Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    01/07/2019    3 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La Foresta Nera


 
Sansa si destò bruscamente, alzò il capo dal giaciglio di paglia su cui si trovava, la testa le pulsava, si guardò attorno: quella non era la sua stanza ad Approdo del Re. Dov'era?
Si portò una mano alla tempia, aveva dolore, fece per alzarsi, ma le gambe le vennero meno.
La porta, di quella che aveva tutta l'aria di essere una stalla, si aprì e il Mastino fece il suo ingresso, restò quasi interdetto nel vederla in piedi "Non avresti dovuto alzarti!" la rimproverò prendendola poi per le braccia e facendola sedere alla meno peggio.
"Dove siamo? Questa non è Approdo del Re, vero?"
"No, infatti. Siamo quasi arrivati alla Foresta Nera." le spiegò l'uomo.
"La Foresta Nera?" ripeté Sansa.
"Il colpo di ieri sera non ha fatto danni!" esclamò ironico Sandor.
"Cosa mi è successo?" gli chiese.
"Bevi questo, me lo ha dato... uno, un guaritore, su bevi."
"Che cos'è?"
"Latte di papavero." le rispose "Quella cosa che ti ha colpito poteva ucciderti."
"Chi mi ha curato?"
"L'uccelletto dovrebbe imparare a non cantare troppo."
Sansa tacque. Voleva sapere, ma il Mastino si ostinava a rispondere in modo evasivo o a prenderla in giro, alla fine prese a bere la pozione che il suo salvatore le aveva dato: piano piano scivolò in un sonno senza sogni, l'ultima cosa che vide fu il volto del Clegane e non ne fu certa, ma le sembrò di averlo ringraziato.

 
Quando riaprì gli occhi il Sole aveva cessato di essere forte e i suoi ormai deboli raggi penetravano in quella che Sansa riconobbe essere una stalla, ma al cui interno non c'era neanche un animale, c'erano solo lei e il Mastino.
Alzò nuovamente il capo e guardò verso di lui, Sandor le dava le spalle, guardava fuori, Sansa non sapeva che cosa stesse osservando esattamente e così mossa dalla curiosità, si alzò e raggiunse piano l'uomo.
"Hai dormito a lungo, uccelletto."
Non si era voltato, ma l'aveva ugualmente sentita: forse era vera la storia secondo la quale lui discendesse direttamente dai cani!
"Sto bene, grazie." affermò lei.
Sandor la osservò "Non te l'ho chiesto."
"Eppure vi siete preso cura di me.
Grazie." disse lei cercando di sostenere lo sguardo dell'uomo.
"Dovresti ringraziarmi se siamo usciti vivi, non per quella pozione!" esclamò bruscamente distogliendo lo sguardo.
Sansa non riusciva a capire il perché di quel suo atteggiamento, lei ci provava ad essere sempre dolce e a modo, come le aveva insegnato la sua septa, ma con Sandor Clegane era veramente arduo esserlo.
"E cosa state guardando, ser?"
Sandor rivolse alla giovane uno sguardo carico di disprezzo e disgusto "Crepino i ser e tutto il loro seguito! Non sono un ser, né un cavaliere… mio fratello lo è…" la sua voce si perse e Sansa non approfondì anche se avrebbe voluto chiedergli se quel disprezzo fosse esclusivamente per quel terribile atto che gli era costato metà del volto o se c'era anche altro, ma questo la Stark non lo chiese.
"Sto aspettando che ci sia un cambio della guardia, al calar del sole c'è sempre!" la informò senza guardarla.
"E cosa capiterà allora?"
Il Mastino sorrise "Li uccido."
Sansa rabbrividì "No, vi prego, risparmiate loro la vita! Che cosa vi hanno fatto di male?"
"Sei troppo buona, uccelletto. Non assisterai, tu resti nella tua bella gabbia e poi verrò a prenderti."
"Grazie, ma… perché ucciderli?"
"Cosa dovrei fare chiedere loro se posso passare? Non funziona così, mio bell'uccelletto. Nel mondo devi farti spazio con la spada, non c'è altro modo!"
"C'è sempre un altro modo!" gli rammentò la ragazza.
"Ah sì? Tu prova a dire a quelle sei guardie di spostarsi, sai cosa ti farebbero? Riderebbero di te e poi ti stuprerebbero. No, uccelletto, non c'è altro modo."
Sansa non riuscì a farlo desistere dal suo intento. La giovane si sentì impotente di fronte a quello sguardo feroce, di fronte alla sue parole dure e di fronte alla sua spada.

 
Il cambio della Guardia avvenne dopo non molto tempo e il Mastino, senza rivolgere altra parola alla sua compagna di viaggio, sguainò la spada e uscì dal loro nascondiglio. I cavalieri non ebbero scampo: caddero l'uno dopo l'altro. Quando il loro assassino ebbe finito di infliggere i suoi colpi mortali, rinfoderò la spada e tornò indietro, Sansa sobbalzò, ma poi lo seguì.
Il Mastino rubò l'unico cavallo che i caduti avessero e su di esso fece salire la ragazza degli Stark. Camminarono lentamente per una stradina acciottolata e leggermente in salita, la ragazza dovette più volte aggrapparsi al suo destriero.
"Non siete uno di tante parole!" esclamò Sansa cercando di intavolare un qualche genere di conversazione, ma Clegane le rivolse uno sguardo divertito "Nemmeno tu, uccelletto, e credimi è una cosa che apprezzo tanto."
La giovane si voltò verso di lui e sbottò dicendo "Smettetela di chiamarmi così!"
Sandor le scoccò uno sguardo tra il seccato e il divertito "Solo quando smetterai di cantare e avere sempre parole dolci per tutti, anche per uno come me."
"Solo perché vi ringrazio, non vuol dire che canti!" precisò.
“No, ma ti hanno preparata per un mondo che non potrai più vivere perché tuo padre è morto, i tuoi fratelli più piccoli sono morti, l’altra tua sorella sarà stata probabilmente stuprata e uccisa, di quali ringraziamenti del cazzo pensi io abbia bisogno?” le chiese aggressivo ancora.
Sansa non aggiunse altro, le parole brutali dell’uomo le avevano tolto qualunque altro possibile appiglio per poter intavolare una qualche forma di conversazione.

 
La Luna con i suoi raggi illuminava il cammino dei due viandanti e una civetta cantava in lontananza riempiendo il cupo silenzio che aleggiava fra i due. Sansa non osava volgere il suo sguardo verso il suo accompagnatore, o salvatore, temeva che solo se lei avesse cercato di parlagli, lui avrebbe potuto aggredirla di nuovo. La Stark si ritrovò a ripensare a quei giorni felici trascorsi a Grande Inverno, a quei giorni in cui si lamentava con sua madre di non avere abbastanza vestiti o di non poter acconciare i capelli come le regine di cui aveva letto, a quei giorni in cui sperava di poter essere lei stessa una regina con accanto un uomo bello, dolce e generoso.
Oggi quei pensieri le parevano assai ridicoli. Niente di tutto quello che aveva sperato si era realizzato, Sansa provò una sensazione di profondo fallimento e delusione. Piccole lacrime cominciarono a rigarle le guance, posò le dita sotto gli occhi e si asciugò rapidamente le guance, sperava di fare tutto il più silenziosamente possibile, ma non riuscì a non tirar su col naso e così il Mastino alzò il capo verso di lei e scrollò il capo “Cosa sono quelle lacrime? Gli uccelli non piangono, cacano merda.”
“Potreste smetterla di essere così volgare?” lo implorò tra le lacrime la ragazza.
Clegane scosse nuovamente il capo “Hai smesso di cantare dunque? Ora dovrò portarti in giro con te che piagnucoli?” il Mastino poi aggiunse “Se frigni non passerai inosservata e io non riuscirò mai a portarti alla tua amata casa.”
“Grande Inverno?” chiese singhiozzante.
“A meno che tu non abbia un’altra casa, sì.” rispose in tono meno brusco.
Sansa tirò di nuovo su col naso “Mi dispiace… non vorrei piangere… so che è una cosa sciocca, ma… ho paura. Non so se potete capirmi, ma… mi sento così sola. Mi manca casa mia, mi mancano i miei fratelli, mi manca mia madre e darei qualunque cosa pur di riavere mio padre indietro.” la Stark non seppe neppure il motivo per il quale si stesse confidando in quel modo con quell’uomo così rozzo e così volgare, forse ne aveva semplicemente necessità.
Sansa pensò per un istante che la Bestia accanto a lei non l’avesse nemmeno udita, ma poi lui commentò dicendole “La protezione l’avrai da me. A casa ti ci sto riportando.” la Stark voleva dirgli ‘grazie’, ma temeva che il Mastino avrebbe nuovamente ringhiato contro di lei pertanto si limitò ad annuire e ad abbassare il capo.
“Sai perché questa di fronte a noi la chiamano ‘Foresta Nera’?” le chiese improvvisamente Sandor, Sansa scosse solo la testa “Perché risucchia tutta la luce, non c’è luce lì. Solo i maledetti dei sanno cosa c’è realmente!”
Sansa rabbrividì, per davvero il luogo di fronte a loro era una massa buia di cui si notavano a malapena le cime degli alberi, la Luna sembrava non sfiorare quel luogo, era come se tutta l’oscurità si trovasse concentrata lì.
“Dobbiamo per forza passare di lì?” chiese la ragazza.
“A meno che tu non conosca un’altra via!” replicò il Mastino prendendo quello che sembrava essere un tronco inizialmente, ma che pochi istanti dopo Sansa riconobbe essere un avambraccio umano, le girò quasi la testa “Forza, uccelletto, non svenire proprio ora!” la riprese l’uomo che armeggiava con il braccio e con qualcos’altro, Sansa comprese che il Clegane aveva utilizzato quel resto umano come se fosse una torcia. Si fece forza per non vomitare o svenire, “Cosa facciamo ora?”
“Scendi da cavallo.” le ordinò lui “Prendi questo, e resta vicino a me!” aggiunse, Sansa tremò nell’afferrare quell’arto, ma poi si fece forza e obbedì agli ordini di Sandor Clegane.
A mano a mano che avanzavano i due viandanti l’aria attorno a loro diventava quasi opprimente, la ragazza si sentiva spiata da mille occhi invisibili, un verso d’improvviso riecheggiò nell’aria, Sandor si fermò e protese la spada, la Stark guardò dinanzi a loro stringendo gli occhi per far sì che la vista si potesse abituare a quella “luce” e ciò che vide fu una sagoma avanzare verso di loro…

 
  
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