Un amore nato dal caso
Raccomandato? Con ricevuta di ritorno!
«Perché il pompiere?» chiese curioso Giovanni un pomeriggio.
«Per riscattarmi e rendere Pietro fiero di me,» rispose. «Sapessi quanto ero agitato mentre aspettavo la lettera che mi avrebbe cambiato la vita.»
«Daniele, guarda che se consumi il pavimento poi ti tocca pagarlo.» Il vecchio Pietro aveva riso davanti all’espressione scioccata del giovane.
Erano giorni che stava chiuso in casa nella speranza di ricevere il responso al bando a cui aveva partecipato tempo prima.
Non era stato facile accedere al concorso pubblico indetto per diventare Vigili del Fuoco, avendo avuto in passato un piccolo contenzioso con la giustizia. Ma Pietro, suo angelo custode, aveva messo una buona parola con Sandro, il Maresciallo di zona, che aveva insabbiato la sua pratica.
Era ancora un ragazzino quando era scappato dalla famiglia che lo voleva chiudere in collegio perché gli piaceva vestirsi da donna.
«Lì ti raddrizzeranno!» aveva sbraitato suo padre mentre gli teneva il viso sotto la fontana per lavare via il trucco. Appoggiata allo stipite della porta, sua madre singhiozzava col volto nascosto tra le mani.
Era ancora un gioco, eppure l’avevano fatto sentire sporco e sbagliato, così aveva deciso di andarsene, pur di non vedere la delusione storcere la bocca ai suoi genitori.
Solo, spaventato e affamato, sperduto nella grande città, per due giorni aveva tenuto d’occhio il sacchetto di carta, appoggiato sopra le cassette della posta, che il panettiere lasciava ogni mattina. Poi, con il coraggio di chi non aveva più nulla da perdere, l’aveva afferrato e, mentre scappava via, una signora l’aveva colto in fallo. Dei passanti, arrivati in soccorso della donna, l’avevano raggiunto e immobilizzato fino all’arrivo della polizia.
Fortuna aveva voluto che Pietro, l’uomo derubato, fosse una persona buona. Aveva compreso subito la situazione, facendosi immediatamente carico di Daniele. Non aveva figli e nemmeno moglie, e avere accanto il ragazzo l’avrebbe aiutato a vivere meglio la propria vecchiaia.
«Ho sentito un rumore,» Daniele aveva scosso la testa e, con aspettativa, si era fiondato alla finestra perlustrando con voracità la strada.
«È ancora troppo presto,» aveva cercato di ammansirlo Pietro. «Sono appena le otto e il postino arriva verso mezzogiorno.» Aveva riso con affetto della sua ansia.
«E se mi hanno scartato perché sono un ladro? E se non vedono di buon occhio i finocchi? E se la mia media scolastica non bastasse? E se...»
«E se invece vieni qui e mi leggi il giornale?» l’aveva incitato sventolando le pagine. Daniele aveva buttato fuori il fiato e si era seduto accanto all’uomo iniziando la lettura.
«Vedrai che ti prenderanno, sei un bravo ragazzo. Devi solo avere la pazienza delle mucche.»
«Cosa?» aveva chiesto sconcertato Daniele.
«Be, certo. Mio nonno diceva sempre che una mucca vive serena perché ha la speranza che prima o poi mangerà tutta l’erba del prato. Leggi, su.» E, dandogli un buffetto sulla testa bionda, aveva liquidato la questione.
«È proprio andata così, lo giuro,» disse sorridendo a Giovanni. «A mezzogiorno in punto seppi di essere diventato un pompiere.»
La speranza è la vernice del domani sulla delusione di oggi. ( Evan Esar )
Note dell’autrice: Daniele coltiva un sogno che forse non si avvererà mai.
Come dice il proverbio, la speranza è l’ultima a morire così Pietro convince Daniele ad avere pazienza perché solo aspettando si colgono i frutti migliori.
Buona lettura e i commenti sono graditi.
Questa storia partecipa al contest ‘Il contest del Simbolismo’ indetto da Arianna.1992 sul forum con il prompt speranza/mucca.
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