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Autore: Lisaralin    09/07/2019    4 recensioni
"One single master equation, unification of the great and small."
(The Theory of Everything, Ayreon)
L'ambizioso apprendista di Radiant Garden, il Freddo Accademico dell'Organizzazione XIII, lo scienziato in cerca di redenzione. La raccolta definitiva sul personaggio più figo di tutto Kingdom Hearts, nonché vero eroe morale e materiale di Kingdom Hearts III.
[Even/Vexen + apprendisti, Organizzazione XIII, personaggi Disney e Final Fantasy (anche non apparsi nella saga) | Coppie varie e non canoniche]
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Organizzazione XIII, Vexen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Warning: se non vi piacciono le ship tra personaggi Disney e personaggi che non hanno niente a che fare con le loro opere di provenienza, evitate come la peste questo capitolo.

Avevo scritto che avrei modificato di volta in volta l’ordine dei capitoli per seguire la cronologia, ma mi sono accorta che confonderei solamente le idee, quindi penso che mi limiterò a dare volta per volta indicazioni sulla collocazione temporale. In questa storia ci troviamo di nuovo nella giovinezza di Even, nel pieno splendore di Radiant Garden, un periodo imprecisato di tempo dopo la prima storia della raccolta, “Love Letters”.



#358 - If I Stay

 

“... e lì a destra ci sarà l’angolo gourmet. I tavoli con i separé in cima alle scale. E, ovviamente, il pianoforte. L’accompagnamento musicale non può mancare in una serata che si rispetti.”
“Abbiamo le idee chiare, vedo.”
Ovvio che aveva le idee chiare. Davanti ai loro occhi si estendeva solo un vasto stanzone polveroso, illuminato a stento dai pochi raggi di sole che riuscivano a filtrare attraverso le travi di legno inchiodate alle finestre, ma Tiana sognava il suo ristorante da quando aveva cinque anni e vedeva tutto senza ombra di dubbio, lucido e scintillante come sarebbe stato un giorno. Sentiva il profumo dei piatti spargersi dalle cucine e dai tavoli, ammaliante come il canto di una sirena, e il chiacchiericcio dei clienti fare da sottofondo alle note del piano. La gente sarebbe venuta da ogni angolo di Radiant Garden per assaggiare le sue creazioni.
“Non ti piace?”
“Diciamo che… personalmente, la parete di destra mi sembra perfetta per il tavolo degli strumenti ottici, mentre laggiù starebbero benissimo una centrifuga e l’autocla… “
Tiana zittì Even con una gomitata nel fianco.
“Giù le mani dal mio ristorante. Hai già un laboratorio in cui divertirti.”
“Tecnicamente non è mio.”
Even sollevò il mento e cerco di simulare un’aria altezzosa, ma la linea delle sue labbra virava incontrollabilmente verso sinistra, segno che stava per scoppiare a ridere.
“Nemmeno la cucina del castello è mia. E non somiglia neanche lontanamente alla mia definizione di ristorante di classe.”
“Neanche la clientela lo è, in effetti.”
Le piaceva il suono della loro risata che rimbalzava tra il soffitto e le pareti del magazzino semivuoto. Le sembrava un ottimo auspicio per il futuro.
“Te lo immagini Braig in un ristorante a cinque stelle?”
Tiana avrebbe invitato l’intero plotone delle guardie di palazzo, con tanto di stivali fangosi e divise sudate dopo un allenamento, se fosse servito a tramutare il suo sogno in realtà.
“A dire il vero, io speravo che un certo apprendista di successo si sarebbe offerto per essere il mio primo cliente.”
“Sono uno scienziato, non una cavia!”
Stavolta, Even ebbe la prontezza di schivare la gomitata.
“Ma potrei ripensarci in caso di sconto per gli amici di vecchia data.”
“Sei peggio del signor De’ Paperoni!”
“A proposito di De’ Paperoni… non è che stai comprando da lui questo posto? Quel papero possiede mezza Radiant Garden. Ma, dalla fama che ha, non ti concederà nemmeno mezza giornata di proroga se dovessi tardare con le rate… “
Tiana scosse la testa. Even era così… tenero, alle volte. Se scrostavi per bene la patina di battutine, ironia e sorrisetti dal suo viso sottile, ecco scintillare, in tutta la sua purezza, la preoccupazione per un’amica che rischiava di venire sommersa dai debiti nel tentativo di realizzare il proprio sogno. Ma stavolta Tiana era sicura. Mancava così poco.
“No, niente De’ Paperoni. Un certo signor Grazia. Anziano, modi burberi ma con una certa cavalleria da gentiluomo di altri tempi. Non troverò di meglio per un prezzo del genere.”
“Mai sentito nominare.”
“Né io né te siamo famosi per la sfolgorante vita sociale, Even.”
In effetti, da quando lavorava per Re Ansem, tutta la vita sociale di Tiana si riduceva a quell’unica mezz’ora di chiacchiere con Even prima di strisciare verso la sua stanza e crollare a letto senza neanche la forza di sfilarsi le scarpe. Qualche volta si univa a loro anche Dilan delle guardie reali, ma lo vedevano molto meno da quando si era fidanzato con la collega Celes dopo un lungo e travagliato corteggiamento.
Non che sentisse la mancanza di altri tipi di divertimento. I suoi momenti liberi erano pochi ma preziosi, e la aiutavano a riprendere il respiro prima di continuare il lavoro con gli occhi ben saldi sulla meta. Non aveva bisogno di altro.
Tuttavia, in un angolino nascosto del suo cuore, sapeva che quelle sere passate a condividere chiacchiere e liquore di paopu con Even, una volta aperto il ristorante, le sarebbero mancate immensamente.


Erano le sette in punto e Tiana ancora si crogiolava nel letto.
La sera precedente non aveva caricato la sveglia, ma la sua stanza si affacciava su un’ala dei giardini del castello e, in quel momento, il vetro della finestra incorniciava gli allegri getti d’acqua della fontana che si spegneva ogni sera a mezzanotte e si accendeva ogni mattina alle sei e mezza, scandendo il ritmo ferreo della sua routine.
Una parte del suo cervello, nel profondo dove risiedevano gli istinti più ancestrali, suonava campanelli d’allarme e mandava incessanti segnali al corpo allo scopo di iniziare le attività della giornata: alzarsi, buttarsi sotto la doccia, indossare divisa e grembiule e raccogliere i capelli in un impeccabile chignon. Se accorciava a cinque minuti il tempo della colazione poteva ancora aprire la mensa in perfetto orario per l’arrivo dei membri della guardia che staccavano dal turno di notte.
Ma quella non era una giornata come le altre.
Sotto il letto la valigia era pronta, in attesa solo delle aggiunte dell’ultimo minuto come spazzolino da denti e pantofole. E, anche se avesse voluto indossare la divisa da lavoro, non avrebbe potuto farlo comunque, perché l’aveva restituita il giorno prima quando era passata nell’ufficio di Re Ansem per consegnare la lettera di dimissioni.
Non era più la cuoca del palazzo di Radiant Garden.
Socchiuse gli occhi, perdendosi a rincorrere il gioco di ombre e riflessi che la luce delicata del mattino dipingeva sul soffitto. Fuori dalla finestra le chiome degli alberi ondeggiavano pigramente nel venticello primaverile, accompagndosi allo scroscio della fontana in un tentativo quasi riuscito di cullarla nuovamente nel sonno. La gummiship sarebbe partita soltanto tra due ore. Per la prima volta in vita sua, Tiana aveva tempo.
Accanto a lei, il respiro profondo e regolare di Even era quello di una persona felicemente addormentata, lontana dai pensieri del mondo.
Tiana tirò con delicatezza il lenzuolo, rivendicando la parte che lui le aveva inavvertitamente rubato durante la notte, e si girò sul fianco per guardarlo. La metà del viso che non giaceva seppellita nel cuscino alto e morbido era distesa in un’espressione serena, tagliata a metà da una ciocca di capelli chiari con cui Tiana prese a giocherellare distrattamente, facendosela scivolare tra le dita.
Doveva ammettere che non era affatto male risvegliarsi in quel modo.


Non era stata particolarmente furba a nascondersi in cucina e così, quando non l’aveva vista arrivare alle undici e mezza precise come al solito, Even aveva impiegato pochi minuti per scovarla.
Tiana non avrebbe mai voluto che lui la vedesse ridotta in quel modo, con lo chignon mezzo crollato e gli occhi ingloriosamente gonfi di pianto. Aveva usato il grembiule per asciugarsi il viso e adesso il quadrato di stoffa giaceva stropicciato ai piedi dei fornelli. Sollevò appena la testa quando sentì la porta della cucina richiudersi e i passi di Even avvicinarsi lentamente allo sgabello su cui si era accasciata come un sacco vuoto.
Gli occhi di lui registrarono ogni dettaglio della scena impietosa. Spostò il peso da un piede all'altro, si schiarì la voce, poi aprì la bocca e la richiuse subito, risparmiandole qualsiasi osservazione brillante gli fosse passata per la mente. Tiana gliene fu grata.
Infine Even incrociò le braccia e si appoggiò contro un surgelatore, in attesa.
"Sono stata un'ingenua."
Detestava sentire la propria voce così roca e fragile.
"Il signor Grazia? Un truffatore. Un ladro. Un criminale. Voleva vendermi il locale per depistare le indagini sul suo conto. Nel seminterrato hanno trovato merci rubate che non era ancora riuscito a trasferire. Tutto confiscato, locale compreso. A tempo indeterminato."
Una volta rotta la diga, le parole si accatastavano l'una sull'altra come una valanga.
"Aspetta… e la rata che già gli avevi pagato?"
"Secondo te? Quel ladro ha sperperato tutto fino all'ultimo munny. Gioco d'azzardo, attrezzi da scasso e informazioni logistiche per un progetto di furto ai danni di De' Paperoni. Non è rimasto niente. Anni di lavoro, il sogno di mio padre… tutto andato in fumo."
Even allargò le braccia. "Ma lui deve risarcirti! Forse ci vorrà un po' di tempo, ma i giudici sicuramente… "
Lo sgabello si rovesciò sul pavimento con uno schiocco fragoroso quando Tiana si alzò di scatto. "Risarcirmi? Per risarcirmi dovrebbe possedere qualcosa! Il suo patrimonio ammonta a una misera roulotte che divide con i nipoti. Non posso certo aprire il ristorante in una roulotte!"
Si coprì gli occhi con le mani. Even non meritava tanta durezza, ma in quel momento Tiana sentiva un vulcano esplodere nel petto e avrebbe fatto a pezzi chiunque le capitasse a tiro soltanto per placare la rabbia.
Si aspettava che anche lui le urlasse contro, o che se ne andasse sbattendo la porta. Aveva esagerato. Lottò per reprimere le lacrime che pizzicavano spietate agli angoli degli occhi.
Dopo qualche attimo di silenzio sentì la mano di Even stringerle con delicatezza la spalla.
“Mi dispiace tanto, Tia.”
Quello che era successo dopo era stato… inaspettato, e imbarazzante, e decisamente poco professionale per due persone adulte che condividono gli stessi ambienti di lavoro, ma le aveva fatto dimenticare, seppure solo per poche ore, l’orrendo vicolo cieco in cui era andata a incappare la sua vita. Era stata lei ad abbracciarlo per prima. Aveva sentito le sue spalle irrigidirsi di colpo, poi rilassarsi gradualmente finché anche lui non aveva aperto le braccia per stringerla a sé. Il suo camice profumava ancora di qualche strana pianta esotica che doveva avere usato per un esperimento quel giorno.
Per la prima volta dalla morte di suo padre, Tiana non si era sentita più sola.


Avere tempo significa anche rimanere in balia dei propri pensieri, come Tiana scoprì a proprie spese quella mattina.
Si lavò e vestì con gesti lenti e metodici, ma le sembrava che quel corpo non fosse il suo. Si sentiva uno spettro intrappolato a osservare la realtà attraverso un velo ovattato. Quando Even aveva iniziato a rigirarsi nel letto era corsa a tirare le tende, facendo piombare la stanza nella penombra, e si era avvicinata per sussurrargli: “Dormi. L’alba è ancora lontana.”
Scorretto da parte sua, soprattutto sapendo che Even aveva trascorso le due nottate precedenti quasi in bianco per portare a termine un progetto di ricerca da presentare a Re Ansem. Ma i propri pensieri erano una già una presenza abbastanza ingombrante da riempire totalmente la stanza. Un Even sveglio e in grado di parlare avrebbe solo complicato le cose.
Even l’avrebbe aiutata a rimettere insieme la somma per il ristorante. Non glielo aveva mai chiesto, ma ne era sicura. I suoi genitori erano benestanti e i suoi risparmi riposavano quasi intoccati nel caveau della Moogle Bank. La borsa di studio da apprendista copriva tutte le sue necessità, e lui non aveva mai manifestato intenzione di aprire un’attività in proprio.
Ci avrebbe messo di più, ma avrebbe ancora potuto aprire il ristorante a Radiant Garden. Cos’era ancora qualche anno da sopportare come cuoca e cameriera factotum? Avrebbe restituito a Even fino all’ultimo munny. Nel frattempo anche lui sarebbe avanzato di carriera, e avrebbero potuto pensare persino a una casa tutta loro.
E poi chi lo sa, tante voci di corridoio davano Even come un probabile successore di Re Ansem, in un futuro lontano.
Potremmo essere re e regina di Radiant Garden.
Immaginò il viso di suo padre rabbuiarsi per la delusione di fronte a quel pensiero da adolescente sciocca. Si vergognò come se l’idea di derubare De’ Paperoni fosse stata sua. Avrebbe voluto prendersi a schiaffi.
Da quando aveva cominciato a credere alle fiabe della buonanotte?


Tutti sapevano che De’ Paperoni era in affari con Re Ansem, ma Tiana non aveva idea che il re-scienziato di Radiant Garden avesse regalato al vecchio papero una tessera per consumare gratis alla mensa del castello.
“Sicuramente mangia qui per risparmiare” aveva commentato Even. “Dilan mi ha raccontato che una volta lo ha sentito ordinare una ‘crosta di formaggio piccola’ in un ristorante di lusso.”
“Wow. Il cliente dei miei sogni.”
Eppure l’anziano multimiliardario si era dimostrato davvero educato e cordiale.
“Questi bignè sono eccellenti, signorina” si era complimentato una mattina a colazione, leccandosi il becco con gusto. Aveva appoggiato il suo classico cilindro al pomello della sedia, accanto al bastone da passeggio, e si era rimboccato le maniche prima di fare fuori una quantità di dolci che avrebbe sfamato Dilan ed Aeleus per una settimana.
“E parola mia, non assaggiavo un porridge così buono da quando ho lasciato la mia bella Scozia!”
Tiana aveva sorriso con educazione anche se non aveva la minima idea di cosa fosse una “scozia”.
“Lei è molto gentile, signore.”
“Oh, non lo dico per gentilezza, mi creda. È la pura verità. Ma mi permetta una domanda, se non sono indiscreto.”
Tiana aveva già raccolto la pila di vassoi e si dirigeva spedita verso la cucina, ma indietreggiò di un paio di passi, convinta che l’inossidabile papero volesse ordinare l’ennesimo round di leccornie.
“Non ho potuto fare a meno di notare che lei qui lavora sia come cuoca che come cameriera. È la prassi qui al castello?”
“Oh, no signore.” Non capiva dove volesse arrivare il papero con quella domanda, ma rispose con un sorriso e la cortesia che riservava a tutti i suoi clienti. “Ma quando il nostro precedente cameriere si è licenziato ho chiesto io di poter ricoprire entrambi i ruoli.”
“Capisco. Immagino sia una fatica non da poco.”
“Il trucco è sapersi organizzare.”
De’ Paperoni batté il palmo della mano sulla tovaglia con improvviso entusiasmo. “Ben detto, signorina… come ha detto che si chiama?”
“Tiana, signore.”
Fortunatamente era abituata a portare pesi, così le bastò spostare la pila di vassoi da un braccio all’altro per non far trapelare la stanchezza all’eccentrico cliente. Si rimproverò mentalmente per essersi attardata così a lungo con Even, la sera prima.
“Doppia fatica, doppio guadagno, è quello che dico sempre. Sono sicuro che lei abbia grandi progetti in mente. Glielo leggo negli occhi.”
Tiana non poté impedire all’orgoglio di fare capolino nella sua voce.
“Sogno di aprire un ristorante tutto mio, signore. Un locale a cinque stelle.”
“Ah, la fiamma dell’ambizione dei giovani! Un ristoro per le mie vecchie piume.” De’ Paperoni sfilò gli occhialini a pince-nez e li pulì con il lembo della palandrana. Gli occhi di Tiana caddero istintivamente sulle mani del papero: le piume sui palmi erano quasi consumate, le dita indurite dai calli. Non erano le mani di un ricco nullafacente, ma di una persona che aveva lavorato duramente per gran parte della sua vita. Un nuovo senso di rispetto la pervase.
“A tal proposito, signorina Tiana, vorrei farle una proposta d’affari.”


Ne aveva parlato con Even, ovviamente.
Non perché si sentisse in obbligo di farlo: non si erano scambiati promesse, non erano una coppia come Dilan e Celes e, dopo la fatidica sera, i loro rapporti erano tornati esattamente come prima. D’accordo, quasi come prima. Diciamo che adesso le loro serate non si limitavano solo a chiacchiere e liquore. Ma la mattina successiva lui indossava di nuovo il camice e lei il grembiule da cucina, e andavano per le loro vie separate. Ciascuno a caccia del proprio sogno.
Tiana, però, aveva sentito il bisogno di un consiglio sincero.
Mentre chiudeva la zip della valigia per l’ultima volta, rivide come in un sogno quella conversazione di pochi giorni prima.
“Dice sul serio? Un altro mondo?”
Gli occhi di Even erano sgranati e verdissimi e lei aveva cercato disperatamente di concentrarsi su altro. Ma il suo entusiasmo era contagioso; aveva divorato i bignè che Tiana aveva messo da parte per lui in due bocconi e portava dipinto in faccia lo stupore dello scienziato di fronte alla scoperta più sensazionale della sua carriera.
A palazzo, le voci sulla fantomatica nave di De’ Paperoni in grado di oltrepassare il vuoto tra i mondi circolavano da anni. Si diceva che avesse un amico potente in grado di aprire i varchi tra un pianeta e l’altro, e che questo amico fosse il re di un mondo straniero, un guerriero difensore della pace e della Luce. Si diceva che De’ Paperoni stesso provenisse da quel lontano reame, e in effetti il suo accento dalle “erre” molto marcate non ricordava nessuno dei dialetti in uso a Radiant Garden, nemmeno quelli della periferia più profonda da cui Tiana proveniva. 
Fino a quel momento, aveva creduto che fossero soltanto un cumulo di dicerie.
“Me lo ha confermato Re Ansem in persona.”
Da bravo uomo d’affari che offre e pretende certezze, De’ Paperoni le aveva procurato niente meno che un colloquio personale con il sovrano per confermare la veridicità delle sue affermazioni. Le avevano fatto promettere di mantenere il segreto, ma Tiana non se la sentiva di mentire a Even. Inoltre lui era un apprendista del re, perciò prima o poi lo avrebbe saputo comunque. Probabilmente, a giudicare dal fatto che non l’aveva ancora bombardata di domande, già ne era a conoscenza.
“L’offerta è eccezionale. De’ Paperoni sta espandendo il suo giro di affari e vuole aprire una catena di ristoranti fuori Radiant Garden. Avrei carta bianca. Piena autonomia decisionale, dall’arredamento alla selezione gastronomica.”
Even di solito non si faceva troppi scrupoli a dire ciò che pensava, e alle volte sapeva essere brusco ai limiti della maleducazione, ma quel giorno la certezza cristallina della sua risposta lasciò senza parole persino lei.
"Devi accettare."
Ricordava di aver preso tempo, dandogli le spalle con il pretesto di passare la spugna sul piano cucina. Che cosa si era aspettata? Che la supplicasse? Che le gridasse non partire, ti amo? Se avesse voluto sentirsi dire frasi smielate sarebbe andata da Dilan.
Even le piaceva perché era come lei. Pragmatico, capace di compiere sacrifici e senza paura di andare fino in fondo per realizzare ciò in cui credeva. Una persona con i piedi per terra e senza troppi grilli per la testa.
“Occasioni del genere sono da prendere al volo. Non puoi sapere quando e se capiteranno di nuovo. E… ammetto di provare una certa invidia. Vedrai un altro mondo. La stragrande maggioranza delle persone nasce e muore nello stesso luogo.”
Tiana decise di concedersi un attimo, solo un attimo, per essere debole. Lo raggiunse dall’altro lato della cucina e allungò le dita, sfiorandogli la guancia e sollevando il mento per guardarlo negli occhi. Era così maledettamente alto.
“Non sentirai la mia mancanza?”
“Non ho mai detto questo.” La mano di Even circondò la sua, stringendola dolcemente, mentre con l’altro braccio la attirava ancora più vicina a sé. “Ma so che al tuo posto, se rifiutassi, passerei la vita a rimpiangerlo.”
E così aveva preso la sua decisione.
Non c’era stato bisogno di parlarne ancora: si erano detti tutto il necessario. Si erano salutati, avevano concordato di scriversi e affidare la corrispondenza ai viaggi di De’ Paperoni. Tiana gli aveva promesso di raccontargli tutto sul nuovo mondo, e Even di aggiornarla sulle vicende del castello. 
Avevano trascorso l’ultima notte insieme.
Per questo era inutile svegliarlo prima di andarsene. Tiana aveva indossato le scarpe e caricato in spalla la valigia. Un ultimo, rapido controllo alla stanza per essere certa di non aver dimenticato niente. Malgrado il caldo, dopo qualche ripensamento decise di infilare anche i guanti, in parte per nascondere le mani che tremavano. Non voleva fare brutta figura con il nuovo datore di lavoro già il primissimo giorno. Si sentiva nervosa ed emozionata come mai in vita sua.
Con il cuore che le martellava nella gola, Tiana aprì la porta e mosse i primi passi verso la sua nuova vita. Sul retro dei giardini del castello, una gummiship aspettava solo lei per librarsi in volo.
Destinazione New Orleans.



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Note: il “signor Grazia” altri non è che Nonno Bassotto delle storie a fumetti Disney, che io ho sempre chiamato così per via del cartellino sulla maglietta (anche gli altri Bassotti prendono il nome dal numero di matricola sulla maglia, mentre su quella del Nonno c’è appunto scritto “Grazia”). Anche l’aneddoto di Zio Paperone e la” crosta di formaggio piccola” viene da una storia a fumetti che purtroppo non ho più ritrovato, ma quella in particolare è rimasta una delle mie vignette preferite in assoluto XD

Riguardo Tiana, mi sento un po’ in imbarazzo per aver violato la sacralità delle principesse Disney e averla fatta andare a letto con un personaggio che non ha nulla a che vedere con il suo film di provenienza, ma avevo in mente il suo ruolo in questa raccolta da tantissimo tempo. Ho scelto lei non tanto perché le sia particolarmente affezionata, ma per due motivi principali: 1) né lei né il suo mondo sono apparsi in KH, cosa che mi ha lasciato campo libero nel modellare la sua storia; 2) il suo carattere da grande lavoratrice e persona pragmatica che dà tutta se stessa per realizzare il proprio sogno, anche al punto di venirne ossessionata e trascurare tutto il resto, mi ha ricordato per certi versi Even (lei per la cucina e il ristorante, lui per la scienza e la ricerca). Per questo ho immaginato che potesse esserci intesa tra i due. La Tiana che appare in questa storia è quella dell’inizio del film, che considera Naveen un buffone scansafatiche e le fiabe solo fantasie per bambini. Ho dovuto modificare le sue origini per adattarle al contesto di questa storia (farla provenire da New Orleans sarebbe stato complicato), ma spero di non averla resa eccessivamente out of character nel complesso.

  
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