Fanfic su artisti musicali > Slash, Myles Kennedy & The Conspirators
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Autore: Soul Mancini    18/06/2019    3 recensioni
[IN REVISIONE dall'11/01/2021!
Accenni ai componenti di Guns N' Roses e Alter Bridge.
Mylash - Slash x Myles]
Nove capitoli, nient'altro che una serie di momenti che si susseguono, piccoli slice of life per raccontare una storia. Un'amicizia nata nel 2009, quasi per caso, da una bizzarra collaborazione.
Un'amicizia che però cela qualcosa di più, qualcosa di difficile da accettare, qualcosa di dolce e al contempo doloroso.
DAL SECONDO CAPITOLO:
«Una voce inaspettatamente dolce e delicata, colma di profonda emozione, si sparse per la stanza, irradiata dalle casse ai lati del computer. Mentre la ascoltavo rapito, non potei fare a meno di chiedermi se seriamente appartenesse al ragazzo con cui avevo parlato al telefono. Pareva così diversa, così passionale, potente e vellutata allo stesso tempo.
Non avevo mai sentito nulla del genere.»
NOTE:
- All'interno dei capitoli si susseguiranno i POV di Slash e Myles. Non preoccupatevi, sarà semplice capire la voce narrante ^^
- Il primo capitolo si è CLASSIFICATO QUATTORDICESIMO al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" indetto da BessieB sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Myles Kennedy, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VII

 

Decisions

 

 

 

 

Mi sentivo uno straccio, era la prima volta dopo anni e anni che mi ritrovavo a letto con la febbre e una brutta influenza. Ciò che mi faceva davvero uscire di testa era la consapevolezza di essere in tour e non potermi astenere dal mio lavoro di cantante, ma la debolezza e il raffreddore mi impedivano di dare il meglio di me sul palco; mi sentivo in colpa nei confronti dei miei fan e degli altri membri della band.

Mi ero rintanato nella mia camera d’albergo quel pomeriggio, intenzionato ad avvolgermi nelle coperte e dormire fino all’ora del concerto, ma l’arrivo di un messaggio sul cellulare mi portò a rivalutare i miei piani.

Era Slash.

 

Come va? Ancora febbricitante? Se hai bisogno di qualcosa, puoi chiedere a me J

 

Sorrisi e optai per un messaggio vocale come risposta, dal momento che non avevo nessuna voglia di scrivere: “Sei in hotel? Se vuoi andare in giro per la città o qualcosa del genere non farti problemi, io me la posso cavare”.

La mia voce faceva schifo, come avrei fatto a cantare quella sera?

La sua risposta non tardò ad arrivare.

 

In realtà non ho molta voglia di uscire, sono un po’ stanco. E ho già finito con le interviste che avevo in programma.

 

Mi misi seduto sul letto e mi schiarii la gola prima di registrare una nota vocale da inviargli. “Se ti va puoi passare da me a farmi compagnia… se non hai paura di essere contagiato! Vieni, ti apro la porta!”

Neanche un minuto più tardi sentii bussare, allora mi misi in piedi e mi accostai alla porta. “Chi è?”

“Il dottor Hudson” rispose Slash in tono divertito.

Lo feci entrare e notai che si era portato appresso la sua chitarra, come al solito.

“Salve, signor Kennedy. Allora, com’è il suo attuale stato di salute?”

Sorrisi appena e tornai a sedermi sul bordo del letto, invitando Slash a fare lo stesso. “Altalenante, ma in questo momento tendente al miglioramento. Però ho una voce di merda, vero?”

Il mio amico mi lanciò un’occhiata stranita. “Stai scherzando? Questi concerti stanno andando benissimo.”

Scossi la testa. “Tu dici? A me non sembra. Andando avanti di questo passo, sarai costretto a cantare al posto mio!” scherzai.

“Pensi che non ne sarei in grado? Ti ricordo che nei Guns facevo parte dei cori” mi punzecchiò lui, fingendosi offeso e incrociando le braccia al petto.

“Bene, allora prego, fammi sentire: ti sei portato pure la chitarra appresso, ora cantami qualcosa” lo sfidai con un sorrisetto furbo.

“No no, non credo proprio” borbottò lui, abbassando lo sguardo.

“Ah, vedi? Slash non ha il coraggio, Slash non ha il coraggio!” cantilenai, poi afferrai il pacco di fazzoletti posato sul comodino e ne estrassi uno per soffiarmi il naso. Detestavo tutto ciò.

“Sì che ho il coraggio, stronzetto, solo che adesso non sono ispirato ed è da tanto che non canto, sono fuori allenamento.”

“Tutte scuse” lo apostrofai, sempre più divertito dalla situazione.

Lui allora sbuffò. “Posso provare a farti i cori, se canti una canzone che sia alla mia portata…”

Subito mi entusiasmai, per quanto le poche forze che avevo me lo permettessero. “Dici davvero? Lo faresti? Io ci sto, che canzone vuoi che canti?”

“Mah, una dei Guns…”

“Tipo? Don’t Cry o qualcosa del genere?” incalzai.

“Va benissimo quella.”

Mentre lui imbracciava la sua chitarra, io mi schiarii la voce e mi augurai che la mia povera gola infiammata non giocasse brutti scherzi.

Quando Slash suonò le prime note del brano, che conoscevo fin troppo bene, mi venne spontaneo sorridere e iniziare a battere una mano sul ginocchio per tenere il tempo.

“Ma sai che non mi ricordo bene neanche il testo?” ammise con una risata, senza smettere di suonare l’intro.

“Vabbè, dai, inventalo. Io dovrei cantare la linea vocale alta, giusto?”

“Non lo so, canta quello che vuoi.”

“Va bene. Io ci provo, ma sappi che se farai schifo non sarai il solo!”

Dopo poco iniziai a cantare, tenendo un volume di voce abbastanza basso – sia perché non era il caso di sforzarmi troppo, sia perché ero curioso di sentir cantare Slash. Peccato che lui, con la scusa di tenere lo sguardo abbassato, non stava affatto cantando.

“Dai, fai i cori, altrimenti non ha senso!” lo rimproverai scherzosamente con una pacca sulla spalla, tra un verso e l’altro della strofa.

“Entro nel ritornello, d’accordo?”

Gli rivolsi un’occhiata scettica e continuai a cantare.

Giunto al ritornello, osservai di sottecchi Slash e notai che era arrossito non appena aveva iniziato a cantare la sua parte.

 

Don’t you cry tonight

I still love you baby

 

Decisi di fare un esperimento e smisi di cantare di colpo, lasciando Slash da solo per il secondo don’t you cry tonight.

Lo ascoltai attentamente e dovetti ammettere che non aveva una brutta voce, non era nemmeno stonato. Poi lui, resosi conto di cos’era successo, si interruppe bruscamente e mi incenerì con lo sguardo. “Non fare mai più una cosa del genere, Myles Richard Kennedy!”

Scoppiai a ridere, poi ripresi a cantare come se nulla fosse.

 

Don’t you cry tonight

There’s a heaven above you baby

 

Ma non riuscii ad arrivare al termine del ritornello, era troppo per la mia povera gola che decise di ribellarsi: iniziai a tossire senza ritegno.

Slash smise di suonare e mi guardò con aria tronfia. “È il karma, piccolo mio!”

“Vaffanculo” borbottai, tra un colpo di tosse e l’altro.

Per fortuna mi ripresi in fretta, bevvi un sorso d’acqua e tornai a rivolgere la mia attenzione a Slash; lui mi scrutava con fare apprensivo e leggermente preoccupato, aveva messo via la sua chitarra e aveva preso a giocare con una ciocca dei suoi capelli scuri e arricciati.

“Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?” mi chiese.

“No, tranquillo, purtroppo ho ancora la gola irritata ma nulla di grave. Comunque… canti bene, perché non fai i cori anche nei nostri concerti?” gli proposi, sincero.

Lui scosse la testa, in imbarazzo per i complimenti appena ricevuti. “Todd è un bravo cantante, ci pensa lui. Comunque, a proposito dei Guns…”

Mmh?” mi incuriosii subito.

“Sei il primo a cui lo dico. In pratica si parlava di una reunion della band in formazione originale, Axl se n’è uscito con questa idea già diverso tempo fa e ha contattato me, Duff e Matt Sorum – ovviamente da Steven sta alla larga, non lo sopporta – e noi ancora non abbiamo dato una risposta.”

Quella confidenza mi spiazzò, non mi sarei mai aspettato una notizia del genere, soprattutto dal momento che i membri dei Guns N’ Roses già da decenni non riuscivano a stare nella stessa stanza senza riempirsi di insulti a vicenda, soprattutto Axl e Slash. Soppesai bene le parole prima di pronunciarle. “Wow! Beh, mi sembra una cosa interessante, cioè, se a tutti va bene si potrebbe fare. Ci stai pensando?”

“Inizialmente avevo scartato l’idea senza neanche ragionarci su, mi è sembrata una pessima idea e ho pensato che fosse una trovata di Axl perché ormai la band sta andando a puttane e lui vuole incrementare il suo fottuto patrimonio e il suo fottutissimo ego. Poi però mi sono domandato: e se ci riprovassimo? In fondo tutti noi siamo legati ai Guns e alle canzoni che abbiamo scritto, forse le cose potrebbero andare meglio ora che siamo tutti più grandi e maturi. L’unica cosa che mi blocca, come ben sai, è l’atteggiamento di Axl negli ultimi anni; hai visto come si è comportato anche per la Hall Of Fame, no?”

Annuii, in effetti non era una decisione così facile da prendere come poteva sembrare. “Magari, se riuscissi a convincere anche gli altri, potreste provarci seriamente. Se le cose dovessero andare male, sareste tu, Duff e Matt contro Axl.”

Slash prese a giocherellare con le corde della sua chitarra, poggiata sul materasso accanto a lui. “Non lo so, ci voglio pensare ancora. Comunque a me non servirebbe una reunion dei Guns per essere soddisfatto di ciò che faccio, questo progetto con te mi piace… e se dovessi accettare, non sarebbe certo per i soldi.”

Gli regalai un enorme sorriso. “Non ne dubito. Qualsiasi scelta farai, io sarò pronto a supportarti. E se hai bisogno di parlarne, per ragionarci su o per avere un parere esterno, io sono qui!”

Slash si illuminò e si sciolse a sua volta in un sorriso. “Grazie.”

Ma a interrompere quel bel momento ci pensò un  mio vigoroso starnuto, che fece sobbalzare Slash; poi entrambi scoppiammo a ridere.

“Ti immagini se durante il concerto di stasera mi succede una cosa del genere?” dissi, recuperando un fazzoletto.

“Praticamente il nostro pubblico farà la doccia gratis” commentò.

Gli mollai un pugno sul braccio e ridacchiai. “Che stronzo!”

 

 

 

 

Ehi Myles,

    ti sembrerà strano ricevere una lettera da me, che raramente mi esprimo in questo modo e preferisco parlare guardando il mio interlocutore negli occhi. Insomma, Slash che scrive una lettera… chi se lo aspetterebbe?

Ma ormai mi conosci abbastanza bene per sapere che, quando si tratta di questioni delicate e molto personali, perdo subito tutto il coraggio e la faccia tosta, pur di non portare fuori quello che ho dentro mi chiudo nel silenzio e svio il discorso.

Forse sto divagando, e anche questo non è da me.

Il fatto è che da anni sono tormentato da qualcosa di gigantesco, che ho tentato in tutti i modi di reprimere senza successo, ed è giunto il momento che tu lo sappia.

Non farò grandi giri di parole, non mi va e non serve, ma mi voglio assicurare che in questo momento, mentre leggi queste righe, tu sia da solo e tranquillo, perché sono consapevole che resterai sconvolto. Prenditi tutto il tempo che vuoi per assimilare ciò che leggerai e, per favore, fai in modo che nessuno oltre me e te lo venga a sapere.

Okay. Myles, ti amo. Da sempre, da quando ti ho conosciuto.

L’ho detto, ora lo sai anche tu.

So cosa stai pensando in questo momento, pensi che tutto questo sia uno scherzo di cattivo gusto… credimi, anch’io lo vorrei, invece è la fottuta verità con cui mi ritrovo a fare i conti ogni giorno.

Sappi che non mi aspetto nulla da te, so bene che questi sentimenti non sono ricambiati, quindi non ti preoccupare per me: se mi devi rifiutare, non porti scrupoli e fallo, puoi anche insultarmi se ti fa sentire meglio. Capirò.

Anzi, sai cosa ti dico? Non sei obbligato a rispondermi o a farmi sapere che hai letto, fai come se nulla fosse successo; penso che in questo modo ci risparmieremo entrambi un bel po’ di sofferenza.

L’unica cosa in cui spero è che questa confessione non cambi l’idea che tu hai di me, che non modifichi il nostro rapporto e non ti porti a diffidare. Non essere spaventato da me, non potrei mai fare qualcosa contro la tua volontà, io sono sempre io e vorrei che anche tu fossi sempre tu. Non sarà facile, all’inizio mi guarderai con disgusto e forse proverai pena per me, ma spero che col tempo ti lascerai questa storia alle spalle.

Te l’ho voluto dire perché per me era ormai diventato un peso troppo grande e difficile da sopportare, e perché mi sembrava corretto essere sincero con te.

Se sei giunto fin qui e non hai distrutto questa lettera, grazie. E grazie anche per essermi amico ogni giorno, la tua presenza è indispensabile per me.

S.

 

 

Quando staccai la penna dal foglio, la mano mi tremava leggermente. Non sapevo cosa mi avesse portato a mettere per iscritto quelle parole, a confessare quei miei sentimenti come se mi stessi rivolgendo a Myles, ma ne avevo sentito un profondo bisogno. Volevo parlargliene, fargli sapere ogni singola cosa, ero stufo di quella farsa che andava avanti da troppi anni e mi faceva stare sempre peggio; mi sentivo un vigliacco e un bugiardo, non ce la facevo più.

Volevo consegnargliela, quella lettera, dovevo prendere coraggio. Peccato che alla sola idea mi si accapponava la pelle, non riuscivo neanche a immaginare cosa ne sarebbe seguito.

Dovevo farlo quel giorno stesso, era la nostra ultima data del tour e molto presto ci saremmo dovuti separare.

Ci sarei riuscito?

Ripiegai il foglio e lo infilai nella tasca della giacca, in modo da averlo a portata di mano nel momento giusto, quando avrei trovato il coraggio.

Dovevo, volevo dargliela. In quelle poche righe avevo impresso tutto me stesso, come non sarei riuscito a fare nemmeno a parole. Era abbastanza squallido, lo dovevo ammettere, soprattutto da parte di una persona che si aggirava intorno alla cinquantina d’anni, ma era l’unica soluzione possibile al momento.

 

Mi chiusi la porta alle spalle, sospirai e abbandonai la mia chitarra in un angolo. Erano così fredde quelle pareti, nonostante il sole vi battesse ogni giorno con insistenza.

Il tour era finito, ero tornato a casa, da solo. Lontano da Myles.

La prima cosa che feci fu sedermi al tavolo della cucina, accendere una sigaretta e tirare fuori la lettera dalla tasca della giacca. Ma seriamente avevo creduto di potergliela dare? Ero davvero stato così ingenuo da credere di potermela cavare così? Quelle parole, quel fottuto pezzo di carta… era tutto fottutamente ridicolo e patetico.

Perché dire la verità a Myles, poi? Per farlo soffrire, vederlo soffrire e stare male a mia volta? Per vederlo allontanarsi sempre più da me? No, non aveva alcun senso, quelli erano dei demoni che dovevo affrontare da solo.

Posai il foglio sul piano del tavolo e vi passai la mano sopra, poi rilessi quelle parole – come se, nel corso di quei due giorni, non le avessi già imparate a memoria.

Mi venne da ridere e piangere insieme. Mi facevo schifo.

E così risi mestamente, mi presi in giro e mi insultai da solo, mentre le lacrime si riversavano fuori dai miei occhi, una dietro l’altra, una più stupida dell’altra. Erano anni che non piangevo, ma quella volta… quella volta stavo davvero male.

Le gocce salate piovvero sul foglio, distorcendo il tratto già incerto dell’inchiostro. Preso da un moto di rabbia, afferrai quel fottuto pezzo di carta e lo feci a pezzi, lo divisi e lo stracciai infinite volte, fino a renderlo una malinconica pioggia di coriandoli.

Poi mi passai una mano sugli occhi con fare sprezzante, pentito per essere scoppiato a piangere come un adolescente alla sua prima cotta. Mio dio, non ero affatto una persona matura. Avevo lavorato tanto su me stesso per imparare a mantenere il controllo, ma a quanto pareva non era servito a nulla, soltanto a illudere me stesso.

Mi alzai e andai in cerca di qualcosa da bere; sarebbe andato bene tutto, purché alcolico. Ripescai dal frigo una bottiglia di Jack Daniel’s, che subito stappai e iniziai a consumare con avidità. L’avrei volentieri fatta fuori nel giro di un minuto.

Afferrai il mio cellulare, soffiai via i frammenti della lettera che vi erano finiti sopra e feci partire una chiamata.

Il destinatario rispose dopo tre squilli.

“Sì?”

Tirai su col naso. “Duff, hai presente la proposta che ci ha fatto Axl? Quella di tornare a suonare tutti insieme nei Guns?”

“Sì, certo. Ma tu come mai tiri su col naso?” mi domandò in tono scettico e preoccupato.

“No, niente, prima ho starnutito” mi affrettai a giustificarmi. “Comunque… io penso che accetterò.”

“Cosa? Ma sei rincoglionito? Tu ad Axl non lo puoi nemmeno vedere, perché dovresti tornare a lavorare con lui?” sbottò il bassista.

“Ho bisogno di prendermi una pausa da tutto ciò, ricominciare, provare a ricostruire quello che si è deteriorato.”

…e tenere lontano dalla mia mente il pensiero di Myles.

 

 

 

 

 

Ehilà! Finalmente aggiorno questa storia, la settimana mi è sembrata davvero lunga e farmi sentire da queste parti mi era mancato!

Avete notato la nuova categoria??? Eh??? FINALMENTE sono riuscita a farla aprire dall’amministrazione, sono contentissima *-* adesso Slash, Myles e i Conspirators hanno uno spazio tutto loro!!!

Comunque… per chi non lo sapesse (ma la cosa mi sembra abbastanza improbabile), vi linko qui la canzone dei Guns N’ Roses che i due stavano cantando nella prima scena, ovvero Don’t Cry:

https://www.youtube.com/watch?v=zRIbf6JqkNc

Per quanto riguarda la faccenda dei cori, ho letto da qualche parte che Slash ne facesse parte nei Guns, ma siccome questi ultimi non mi piacciono molto non ve lo so dire con certezza, non ho mai guardato neanche un loro live su YouTube e non mi sono mai informata approfonditamente. Nel caso, correggetemi se sbaglio e mi scuso ancora una volta con i fan dei GN’R ^^

Che ne pensate di questo finale? Voi facevate il tifo affinché Slash desse la lettera a Myles?

Non sono mai riuscita a trovare con certezza il vero motivo per cui Slash sia voluto tornare nei Guns qualche anno fa, ma gli ho voluto dare una mia personale interpretazione alla cosa – tra l’altro era funzionale alla trama, quindi grazie Gins per esservi riuniti XD

Grazie a chi continua a seguirmi e leggermi, grazie a chi crede in me, spero di non deludervi :3

Alla prossima settimana!!!

 

 

   
 
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