acquazzoni primaverili poi,
era rimasto solo un'idea allettante nell'archivio dei progetti da
concretizzare in un futuro indefinito.
Ma
quel weekend le previsioni meteo avevano assicurato cielo sereno e
temperature in risalita in tutta l'Inghilterra, nonché una leggera
brezza estiva che le avrebbe rese sopportabili. Inoltre, Aziraphale
aveva saputo da Gabriele (fonte decisamente più attendibile dei
meteorologi) che l'Onnipotente era particolarmente di buon umore e
dunque ci si poteva aspettare le condizioni ideali per portare a
compimento quel piano non proprio ineffabile ma che attendeva di
essere realizzato già da troppo tempo.
E
così l'angelo aveva telefonato a Crowley e gli aveva esposto la sua
idea: trascorrere quella domenica insieme al parco, in compagnia di
una bottiglia di vino (o magari due) e di un cestino di vimini colmo
di manicaretti da gustare seduti su una soffice tovaglia a
quadrettoni, nel pieno rispetto della tradizione dei picnic.
Il
demone aveva sorriso furbescamente (non che Aziraphale potesse
vederlo dall'altro capo del telefono, ma ormai lo conosceva fin
troppo bene) e lo aveva punzecchiato con ironia.
-
Ma come? - aveva detto. - Mi stai proponendo di abbandonarci
spudoratamente all'ozio e ai piaceri del palato? La tentazione non
dovrebbe essere roba mia? Vuoi forse rubarmi il lavoro, angelo? -
Allora
Aziraphale aveva riso. - Oh, no, affatto! E comunque dimentichi, mio
caro demone, che, dopo aver creato l'universo, perfino Dio stesso si
riposò il settimo giorno. Dunque, come vedi, ciò che ti sto
proponendo non esula in alcun modo dalle prescrizioni divine, anzi le
onora! -
-
Mmm. - aveva fatto Crowley poco convinto. - Per me stai solo trovando
delle scuse, comunque non importa, non sono affari miei. -
-
Insomma, Crowley, accetti oppure no? -
-
Assolutamente sì! - esclamò l'altro. - Non rinuncio mai
all'occasione di poltrire circondato da buon cibo e vino in quantità.
Allora, dove avevi pensato di vederci per consumare questo rito
domenicale che non ha proprio niente a che fare con i peccati di
accidia e gola? -
Aziraphale
aveva colto la frecciatina ma decise di ignorarla. - St. James Park,
domenica a mezzogiorno. -
Il
mezzogiorno di domenica era arrivato e passato e Aziraphale e Crowley
si trovavano ora all'ombra di uno splendido salice piangente che
offriva loro un confortevole riparo naturale dai raggi del sole.
Avevano
pranzato con dei gustosi sandwich ai gamberi innaffiati da un ottimo
vino bianco e, al momento, piluccavano distrattamente da un piattino
di frutta fresca e colorata, particolarmente invitante in quel primo
pomeriggio di fine maggio.
Aziraphale
sedeva con la schiena comodamente appoggiata al forte tronco della
pianta, le gambe allungate in avanti, mentre Crowley si era disteso
sulla tovaglia, le mani incrociate dietro la testa amo' di cuscino.
-
Sai, dovresti provare queste. - disse l'angelo facendo sventolare
davanti al viso dell'amico una coppia di grosse ciliegie dalla buccia
lucida e più rossa che mai. - Sono davvero ottime. Le ho colte ieri
da quel grande ciliegio vicino alla mia libreria. -
Crowley
si fece scivolare gli occhiali scuri sul naso e i suoi occhi dorati
scrutarono il piccolo frutto con sospetto.
-
Non è ancora stagione di ciliegie. - constatò dubbioso.
Aziraphale
si strinse nelle spalle. - Sono una primizia miracolosamente
apparsa tra i rami. A volte capita. -
Crowley
sogghignò. - Oh, sì. Davvero miracolosamente. Quasi come se
un angelo avesse dato una piccola spinta alla natura per farle
accelerare un po' i ritmi, giusto in tempo per oggi, guarda caso. -
-
Non so proprio di cosa tu stia parlando. - fece Aziraphale sulla
difensiva, il tono di voce reso più acuto dall'imbarazzo che, in
questo modo, lo tradiva clamorosamente.
-
Sì, ne sono certo. -
-
Be', se non le vuoi peggio per te, caro. Non sai cosa ti perdi. -
concluse infine l'angelo, un po' stizzito.
-
Tu che tenti me con un frutto. - rise il demone. - Quando si dice
l'ironia. -
Le
gote di Aziraphale s'imporporarono e divennero dello stesso colore
delle ciliegie che teneva ancora tra le mani.
-
Dai, fa' sentire se il tuo miracolo ha funzionato. -
Così
dicendo, Crowley spalancò la bocca in attesa del boccone facendo
sparire il broncio dal volto di Aziraphale che si aprì invece in un
sorriso di divertita tenerezza.
L'angelo
calò una delle due ciliegie tra le labbra dell'altro che prese a
masticare lentamente per poi ingoiare il frutto e sputare via il
nocciolo.
-
Congratulazioni, angelo. - disse Crowley, passandosi la lingua
serpentina sul labbro superiore. - Miracolo riuscito. -
Aziraphale
avrebbe voluto negare ancora una volta il suo coinvolgimento nella
faccenda, ma la domenica pomeriggio era fatta anche per lasciar
correre e non dare troppo peso a certe cose, allora si abbandonò
semplicemente contro il corpo legnoso dell'albero e dette un morso
alla seconda ciliegia ormai rimasta sola, separata dalla sua gemella.
L'angelo
sospirò di piacere, deliziato dal sapore zuccherino del frutto, dal
canto degli uccellini e dal venticello fresco che gli portava alle
narici il misto di fragranze inebrianti dell'estate in arrivo.
Chissà
se anche il suo capo delle alte sfere celesti aveva trascorso il
pomeriggio del suo giorno di riposo mangiando squisite ciliegie
all'ombra di un salice.
Ne
dubitava.