Avviso: il capitolo è un po' corto perchè non riuscivo molto a figurarmi altro, ma spero che piaccia lo stesso :3 Il prossimo sarà meglio, giurooo!
*bearhug* Raxas
6.
Horror
tales
Durante
la settimana che ci
separava dalla gita, Jasper sembrava letteralmente cambiato.
Non
mi guardava più, non mi
rivolgeva la parola e mi evitava in ogni modo possibile.
Cercai
una spiegazione negli
occhi dei suoi fratelli, specialmente in quelli di Raven; una volta
sembrò sul
punto di rivelarmi qualcosa, ma Edward al suo fianco l’aveva
bloccata.
Così
io passai un’altra settimana
completamente ignorata dal mondo: Jacob aveva rinunciato a cercarmi e
da una
parte ne fui felice, perché dovevo ancora metabolizzare
l’accaduto tra me e
lui; Jasper e i Cullen mi evitavano come la peste e io non mi ero
ancora
spiegata il perché; Bella e Mike avevano praticamente chiuso
i ponti e la
ragazza non voleva vedere nessuno.
Così
passai altri giorni a casa
da sola, senza la consolazione dell’unico ricordo del ragazzo
biondo.
Un
pomeriggio mi ritrovai a
pensare un po’ alla mia vita: avevo lasciato la mia casa
natia perché non ne
potevo più di sopportare i miei genitori e
l’usurpatrice.
Ero
arrivata in una cittadina
circondata da immense foreste, dove gli animali pullulavano e dove la
pioggia
cadeva quasi tutto l’anno.
Avevo
incrinato l’amicizia con
Jacob e avevo avuto il mio primo vero innamoramento con un ragazzo
complicato e
bello come un dio.
Ripensai
al sorriso dolce di
Jasper e subito il mio cuore saltò un battito, come mi
succedeva da quando lo
avevo incontrato.
Ammisi
che lui era diventato lo
scopo della mia vita e che nessun’altro sarebbe stato capace
di farmi sentire
così dannatamente amata e protetta.
Così
al centro del mondo.
Un
debole dliin dal mio portatile
mi fece stare su dalla posizione supina che avevo assunto sul letto
ancora
fatto e mi fece avvicinare al computer.
Sulla
barra blu di Windows
brillava arancione la finestra ridotta ad icona di una conversazione
MSN.
Era
Jacob.
Mi
misi seduta a gambe incrociate
e poggiai il computer sulle cosce, aprendo la conversazione.
Aprii
la finestra e lessi quello
che il mio ex migliore amico mi aveva scritto.
Sarah
ti prego scusami :<
Ti
giuro che vorrei spiegarti ma
non posso.
Sono
preoccupato per te.
Io
emisi un rumore di
sufficienza, poi appoggiai le mani e iniziai a scrivere «cosa
intendi dire che non puoi
spiegarmi? Sei andato fuori di capoccia perché qualcuno ti
ha ipnotizzato? »
brontolai quello che scrissi,
con le sopracciglia aggrottate.
Un
altro dliin arrivò dopo pochi
minuti.
Un
giorno forse potrò raccontarti
tutto.
Ti
prego, davvero, stai lontana
dai Cullen.
Fallo
per me.
«Ah!
Assurdo! »
esclamai tra me e me, fissando
irata la finestra del programma.
Come
si permetteva?
Jasper
non mi aveva fatto nulla,
non aveva fatto come una certa persona –che aveva tentato di
rubarmi un bacio
nella cucina di casa mia–.
Senza
perdere troppo la testa,
scrissi un secco perché. Senza punto interrogativo, senza
lettera maiuscola all’inizio.
Jake
sapeva che voleva dire
quando non badavo all’ortografia: che ero semplicemente
troppo arrabbiata per
farlo.
Sono
pericolosi.
Due
parole che non mi avevano
spiegato poi molto.
Ma
Jacob stava continuando a
scrivere.
Senti,
domani vieni in spiaggia
qui a La Push.
Ti
racconterò tutto quello che so
su di loro.
Pace
nanetta? :<
Già
me lo immaginavo, con gli
occhioni sbrilluccicanti che aspettava speranzoso una mia risposta
positiva.
Io
sorrisi, addolcita da quella
visione.
Prendendo
un lungo respiro gli
scrissi che doveva togliersi dalla testa qualsiasi pensiero su di me e
su di
lui, che doveva promettere che non lo avrebbe fatto mai più
e che si sarebbe
guadagnato venti frustate.
Certo
Sarah, parola di lupetto,
capo scout! ^w^
Ma
riguardo ai pensieri, credo
che non potrò assicurare nulla.
Sono
stufo di fingere.
Rimasi
di stucco a quella frase.
Piacevo
a Jacob? Gli ero sempre
piaciuta? Oppure erano solo gli ormoni del ragazzo in crescita che
stavano
parlando?
Sospirai,
chiusi MSN senza
rispondere al mio amico e mi misi a dormire.
Appena
serrai gli occhi iniziò
uno di quelli che chiamavo dejà-vue: solitamente erano dei
sogni che spesso si
avveravano.
Mai
ci avevo dato troppo peso,
come le immaginazioni ad occhi aperti, ma quella notte fu abbastanza
vivida.
Eravamo
io e Jasper, nella foresta
di Forks, ed eravamo soli.
Non
c’era nessun ragazzo della
gita –la prima cosa a cui pensai– o insegnante.
Solo
noi due.
Lui
pareva combattuto, irato con
me e con se stesso e vedevo che stava realmente male.
Io
ridacchiavo, per una cosa che
lui mi aveva detto, ma non sembrava che fosse una battuta;
all’improvviso lui
sollevò un masso gigantesco e lo lanciò oltre la
mia testa, abbattendo un
albero come se fosse stato un birillo.
Il
rumore del crollo fu tanto
forte nei miei pensieri che mi svegliai di colpo.
Ridacchiai,
pensando che la mia
fantasia a volte non aveva limiti.
Il
giorno dopo pioveva e faceva
più freddo del solito.
Mi
vestii in modo molto pesante:
un maglione color panna, i jeans più spessi che riuscii a
trovare nel mio
armadio e i miei stivali da motociclista.
Presi
inoltre in prestito una
giacca imbottita dall’armadio di mia zia e un ombrello dal
portaombrelli
accanto all’uscita.
Non
seppi spiegarmi del tutto perché
Jacob aveva voluto che andassi fino alla spiaggia di La Push, forse per
spiegarmi
le cose che non poteva spiegare virtualmente, forse per riprovarci con
me.
Lo
avevo perdonato, ma da quel
momento rimasi diffidente verso di lui; dopotutto mi aveva detto che
non poteva
fingere, che era stufo.
Fingere
di essere mio amico.
Davvero aveva finto fino a quel momento?
Salii
sul mio Toyota e accesi il
motore, preparandomi per quel pomeriggio intenso.
Ringraziai
che fosse domenica e
che ebbi il tempo di dormire la mattina.
Il
nonno si era di nuovo dato
alla macchia –o meglio, alla bocciofila– e
così mi toccò per l’ennesima volta
preparare il pranzo sia per me che per lui.
Non
che mi dispiacesse, solo che
mi mancavano le mani fatate di mia zia Lindsay.
Imboccai
la strada per La Push e
mi ci diressi appena sotto il limite di velocità.
Volevo
che tutto finisse il prima
possibile.
Giunsi
alla spiaggia alle dieci e
mezza, e la giornata mi sembrava più cupa che mai «hey,
Sarah! »
mi chiamò Billy, quando ebbi
parcheggiato di fronte a casa Black «se
cerchi Jacob è giù in spiaggia»
aggiunse.
Io
sorrisi, annuendo e
salutandolo con la mano «quando
vedi tuo nonno salutamelo! ».
Rimasi
un attimo immobile,
guardando Billy rientrare in casa.
Non
lo aveva visto andare alla
bocciofila?
Mi
preoccupai, ma in quel momento
per la testa avevo solo Jacob e quello che aveva da dirmi.
Arrivai
alla spiaggia che le onde
salate e fredde si infrangevano sulla sabbia color ocra in grandi
cavalloni; lo
spettacolo era a dir poco apocalittico: il mare era agitato come non
mai, le
onde si infrangevano contro la scogliera, alzandosi alte e lasciando in
balia
del vento le piccole goccioline di schiuma.
Jacob
era appoggiato a un tronco spiaggiato
e mezzo sbiancato dal sale «sei
arrivata presto»
mi disse con un sorriso, a mo’ di saluto.
Io
mi avvicinai e gli tirai forte
una ciocca dei lunghi capelli «non
osare mai più fare una cosa simile»
gli dissi, irata «o
veramente ti arrivano venti
frustate».
Lui
ridacchiò, massaggiandosi la
cute offesa «ok
ok, va bene! Niente più avances»
mi disse «anche
se sarà dura»
aggiunse e la mia faccia divenne
una maschera di pietra.
Mi
sedetti vicino a lui, a
guardare le onde che si gettavano come impazzite contro la scogliera.
Il
vento poi tirava da nord ed
era molto freddo «allora,
sputa il rospo naso a patata»
dissi, senza staccare lo sguardo
dal mare.
Mi
metteva dentro rabbia e
tristezza al tempo stesso, quel mare agitato.
Jacob
si infilò le mani nelle
tasche e incassò per un attimo la testa nel colletto
dell’incerata scura «una
leggenda della nostra gente
parla dei Freddi, persone non proprio umane che vivono bevendo sangue.
Tu li
conoscerai come vampiri»
disse «Beh,
i Cullen non sono proprio differenti dai Freddi».
Silenzio,
interrotto dal mare
iroso.
Poi
non riuscii a trattenermi e
scoppiai in una risata fragorosa, così alta che per un
attimo non sentii più il
mare «tu
sei solamente geloso! »
esclamai guardandolo «ora
ho capito. Non sopporti che
io passi del tempo con Jasper e speri che questa tua grande rivelazione
mi
faccia allontanare da lui»
dissi guardandolo un po’ con astio «beh
mio caro, non ci sei
riuscito. Dovevi avere più fantasia. Sai cosa ti dico? Io
amo Jasper, con tutta
l’anima.
È
come uno di quegli scogli, per
me. C’è solo lui a difendermi dall’ira
del mare e anche se fosse veramente un vampiro,
come in quei racconti dell’orrore,
io non cambierei idea.
Parliamoci
chiaro Jake, io ti
piaccio. Ti piaccio da impazzire e non sopporti che a me tu non piaccia
in quel
senso.
Per
me resterai sempre il mio
migliore amico. Se non ti sta bene puoi anche cancellarmi dalla tua vita».
Non
gli lasciai il tempo di
aprire bocca. Semplicemente mi alzai e me ne andai, lasciandolo
lì nel vento a
mugugnare frasi sbocconcellate riguardo ai suoi sentimenti verso di me.
Raggiunsi
il pick-up e piansi,
tirando un debole pugno alla carrozzeria.
Non
seppi perché, in quel momento,
ma sentivo che era meglio farlo in quel momento.
Risposta
alle recensioni:
Sa chan:
cercherò di aggiornare
ogni volta che finisco un capitolo, tranquilla :3 anche io adoro Jazz,
è il
migliore e il suo passato è meraviglioso.
Norine: Ehe
già, Jacob è bleah
quando è in calore XD Sarah non ha le visioni, diciamo che
sogna il futuro in
delle specie di dejà-vue.
Nanerottola:
ohoh si scoprirà
abbastanza presto, tranquilla! :D