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Autore: Bethesda    22/06/2019    1 recensioni
Una serie di flash-fic con tema tanto banale quanto piacevole: i sette vizi capitali.
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò non bastava.
Aziraphale si guardò intorno, contrito.
La libreria era colma. Ormai non vi era un singolo angolo del negozio che non fosse ricoperto di libri, tomi, volumi. Negli ultimi mesi la sua ricerca spasmodica lo aveva spinto ad allargare ancora di più la propria collezione e il risultato era che non vi era più modo di muoversi con facilità fra quelle quattro mura.
Crowley era seduto in bilico su quella che doveva essere una serie di enciclopedie botaniche del sedicesimo secolo. Non certo per maleducazione o mancanza di rispetto, ma il divano era occupato da alcune monografie che l’angelo stava studiando e che non poteva spostare perché avrebbe rischiato di perderle in mezzo a tutto quel caos.
 
«Credo tu debba darti una regolata», sentenziò il demonio dall’alto del suo scranno cartaceo, guardandosi intorno dopo essersi abbassato gli occhiali sul naso.
 
«Non so di cosa tu stia parlando», rispose facendo finta di niente, insinuandosi fra le pile pericolanti con due calici vuoti e una bottiglia. Versò il primo bicchiere e lo porse al proprio ospite, che in tutta risposta allungò la mano verso la bottiglia stessa e ne prese una golata, continuando a guardarsi intorno.
 
«Questo posto potrebbe prendere fuoco da un momento all’altro».
«Non lo farà».
«Non ci sarà Adam questa volta a riportare tutto indietro, angelo. Devi liberarti di loro».
Lo sguardo che Aziraphale gli rivolse sarebbe stato meno sconvolto se avesse bestemmiato.
 
«Non posso liberarmi di loro, non essere sciocco! Sono miei!».
 
L’angelo si sedette esattamente sulla pila accanto a quella di Crowley, opere teatrali classiche relativamente rare ma che sarebbero finite sicuramente al macero se lui non se ne fosse preso cura. Il demone notò che, mentre con una mano l’amico sorseggiava il vino, con l’altra stava accarezzando un tomo come fosse un gatto.
Non disse nulla per non interromperlo e vedere quanto sarebbe andato avanti.
 
Rimasero in silenzio qualche minuto, sino a che il libraio non si voltò verso l’altro con un movimento di busto rapido, tanto che la pila sotto di sé oscillò pericolosamente. Un effetto domino in quel posto sarebbe risultato a dir poco disastroso.
Gli occhi gli si ingigantirono e un’espressione di pura gioia gli illuminò il volto.
 
«Potrei portarne un po’ da te! Il tuo appartamento è grande e vuoto, ce ne starebbero a migliaia».
 
Crowley alzò un dito nella direzione dell’amico per zittirlo mentre finiva di dare una profonda golata al vino. Con un sospiro e uno schiocco soddisfatto la finì, tornando subito dopo a fissare il fautore della proposta.
 
«Non ci pensare neanche».
 
«Ma casa tua ha un sacco di spazio! A malapena hai i mobili», disse piccato.
 
«Si chiama feng-shui. Serve a riequilibrare la mia pace interiore nei confronti del mondo esterno».
 
«Che male ti ha fatto il mondo esterno?»
 
«Mi ha messo fra i piedi un amico accumulatore seriale che pensa di darmi lezioni sul design di interni quando da lui a malapena si vede il pavimento».
 
Aziraphale sbuffò dal naso, stizzito, voltandogli le spalle. Nuovamente, Crowley temette che sarebbero finiti a gambe all’aria.
Osservò la sua nuca riccioluta qualche istante prima di sospirare. Fece schioccare le dita della mano libera, attirando così nuovamente l’attenzione dell’altro.
 
«Il tuo vicino qui accanto, sai, quel barbiere con quell’enorme magazzino», cominciò con aria noncurante. «Sembra appena aver realizzato di voler passare il resto della sua vita su di un’isola tropicale, magari gestendo un bar. Sole, mare, cosa potrebbe volere di più? Una grossa tentazione, sai. Sempre meglio quello che passare il resto della propria esistenza facendo qualcosa che non gli dà davvero soddisfazione. Basterebbe solo fare la giusta offerta per convincerlo a vendere e vederlo partire domani stesso».
 
Gli occhi dell’angelo si illuminarono, ancora più chiari di quanto già non fossero, e una mano si allungò verso quella del demone, stringendogliela delicatamente.
 
«Oh, Crowley».
 
«Taci».
   
 
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