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Autore: FairySweet    07/07/2019    0 recensioni
[Anna and the King]
Non è possibile amare una donna soltanto, non era così che era stato cresciuto, non era quello l'amore a cui era abituato ma lei aveva rovesciato ogni cosa mandando all'aria la sua vita ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         Rifiuto 





“Charles?” rise di quell'espressione confusa che le colorava lo sguardo “Che ci fai qui?” “Un uccellino mi ha comunicato a che ora avresti tenuto lezione oggi” “E quell'uccellino è discretamente bello, testardo e figlio di una bravissima insegnante?” domandò divertita “Non c'era un harem da qualche parte?” “Non saresti comunque autorizzato ad avvicinarti, ci sono donne bellissime e bambini indifesi” ma lui sospirò tirandola tra le braccia come un fratello dispettoso, il libro che stringeva tra le mani cadde sulla scrivania aprendosi e una rosa scivolò via dalle pagine candide “C'è una donna bellissima anche qui e nessuna guardia, che grave mancanza da parte di un sovrano” le sfiorò il collo con le labbra, un gesto intimo certo ma considerava quella tenerezza al pari di attenzioni fraterne senza comprendere quanto importante stava diventando per Charles.
Erano lontani dal palazzo, protetti certo ma lontani dalle soffocanti mura che ne avvolgevano i tesori e per questo era grata al re.
La divertiva insegnare all'ombra di quel bel patio in riva al fiume, le sembrava di galleggiare sull'acqua come una foglia, come un fiore a cui i bambini dedicavano stupende poesie “Voi rischiate complimenti del genere?” “Chi mai potrebbe sfidarmi a duello? I bambini?” ribatté divertito “Io credo, capitano, che siate un po' troppo invadente” “Ah si? Giovanotto” Luis distolse lo sguardo dal suo gioco correndo tra loro “Sei d'accordo con tua madre? Mi trovi invadente?” il bambino arricciò il naso, lo sguardo che correva da sua madre a quell'uomo a cui ormai era affezionato “Attento sai? Ho un bellissimo regalo da qualche parte” “Per me?” esclamò estasiato “Direi che ti aspetta all'ingresso del parco” “Non so di cosa stava parlando madre ma, credo abbia ragione il capitano” le fece l'occhiolino scappando verso quell'ingresso ora così pieno di mistero e fantasia.
“Non puoi comprare mio figlio” “I fatti dimostrano il contrario signora Leonowens. Come puoi fare lezione senza studenti?” “I miei studenti sono scappati via di colpo, suppongo sia opera tua” “Mia?” “Sei un'estraneo, un possibile pericolo e di conseguenza devono essere protetti” “E tu?” domandò amabile “Non sei più un'estranea?” “Sono la loro insegnante” “Lady Elisabeth si è innamorata di te lo sai?” riprese Charles cambiando d'improvviso argomento “Davvero?” strinse lo scialle attorno alle spalle sistemando i capelli “Non fa altro che ripetere a suo marito quanto siano belli i tuoi occhi e quanta gioia ci sia nella tua voce” “E lo fa prima o dopo il vino?” “Divertente” si strinse a lui camminando al suo fianco come una sposa, come una compagna, come qualsiasi cosa potesse farla sembrare felice e distaccata.
“Dovremo controllare Luis” “Perché?” “Beh ecco, il suo regalo è un tantino irrequieto” “Oh ti prego” “Non temere, c'è il mio secondo ad assicurarsi che non cada di sella” “Non mi fa sentire meglio Charles” la strinse più forte intrecciando le dita alle sue “Non scherzavo” “Riguardo a cosa?” “Potremmo trovare una piccola e graziosa casa fuori Londra” “Ne abbiamo già parlato, io non ...” “Anna” la voltò dolcemente verso di sé sorridendole “Non ti sto chiedendo di sposarmi né di amarmi. Voglio solo essere sicuro che non ti manchi nulla. Tornare a casa dopo così tanto tempo è difficile credimi, io lo so bene. Mia madre sarebbe più che felice di avere qualcuno di mente così brillante con cui discorrere” “Ne sei sicuro?” “Ripete sempre che è circondata da sciocchi pomposi nobili senza spina dorsale. Come potrebbe rifiutare la compagnia di una giovane donna indipendente e orgogliosa?” “Luis è la mia unica priorità” “Lo so” “Devo parlarne con lui, non posso metterlo di fronte ad un cambiamento così radicale” “Non devi scusarti per questo” “No, è solo … siamo stati io e Luis per così tanto tempo, ora siamo io, Luis e la promessa di una vita diversa” “Promettimi solo che ci penserai” ci mise qualche secondo a rispondere, indecisa forse perfino spaventata si mordeva le labbra come una bambina accendendo in Charles quella scintilla di innocente protezione che lo spingeva a desiderarla, ad averla accanto perché Anna stava diventando velocemente il centro dei suoi pensieri.
“Non si lascia una bella donna da sola, è pericoloso” un debolissimo sorriso sfiorò le labbra della giovane mentre stringeva la mano al suo braccio riprendendo la passeggiata.
Non le sarebbe mai appartenuta lo sapeva bene, non era pronta ad amare nessun altro all'infuori del re. Si era accorto di quei sospiri stanchi, dello sguardo sfinito e spesso invaso da tremante emozione ma era brava a mascherarlo, brava a fingere una normalità estenuante e si era accorto del cambiamento d'umore del re.
Spesso era nervoso, concedeva a stento udienze e cercava la solitudine impedendo a sé stesso qualcosa che altrimenti sarebbe stato distruttivo per Anna e per quel mondo scintillante.
Eppure, nonostante la distanza imposta, si era accorto del suo sguardo, di quella presenza costante che la proteggeva anche da quella portantina sistemata a debita distanza dalla classe.




“C'è qualcosa che non va?” sussultò riportata alla realtà dalla voce profonda del sovrano “Perdonatemi, non volevo spaventarvi” i bambini chinarono il capo sfiorando il marmo lucido del pavimento con la fronte “Vostra grazia” sussurrò alzandosi “Vi chiedo scusa, non vi ho sentito ...” “Perché vi scusate?” mosse appena una mano e i piccoli principi scapparono via giocando e ridendo.
In pochi attimi, attorno a loro scomparve ogni figura umana e soltanto gli uccelli rallegravano quel silenzio colmo di angoscia “Perché non sorridete?” “Cosa?” “Siete diversa” ma lo sguardo della giovane divenne più profondo inchiodandosi al suo, togliendogli il respiro “Siete qui per questo? Non mi avete cercata per giorni e ora?” lo vide scuotere il capo mentre una risata piena di sconforto abbandonava le sue labbra “Lo so che questa cosa è giusta, so che è necessaria ma come posso ...” “No vostra grazia, vi prego non parlate” “No?” si avvicinò a lei sostenendo il cielo in tempesta senza il minimo sforzo “Io ti amo” esclamò gelido.
Prima o poi sarebbe accaduto e malediceva sé stessa per non essersi accorta prima di quelle stupide parole, per non averlo fermato, per non avergli impedito di rendere reale ciò che fino ad ora era sempre stata mera fantasia.
E così pregava Dio affinché accadesse qualcosa, affinché il primo ministro comparisse tra loro per salvarla ma non c'era nessuno, solo il cinguettare allegro e quel vento profumato di pioggia “Non puoi dirmi …” “Che ti amo? Hai un'idea della fatica che ho fatto ad accettarlo? Ad accettare il fatto che una donna mi costringa a restare sveglio di notte!” l'afferrò per un polso tirandola in avanti, le labbra a pochi centimetri dalle sue così dolci e invitanti “Cosa vuoi da me, Anna!” era arrabbiato, le dita strette così forte attorno a lei da farle male.
“Cosa vuoi da me! Non vuoi ascoltare, non vuoi le mie parole, non vuoi lasciare quell'uomo!” “Lasciami andare” “Sei venuta qui, hai cambiato il mio mondo e ora non posso nemmeno respirare senza vederti, dimmi Anna, è questo l'amore che vivono gli inglesi?” c'era sarcasmo nella voce ma lei sorrise “Questo è un amore vostra grazia, né più né meno” cercava di mettere distanza tra loro restituendogli l'importanza del suo rango ma non l'ascoltava “Tu sei mia!” “Io non sono un gioiello ...” sollevò il polso ancora imprigionato tra le sue dita “ … non sono un anello che puoi comprare o vendere!” spinse con forza la mano sul suo petto costringendolo ad indietreggiare “Non sono tua né di nessun altro!” ma anche così, arrabbiata e con il volto arrossato ai suoi occhi appariva tremendamente bella “Lasciami andare” “No!” “Mi fai male” la mano dell'uomo tremò e quel tocco pieno di rabbia scomparve lasciando solo aria fresca sulla pelle “Mi dispiace, io non volevo ...” “Lascerò il Siam e non importa quanto la cosa vi faccia male, lascerò il paese perché non ho altra scelta! Perché non posso vivere ogni giorno della mia vita pregando di vedervi, sperando di avervi soltanto per me” “Non devi pregare per ...” “No! No non è così che funziona, non è questo che ...” “Io non posso darti quello che cerchi!” ma quanto male faceva accettare la realtà di quelle parole.
Non era colpa sua, era confuso e spaventato da qualcosa che fino ad ora non aveva mai affrontato, qualcosa di più grande di eserciti e battaglie, qualcosa che si avvicinava al cielo e che faticava a comprendere.
Lo vedeva nei suoi occhi, cercava di sostenere la velocità del cuore ma più tentava di convincersi, più cercava un modo per accettare le sue scelte e più odiava sé stesso e quelle maledette leggi che non aveva nessun diritto di cambiare “Lo so” era un sussurro, due parole sospirate nel silenzio che lo ferivano, che prosciugavano ogni forza “Non è colpa tua, non voglio niente, non cerco niente ma salirò su quella nave e nemmeno la vostra collera potrà cambiarlo” ma lui rise passandosi una mano in viso “Tu non hai nessuna idea del … se ora ti lascio andare, se ti permetto di partire andrai avanti con la tua vita, mi dimenticherai e non sono pronto a questo!” era egoista? Si lo era, ma lei aveva fatto la stessa cosa accettando la vicinanza di Charles, fingendo qualcosa che non esisteva soltanto per allontanarlo ed ora, come poteva fargliene una colpa se utilizzava lo stesso egoismo per sopravvivere? In fondo, lei aveva già provato un sentimento tanto profondo.
Thomas era stato il suo amore, il padre di suo figlio, il suo migliore amico.
Aveva riso, aveva amato e pianto con lui, il passato che da un lato l'aveva distrutta, dall'altro era riuscito a renderla più forte, preparata al mondo e alle sue cattiverie.
Conosceva l'amore, quello vero, sapeva quanto male poteva fare un rifiuto ma non aveva nessun diritto né pretendeva di insegnare a lui come sentirsi, cosa provare.
Era un sentimento conosciuto e nuovo assieme, era spaventoso e fresco e sebbene fosse preparata alle conseguenze di tale scelta, non impediva a sé stessa le lacrime.
Sentiva gli occhi bruciare e quel nodo alla gola che ricordava ma non avrebbe pianto, se gli avesse mostrato quanto dolore custodiva dentro l'avrebbe distrutto.
Fece un bel respiro cercando di ritrovare sé stessa, la mano sinistra stretta dolcemente attorno al polso arrossato e lo sguardo lontano dal suo volto.
Dio come avrebbe desiderato prenderlo a schiaffi per quella confessione inaspettata, indietreggiò di un passo allontanandosi da quegli occhi di notte “Mi dispiace avervi arrecato tali disguidi” “Non farlo Anna, non costringermi ad odiarti” “Credo sia meglio che le lezioni terminino qui. Il capitano ha già provveduto a spostare i miei bagagli, non appena la nave sarà in porto prenderò congedo e tornerò a casa” chinò leggermente il capo sospirando “Vi ringrazio per avermi regalato un anno di meravigliose scoperte” prese il libro dalla scrivania e ignorando la sua rabbia, si incamminò lungo il sentiero lastricato.


“Cosa ne pensi?” “Una casa solo per noi?” “Il capitano Brake ci ha offerto ospitalità, per qualche giorno resteremo con lui e poi cercherò una bella casa” “Madre?” distolse lo sguardo dai bagagli incontrando il faccino confuso del figlio “Lui vi piace?” “Chi?” “Il capitano” “È un brav'uomo” “Si lo so, non era quello che … insomma, vi piace?” sorrise sedendo sul divanetto “Vieni qui” prese la mano del figlio tirandolo dolcemente al suo fianco “Non ho alcuna intenzione di sposarmi. Tuo padre è stato l'unico uomo con cui abbia diviso la mia vita” “Non amate più?” la voce del bambino si colorò di tristezza “No amore mio, non devi pensare questo” lo strinse tra le braccia cullandolo appena “Io amo te, amo il mio lavoro” “E il re?” chiuse gli occhi sospirando “Madre io lo so che vi fa stare bene, siete felice quando parlate con il re e sorridete. Perché non possiamo restare?” “Perché non può esistere un sentimento così ...” lo staccò da sé innamorandosi ancora di quella lucente somiglianza che riportava Thomas al suo fianco “ … non è il momento giusto né il luogo. Provo affetto per lui è vero ma tu sei l'unica priorità bambino mio” “Lo so” “E allora cosa ti spaventa?” “Mi piace vedervi sorridere, i vostri occhi diventano luminosi come il sole e non voglio la tristezza, ricordate i primi mesi in India? Eravate triste e non voglio le lacrime” “Hai otto anni, comportati da bambino e lasciami fare l'adulta” rise divertito da quel cambio di voce nel tono materno “E se dovessi mai sentirmi soffocare a Londra, ti prometto che sarai il primo a cui ne parlerò e decideremo assieme” “Promesso?” “Promesso” si strinse alla madre nascondendosi nel suo abbraccio “Mi piace il capitano” “Si?” “Mushi dice che ha grandi scuderie e che può insegnarmi la scherma” “Posso farlo anche io” “Si ma voi non ...” “Cosa?” domandò divertita facendogli il solletico, la risata del figlio riempì la stanza riportando in vita Thomas, Beebe entrò reggendo un paio di camice piegate “I bagagli sono pronti signora” “Tutti?” la donna annuì amabile chiudendo l'ultima borsa “Il capitano ha mandato i suoi uomini, volete lasciare la casa ora?” Luis studiò qualche attimo il volto della madre poi un bel sorriso sulle labbra mentre la prendeva per mano sedendosi al suo fianco “Si, si raggiungiamo Charles. Perché non vai ad aiutare Mushi tesoro?” “D'accordo” Beebe scompigliò i capelli del bambino prima di vederlo sparire dietro alla porta “Avete l'aria stanca” “Non ho dormito molto bene” sussurrò massaggiandosi la fronte “Dovreste lasciar uscire i brutti pensieri signora, non si riposa bene con la mente offuscata” “Dal sciocco rifiuto di un uomo testardo?” l'altra alzò gli occhi al cielo raccogliendo dal tavolino gli ultimi libri di Anna “Solo perché rifiuta di vedervi non vuol dire che voi dobbiate fare lo stesso” “No, hai ragione” mormorò stringendo più forte i pugni.
Ci mise pochi secondi appena a comprendere la velocità del pensiero, si alzò dal divanetto sistemando i lunghi capelli.
Un bell'intreccio d'argento e perle ne fermava la maggior parte sul capo ma la loro lunghezza era lasciata libera di splendere su spalle e schiena, una ad una le ciocche vennero raccolte e le mani di Beebe le vennero in soccorso fermando intrecci, sistemando ribelli ciocche dorate “Porta Luis con te, io vi raggiungo” le sorrise dallo specchio annuendo.


 
  
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